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IGNORED

L'origine della "Piotta"


Risposte migliori

Inviato

In dialetto mantovano è d'uso il termine "besi" che probabilmente deriva dal bezzo. Sul veronese si usa il termine schei, che come già scritto in una discussione di qualche tempo fa, è una contrazione del termine scheide munze, ossia la scritta (traducibile in "moneta spicciola") presente sui Kreuzer del Lombardo-Veneto sotto la dominazione austriaca. Ai tempi della Lira anche da noi si parlava di Franc, e anche da noi si diceva 2, 5, 10, 100 carti da mila (questo è l'espressione completa, spesso accorciata nel semplice carti, il che spiega anche perchè non esistesse il modo di dire 1000 carti , visto che 1000 carte da mille sono un milione ;) ).


Inviato

TU SEI LA LUCE !!!!!

DA ANNI APPASSIONATO DI ETIMOLOGIA MONETARIA ROMANESCA HO TROVATO I RIFERIMENTI NUMISMATICI PER IL TESTONE E LO SCUDO (RIF. MONETARIA PIO IX) MA PER LA PRIMA VOLTA MI IMBATTO IN UNA ETIMOLOGIA PLAUSIBILE DELLA CARA VECCHIA PIOTTA......ORA SONO DA RICERCARE FONTI CHE PROVINO TALE TEORIA......


  • 5 anni dopo...
Inviato

La piotta c'entra poco; ma mi ha dato lo spunto a riproporre questo bel quadretto di folcrore numismatico regionale scusandomi con quanti già lo conoscevano

ER CONTO TRA PPADRE E FFIJO

Che? Stammatina t'ho dato uno scudo,

E già stasera nun ciài più un quadrino?!

Rennéte conto, alò, sor assassino:

Qua, perch'io nu li zappo: io me li sudo.

Sù, tre ppavoli er pranzo, dua de vino

Tra giorno; e questi già non ve l'escrudo.

Avanti. Un grosso p'er modello ar Nudo.

Bé: un antro ar teatrin de Cassandrino

So ssei pavoli. E ppoi? Mezzo testone

De sigari: un lustrino er pan der cane...

E er papetto c'avanza, sor cojone?

No, pranz'e vino ve l'ho messo in cima

Dunque? Ah, l'hai speso per annà a pputtane.

Va bene, via: potevi dillo prima.

IL CONTO TRA PADRE E FIGLIO

Cosa? Stamattina ti ho dato uno scudo,

E già stasera non hai più un quattrino?!

Suvvìa, rendétene conto, scellerato:

Vieni qui, perché io i soldi non li coltivo: me li sudo.

Orsù, tre paoli per il pranzo, due per il vino

Durante il giorno; e questi non li contesto.

Avanti. Un grosso per il modello nudo all'Accademia.

Allora: un altro al teatrino di Cassandrino

Fanno sei paoli. E poi? Mezzo testone

Di sigari: un lustrino il pane del cane...

E il papetto che avanza, scervellato?

No, pranzo e vino li ho contati per primi

Dunque? Ah, l'hai speso con le prostitute.

Va bene, via: potevi dirlo prima.


Supporter
Inviato

I miei nonni,(nati in provincia di Roma nei primissimi del 900) chiamavano abitualmente "Soldo",la moneta da 5 centesimi,come l'analoga moneta pontificia.Una lira era composta da 20 soldi.C'e'un detto che ancora suona:"manca un soldo per fare una lira",per indicare qualcosa di incompleto per poco...Cosi' anche la parola "Scudo"per indicare il 5 lire e,poi,le 5000 lire.Ma posso assicurare che ho sentito parlare anche di "baiocchi",per valori di poco conto e di "paoli" per indicare la mezza lira


Inviato

Bellissimi aneddoti, con il termine piotta ancora si indica la calvizie nella zona della testa sopra la nuca...chissà se anche questa deriva da qualche Pio!!


Inviato (modificato)

Aggiungo qualche nota riferita al reggiano, ma credo non diversa da altre aree emiliane.

La lira era il franch; in dialetto esisteva la parola lira (= lir), ma indicando la lira reggiana, si è estinta verso la metà dell'800. I centesimi si chiamavano come tali (centeisom), ma esistevano anche i bessi, che erano i soldi, cioè pezzi (o unità) da 5 centesimi: Dez bessi (10 soldi) era quindi la moneta da 50 centesimi. Lo scudo (Scud) è sempre stato la moneta da 5 lire, a partire dal pezzo d'argento di Vittorio Emanuele II, fino al delfino d'alluminio di qualche decennio fa. Le migliaia di lire (banconote) erano cart da mell, quindi 100.000 lire era seint cart da mell. Da notare che cart per carta/carte era espressione usata solo per le banconote, in quanto la carta comunemente intesa si dice chèrta (plurale chèrti). Mia nonna ricordava l'espressione un cavurein per il pezzo da 2 centesimi, ma non me la sono mai spiegata, poiché l'effigie di Cavour non è mai comparsa in alcuna moneta. Si diceva anche la vèl un cavurein per indicare una cosa che valeva poco o nulla. Due-tre volte, da persone anziane, ho sentito chiamare gli euro franch nov (nuovi franchi), ma l'espressione non ha attecchito: più facile sentirli ancora chiamare franch.

Modificato da Viribus Unitis

Supporter
Inviato

A proposito di "piotta"voglio solo ricordare che,con questo termine si intende,in alcune parti del Viterbese, anche la zolla di terra arata.


Inviato

"Er Piotta" è anche il soprannome chi porta gli occhiali con montatura tonda e di poco diametro (come due monete da cento lire).

Polemarco


Inviato

Dalle mie parti per dire "ti do uno schiaffo o sberla" si usa dire: "ti do un cinque lire", qualcuno sa spiegarmi il perchè?

Awards

Inviato

Penso che sia una variante di "t'ammollo 'na cinquina" per via che la mano ha cinque dita, così "dammi il cinque" (batti la tua mano contro la mia) da qui (cinque)forse "cinque lire" .

Potrebbe essere anche in rapporto con le cinque lire di una volta sicuramente più pesanti e grandi delle piccole cinque lire della repubblica.

Propendo per la prima soluzione


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