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Inviato

Ogni tanto, mi capita ancora di trovare nelle mani de li signori che incontro monete che la mia città faceva più di cent'anni fa. Ancora se ne trovano in giro.  Le facce sono le istesse con la croce e il santo e pure le scritte so uguali. Ma lo peso è doppio!

 


Fonte Cataloghi Online
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Qui stiamo cercando di fare divulgazione anche per chi inizia, non siamo certo all'Università, ma vedendo che gli utenti da quando mi sono iscritto sono cambiati molti, ma veramente molti, probabilmente c'è invece bisogno anche di queste discussioni, magari anche impostate leggere e personali....mio parere ovviamente....

 

Abbiamo visto le mappe delle rotte navali del Mediterraneo, ma le merci prima che esplodesse il trasporto marittimo andavano via terra, con grandi difficoltà, con lunghe tempistiche, con grossi sacrifici, e una delle strade maestre era lei la via Francigena, da Roma, saliva verso Siena, Lucca, da lì verso Sarzana e poi Piacenza, Pavia, Aosta e poi si passava il valico per il Gran San Bernardo.

Ma c'erano anche importanti strade di raccordo per esempio quella che da Genova portava a Tortona, altro crocevia importante, poi verso Asti, Chieri, Susa e da qui passavi le Alpi col Moncenisio.

Erano le strade dei mercanti che si muovevano per la penisola italiana da Roma in su e poi passate le Alpi potevano convergere verso le fiere della Champagne.

Questa che posto è una cartina fondamentale per i trasporti del tempo, i grandi passi, le vie delle fiere, la via Francigena.

 

Solo ed unicamente per motivi di studio tratta dal libro " Il mercante nel Medioevo, Potere e Profitto " di Peter Spufford, libro che tra l'altro consiglio caldamente di leggere a chi è interessato all'argomento e che ritengo fondamentale.

 

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Bene, viste le mappe, le rotte fondamentali per capire un po' come si muovevano, Matteo diceva e le monete ? Monete simbolo sicuramente conosciute, apprezzate, che potessero essere cambiate ed accettate, qualcosa abbiamo visto, certamente in questa carrellata non potrà mancare " il dollaro del medioevo " il fiorino di Firenze, ma anche altre....a Genova cosa si portavano dietro ? Certamente poi arriveranno altre forme di pagamento e per le grandi transazioni non si muoveranno più i denari, si muoveranno solo le merci, le trattative cambieranno con i mercanti che avranno le loro sedi e qualche uomo di fiducia nelle città strategiche dei commerci.....

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Grazie @@dabbene per questa cartina e questo contributo :) Per me sono informazioni preziose che mi aiutano a contestualizzare, almeno economicamente, la moneta dell'epoca.

 

Riprendiamo da Genova con le sue rotte:

 

Rotte commerciali Genova

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E immagino che nei suo viaggi, Benedetto Zaccaria si sarebbe portato questa moneta:

 

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Genova
Repubblica I periodo, 1139-1339.

Genovino di I tipo, AV 3,52 g. Leggenda intorno a castello; in fine di leggenda, P. Rv. Leggenda intorno a croce patente.

CNI 49. Lunardi 9. MIR 5. Friedberg 351.
 

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caro @@Matteo91,

complimenti per la discussione e per l'entusiasmo, ancora più importante, perché viene da parte di un giovane motivato e preparato come traspare dai tuoi post.

 

Benedetto Zaccaria è vissuto al tempo nel quale la zecca di Genova ha prodotto il genovino che hai postato (non conosciamo la data di nascita ma lo si sa attivo nella seconda metà del XIII secolo fino alla morte nel 1307), ma stando ai documenti sopravvissuti e ai ritrovamenti per le sue transazioni che si svolgevano essenzialmente nel Levante mediterraneo e la Champagne non è proprio per niente detto che utilizzasse questo tipo di moneta. 

Al momento non abbiamo notizia di ritrovamenti di genovini di XIII-inizi XIV secolo nel Levante o in generale nel Mediterraneo meridionale o ancora nell'est asiatico (sono invece attestati quelli del tardo Trecento).

 

Va tenuto infatti presente che per ogni mercato e spesso anche a seconda del tipo di merce, del periodo di transazione etc.. i mercanti potevano utilizzare strumenti di cambio diversi, a seconda della convenienza, e anche tra le monete non è sempre detto che impiegassero quelle prodotte dal proprio stato di origine, anzi.... Da qui il senso anche delle pratiche di mercatura ;), no?

