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IGNORED

Fiat Soviet 1920


piergi00

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Il 13 Marzo del 1920 il governo decide di introdurre l’ora legale in Italia. La decisione non è ben accolta dal movimento operaio. I commissari di reparto delle Industrie meccaniche della Fiat chiedono che l’orario di lavoro continui secondo l’ora solare e il 22 Marzo spostano le lancette dell’orologio della fabbrica. La Fiat si oppone e licenzia tre operai appartenenti alla Commissione interna. L’ episodio fa esplodere una serie di conflitti pregressi fra la dirigenza della Fiat e le Commissioni interne di fabbrica. Il conflitto si sposta allora sul riconoscimento dell’esistenza delle Commissioni interne. Il 22 Marzo viene proclamato lo sciopero che si estende anche ad altre fabbriche. Gli industriali reagiscono il 25 Marzo con l’occupazione militare delle fabbriche. Il 27 Marzo gli operai iniziano uno “sciopero bianco”. La situazione si esaspera con incidenti e scontri e il 13 Aprile viene proclamato lo sciopero generale, che il 14 Aprile si estende a tutta la regione coinvolgendo quasi 500.000 lavoratori fra operai e contadini. Il Partito Socialista Italiano (Psi) e la Confederazione generale dei lavoratori (Cgl) prendono le distanze dalla mobilitazione per paura che sia controllata dagli anarchici. Inizia una trattativa separata con gli imprenditori in seguito alla quale il 24 Aprile la Federazione Italiana Operai Metalmeccanici (Fiom) firma un accordo con gli industriali che sconfessa le Commissioni interne, ponendo fine allo sciopero.


Bibliografia

Maione, Giuseppe, Il biennio rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Il Mulino, Bologna 1975 , pp. 91-177
Castronovo, Valerio, Fiat, 1899-1999: un secolo di storia italiana, Rizzoli, Milano 1999 , pp. 196-200
 

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Una placchetta storica che ricorda il famoso ‘Biennio rosso’ che si concluse appunto con l’occupazione delle fabbriche.

 

Cronologia

14-23 Novembre 1919    "Sciopero della multa”
2-3 Dicembre 1919    Scontri
22 Marzo-23 Aprile 1920    “Sciopero delle lancette”
1°-30 Settembre 1920    Occupazione delle fabbriche

 

Con il termine “Biennio rosso” gli storici indicano un periodo di forte conflittualità sociale verificatosi in Europa all’indomani della Prima guerra mondiale. In Italia esso parte dalle proteste contro il carovita, ma ben presto diventa lo scenario di scontro fra gli industriali, i sindacati – rappresentanti dalla Confederazione generale del lavoro (Cgl) e dalla Federazione italiana operai metalmeccanici (Fiom) – le forze politiche – il Partito liberale di Giolitti e il Partito socialista italiano (Psi) – e gli emergenti Consigli di fabbrica, nati su spinta del movimento dell’Ordine Nuovo, guidato da Antonio Gramsci. Torino è una delle città italiane dove la conflittualità è più alta, grazie alla sua natura industriale e la sua consistente popolazione operaia. All’interno delle continue agitazioni e scioperi che caratterizzano il periodo, emergono il cosiddetto “sciopero della multa”, lo “sciopero delle lancette” e l’occupazione delle fabbriche. Lo “sciopero della multa” inizia il 14 novembre del 1919 come reazione alle multe imposte dagli industriali a tutti gli operai che avevano scioperato nella settimana precedente, e dura fino al 23 novembre. È seguito il 2 e il 3 dicembre da violenti scontri fra operai e carabinieri come reazione alla repressione di una manifestazione socialista a Roma. Gli scontri proseguono per vari giorni e lasciano sul terreno numerosi morti fra gli operai e fra gli studenti dell’Istituto Sommeiller, che vi avevano preso parte. Nel marzo del 1920 parte invece lo “sciopero delle lancette”, nato come reazione al licenziamento di alcuni commissari di reparto alla Fiat che si erano rifiutati di accettare il cambio all’ora legale. L’agitazione dura dal 22 marzo al 24 aprile giungendo a coinvolgere fino a 500.000 operai, e si conclude con la firma di un accordo da parte della Fiom che sconfessa in parte le Commissioni interne di fabbrica. La tensione rimane alta e culmina nel settembre dello stesso anno con l’occupazione delle fabbriche in tutta Italia. Il 1° settembre le principali fabbriche torinesi vengono occupate dagli operai guidati dalle Commissioni interne. L’agitazione assume i tratti di un “esperimento rivoluzionario” dietro ispirazione di Gramsci e dell’Ordine Nuovo. Il lavoro non si interrompe e, al fine di garantire una precisa auto-organizzazione del lavoro da parte degli operai, nascono i Consigli di fabbrica. Il governo sceglie di trattare separatamente con la Fiom che, dopo una consultazione interna l’11 settembre, il 15 settembre firma un accordo che non è accettato da tutti gli operai.  La protesta si esaurisce gradualmente, e fra il 25 e il 30 settembre tutti gli stabilimenti vengono a poco a poco sgomberati e restituiti agli industriali.

 

Bibliografia

Spriano, Paolo, L’occupazione delle fabbriche: settembre 1920, G. Einaudi, Torino 1964

Maione, Giuseppe, Il biennio rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Il Mulino, Bologna 1975

Castronovo, Valerio, Torino, Laterza, Roma - Bari 1987

Castronovo, Valerio, Fiat, 1899-1999: un secolo di storia italiana, Rizzoli, Milano 1999

 

Da http://www.museotorino.it/view/s/7d154dfd891b4b6dad397eff06501a5b

 

 

apollonia

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