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IGNORED

LIRA


Risposte migliori

Ci ho pensato un po'... Volevo trovare un argomento comune che potesse dare un senso alla riunificazione delle varie realtà numismatiche italiane in un'unica sezione temporale (mancano le pontificie, ma spero che anche loro partecipino).

L'idea non sarà originale, anche se ho controllato se non ci fosse già una discussione simile. Al limite se avessi controllato male, avremo un doppione...  :pardon:

 

L'idea è questa: mi piacerebbe che gli utenti appassionati delle varie zecche d'Italia postassero e spiegassero la prima Lira coniata nella zecca a cui si dedicano. Alla fine dovremmo ottenere una bella sequenza di monete interessanti...

 

Arka

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Per gli stati sabaudi la prima lira fu quella coniata da Emanuele Filiberto.

 

 “Emmanuele Filiberto per gratia di Dio Duca di Savoia, […] Considerando quanto importi al bene pubblico, che il fatto delle monete sia con buoni ordini stabilito, abbiamo giudicato […] provvedere a tutti i disordini, che per addietro sono corsi, così nel modo di spendere esse monete, come nella maniera di fabbricarle, intorno alla qual cosa, […] Ci è paruto esser necessario a questo effetto di riformar, e stabilir di nuovo gli ordini della Fabbrica delle nostre monete, con li quali primieramente abbiamo provveduto, che esse monete possano star a paragone con quelle de’Potentati circonvicini […], oltre di questo si è procurato di restringer le specie di esse monete a un certo, e determinato numero, e che le pezze vengano a corrispondere tra loro nel valore, con proporzione tale, che agevolmente si possano moltiplicare l’une per le altre, e che ciascuna delle minori moltiplicata sempre, venga a costituire giustamente qual si voglia delle maggiori così d’oro come di argento, […] abbiamo stabilito […] gli ordini seguenti[…]. COSTITUZIONI Primieramente ordiniamo che tutte le somme […] negli Stati Nostri, così di qua come di là da’ Monti s’abbia a calcular, e a ridurre a nostra nuova moneta, cioè a scudi, lire, soldi, e denari[…]. Le nostre monete nuove saranno fabbricate di questa forma, e si spenderanno per lo valore sottonotato. Doppio Filiberto d’oro di suo peso vale lire 27; il peso sarà di dinari 21, e grani 21. Filiberto d’oro, di suo peso vale lire , e sarà al peso di dinari 7, e grani 7. Scudo di peso di dinari duoi e grani 14, vale lire tre. Lira d’argento di peso di denari nove, e grani venti traboccanti valeno soldi venti. Mezze lire di peso di denari 4e grani 22, soldi dieci, e sei valeno il scudo. Filiberto d’argento di peso di danari duoi, grani 11, vale soldi cinque, e 12 valeno il scudo.5 Soldo vale danari dodici. Quarto di soldo vale dinari tre. Dinari dodici al soldo. […] Dat. In Rivoli sotto il sigillo Ducale della Camera nostra alli 13 di marzo del 1562, e del Ducato nostro l’anno nono. Per il Duca nostro Signore a relazione delli Signori della Camera. Vista Solfo. P. Boschi. In Vercelli nelle stampe di Sua Altezza.”

 

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(Purtroppo non possiedo la moneta in questione, per cui allego il link del catalogo in modo da poter visionare esemplari originali: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-EF/58)

 

D/: Busto con corazza, volto a destra. Intorno “ + EM(MANVEL) FILIB(ERTVS) D(EI) G(RATIA) DVX SAB(AVDIAE) P(RINCEPS) PED(EMONTIS)”.

R/: Orizzontalmente, su due righe “ INSTAR / OMNIVM”, entro corona di quercia. Sigla sotto la legatura dei nastri.

Metallo: Argento

Diametro: 35 mm

Peso: 12,10 / 12, 77 g

Rif: Biaggi II pag 586 - 588 n. 425 (a-m); CNI I pag 196 n. 82; pag 198-199 n. 99-102; pag 200 n. 110; pag. 201 n. 123; pag 213 n. 221-222; pag. 215 n. 238-239.

