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Inviato (modificato)

In passato ho sviscerato in diverse discussioni con i molti esperti di monetazione milanese del forum i vari aspetti dei simboli della monetazione di Milano e l'evoluzione degli stessi nel corso del tempo. Abbiamo parlato di cavalieri, cimieri, draghi ed ovviamente di biscioni. Nei nostri commenti spesso si girava intorno anche alla corona ducale tanto ambita da Gian Galeazzo Visconti, presente in una maniera costante solo nelle sue emissioni con l'elmo.

Oggi vorrei presentarvi l'ultimo arrivo nella mia collezione, cogliendo l'occasione anche per parlare un po' di storia come del resto è avvenuto nelle discussioni precedenti sopracitate.

 

 

Giovanni Maria Visconti, II Duca di Milano (1402 - 1412)

Grosso da un soldo e mezzo (pegione)

 

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2,29 gr.        Crippa 2/C

 

 

Si tratta di una moneta comune (anche se questo esemplare è in condizioni già migliori del solito, almeno secondo il mio umile parere) ma di grande valore storico. Infatti è la prima moneta in cui la biscia appare coronata, in segno del nuovo status di Ducato di Milano. L'esplicitazione del potere ducale non è solo iconografica, infatti al diritto troviamo, subito dopo il nome del Visconti, DVX MEDIOLANI 3C.

Da questo momento la biscia sarà raffigurata sempre coronata anche sulle emissioni delle successive dominazioni straniere, pensiamo ad esempio a Ludovico XII d'Orleans ed al suo grosso da 3 soldi, detto anche bissona, (@@dabbene mi permetto di fare un collegamente alla tua discussione in merito) http://www.lamoneta.it/topic/136574-la-bissona-di-milano/

 

A voi la parola,

Antonio

Modificato da anto R
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Inviato

Intanto la moneta è decisamente bella, quindi complimenti, il momento chiave è il 1395, anno in cui Gian Galeazzo Visconti ottiene la legittimazione imperiale da parte di Venceslao, grazie anche al pagamento di 100.000 fiorini.

Gian Galeazzo è già legittimato ma aspetta a mettere il DUX e la corona, i motivi e le ipotesi un po' li abbiamo visti in altre discussioni, diciamo per opportunità varie....

La situazione e il quadro cambieranno con Giovanni Maria qualche anno dopo nel 1402 e qui Giovanni Maria utilizzerà sia il DVX che la corona....ora poteva mostrare anche sulla moneta quanto legittimamente avevano ottenuto i Visconti....

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Inviato

Giovanni Maria, chi era costui?

 

Paolo Giovio nella sua opera "I dodici Visconti" ce ne fornisce un ritratto senza usare mezzi termini:

"Giovanni Maria successe nel principato in età e in giudicio poco maturo. Laonde sprezzandolo i popoli rinnovarono le antiche fazioni in Italia, edi prefetti delle suddite città violata la detta fede gli si ribellarono. Instituì per aver più agio ai suoi vituperj lontano dagli affari di Staio, governatori, che imperiosamente reggessero la città, quali poscia da Guelfi e Ghibellini furono cacciati. Per difendere più facilmente le vicine città, persuaso scioccamente dalla madre donò al pontefice Bologna, Assisi e Perugia, ed ai Senesi concesse la libertà, cioè il reggersi da loro. Esercitò una in tutto rabbiosa e indicibile crudeltà, per la quale da vendicativi cittadini, come severo tiranno fu meritatamente ucciso."

 

Ecco quindi come il primogenito di Gian Galeazzo riuscì in dieci anni di governo a frantumare, a volte  addirittura consapevolmente, il vasto Stato Visconteo che si era andato costituendo dagli inizi del XIV secolo. Sicuramente i fatti furono un grandissimo sollievo per le altre realtà politiche italiane, papato in primis, che avevano visto con Gian Galeazzo un abbozzo di Regno Italico in lenta ma inesorabile estensione.

La crudeltà di Giovanni Maria è ricordata anche ai giorni nostri, tanto che Guido Lopez paragona addirittura le efferatezze del Visconti a quelle delle SS del Terzo Reich.

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Inviato

Si potrebbe anche dire sinteticamente come Gian Galeazzo puntava ad espandersi e pensava addirittura a un nuovo Regno Italico con capitale Milano, altrettanto Giovanni Maria pensò invece a consolidare e a difendere il Ducato, due opposte situazioni politiche e militari, anche finanziarie, anche la monetazione, come un po' abbiamo già visto, ne subì gli influssi e anche alcune decisioni.....

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Inviato

Possiamo anche aggiungere che anche gli Imperatori avevano bisogno di risorse finanziarie e le legittimazioni erano l" affare " di quei tempi magari associati anche a un buon matrimonio che non guastava mai, quindi diplomazie, tanti soldi, parentele e matrimoni, e anche potere e ostentazione, la corona era anche tutto questo e non sempre andava bene.....

