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IGNORED

E se donassimo ai musei le nostre collezioni?


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Inviato

Purtroppo la fantasia di antvwaIa e' tristemente reale.Quante Eveline ho conosciuto ............

 

......

QUARTO ATTO, Quarto quadro

 

La scena si svolge a Siracusa, nel piccolo alloggio di Evelina.

L'arzilla insegnante di Storia è in linea con i tempi. E' domenica sera ed è seduta alla sua scrivania sulla quale il PC è acceso.

Da tanti anni Evelina segue un forum numismatico: www.ilsesterzio.it. Non ha mai scritto un intervento: la sua timidezza glie lo ha sempre impedito. Però segue con attenzione le discussioni sui due temi di suoi interesse.

E' ancora in attesa di una risposta definitiva da Torino, ma il suo avvocato siracusano l'ha rassicurata. Le cose si stanno risolvendo bene, per lei. Quel sesterzio  da lei donato al Museo, ma solo quello, è stato sequestrato, ma la sua posizione stralciata e si va verso un non luogo a procedere. "Stia serena, signora mia bella!" le ha detto l'avvocato. Ma lei serena non è.

I denarini delle guerre sociali ha deciso che al museo romano non li donerà più. L'esperienza torinese le è bastata e avnzata!

E' da tempo che segue le discussioni che di quando in quando un forista avvia sui denarini delle guerre sociali. E' ben preparato quel forista del quale conosce solo lo pseudonimo: Picenum52. Pensa che forse è nato nel 1952, immagina che sia di Ascoli, una città che l'ha sempre incantata per la sua straordinaria bellezza. Ci ha pensato a lungo prima di farlo, ma ora è decisa. Anche se non sa chi sia, quesrto forista, che nome abbia. Ma ha percepito quanto ama le monete, con quanta passione ne parla. Ci si è identificata.

Ha preparato con calma il suo messaggio. Gli ha spiegato chi è, che ha questi venti denarini delle guerre sociali e che vorrebbe inviarglieli in modo che lui possa studiarseli per bene. Alcuni sono dei tipi inediti....

Ora ha pigiato il tasto di invio: alea iacta est!

 

Noriberto Araceli, è lui che stà dietro il nick Picenum85, legge il messaggio. Pensa in uno scherzo. Venti denarini delle guierre sociali? e chi li ha mai avuti?! Eppure nel lungo messaggio c'è qualcosa - non saprebbe dire cosa - che gli fa intuire che non è uno scherzo, che davvero una signora anziana e sconosciuta vuole fargli avere quei venti denarini per poterli studiare. Le risponde ringraziandola e dandole il suo nome e l'indirizzo.

 

Sono passati alcuni mesi. Noriberto ha ricevuto i denarini delle guerre sociali, se li è goduti a fondo, li ha fotografati nel migliore dei modi, pesati con esattezza, ben misurati nel loro diametro. Ha preparato un'ottima relazione che invia per email a Evelina.

Il giorno dopo le telefona: "Evelina, ha letto quanto ho scritto?". "Ma certo, Norberto: ha scritto un'ottima relazione e ha avanzato delle ipotesi che sono davvero interessanti e ben suffrafate dallo studio così dettagliato che ha fatto delle monete. Mi ha fatto davvero molto piacere". "Allora" prosegue Norberto, "ora glie li rendo". "Restituirmi i 20 denarini? E perché mai? Forse che la infastidiscono?".


Inviato (modificato)

tra l'altro a donare la collezione a qualcuno non ci sarebbero delle tasse da pagarci sopra a farlo legalmente ?

 

e chi riceve le monete come dimostra che sono sue e che provengono da vendite legali se le fatture sono a nome di un altro ?

 

se ci fosse una catena di donazioni tra generazioni di collezionisti il tutto si complicherebbe ulteriormente in quanto prima la moneta fu acquistata e poi passata di mano in mano senza / con notai e imposte ?

Modificato da coinzh

Inviato

tra l'altro a donare la collezione a qualcuno non ci sarebbero delle tasse da pagarci sopra a farlo legalmente ?

 

e chi riceve le monete come dimostra che sono sue e che provengono da vendite legali se le fatture sono a nome di un altro ?

