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Inviato

Per festeggiare la riunificazione delle zecche medievali d'Italia in un'unica sezione temporale, ho pensato di far partire una discussione che coinvolga tutti.

 

L'idea è questa: postare e spiegare la prima moneta coniata nelle varie zecche. Per le zecche già esistenti in epoca romana, varrebbe la prima moneta di epoca medievale. Alla fine, credo, potremmo avere una bella sequenza di monete... 

 

Arka

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Inviato (modificato)

Parto io con una "micro-zecca", a cui però mi sono dedicato e continuo a dedicarmi con grandissimo interesse: quella di Volterra. La storia della sua prima moneta medievale è veramente molto molto interessante, e altrettanto complessa. Sul tema mi sono espresso una volta, in un articolo di circa un lustro fa, sull'ultimo numero di Cronaca Numismatica, con i limiti dell'inesperienza di chi si è appena affacciato allo studio di una monetazione, e prima di me Ermanno Winsemann Falghera in un articolo di matrice locale, oltre ad altri autori come Cicali o Finetti in modo meno "monografico", all'interno di più ampie trattazioni.

La moneta è il denaro Volterrano, che nasce come imitazione del più diffuso lucensis. Lo scopo di un'imitazione è sempre molto chiaro: ricalcare le caratteristiche grafo-pondometriche con lo scopo di facilitarne l'ingresso e la circolazione sul mercato, come di fatto dovette accadere, sulla base di diversi rtrovamenti, tra i quali, a naso, ricordo quelli di Rocca S. Silvestro e Rocchette Pannocchieschi.

Già Lisini, e prima ancora Rossi, sollevarono il problema relativo a questi denari, che, tuttavia, trovava in quell'epoca soli riscontri documentali, anche a causa dello stato, in quegli anni, degli studi sugli imitativi del lucensis. Questa situazione portò alcuni studiosi di fine Ottocento ad ipotizzare che quei denari altro non fossero che moneta di conto.

Nell'articolo di Winsemann-Falghera, questi riporta le note relative alla visione di tutti i documenti allora noti (siamo negli anni Ottanta) a riguardo del devaro volterrano, delineando una datazione successiva al diploma imperiale del 1189, non riuscendo ad individuare quei documenti relativi agli ultimi anni Settanta di quel secolo, sui quali altri autori avevano basalto tesi su di una apertura autonoma della zecca.

La moneta volterrana è dunque, senza molti motivi di dubbio, coniata nel periodo immediatamente successivo al diploma: in un documento del 1194, Enrico VI vietava ai Fiorentini di accettare nel loro distretto monetam vulterrani episcopi; leggiamo infatti: “Ceterum precipimus vobis ut monetam Fulterrani episcopi in civitate vestra et districtu vestro nec recipiatis aliquatenus nec recipi permittatis, quia nos prorsus eam deletam habemus et cassatam”.

Dunque, pur trovandoci a constatare la sostanziale infondatezza documentale su cui, ad oggi, si baserebbe la teoria di una zecca pre-concessione, dobbiamo invece riconoscere l'esistenza di una moneta nei primi anni Novanta del XII secolo.

Il denaro indicato da Winsemann-Falghera non pare veramente essere attribuibile a volterra, e sembra, al contrario, un comunissimo denaro lucchese enriciano; quel denaro, che lui donò insieme ad una nutrita collezione di rarissime monete medievali ad una istituzione cittadina, risulta oggi perduto, come il resto di quella raccolta, e questo ne impedisce anche un'analisi più precisa, a fronte della foto pubblicata in quell'articolo che non appare perfettamente leggibile.

Al contrario, diversi denari da ritrovamento presentano, all'interno della C di LUCA un trattino orizzontale sufficiente a trasformare il genitivo in VVLT, trasformando la C in T. di questi denari, solo 7 me ne sono noti in collezioni private, di cui uno ne ho faticosamente reperito per la mia personale, che vi posto qui sotto.

Per una mappatura dei ritrovamenti, rimando alla tesi di laurea di Cecilia Pucci, che ha affrontato proprio il tema dell'archeo-numismatica in quel periodo.

 

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Chiedo cortesemente ai lettori di non utilizzare in altra sede questa immagine, perchè vorrei pubblicarla (spero presto) su uno studio più ampio sulla monetazione volterrana.

 

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Qui vi metto anche la sintesi grafica della moneta, che è anche particolare rispetto alle altre che ho visto per l'evoluzione della T, che si trasforma da una semplice C con il tratto ad una vera e propria T, evidenziando gli estremi del semicerchio ed attribuendo una forma più spigolosa.