 

Un caro saluto e buona prosecuzione a tutt* MB

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Grazie della spiegazione @@monbalda :) con questa discussione colgo l'occasione per imparare qualcosa di nuovo. La seconda parte della discussione vorrei proprio che si incentrasse sulle monete estere con cui i mercanti italiani commerciavano, per avere una visione più completa delle loro transazioni.

Quindi non è sempre vero che un mercante si portava le monete della sua città per commerciare: mi sembra di capire che almeno in alcuni periodi storici questa pratica ci sia stata, ma sono da considerare soprattutto mezzi di pagamento non monetari e l'utilizzo di monete locali. A quest'ultime ci arriveremo presto credo :)

Modificato da Matteo91
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Grazie della spiegazione @@monbalda :) con questa discussione colgo l'occasione per imparare qualcosa di nuovo. La seconda parte della discussione vorrei proprio che si incentrasse sulle monete estere con cui i mercanti italiani commerciavano, per avere una visione più completa delle loro transazioni.

Quindi non è sempre vero che un mercante si portava le monete della sua città per commerciare: mi sembra di capire che almeno in alcuni periodi storici questa pratica ci sia stata, ma sono da considerare soprattutto mezzi di pagamento non monetari e l'utilizzo di monete locali. A quest'ultime ci arriveremo presto credo :)

 

Esatto vedo che hai colto al volo il senso quanto ho detto.

Sono da considerare sia i pagamenti non monetari (la cosiddetta moneta "scritturale" per le accomandite e altri "pagherò" per prestiti a tempo determinato per l'affare da concludere, che si diffondono già dalla fine del secolo XII), sia le valute che a livello internazionale potevano essere meglio accettate, o erano più convenienti per certe piazze. In tal senso in città come Genova, dove a livello monetario in zona porto poteva girare di tutto, poteva essere più conveniente "cambiare" prima di partire, oppure farlo in qualche piazza intermedia durante il viaggio se risaputo che di maggior convenienza appunto.

Di certo gli affari finanziati in accomandita veniva poi saldati con le monete locali "legali" sulle piazze sulle quali si faceva l'affare, come risulta chiaro dalla documentazione che per Genova è ricchissima in tal senso (sto schedando ora un bel cartulario notarile del 1214-1217).

 

Anche in questo stava l'abilità nell'essere mercante e il "bello" del "fare affari" all'estero...almeno penso!

 

Di nuovo un saluto e buona prosecuzione MB

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Riprendo....poi magari invito se vuole @@magdi a postarci un bel fiorino di Firenze ( se lo fai però bello :blum: ) e magari nel frattempo anche a fare una riflessione su quanto detto da Monica nell'ultimo post sulle monete che potevano essere internazionali ed utilizzate nelle varie aree commerciali dove il mercante arrivava.

L'ultima piantina postata da Matteo con le rotte marittime da Genova mi porta subito però a una riflessione, e ci fa vedere quanto i trasporti marittimi in un certo momento potevano arrivare ed allargare le possibilità commerciali.

Abbiamo visto l'importanza della zona delle fiere della Champagne, a un certo punto questa zona ebbe un declino dovuto a vari fattori tra cui sicuramente il fatto della scomparsa della residenza di corte e del grande potere di acquisto diretto ed indiretto che essa aveva ed esercitava.

Declino della Champagne che sposta gli orizzonti commerciali verso altre zone più lontane, raggiungibili però anche tramite mare e mi riferisco a Bruges e alle Fiandre.

La rotta marittima per Bruges fu aperta a fine 200 e già all'inizio del 300 galee genovesi, veneziane, spagnole si potevano dirigere verso questa nuova meta commerciale.

Gli italiani andavano a Bruges, acquistavano tessuti grezzi, li riportavano sempre via mare nelle loro città e qui li lavoravano.

Tutto questo spostò gli interessi dalla Champagne a Bruges.

E cambiò anche il modo di lavorare, i servizi commerciali, i modi di pagamento.

E questo fu il momento in cui il trasporto per postazioni poi così lontane passò da essere fatto da terra a via mare.

 

 


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Buon pomeriggio

 

come avrei potuto restare a leggere? Allora eccomi a voi con una storia che, in analogia con quanto fatto da chi mi ha preceduto, ho provato a mettere in prosa. :blum:

 

Mi chiamo Andrea Barbarigo, nato a Venezia nel 1399, sebbene i miei avi venissero da Creta; non appartengo in linea diretta ai Barbarigo che diedero alla Serenissima ben due dogi, ma appartengo comunque alla famiglia, così come sono imparentato con i Falier.

 

Insomma, posso dire che: “nasco bene”, eppure la mia carriera di mercante è iniziata con soli 200 ducati datimi da mia madre, ciò che restava della sua dote.

