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Inviato

Buonasera a tutti  :)

 

Vorrei iniziare una discussione sui commerci internazionali del XIII-XV secolo. La mia scelta ricade su questo particolare periodo per due motivi. In primo luogo, credo che siano questi i secoli in cui l'Italia e il Mediterraneo siano all'apice della loro centralità nel mondo: con la scoperta dell'America, ma anche con la circumnavigazione dell'Africa, a mio modo di vedere, divennero scenari non più così centrali nell'economia globale. Inoltre, posticipando le ricerche al periodo 1500-1800 potremmo vedere diverse monete già documentate nella discussione "La saga dell'argento spagnolo", con il rischio di ripeterci.

 

Vorrei però provare a fornire un elemento di “novità” in questa discussione. Vorrei infatti che protagonista della discussione fosse un ipotetico mercante italiano (genovese, veneziano, fiorentino…via via aggiungeremo città), che parte con delle merci e delle monete dalla sua città natale, per farvi ritorno, dopo un lungo viaggio nei porti mediterranei, carico di nuove merci e di monete delle città in cui è stato e con le quali è stato pagato.

Focalizziamoci dunque sul “portafogli” di quel mercante, sulla storia che ha da raccontarci attraverso quelle monete. In questo modo potremmo avere l’occasione di parlare di monete italiane, monete estere (ma legate all’Italia per i rapporti commerciali), commerci, geografia e storia. Una discussione, spero, ad ampio respiro ma senza pretese scientifiche...

 

Penso che un buon modo per partire potrebbe essere quello di decidere una città, trovare una mappa con le sue rotte commerciali e individuare le monete che il nostro mercante potrebbe aver scambiato con le sue merci. Oltre a quelle monete con le quali era partito, ovviamente  :)

 

Cosa ne pensate? Potrebbe essere interessante una discussione di questo genere?

 

Matteo.

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Inviato

Mi chiamo Tommaso sono nato a Venezia nel 1305, ho sempre amato il mare e viaggiare, viaggiare con la mente ma anche con il corpo, presto ho capito che il mio lavoro era quello di navigare, di andare per mare....

Quando nacqui i trasporti incominciavano a prendere sempre più la via del mare piuttosto che quelle per terra, navigare per mare era diventato più veloce, a volte si potevano fare anche 160 km. al giorno, d'altronde io ero sempre su barche che trasportavano merci, a volte pesanti, e per terra trasportare merci era pesante, difficile, periglioso, antieconomico.

E così iniziai a salire a bordo in quel di Venezia, iniziai con delle barche chiamate cocche più piccole delle navi, le cocche presero piede in Guascogna e attraverso lo stretto di Gibilterra entrarono nei nostri mari come pirati facendo molti danni.

Le cocche furono adottate subito sia da veneziani,genovesi, catalani, veleggiavi più facilmente, in sicurezza, con tempi ridotti .

Fu un po' un nuovo modo di navigare, quasi una rivoluzione, il trasporto marittimo delle merci diventava il mezzo preferito, andar per mare era un lavoro, un lavoro necessario, i mercanti ti affidavano le merci, a volte venivano anche loro per poi trattare e commerciare nei vari porti.

Partivamo ovviamente da Venezia e arrivavamo sempre a Corfù, Corfù era il crocevia delle rotte, da lì si biforcavano in due le rotte o verso Est verso le colonie greche, a volte si andava ad Alessandria, a volte si puntava verso Rodi per poi andare a Famagosta e poi Beirut, a volte la rotta era invece verso ovest, si scendeva l'Italia, facendo scali in Sicilia, risalendo verso Napoli, Pisa, Marsiglia, Barcellona, a volte si puntava verso l'Africa, Tunisi, Algeri, Melilla e poi da Gibilterra verso Cadice, Lisbona per arrivare a Bruges o a Londra.

Ho visto tutto e di più, di ogni porto ho dei ricordi, usanze, costumi, modi e stili di vita, ma la terraferma non mi mancava, io amavo il mare, le onde, l'avventura, e navigando facevo guadagnare i mercanti veneziani e trasportavamo un po' di tutto a seconda delle rotte.

