Vai al contenuto

Risposte migliori

Inviato

Teniamola viva.....anche se mi sembra che siamo quattro amici al bar :blum:, però vedo che leggono.....e questo non è cosa di poco conto....

 

Matteo parlava di Oriente, di mitici viaggi del mercante verso questi posti sconosciuti, viaggi lunghi, perigliosi, la prima riflessione che mi viene in mente è la più banale e il ricordo va al viaggio di Marco Polo, Venezia....l'Oriente, i nuovi mercati, l'esplorazione....

Marco Polo.... direi che da lì si deve partire, il prototipo del primo mercante, altra epopea di altri mercanti che abbiamo visto e letto in discussione, che non si muovevano, muovevano merci, spesso non denari, avevano le corrispondenze con uomini fidati nei porti più importanti.

Ma certamente è primo di mercante rispetto al secondo che mi porta a fantasticare, un uomo che abbandonava la propria terra e andava e poi tornava e nel viaggio passava tanto, tanto tempo e che quando tornava non sapeva e non riconosceva più la propria terra....la gente che aveva lasciato....

E quindi mi piace pensare a questa figura di mercante che non è solo profitti e denaro, ma che parte perché ha l'avventura, il viaggiare nel sangue....e quando un giorno decide dopo una vita sul mare e di viaggi, ormai vecchio di fermarsi, lo ritroviamo nel porto alla sera raccontare ai più giovani di posti mitici, sconosciuti, di gente nuova, di posti con le palme, di tempeste, di donne di ogni paese, di trattative incredibili....e allora il loro narrare, il loro raccontare diventerà testimonianza e ricordo per i giovani .....di un tempo che non tornerà più....

  • Mi piace 3

Inviato

Forse dopotutto l'accorpamento delle sezioni del forum non è una cosa tanto negativa se come risultato porta alla scoperta di discussioni come questa...complimenti a tutti quelli che la stanno portando avanti, ora faccio qualche ricerca e vedo di trovare qualche storia...magari di mercanti del sud Italia :)

Gaetano

  • Mi piace 4

Inviato

Questo Gaetano è il miglior post che potevo e potevamo attenderci, contiamo su di te....ma anche su altri ovviamente :blum:


Inviato (modificato)

Continua:

 

I collegamenti tra Ancona ed il Nord Italia non sono moltissimi,  anche per le continue lotte con Venezia e con Rimini,  che impedivano ad Ancona di proiettarsi verso le regioni del nord. Nonostante ciò esistevano contatti con commercianti lombardi, liguri, ma anche d'oltralpe (francesi e catalani in primis), sino a quando rappacificatisi i rapporti con le due nemiche storiche e aumentati i traffici verso i mercati orientali, Ancona divenne il punto di transito degli scambi tra le regioni del nord Italia ed europee con l'oriente. E nel XIV e XV secolo i traffici aumentarono considerevolmente malgrado i dazi all'importazione applicati che, nonostante contestazioni e riappacificazioni mediante successivi accordi, restavano comunque inferiori a quelli applicati dalla città di Venezia.  Tra gli altri, svolgeva una notevole importanza il commercio dei panni.             

Per quanto concerne i rapporti tra Ancona e le regioni del sud Italia,  collegamenti commerciali ci sono sempre stati, anche se non di grandi dimensioni, considerato che all'epoca i principali porti in Adriatico erano Venezia, Ravenna, Ancona e Bari. I commerci si svilupparono notevolmente con l'arrivo degli Angioini.  Carlo I, infatti, forse anche per ringraziare Ancona per l'aiuto dato nella battaglia di Benevento contro Manfredi nel 1266, aveva concesso ad Ancona molte agevolazioni di natura commerciale, al punto che commercianti di Ancona provvedevano addirittura ad effettuare il trasporto di merci tra gli stessi comuni meridionali. Gli scambi scambi si incrementarono e si giunse addirittura al punto che le merci dal sud giungevano ad Ancona e di qui ripartivano verso le regioni del nord.  Gli scambi riguardavano essenzialmente cereali, vino e generi alimentari.  Logicamente, vediamo circolare in questo periodo anche monete coniate per i Regni di Napoli e di Sicilia.