 

Certo mio papà Nicolò fu un gran personaggio, stimato e riverito; lui era comandante della flotta di mercato che faceva la spola tra Venezia e Alessandria; la flotta più ricca, quella che trasportava nel Levante oro, argento e preziosi e ritornava a casa con le spezie ma, purtroppo, per una sua “stupidata” fatta nel 1417, siamo caduti in rovina.

 

Pur vigendo il divieto di navigare di notte con merci così preziose, lui aveva deciso di farlo lo stesso per la fretta di rientrare a casa prima di Natale e per di più lo fece bordeggiando tra le pericolose isole dalmate.

 

Proprio all'uscita del canale di Zara, in prossimità dell'isola di Ulbo, la “muda” era stata investita da una tempesta ed uno dei vascelli si incagliava tra degli scogli.

 

Subito il comandante della nave incagliata aveva fatto accendere i fuochi per segnalare l'evento, ma mio papà aveva preferito accostare solo un attimo, giusto il tempo per permettere ai marinai di far scendere in acqua una scialuppa, così che potesse raggiungere l'imbarcazione per controllare e non si era curato di andare personalmente con la propria nave.

 

Anzi, aveva deciso di riprendere subito il viaggio per Venezia, abbandonando al proprio destino l'equipaggio della nave incagliata e le merci che trasportava; io credo che l'abbia fatto in buona fede, forse perché aveva sottostimato i danni e la situazione che era venuta a crearsi.

 

Sta di fatto che a Venezia veniva denunciato dai mercanti proprietari delle merci perdute e dalla Serenissima, proprietaria della nave e quindi processato.

 

L'epilogo è stato pesantissimo, è stato condannato per indisciplina e disumanità e ha dovuto pagare una multa di 10.000 ducati; di fatto sono state prosciugate le nostre sostanze e per fortuna che i parenti ci hanno sostenuto.

 

A 19 anni e con un capitale di 200 ducati, ho dovuto quindi imbarcarmi per tentare di risollevare le sorti della mia famiglia; certo non sono andato allo sbaraglio, ho cominciato anch'io, come tanti giovani nobili, in qualità di “balestriere da popa” su di una nave mercantile che effettuava la rotta del Levante: Alessandria, Beirut, Tripoli, Tiro, tutte città che ho visitato e così ho potuto conoscere anche i miei zii ed i miei cugini che stanno ancora a Creta.

 

Per fortuna che il nostro Stato agevola questo tipo di pranticantato che, pur dubbio sulla effettiva efficacia militare dei balestrieri imbarcati, è una formidabile palestra per fagli imparare la mercatura, così, sul campo, a gomito con anziani e navigati mercanti veneziani o stranieri, con la possibilità di avere un piccolo salario e un po' di merci da vendere in franchigia, senza pagare alcun nolo.

 

Oltre a ciò, tra un viaggio e l'altro, ho svolto anche studi ed incarichi a Venezia come avvocato ordinario nell'attivissimo tribunale commerciale; anche questa è una forma di praticantato che la nostra Serenissima riserva ai giovani nobili, così che imparino le leggi e le consuetudini commerciali che sono indispensabili per svolgere la mercatura ed è una sinecura per svolgere poi anche la carriera politica.

 

Con i soldi guadagnati con questo incarico e con quelli guadagnati con i miei primi affari, mi sono anche pagato delle lezioni private da maestri di lettere e di abaco, per imparare l'aritmetica e, più a fondo, la contabilità e la partita doppia.

 

Ma non finisce qui!

 

luciano

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In attesa di vedere come finiscono le avventure dell'Andrea veneziano.....qualche osservazione ancora per non perdere colpi e vedere se riusciamo ad allargare la base dei partecipanti....

Due libri ritengo siano importanti per un primo approccio oltre a quello citato di Spufford, entrambi semplici, ma a volte i libri semplici, dicono concetti che risultano subito immediati, sono di Carlo Maria Cipolla, uno è il famoso " Le avventure della lira ", l'altro è " Moneta e civiltà mediterranea ".

Da questi libri escono interessanti notizie sui traporti mercantili e sulle differenze fondamentali.

Il trasporto via terra spesso era fatto a dorso di mulo, era ovviamente dispendioso, lento, ogni mulo poteva portare solo un carico di 400 o 500 libbre.

La velocità media di un trasporto con mulo si aggirava intorno ai 30 - 40 km. all'ora al giorno come massimo.

Quindi lentezza, fatica, costi e in più gabelle da pagare nei pedaggi, era evidente che non poteva durare molto questa modalità.