In ogni porto caricavamo acqua e cibo per il numeroso equipaggio, portavamo di solito cereali dal Nord Africa o il cotone siriano, il vino cretese, le più grandi cocche potevano trasportare anche 250 tonnellate di merci,

Certamente erano Genova e Venezia a spartirsi il traffico marittimo del Mediterraneo e poi per le altre mete, Lubecca per esempio aveva traffici di circa un quinto delle due potenze marittime, si pagava in ducati, ma io di ducati personalmente ne ho visti pochi, i ducati li facevano girare i ricchi mercanti, ma a me bastava altro, io Tommaso nato a Venezia nel 1305 amavo il mare, l'avventura e la gente e le donne dei porti, la mia vita era questa e a me bastava, il mare....la mia vita...

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Inviato

Buonasera, argomento molto interessantee affascinante.

Consiglio in tal senso a chi non lo avesse ancora letto il libro di Jacques Le Goffe, lo sterco del diavolo (il denaro nel medioevo) che declina moltissime informazioni utili sul periodo e l'argomento, in questione.Edito da Laterza in edizione economica, è scritto da quello che è da molti considerat il più illustre mediovalista e da sempre attento al ruolo del denaro.

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Inviato

Grazie per questo bellissimo contributo; intimo e profondo. É così che immaginavo la discussione: un protagonista con un nome, una storia, le navi, le rotte e le merci...sono elementi che personalizzano la storia e la rendono coinvolgente, senza aver ancora parlato di monete. Il viaggio del nostro Tommaso partiva da Venezia e Venezia sarà anche la nostra prima tappa :)

A domani.

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Inviato

Discussione, ne abbiamo parlato tanto in questi giorni, che può unire tante monetazioni, identità, anche straniere, Tommaso può essere un simbolo, ma anche un mercante scaltro lo può essere, magari genovese, storia, monete, commerci, avventure, mari....forza che adesso la sezione è unita e il mare c'era in tante città e non necessitava poi il mare per fare i mercanti....


Inviato (modificato)

Discussione interessane ... Mi è piaciuto molto come @@dabbene sia partito subito a vele spiegate

Concordo con chi mi ha preceduto sul libro di Le Goff molto ben scritto , come al solito

Modificato da matteo95
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Inviato

Io muovevo merci, uomini....ma anche denaro....

 

Dicono che sia stato un grande mercante, forse uno dei più grandi, certamente per l'epoca fui un uomo di successo, però i miei inizi non furono facili, anzi....

Intanto mi presento sono Francesco Datini, sono nato a Prato nel 1335, sono nato in una casa di umili origini, mio papà era un oste che tra l'altro morì durante la peste del 1348 che invase anche Prato.

Fui allevato da una brava donna che fece da mamma a me e a mio fratello, andai a lavorare subito come garzone presso due mercanti di Firenze dove imparai il lavoro.

E capii subito una cosa che per avere fortuna, nonostante i tempi, bisognava viaggiare, vedere altre realtà, imparare da tutti e poi tentare, provare, l'iniziativa era nel mio sangue...

La mia prima tappa fu Avignone dove lavorai come dipendente in una Compagnia, ma il lavoro da dipendente non era per me, mi stava stretto e presto arrivò il volo....fondai un'azienda mia e con la stessa posso ben dirlo feci fortuna.

Avevo rapporti mercantili e commerciali con tutti, in Francia, nel Mediterraneo, nelle Fiandre, sono anche nella Milano dei Visconti, lì fabbricavano armi, io le importavo e le portavo ad Avignone e dove ci fosse richiesta.

Ma successivamente i miei interessi si estesero alle spezie, ai tessuti, ben presto diventai io stesso produttore di tessuti, avevo due ditte una per le stoffe, una per tintura.

Ben presto aprii sedi in Spagna, in tutto il Mediterraneo Occidentale, all'apice della mia carriera riuscii a coprire ogni settore merceologico.

Molti si chiederanno se muovevo tanti soldi, in verità si, ma non i tondelli a cui voi pensate, i miei soldi giravano in altro modo con le lettere di cambio, fui uno dei precursori di quelli che poi divennero gli assegni.

E come capita spesso agli uomini di successo, vennero poi importanti incarichi pubblici, le mie frequentazioni erano alte e importanti, ero diventato quello che oggi voi definireste un uomo che si è fatto da solo, un multimilionario del Medioevo.