 

Continua (pittori in casa permettendo!!!)

Modificato da miroita
  • Mi piace 1

Inviato (modificato)

Perdonate la mia assenza, ma nel week end passo sempre molto tempo lontano da casa. In questo periodo per studiare e non per divertirmi :) Avrò una settimana un po' intensa, poi riuscirò a ritagliarmi finalmente il tempo per leggere e contribuire più attivamente alla discussione. 

 

Bellissimi i racconti su Venezia e su Ancona: di quest'ultima non conoscevo nulla prima d'ora. Quando si parla di Marco Polo, si entra in una dimensiona quasi "leggendaria" ed emerge l'importanza di Venezia e dell'Oriente...

 

Grazie a tutti per aver continuato a scrivere :)

 

Vi saluto intervallando con una moneta per rimanere in tema di Venezia e l'Oriente, ma non per deviare la discussione su altre questioni. E' forse la moneta più "ovvia", quella da mettere per prima, ma allo stesso tempo una delle più rappresentative: il Grosso di Venezia.

 

post-18657-0-91885300-1421690062_thumb.j

Raniero Zeno (1253-1268),Grosso, 1253-1268 AR (g 2,15 mm 20 h 6) Montenegro 45

 

 

 

 

 

 

Modificato da Matteo91
  • Mi piace 1
Awards

Inviato (modificato)

Mi aggiungo come sesto   :).

 

Visto l'ultima moneta postata e i miei interessi sulla monetazione meridionale mi è venuto in mente di postare, in maniera romanzata, un documento presente nei registri angioini (reg. 8, c. 115r) edito già da Carabellese in Carlo d'Angiò nei rapporti politici e commerciali con Venezia e l'Oriente.

 

5 agosto 1279

 

Su ordine Regio mi vengono affidate dal priore dell’hospitale di Barletta 1000 once d’oro per acquistare nei mercati di Trani e Barletta grossi veneti da destinare ai bisogni del re.
 
La ricerca presso i banchi di cambio mi permette di recuperare solo 120 once così ripartite:
 
a Barletta:
 
 presso il banco di Thoccula di Firenze, a ragione di soldi 7, denari 9 ed un terzo per oncia, 80 once;
 al banco di Bartholomeo Blasii Plinti, a ragione di soldi 7, denari 9 e mezzo per oncia, 5 once;
allo stesso costo per oncia del precedente, presso il banco di Gaczo di Siena, 15 once.
 
A Trani:
 
presso il banco di Matheo di Costantio, a ragione di soldi 7 e denari 10 per oncia, 20 once.
 
La mia speranza, per raggiungere la quota prevista delle 1000 once, è che tra qualche giorno in occasione della festa di Santa Maria, a Barletta inizierà la grande fiera che porterà numerosi commercianti veneti e con essi grosse quantità di monete.
 
 
Un commercio particolare dove la merce è la moneta stessa. Siamo prima della riforma angioina e della conseguente nascita del carlino quindi una moneta grossa d'argento era necessaria per le esigenze della circolazione e, come dimostrato, utile anche da essere fusa per far battere gli sviliti denari regnicoli con forte guadagno per le casse reali.
Modificato da fedafa
  • Mi piace 4

Inviato (modificato)

Visto che si è parlato anche di monete del Regno di Napoli, immaginiamo il nostro mercante di Ancona che torna in patria dopo aver girato il sud Italia...che monete avrà mai nel suo borsellino? Io immagino avesse sicuramente queste due...entrambe le monete sono da un carlino ma appartenenti a due riforme diverse...la prima, chiamata "Saluto" per via della scena dell'annunciazione al rovescio con la legenda riportante le parole dell'arcangelo "Ave gratia plena dominus tecum", fu introdotta da Carlo I d'Angiò (da qui il nome carlino che resisterà fino all'unità d'Italia)...successivamente il figlio di Carlo I, Carlo II sostituì il saluto con il Gigliato, chiamato così per via della croce gigliata al rovescio, con un'altra riforma monetaria...l'esemplare che ho postato è del successore di Carlo II, Roberto d'Angió...

