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IGNORED

Una patina torbiera su un sesterzio di Faustina II


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Inviato (modificato)
Nell'ultima asta Elsen avevo notato questo sesterzio di Faustina II per la sua brillantezza:

 


 

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Devo dire di essere rimasto colpito dall'accentuata luminosità dell'esemplare che lo avvicina per colore e brillantezza piu' a un aureo che a un sesterzio.

Ho notato che tutto intorno al ritratto, alle legende e alla Laetitia al rovescio, intorno quindi a tutti i rilievi, c'è come un alone brillante e piu' chiaro, che dà risalto al modellato. E' forse questo il noto fenomeno della rideposizione dello zinco, di cui ha parlato piu' volte @@centurioneamico ?

Il bordo si presenta frastagliato e con le tipiche crepe e screpolature piu' scure delle monete con giacitura acquifera. Le superfici delle due facce della moneta invece si presentano abbastanza regolari, senza corrosioni, bucce d'arancia o effetti ablativi tipici di monete in giacitura acquifera con forte ricambio di acqua (in corrente).

E' presente invece al rovescio un craterino vicino ai piedi della Laetitia il cui fondo è occupato da una sostanza nera, opaca, che sembrerebbe simile al catrame solidificato se dovessi fare un paragone. E' questo forse uno dei segni tipici delle cosiddette patine torbiera, ossia di quelle monete con giacitura acquifera in paludi o stagni con acque ferme e con forte substrato organico? Sono questi i sali di rame nerastri che diventano inclusioni dure e insolubili nelle monete con questo tipo di giacitura?

Che ne pensate di queste ipotesi?

 

Aggiungo qualche foto fatta da me presso la casa d'aste durante l'esposizione delle monete che dovrebbe permettere un maggior livello di dettaglio:

 

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Modificato da cliff
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Inviato (modificato)

appena coniati i sesterzi dovevano essere cosi, dorati ed estremamente lucenti (oricalco)

 

anche il 226 (invenduto) credo presenti le stesse caratteristiche..

 

skuby

Modificato da skubydu

Inviato

anche il 226 (invenduto) credo presenti le stesse caratteristiche..

 

No, il 226 era molto diversa perchè in mano era una moneta marroncino opaco, senza crepe sui bordi e con accenni di cancro del bronzo in partenza. Non aveva niente della brillantezza dell'oricalco e si presentava molto lisa e corrosa nei campi e su tutta la superficie. Se proveniva da giacitura acquifera questa moneta doveva essere in un punto molto esposto alle correnti.


Inviato

Io faccio sempre fatica a capire se una moneta in oricalco sia stata spatinata o meno quando è così brillante... In questo caso avrei preso lo scuro nel craterino come un residuo della patina asportata ma mi sarei evidentemente sbagliato...


Inviato

Questo è sicuramente un buon esempio di moneta proveniente da zona anerobica  fluviale.

Il fenomeno del rideposito di cui abbiamo parlato a Milano, è assai complesso e raro ed è fortemente legato al luogo di giacitura che deve possedere alcune particolari condizioni:

  1. scarsa affluenza di ossigeno (ossigeno quasi assente e senza possibilità di rinnovo per lunghi periodi).
  2. terreno gi giacitura particolarmente impermeabile all'ossigeno ma impregnato di acqua ferma (es. fanghiglia argillosa)
  3. condizioni termiche variabili in modo anche molto repentino (es. fondali marini)

In queste particolari condizioni avviene che la corrosione innescata nei punti più deboli del metallo tende a solubilizzare il metallo stesso portandolo in soluzione; al variare rapido di una delle suddette condizioni (es. repentivo calo termico), la corrosione elettrochimica che stava dissolvendo il metallo si arresta e il metallo finito in soluzione (ricordiamo che la soluzione, nel caso di una giacitura in fanghiglia rafferma, resta immobile per periodi lunghissimi), si rideposita allo stato puro, generalmente in prossimità del cratere da cui si era distaccato. Questo da vita a piccoli tumuli di metallo puro che però, nel caso dell'oricalco, sono esclusivamente in rame e quindi di colore prevalentemente rossi/arancio se visti al microscopio.

