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Inviato

Ultimo arrivo,

Soldo di Bartolomeo e Antonio Della Scala 1375-1381 la conservazione lascia un po' a desiderare ma non sono riuscito a resisterle ...

Ps. Scusate le pessime foto .

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Inviato (modificato)

bella monetina e rara, ne possedevo una anch'io anni addietro. la foto e' venuta bene, a suo tempo la presi perche' molto rara e soprattutto per quel fascino straordinario del cimiero con la testa di cane ! una curiosita' se posso permettermi.... proviene dall' ultimo convegno modenese ? complimenti, ciao.

Modificato da sixtus78

Inviato (modificato)

Ciao, no presa on-line , a Modena non ci sono andato :-(

Modificato da pegaso79

Inviato

ah ecco, te l'ho chiesto perche' al convegno ho visto un esemplare simile da un commerciante, e non sono monete che si vedono di frequente, ciao.


Inviato

La zecca di verona mi ha preso la testa e anche il portafoglio :-)

Ora sono in ricerca del quattrino sempre di Bartolomeo e Antonio in buona conservazione.


Inviato

Verona e' ben strana secondo me sul mercato numismatico, pochi esemplari in vendita, di cui molti pezzi di elevata rarita' e credo anche pochi collezionisti. mi spiego meglio: qui dalle mie parti ( Veneto ) e' molto collezionata ovviamente Venezia e Padova ma collezionisti di veronesi ne sento pochissimi ( senza nulla togliere alle monete scaligere molto interessanti e piacevoli ). tu cosa ne pensi ? il quattrino che cerchi e' quello R2 o quello solo NC ? mi pare sia davvero raro solo quello a nome di Antonio II giusto ? saluti.

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Inviato

Mah a giudicare dai prezzi mi ero fatto l'idea che i collezionisti di veronesi fossero di più! Il soldo è sì una moneta rara, ma ne escono fra aste e baia 3-4 pezzi l'anno, più del doppio se pensiamo ai quattrini. Eppure vedo che spuntano ancora belle cifrette, indice che il mercato c'è eccome!

Ma è solo una mia impressione personale non suffragata da dati oggettivi...


Inviato (modificato)

Condivido il tuo pensiero in pieno, Verona é un po' anomala, ma di gran fascino .

Credo che per un insieme di fattori queste monete siano un po' messe in secondo piano,

Ricerco entrambi anche se principalmente punto su quella più rara, ....vedremo..

Si quella rara é di Antonio della scala , non è I I ma è rimasto solo dopo aver trucidato il fratello Bartolomeo, credo che sia ben più rara che un semplice r2 (parere di neofita )

Modificato da pegaso79

Inviato

Il quattrino di antonio da solo è molto più di un R2. Passato in uan recente asta Varesi, è l'unico esemplare che ho visto finora...

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Inviato

Quello su dea moneta vero...sono passate veramente belle monete in quell asta, per non parlare dei due denari di ottone I......


Inviato

@@pegaso79, complimenti per la moneta del tuo profilo.


Inviato

Quella del mio profilo credo sia il top per Verona per bellezza rarità , ovviamente fuori dalla mia portata, e passata in asta a 44.000 euro...


Inviato
Quella del mio profilo credo sia il top per Verona per bellezza rarità , ovviamente fuori dalla mia portata, e passata in asta a 44.000 euro ......

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Inviato

vi ringrazio tutti per le spiegazioni, non ricordavo l'esemplare dell'asta Varesi e se AndreaPD ne ha visto uno solo non parlo piu' di R2.... come ripeto non capisco il mercato della monetazione veronese, certamente sbaglio io nel considerare che ci sono pochi collezionisti dato che le monete vanno vendute, io ho conosciuto e conosco collezionisti di Padova, Venezia e Aquileia ma mai di Verona. ovviamente cio' e' limitato alla mia esperienza personale.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

vi ringrazio tutti per le spiegazioni, non ricordavo l'esemplare dell'asta Varesi e se AndreaPD ne ha visto uno solo non parlo piu' di R2.... come ripeto non capisco il mercato della monetazione veronese, certamente sbaglio io nel considerare che ci sono pochi collezionisti dato che le monete vanno vendute, io ho conosciuto e conosco collezionisti di Padova, Venezia e Aquileia ma mai di Verona. ovviamente cio' e' limitato alla mia esperienza personale.