Ora sono col cellulare e non posso essere più preciso, poi tardi posterò anche qualche documento interessante al riguardo :)

Ecco le monete:

Napoli: Carlo II d'Angiò, saluto di Argento

post-14278-1421693146,63_thumb.jpg

post-14278-1421693396,44_thumb.jpg

Napoli: Roberto d'Angiò, Gigliato

post-14278-1421693669,78_thumb.jpg

post-14278-1421693868,92_thumb.jpg

Fonte: collezione personale

Gaetano

Modificato da ermejoromanista
  • Mi piace 5

Inviato

Visto che abbiamo in discussione esperti della monetazione di Napoli e Sicilia, e magari altri potrebbero ancora arrivare, posso finalmente tentare di entrare in un ambito più globale e complesso e vedere cosa succedeva in questi due ambiti, uno direi del Centro - Nord riconducibile all'Europa e uno direi di area Mediterranea.

I movimenti monetari sono diversi, in particolare per i metalli, anzi sembrano andare in controtendenza.

Importante per chi volesse ampliare l'argomento è il lavoro di Roberto Sabatino Lopez " Il ritorno all'oro nell'Occidente duecentesco ", ma anche Lucia Travaini parla molto di quello che cercherò di dire.

A metà del XIII secolo sembrano esserci due Italie che si muovono in modo opposto per quanto riguarda le coniazioni in oro e argento, è ovviamente un po' una schematizzazione, ma certamente riprendono le coniazioni d'oro nel 1252 a Genova e Firenze, seguono Roma, Venezia, Milano, l'Europa in genere, il tutto poi fu aiutato dall'oro proveniente dall'Ungheria che fece aumentare la quantità di queste e anche le imitazioni sempre in oro.

Quindi si coniava in oro, arrivavano in oro, e si tendeva ad esportare l'argento in Oriente dove era valutato bene.

Napoli e la Sicilia sembrano seguire l'inverso, loro che coniavano molto in oro, riducono questo fino a interromperlo a un certo punto e si inseriscono in un quadro che riguarda più i paesi del Mediterraneo.

Ci furono anche altri aspetti da valutare, la difficoltà di tenere i rapporti tra i due metalli abbastanza fissi nel mercato e le carestie dell'argento in Europa che incisero sicuramente su tutto questo.

Credo di avere buttato tanti sassolini, importanti ritengo su una valutazione globale del mercato nel tempo, sui metalli utilizzati, sulle macro zone presenti nel mondo dei traffici mercantili.....

  • Mi piace 3

Inviato (modificato)

Vediamo se riesco a chiudere questo veloce  excursus sulle attività mercantili di Ancona nel periodo considerato.


Ancona è stata sempre in ottimi rapporti con le città della costa Dalmata, la parte orientale dell'Adriatico.  Ma anche se più lontana rispetto a Segna,  Zara, Sebenico, Traù, Spalato, i migliori rapporti furono intrattenuti con la città di Ragusa che divenne nel tempo il nodo cruciale per tutti gli scambi commerciali verso la Grecia e l'oriente.  Molti furono gli anconetani che vi acquistarono abitazioni e vi installarono imprese.  E molte furono le transazioni di acquisto di immobili e terreni, di noli di navi verso l'oriente e contratti di servizi.  Molte furono le prospettive di guadagno,  con scambi di lana, pellami, lino, spezie, vino e generi alimentari. Ma ciò che maggiormente interessava Ancona e molte delle altre città italiane ed europee erano i prodotti del sottosuolo sia della Dalmazia che della vicina Bosnia, quali argento, rame e piombo, utilizzati nell'industria civile  (il piombo), ma anche per la produzione di monete. Ragusa importava principalmente cereali dalla Puglia e dal centro Italia,  e vino dalle Marche. Di questo commercio si interessavano mercanti anconetani.  Ragusa diveniva sempre più uno scalo verso la Grecia, le isole dell'Egeo,  Cipro e Costantinopoli. Quest'ultima gradualmente, da tappa finale divenne il centro nevralgico degli scambi commerciali di tutto l'oriente, da cui si importava principalmente  spezie, cotone, lino , zucchero.  Importante  per l'industria della Marca, e non solo,  il cotone che veniva lavorato e riesportato verso altre regioni  italiane  e d'Europa. Tra i prodotti esportati, anche carta e sapone, molto ricercato.