In pratica avevo anticipato di molto i tempi, se doveste definire oggi la mia azienda era in pratica quella che oggi voi chiamate una holding.

Sfruttai tutte le occasioni che mi si presentavano, capii quali erano i generi più ricercati, i beni di lusso che poi finivano ai sovrani, al clero, ai nobili, ai grandi ricchi e così facendo divenni molto ricco.

Ma anche a me mancò qualcosa, non ebbi tutto nella vita, non ebbi figli e questo mi mancò moltissimo, il mio unico pensiero a un certo punto della vita non fu il successo, il lusso, ma la paura della morte, dell'aldilà.

Ancora oggi vengo ricordato a Prato, per il mio Archivio straordinario di documenti, lettere, libri contabili, per un monumento in Prato in Piazza del Comune, per un Palazzo storico a mio nome e per aver lasciato il mio enorme capitale accumulato in vita ai poveri istituendo diverse Istituzioni per gli altri, malati e bisognosi.

Questa fu la mia vita, quella di Francesco di Marco Datini, un mercante del Medioevo....un precursore dei vostri tempi, questo lo posso dire tranquillamente...

 

 

 

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Inviato

Mercanti e cambiavalute hanno spesso storie fantasmagoriche da raccontare; io ho studiato lo scorso anno il manoscritto di Lippo di Fede del Sega, che si trova all'Archivio di Stato di Firenze (nel quale, peraltro, si è appena conclusa una mostra numismatica magnifica): in poche parole si tratta del diario personale di un cambiavalute, dove questi annotava le informazioni commerciali, ma non solo, legate alla sua attività, che consisteva nel girare per le tante zecche aperte all'epoca approfittando dei cambi favorevoli che si potevano ottenere in termini di fino tra l'una e l'altra; è stata un'emozione anche solo toccare quelle carte, compagne di un'avventura nelle transazioni, che al tempo si facevano fisicamente, viaggiando con i bauli di monete tra un castello e l'altro, attraversando selve e boschi. Consiglio, in proposito, a tutti il volume "Un changeur florentin di Trecento" di De La Roncière, che affronta lo studio di quel testo in modo estremamente interessante.

 

Magdi

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Inviato

Torno su Lippo di Fede, perchè la sua storia è intimamente legata alla sua professione, e lo studio di quel manoscritto mi emozionò in maniera importante, per la dimensione umana di questo mercante-cambiavalute-usuraio, trovatosi all'interno di una storia quasi surreale, certamente da romanzo. inserisco la traduzione trovata in rete dell'incipit del volume di cui accennavo prima:

 

Lippo di Fede del Sega non fu certo un grande mercante, si dedicò infatti in modesta misura e senza ottenere clamorosi successi, al cambio del denaro in Firenze e al prestito usuraio in Francia. Proprio la sua mediocrità è significativa ed esemplare: egli è quasi uno specchio della piccola borghesia del secolo XIV. Il suo fallimento come uomo e non solo come mercante (che ci prova che solo i più abili ed astuti in assoluto riuscivano nei loro affari) ci è dimostrata anche dalla conclusione delle sue avventure sentimentali: dopo la morte della prima moglie Gemma, egli sposò in seconde nozze la giovanissima monna Bernarda, sorella di un sensale, che gli portò una buona dote, ma tale matrimonio fu un grosso fiasco: la differenza di età era troppo grande, il vecchio Lippo era considerato ributtante dalla giovane Bernarda: dopo liti violente si giunse quindi nel 1358 ad una separazione con conseguente restituzione della dote. Lippo, sull'orlo del fallimento nei suoi affari, disilluso e solo, quattro anni più tardi, ormai quasi ottantenne, fu vittima del demone del tramonto e tentò, quasi ultima affermazione di prestigio, di violentare una fanciulla minorenne di modeste condizioni, andando incontro ad un mortificante processo e ad una condanna!

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Inviato

Mi chiamo Ciriaco Pizzecolli.

Sono nato nel 1391 in una città di mare, dove da sempre gli abitanti vivono con il mare. Da qui ogni giorno arrivano e partono navi provenienti o dirette verso tutto il Mediterraneo, ed anche oltre.