 

La giacitura in ambiente fluviale però, pur conservando in genere condizioni di giacitura molto instabili (fondali in lento movimento e soggetti alle variazioni delle correnti e delle temperature) può anche non dar vita al rideposito del metallo puro se, come abbiamo visto, la soluzione non è sufficientemente "ferma".

Il curioso fenomeno degli aloni dorati è molto significativo perchè evidenzia la dealligazione preferenziale dei punti di maggiore incrudimento del metallo, vale a dire i contorni del modellato dove il metallo ha subito il massimo stress meccanico, insieme ai bordi dove è confluita tutta l'energia cinetica scaricata dal colpo di martello (propagazione delle forze dal centro del tondello verso i bordi). Notiamo infatti che, mentre i campi ed il resto del modellato appaiono lisci e di un colore leggermente più bruno, tutto il contorno dorato sembra più poroso e frammentato per via della perdita in soluzione di parte del metallo.

 

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Inviato

La giacitura in ambiente fluviale però, pur conservando in genere condizioni di giacitura molto instabili (fondali in lento movimento e soggetti alle variazioni delle correnti e delle temperature) può anche non dar vita al rideposito del metallo puro se, come abbiamo visto, la soluzione non è sufficientemente "ferma".

Il curioso fenomeno degli aloni dorati è molto significativo perchè evidenzia la dealligazione preferenziale dei punti di maggiore incrudimento del metallo, vale a dire i contorni del modellato dove il metallo ha subito il massimo stress meccanico, insieme ai bordi dove è confluita tutta l'energia cinetica scaricata dal colpo di martello (propagazione delle forze dal centro del tondello verso i bordi). Notiamo infatti che, mentre i campi ed il resto del modellato appaiono lisci e di un colore leggermente più bruno, tutto il contorno dorato sembra più poroso e frammentato per via della perdita in soluzione di parte del metallo.

 

 

Grazie per la chiara esposizione.

Dunque gli aloni dorati possiamo dire che, grazie alla particolare giacitura, testimoniano ora lo stress meccanico che il metallo ha subito 2000 anni fa durante il processo di coniatura. Affascinante! 

 

Che cosa si puo' dire invece sulle inclusioni nere e quella particolare sostanza nera e opaca che ricopre il fondo del craterino al rovescio?


Inviato (modificato)

Ciao,

approfittando della disponibilità di @@centurioneamico potrei anche chiedere lumi nei confronti di quell'area più scura di forma ovale a ore 11 del rovescio e coinvolgente le lettere TI di LAETI-TIA ?

 

Grazie

Illyricum

:)

 

PS: oltretutto oltre alla piacevolezza del conio e alla conservazione mi pare abbini un bel modulo ed un bel peso... un bel piacere soppesarne il peso con i suoi 27 g!! :D

Modificato da Illyricum65

Inviato

Affascinante moneta e suggestivo ritratto con questa "dealligazione", Cliff!

Il craterino sembra provocato da una corrosione galvanica in una zona dove la concentrazione di zinco, metallo sacrificale per eccellenza, era un po' più alta.


Inviato

Grazie per la chiara esposizione.

Dunque gli aloni dorati possiamo dire che, grazie alla particolare giacitura, testimoniano ora lo stress meccanico che il metallo ha subito 2000 anni fa durante il processo di coniatura. Affascinante! 

 

Che cosa si puo' dire invece sulle inclusioni nere e quella particolare sostanza nera e opaca che ricopre il fondo del craterino al rovescio?

Bisognerebbe analizzarle per comprenderne bene la composizione (io non lo ho mai fatto e non ho trovato nulla sui testi), però se faccio mente locale sui vari ritrovamenti da torbiera o fluviali in genere (alcuni documentati con foto e video), ricordo che i manufatti sono molto spesso inglobati in una crosta nera molto sottile e fragile che può essere facilmente rimossa liberando il metallo nudo sottostante, con il tipico colore vivo (questo vale per tutte le leghe del rame). Potrebbe trattarsi di un sottile strato superficiale di solfuro di rame come la calcocite (Cu2S) ma è solo una mia ipotesi del tutto infondata, servirebbe un'analisi.


