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Il “tradimento” di Tito Labieno


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10 Gennaio del 49 a.C. , siamo nei pressi della futura cittadina di Savignano sul Rubicone . Preceduto dalla sua celebre frase , esclamata dopo avere parlato al suo esiguo esercito composto da una sola Legione ed avutane l’approvazione : “Alea jacta est” , “Il dado e’ tratto o gettato” , Giulio Cesare varca il Rubicone e da inizio alla guerra civile contro Pompeo . Appiano , storico greco del I-II d.C. , scrisse che Cesare nell’ occasione , invece esclamasse : “E’ venuto il momento di rimanere per mia disgrazia al di qua del Rubicone o di passarlo per disgrazia del mondo” ; Tito Livio invece all’ attraversamento del Rubicone , esordisce , come spesso usa , con una potente frase : “Alla testa di cinquemila uomini e trecento cavalli , Cesare mosse contro l’ Universo” .
Il Rubicone segnava il confine dello Stato romano , praticamente il confine tra l'Italia , considerata territorio di Roma, e la provincia della Gallia Cisalpina , era quindi vietato dalle leggi repubblicane , ai comandanti di Legioni , di attraversarlo in armi ; Tito Labieno a seguito di questo atto rivoluzionario o forse poco prima del fatto compiuto da Cesare , diserta dal suo comandante compagno di tante battaglie , probabilmente convinto dalla situazione anticostituzionale che si sta creando o forse convinto anche da alcune affermazioni di Cesare e corre a difendere la Repubblica , passando a Pompeo ; ora per condannare o giustificare il “tradimento” di Labieno occorrera’ comprendere la sua figura storica , per questo ho virgolettato il suo allontanamento da Cesare : fu un banale voltagabbana , fu un irriconoscente verso Cesare che lo stimava come comandante e gli aveva affidato importantissimi e decisivi incarichi militari nel corso della guerra gallica , oppure fu un idealista repubblicano fedele alla legalita’ dello Stato ? insomma chi era Tito Labieno , perche’ fece questo passo inaspettato ed imprevedibile fino all’ evento carico di conseguenze del Rubicone ?
Giulio Cesare nei suoi tre libri dei “Commentarii de bello civili” , il testo che piu’ ci interessa perche’ postumo alla diserzione di Labieno , lo nomina spesse volte , chiamandolo una sola volta “traditore” :
Libro I , 15 , 2 : Cesare ci informa che Labieno fortifico’ Cingoli sua presunta citta’ natale del Piceno , attuali Marche , per meglio difenderla appunto da Cesare .
Libro III , 13 , 3 : Cesare , dopo la presa di Orico e di Apollonia , induce Pompeo a ritirirarsi verso Durazzo , ma questa ritirata sembra piu’ una fuga perche’ continua di giorno e di notte , tanto che molti soldati epiroti e di altri di popoli vicini , inquadrati nell’ esercito pompeiano , abbandonano Pompeo , che giunto a Durazzo , pone il campo ; qui per rincuorare l’ esercito pompeiano sconfitto , Tito Labieno prende per primo la parola giurando di non abbandonare mai Pompeo , rappresentante dello Stato repubblicano legittimo e di affrontare la sua stessa sorte , qualunque fosse stata ; questo giuramento fu poi eseguito da tutto l’ esercito , dai gradi piu’ alti fino all’ ultimo legionario .
Libro III , 19 , 6 : Cesare giunge a Durazzo e pone il campo vicino a quello di Pompeo , divisi solo dal fiume Apso e manda Publio Vatinio verso il campo di Pompeo per trattare la pace e la concordia tra i due contrapposti eserciti romani ; dalla parte di Pompeo parlo’ Aulo Varrone promettendo il giorno dopo un colloquio per studiare la situazione . Passato il giorno si giunse alla riunione dei rappresentanti dei due eserciti entrambi speranzosi di pace , ma dalla parte di Pompeo ad un certo punto dei colloqui esce fuori Labieno , tronca ogni proposta di pace e inveisce contro Vatinio , gli animi si scaldano e cominciano a piovere proiettili colpendo molti della parte di Cesare ; Labieno aizza ancora i suoi contro Cesare dicendo che ci sara’ pace solo quando vedra’ cadere la testa di Cesare .
Libro III , 71 , 4 : Battaglia di Durazzo , nella seconda battaglia combattuta nello stesso giorno Cesare e’ sconfitto e Pompeo ebbe il titolo di Imperator , Labieno si fece condurre avanti a se i prigionieri cesariani , dopo averli insultati volgarmente , pur essendo molti di loro suoi ex compagni d’armi della campagna gallica , li fece tutti ammazzare .
Libro III , 87 , 1 : Battaglia di Farsalo , prima della battaglia Pompeo arringa i suoi , seguito poi da Labieno che elogio’ il discorso di Pompeo e in aggiunta disse che l’esercito di Cesare non era piu’ quello che conquisto’ la Gallia e la Germania , essendone stato testimone diretto , la maggior parte di quei soldati erano morti o tornati alle loro case , avanti a loro c’ erano solo quasi tutte reclute della Gallia Citeriore e Transpadana , molti di queste reclute inoltre erano morte nella disfatta di Cesare a Durazzo . Dopo di che si passo’ ai giuramenti ed anche Pompeo giuro’ .