Note: Coniata al titolo di 21,21 carati, al taglio di 19 e 1/3 pezzi al marco, nelle zecche di Aosta, Asti, Bourg-en-Bresse, Chambèry, Moncalieri, Nizza, Torino e Vercelli. Si conoscono varianti in base alla data e alla zecca.. Il motto del R/ è una citazione di Cicerone (“Plato mihi unus instar est omnium”- Bruto, 191) e può essere tradotto liberamente come “Uguale per tutti”, alludendo alla riforma che unificava il sistema monetario dei territori al di qua e al di là delle Alpi. Incisore dei conii fu Alessandro Cesati, detto “Grechetto”, perché nato a Cipro; operante nella zecca dei Farnese, fu chiamato alla corte del Duca nel 1561. Si conoscono esemplari datati 1561, senza segno di Zecca (ma coniate a Vercelli), ritenute delle prove, in quanto il corso della lira venne stabilita solo nel 1562.

 

La riforma della monetazione rientra nell'ambito della ricostruzione dello stato Sabaudo che iniziò Emanuele Filiberto.. Essa prese corpo con le Patenti del 13 marzo 1562 che prevedevano l’adozione di un’unica monetazione, che aveva corso sia in Piemonte che in Savoia, e la riduzione dei tipi monetali che avrebbero avuto un rapporto definito e fisso tra loro. Veniva sostituito, quindi, il sistema di conto dei Fiorini, Grossi, Quarti e Denari con la Lira, composta di venti Soldi equivalenti a duecentoquaranta Denari. Prendeva, così, “vita” negli Stati Sabaudi, la lira, originariamente unità di peso e successivamente, con la riforma di Carlo Magno, moneta di conto. I tipi prodotti dalla riforma sono i seguenti: Doppio Filiberto d’oro 27 lire d’argento Filiberto d’oro 9 lire d’argento Scudo d’oro 3 lire d’argento Lira d’argento 20 soldi Mezza lira d’argento 10 soldi Filiberto d’argento (quarto di lira) 5 soldi Soldo di biglione 12 denari Quarto di soldo di biglione 3 denari Denaro di biglione Un sistema quindi basato su tre specie metalliche (oro, argento e biglione o mistura), su tre tipi monetali per ciascun metallo e sui multipli del tre per quel che riguarda le monete auree: Chiaudano non esclude una valenza simbolica, di natura superstiziosa. Questo sistema, probabilmente, si ispirò al sistema monetario fiammingo (… au dict pays de Fiandres ilz marcandent a Livres, Solz et Deniers…) Il titolo della Lira era fissato a denari 10.18, cioè la media ponderale tra la bontà del Testone di Savoia e quello di Piemonte. Per evitare, tuttavia, che la moneta minuta (soldi, quarti di soldo e denari) prendesse la via dell’estero, dato l’intrinseco in argento, ne fu leggermente ribassato il titolo (6 grani per 20 pezzi).  La riforma, inoltre, inizialmente, prevedeva il ritiro dei pezzi facenti parte del vecchio sistema monetario, tuttavia, per mancanza di una quantità sufficiente di nuove monete, all’atto pratico, queste ultime affiancarono, ma non sostituirono mai completamente le precedenti, tanto che, fu autorizzata, anche dopo il 1562, la coniazione di Fiorini in argento, quarti di Piemonte e Forti. Alla morte di Emanuele Filiberto, il figlio Carlo Emanuele I ripristinò l’antico sistema, riservando quello del 1562 ai soli conti dello Stato

Modificato da Littore
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Se la memoria mi assiste, la lira cessa di essere una moneta di conto e viene coniata realmente a Venezia dal doge  Nicolò Tron nel 1472 e assume proprio il nome di lira Tron. Si tratta di una moneta di circa 6.50 gr. di alto titolo (circa 948/1000)

 

 

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Buongiorno,

 

questa dovrebbe essere la prima coniata a Firenze sotto i Medici.

 

descrizione:

 

Firenze

 

Cosimo I de’Medici, 1536-1574. II periodo duca della Repubblica di Firenze, 1537-1557. Lira, AR 4,76 g. COSMVS MED R P FLOREN DVX II Busto giovanile a d. Rv. IN VIRTVTE TVA IVDICA ME Il Giudizio Universale. 

 

 

primo periodo, dove Cosimo era Duca di Firenze e non Granduca di Firenze e Siena e della Toscana.

 

moneta molto rara e conosciuta in pochi esemplari.

 

il Busto sul diritto è giovanile, senza barba, non ha la corazza, nel rovescio invece vi troviamo la rappresentazione del giudizio Universale.

 

 

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Bella discussione, rappresenta un po' quello che si vorrebbe ogni tanto fare sul forum, condividere argomenti comuni e monete, ognuno dando un proprio contributo per le conoscenze personali.

