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IGNORED

Alifae e Phistelia zecche campane o sannite?


Risposte migliori

13 ore fa, gerardo22 dice:

Ripeto la citazione:

le tre monete a mio modestissimo parere appartengono al novero delle cosiddette "monete puniche della campania", emesse da quei centri (i sanniti erano da tempo arrivati alla fase dell'urbanesimo!) che, con capua, dopo canne (216) passarono ad annibale

su quest'argomento consiglierei di seguire l'interessante forum su velecha.

Perché puniche? Le città osche della Campania si allearono con Annibale, ma non subirono una  dominazione punica...

di Dominazione punica si parla relativamente ai 3/8 di shekel che, però, non vengono più assegnati a Capua, se non ricordo male...

Saluti Eliodoro

 

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Giusto. Molte comunità greche e italiche, ma non tutte, passarono dalla parte di Annibale, specialmente dopo la sua grande vittoria a Canne. Sono spesso complesse le ragioni per cui sostennero la causa cartaginese. In genere erano comunità rette da una aristocrazia locale che era in antitesi con l'aristocrazia romana, soprattutto a causa della perdita di terreni a favore dell'ager romanus, ossia di proprietà romana, dopo la guerra sannitica e pirrica.

Fra queste c'era quella di Capua, che era la più ricca e fiorente città della Campania, e molti (non tutti) dei suoi capi aristocratici erano contro Roma e hanno trovato conveniente dare l'appoggio al nemico comune, ossia Annibale. Ma il condottiero cartaginese non riuscì, come sperava, a coalizzare tutte le comunità indigene contro Roma e a lungo andare la mancanza di unanimità in suo favore fu la sua rovina. Le città che parteggiarono con Annibale furono generalmente trattate con grande durezza dal Senato romano, mentre quelle che si sfilarono furono perdonate e premiate...

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  • 3 anni dopo...
Il 9/6/2015 alle 17:34, acraf dice:

Discussione interessante, ma bisogna bene definire i termini della questione.

Non basta la semplice ubicazione territoriale per etichettare una zecca. Il nome Campania originariamente, in termini di ager Campanus, indicato da Livio e Polibio, aveva una estensione molto ridotta ed era limitato al territorio dell'antica Capua e dintorni.

Solo successivamente, già verso l'apoca romana, il termine è passato a indicare un terriorio più esteso, in pratica tutta la pianura (da cui l'assonanza col termine campus), che arrivava al Lazio meridionale.

Plinio era consapevole dell'evoluzione di tale denominazione, per cui ha distinto la prima Campania come Campania Antiqua (o Felix) e la seconda, più estesa, come Campania Nova.

Bisogna attendere la sistemazione augustea della regione, che comprendeva sia il Lazio sia la Campania (Regio I).

Quindi assume una rilevanza molto relativa stabilire se una zecca è campana, intesa nel senso che era ubicata in Campania (nel senso lato). Più importante numismaticamente è rilevare piuttosto sotto quale popolazione fu attiva la zecca.

Alcune zecche campane, quelle più costiere, furono coniate inizialmente quando erano ancora attive e preminenti le popolazioni di origine greca (ivi arrivate a partire dal VIII secolo a.C. circa), ma poi, verso il IV secolo a.C., la pianura campana fu invasa dai Sanniti, che erano già presenti stanzialmente nell'entroterra campano fin dal III millennio a.C.

Quindi fondamentalmente la Campania era originariamente sannita e i Sanniti rimasero padroni di tutto l'entroterra, mentre solo alcuni centri furono o fondati o occupati da coloni greci per alcuni secoli.

Appare quindi ovvia l'importanza della civiltà ed economia sannitica, che forse alcuni decenni fa era misconosciuta a causa di un'ottica troppo greco-centrica, a sottolineare una superiorità della civiltà greca rispetto a quella italica, sicuramente di stampo più rurale e per certi versi meno florida,

Resta il fatto che la grande maggioranza dei didrammi "campani" della seconda metà del IV secolo a.C. fu coniata quando già i Sanniti avevano invaso le città greche e trovarono una delle motivazioni nella necessità di monetizzare i beni (anche bottini) raccolti dai mercenari campano-sanniti che proprio in quel periodo erano richiestissimi (e ben pagati) da vari eserciti, in primo luogo di Siracusa e Cartagine.

Quando parliamo di monete di Phistelia o di Allifae, sono sicuramente prodotti sannitici (anche quando raramente usarono legende in greco) e conta relativamente poco se erano ubicate in Campania o piuttosto ancora nel Samnium. Magari sarebbe utile riuscire a identificare senza ombra di dubbio l'esatta ubicazione di Phistelia, anche se ormai la zona è piuttosto ristretta, tra Solopaca e Faicchio....

Probabilmente non fu un vero centro abitativo sannita, ma piuttosto un santuario....