Si cercarono altri mezzi di trasporto, tra l'altro non abbiamo citato quello fluviale che, dove c'erano vie d'acqua era molto usato, pensiamo al Pavia che poi era Milano a Venezia, ma certamente ci si rivolse per le lunghe tratte a quello via mare.

I vantaggi erano tanti, la capacità delle navi, non si pagavano pedaggi, i costi totali inferiori.

Cipolla ci riporta il dato che il trasporto per mare costava un ventesimo del trasporto via mare.

Ovviamente i rischi c'erano in entrambe le modalità, il tempo , la neve, il mare mosso, i banditi per terra, i pirati per mare.

A volte per certe merci non pregiate costavano di più i trasporti stessi che le merci, e quindi il mercante cercava sempre di commerciare beni di lusso, preziosi dove potesse avere buoni margini di guadagno.

A volte per i rischi connessi alla navigazione via mare molti mercanti preferirono scegliere la modalità del noleggio delle navi, comunque fosse, ovviamente il trasporto delle merci era cosa dispendiosa e difficile nel Medioevo.

 

 


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Ho finito i mi piace, ma mi piacciono tutti questi interventi e trovo che la discussione sia decisamente istruttiva. Cercherò di aggiungere alla mia biblioteca i libri suggeriti da @@dabbene ;)

 

In attesa della prossima puntata del racconto di Andrea Barbarigo (@@417sonia ma siete tutti scrittori?! :D ), aggiungerei anche una cartina per Firenze, così da completare il quadro delle prime città prese in considerazione e in attesa di un fiorino da @@magdi, ma non ho trovato nulla...

 

Dopodiché credo che si possa cominciare a discutere anche sulle monete estere e sulla loro diffusione.

 

 

 

 

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Abbiamo visto l'importanza della zona delle fiere della Champagne, a un certo punto questa zona ebbe un declino dovuto a vari fattori tra cui sicuramente il fatto della scomparsa della residenza di corte e del grande potere di acquisto diretto ed indiretto che essa aveva ed esercitava.

Declino della Champagne che sposta gli orizzonti commerciali verso altre zone più lontane, raggiungibili però anche tramite mare e mi riferisco a Bruges e alle Fiandre.

La rotta marittima per Bruges fu aperta a fine 200 e già all'inizio del 300 galee genovesi, veneziane, spagnole si potevano dirigere verso questa nuova meta commerciale.

Gli italiani andavano a Bruges, acquistavano tessuti grezzi, li riportavano sempre via mare nelle loro città e qui li lavoravano.

Tutto questo spostò gli interessi dalla Champagne a Bruges.

 

Già che ci sono, ma avremo occasione di approfondire, ho trovato una moneta delle regione delle Fiandre: come la possiamo contestualizzare nei commerci? Ebbe una diffusione limitata al Belgio? Mi sembrava giusto postarla ora, dopo che già abbiamo avuto modo di vedere una moneta della Champagne.

 

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Belgien, Flandern

Ludwig von Male, 1346-1384.

 Lion d'or o. J., Gent. 5,37 g. Behelmter Löwe sitzt nach l. in gotischer Architektur/

Verziertes Kreuz, in der Mitte *, in den Winkeln F - L - A - n. Delm. 460 ®; Fb. 157.

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Cerchiamo di entrare allora nel tema monete, argomento vasto che richiederà tempo.....

Incomincio a dire quello che conosco, nei miei limiti ovvi, ero rimasto nella Champagne con i suoi provinois coniati a Provins, moneta delle fiere e che arrivò fino a Roma, quando però i Reali vennero ad abitare lì, si passo alla moneta ufficiale reale il tournois, moneta che si diffuse poi in tante zecche del Sud Italia.

A questo punto entrerei a parlare di moneta locale, moneta straniera e qui consiglierei sicuramente il testo di Lucia Travaini "Monete e storia nell'Italia medievale ", altro libro fondamentale per quello che cercheremo di discutere.

Cosa dice la Travaini ? Se una moneta straniera arriva in un ambito locale e se colma una lacuna di circolante diventa in pratica poi una moneta locale.

Questa dinamica capitò spesso, pensiamo ai grossi di Venezia nei Balcani o al grosso tornese di Francia che veniva valutato due volte in Italia il grosso veneziano, le monete milanesi che circolavano in Svizzera sono solo alcuni esempi di come una moneta possa imporsi in un altro ambito geografico e diventare la moneta del posto .

Ma torniamo al punto mercanti, transazioni, come avvenivano ? Certamente non utilizzavano la moneta piccola, questa magari se la portavano dietro lo stesso per piccole transazioni in loco, ma gli utilizzi per le grandi transazioni erano altri, la moneta grossa in argento che nasce anche per questo scopo, le monete d'oro e le transazioni fatte con altri sistemi nuovi senza l'utilizzo delle monete.