A Venezia il 27 maggio 1472 parte" la lira tron " sotto il Doge Nicolò Tron, è un pezzo di buon argento che doveva valere i 240 denari veneziani del tempo ; quello che il Cipolla chiama " la materializzazione del fantasma della lira " avviene ora e si concretizza quella che da Carlo Magno in poi era l'unità di conto a cui si rapportavano le monete, cioè la lira.

Milano segue velocemente l'esempio veneziano e nel documento del 4 giugno 1474 avviene l'introduzione del " grosso da 20 soldi " detto anche grossone o testone.

Il testone avrebbe dovuto avere un valore pari a 240 denari imperiali milanesi, Galeazzo Maria Sforza tenta quindi di concretizzare il tentativo che però non ebbe nel tempo il risultato sperato.

La bontà del metallo venne trascurata e solo 40 anni dopo il testone di Carlo V avrà un valore non più di 20 soldi, ma di 30 soldi.

Sotto il testone di Galeazzo Maria Sforza di Milano.

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Visto che la discussione è intotolata "lira" vorrei postare una curiosità, se poi era già riportata nel nostro forum..chiedo venia.

A Rieti c'è  Il Monumento della Lira fu inaugurato il 1° marzo 2003 in Piazza Cavour.
La Statua fu creata sul progetto di Daniela Fusco dalle Fonderie Caggiati di Parma;
come materiale per la fusione della Statua sono state usate 2.200.000 monete da 200 lire.

 

 

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Inserisco un passo sull'origine della lira, non si parla ancora di moneta coniata, ma penso renda l'idea sul principio di tale termine....

 

Nella storia monetale europea assume grande rilievo la riforma di Carlo Magno; questa ultima stabiliva «il monometallismo argenteo e istituiva come unica moneta legale il denaro argenteo di cui le zecche dovevano consegnare 240 pezzi per ogni libbra di argento ricevuta» (Cipolla, 1976, p. 20).

La lira origina da un peso: un peso che i Romani chiamavano libbra e che doveva equivalere all’incirca a 325 dei nostri grammi. Questa libbra aveva già allora legami di parentela con il mondo monetario perché era con riferimento ad essa che si usava determinare il piede delle varie specie monetali. Ma non era una moneta (Cipolla, 1976, p. 19).

La libbra entrò nel sistema monetale a seguito della riforma di Carlo magno che si può collocare fra il 781 e il 794. A dire il vero, la riforma non modificava il carattere della libbra di misura di peso, non le attribuiva cioè quello di moneta. A seguito della riforma, la nuova unità monetaria diveniva il denaro d’argento che, nonostante all’inizio sembrasse, dato il peso di 1,7 grammi, una moneta troppo di valore per le transazioni quotidiane, spesso poteva capitare di doverne concludere di veramente ingenti e in un tale contesto, ben si capisce, come nascesse la necessità di una unità più grossa. E sebbene spesse volte si usasse far computo con altre merci di valore unitario più elevato, si sentiva l’esigenza di una unità condivisa, di un multiplo fisso del denaro. E così, senza imposizione alcuna da parte di autorità, la gente trovò comodo utilizzare la libbra come multiplo ideale di conto. «Siccome da una libbra (peso) di argento la gente otteneva alla zecca 240 denari, invece di dire per esempio 240 denari la gente preferì dire 1 lira, e invece di dire per esempio 2163 denari la gente preferì dire più semplicemente 9 lire e tre denari» (Cipolla, 1976, p. 21).

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e ancora....

 

Questo strano fantasma rappresentò comunque al suo nascere l’unità di misura dei valori di tutto o quasi l’Occidente cristiano del tempo. Dalle rive britanniche della Manica, alla corte di Acquisgrana, alla pianura padana, alle colline toscane, la lira d’argento fu la comune unità di misura dei valori e dovunque essa significava 240 denari. Le conquiste territoriali dei Carolingi ed i loro rapporti coi re di Mercia e di Kent avevano saputo fare dell’Occidente cristiano un’unica area monetaria che si distingueva da un lato dall’area monetaria bizantina e dall’altro lato dall’area monetaria musulmana (Cipolla, 1976, p. 22).
 
Ai primi decenni del secolo XI la lira iniziò un progressivo processo di decadimento che, in realtà, non si sarebbe più fermato. Nel loro processo di caduta, i denari delle varie zecche perdettero ogni allineamento fra loro. Forse espressione del particolarismo politico e amministrativo, importante è dire che da questo momento in poi, la linea dei movimenti del denaro e della sua fantomatica compagna non fu più unica. «Una volta staccatisi e differenziatisi tra di loro i denari, comparvero tante lire quanti erano i diversi denari» (Cipolla, 1976, p. 30).
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La domanda che uno potrebbe porsi a questo punto è perchè Venezia e poi Milano arrivarono per prime a queste monete ? Ovviamente la materia prima, in questo caso l'argento, fu la primaria necessità, e Venezia e Milano erano vicine alle ricche miniere sassone - boeme e del Tirolo.