Sono marinai, naviganti, commercianti. E così è la mia famiglia, di commercianti e navigatori.

Ricordo che già da bambino (avevo appena 8-9 anni) , mio nonno (mio padre morì che avevo 6 anni) mi portava con se nei suoi viaggi d'affari in giro per l'Italia, ed una delle mie prime mete fu Venezia. E da lì ho continuato per tutta la vita a girare, girare, girare. Spesso per via mare, ma anche talvolta via terra (un po' scomodo in vero).  Appassionatomi di storia e cultura, ma non disdegnando di perseguire anche gli affari di famiglia, ho viaggiato per tutta Italia, Firenze, Roma,..... Ho fatto tappe in Dalmazia, ho visto la Grecia e moltissime sue isole.  Sono stato a Cipro, in Tracia, a Costantinopoli, in Egitto, Siria, Libano. E non solo. E in diverse di queste località esistevano colonie di miei concittadini. E dovunque ho portato ed acquisito cultura, fatto affari, ma anche ho operato come ambasciatore di pace. Ed ho incontrato tante genti, anche di altissimo lignaggio, persino papi e imperatori.

Non sono un Santo, anche se il mio nome è lo stesso del Patrono della mia città.  Dovunque, ormai, sono conosciuto come Ciriaco d'Ancona.

 

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Inviato

Bellissime queste storie...Si sta creando una base sulla quale poter poi discutere anche di numismatica. Un po' di suspance prima di arrivare alle monete :) Decisamente una discussione ad ampio respiro.

Credo sia giusto continuare in questa raccolta di biografie, prima di passare a mappe e monete :)

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Inviato

Sono contento che abbia accettato il mio invito, non ci speravo, ma ecco qui tra noi quello che io definirei un uomo che ha fatto di tutto, un uomo che rappresenta a pieno titolo il XIII secolo, ma dai preamboli passo subito all'intervista ....

Come si definirebbe lei Benedetto Zaccaria ?

Grazie dell'invito intanto, sono qui con grande piacere a parlare di me, ma anche della storia del XIII secolo, come mi definirei ? un ammiraglio, un mercante, un diplomatico, un politico, un po' tutto questo insieme, un uomo poliedrico, coraggioso, anche temerario, che ha saputo rischiare, ma che sapeva anche dialogare se c'era bisogno.

Lei viene ricordato come il vincitore morale della Meloria, si considera questo ?

Più che vincitore morale, mi considero il vincitore, la Meloria fu un capolavoro di tattica, strategia, anche di rischio calcolato, certamente una battaglia sanguinosa, certo oggi col senno di poi ho un unico rimpianto quello che siano morti tanti valorosi marinai e combattenti, fu una battaglia durissima e sanguinosa.

Certamente io pensavo sempre come un tattico e l'obiettivo da raggiungere non era di poco conto, si trattava di avere la supremazia navale nel Mediterraneo e dopo questa vittoria Pisa scomparse dalla scena, il colpo fu durissimo per loro....

Quindi abile condottiero, strategia, tattica, coraggio e poi ....?

E poi fui anche politico, consigliere del Comune di Genova, ma anche abile diplomatico, una missione proprio diplomatica mi aprì le porte dei mercati del Levante.

Fu Michele Paleologo a concedere a me e a mio fratello Manuele Focea con le sue ricchissime miniere di allume.

Esportai in tutto l'Occidente, sempre combattendo coi pirati, alla fine riuscii a imporre un monopolio arrivando dovunque in Mar Nero, a Trebisonda, Armenia, Caffa ( che ebbe mio genero come Console ) e anche in Russia.

Monopolio, controllo, ma anche tanta qualità del prodotto seguito in ogni componente, l'estrazione, la raffinazione, il trasporto, la vendita, era difficile con noi fare di meglio, oggi un manager vorrebbe arrivare a tutto questo....qualcuno mi ha anche chiamato " il mercante perfetto ", questo non lo so lo dicono altri.... certamente mi agevolarono le conoscenze, i rapporti, le diplomazie, la vicinanza con i potenti Doria, con i Cattaneo della Volta, e tanti altri gruppi importanti dell'epoca.