Sappiamo come fini’ la battaglia di Farsalo , sia Pompeo che Labieno fuggirono in Africa dopo la sconfitta . La fede nella Repubblica , non per interessi personali , potrebbe essere dimostrata dal fatto che morto Pompeo , Tito Labieno continuo’ la sua lotta contro Cesare fino a Munda , dove trovo’ la morte , questo dimostra che non segui’ un uomo , anche se della levatura di Cesare o Pompeo , bensi segui’ un ideale .
Queste poche frasi di Cesare su Labieno anche se non sfacciatamente denigratorie , potrebbero essere di parte essendo il vincitore e l’ autore dei Commentari , quindi per conoscere meglio Labieno occorre cercare altre fonti storiche di paragone . Certamente tutta la Gens Labiena , dalla sua origine fino all’ ultimo Tito Labieno storicamente noto e discendente , forse nipote , del nostro personaggio cesariano , furono di ideali repubblicani e il Tito Labieno augusteo fu un grande storico e oratore dell’ epoca di Augusto che ad un certo punto vide bruciare i suoi libri di storia contemporanea contenenti invettive verso il nuovo corso politico , forse sgraditi ad Augusto in quanto molto probabilmente parlavano in modo poco lusinghiero di Cesare e di Augusto stesso , Tito Labieno in risposta al fatto e per il forte dolore verso la sua opera persa , si suicido’ , vedendo nel gesto del rogo dei libri una grave limitazione alla liberta’ di espressione ; stranamente pochi decenni dopo , Caligola fece ricercare questi libri di Labieno , perche’ ufficialmente disse che qualunque notizia gradita o non gradita dovesse essere comunque tramandata ai posteri , fece questa ricerca insieme ai libri scritti da altri autori sgraditi al Senato e condannati al rogo al tempo di Augusto , sperando che una copia fosse sfuggita alla distruzione .
Le prime notizie storiche sui Labieni di Cingoli o del suo territorio , ci giungono dal poeta Silio Italico , nato sotto Tiberio e morto al tempo di Traiano , nella sua opera “Punica” , dove un esponente di questa famiglia di Cingoli partecipo’ alla battaglia di Canne nella seconda guerra punica . Precedentemente a Silio Italico , in base alla difesa di Cicerone in favore di C. Rabirio e alle note su Labieno , si pensa che la data di nascita di Tito Labieno sia stata intorno al 100-99 a.C. e sempre Cicerone , a proposito del passaggio di Labieno da Cesare a Pompeo , ne sfrutto’ la grande risonanza politica dell’ evento politico a favore di Pompeo .
Tito Labieno nel 63 a.C. ricoprì la carica di Tribuno della plebe poi non si hanno più notizie di lui fino alla guerra gallica , forse nel frattempo fu Pretore
Sempre Cicerone ci testimonia che Labieno combatté insieme a Cesare nel 78 a.C. nella campagna navale di Publio Servilio contro i pirati cilici .
Dopo di cio’ Tito Labieno ricompare come fidato luogotenente di Cesare al quale affida importanti e delicate missioni di guerra in Gallia e Germania portandole a compimento con decisione e fedelta’ .
Dopo la sua diserzione e il passaggio a Pompeo , dopo alterne vicende militari contro Cesare , giunse in Africa dove combatte’ a fianco di Porcio Catone l’ Uticense ma a Tapso fu sconfitto e fuggi in Spagna , dove al servizio dei figli di Pompeo Gneo e Sesto combatte’ come comandante di cavalleria nella battaglia decisiva di Munda il 17 Marzo del 45 a.C. , qui infine trovo’ la morte . Da Appiano : Bellum Hispaniense
"Il combattimento si protrasse per qualche tempo senza che si registrassero significativi progressi dall'una o dall'altra parte, il che indusse i generali ad abbandonare le loro posizioni di comando per unirsi alle truppe ed incoraggiarle di persona.
Cesare assunse il comando dell'ala destra, dove stava combattendo aspramente la Legio X Gemina. La sua presenza infiammò il morale della decima legione, che cominciò a progredire. Rendendosi conto di questa manovra, Gneo Pompeo distolse una legione dal proprio fianco destro per rinforzare il sinistro che veniva attaccato . Questo si rivelò un grave errore . L'attacco da parte della Legio X Gemina fu infatti solo un diversivo .
Una volta indebolito il fianco destro dei pompeiani , la cavalleria di Cesare sferrò un attacco che fu risolutivo per le sorti della battaglia . Contemporaneamente Bogud , re di Mauretania alleato di Cesare , attaccò da dietro i pompeiani . Tito Labieno , comandante della cavalleria pompeiana , si accorse di questo attacco e si preparò a fronteggiarlo facendo retromarcia .
Ma i legionari pompeiani interpretarono male questa sua manovra , come una fuga . Essendo già attaccati sull'ala sinistra e su quella destra pensarono che Labieno stesse fuggendo . Temendo il peggio , le legioni pompeiane abbandonarono le posizioni e si diedero alla fuga . Molti soldati pompeiani caddero mentre cercavano di fuggire dalle truppe di Cesare . Altri trovarono la morte nella difesa della città di Munda"
"In questo combattimento perirono circa trentamila avversari e forse anche di più ; ed inoltre Labieno e Azio Varo , ai quali dopo la morte fu fatto il funerale , e così anche circa tremila cavalieri romani , parte di Roma , parte della provincia"