 

se ci fosse una catena di donazioni tra generazioni di collezionisti il tutto si complicherebbe ulteriormente in quanto prima la moneta fu acquistata e poi passata di mano in mano senza / con notai e imposte ?

 

Alla prima domanda la rispasta è no, non deve pagare nulla su una donazione, sempre che non sia testamentaria. Chiunque è libero di regalare quanto gli appartiene, sempreché non pregiudichi i diritti dei suoi eredi legittimi

 

Se chi riceve una collezione in donazione ha un documento che dimostri l'avvenuta donazione, anche una lettera debitamente firmata che descriva in modo molto dettagliato e inequivocabile il contenuto della donazione, dal punto di vista legale è assolutamente in regola. Se poi risultasse che una o più monete della donazione sono di provenienza illecita, gli verrebbero sequestrate ma npn potrebbe essergli contestato né la ricettazione, né l'incauto acquisto (sempreché non sia una donazione fittizia)

 

Se poi la donazione diventasse una catena di donazioni, resterebbe valido quanto detto precedentemente.

 

La magistratura fa il suo dovere, è tunuta a farlo, ma ci sono tanti procuratori e tanti giudici che non hanno i paraocchi ma s'impegnano davvero ad applicare la legge e a fare giustizia, due cose che non sempre coincidono automaticamente, come dovrebbe essere.


Inviato

Scusate, forse io sarò un egoista, ma non sarebbe meglio lasciare le nostre piccole gioie ai nostri eredi ?

Io penso che la mia collezione è iniziata, o meglio si è innestata su quella di mio nonno, quindi perché non dovrei fare lo stesso ?

Qualcuno dirà "Ma se ai tuoi eredi non interessa? " Rispondo "Il collezionismo è una di quelle passioni che ha bisogno di stimoli, cioè deve essere in qualche modo insegnata agli altri. Dobbiamo fare in modo che chi ci seguirà sia abbastanza educato ed informato su questa tematica. Poi decideranno loro su cosa fare".

Non è giusto, secondo me, ne moralmente ne economicamente liberarsene a discapito dei nostri eredi.

Ma comunque tutti possono e devono fare ciò che si sentono.


Inviato

Grazie @@antvwaIa,

mi hai fatto passare una mezzoretta piacevole dandomi spunti interessanti

e immergendomi in un mondo lontano.

 

Io ho una piccola collezione e so già che prima o poi la venderò tutta , perchè

se anche ai miei eredi interessasse , io voglio che per raggiungere certi traguardi

facciano il loro percorso ed il loro cammino.

Non si arriva ad avere monete o medaglie importanti se prima non si sono

comprati o guardati tanti rottami o avuto in mano tanti sogni.

 

Gianluca

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Inviato

Scusate, forse io sarò un egoista, ma non sarebbe meglio lasciare le nostre piccole gioie ai nostri eredi ?

Io penso che la mia collezione è iniziata, o meglio si è innestata su quella di mio nonno, quindi perché non dovrei fare lo stesso ?

Qualcuno dirà "Ma se ai tuoi eredi non interessa? " Rispondo "Il collezionismo è una di quelle passioni che ha bisogno di stimoli, cioè deve essere in qualche modo insegnata agli altri. Dobbiamo fare in modo che chi ci seguirà sia abbastanza educato ed informato su questa tematica. Poi decideranno loro su cosa fare".

Non è giusto, secondo me, ne moralmente ne economicamente liberarsene a discapito dei nostri eredi.

Ma comunque tutti possono e devono fare ciò che si sentono.

anche la mia la comincio mio nonno trovando 2 monete da 10 tornesi nella campagna siciliana

Inviato (modificato)

@@antvwaIa  A te che non manca di certo il talento letterario, non potevi cercarti un nick più semplice da scrivere? :-)   Complimenti per i racconti, molto ben scritti, non so se sei uno scrittore di professione ma sei davvero molto bravo!

 

Il dilemma è grande e invade diversi campi, quello affettivo, quello economico, addirittura porta ad interrogarci sul senso della vita, come capita ogniqualvolta si pensa a qualcosa che dura oltre la vita di una persona.....