I grossi, c'è una bella discussione sulla nascita del grosso qui sul forum tra le importanti, inizia Venezia, si adeguano tutte le altre zecche, certamente questa moneta è una moneta che nasce per questo scopo che era diventata ormai una esigenza per tutti, poi ci sono le monete d'oro che hanno comunque tutte il loro valore e rimangono un mezzo di scambio per eccellenza, tra queste sicuramente le più accreditate erano i fiorini di Firenze, i ducati di Venezia, le monete d'oro d'Ungheria.

Ci sono poi monete come il grosso tornese francese che diventeranno monete simbolo, accettate, di qualità, che verranno imitate anche in zecche italiche, o ci sono monete straniere che vengono accettate in altri mercati perché somiglianti a quelle del posto per peso e intrinseco, e poi le monete d'oro sopra citate che certamente vengono considerate monete internazionali accettate in ogni piazza, per stasera direi che può bastare, ma certamente tutto questo verrà poi superato con altri modi innovativi di transazione che non prevederanno più lo spostamento di monete effettive....

 

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Riprendo sulla parte monete....poi sarebbe bello comunque alleggerire la discussione con qualche ulteriore racconto....

 

Parlavamo dei grossi italici in argento, di monete in oro, le monete in oro venivano comunque accettate, sul forum c'è una bella ulteriore discussione " Il ritorno all'oro " da rileggere, il fiorino di Firenze nel trecento ebbe il primato come moneta nazionale e internazionale, fu poi molto imitato, tanto che abbiamo in tanti paesi anche del Nord Europa buone imitazioni dello stesso, ma ben presto Venezia col suo Ducato rispose con una moneta in oro che ebbe il predominio in particolare nei mercati del Levante.

Più tardi ebbe la meglio anche in Europa tanto che se in un certo periodo moneta d'oro era il fiorino e veniva chiamata genericamente anche così, più tardi il nome diventò ducato.

Milano rimase invece più ancorata al sistema argenteo, le sue monete d'oro, che comunque ci furono, sembrano avere più la caratteristica di prestigio che quella puramente commerciale.

Entreranno poi in gioco altri fattori la disponibilità dei due metalli, oro e argento, i concambi tra i due, le alterazioni del fino in particolare dell'argento, le guerre monetarie tra Stati, le imitazioni e le contraffazioni, tutti argomenti importanti.

Dobbiamo però ricordare ancora l'importanza anche di altre monete tipo il grosso tornese francese utilizzato molto in Italia anche per il pagamento delle imposte, ma anche l'utilizzo per esempio da parte dei mercanti dei miliarenses come moneta per i mercati di esportazione, monete imitazioni dei mezzi dirham degli Almohadi che furono battuti in varie zecche italiche.

A voi ....con racconti....o monete....come preferite.....

 


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Faccio una piccola parentesi bibligrafica. Credo che sarebbe interessante anche questo libro della Travaini, oltre a quello già citato da @@dabbene. Mi sembra di capire che sia incentrato proprio sui commerci, sulla mercatura e dunque sulla matematica, ritenuta fondamentale per intrattenere rapporti commerciali (con l'intensificarsi dei commerci globali, un paese poteva svilupparsi economicamente solo se la sua popolazione era istruita: è questo uno dei tanti motivi che determinano oggi l'arretratezza di alcune regioni del Mondo).

 

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Lucia Travaini, Monete mercanti e matematica.Le monete medievali nei trattati di aritmetica e nei libri di mercatura, 220 pagine, Editore: Jouvence (1 febbraio 2003)

 

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Certamente si, informazioni sul circolante li abbiamo da ripostigli, documenti contabili, libri di mercatura che utilizzavano i mercanti dell'epoca.

I mercanti erano persone che oltre a saper di conto, sapevano scrivere, annotare, registrare, conoscevano le varie monete in tutte le piazze che frequentavano, molte informazioni le abbiamo da essi, con liste di monete in uso, il fino, il peso, i rapporti tra le varie monete, le tariffe delle dogane, è una rappresentazione reale del mondo del commercio visto concretamente con dati e numeri che porta anche a una visuale di come era il commercio in paesi e mondi diversi dell'epoca.

Tra l'altro sono indicate anche le regole di matematica usate, quindi da questi escono notizie e indicazioni che i soli ripostigli e ritrovamenti non potrebbero dare.

E il fiorino di Firenze ..... :blum: ? Mi sa che tocca ancora al povero Matteo a cui va ancora il nostro plauso, bravo !