 

Un caro saluto a tutti, 

Magdi

Modificato da magdi
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Inviato

Ringraziando Magdi per l'ottimo contributo, proporrei una lettura leggermente diversa delle lettere della moneta, che comunque non cambiano il senso di quanto illustrato.

 

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Inviato

scusami avgustvs, ho errato caricando la foto, perchè in un primo momento avevo fatto quella lettura, poi mi ero accorto dell'errore ed avevo rifatto l'immagine senza cancellarla dal computer... mea culpa :)

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Bello spunto anche questo, ci vorrebbe però poi un po' di partecipazione....lascio stare Milano questa volta e mi concentro su Pavia, presumo, vista la sezione, che debba iniziare da Carlo Magno ( anche se non mi dispiacerebbe cimentarmi anche su Desiderio sempre per Pavia....),lascio stare anche il  il tremisse stellato CNI1 e parto col denaro pesante di Carlo Magno, che poi ritroviamo anche a Milano e Treviso.

E' il tipo monogramma e nome della città in cerchio che ha un peso circa sul 1,70 gr.

Coniazioni che furono sicuramente abbondanti per il numero importante di conii conosciuti con un articolato sistema di identificazioni basato essenzialmente sulla presenza di globetti e simboli nella leggenda del rovescio.

Il tipo che posto è la variante col +PAPI . A ed è tratto da " Le monete di Pavia dalla riforma monetaria di Carlo Magno alla seconda metà del XIII secolo " " di Mario Limido e Giorgio Fusconi, è il denaro n.1 ed è quello che è presente nella Collezione Brambilla presso il Museo Civico di Pavia, nell'immagine c'è il confronto col disegno fatto dal Kunz come riportato nel libro di Camillo Brambilla " " Le monete di Pavia ", libro del 1887.

Spero in una buona partecipazione di tutti nel nome della divulgazione, in  questo caso sicuramente lo è e rappresenta il giusto tributo che dobbiamo dare alla figura di Camillo Brambilla, grande collezionista, insigne studioso, grande e virtuoso donatore che tanto ha dato alla numismatica pavese e italiana e che è giusto ogni tanto ricordare come esempio a tutti noi.

 

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Secondo Angelo Finetti, con il quale concordo pienamente (ma non solo io), la prima moneta emessa dal Senato Romano fu il provisino a titolatura Pietro II di Vico, Prefetto di Roma dal 1186. Lo studioso giunse a questa conclusione basandosi su un’attenta critica storica del periodo e un’analisi di ordine stilistico del tipo. E’ una fedele imitazione del denaro di Provins di Enrico II del quale mantiene la Y fra due mezzelune rovesciate, numero e forma dei denti del pettine, simboli agli angoli della croce, modulo, taglio dei caratteri epigrafici.

 

D\ PETRVS DEI GRATIA   croce patente: 1° bisante, 2° omega, 3° alfa, 4° bisante

 

R\ PREFECTVS . VRBIS     pettine a 12 denti dritti sormontato da Y fra due mezzelune.

 

Diam. mm. 19,5; peso g 0,97; tondello circolare

 

Chiedo scusa, non posto l’immagine per il semplice fatto che ne esiste un unico esemplare noto della ex collezione Muntoni (poi lotto n° 31 dell’Asta della ditta Montenapoleone di Milano 1 Marzo 1984) e non è più rintracciabile.

 

Tutto ciò è importante perché la datazione proposta revisiona la letteratura trascorsa.

 

Cari saluti e complimenti per la discussione ;)

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Inviato

Verso il 1271 Padova, in piena ascesa politica ed economica, conia la sua prima moneta. Il diritto di zecca le fu dato dall'imperatore Enrico nel 1049 (Passera L., La zecca di Padova, 2014), ma solo nella seconda metà del XIII secolo tale diritto venne sfruttato. Fu coniato un denaro, che veniva ad inserirsi nell'area monetaria della marca veronese, con le seguenti caratteristiche:

 

D/ + . CIVITAS ., stella a sei raggi

R/ + . DE PADVA ., stella a sei raggi

 

Mistura, g 0,21 - 0,36, mm 12-14.

 

Rif. CNI VI, 1 ss.; Passera 1 ss.