I traffici si svilupparono in tutta l'area del mediterraneo,  e principali porti di arrivo erano Tripoli, Alessandria,  S. Giovanni d'Acri,  Famagosta, Costanza (nel mar Nero), Trebisonda,…..


In molte di queste località venivano istituiti dei centri di riferimento, con uffici, magazzini, chiese, ecc. gestiti da "consoli" che a volte erano di diretta provenienza di Ancona, ma che spesso erano gestiti di comune accordo con le altre città più importanti italiane, come Venezia, Genova, Pisa, …. Ecco quindi spiegato perché in tali località erano accettate le monete delle città italiane, dal momento che venivano costituite delle vere e proprie comunità che erano di supporto in tutte le attività mercantili.


 


Senza entrare troppo nei dettagli ho messo molta carne sul fuoco, forse troppa.  Vediamo magari  come si svilupperà, con gli interventi anche degli altri utenti. Intanto mi sembra che si sia iniziato anche a parlare di monete.


Modificato da miroita
  • Mi piace 4

Inviato

Provo a riprendere il filo del discorso di @@dabbene, scrivendo quello che mi è sembrato di capire.

 

La ripresa della coniazione della moneta in oro in Italia potrebbe essere la conseguenza del progressivo "impoverimento" della lega dell'oro della moneta bizantina, che fu la moneta protagonista dei commerci mediterranei. I mercanti, quindi, non potevano più fare affidamento su questa moneta e per questo si diede impulso alla coniazione di moneta italiana in oro. (a proposito: abbiamo una foto di un Hyperperion bizantino?)

 

Le prime città furono Genova e Firenze, seguì Venezia. Proprio il ritardo di Venezia è quantomeno curioso. Ho letto alcune considerazione che spiegano questo ritardo con la scarsa possibilità di approvvigionarsi di oro e anche, ma in misura minore, l'importanza che i veneziani attribuivano al grosso in argento che non li spinse a sostituirlo con un'altra moneta.

Awards

Inviato

Certamente qui ci sono tanti fattori che si incrociano, Venezia...Venezia con le sue monete è protagonista senza dubbi, inizia per prima il grosso d'argento, quindi sente forte questa esigenza di avere una moneta per transazioni maggiori e che andasse oltre il denaro ormai svalutato però....però con l'oro arriva dopo altre zecche arriva nel 1284 quando ormai il fenomeno oro si stava diffondendo in Europa.

Da Venezia a Napoli... ( ovviamente qui mi improvviso tuttologo ora e se sbaglio intervenite mi raccomando :blum:), Napoli con la riforma monetaria del 1278 non conia più i tarì d'oro, anche se il tarì rimane però come moneta di conto.

E qui abbiamo una contemporaneità incredibile Venezia inizia con l'oro, Napoli invece finisce....

Però non finisce qui....se il grosso d'argento di Venezia fu la moneta più richiesta nell'Impero Bizantino, quando questo declinerà, sarà poi il gigliato napoletano ad inserirsi e prendere posizione al suo posto.

Quindi argento sostituito da altro argento, oro sostituito da altro oro....

Quindi quando a Bisanzio nel 1376 non si conia più in oro è il ducato d'oro veneziano che diventa la moneta d'oro del Mediterraneo Orientale, mentre il gigliato d'argento diventa quella più diffusa d'argento.

Una inversione delle parti emblematica che troverà altri riscontri in Sicilia dove anche qui le monete d'oro rallenteranno e invece quelle dei grossi d'argento registreranno grosse produzioni.