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E il fiorino di Firenze ..... :blum: ? Mi sa che tocca ancora al povero Matteo a cui va ancora il nostro plauso, bravo !

 

Lo faccio più che volentieri, basta che possiate correggermi ed integrare con altre informazioni :)

Effettivamente Firenze era l'ultima città mancante in questa prima fase.

 

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Florence. Republic Florin ND (1252-60),

Fr-275, MIR-3/5, Biaggi-785, AU55 NGC.

Obv. + FLOR | ENTIA, Florentine lily.

Rev.  o | • S • IOHA | NNES • B •, St. John standing facing, right hand raised, a scepter in his left. 

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Quando Luciano terminerà il suo racconto, ci sarà l'occasione per collegarci ad alcuni temi che ho trovato in un'altra discussione su Venezia, Bisanzio, la moneta d'oro italiana...Ma non voglio correre :)

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Buon pomeriggio

 

Eccomi qui con il termine del racconto di Andrea Barbarigo; anch'io ho poi da inserire alcune informazioni circa il commercio navale di Venezia, ma senza correre.... :blum:

 

Son passati tanti anni, cinquanta da quando sono nato e ormai stanco, mi sono ritirato lasciando la mia impresa ai figli e son contento.

 

La mia ricchezza si avvicina certamente ai 15.000 ducati; più di quelli che mio papà aveva dovuto pagare e però, in questi anni passati, posso dire che tanti ne ho spesi ed anche persi, ma ho vissuto bene, in un bel palazzo, con servitori e schiavi; ho potuto soddisfare tanti capricci e comperarmi anche un bel appezzamento di terreno a Montebelluna.

 

Posso dire che, grazie ai miei parenti di Creta, ho avuto tante agevolazioni, fungendo da loro corrispondente per le merci che volevano vendere: uva passa, vino, olio o delle quali avevano bisogno, come panni, vestiti veneziani e generi di lusso e lo stesso è avvenuto con il mio grande amico Balbi, gran banchiere; io usavo il suo banco per i pagamenti ed a lui portavo le lettere di credito che mi venivano corrisposte in cambio delle merci che vendevo.

 

Anche per i prestiti dei quali avevo bisogno per comperare le merci da rivendere, mi rivolgevo a lui e l'interesse che mi chiedeva non andava oltre il 5%; spesso poi non mi chiedeva nulla, lo ripagavo con favori, come si fa tra amici.

 

Anch'io ho assunto dei corrispondenti, ne avevo uno, Carlo Cappello, a Costantinopoli, in Palestina e Siria avevo Alberto Dolceto, in Barberia e Tunisi mi avvalevo dei cugini Andrea e Alvise da Mosto, anche se il secondo dei quali, poco dopo averlo incaricato, si defilò per intraprendere la carriera di esploratore ed è proprio lui che ha scoperto dopo pochi anni, le isole di Capo Verde ed è anche diventato a Tunisi console dei mercanti.

 

A Londra e a Bruges, invece, usavo come agenti i fratelli di mia moglie Cristina; Giovanni, Alban e Vittore e in queste città importavo merci molto ricercate, come i panni, lo stagno, la cannella e lo zenzero; tutte cose che mi davano gran profitto.

 

Non metto in conto gli altri viaggi fatti in Spagna Francia, perché saltuari, pur essendo stati anch'essi molto proficui.

 

Ora posso andarmene tranquillo, i miei figli hanno una vita agiata e rendite che gli permettono di ben figurare tra i nobili della nostra città ed intraprendere più comodamente i negozii che vorranno.

 

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Particolare della tela di Tintoretto: I confratelli della Scuola dei Mercanti.

 

saluti

luciano

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Inviato (modificato)

E' bello secondo me intercalare notizie, monete e .....anche racconti, vite di mercanti dell'epoca, un target diverso dal solito, originale, e ....come spesso poi mi accade di Milano non parlo poi mai e allora devo però porre rimedio in qualche modo, la storia che faccio narrare direttamente dall'interessato riguarda un mercante milanese, non si parlerà solo di ricchezza, affari, ma il mercante arriva a toccare i temi cari al già citato Le Goff, altra lettura fantastica sull'argomento e riguarderà denari, carità, usura, il senso di colpa che aleggiava nella società verso queste persone  che poi in alcuni casi le portavano a.....

 

Mi chiamo Donato Ferrario, sono nato a Pantigliate vicino a Milano nel 1370, le mie origini sono umili, venni presto in città e mi integrai subito a Milano che divenne subito la mia città di cui ero fiero ed orgoglioso.