Concordo integralmente, e mi permetto di aggiungere uno stralcio da un mio vecchio articolo (Corriere dell'Irpinia) sulla conquista sannita della Campania e sulla monetazione dei centri "sannitizzati"

 

A metà del V secolo Atene, protagonista vittoriosa delle Guerre Persiane, alla guida della Lega delio-attica, ha raggiunto la massima espansione territoriale ed è diventa l’incontrastata capitale di un impero marinaro incentrato nel Mare Egeo.

Dopo l’avvento al potere di Pericle, prende avvio la trentennale Guerra del Peloponneso. Mentre tutte le poleis greche, da una parte o dall’altra, sono impegnate nel grande conflitto e giorno dopo giorno si dissolve il sogno di un impero mondiale incentrato su Atene, il Mezzogiorno continentale d’Italia si apre a grandi cambiamenti, dei quali la Campania è il teatro principale.

Dalle montagne dell’Appennino, attraverso l’alta valle del Volturno e del Calore, fin dall’età del ferro popolazioni di stirpe sannita e lingua osca erano discese a popolare la vasta e fertile pianura intorno a Capua e Neapolis e nello stesso tempo avevano occupato le zone montagnose e collinari nel retroterra della pianura del Sele e della costa cilentana.

Da tempo queste genti disturbavano le città costiere con frequenti scorribande e repentini ripiegamenti, agendo come branchi di lupi. Ma è proprio negli ultimi decenni del V secolo che occupano tutti i preesistenti centri greci ed etruschi, Capua[1], Cuma, Dicearchia, Nola, Poseidonia e altri di cui sono incerti i nomi e l’ubicazione (Hyria, Alliphe-Alliba, Phistelia, Fensernum, Irnti); si spostano quindi più a Sud, senza investire Elea[2], e occupano Pixus, Scidro e Lao.

Non sempre si tratta di un’occupazione militare vera e propria, paragonabile a quella che sarà in seguito realizzata da Roma, bensì di un definitivo prevalere dell’elemento sannita su quello greco o etrusco.

Ha termine l’autonomia politica delle poleis, mentre gli usi, i costumi, la vita quotidiana, forse anche gli addetti a molti uffici pubblici, continuano ad essere quelli di prima.

Neapolis, dopo la caduta dei centri flegrei, ne accoglie i profughi, e nello stesso tempo riesce ad assorbire nel proprio tessuto elementi sannitici esponenti delle plebi rurali.

Qui i Sanniti, per quanto si sa, penetrano profondamente nel tessuto politico-sociale della città, ma quasi certamente le due comunità raggiungono un accordo di coesistenza pacifica.

La penetrazione delle nuove popolazioni non solo non modifica la cultura dei cittadini della polis, ma favorisce una rapida integrazione dei nuovi arrivati in un mondo oggettivamente più evoluto, determinando così una saldatura tra la città marinara e il territorio agricolo e facendo diventare la polis neapolitana la grande porta di collegamento fra il nuovo mondo italico e l’antico mondo greco.

All’indomani della conquista osco-sannita della Campania, prende avvio ovunque un processo di forte compenetrazione tra l’elemento greco, l’elemento etrusco e l’elemento sannita, e già allo spirare del V secolo le genti delle città rinnovate acquistano una propria coscienza etnica, riconoscendosi come nuove entità politiche[3].

I “Sanniti” stanziati sui monti e i “Campani” della pianura appartengono allo stesso ceppo etnico, parlano la stessa lingua e hanno costumi simili, tuttavia essi d’ora in avanti andranno ben distinti per dislocazione, per economia e per cultura.  

Alla fine del V secolo anche queste nuove comunità osco-sannite apprendono l’uso della moneta e iniziano a emetterne di proprie, ispirandosi strettamente alla tipologia delle emissioni napoletane e molto probabilmente utilizzando Neapolis come zecca comune.

segue ....

 

 

[1] Racconta Tito Livio: “Accadde un evento straniero e tuttavia degno di memoria. Volturno, la città degli Etruschi che ora si chiama Capua, fu presa dai Sanniti”. Il nome Volturnum sarebbe confermato dalla cicostanza che gli Etruschi erano soliti dare i nomi ai centrii che fondavano basandosi sul nome gentilizio dei fondatori, in questo caso una gens etrusca di nome Velòurna.

[2] Elea resterà una piccola enclave greca ancora indipendente all’interno di un vasto territorio agricolo completamente sannitizzato, di cui costituirà lo sbocco a mare. Nessuna fonte chiarisce i motivi della sua mancata occupazione, ma è più che convincente l’ipotesi di Mario Napoli, secondo cui i Sanniti erano interessati a occupare le zone donde partivano le vie istmiche da utilizzare per la transumanza (Poseidonia, collegata alla piana di Sibari e Metaponto; Lao e Sidro, collegate alla vasta piana della Sirtide), ma non l’angusto e arido territorio di Elea, dedita a un’attività, quale il commercio marittimo, del tutto estranea alle attività della pastorizia e dell’allevamento. Anche quando alcuni decenni dopo i Lucani di Poseidonia-Paistom  decideranno di assicurarsi le pianure della Sirtide attaccando Thurii (389), Elea manterrà la sua neutralità, non aderendo alla Lega italiota né scendendo in campo al fianco di Poseidonia-Paistom, e salverà ancora una volta l’integrità del suo piccolo territorio. Si dovrà arrivare alla conquista romana del IV secolo perché Elea sia costretta a uscire dal suo isolamento per entrare nella sfera d’influenza della nuova potenza, anche se solo nei primi anni del I secolo a.C. vedrà mutare il suo antico nome in quello di Velia, che manterrà per sempre.