E le monete direi che le abbiamo messe in campo ora..., oro e argento..., certamente chi vorrà scavare su tutto questo lo potrà fare :blum: e spero anche continuare il quadro che si presentava nel Mediterraneo....discussione indubbiamente interessante, sempre più interessante di quelle che vogliono raccontare e cercare di far divulgazione per tutti e dove tutti in realtà potrebbero veramente intervenire.....

  • Mi piace 2

Supporter
Inviato

Provo a riprendere il filo del discorso di @@dabbene, scrivendo quello che mi è sembrato di capire.

 

La ripresa della coniazione della moneta in oro in Italia potrebbe essere la conseguenza del progressivo "impoverimento" della lega dell'oro della moneta bizantina, che fu la moneta protagonista dei commerci mediterranei. I mercanti, quindi, non potevano più fare affidamento su questa moneta e per questo si diede impulso alla coniazione di moneta italiana in oro. (a proposito: abbiamo una foto di un Hyperperion bizantino?)

 

Le prime città furono Genova e Firenze, seguì Venezia. Proprio il ritardo di Venezia è quantomeno curioso. Ho letto alcune considerazione che spiegano questo ritardo con la scarsa possibilità di approvvigionarsi di oro e anche, ma in misura minore, l'importanza che i veneziani attribuivano al grosso in argento che non li spinse a sostituirlo con un'altra moneta.

Buona serata

 

Curioso il fatto che Venezia sia arrivata tardi, rispetto ad altre città, a coniare una moneta d'oro? Nemmeno tanto.

 

Diciamo che la causa è da ascriversi soprattutto alla sana opportunità commerciale e politica che Venezia ha sempre privilegiato (quando ha potuto).

 

Venezia era "legata" da vincoli politici e commerciali con Bisanzio e, ovviamente, commerciava soprattutto in quell'area, dove le monete preferite erano l'iperpero in oro di 21 carati e l'aspron trachy di elettro di 7 carati; fino a quando Bisanzio ha conservato la propria credibilità politica e finanziaria e le sue valute hanno retto alla svalutazione, non c'è stata alcuna necessità di rimpiazzarle con una moneta propria, tanto più che il grosso .... "andava alla grande"; tutti lo cercavano per commerciare nel levante (e poi non solo) e lo accettavano.

 

Solo quando Venezia si accorse che le monete in oro che fino ad allora aveva utilizzato, cominciavano a "perdere colpi", si è decisa a coniarne una propria

 

C'è un aspetto, inoltre, da considerare; già espresso dal Cessi e ribadita da Saccocci.  Merano cominciò ad emettere, nel periodo antecedente l'emissione del ducato d'oro, una sua moneta basata sui grossi da 20 denari come quella di Verona, usando l'argento che proveniva dalle aree dalle quali sia Verona, sia Venezia si rifornivano.

 

Stava maturando un grosso pericolo per Venezia e bisognava immediatamente controbattere con delle riforme monetarie per resistere a questa concorrenza.

 

In primis, sotto il dogato di Lorenzo Tiepolo (1268-1275), la Serenissima svalutò il denaro piccolo e successivamente coniò il ducato d'oro a protezione della circolazione del grosso.

 

Non c'è però da pensare che fu subito un successo, anzi. Nei primi tempi tanti veneziani preferivano l'argento (in grossi e lingotti) oppure dirottavano la richiesta sui fiorini fiorentini; la zecca ebbe non pochi problemi per incentivare i mercanti tedeschi a portare l'oro necessario alla coniazione, e soprattuto a portarlo con continuità e a venderlo a costi vantaggiosi che permettessero a Venezia di avere un aggio; .... ma questa è un'altra storia che ci porterebbe molto lontano :pleasantry:

 

saluti

luciano 

  • Mi piace 2

Inviato

Interessanti considerazioni @@dabbene!