Ebbi da giovane la fortuna di conoscere una donna meravigliosa che mi fu vicina per tutta la vita in tutto anche negli affari e nel lavoro, l'unico cruccio fu che Antonia non mi diede figli, ma però con noi in famiglia tenemmo una giovane nipote che ci aiutò anche nella conduzione familiare.

Mia moglie proveniva da una famiglia importante ed agiata i Menelozzi, questo non lo nascondo mi aiutò molto intanto nella partenza con le mie attività e per le conoscenze fondamentali che mio suocero aveva.

Fu una strada in discesa, ma di certo sia io che anche mia moglie ci mettemmo molto del nostro, ben presto divenni quello che si definisce un homo novus, un uomo potente e di successo.

Avevo molti possedimenti in campagna, botteghe, ben presto le mie proprietà si estesero anche in città e investii molto nell'agricoltura, cereali tipo segale, frumento, avena,miglio, verdure, lino.

Non contento passai a coltivare fave, fagioli europei, ceci, insomma tutto ciò che era indispensabile per l'alimentazione passava da me o da me dipendeva.

Ma sapevo cogliere anche le tendenze dell'epoca, avevo fiuto e ben presto passai ad avere mulini, a commerciare in stoffe, lana proveniente dalla Spagna e poi mi buttai anche nella viticoltura un campo poco esplorato da molti.

Avevo tutto, non mi mancava nullo, successo, prestigio, ricchezze, eppure.....eppure il sentimento della società cristiana dell'epoca portava a far riflettere, pensare e poi....cosa sarà di tutto questo dopo di me, non avendo figli, mi chiedevo sempre ?

Molti ricchi erano all'epoca oggetto di critica sia per le ricchezze accumulate, sia  alcuni per l'usura praticata e in alcuni nacque come nel mio caso una specie di nuova vita, una vita dedicata agli altri, alla preghiera, all'aiuto, alla carità.

Il primo novembre del 1429 io Donato Ferrario fondo un ente con finalità assistenziali e devozionali, il nome è la Scuola della Divinità, in onore della Divinità di Ognissanti.

Il nome non è casuale, in sogno una notte ebbi la visione di Dio che mi esortava a utilizzare il mio patrimonio a favore dei bisognosi e dei diseredati e così poi feci.

L'aiuto era anche verso mercanti falliti, artigiani declassati, nobili decaduti, poveri e persone diventate all'improvviso povere....questa era la finalità del mio Ente.

Divenne ben presto uno dei punti di riferimento per la vita assistenziale della città, tra l'altro nel 1435 Filippo Maria Visconti, che ben conoscevo, eliminò la tassazione sui beni distribuiti ai poveri.

Anche questo fu un giusto e importante riconoscimento verso la mia opera da parte del potere cittadino che approvava e aiutava tutto questo.

Prima di morire decisi di fare testamento e lasciare tutto quello che avevo alla mia Scuola della Divinità, il sogno e l'apparizione di Dio che mi chiedeva di fare questo in vita si era compiuto in modo concreto e definitivo, quando spirai, un senso di pace e di serenità arrivò dentro di me....

Questa è la mia storia....quella di Donato Ferrario, bravo mercante, ma anche uomo di cuore.....

Modificato da dabbene
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Che bella storia...grazie per averla raccontata :) (e come si sta rivelando efficace il racconto in prima persona ;) )

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Storie vere, personaggi reali, anche abbastanza conosciuti, potrebbe questa discussione diventare più significativa di quanto possiamo pensare se ne arrivassero altri.... caro Matteo, oltre a notizie e monete quelle sempre....,vediamo se qualcuno vuole provarci alla buona, senza pretese....., il forum e' o non è una palestra per tutti ?

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Buona Domenica

 

sperando di non tediare, penso sia utile aggiungere qualche nozione di natura "tecnica" che riguarda la mercatura a Venezia e che ha peculiarità tutte proprie.

 

In primis allegherei il calendario dei periodi nei quali si effettuavano i trasporti marittimi principali, con l'avvertenza che i rientri delle navi a Venezia dovevano coincidere con le Fiere che si svolgevano e che dovevano beneficiare del preventivo arrivo delle merci. Chiaro che non sempre queste date potevano essere rispettate, sia per motivi ambientali, climatici, sia anche per motivi politici.

 

10-15 febbraio = Partenza per la Siria delle navi a vela disarmate

01-15 marzo = Partenza per Tunisi e Tripoli delle galere al trafego

22 apr -08 mag =Partenza delle galere di Barbaria e Acque Morte

15 luglio =Partenza delle galere di Fiandra

25 luglio = Partenza delle Galere di Romania

01 agosto = Partenza per la Siria delle navi a vela disarmate

24 agosto = Partenza delle galere per Beirut

30 agosto = Partenza delle galere per Alessandria

 

Ritengo anche utile riportare alcune considerazioni sul bilancio del mercante.