 

Le collezioni, si fa di tutto per accrescerle, per arricchirle, per proteggerle, si spera che interessino a qualcuno degli eredi (a cui in genere se non altro per spirito di contrarietà non frega nulla). Poi il grande problema? Che farne? Tutte le ricette sono valide ed hanno un senso, a seconda della sensibilità di ciascuno. E per restare in tema, ogni medaglia ha il suo rovescio: le dai allo stato che nemmeno sa proteggere il patrimonio che ha già, neanche ti ringrazia, qualche inserviente poco onesto ne può far man bassa; oppure metti in condizione un tuo erede "ignaro" di far contento qualche commerciante; oppure?

 

Se nessuno degli eredi le volesse conservare penso che il conferimento ad un'asta possa essere la soluzione migliore: lasci 2 righe dicendo di farle valutare da almeno 2 case d'asta per evitare stime "interessate" e le monete torneranno in circolo.

 

Se nessuna collezione fosse stata dispersa cosa avremmo mai potuto acquistare noi?

Dalla fine di una collezione l'inizio di tante altre, la passione per le monete e le medaglie non morirà mai!

Modificato da paulby
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Inviato (modificato)

@@paulby, sono molto d'accordo con le cose che scrivi. E mi dispiace esserlo.... :(

 

In quanto alla prima cosa che dici, il mio non è un nick ma il mio nome nel luogo dove vivo....

 

 

Credo che @@giangi_75it abbia toccato un tasto molto delicato. Si diventa collezionisti nel tempo, iniziando con poche monete e con tantissima passione. Ricevendole in eredità, molto probabilmente non saranno capite e apprezzate, ma rapidamente (e forse molto malamente) disperse

Modificato da antvwaIa
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Inviato

Anc'hio come Giangi 75 ho passato una mezzoretta piacevole leggendo le tue storie molto ben scritte come ti ha già detto Paulby.Io possiedo poche monete, ma riflettendo su quello che hai scritto penso non le donerò mai, le lascerò probabilmente ai miei eredi,le ho catalogate e ad ognuna ho messo il prezzo che le ho pagate.Quando non ci sarò più decideranno loro cosa farne,magari scocca anche a loro la scintilla e continueranno la collezione.Ciao


Inviato

Anc'hio come Giangi 75 ho passato una mezzoretta piacevole leggendo le tue storie molto ben scritte come ti ha già detto Paulby.Io possiedo poche monete, ma riflettendo su quello che hai scritto penso non le donerò mai, le lascerò probabilmente ai miei eredi,le ho catalogate e ad ognuna ho messo il prezzo che le ho pagate.Quando non ci sarò più decideranno loro cosa farne,magari scocca anche a loro la scintilla e continueranno la collezione.Ciao

potrei fare un copia e incolla di quanto hai scritto e pubblicarlo a mio nome; unica differenza, per ora non le ho ancora catalogate, ma lo farò presto.

un caro saluto.


Inviato

Io ho una collezione confusa e disordinata un po di tutto ma mi sto focalizzando sulle romane...pensate che mio padre ormai ci aveva quasi rinunciato quando ho cominciato ad interessarmi....ormai che e avvenuto il passaggio del testimone mi sembra lui quello disinteressato...mah...spero che con mio figlio avvenga lo stesso....se no ci si comprerà una bella moto e amen


Inviato

Bellissima discussione!

Io ho 36 anni e da circa 6 anni ho ripreso in mano, con interesse, una collezione di monete lasciatami da mio padre scomparso da molti anni.

Non ho mai mostrato interesse per questo suo hobby però lui non ha mai ipotizzato di lasciarle a qualcun altro se non a me e di questo lo ringrazio.

 

E costituisce anche un modo per ricordare una persona scomparsa.

 

Quindi non bisogna arrendersi con eredi poco interessati!

  • Mi piace 4

Inviato

@@antvwaIa@@paulby

Antvwala nella lingua del popolo presso il quale il nostro amico vive significa : anatra marina del sole.

Se ci pensate bene non è un nome o un cognome che si possa trasmettere.

Indica la persona, una sua qualità, una sua caratteristica peculiare.

Ammesso che il mio nome sia "corvo rosso", mia figlia non sarà chiamata corvo rosso o la figlia di corvo rosso.