 

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Arka

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In attesa di altri contributi, due parole su Firenze, dove l'inizio delle coniazioni è riferibile, secondo la bibliografia moderna, al fiorino d'argento, con la prima tipologia, che notoriamente si distingue dalle altre per il nimbo liscio del Santo. Pare che questa emissione fosse legata ad accordi specifici tra le zecche toscane in relazione a peso e forma. Secondo alcune cronache, tuttavia, già Carlo Magno avrebbe battuto una moneta a Firenze con la sua zecca itinerante; la moneta in questione è nota in un unico esemplare, che, secondo molti, desta forti dubbi di genuinità, ma la cui falsità non risulta affatto comprovata. Non potendo pubblicare la foto della moneta, coperta ovviamente dal copyright, posto il link di un articolo, uscito su "Il Tondello" in cui quel pezzo è stato studiato insieme alle relative cronache.

 

https://www.academia.edu/5010401/UN_DENARO_D_ARGENTO_PER_FIRENZE_._Quando_arriv%C3%B2_la_Carovana_di_Carlo_Magno

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Ecco il mio contributo:

 

Zecca di Piacenza

PIACENTINO ANTICO (1140-1162)

 

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Si tratta della prima emissione dell’età comunale da parte della zecca di Piacenza.

Rispetto ai successivi mezzani, riconducibili alla medesima tipologia, si differenzia per lo stile dei caratteri (assai più “arcaici”), per il peso (che dovrebbe essere di circa 1,0 – 1,1 grammi) e per il titolo in argento (sicuramente superiore a 500 millesimi).

Sono a conoscenza di soli 4 esemplari (uno al British Museum di Londra e 3 in due collezioni private).

 

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Inviato

Mi inserisco in questa bella discussione postando le prime monete coniate a Macerata.

 

SI tratta di tre nominali (picciolo, mezzo grosso e grosso) coniati durante il pontificato di Giovanni XXII.

 

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D: croce patente - (croce) . PP . IOhANNES .

R: DVS a triangolo -  (croce) . VICESIMV . SEC .

 

 

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D: busto mitrato - * (croce) . PP . IOhANNES *

R: croce patente - (croce) . SALVE . SCA . CRVX .

 

 

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D: il papa in trono - (piccolo triangolo) . PP . IOh - ANNE(S coricata) (piccolo triangolo)

R: croce patente - (croce) (fiore) SALVE . SCA . CRVX (fiore)

 

 

Buona serata a tutti,

Antonio

 

 

 

 

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Inviato (modificato)

Bologna presente

 

Questo bolognino piccolo, pur essendo stato coniato per quasi 200 anni e' considerato uno dei primi tipi in base ai rinvenimenti di ripostigli.

 

Bolognino piccolo in mistura 1191-1236

 

D / +ENRICIIS, nel campo I.P.R.T in croce attorno a globetto

R / +BO.N (cuneo)O.NI, nel campo A di prima maniera tra quattro globetti

 

CNI 1,3

Chimienti 2

 

R3 per via del cuneo, secondo Chimienti che e' l'autore di riferimento per questa monetazione.

 

PS questa piccolina pesa meno di mezzo grammo e splende come in foto

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Modificato da giulira
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Inviato

Per restare in Emilia.....

andiamo a Ferrara.

Il Bellesia cita che che il comune nel 1164 ottenne da Federico I la conferma di tutti i privilegi già ottenuti con l'aggiunta di altri privilegi....nel diploma in questione non si accenna esplicitamente al diritto di battere moneta ma tutti gli autori, dal Muratori in poi (Bellesia compreso), considerano questo l'atto che pose il primo germe per la nascita della zecca di Ferrara. La prima citazione documentale di monete ferrarese viene fatta risalire dal Bellini a documenti del 1187, molti anni dopo l'ipotizzata concessione imperiale. 

 

La prima moneta emessa dalla zecca ferrarese fu il denaro imperiale o Ferrarese (anche Ferrarino).il cui valore era pari ad un dodicesimo del soldo ferrarese che, a detta del Bellini, rimase però come moneta ideale ed immaginaria.

La moneta al dritto riporta nel giro la legenda INPERATOR, nel campo le lettere F.D.R.C. che fanno esplicito riferimento alla concessione dell'imperatore Federico I.

al verso, nel giro la legenda FERARIA, nel campo la croce

dritto (ex asta Artemide)

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verso

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a presto

Mario

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Inviato

Bologna ottenne il diritto di zecca nel 1191 da Enrico VI e iniziò le proprie emissioni con il denaro bolognese (di cui al post #12 di @@giulira).