 

l computo che veniva fatto delle spese e dei ricavi, allora, non veniva frazionato e conteggiato nell'arco di un anno contabile; considerato che molte merci venivano acquistate e vendute in luoghi diversi e molto distanti, il computo lo si faceva tenendo conto della data del loro acquisto e quello della loro vendita, o del loro scambio con altre merci che, a loro volta, venivano vendute.

 

Si aveva cioè un costo iniziale al valore che quelle merci avevano in quella determinata data e luogo e si conteggiava il valore delle stesse merci al valore che le stesse avevano nel luogo di vendita, dove si poteva lucrare il maggior guadagno o dove si perdeva meno se, nel periodo intercorso per il viaggio, il valore di quelle merci aveva subito un tracollo.

 

Difficilmente si poteva calcolare nell'arco di un anno contabile lo scambio di merci e quindi di guadagno (o perdita) che si poteva mettere a bilancio.

 

Per i modivi sopra accennati, questo era fattibile per le merci che viaggiavano nell'Adriatico e nel Mediterraneo orientale, non lo era affatto per le merci che viaggiavano da e per Bruges o Londra; in questi casi l'eventuale ricavo (o perdita) lo si poteva calcolare dopo due anni almeno.

 

Per fare un esempio concreto immaginiamo un ipotetico viaggio:

 

Gennaio dell'anno 1° = Arrivo a Venezia di un carico di spezie.

Luglio dell'anno 1° = Parte per Londra il medesimo carico di spezie.

Maggio dell'anno 2° = Arriva a Venezia un carico di stagno acquistato a Londra con i ricavi della vendita delle spezie.

Agosto dell'anno 2° =Parte per Alessandria il medesimo carico di stagno.

Gennaio dell'anno 3° = Arrivo a Venezia di un carico di spezie acquistate con i ricavi della vendita dello stagno.

 

Il bilancio del nostro mercante (molto semplificato), in questo caso, sarà dato dal costo delle spezie al loro arrivo a Venezia a Gennaio dell'anno 1° e il ricavo derivato dalla vendita dello stagno ad Alessandria alla fine dell'anno 2°.

 

saluti

luciano

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Ancona vive sul mare, ma è anche la città principale della Marca. E come tale spesso svolge la funzione di punto nodale, grazie al suo porto,  per lo smistamento di prodotti provenienti dalle città dell'interno e dirette verso le altre regioni dell'Italia o le regioni o città orientali. Ma questo vale anche per le merci provenienti da oriente e dirette verso altre regioni italiane. Le città dell'interno della Marca sono essenzialmente dedite all'agricoltura e all'allevamento dei bovini, mentre Ancona è più una città commerciale ed artigianale.  Venezia, pur tra le continue guerre con Ancona per il sopravvento nel mare Adriatico,  viene regolarmente rifornita di cereali e carni marchigiane,  mentre Bologna si approvvigiona dalla Marca di cereali, olio, vino, formaggi. Le città della Toscana, invece,  utilizzano Ancona come tappa intermedia per Zara, Ragusa e l'oriente bizantino; per prima Pisa già nel XII secolo, a seguire le altre nel XIII e XIV secolo sino al predominio assoluto di Firenze in area toscana. La via del mare diviene sempre più economica. Una cosa è viaggiare con cavalli ed asini , altro è andare per nave con possibilità di trasportare molte più merci. In mare ci sono rischi di piraterie, ma il brigantaggio non lascia indenni i trasporti via terra.  E gli Appennini e le Alpi sono duri da superare con gli animali carichi di merci.  E dall'oriente iniziano ad arrivare nuove merci e materie prime che in Italia scarseggiano. In questo contesto con il girare delle merci, girano anche le monete.  E quante monete! Di Venezia, Bologna, Pisa, Lucca, Siena, Firenze, ed anche di Genova. Ma anche Francesi. Perché gradualmente Ancona diviene uno dei nodi di transito e di scambio di merci da e verso l'oriente.


 


Aggiungo per chi interessato un po' di bibliografia, oltre quella già segnalata.


- Ancona nel basso medio evo - di Joachim Felix Leonhard - Il lavoro editoriale, 1992


- Le zecche minori toscane fino al XIV secolo - Atti del 3° Convegno internazionale di Studi - Centro Italiano di Studi di Storia e d'Arte, Pistoia 1967


 


Continua


Modificato da miroita
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