Ho una piccola collezione di monete ma migliaia di libri.

Quando ho capito che mia figlia non saccheggiava la mia biblioteca, per il timore che disperdesse la biblioteca dove ho quasi perso i miei occhi, ho cominciato ha scrivere alcuni brevi pensieri su alcuni dei libri che ne fanno parte. Non su tutti, solo su alcuni, casualmente.

Le dirò che ho lasciato dei messaggi in bottiglia.

Sarà costretta a conservare unito il tutto sino a quando non avrà letto sino all'ultimo messaggio.

Sarà un tempo lunghissimo, durante il quale potrebbe innamorarsi perdutamente della mia biblioteca.

Che non chiamo la biblioteca di babele unicamente per il rispetto che porto all'autore dell'omonimo racconto.Polemarco

  • Mi piace 2

Inviato (modificato)

@@antvwaIa@@paulby

Antvwala nella lingua del popolo presso il quale il nostro amico vive significa : anatra marina del sole.

Se ci pensate bene non è un nome o un cognome che si possa trasmettere.

Indica la persona, una sua qualità, una sua caratteristica peculiare.

 

 

Qui devo smentirti. Anticamente,cioé sino alla fine dell'800 quando i cileni imposero occuparono le terre mapuche, sino ad allora indipendenti, ed imposero le loro regole anche in fatto di nome, i nomi mapuche erano formati da due parti, entrambe generalmente abbreviazione di parole. La prima coprrispondeva alla singola persona e la seconda parte al patronimico.

Quindi se si applicassero ancora le usanze, il mio nipote maschio avrebbe un nome terminato in Wala (lakutun), mentre una nipote femmina lo erediterebbe dalla nonna materna (chuchutun). Perché dal nonno paterno e dalla nonna materna è abbastanza complicato da spiegare, ma per i mapuche il rapporto nonno-nipote è più importante di quello padre-figlio.

Modificato da antvwaIa

Inviato

Prendo atto e mi dispiace.

Mi intrigava molto il riferimento all'anatra marina


Inviato

Il riferimento resterebbe :). Per esempio un nipote di Antvwala potrebbe ad esempio chiamarsi Lafkenwala (anatra del grande oceano), oppure Kvtralwala (anatra di fuoco).

Trovo molto interessante la particolare valorazione del rapporto nonno-nipote, tanto al maschile quanto al femminile.


Inviato

Sono nonno e quindi mi intriga il vostro rapporto nonno-nipote. Posso intuire che certi valori e retaggi culturali vengono trasmessi con maggiore facilità a un nipote piuttosto che a un figlio.

Al massimo apriamo e poi chiudiamo questa bella parentesi culturale, senza perdere di vista il complesso quesito sollevata da Antvwala.


Inviato

E' molto semplice la ragione. Di fatto i genitori hanno un'età produttiva e sono impegnati sul lavoro, per cui i bambini vengono allevati soprattutto dai nonni. Dare particolare enfasi a questo aspetto significa prendere atto di una realtà concreta. Nella cultura mapuche il bambino occupa sempre una posizione centrale.

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

La discussione si è fatta vivace :) e si ampliata. In un certo senso ora potrebbe titolarsi: Che cacchio ne sarà della mia collezione quando avrò raggiunto la pace dei sensi? Non intendo solo la pace dell'uccellino, ma una pace assai più amplia e definitiva, non superabile neppure con il v iagra.

Proviamo ad analizzare lo spettro delle risposte.

 

 

1º SEPOLCRO: donarla ad un Museo

 

Era un po' la mia proposta iniziale, sommersa da palate a palate di negazioni. Non mi aspettavo che fosse unanimemente condivisa, questo no di certo, ma neppure che fosse così unanimemente respinta. Infatti sino a un secolo fa, o poco più, questa soluzione sepolcrale sarebbe stata pressoché scontata.

Di fatto, tutti i nostri Musei nascono intorno alla donazione di una collezione privata, proprio perché, sino a cent'anni o duecent'anni fa, lasciare ad un Museo la propria collezione di una vita era la soluzione classica di qualunque collezionista.

Ora, invece, è una soluzione rifiutata.

Proviamo a vederne le ragioni, ovvero che cosa è cambiato in questi due secoli nel modo di vivere il collezionismo.