Supporter
Inviato

Scusate se mi intrometto, ma allora questo ADRIANO (bruttino) si può considerare con patina torbiera?

 

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Inviato

Ciao,

approfittando della disponibilità di @@centurioneamico potrei anche chiedere lumi nei confronti di quell'area più scura di forma ovale a ore 11 del rovescio e coinvolgente le lettere TI di LAETI-TIA ?

 

Grazie

Illyricum

:)

 

PS: oltretutto oltre alla piacevolezza del conio e alla conservazione mi pare abbini un bel modulo ed un bel peso... un bel piacere soppesarne il peso con i suoi 27 g!! :D

 

Suppongo si possa trattare di un'area in cui il metallo era ricoperto da uno strato passivante di patina che poi, nel luogo di giacitura di carattere fluviale, è stata gradualmente rimosso per via dell'azione elettrochimica che si è venuta a creare. Oppure, potrebbe darsi che quel punto preciso della moneta fosse a contatto con una sostanza traspirante (sabbia) o più in superficie e quindi ben areato, contro tutto il resto della moneta "soffocata" dal fango anerobico. Questa precisa condizione genera il naturale meccanismo autostimolante della corrosione galvanica a danno della zona scarsamente raggiunta dall'ossigeno; dunque si dissolve il metallo "soffocato" dal fango a protezione di quello immerso nell'ossigeno. Poi le condizioni di giacitura sono cambiate, tutta la moneta è finita sotto al fango e quindi ecco spiegato questi diversi livelli di corrosione.

Se osserviamo quella zona ovale infatti possiamo notare come il metallo in quel punto è integro (sembra avere anche maggiore spessore) rispetto a tutto il resto.

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Inviato

@@palpi62 non saprei dirti se la provenienza è una torbiera ma vista la caratteristica del metallo propenderei per la giacitura in area fluviale (meno immobile della torbiera).


Inviato

Il naso e particolarmente occhio e palpebre del ritratto di Faustina mi sembrano eccessivamente ben conservati rispetto alle rimanenti parti di D/ e R/. Siamo sicuri chel'esemplare non sia stato almeno ritoccato?


Inviato

Il naso e particolarmente occhio e palpebre del ritratto di Faustina mi sembrano eccessivamente ben conservati rispetto alle rimanenti parti di D/ e R/. Siamo sicuri chel'esemplare non sia stato almeno ritoccato?

Da quest efoto lo escluderei, se così fosse mi aspetterei di vedere il metallo ritoccato più liscio e piatto rispetto ai campi mentre qui è il contrario.


Inviato

Mi domando se anche un denario come quello allegato può essere stato oggetto di un processo simile?

 

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Inviato

Mi domando se anche un denario come quello allegato può essere stato oggetto di un processo simile?

 

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E' complesso dare una risposta rapida perchè l'argomento è piuttosto articolato ma cercherò di spiegarmi nel modo più semplice possibile.

In un certo senso anche questo denario ha subito un processo elettrochimico simile alle monete di cui abbiamo già parlato ma in senso opposto (ora spiegherò perchè) e non necessariamente per via di giacitura in ambiente anerobico.

 

La corrosione elettrochimica si sviluppa sempre, in una lega binaria, ai danni del metallo meno nobile tra i due. In sostanza si comporta come una banale pila elettrica dove il metallo più nobile è identificabile come il polo + mentre quello meno nobile come il polo -. Si dissolverà in modo preferenziale il metallo meno nobile preservando l'altro.

 

Nelle monete di argento (sempre considerabili leghe argento - rame), si dissolverà sempre prima il rame. Ora, se osserviamo molte emissioni di argento, soprattutto laddove la composizione vanta una buona quantità di rame (è il caso degli antoniniani), noteremo spessissimo la presenza del famoso alone luminoso.

