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Supporter
Inviato (modificato)

Carissimi, 

nei miei studi personali sulla monetazione medioevale siciliana, ogni tanto capita di imbattersi in apparenti "ipse dixit" numismatici,

o comunque in catalogazioni in cui almeno a me non è chiara la motivazione.

Nel caso particolare mi riferisco la denaro e al doppio denaro di pietro d'Aragona, coniata durante la guerra dei vespri.

la domanda che mi pongo è il motivo della catalogazione come denaro e doppio denaro.

Nel regno precedente di pietro d'Aragona, il peso teorico del denaro è 0.76 g.

durante il regno di Giacomo d'Aragona il peso teorico è di nuovo intorno agli 0.7

Orbene il supposto denaro di Pietro d'Aragona pesa circa 0.4 mentre il doppio denaro circa 0.8

onestamente sulla base dei pesi mi sembrerebbe più logico identificarli come mezzo denaro e denaro.

 

Non ho informazioni riguardo eventuale documentazione d'epoca e non conosco articoli che hanno affrontato l'argomento, per cui certamente mi mancano informazioni importanti per capirne di più.

Se avete modo sarebbe interessante discutere qui la problematica e magari citare eventuali articoli di riferimento.

Termino con due foto, tratte dal catalogo lamoneta, dei suddetti denari e doppi denari. 


Fonte Cataloghi Online
 
Fonte Cataloghi Online 


Fonte Cataloghi Online  

Fonte Cataloghi Online

Modificato da azaad

Inviato

@@azaad se fosse corretto il tuo pensiero dovrebbero cambiare le definizioni di tutti i Denari aragonesi siciliani e dovrebbero chiamarsi mezzi Denari.

I Denari aragonesi hanno peso che mediamente varia da gr.0,45 a gr.0,80.Il Doppio Denaro che troviamo solo con le coniazioni di Costanza di Svevia e Pietro d'Aragona ha un peso quasi stabile di gr.0,90 e comunque difficilmente scende sotto i gr.0,86.

In ragion del fatto che vi siano monete di peso che varia da gr.0,45 a 0,80 è stato,probabilmente,giudicato chiamarle Denari.

 

--Salutoni

-odjob  

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Inviato

Eppoi credo che il titolo d'argento sia superiore nei doppi denari. Almeno apparentemente i doppi denari sembrano d'argento mentre i denari sono di rame.

  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Quesito a mio avviso molto interessante ed ancora meritevole di approfondimenti.

 

A riguardo questa particolare coniazione, cosa rara, esiste un documento che però, per stessa ammissione del Trasselli, è tutt'altro che chiaro.

 

Mi limito a riportarne la trascrizione dal De Rebus Regni Siciliae e poi magari lascio la parola agli esperti della monetazione siciliana.

 

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Sembrerebbe quindi proprio il documento che ordina questo particolare denaro che doveva essere scambiato a 20 per tarì e la sua medalia, cioè la sua metà ed il suo quarto ( quest'ultimo mancherebbe all'appello) se il documento è stato ovviamente ben interpretato. Le mie conoscenze però sulla monetazione siciliana sono fortemente limitate quindi lascio la parola a chi più esperto.

 

Ovviamente se ho detto castronerie invoco a mia difesa il fatto che sono sveglio da ieri mattina alle 6.00... :p.

Modificato da fedafa
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Supporter
Inviato

Grazie a tutti coloro che sono intervenuti.

L'approccio che cerco di dare alla  numismatica è per me sempre quello di cercare di capire il perchè delle assegnazioni, e, quando questo non è possibile, o per mancanza di bibliografia, o perchè la letteratura è scarsa,tirar fuori qualche idea. Non è affatto importante che l'idea sia giusta, quanto che sia ragionevole. Toccherà a persone più competenti di me eventualmente contraddire e dimostrare la falsità di quanto ho scritto, chiarendo le motivazioni che portano ad una contraddizione in ciò che dico.

Come diceva il buon "galilei": provando e riprovando

E' questo la semplice dialettica che porta alla crescita culturale, certamente mia, ma anche di chi legge queste pagine avvicinandosi alla monetazione di cui stiamo trattando. 

Proprio per questo gli interventi di @@odjob, @@sicil_rex e @@fedafa in quanto aggiungono informazioni e conoscenza a chi legge, che credo sia l'obiettivo fondamentale di questo forum.


Supporter
Inviato (modificato)

tornando alle monete,

Approfondisco un pò meglio i miei dubbi:

avvicinandomi a queste monete, ho sempre avuto la sensazione che il titolo d'argento fosse molto maggiore dei denari di Carlo, sia nel caso del doppio denaro, che in quello del denaro. Ovviamente devo parlare di "sensazioni" perchè non ho dati scientifici circa il titolo.

 

L'impressione che ho avuto, è che all'arrivo del re Aragonese, questi si sia inventato dei "nuovi denari" con titolo differente.

Quest'ipotesi che io sto buttando qui, non è totalmente campata in aria, in quanto una delle cause dei vespri Siciliani, com'è noto, 

il cosiddetto "balzello del biglione", in quanto Carlo emetteva denari di biglioni sopravvalutando all'inverosimile il valore facciale rispetto a quello effettivo. Non è assurdo pensare che il buon Pietro, per farsi buoni i Siciliani, abbia emesso moneta buona, almeno nel periodo del suo regno. 

Diciamo che l'ipotesi che ho in testa è questa e mi piacerebbe discuterne. Che venga fragorosamente smentita non è un problema, ma sarà solamente il frutto di un interessante (almeno per me) contraddittorio

 

Il documento allegato da @@fedafa è estremamente interessante:

Se confermato, si parla dell'emissione di denari d'argento da essere scambiati come 20 per tarì, e di conseguenza 10 per Pierreale d'argento (per intenderci quello da 3.3 grammi). Insomma praticamente il valore di un grano siciliano.

E' fondamentale il passo: "ogni libbra de' detti denari contenga un'oncia d'argento "

ora ricordo che una libbra siciliana era formata da 12 once, per cui il titolo di un oncia per libbra corrisponde ad 1/12, ossia all'8,3%.

Titolo nettamente superiore a quello dei denari degli ultimi svevi e di Carlo, ossia il 2% circa (il 2% è certamente valido per gli svevi, e per carlo dubito profondamente sia aumentato).

Se confermato con un saggio del titolo, quindi sarebbe evidente l'intenzione da parte di pietro di mettere in circolazione un "denaro" nuovo, con titolo diverso in maniera da avvicinare il valore intrinseco a quello legale (e farsi amici i siciliani).

Insomma, un fenomeno simile a quanto avvenne nel continente sotto il regno di Carlo II d'Angiò, quando il vecchio denaro svalutato venne sostituito da un denaro (con relativo mezzo denaro) di nuova concezione, chiamato denaro regale, avente titolo maggiore ed una maggiore corrispondenza tra valore intrinseco e legale.

Modificato da azaad

Supporter
Inviato

A proposito del possibile paragone coi denari regali sarebbe interessante un intervento di 

@@francesco77

mi farebbe piacere se spiegasse cosa avvenne nel napoletano, e potesse dettagliare la riforma, al fine di capire se ci possano essere elementi comuni.


Inviato

Uno dei motivi della guerra del Vespro fu proprio la moneta a basso titolo ed a cambio forzoso emessa sotto Carlo I.


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