 

 

Il collezionista

 

Un tempo quasi solamente un aristocratico benestante, soprattutto benestante, si dava al collezionismo.

Il collezionista quasi sempre viveva di rendita. Ovvero non faceva un tubo, se non spendere le rendite ereditate e che continuavano a formarsi se aveva l'intelligenza di lasciare ad un buon amministratore la gestione dei suoi beni (e generalmente lo faceva). Dunque per quanto importante, il valore della sua collezione era relativamente trascurabile rispetto a quello della massa dei suoi beni mobiliari e immobiliari. Donando ad un Museo la sua collezione, non privava i suoi eredi legittimi di una parte cospicua dei suoi beni, ma solamente di una frazione marginale. Ovviamente se non aveva eredi familiari, a maggior ragione era stimolato a lasciare ad un Museo la sua collezione (e a una fonsdazione benefica i suoi immobili).

Oggi il collezionismo è diventato di massa e si è diffuso in tutte le classi sociali. Collezioni molto importanti e pregiate sono patrimonio di collezionisti che sono parte di un ceto medio-borghese: sono riuscite a formarle non perché avessero grandi disponibilità economiche, bensí grazie alla loro intelligenza ed oculatezza che gli hanno consentito di fare sempre gli acquisti giusti.

Ecco, però, che il valore della loro collezione, comparato con quello complessivo dei loro beni, generalmente non è marginale e, quindi, subentra un senso del dovere nei confronti della propria famiglia, non ritendosi in diritto di privarla di tale valore.

 

 

L'Istituzione Museale

 

La credibilità delle Istituzioni in questi ultimi due secoli è venuta progressivamente a meno, soprattutto negli ultimi cinquant'anni, sino quasi ad azzerarsi.

Forse i Musei hanno salvaguardato una maggiore credibilità residua rispetto ad altre Istituzioni: ma anch'essi hanno subito furti e la loro gestione è spesso deludente.

Un tempo, al vertice delle Istituzioni Museali per lo più andavano figure aristocratiche e molto benestanti, simili socialmente ai collezionisti, e spesso era proprio ad essi che veniva affidata la gestione di un Museo. Sempre si tratta di figure fortemente motivate: svolgono il loro ruolo mosse da una grande passione, non da una retribuzione di cui non hanno bisogno per la loro quotidianità.

Oggi vi sono funzionari, per lo più ben preparati o anche molto ben preparati, certamente assai di più dei loro antenati, La motivazione pesno che inizialmente fosse altrettanto elevata di quanto lo è la loro preparazione. Uno non studia archeologia se non ha la passione dell'archeologia: sa perfettamente che è una carriera che economicamente gli darà poche soddisfazioni. Ma una cosa è avere una remunerazione non particolarmente allettante, un'altra è avere uno stipendio da fame. Con poche eccezioni, i funzionari dei nostri musei sono pagati in modo indecoroso. Finché uno è giovane, può anche sopportarlo: ma quando ha alle spalle una famiglia con tutti i bisogni che ne derivano, ecco che a poco a poco una retribuzione vergognosamente modesta causa demotivazione anche sul lavoro.

Che ci siano funzionari disonesti, è possibile: ma penso davvero che siano eccezioni. Certamente c'è invece una grande maggioranza di funzionari la cui motivazione è giorno dopo giorno frustrata (ma non per questo totalmente compromessa) dalla situazione economica che non riguarda solamente le loro retribuzioni, ma i mezzi a disposizione, del tutto inadeguati rispetto anche alla copertura delle necessità di base di un Museo, quelle più elementari.

 

 

Da una lato, quindi, abbiamo un collezionista che per motivi economici è sempre meno propenso a donare la sua collezione ad un Museo e dall'altra abbiamo l'Istituzione museale la cui credibilità è in buona parte venuta a meno. La conclusione non puo che essere quella che è emersa in modo pressoché unanime nei vostri interventi.

 

Ci restano altri tre sepolcri da analizzare: donare la collezione a un "erede culturale" oppure lasciarla agli eredi legittimi (figli o nipoti) oppure venderla mentre si è ancora nelle facoltà di farlo.