Il Bellini cita una memoria del 1193 in cui viene stabilita l'equivalenza fra il Ferrarese e il denaro bolognese. Seguirono altre convenzioni nel 1205 e nel 1209 miranti a stabilire e regolare il titolo e il peso delle monete ferraresi e bolognesi al fine di mantenerne l'equivalenza ma anche di contrastare la concorrenza di monete con minor titolo di fino emesse da zecche vicine (Parma).

ciao

Mario


Inviato

Dal nostro catalogo

 

"Una delegazione genovese si reca a Norimberga dove viene ricevuta da Corrado II di Svevia, Re dei Romani (Sacro Romano Impero della Nazione Germanica)...

... Corrado concede ai Genovesi il privilegio di battere moneta, con apposito diploma, in cui viene specificata la data del 1138. Per i Genovesi fu un vero motivo di orgoglio ed in segno di ringraziamento dedicarono a Corrado, per ben 500 anni, il Rovescio delle monete. Costituiva il soggetto del diritto delle monete il "Castello genovese", e lo fu ininterrottamente per 5 secoli. Castello a 3 torri, ma anche porta a due battenti con probabile riferimento al nome stesso di Genova (IANVA = porta). 
 
La prima moneta battuta fu il "denaro" (moneta in mistura argento-rame che rappresenta la dodicesima parte del soldo, a sua volta ventesima parte della lira) e la medaglia (o mezzo denaro)."
 
 
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Questa è l'esemplare della mia collezione che dovrebbe datare attorno al 1200. 

 

 

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Inviato (modificato)

Da Pavia a Ivrea, ma in questo caso per parlare della prima di Ivrea dovrò parlare necessariamente anche di Milano....

 

La prima moneta della zecca di Ivrea in termini cronologici di coniazione è un rarissimo denaro scodellato a nome di Federico I Barbarossa che imita il denaro imperiale scodellato milanese del II tipo, per intendersi quello coi trifogli, che oggi viene attribuito negli studi recenti di Marco Bazzini e Luca Ottenio, e in quello di Michael Matzke (anche se con un periodo più ristretto ), come coniato dal 1185 al 1240 circa fino a quando in pratica fu il denaro imperiale piano a sostituirlo.

 

La moneta della zecca di Ivrea, seguendo per iconografia, tipologia e stile quella di Milano, deve essere datata quindi tra la fine del XII secolo e la prima metà circa del XIII secolo, comunque dopo il 1185.

Le due monete hanno molte caratteristiche in comune : la scodellatura, la leggenda al diritto con FREDERICVS e nel campo IPRT ; al rovescio invece di MEDIOLANVM compare il segno di identità cittadino IPORIENSIS.

Rimangono come segni di differenziazione per la moneta milanese la presenza di trifogli e globetti, per quella di Ivrea il fiore a quattro petali e globetti, ma certamente la similitudine tra le due monete, anche solo visiva, è evidente.

 

da " La monetazione dell'Ivrea Comunale " di Mario Limido in Panorama Numismatico nr. 293, marzo 2014

 

DENARO IMPERIALE SCODELLATO, ZECCA DI IVREA

( da fine XII secolo a prima metà del XIII secolo circa )

Ag. , gr.0, 87, diametro 19 mm.

D/ + FREDERICVS nel giro esterno, nel mezzo I . P . R . T . intorno a fiore a quattro petali

R/ + IPO / RI . EN / SIS su tre righe, sopra e sotto due punti e fiore a quattro petali ( le due S sono coricate )

 

Bibl : CNI manca, MIR manca

 

Provenienza : Gabinetto Numismatico e Medagliere di Milano, rif. Brera 560, n. inv. M.0.9.7781 ( si ringrazia per il permesso di pubblicazione il Gabinetto Numismatico e Medagliere di Milano )

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Modificato da dabbene
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Inviato

Una domanda per @@Arka in quanto estensore della discussione....vale per tutte, tutte le zecche italiche medievali la discussione ? E se si, gli spunti sarebbero praticamente enormi...ci sarebbero spazi per parlare di ogni identità italica.....lo chiedo per essere sicuro di aver capito bene....

C'è anche da dire che già per quello che abbiamo visto, certe chicche...., vale già molto quello che c'è ....

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Inviato

Aggiungo la zecca di Castelseprio con questo tremisse coniato sotto Desiderio.