Quindi una vita perigliosa ed affascinante la sua ?

Vista col senno di poi direi si, forse anche troppo, mi piaceva rischiare e rischiai, ma non andai mai oltre, io ero per il rischio calcolato, e questo lo dovrebbero tenere a mente tutti anche ora.

Certamente il mare fu il mio habitat, come comandante, come mercante, le merci si muovevano in gran parte via mare, il mare è stato il teatro delle mie fortune.

Un segreto da svelare a chi ci sta leggendo ?

Ritengo di essere stato fortunato, ma certamente capii anche quello che contava.....

A cosa si riferisce quando dice questo ?

A un intreccio che c'era tra commercio, affari, politica, consorterie, parentele di alto rango, chiamiamola politica economica....

E in questo lei fu un maestro ?

Direi di si, almeno quanto lo fui sui campi di battaglia....

La ringrazio veramente tanto, la sua è stata una testimonianza storica incredibile, quella di un uomo che fu nel XIII secolo effettivamente un po' tutto....grazie anche a voi che ci avete seguito....

 

 

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Inviato

Che personaggio questo Benedetto Zaccaria! :) Credo sia proprio l'esempio perfetto dell'importanza della classe mercantile nel medioevo. Una classe che, a mio modo di vedere, ha segnato l'economia, la geografia, la politica e la storia di un'epoca.

 

Forse adesso possiamo provare a tracciare qualche rotta commerciale e a mostrare qualche moneta della nostra prima serie di personaggi, in modo da attirare qualche utente in più...

 

Partiamo da Tommaso e dalla sua Venezia:

 

Rotte commerciali di Venezia

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Inviato

Non solo navi per i mercanti, uno dei riferimenti abituali e fissi per i mercanti erano le fiere della Champagne, e lì arrivavano tutti, compravano di solito, riportavano in Italia e rivendevano.

Si poteva attraversare le Alpi col Moncenisio, col Gran San Bernardo, col Sempione.

I viaggi a volte erano eroici, le asperità, il tempo, le incertezze, la neve, il carico trasportato sul dorso degli asini, siamo nell'età eroica del mercante....

I registri dei pedaggi di Montmelian annoverano tra il 9 gennaio e il 16 aprile del 1302 non meno di 1.373 carichi attraverso il valico.

Il carico di un asino era stimato metà di quello di un cavallo, nel 1300 addirittura i passaggi furono il doppio ben 2.226.

Tanti furono i mercanti italiani che andavano alle fiere, tra essi ricordiamo quelli di Asti e di Chieri, vicini ai passi, ma vicini anche al mare e vicino alla via francigena, una posizione invidiabile in tal senso.

Gli uomini di Asti fornivano anche i vectuari per i trasporti, avevano sedi sul posto o vicini ai valichi, e non commerciavano solo, prestavano anche denaro e su pegno, il detto mercante astigiano anche usuraio è rimasto nel tempo.

Ma gli astigiani abili mercanti in tutti i sensi seppero poi evolversi e quando a meta del 300 le banche principali di Firenze furono liquidate e il Pontefice rimase senza banchieri, a tal punto nominò i Malabaya di Asti divennero suoi fiduciari in quanto erano gli unici rimasti con una organizzazione internazionale perfetta e diffusa.

I Malabaya divennero per un secolo i banchieri più importanti in Europa, finchè Firenze si riprese il suo primato....

Cosa mercanteggiavano nelle fiere della Champagne ? Un po' di tutto, in particolare tessuti, stoffe, generi di lusso, generi alimentari, la moneta e qui arriviamo a una moneta era il provisino coniato a Provins, moneta standard delle fiere, moneta principale della Francia orientale e che circolava anche fino a Roma.

Certamente anche qualche moneta italiana inevitabilmente finì lì, ma certo il provinois fu la moneta delle fiere della Champagne.

