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Inviato

Il concetto di nummo (gr. νόμος, dal quale deriva νόμισμα, moneta) appare in uso sin dagli inizi della monetazione romana ma con un significato poco definito e che nel tempo trova molteplici accezioni.

Isidoro di Siviglia (560-636) in merito alll’etimologia del vocabolo nummo, al quale attribuisce il significato generico di numerario metallico, nella sua opera Etymologiarum suggerisce che esso provenga dal nome di Numa Pompilio:

 

10. Moneta appellata est, quia monet nequa fraus in metallo, vel pondere fiat. 11. Nomisma est solidus aureus, vel argenteus, sive aereus, qui ideo nomisma dicitur, quia nominibus Principum effigiisque signabatur. Primus nummus ἄργυος nuncupabatur, quia quam plurimum ex argento percutiebatur. 12. Nummi autem a Numa Romanorum Rege vocati sunt, qui est primum apud Latinos imaginibus notavit, et titulo nominis sui praescripsit. 13. Folles dicuntur a saeculo, quo conduntur; a continente id, quod continetur, appellatum. 14. In nomismate tria quaeruntur: metallum, figura, et pondus. Si es iis aliquid defuerita, nomisma non erit. (Isidoro di Siviglia, Etymologiarum.. XVI,,18 De Auro, in Operum Divi Isidori, Madrid 1778, p. 418.)

 

Tuttavia l’etimologia proposta dal vescovo spagnolo è certamente infondata.

Secondo la Treccani, questo vocabolo viene da νοῦμμος che indicava l’unità del sistema monetario usato dai greci dell’Italia meridionale e della Sicilia.

Confesso la mia ignoranza, ma non sapevo dell'esistenza di una mnoeta magno-greca chiamata νοῦμμος . Di cosa si tratta?

@@acraf ha una straodinaria capacità di trovare bellissime immagini delle monete: potrà illustrarmi sul νοῦμμος ?

:)

 

 

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Inviato

In effetti la parola "nummo" è di origine greca, come già ritenevano antichi autori come Varrone e Polluce.

Allego la pagina 632 del Roman Republican Coins di Crawford che accenna al latino "nummus" a sua volta derivato dal greco.

 

post-7204-0-92253000-1428187441.png

 

Il termine noummos (o nomos) per i greci era l'unità del sistema monetario e in pratica corrispondeva al didramma. Ma spesso questo termine indicava più genericamente "moneta".

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Inviato

Grazie acraf. Quello che mi resta poco chiaro, sicuramente perché faccio confusione io, è che pensavo che l'unità di riferimento per la monetazione magno-greca di bronzo fosse la litra e che fosse espressa in litre o frazioni di litre. Oppure era espressa in nummoi?


Inviato

Per la verità in Sicilia, dove i Greci ragionavano in maniera un pò diversa dalla Magna Grecia, la locale moneta base del sistema monetario era la litra, corrispondente a 1/5 di dracma (o a 1/10 di didracma).

Per cui in Sicilia era possibile che il noummos nel senso stretto della parola fosse equivalente alla litra.

Manca una precisa testimonianza letteraria in tale senso.

La fonte storica che più si avvicina a tale assunto è Aristotele (Polluce IX, 87). Aristotele stimava il nummo pari a 1,5 oboli attici e c'era Festo che stimava una simile proporzione, calcolando 12 nummi = 3 denari. La litra (peso 0,874 g) si avvicinava all'obolo attico (peso 0,728 g), che era esattamente 1/6 di dracma. In fondo il nummo aristotelico (1,5 oboli) non era poi così lontano dalla litra (1,2 oboli).

Per estensione, nel passaggio al sistema monetario romano, il nummo latino era in origine il sesterzio (d'argento), del valore originario di 2,5 assi e peso di 1,1 g. E' interessante osservare che 1,5 oboli pesavano esattamente 1,09 g e quindi quasi come il primo sesterzio romano e lo scrupolo, che pesava esattamente 1,137 g

Personalmente ho sempre ritenuto che i Romani erano molto debitori nei confronti del sistema monetario siracusano (ai tempi di Ierone II) e sicuramente nella loro riforma denariale del 215 a.C. tennero conto di valori usati a Siracusa, che era allora importante alleata dei Romani.

Quasi venti anni fa scrissi un articolo sulla possibile genesi della metrologia denariale romana alla luce del vigente sistema siracusano... anche se bisogna sempre andare cauti quando si discute di metrologia...

 

PN 114-1997 Metrologia siceliota.pdf

 

 


Inviato

Ti ringrazio, Acraf, e ti auguro buona Pascua insieme alla tua famiglia.

 

Sul fatto che inizialmente per i romani nummo potesse essere sinonimo di sesterzio c'è un passo di Svetonio: “... in Gallia fana templaque deum donis refer ta expilavit, urbes diruit saepius ob praedam quam ob delictum; unde factum, ut auro abundaret, ternisque milibus nummum in libras promercale per italiam provinciasque divenderet”. (Sv., Divus Julius, 54,2)

 

Come puoi immaginare, sto scrivendo qualcosa sulla nascita del nummo quale moneta reale e non più come concetto generico e quanto tu mi hai detto lo incorporerò subito nell'introduzione dellarticolo che riguada l'etimologia del vocabolo nummus :)

Sono una sorta di buco nero che assorbo ogni notizia che trovo :) .... ma a differenza dei buchi neri astronomici, sono altrettanto pronto a mettere a disposizione degli altri le notizie che ho.

 

Quando mi metto a scrivere qualcosa, in testa non fanno che frullarmi idee su quello che sto scrivendo. Sono tre mattine che mi alzo tra le 3 e le 4,30 perché mi sveglio con qualche idea che m'è venuta alla mente e immediatamente mi viene voglia di mettere nero su bianco!

Sto cercando di mettere a fuoco il contesto monetario in cui viene la legge di Teodosio (perduta, ma sappiamo che ci fu perché richiamata poi da Valentiniano III) che stabiisce peso e valore del nummo (nel 388 dC). Per farlo sto creando un quadro della monetazione enea nel decennio 378-379. Mi rendo conto che la monetazione valentiniano-teodosiana di quegli anni è straordinariamente complicata: in termini terra-terra, è un gran casino!

Ci credo che mi toglie il sonno!


Inviato

Allora Buon lavoro...e buon riposo perché senza quello non puoi avere sempre la testa libera...

Roberto


Inviato

Ricambio di cuore gli auguri e raccomando pure io di riposarti per avere poi la testa più sgombra di pensieri......


Inviato

E' che quando mi metto a scrivere un articolo, mi eccito e non riesco più a distrarmi!


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