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Inviato

Si potrebbe anche dire sinteticamente come Gian Galeazzo puntava ad espandersi e pensava addirittura a un nuovo Regno Italico con capitale Milano, altrettanto Giovanni Maria pensò invece a consolidare e a difendere il Ducato, due opposte situazioni politiche e militari, anche finanziarie, anche la monetazione, come un po' abbiamo già visto, ne subì gli influssi e anche alcune decisioni.....

 

Oltre alla rappresentazione della biscia coronata, è proprio su di un soldo di Giovanni Maria che troviamo per la prima volta un altro simbolo chediverrà un must della monetazione milanese: lo stemma inquartato con biscia ed aquila imperiale.

 

Nel contempo assistiamo alla coniazione di due nuovi nominali per così dire popolari: il bissolo e la trillina.

Il primo, chiamato così a causa dell'impresa della biscia al diritto, verrà coniato anche sotto il dominio degli eredi di Barnabò Visconti, Gian Carlo ed Estore.

La trillina invece accompagnerà la storia di Milano per più di due secoli, fino al regno di Carlo II e Maria Anna d'Austria.

Sicuramente la crisi di quei tempi portò ad un aumento della percentuale di appartenenti ai ceti inferiori, quindi fu naturale il concepimento di nuove monete per il minutissimo commercio interno al Ducato...


Inviato

Sperando che non diventi un ping - pong e si unisca qualche altro con qualche riflessione......certamente l'aquila imperiale e ' un altro ricorrente della simbologia delle monete milanesi, l'aquila la vediamo già sul capo del biscione con Bernabo' e Galeazzo II , dimostrazione dei rapporti e legami con l'Impero .

Successivamente con la legittimazione imperiale del 1395 oltre al titolo e la corona viene concesso di mettere nello stemma e inquartarlo con l'aquila imperiale, siamo con Gian Galeazzo.

Viene raggiunto a questo punto nello stemma che compare anche nelle monete un giusto mix tra identità e autorità imperiale.....biscione e aquila insieme....e qui entriamo nella storia monetale e della città, nella simbologia di Milano.......


Inviato

Credo che l'oro fosse prerogativa per transazioni importanti e tra potenti e Signori, la moneta povera, spicciola comunque occorreva per il popolo e per i bisogni quotidiani, le abbiamo anche in epoca viscontea ovviamente, sono quelle che sono passate di mano in mano e quelle che prediligo perché vissute .....nascondono ancora tanto da scoprire ed erano il termometro dell'economia del tempo, del vivere di ogni giorno .....giusto quindi dedicare a loro la giusta attenzione di studio e per collezionarle...


Inviato
.... Ecco quindi come il primogenito di Gian Galeazzo riuscì in dieci anni di governo a frantumare, a volte  addirittura consapevolmente, il vasto Stato Visconteo che si era andato costituendo dagli inizi del XIV secolo. Sicuramente i fatti furono un grandissimo sollievo per le altre realtà politiche italiane, papato in primis, che avevano visto con Gian Galeazzo un abbozzo di Regno Italico in lenta ma inesorabile estensione....

Inesorabile espansione mi sembra una visione un po' ottimistica, e poi così si finisce con l'esagerare nel mettere in croce il povero Giovanni Maria; oggettivamente Gian Galeazzo non aveva la minima possibilità di diventare Re d'Italia, avendo contro il papa e le vere grandi potenze economico-commerciali del 'Regnum', Venezia, Firenze e Genova, quelle che potevano contare sui capitali dei traffici fra Nord-ovest e Sud-Est del mondo, traffici che dominavano. Una certa condiscendenza da parte della importantissima storiografia tedesca (grazie all'origine feudal-imperiale del dominio visconteo, visto in contrapposizione con la discendenza dalle odiatissime istituzioni comunali di altre signorie), non toglie il fatto che Gian Galeazzo 'non' era andato moltissimo oltre  quello che quasi settantani prima avevano già raggiunto gli Scaligeri di Verona con il semisconosciuto Mastino II (anche lui voleva farsi re, secondo le cronache): Genova era già persa prima di Gian Galeazzo; in Veneto, dove era stato accolto benignamente da Venezia come castigamatti delle aggressive signorie dell'entroterra, non appena si era affacciato alle lagune occupando Padova era stato sloggiato dalla città dopo due anni; in Toscana neppure lontanamente era in grado di minacciare veramente Firenze; e  non parliamo dei domini della chiesa. Del resto quando un secolo dopo una delle tre grandi potenze comunali, Venezia, che era la meglio strutturata politicamente, si trovò veramente nelle condizioni di creare un vasto stato nel Nord Italia, oltrettutto organizzato in forme repubblicane così vicine al sentire dei ceti dirigenti di queste regioni, sappiamo cosa riuscì a mettere in campo il papato, per riuscire ad impedirlo: l'Impero, Il Regno di Francia con Milano, il Regno di Spagna con il regno di Sicilia, Ferrara, Firenze, Urbino, il Regno d'Inghilterra, quelli di Scozia e d'Ungheria, perfino i bellicosissimi rompiscatole, al tempo, dei Cantoni Svizzeri. Già sulla carta si erano spartiti le spoglie della Repubblica veneta, se non che l'abile diplomazia veneziana (e la strenua resistenza del popolo di terraferma, che nelle previsioni delle aristocrazie locali avrebbe invece dovuto ribellarsi al giogo veneziano, concedendosi ai 'liberatori' al primo colpo di spingarda) riuscirono nel colpo gobbo di portare dalla loro parte il fondatore dell'alleanza nemica, cioè il papa. Così Venezia si salvo con pochissime perdite territoriali (a favore del papa, ça va sans dire), ma svanì definitivamente la possibilità di una qualunque ricostituzione di uno stato nazionale italiano.