 

Una riflessione, personalmente mi fermo qui....non credo sia il caso andar oltre come spesso accade in queste discussioni generaliste con racconti che non sono racconti ma che rappresentano in modo reale personaggi dell'epoca, personalmente trovo la discussione fantastica e originale per il tipo di impostazione, è l'ennesimo tentativo di riunire tanti, tante realtà, Genova, Venezia, Milano, Firenze, Piemonte, estero, i mercanti erano dovunque e i mercanti vogliono dire denaro, non importa...., è anche giusto che quello che sembra bello e interessante per uno o pochi non lo possa essere per la totalità, il forum voleva dare una linea di unione e di partecipazione anche quando possiamo partecipare tutti a ragion veduta, anche di questo forse ne dovremo tener conto, io personalmente passo la parola all'ideatore di questa per me splendida discussione @@Matteo91 col quale con l'occasione mi complimento, un giovane propositivo e appassionato....a te ora il pallino....grazie comunque a chi ha partecipato e letto finora....

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Inviato

Grazie Dabbene per questi tuoi spunti. Mi dispiace che la discussione non sia ancora decollata, ma nutro fiducia :) Come dicevo io non ho le competenze per portare avanti qualche spunto di riflessione interessante, ma posso soltanto limitarmi a cercare un po' di immagini.

 

Parlavamo di Venezia e di Tommaso, siamo nei primi decenni del 1300. Nelle navi veneziane il buon Tommaso avrà visto poche monete d'oro, ma senz'altro questa avrà viaggiato con lui in tutto il Mediterraneo e il Mar Nero:

 

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Francesco Dandolo Doge LII, 1329-1339
Ducato. AV 3,48 g. •FRA•DANDOLO – S M VENETI S. Marco, stante a s., porge il vessillo al Doge genuflesso; lungo l’asta D V X. Rv. •SIT•T•XPE•DAT’• Q•TV – REGIS ISTE DVCAT’ Il Redentore stante di fronte, entro aureola ellittica cosparsa di 5 stelle a d. e 4 a s.. CNI 2 var. Paolucci 1. Gamberini 72. Montenegro 63. Frd. 1219.

 

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Inviato

Ottimo Matteo, vediamo se qualcuno si aggiunge intanto.....vediamo se per esempio si riesce a mostrare anche la mappa delle rotte dopo quella di Venezia dell'altro grande porto Genova, ma sarebbe bello vedere anche quella dei valichi delle Alpi che portavano tramite via terrà mercanti e merci alla Champagne e di ritorno sulla via francigena per la nostra penisola fino a Roma.

Per le monete io ho parlato del provisini, giusto il ducato e poi a Genova per esempio ?

A voi se vorrete integrare e parlare di divulgazione per tutti ....se no Matteo ti tocca.....

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Inviato

Buona serata @@Matteo91

 

Innanzitutto complimenti per la discussione. Se fosse possibile io fonderei questa discussione con l'altra:

 

http://www.lamoneta.it/topic/88800-la-moneta-nei-traffici-commerciali-mondiali/?hl=%20francigena

 

vero è che quella precedente era di più ampio respiro, non riguardando il solo medioevo, ma perché limitarsi?

 

In fondo si avrebbe un excursus che bene potrebbe rappresentare le difficoltà, gli usi, le consuetudini e la tipologia delle merci e degli scambi che variavano (o no), col variare dei secoli.

 

Che ne dici?

 

Una domanda poi ... i racconti postati da taluni partecipanti, scritti in prima persona (molto belli), sono tratti da qualche volume o sono frutto di una prosa fatta ad hoc dai partecipanti stessi?

 

saluti

luciano


Inviato

Eh Luciano.....certamente almeno per i miei sono fondati su notizie certe, lette, ma i racconti sono tutti made in dabbene e col diritto di autore, mi risulta semplice scrivere però ci vuole impegno, idee, spunti, ecco visto l'impegno e l'originalità del target qualche riscontro positivo in più speravo ci fosse, ma torniamo sempre poi a parlare degli stessi argomenti....e' divulgazione vera mista a fantasia nel raccontarsi, Tommaso e' una mia invenzione su dati che si leggono, gli altri si raccontano in prima persona e l'ultimo diventa l'idea dell'intervista di oggi a un uomo del XIII secolo, lasciatemi almeno il diritto d'autore.....non ho faccine ma è' come se ci fossero...,miro vedo che ha seguito bene il target imposto e credo si possa ripetere volendo.....,basta crederci...,

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Inviato

@@417sonia

Ciriaco Pizzecolli (Ciriaco d'Ancona) è un personaggio veramente esistito, e da molti considerato, tra le altre cose, come il padre dell'archeologia.