 

Mi pare di capire quindi che la prima moneta ad essere utilizzata ampiamente in tutto il Mediterraneo (o solo in quello orientale?) fu l'Hyperpyron bizantino, di cui allego una foto:
 
post-18657-0-85410200-1421777508.jpg
MICHAEL VIII PALAEOLOGOS (1261-1282). GOLD Hyperpyron. Constantinople.
Obv: Bust of the Virgin orans within city walls.
Rev: St. Michael standing right behind Michael kneeling right, facing Christ enthroned left.
Sear 2242; PCPC Sigla 40.
Weight: 4.13 g.
Diameter: 27 mm.
 
Per l'argento invece la moneta più richiesta a Costantinopoli era il Grosso veneziano, come abbiamo già avuto modo di dire. Quando i bizantini si avviavano all'abbandono della moneta in oro (uno dei motivi che spinse le zecche italiane a coniare moneta in oro) cominciarono a coniare il Basilikon, in argento: in pratica i bizantini imitano una moneta di ispirazione bizantina? 
 
post-18657-0-77520400-1421778030.jpg
 
Andronikos II. Palaiologos (1282-1328),  Basilikon (2,06g), Constantinopolis, 1304-1320 n. Chr.
Av.: Christus im Benediktionsgestus mit Evangelium auf Thron v.v.
Rv.: Zwei Kaiser nebeneinander v.v. halten gemeinsam Labarum.
Sear 2402, DOC 517-524, Sommer 80.3. 
 
Sempre per quel che riguarda l'argento, al Grosso veneziano si va a sostituire il gigliato napoletano già mostratoci da @ (a proposito, davvero molto bello il tuo :)). Ma quindi si potrebbe dire che il Grosso veneziano perde la sua importanza a favore del Ducato? 
 
  • Mi piace 1
Awards

Inviato

@@417sonia 

 

ho scritto prima di leggere il tuo intervento e ho visto che mi hai già dato una risposta alla mia ultima domanda :) Ti ringrazio.

Awards

Supporter
Inviato

Ma quindi si potrebbe dire che il Grosso veneziano perde la sua importanza a favore del Ducato?

 

... semplicisticamente, direi di si, anche se la cosa è durata decenni; d'altra parte, ad un certo punto, Venezia si è trovata a gestire un pericoloso trimetallismo. Pensa che tra il 1300 ed il 1330 il valore del ducato, in grossi, fluttuò tra i 18 1/2 e i 28 grossi a ducato!

  • Mi piace 1

Inviato

Si, le monete sono queste, comunque ci sono tanti aspetti che concorrono a creare gli eventi, i cambiamenti monetari, le evoluzioni, sicuramente la moneta nell'area monetaria in cui andava doveva essere ben accetta, considerata, accreditata e questo è un fenomeno che si crea solo nel tempo, motivi prima espressi di opportunità di ogni singolo Stato, l'approvvigionamento delle materie prime, l'argento per esempio a un certo punto incomincia a scarseggiare in Europa, i rapporti tra oro e argento, ma anche altre cause per esempio per la Sicilia la Travaini ci dice che c'erano forti accumulazioni di oro da parte di chi cercava di guadagnarci, ma anche fuoriuscita dello stesso dall'isola.

Quindi anche manovre speculative non indifferenti.... 

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato

E un grosso del periodo ci vuole .....

 

post-21005-0-47780200-1421782187.jpg

 

Francesco Dandolo (1328-1339)

Ag 0,965 - gr. 1,96-2,18 - diam. mm. 21-22 (Montenegro 82)

 

 

luciano


Inviato (modificato)

Edit: ho affrettato i tempi....

Modificato da Matteo91
Awards

Inviato

Come dicevo all'inizio il problema di questa discussione è che il suo ideatore (cioè io :D) non ha competenze per portarla avanti, ma si presenta più che altro come un lettore molto interessato :)

 

Sulla parte Orientale del Mediterraneo credo si siano messi in evidenza alcuni punti fondamentali: il commercio veneziano, le monete bizantine, di Genova...Certo si potrebbe senz'altro approfondire e magari avrò modo di tornare io stesso sull'argomento una volta acquisita qualche nozione in più :) Ma il Mediterraneo, o meglio il commercio europeo, non si concentrava soltanto in quella zona. Abbiamo già accennato ai commerci interni europei, nella Champagne e poi nelle Fiandre. Quali altre aree potremmo prendere ora in considerazione? Credo che il Nord-Africa, il Mondo Arabo, il Mar del Nord fossero zone piuttosto attive nei commerci...Cosa ne pensate? :)

Awards

Inviato

Credo che qualche genovese potrebbe, a buon diritto, dire la sua :blum:....ma sicuramente qualcosa verrà fuori anche da noi ancora.....