ciao. Normalmente chi colleziona verona allarga la propria conoscenza anche alle altre zecce dell'area nord est. Verona non offre tante monete reperbili con molta facilita`. A parte le solite 2 o 3. Ricordo, che verona era capitale della marca nel x secolo e comprendeva l'area dell'attuale veneto-trentino alto adige-friuli venezia giulia. Come vedi si possono allargare le conoscenze e lo studio anche alle aree interessate. Ciao

Inviato

si Ottone, hai ragione in questa considerazione. i rapporti commerciali o politici fitti dell'area triveneta durante il medioevo portano in

modo spontaneo a collegare le varie zecche e monetazioni e di conseguenza i collezionisti si trovano piacevolmente a collezionare le monete delle diverse citta'. grazie, ciao.


Supporter
Inviato

Buona Domenica

 

Non solo nel Triveneto; la moneta veronese era usata alla grande anche negli stati tedeschi e non solo.

 

saluti

luciano


Inviato

In effetti Verona nel 1300 era all'apice e ciò dava fastidio........ leggete un pò.......

Svelate le cause della morte di Cangrande della Scala

Le analisi hanno dimostrato che il condottiero morì per avvelenamento

Cangrande.jpgL'equipe di paleopatologia del professor Gino Fornaciaridell'Università di Pisa ha risolto un altro giallo del passato: a 700 anni di distanza, l'autopsia sul corpo mummificato di Cangrande della Scala, condottiero ghibellino e mecenate di Dante Alighieri deceduto improvvisamente a Treviso nel 1329, ha dimostrato che il signore di Verona morì per avvelenamento. «Le analisi hanno rivelato che Cangrande fu intossicato dalla somministrazione orale di un infuso o di un decotto a base di camomilla e gelso in cui era contenuta la digitale (Digitalis sp. forse purpurea) – spiega il professor Fornaciari -

Digitalis_Purpurea_web.jpgQuesta era conosciuta nel Medioevo solo come pianta velenosa, in quanto le sue proprietà terapeutiche furono scoperte solo nel XVIII secolo, e risulta difficile stabilire se l'avvelenamento di Cangrande fu causato dall'ingestione accidentale di foglie di digitale, scambiate erroneamente per qualche altra pianta edibile, o se l'avvelenamento fu intenzionale. Certo le cronache dell'epoca riferiscono alcuni dettagli che supportano quest'ultima ipotesi, come ad esempio che il suo medico fu accusato di avvelenamento e fu giustiziato».

Il 18 luglio 1328 Cangrande della Scala (1291-1329) entrò trionfante a Treviso e la conquista della città rappresentò il coronamento del suo progetto di sottomettere tutto il Veneto. Ma la gloria ebbe breve durata perché, dopo pochi giorni, Cangrande fu colpito da una grave malattia, caratterizzata da vomito e diarrea con febbre, insorta "per avere bevuto acqua da una fonte velenosa". Il 22 luglio 1329, dopo avere fatto testamento, il signore di Verona moriva. Subito si diffusero voci di un possibile avvelenamento. Cangrande stava estendendo il suo potere e gli stati confinanti potrebbero averne voluto la morte. Anche il nipote Mastino, che divenne poi signore di Verona, potrebbe essere stato il mandante dell'omicidio.