Divennero quindi centri primari di transito e di smistamento dell'argento in cambio di merci che invece finivano in Germania.

Ed è altrettanto vero che se alla fine del quattrocento altre zecche volevano argento dovevano in prima battuta rivolgersi a Venezia e Milano.

Disponibilità di argento voleva dire pensare e poter fare monete, di modulo maggiore, peso e titolo, la situazione poi cambierà, ma sicuramente l'esigenza di  una risposta monetaria all'ampliamento dei mercati, all'aumento dei consumi, e a un maggior circolante doveva essere data e successivamente altre zecche si adeguarono come spesso poi accade....

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Fondamentalmente è da tenere in considerazione un fatto.

 

In Italia, più in particolare nella parte centro-settentrionale, fra gli inizi del secolo XI e la fine del XII, la popolazione aumentò e si verificò contemporaneamente un deciso processo di sviluppo economico. Si passò dunque ad una economia più spiccatamente monetaria e ben si comprende come, in un contesto del genere, la necessità di moneta crescesse. Me se in una situazione del genere si potrebbe dire che si era di fronte ad una decisa tendenza espansiva della domanda di moneta, di contro, l’offerta di metalli preziosi si dimostrò anelastica e dunque incapace di sopperire alla crescente domanda d’argento per scopi monetari.

 

In condizioni simili, generalmente si cerca di trovare una soluzione fra le seguenti: trovare sostituti alla moneta metallica nelle tradizionali forme della «moneta primitiva», trovare sistemi e metodi di pagamento evoluti che facessero risparmiare i rari mezzi di scambio esistenti ed aumentassero l’efficienza del sistema monetario, svilire l’intrinseco della moneta metallica aumentando il numero dei pezzi in circolazione. In pratica tutti e tre i metodi vennero implementati, ma il primo ed il secondo risultarono rispettivamente inadatti ed insufficienti. La società italiana fu costretta a ripiegare sul terzo metodo e dunque il denaro e la lira furono progressivamente sacrificati.

 

Ma il decadimento del denaro portava nelle tasche degli utilizzatori una moneta sempre più piccola, fragile e quindi scomoda da usare. Dovute a questo fatto, dalla metà del secolo XII iniziarono ad essere vive delle istanze riformatrici (1150-1252). E si iniziò in Lombardia colla riforma di Federico I.

 

A questa ultima seguì quella di Venezia.

 

Spero di non essere andato fuori tema... ho inserito qualche considerazione che anticipa l'oggetto della discussione; quello che è bene rilevare, è che dopo questi passaggi brevemente descritti la situazione era matura e da qui alla coniazione della lira.... il passo fu breve....

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Buongiorno,

 

questa dovrebbe essere la prima coniata a Firenze sotto i Medici.

 

descrizione:

 

Firenze

 

Cosimo I de’Medici, 1536-1574. II periodo duca della Repubblica di Firenze, 1537-1557. Lira, AR 4,76 g. COSMVS MED R P FLOREN DVX II Busto giovanile a d. Rv. IN VIRTVTE TVA IVDICA ME Il Giudizio Universale. 

 

 

primo periodo, dove Cosimo era Duca di Firenze e non Granduca di Firenze e Siena e della Toscana.

 

moneta molto rara e conosciuta in pochi esemplari.

 

il Busto sul diritto è giovanile, senza barba, non ha la corazza, nel rovescio invece vi troviamo la rappresentazione del giudizio Universale.

Moneta affascinante,stupenda.Non si deve aggiungere altro :good:

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Certo che pensavo che le lire coniate in Italia fossero parecchie di più...  :unknw:

 

A proposito della Lira Tron postata da Liutprand nel post n.3, forse non tutti sanno che è l'unica lira veneziana con il ritratto. Infatti appena morto il Tron, le autorità veneziane stabilirono che il doge potesse essere rappresentato solo nel modo tradizionale, ovvero in ginocchio davanti a S. Marco.

Così ci siamo persi una sequenza di ritratti interessantissima.

