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I volti dei Romani


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Polibio (1.VI, 53  Storie):  “Quando si celebra in Roma il funerale di un cittadino illustre, questi è portato con ogni pompa nel foro, presso i rostri, per lo più in piedi, raramente supino. Alla presenza di tutto il popolo un suo figlio maggiorenne, se esiste e si trova in città, o altrimenti il suo parente più prossimo, sale sulla tribuna e parla del valore del morto e delle imprese che egli ha compiuto durante la vita. Così tutto il popolo ricorda e quasi ha sott’occhio le sue gesta; insieme a coloro che direttamente hanno partecipato alle sue imprese anche gli altri condividono il lutto, che non è soltanto dei familiari, ma diviene comune a tutti… Dopo la laudatio funebris il morto viene seppellito con gli usuali riti funebri e la sua immagine (NB: la maschera funeraria), chiusa in un reliquario di legno  viene portata nel luogo più visibile della casa. L’immagine è una maschera di cera che raffigura con notevole fedeltà al fisionomia e il colorito del defunto. In occasione di pubblici sacrifici queste immagini vengono esposte e onorate con ogni cura. Quando muore un qualche illustre parente le immagini vengono portate in processione nei funerali, applicandole a persone che sembrino somiglianti agli originali per statura e aspetto esteriore. Costoro, se il morto è stato console o pretore, indossano le toghe preteste, se censore toghe di porpora e ricamate in oro se ha ottenuto il trionfo. Non è facile per un giovane che aspiri alla fama e alla virtù vedere uno spettacolo più bello di questo. A chi non sarebbe di incitamento la vista delle immagini, per così dire vive, di uomini così famosi per i loro meriti? Quale spettacolo potrebbe essere più bello di questo??”

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Da questo straordinario rituale legato al culto degli antenati cominciamo a capire l’importanza del ritratto nella società romana, soprattutto quella patrizia. Lo ius imaginum era il diritto concesso alle famiglie più nobili di tenere le maschere di cera degli antenati nell’atrio della casa. Questo diritto era strettamente gentilizio. Le immagini erano conservate in armadietti di legno  e aperte in determinate occasioni. Ben presto, sul finire della repubblica, le immagini di cera furono sostituite da busti marmorei, spesso replicati in diverse copie per permettere a tutti i membri della discendenza di onorare gli illustri antenati defunti.

Da diritto solo patrizio, lo ius imaginum venne poi esteso a tutte le famiglie che potevano vantare membri che avevano ricoperto magistrature. Tuttavia il concetto di nobilitas rimase a lungo legato al ritratto familiare. Mario, l’homus novus, viene disprezzato “perché non ho immagini di antenati e la mia nobiltà è recente”. Segno di nobiltà era avere l’atrio della casa pieno di immagini affumicate degli avi. Il ritratto assunse quindi nella vita romana una importanza del tutto particolare, un importanza politica prima di tutto, di appartenenza ad una casta, ben prima di avere valenza artistica. E’ sul finire della repubblica che si sviluppò compiutamente il tipico ritratto romano repubblicano, espressione dell’aristocrazia senatoriale.  Non stupisce, da quanto esposto, che lo stile ritrattistico della Roma tardo repubblicana sia caratterizzato da un minuzioso realismo. L’arte plebea era in voluto contrasto con l’intellettuale eleganza del mondo greco. Molti uomini recano i tratti di un’età avanzata, alla vecchiaia in sé a Roma era riservato un vero e proprio culto. Uomini troppo giovani non avrebbero posseduto la saggezza e l’esperienza per reggere le sorti della Repubblica, il senso di responsabilità richiesto a chi ricopre alte magistrature si rispecchia proprio sui volti, che non nascondono i tratti di un’accentuata senilità. Il ritratto romano intende celebrare l’austerità e la forza di volontà di una stirpe di vecchi contadini, usi alla fatica ma pieni di fierezza del loro passato e delle loro tradizioni. Mai prima di allora si era creato un tipo di ritratto che esprimesse una così totale aderenza alla realtà. Ma è proprio con questi inconsueti caratteri che è nata e si è sviluppata la ritrattistica nella tarda repubblica.

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Inviato (modificato)

Avevo postato Quinto Labieno , gia' citato , scusate non mi ero accorto .

Al curatore la cancellazione .

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Modificato da Legio II Italica

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Il ritratto di Labieno merita di essere ripresentato .. è uno dei più carichi di forza drammatica, secondo me


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Complimenti a L.Licinio Lucullo per la discussione ed a Caiuspliniussecundus per l'articolo!


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Un bel ritratto di Pompeo Magno (battuto dal figlio Sesto)

 

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Modificato da Filippo1948
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Il realismo di questi ritratti fa veramente impressione.

Sembra di guardare le persone in faccia, a distanza di tanti secoli


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Il realismo di questi ritratti fa veramente impressione.

Sembra di guardare le persone in faccia, a distanza di tanti secoli

Ciao @L. Licinio Lucullo , a Palazzo Spada a Roma e' conservata una statua di Pompeo Magno in grandezza superiore alla normale , trovata poco lontano dal suo Teatro , per maggiori informazioni leggere :

http://www.lamoneta.it/topic/124475-pompeo-magno-decapitato-quasi-due-volte/

post-39026-0-04633100-1439137874.jpg

Modificato da Legio II Italica

Inviato

Lo sapevo ... è la statua sotto cui si ritiene possa essere stato ucciso Cesare.

Destinata a essere decapitata per un'insensata sentenza, si è salvata per miracolo


Inviato

MI associo ai complimenti per la bellissima discussione....

Una domanda da profano...il primo ritratto di persona vivente, sulle monete repubblicane, fu quello di Giulio Cesare ed, in caso di risposta positiva, quale?

Grazie delle risposte


Inviato

Dovrebbe essere stato di Flaminino, nello statere aureo battuto in Grecia, se non erro.

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Inviato

Sì è quello.

Potrebbe però essercene stato uno prima, seppur non su monete romane: a un certo punto Carthago Nova ha cambiato il ritratto presente sui propri bronzi, con un viso di iconografia non punica.

Si ritiene che possa essere Scipione Africano


Inviato

Proprio in quegli anni, infatti, il giovane Scipione aveva conquistato la capitale ispanica dei Barca


  • 2 settimane dopo...
Inviato (modificato)

ecco il togato Barberini, che conferma quanto riportato prima da Caius.

DESCRIZIONE:

Si tratta di uno splendido esempio della ritrattistica tardo-repubblicana, in cui è raffigurato un nobile romano che tiene nelle mani i ritratti dei suoi antenati. È evidente il senso di orgoglio del committente dell’opera che richiese allo scultore la realizzazione di questa scultura come esaltazione della propria gens.

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Modificato da snam

Inviato (modificato)

Posto anche un ritratto do pompeo magno del museo di Copenaghen.

Un ritratto delle poca degli imperatori adottivi, difatti ha perso un po di realismo a favore della plasticita', ma resta pur sempre un ritratto molto bello e forte. Confrontatelo con il denario.....una somiglianza incredibile

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Modificato da snam

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