Modificato da antvwaIa
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Inviato

io non condivido la tua analisi sui grandi collezionisti attuali. penso a due collezioni numismatiche importantissime: la collezione Gillet ("Kunstfreund" venduta alla Leu 1974) e la collezione greca Moretti che era esposta al museo delle antichità di Basilea. entrambi i collezionismi erano ricchissimi da quel che ne so io (anche se non so quanto valeva la loro collezione rispetto al loro patrimonio) ed entrambi abitanti in svizzera con la famiglia che finché loro vivevano sembrava interessata alle loro collezioni archeologiche.

 

Il collezionista che forse crede nell'interesse vero della famiglia alla sua collezione la lascia alla famiglia che in seguito la vende (liberissimi di farlo beninteso).

 

Se penso a quanti vasi greci ci sono al museo di basilea e quanti visitatori ha quel museo giornalmente (pochissimi) alla fine secondo me le monete della collezione moretti vengono più godute da chi se le è comprate all'asta (e che poi torneranno in altre aste) che da quei pochissimi visitatori che un grande museo come quello di Basilea ha.

 

in altri grandi musei archeologici europei secondo me il discorso è lo stesso: le monete esposte se le guardano in pochissimi.

 

non capisco perché tu escludi a priori la vendita all'asta della collezione come buona soluzione alla fine della vita di un collezionista.

 

io colleziono monete greche ma credo che se un collezionista mi donasse le sue monete greche troverei poche monete che interessano veramente a me.


Inviato (modificato)

No, Coinzh, non escludo l'alternativa della cessione di una collezione ad una casa d'aste. Semplicemente ho analizzato il primo caso, oggi molto raro, ma che un tempo era la norma.

Modificato da antvwaIa

Inviato

2º SEPOLCRO: donarla a un erede "culturale"

 

In realtà, questo sepolcro è un corollario del primo.

La figura del collezionista resta un po' la stessa: un personaggio benestante, culturalmente aristocratico, con forte motivazione sociale. Quando privando gli eredi naturali del valore patrimoniale rappresentato dalla sua collezione di fatto non vedono ridotto in modo importante i loro lasciti, oppure quando non vi sono eredi naturali, ecco che subentra la tentazione di donarla a un museo. Ma resta in esere la seconda parte del precedente sepolcro: la perdita di credibilità dell'Istituzione.

Ecco che allora scatta in modo quasi naturale il meccanismo di ricerca di un erede "culturale", ovvero di una persona , più giovane, nella quale vediamo la possibilità di portare avanti la nostra collezione o in termini materiali, arricchendola di altre monete, o, soprattutto, in termini culturali, cioè portando avanti studi numismatici associati al tema della collezione che siano di complemento alla collezione stessa.

Fondamentale è la scelta dell'erede "culturale", che può essere o meno una persona conosciuta personalmente dal collezionista, ma deve essere comunque una persona che ai suoi occhi goda di autorevolezza.

 

Emblematico al proposito è il comportamento di Evelina. Benestante anche se non ricca, di antica famiglia aristocratica dalla quale ne ha ereditato mentalità e modo di essere, il suo comportamento è quello di "vecchio stampo" e dona a un Museo una delle sue due collezioni.

Tuttavia subentrano delle situazione, delle quali il Museo non ha nessuna responsabilità, che compromettono agli occhi di Evelina la credibilità dell'Istituzione museale e a questo punto scatta il comportamento alternativo: la donazione ad un erede "culturale", che nello specifico è persona non conosciuta ma che a le pare avere quella credibilità che dianzi cerca nell'Istituzione.

 

E' anche interessante analizzare quale potrebbe essere la conseguenza comportamentale della donazione in chi riceve inaspettatamente la collezione.

Prima di tutto stupore per una donazione inattesa. Ma poi, con l'accettazione della stessa, sopravviene un impegno morale che è quello di farne "buon uso" in quello stesso modo che era l'intendimento del donante: accrescerla fisicamente ma soprattutto sviluppare intellettualmente l'argomento.

Per colui che riceve il dono, accettandolo ne accetta implicitamente l'impegno etico che esso suppone, ma nel contempo la disponibilità materiale della collezione diventa anche un enorme stimolo a soddisfare l'impegno etico correlato.


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