In questo contesto credo che l'ipotetico Regno Visconteo con capitale Milano sia essenzialmente un sogno storiografico, non molto più reale di un Regno Scaligero con capitale Verona.

Saluti,

Andreas

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Inviato

Decisamente completa la panoramica fornita da @@Andreas .

Man mano che la discussione procede le luci (e le ombre) che cadono sulla figura di Giovanni Maria cambiano angolazione....


Inviato (modificato)

Certo che la storia italiana è sempre affascinante... Grandi e meno grandi personaggi che tentarono la sorte, che lottarono, spesso con crudeltà, per ottenere un po' di potere e, a volte, riuscirono nell'intento. E mi impressiona sempre che lottarono anche per il primato artistico. E in questo campo sbaragliarono la concorrenza straniera. Gian Galeazzo, visto che parliamo di lui, ci ha lasciato la Certosa di Pavia...

 

Arka

Modificato da Arka

Inviato

e iniziò anche il Duomo di Milano.....ma qui vorrei rilanciare in modo di vedere, e ne sono convinto, qualcuno vuole continuare allargandoci un po'....

Nella sua monetazione scorrendo il Crippa, il MIR, ci imbattiamo in monete, che il collezionista spesso possiede come sesini e denari, in cui abbiamo la leggenda D MEDIOLANI VERONE 3 C, questa nel sesino, ma anche nei denari  D MLI PADVE 3 C e D MLI VERONE3 C.

DOMINVS sicuramente per il periodo 1385 -1395, ma anche per il titolo di Padova 1388 - 1390 e Verona che divenne viscontea dal 1387 e qui abbiamo sicuramente un DOMINVS perché Signore di Verona.

Mi limito a quanto riporta nelle note introduttive Alessandro Toffanin sul MIR Milano, lavoro sicuramente importante e pregevole, quando dice a proposito delle monete di Verona " queste monete sono riportate da alcuni autori come emissioni della zecca di Verona ".

Certamente il voler aggiungere oltre a MEDIOLANI il VERONE sembra anche rimarcare questo sulla moneta.....quindi se è Verona....a voler guardare non dovrebbero starci sul MIR o Crippa o quanto meno a titolo dubitativo diciamo....vediamo se qualcuno vuole raccogliere lo spunto... :blum: e vedere in particolare le commessioni monetarie nel periodo di Gian Galeazzo tra Milano e Verona.....

 

 

 


Inviato

e iniziò anche il Duomo di Milano.....ma qui vorrei rilanciare in modo di vedere, e ne sono convinto, qualcuno vuole continuare allargandoci un po'....

Nella sua monetazione scorrendo il Crippa, il MIR, ci imbattiamo in monete, che il collezionista spesso possiede come sesini e denari, in cui abbiamo la leggenda D MEDIOLANI VERONE 3 C, questa nel sesino, ma anche nei denari  D MLI PADVE 3 C e D MLI VERONE3 C.

DOMINVS sicuramente per il periodo 1385 -1395, ma anche per il titolo di Padova 1388 - 1390 e Verona che divenne viscontea dal 1387 e qui abbiamo sicuramente un DOMINVS perché Signore di Verona.

Mi limito a quanto riporta nelle note introduttive Alessandro Toffanin sul MIR Milano, lavoro sicuramente importante e pregevole, quando dice a proposito delle monete di Verona " queste monete sono riportate da alcuni autori come emissioni della zecca di Verona ".

Certamente il voler aggiungere oltre a MEDIOLANI il VERONE sembra anche rimarcare questo sulla moneta.....quindi se è Verona....a voler guardare non dovrebbero starci sul MIR o Crippa o quanto meno a titolo dubitativo diciamo....vediamo se qualcuno vuole raccogliere lo spunto... :blum: e vedere in particolare le commessioni monetarie nel periodo di Gian Galeazzo tra Milano e Verona.....

 

Spunto decisamente corposo!!

Ovviamente la monetazione sicuramente veronese venne riformata sul metro di Milano, pensiamo al grosso da un soldo e mezzo con al rovescio S. Zeno (tra l'altro mi sembra che Gnecchi abbia pubblicato una comparazione tra questi pegioni ed il corrispettivo milanese, l'estratto si dovrebbe trovare in rete...).

Per quanto rigurda le emissioni con VERONE e PADVE i miei trascorsi di papalista mi portano subito a trovare una possibile similitudine con la genesi dei conii di Madonnine e Sampietrini: i conii venivano incisi a Roma ed erano poi distribuiti nelle altre zecche....possibile che già ai tempi di Gian Galeazzo si fosse adottata una soluzione simile??

 

Buona serata,

Antonio

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