 

Arka

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Milano e Genova sono legate, è il momento degli Sforza di Gian Galeazzo Maria Sforza ( 1488 - 1494 ), compare sul mercato la lira genovese o il testone da 20, in questo momento la moneta diventa lira effettiva con i suoi multipli , il due lire, e frazioni come la mezza lira e il quarto di lira.

E ' un momento in cui traffici e le transazioni aumentano anche a Genova, Gian Galeazzo aumenta le tipologie di monete esistenti e la disponibilità di moneta corrente.

Sono monete a Genova i testoni da un quarto di scudo, vennero però chiamate lira solo con Ludovico il Moro, moneta molto rara ma presente in gran numero di varianti ( esattamente 17 sul CNI).

Forza....e coraggio :blum:

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A Ferrara abbiamo invece il quarto di Ercole I d'Este, moneta che viene inserita nelle grida reggiane del 1502, in realtà la data di emissione fu precedente alle grida.

I quarti di Ferrara sono valutati 18 soldi e 3 denari come quelli di Milano, Mantova e Genova, mentre quelli di Bologna valevano solo 18 soldi e quelli di Savoia 17 soldi e mezzo.

Così intanto qualche carta in più l'abbiamo intanto messa.

Ferrara arrivò tardi a emetterla rispetto alle altre zecche,in realtà nel 1493 emise un'altra, tra l'altro altamente simbolica moneta, l'idra, più leggera di due grammi, ma probabilmente si dovette poi adattare al panorama monetario se poi conia un'altra moneta più pesante.

Quindi Ferrara segue questa corsa intrapresa da altre zecche precedentemente Milano, Bologna, Genova e Mantova.

Bellesia ritiene che l'emissione delquarto ferrarese sia databile al 1498, è una moneta che diventerà un must della nostra monetazione, dall'alta simbologia, oggetto di studi, dall'iconografia che richiama addirittura Leonardo da Vinci.

Quindi una moneta che è collegata molto anche a Milano, ma i legami sono tanti, Reggio, Mantova, le altre zecche.

Una moneta non è mai sola, non nasce per caso, questa deve essere inquadrata in un complesso sistema monetario in atto e nei vari collegamenti tra ducati .

 

Per chi vuole saperne di più sulla moneta specifica c'è stata questa bella discussione sul forum, che probabilmente non ebbe il giusto riscontro che avrebbe meritato, per la moneta ovviamente di cui stiamo parlando :blum: ,quindi la ripropongo e magari avrà maggiore attenzione e nel contempo ripropongo la moneta stessa che ripeto rimane una delle più belle e singolari dal punto di vista iconografico e simbolico secondo me della nostra monetazione.

 

http://www.lamoneta.it/topic/131811-il-cavallo-di-ercole-i-deste/

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"(mancano le pontificie, ma spero che anche loro partecipino)." Perchè escludere le pontificie? Nel loro piccolo anch'esse possono partecipare! A Bologna, sotto il pontificato di Clemente X venne emesso un nominale da una lira a suo nome  dal peso di circa 6,4 g d'argento, credo che questa possa essere definita la prima Lira pontificia che si affermò poi come unità monetaria unica dello stato Pontificio con la riforma di Pio IX nel 1866.

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Dunque se parliamo di zecche fu la Zecca di Bologna ad emettere una moneta da una lira se non proprio pontificia almeno a nome di un pontefice , mentre a Roma la Lira pontificia vide la luce molto, molto più tardi  e solo con l'allineamento voluto da Pio IX all'UML pochi anni prima dell'annessione al Regno d'Italia

Modificato da Ramossen
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Dunque se parliamo di zecche fu la Zecca di Bologna ad emettere una moneta da una lira se non proprio pontificia almeno a nome di un pontefice , mentre a Roma la Lira pontificia vide la luce molto, molto più tardi  e solo con l'allineamento voluto da Pio IX all'UML pochi anni prima dell'annessione al Regno d'Italia

una breve 'zirudela'

 

La prima lira di Bologna fu emessa nel 1529 sotto il pontificato di Clemente VII, quello del sacco di  Roma. Tempi duri. La moneta non era pero' a nome del pontefice non recando nessuna menzione a questo. Non era neanche di tipo pontificio in quanto riporta al dritto lo stemma comunale e il busto stante del santo protettore. Era in effetti una coniazione di necessita' o d'urgenza.