Appiano narra anche che furono portate a Cesare le teste di Labieno , di Azio Varo e di altri uomini illustri . Sempre secondo Appiano Cesare disse , a proposito della battaglia di Munda , che : "molte volte aveva combattuto per la vittoria , ora invece per la vita" a dimostrazione di quanto coraggio e valore misero in campo fino in ultimo le truppe pompeiane ed i loro comandanti .
Concludendo questo breve commento sul passaggio di Tito Labieno da Cesare a Pompeo , possiamo parlare di “tradimento” nel senso letterario della parola ? essere vincolati per propria convinzione ad un legittimo ideale politico e onorarlo per tutta la vita , puo’ indurre a tradire una persona quando si pensa , con fatti e propositi di questa , che possa infrangere questo ideale ?
Certamente Labieno non agi’ per gelosia contro Cesare , ne’ per interesse personale , sarebbe stato piu’ facile e redditizio seguire Cesare tralasciando gli ideali politici ; il fatto del Rubicone fu secondo Labieno la prova che Cesare ambiva ad impadronirsi dello Stato repubblicano infrangendone le leggi e questo Labieno secondo le sue convinzioni , finche’ visse , non poteva permetterlo .
Vero tradimento verso lo Stato romano fu invece quello che fece suo figlio Quinto , quando dopo la sconfitta dei cesaricidi a Filippi , alla quale partecipo’ , si rifugio’ dai Parti e combatte’ a loro fianco fino alla morte contro la sua madre patria .
Del figlio di Quinto Labieno , Tito , abbiamo parlato a proposito dei suoi libri fatti bruciare da Augusto