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Supporter
Inviato

Eh Luciano.....certamente almeno per i miei sono fondati su notizie certe, lette, ma i racconti sono tutti made in dabbene e col diritto di autore, mi risulta semplice scrivere però ci vuole impegno, idee, spunti, ecco visto l'impegno e l'originalità del target qualche riscontro positivo in più speravo ci fosse, ma torniamo sempre poi a parlare degli stessi argomenti....e' divulgazione vera mista a fantasia nel raccontarsi, Tommaso e' una mia invenzione su dati che si leggono, gli altri si raccontano in prima persona e l'ultimo diventa l'idea dell'intervista di oggi a un uomo del XIII secolo, lasciatemi almeno il diritto d'autore.....non ho faccine ma è' come se ci fossero...,miro vedo che ha seguito bene il target imposto e credo si possa ripetere volendo.....,basta crederci...,

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@@417sonia

Ciriaco Pizzecolli (Ciriaco d'Ancona) è un personaggio veramente esistito, e da molti considerato, tra le altre cose, come il padre dell'archeologia.

 

... e allora ditelo :clapping:  che è una vostra idea .... ben congegnata tra l'altro, bravi.

 

La trovo un'ottima idea.

 

saluti

luciano


Inviato

Sono contento che Luciano si sia ricordato della mia vecchia discussione :) lì c'era un'impostazione diversa, orientata sul commercio globale dopo la scoperta dell'America con il progressivo calo di importanza dell'area mediterranea e dell'Italia. Qui avrei voluto focalizzare l'attenzione sul Mediterraneo ed in generale sul "vecchio" continente :) domani cercherò di aggiungere una cartina per Genova e qualche altra moneta italiana e non...sarebbe bello trovare una cartina con le rotte dei traffici terrestri e qualcosa su Ancona, come già suggeriva Dabbene.

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Inviato (modificato)

Provvedo io, anche se questa è la rappresentazione della fine del periodo medioevale. Ma cento anni prima la situazione era praticamente la stessa. E come già detto, i traffici di Ancona erano principalmente via mare. I traffici terrestri erano essenzialmente nell'ambito della Marca di Ancona, Lazio, Umbria , Emilia e Toscana. A Genova e Venezia, ad es., si arrivava più comodamente via mare.

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Modificato da miroita
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Inviato

Grazie @@miroita :) Quale poteva essere una moneta utilizzata da Ciriaco Pizzeccolli nei suoi commerci?

 

 

Per le monete io ho parlato del provisini

 

Un esempio di Provisino delle Champgne, per il periodo che ci interessa, potrebbe essere questo?

 

post-18657-0-11788700-1421396809_thumb.j

Provins, Thibaut II
A/+ TEBAT COMES, Croix cantonnée d'un besant en 1 et 4 et de l'alpha en 3 et de l'oméga en 2
R/(à 10 h.) CASTRI PRVVINS, Peigne champenois, au-dessus un T entre deux annelets
Billon, 20,0 mm, 1,02 g, 6 h
Bd.1759

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Inviato (modificato)

Io, Ciriaco, quando vado in giro non ho mai problemi. Viaggio sempre con le monete della mia città. Sono conosciute in ogni dove.

Certamente quando vado in terre lontane, per le spese del vivere quotidiano uso le monete del loco, ma le procuro direttamente lì,

perché la mi' moneta grossa è accettata in pagamento da tutti li signori che incontro.

Tale moneta è conosciuta con il nome della mia città. E' chiamata grosso anconetano.

Su una faccia si può vedere una croce, con attorno scritto DE ANCONA, mentre nell'altra faccia c'è l'immagine del nostro santo patrono con attorno scritto PP S QVIRIACVS .  Ed è una moneta d'arjento. 

Molte volte, mi domando, ma perché mai mi chiamino tutti Ciriaco d'Ancona! quando il mio nome è Ciriaco de li Pizzecolli.

A dimenticavo, voglio farvi vedere una di queste monete. Come detto, ne ho sempre con me.

 


Fonte Cataloghi Online 
Fonte Cataloghi Online 

Modificato da miroita
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