 

Bologna, Clemente VII, lira

peso 11,67 g materiale argento alla lega bolognese del 820/1000

 

le legende:

D/ COGENTE INOPIA REI FRUMENTARIE

R/ EXCOLLATO AERE DE REBUS SACRIS ET PROPHANIS IN EGENORUM SUBSIDIUM M D XXIX BONONIA

 

da qui si puo' gia capire molto, io pero' mi fermo qui per ora, in attesa di aver il tempo di raccontare la seconda e ultima puntata e di postarvi il famoso tondello.

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Awards

Ripartiamo da sacco di Roma.

Episodio tragico e devastante per la citta', avvenuto poco prima,  nel 1527.
Anche i bolognesi furono colpiti dalle scorrerie dei Lanzichenecchi che avevano setacciato tutta l'Italia.
In particolare il 1529 venne ricordato nella storia della citta' come uno dei piu' funesti per i numerosi flagelli che afflissero la popolazione: carestia, peste, stragi e saccheggi retaggio delle guerre che avevano devastato l'Italia.

Era tanta la miseria del popolo che si videro nobili accorrere a San Petronio a portare denaro, gioie, viveri, oggetti preziosi da distribuire ai piu' bisognosi.
L'ironia di tutto cio' e' che l'anno successivo sarebbe stato un dei piu' importanti, vedendo l'incoronazione di Carlo V in San Petronio, con fontane dove scorreva vino e giganteschi spiedi sparsi per la citta' dove si distribuiva carne arrostita alla plebe.
Ma questa e' un'altra storia...
Nel 1529 invece i conventi si spogliarono di ogni arredo sacro con cui si batterono in zecca delle apposite monete d'oro e d'argento.
Sul rovescio delle monete fu raffigurato un piccolo cane con una torcia in bocca, simbolo parlante dei Domenicani ("Domini Canes" = cani del Signore) che piu' si erano distinti nelle offerte.
Per produrre rapidamente le monete necessarie fu scelto un grosso modulo in modo da ridurre considerevolmente il loro numero.
La moneta d'argento in particolare venne chiamata Lira della carestia ed e' una delle monete bolognesi piu' famose e ricche di storia.
Alcune di queste lire furono riconiate nella prima meta' del '700 per volere dei frati domenicani bolognesi in prossimita' del
bicentenario di emissione. Quelle riconiate si riconoscono per la freschezza del conio, non avendo mai circolato e per il tondello ritagliato a fustella e quindi perfettamente rotondo, mentre gli originali venivano tagliati con le cesoie.

Questo esemplare e' passato in asta da Varesi nel 2012 e non mi sembra affatto  male data la rarita'

 

PS Ho preso liberamente da Traina e da Chimienti che mi sembrano due ottime fonti :)

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Awards

Prima che finisca questa discussione nei meandri della seconde e terze pagine :blum:, vorrei fare un tentativo per coinvolgere altri e per cercare nel contempo di ampliare le mie conoscenze....

E' una discussione nata per unire e festeggiare l'unità delle realtà numismatiche italiche, festeggiamo allora questo intento di globalizzare e capire i fenomeni monetari in ogni ambito, e allora mi sorgeva una domanda che giro ad altri, ma la lira a Napoli ci fu ?

Prendo il MIR Napoli di Davide Fabrizi e vedo che ci sono 3 testoni raffigurati R/5, sono sotto Carlo VIII ( 1495 ), è un momento veramente limitatissimo, però coincidente con l'avvento delle altre lire viste prima, però le monete le vedo, possiamo accostarle alla lira e soprattutto sono da attribuire alla zecca di Napoli o a una zecca francese ? Mi sembra che i dubbi possano essere più che legittimi in particolare per la zecca....spero in qualche esperto e conoscitore di monete napoletane ovviamente ....

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La prima lira moderna a Milano è progettata nel 1806, prevista per l'emissione del 1807 e battuta nel 1808. I conii furono già approntati nel 1807 ma per qualche ragione di zecca non furo no battuti esemplari ed il conio già punzonato fu poi coretto con la data dell'anno successivo. Si nota in questo esemplare la correzione dell'ultima cifra della data da 7 in 8.

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  • 1 anno dopo...

La prima lira moderna a Milano è progettata nel 1806, prevista per l'emissione del 1807 e battuta nel 1808. I conii furono già approntati nel 1807 ma per qualche ragione di zecca non furo no battuti esemplari ed il conio già punzonato fu poi coretto con la data dell'anno successivo. Si nota in questo esemplare la correzione dell'ultima cifra della data da 7 in 8.

Complimenti ! Esemplare molto bello e raro, Gigante 2016 lo cataloga R4, io ho questo in collezione con 8 ribattuto su 7 che è decisamente assai più brutto, ma meglio di nulla...

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