cangrande_sarcofago.jpgNel febbraio 2004 la tomba di Cangrande fu aperta, allo scopo di effettuare lo studio paleopatologico del corpo, che apparve in ottimo stato di conservazione, e per indagare le cause della morte del condottiero. Il corpo mummificato è stato sottoposto a radiografia digitale e a TAC, a esame autoptico e ad analisi palinologiche e tossicologiche, in un approccio multidisciplinare. La tomografia computerizzata (TC) effettuata all'Ospedale di Verona ha dimostrato che nel lume esofageo era presente un composto denso, riferibile a materiale alimentare rigurgitato immediatamente prima del decesso

«All'autopsia, l'addome è apparso molto espanso, verosimilmente per fenomeni putrefattivi post-mortali e il fegato, correttamente posizionato alla base della cavità toracica destra, appariva di forma tipica – continua Fornaciari - Lo studio palinologico, condotto da Marco Marchesini e da Silvia Marvelli del Laboratorio di Palinologia di San Giovanni in Persiceto, ha rivelato che nel contenuto intestinale era presente una grande quantità di polline di camomilla, gelso nero e - completamente inaspettata - di digitale (Digitalis sp.). La presenza della digitale è stata poi confermata dall'esame tossicologico, effettuato dall'équipe diretta dal professor Franco Tagliaro dell'Università di Verona, che ne ha trovato i principi attivi, la digossina e la digitossina, sia nei campioni di feci e che in quelli di fegato, in concentrazioni tossiche. Il caso di Cangrande rappresenta finora l'unica evidenza diretta di avvelenamento attraverso l'uso di sostanze organiche».

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Awards

Supporter
Inviato

Ciao Fabrizio

 

Grazie per questo articolo. Tornando all'uso dei denari di Verona, riguardo alla loro diffusione in area tedesca, invito a leggere "Contributi di storia monetaria delle Regioni adriatiche settentrionali", Andrea Saccocci, Esedra Editrice.

 

Ebbene il Prf. Saccocci cita che ... "Nel XIII secolo, poi, nell'are frisacense si fanno frequenti i rinvenimenti di monete veronesi e Veneziane. Così a Kleinvassach, in Carinzia, abbiamo un ripostiglio di 3437 denari, 1147 veneziani da Sebastiano Ziani a Enrico Dandolo e 2300 crociati veronesi; a Steinbruch, nel territorio di Villach, un ripostiglio di 300 pezzi, in maggioranza frisacensi aquileiesi, ma comprendenti 64 denari veneziani di Orio Malipiero ed Enrico Dandolo e 94 crociati di Verona, a Greifenburg un tesoretto di 30 pezzi comprendente un numero imprecisato di grossi veneziani e di crociati veronesi"

 

saluti

luciano

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Inviato

 

 «Le analisi hanno rivelato che Cangrande fu intossicato dalla somministrazione orale di un infuso o di un decotto a base di camomilla e gelso in cui era contenuta la digitale (Digitalis sp. forse purpurea) – spiega il professor Fornaciari -

 

 

 La presenza della digitale è stata poi confermata dall'esame tossicologico, effettuato dall'équipe diretta dal professor Franco Tagliaro dell'Università di Verona, che ne ha trovato i principi attivi, la digossina e la digitossina, sia nei campioni di feci e che in quelli di fegato, in concentrazioni tossiche.

 

 Nella pianta di Digitalis purpurea manca il glucoside precursore della digossina. Se hanno trovato sia digossina che digitossina si deve pensare ad un'altra digitale, come la lanata.

Effettivamente l'utilizzo della digitale come pianta officinale è piuttosto recente, ma non è escluso che se ne conoscessero le sue proprietà "mortali", come farebbero pensare alcune leggende nordiche che suggerivano di non recidere le digitali perché si sarebbero disturbate le fate che dormivano dentro i fiori facendole arrabbiare.

Se l'hanno somministrata volutamente come veleno al duce veronese, ne conoscevano le proprietà anche dalle nostre parti.

Gran brutta morte quella di Cangrande.


Inviato

molto interessante, grazie a tutti voi per le spiegazioni storiche sulla fine del Cangrande. trovo molto emozionante il visionare l'interno del sarcofago con le spoglie di questo importante personaggio del nostro passato.


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