Sotto statua di Giulio Cesare eretta a Savignano sul Rubicone a ricordo del fatto storico e due foto , una antica e una moderna con il Ponte restaurato , del Ponte romano sul Rubicone a Savignano .


 

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Due magnifiche e rarissime monete di Quinto Labieno Partico , figlio di Tito , emesse ad Antiochia verso la fine del 30 o inizio 40 , quando Labieno dopo Filippi era passato ai Parti , un Aureo e un Denario , nelle quali l’incisore forse siriano ha impresso al volto una fisionomia poco romana , piu’ orientale e al rovescio un cavallo persiano con sella , faretra e briglie . Quinto come il padre Tito era comandante di cavalleria .

Da : Roman Republic Coinage , del Crawford :

Labienus. Aureus 40, military mint (Syria or south-eastern Asia Minor) with Labienus. 8.15 g.
Q•LABIENVS• – PARTHICVS•IMP Bare head of Labienus r. Rev. Parthian horse r., with bridle and saddle, to which bow case and quiver are attached.
Babelon Atia 2. C 1. Bahrfeldt 69. And pl. VII,23 (these dies). Sydenham 1356. Sear Imperators 340. C. Hersh, SNR 59, 1980, p. 46,1 and C/21. Crawford 524/1. Berk 40 (these dies). Calicó 70.
Of the highest rarity, apparently only five specimens known. A magnificent portrait, well struck on a full flan. Good extremely fine
The imperatorial age was a bounty for ambitious commanders, as anyone who could lead men in battle was a prized commodity. Loyalty was not always the most valued trait in this environment, for on many occasions defections were not only sensible, but invited, and rewarded. We tend to degrade traitors in the historical tradition, but we often are not privy to the multitude of factors these men faced, which ranged from subtle personality conflicts to unexpected political or military developments. In this charitable light, perhaps, we should judge Labienus, one of the vigorous commanders from this chaotic chapter in Roman history.
Originally Brutus and Cassius had sent Labienus to Parthia to seek support for their cause from king Orodes II, but he could not achieve his objective before his masters were defeated at Philippi in October, 42 B.C. Labienus was thus in a bind, being unable to return to the West. Rather than facing punishment at the hands of Antony and Octavian, Labienus switched strategies and encouraged Orodes II to invade Syria, with himself sharing the command with the king’s son, Pacorus I.
The invasion probably began early in 40 B.C., when Antony was torn between that calamity and an equally urgent crisis in the West, where his brother Lucius had been defeated by Octavian in the Perusine War. Antony decided to sail westward to meet Octavian and, in the meantime, many cities and legions defected to Labienus, who presented himself as the last ember of the Republican cause. He and Pacorus initially defeated Antony’s governor Lucius Decidius Saxa, and then they divided their forces: Labienus invaded Asia Minor and Pacorus drove into Palestine and Phoenicia. Early in 39 B.C. Antony responded by sending his lieutenant Ventidius to restore order, which he did with great efficiency. He captured and executed Labienus at the Cilician Gates that same year and soon afterward forced Pacorus and his army across the Euphrates.
This famous aureus bears a portrait of the unfortunate Labienus, identified by name, by the title imperator, and the cognomen Parthicus, which he adopted as an expression of his success in gaining Parthian help for his cause. The reverse bears no inscription, but shows a bridled horse fitted with a saddle and bow-case; there can be little doubt it represents the cavalry contingent of the invasion force, some 20,000 strong. In essence it honors the famous Parthian cavalry, and in that regard we may see this as a coin of two cultures, with the obverse devoted to Romans, and the reverse to Parthians.