 

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Editions V. Gadoury
> Auction 2013
Auction date: 30 November 2013
Lot number: 271

Price realized: 8,500 EUR  (approx. 11,574 USD as of the auction date) 

Lot description:

Barbares - Lombards - Desiderius 757-773 - Tremissis, Castelseprio, 757-773, AU 1.08g. Avers : DNDESIDIRIVS Croix potencée.
Revers : FLAVIA SEBRIOI étoile à six rais. Ref : MIR 128, Bern 175, CNI 1/8. SUP, rarissime

Starting Price: 7500 EUR

 

Un altro esemplare, meno poroso:

 

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Nomisma - asta 45 lotto 583

 

CASTELSEPRIO Desiderio (757 - 773) Tremisse - CNI 1/8; MIR 128 AU (g 1,06) RRR

Grading/Stato: SPL

 

 

Buona giornata a tutti,

Antonio

 

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Inviato

@@dabbene. Sì, l'idea è proprio questa, vale per tutte le zecche. Spero che ci ascoltino anche gli appassionati di zecche meridionali come @@francesco77 e altri... 

 

Arka


Inviato

Allora.....speriamo nel contributo di tutti...di altre identità che conosciamo poco o meno.....le grandi discussioni si concretizzano come tali se poi ci sono le sinergie di molti, " La nascita del primo grosso " docet per esempio....


Inviato

le zecche meridionali, in realtà, sono quelle che conosco meno, dunque ogni intervento è ben accetto ! :D

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Inviato

Gli specialisti perdoneranno lo sconfinamento in terra veneta (che peraltro mi ospita con continuità e grande amicizia). 

Anche Treviso ha visto il passaggio di Desiderio Re dei Longobardi che lì ha aperto la zecca o perlomeno ha emesso moneta d'oro.

Nel link il tremisse. Dritto: (croce)FLAVIATARIISIOC (AV in nesso)

verso: (croce)DNDESIDERIVSRX (ND e RX in nesso)

http://46.137.91.31/web/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=NU&ID=5143&g=5

(non posto le immagini per non violare i diritti sulle stesse)

Ciao

Mario

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Inviato

Passo io allora a una zecca del sud e vado in Puglia a San Severo......, ne avevamo anche parlato sul forum e la storia di questa moneta è decisamente interessante.

Essendo la moneta una sola, tra l'altro in due soli esemplari, e un altro però ritenuto falso, mi sento di non sbagliare su quale fu la prima moneta di questa zecca :blum: e allora raccontiamo....

 

Nel 1903 il generale Giuseppe Ruggero pubblica una nota sulla RIN " Un tornese di Sansevero " in cui parla e descrive il pezzo ritenuto unico conservato nella Collezione Reale.

Si tratta di una moneta che era stata regalata al re quell'anno dal Sign. Emanuele Viviani di La Spezia.

Il Ruggero parla di coniazione della moneta in un momento di autonomia della città nel periodo di circa la metà del XV secolo.

Il Cagiati riprese successivamente l'argomento che venne poi inserito nel CNI con dati metrologici e immagine della moneta stessa.

Cagiati parla di Sansevero che non ebbe mai autonomia di diritto ma nel contempo dice che " in quei tempi era facile attribuirsela di fatto, per qualche tratto più o meno breve....." e il riferimento temporale è sempre la metà del XV secolo.

Due sono gli esemplari conosciuti, come già detto, dei tornesi di Sansevero, assomigliano a quelli di Campobasso, sono in rame e hanno fatture similari.

Il Ruotolo sostiene essere verosimile il fatto che il Conte Nicola di Monteforte nel periodo in cui fece battere monete in Campobasso lo fece anche per Sansevero.

C'erano degli intrecci parentali in tutto questo, il conte di Campobasso era genero di Paolo di Sangro, signore di Sansevero che aveva sposato la figlia Altabella.

Furono monete per lucro, certo differenti dai tornesi di Acaja che superavano una lega del 25% d'argento, il Ruotolo illustra anche l'altro esemplare che differisce da quello del CNI per le leggende con le rappresentazioni nei campi invertite.

Sempre il Ruotolo presenta anche un falso moderno e dice di averne visto un altro sempre opera dello stesso falsario ; ci sono anche falsi comunque per Campobasso.

Quindi una storia interessante, pochissimi pezzi, coniati per un brevissimo lasso di tempo, per lucro a quanto pare, con una zecca che non si sa bene dove fosse, forse nel centro abitato, una storia numismatica questa volta di una zecca poco conosciuta del Sud, allego le immagini tratte da " Il denaro tornese nell'Italia meridionale " di Davide Fabrizi....ora però passerei ad altri....scegliete voi.... :blum:

 

 

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