Inviato

Ci sono due rotte del mare dei commerci a grandi linee principali uno porta verso il Mediterraneo Orientale, una verso quello Occidentale, quella Occidentale dove Genova è senz'altro protagonista porta verso i paesi nord africani come l'Algeria, Tunisia, Marocco, ma porta anche verso la Spagna arrivando, e questa è la grande novità del trasporto marittimo, ad andare dove difficilmente via terra si arrivava, andare oltre Gibilterra....

E da qui si aprivano nuovi grandi mercati le Fiandre, Bruges, i tessuti grezzi che i mercanti anche italiani importavano per poi lavorarli.

E da lì si aprivano altri mercati l'Inghilterra, Londra, i centri di tessitura inglesi, diciamo che Bruges si trova più baricentrica verso i mercati del nord Europa ed è comunque raggiungibile anche dalla Francia.

I prodotti sono tanti e ogni centro ha le sue eccellenze, i tessuti hanno i loro viaggi, le spezie altre rotte, il sale altre ancora....

Certamente come fu strategica per i mercanti la Champagne ora Bruges diventava uno snodo e un centro fondamentale che sostituiva il polo delle fiere francesi.

 

Abbiamo parlato di Roberto Sabatino Lopez con il suo" Settecento anni fa. Il ritorno all'oro nell'Occidente duecentesco ",mi piace riportare questo passaggio che è poi una sintesi di quello che lui chiama una riforma non una rivoluzione.

" La moneta d'oro dei Comuni italiani è veramente l'erede della moneta d'oro di Roma antica ; ma l'eredità è passata per i canali tortuosi della moneta bizantina e musulmana. Dall'aureo al tremisse, al ruba i, al soldo di tarì, all'augustale, al genovino, al fiorino : non è una catena parallela alle altre innumerevoli che collegano allo splendore dell'età classica lo splendore del Medioevo ? "

Vi lascio eventualmente riflettere su questa domanda del Lopez, del ducato veneziano in rotta verso il Levante abbiamo direi parlato abbastanza, direi meno di due protagonisti italiani il genovino e il fiorino d'oro, ma non  scordiamoci che l'oro c'era anche in Africa...

 

 

 

  • Mi piace 1

Inviato

Tratte dall'asta Varesi 63 - 30.10.2014

MESSINA - FEDERICO II (1197-1250) Augustale.

Sp. 98/102 MIR 59 Kowalsky U14/AX1 Au g 5,30

 

 

post-11314-0-52371300-1421929175.jpg

post-11314-0-38494400-1421929183.jpg

  • Mi piace 3

Inviato

Tratto invece dall'asta Artemide XXXVIII - 22.06.2013

questo alfonsino d'oro

Zecca di Napoli. Alfonso I d'Aragona (1442-1458). Alfonsino d'oro, da un ducato e mezzo. 

D/ Stemma a tutto campo inquartato con le armi di Aragona e di Napoli (Ungheria, Angiò e Gerusalemme). 

R/ Alfonso, in armatura ed al galoppo verso destra, brandisce la spada sguainata. 

P.R. 1. MIR 52. AU. g. 5.20 

post-11314-0-70556400-1421930653.jpg

post-11314-0-50322300-1421930662.jpg

  • Mi piace 2

Inviato (modificato)

Dall'asta Sincona 9 - 22.10.2012 questo fiorino d'oro

 

Pisa Repubblica. Zecchino o. J. (1313-1494). 3,49 g.

Fr. 965. Biaggi 1939. CNI XI 301

post-11314-0-91553200-1421932257.jpg

Modificato da miroita
  • Mi piace 3

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.