Questo fenomeno è legato al naturale arricchimento superficiale e a zone dell'argento. In pratica, in fase di solidificazione della lega, si ottiene una macrosegregazione dei singoli metalli dovuti al raffreddamento repentino del metallo (raffreddamento non omogeneo). Le zone che solidificano per ultime hanno tendenza ad arricchirsi in elementi basso fondenti. Dunque, nel caso delle monete di argento, il metallo bassofondente tra rame e argento sarà l'argento che tenderà a concentrarsi nelle zone in cui il metallo si raffredderà per ultimo. Siccome in un tondello preriscaldato, le zone soggette alla massima sollecitazione meccanica (avete provato a toccare un oggetto freddo battuto a martello? Vi accorgerete che la semplice sollecitazione meccanica avrà scaldato incredibilmente il metallo), sono anche quelle che resteranno più calde più a lungo, queste stesse zone tenderanno ad arricchirsi del metallo più bassofondente. La successiva corrosione elettrochimica ai danni del rame, attaccherà prima i campi, meno ricchi di argento in superficie, rendendo più porosa quest'area rispetto alle zone ricche di argento.

Insomma l'effetto opposto rispetto ai sesterzi dove, il metallo più bassofondente è lo zinco (o lo stagno). ma zinco o stagno sono anche i metalli meno nobili che quindi, nel caso del bronzo, sono soggetti ad essere attaccati prima (polo -) rispetto al rame (polo +).

Spero di essere stato chiaro :blum:

 

ecco un esempio su un antoniniano:

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Inviato

E' complesso dare una risposta rapida perchè l'argomento è piuttosto articolato ma cercherò di spiegarmi nel modo più semplice possibile.

In un certo senso anche questo denario ha subito un processo elettrochimico simile alle monete di cui abbiamo già parlato ma in senso opposto (ora spiegherò perchè) e non necessariamente per via di giacitura in ambiente anerobico.

La corrosione elettrochimica si sviluppa sempre, in una lega binaria, ai danni del metallo meno nobile tra i due. In sostanza si comporta come una banale pila elettrica dove il metallo più nobile è identificabile come il polo + mentre quello meno nobile come il polo -. Si dissolverà in modo preferenziale il metallo meno nobile preservando l'altro.

Nelle monete di argento (sempre considerabili leghe argento - rame), si dissolverà sempre prima il rame. Ora, se osserviamo molte emissioni di argento, soprattutto laddove la composizione vanta una buona quantità di rame (è il caso degli antoniniani), noteremo spessissimo la presenza del famoso alone luminoso.

Questo fenomeno è legato al naturale arricchimento superficiale e a zone dell'argento. In pratica, in fase di solidificazione della lega, si ottiene una macrosegregazione dei singoli metalli dovuti al raffreddamento repentino del metallo (raffreddamento non omogeneo). Le zone che solidificano per ultime hanno tendenza ad arricchirsi in elementi basso fondenti. Dunque, nel caso delle monete di argento, il metallo bassofondente tra rame e argento sarà l'argento che tenderà a concentrarsi nelle zone in cui il metallo si raffredderà per ultimo. Siccome in un tondello preriscaldato, le zone soggette alla massima sollecitazione meccanica (avete provato a toccare un oggetto freddo battuto a martello? Vi accorgerete che la semplice sollecitazione meccanica avrà scaldato incredibilmente il metallo), sono anche quelle che resteranno più calde più a lungo, queste stesse zone tenderanno ad arricchirsi del metallo più bassofondente. La successiva corrosione elettrochimica ai danni del rame, attaccherà prima i campi, meno ricchi di argento in superficie, rendendo più porosa quest'area rispetto alle zone ricche di argento.

Insomma l'effetto opposto rispetto ai sesterzi dove, il metallo più bassofondente è lo zinco (o lo stagno). ma zinco o stagno sono anche i metalli meno nobili che quindi, nel caso del bronzo, sono soggetti ad essere attaccati prima (polo -) rispetto al rame (polo +).

Spero di essere stato chiaro :blum:

ecco un esempio su un antoniniano:

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Affascinante!! Sei un grande :) continua a scrivere queste cose :)


Inviato

Concordo e il contributo di centurioneamico è veramente impagabile, fornendo indispensabili spiegazioni scientifiche, ma con un linguaggio comprensibile (e questo non è sempre facile…).


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