Traduttore google :

Labieno. Aureus 40, menta militari (Siria o l'Asia sud-orientale Minore) con Labieno. 8.15 g.
Q • LABIENVS • - PARTHICVS • capo IMP nuda di Labieno r. Rev. partica cavallo r., Con briglie e sella, a cui inchinarsi caso e faretra sono allegati.
Babelon Atia 2. C 1. Bahrfeldt 69. E pl. VII, 23 (questi stampi). Sydenham 1356. Sear Imperatori 340. C. Hersh, SNR 59, 1980, pag. 46,1 e C / 21. Crawford 524/1. Berk 40 (questi stampi). Calicó 70.
Della più alta rarità, a quanto pare solo cinque esemplari noti. Un magnifico ritratto, bene ha colpito su un flan pieno. Buona estremamente fine
L'età imperatoriali era una taglia per i comandanti ambiziosi, come chiunque potrebbe portare gli uomini in battaglia era un bene prezioso. Fedeltà non è sempre stato il tratto più apprezzata in questo ambiente, per più volte le defezioni non erano solo ragionevole, ma ha invitato, e premiata. Noi tendiamo a degradare traditori nella tradizione storica, ma spesso non siamo al corrente del gran numero di fattori questi uomini di fronte, che andava da conflitti sottili di personalità agli sviluppi politici o militari inattesi. In questa luce caritatevole, forse, dovremmo giudicare Labieno, uno dei comandanti vigorose di questo capitolo caotico nella storia di Roma.
Originariamente Bruto e Cassio avevano mandato Labieno di Partia a chiedere un sostegno per la loro causa da re Orode II, ma non riusciva a raggiungere il suo obiettivo prima che i suoi maestri sono stati sconfitti a Filippi nel mese di ottobre, 42 aC Labieno era quindi in un vicolo cieco, non essendo in grado di tornare in Occidente. Piuttosto che affrontare una punizione per mano di Antonio e Ottaviano, Labieno attivato strategie e incoraggiato Orode II a invadere la Siria, con se stesso condividendo il comando con il figlio del re, Pacoro I.
L'invasione è iniziata presto, probabilmente nel 40 aC, quando Antonio era combattuto tra quella calamità e una crisi altrettanto urgente in Occidente, dove il fratello Lucio era stato sconfitto da Ottaviano nella Guerra di Perugia. Antonio ha deciso di navigare verso ovest per incontrare Ottaviano e, nel frattempo, molte città e legioni disertato in Labieno, che si è presentato come l'ultimo tizzone della causa repubblicana. Lui e Pacoro inizialmente sconfitto governatore di Antonio Lucio Decidio Saxa, e poi hanno diviso le loro forze: Labieno invase l'Asia Minore e Pacoro guidava in Palestina e la Fenicia. All'inizio del 39 aC Antonio ha risposto con l'invio di suo luogotenente Ventidio per ristabilire l'ordine, cosa che fece con grande efficienza. Ha catturato e giustiziato Labieno a Porte della Cilicia quello stesso anno e poco dopo costretto Pacoro e il suo esercito attraverso l'Eufrate.
Questo famoso aureus porta un ritratto dello sfortunato Labieno, identificato dal nome, dal titolo imperator, e il cognomen Parthicus, che ha adottato come espressione del suo successo nel guadagnare l'aiuto dei Parti per la sua causa. Il contrario non ha alcuna iscrizione, ma mostra un cavallo messo un freno dotato di una sella e bow-caso; ci sono pochi dubbi che rappresenta il contingente di cavalleria della forza d'invasione, circa 20.000 forte. In sostanza, si onora la famosa cavalleria partica, ea questo proposito possiamo vedere questo come una moneta di due culture, con il dritto dedicato ai romani, e il contrario di Parti.
 

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