[3] Diodoro Siculo, riferendo episodi riguardanti l’anno 438, asserisce: “In Italia durante quell’anno si formò il popolo dei Campani e prese questo nome dalla fertile pianura circostante”.

 

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Il 7/6/2015 alle 14:26, MAP dice:

dal punto di vista numismatico la questione ha importanza ma non quanto le implicazioni storiche.

sostenere che il sannio nella prima metà del III secolo a.C. abbia coniato moneta d'argento significa ribaltare una visione storica ancestrale.

mi aspettavo una discussione più accesa a riguardo, in verità. ?

Credo che le monete di Alliphe e Phistelia risalgano al IV secolo, e siano state emesse per conto dei due centri sanniti dalla zecca di Neapolis.

 

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Il 7/6/2015 alle 15:01, eliodoro dice:

Ciao @@MAP...

intanto, parlerei di Sanniti, più che di Sannio...

la presenza dei Sanniti non è limitata soltanto al territorio tradizionale del Sannio, ma essi, con chiarissime evidenza storiche, penetrarano nella pianura casertana fino a giungere, per un certo periodo, a governare Neapolis...

Capua, Atella, Calatia, hanno avuto dominazioni sannite...

Nell'ambito dei Sanniti, distinguerei, le popolazioni che vivevano nel territorio basso molisano - alto campano, Aesernia, Venafrum, Allifae, Phistelia, che vennero a contatto con i Romani, ma in precedenza, commerciavano, con le città Magno Greche...Neapolis e Cuma, dalle altre stanziate nella zona dell'odierno Abruzzo...

Riguardo i rapporti commerciali con le città magno greche, una dimostrazione pratica è data dai rovesci degli oboli di Allifae e Phistelia che riportano mostri marini, come Scilla, oppure mitili e chicchi di grano.., con legende, però, in osco..

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Sull'attribuzione dellaprima moneta ad Aliphe ho avrei qualche perplessità, dovuta al tipo al retro, che la associa alle monete cumane. Un vecchia ippotesi le riconduceva a un antici centro flegreo (Monte Olebano, presso Pozzuoli) forse va approfondita.

Atella e Calatia sono città sannite che hanno preso parte alla guerra annibalica, e credo che abbiano iniziato a battere moneta, con Capua, solo in tale circostanza (cd. monete puniche della Campania)..

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Il 7/6/2015 alle 15:07, eliodoro dice:

MA

 

In realtà, come ti ho detto, Allifae e Phistelia  sono in Campania, quindi sono città sannito - campane..

Il problema, secondo me,  è distinguere, non tra città sannite e campane, ma tra città sannito - campane,  città latino - campane e città magno greche campane..

Aggiungiamo anche le città della cd. dodecapoli etrusca della Campania, di cui non si conoscono monete. Tuttavia dalla seconda metà del V secolo, e tutti i centri dell'odierna regione Campania, sia greci che etruschi, sono stati occupati dai Sanniti, ad eccezione di Elea e in parte di Neapolis.

 

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Il 7/6/2015 alle 21:26, MAP dice:

Credo che sia necessaria una precisazione in termini.

Con l'aggettivo campano non si intende una regione geografica ma un popolo.

Ho fatto l'esempio delle monete dei frentani che non vengono definite molisane.

Bisognerebbe capire se storicamente Phistelia e Alifae furono dominate da popolazioni campane o sannitiche durante il periodo della loro coniazione.

Ieri si sosteneva che le evidenze sannitiche fossero evidenti e incontrastabili. Quindi che tutta la storiografia finora ha sbagliato.

Se per Campani intendiamo gli abitanti di Capua e del territorio circostanti, essi sono i Sanniti che verso il 430 hanno occupato la VULTUR etrusca, al pari dei sanniti che hanno occupato nello stesso periodo quasi tutti i centri greci ed etruschi dell'odierna regione.

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Il 8/6/2015 alle 07:07, eliodoro dice:

Se dai una definizione di popolo Campano del IV° - III° sec. a.c., ci aiuti...

Raffigurazioni tombali di soldati sanniti, ritrovati a  Nola e Capua, IV° sec. a.c.

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Le raffigurazioni sono risalgono entrambe all'ultimo quaro del IV secolo (seconda guerra punica), la prima riguarda un guerriero capuano (campano), l'altra un guerriero nolano. Da oltre un secolo popoli di lingua osca e etnia sannita avevano occupato i centri dell'odierna Campania, dando vita a nuovi popoli.

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