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Le ‘pistacchie’ di Altopascio


apollonia

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Sono delle tessere alimentari stampate su piccole lamine circolari a beneficio dei pellegrini che trovavano accoglienza presso lo Spedale di Altopascio sulla via Francesca Romea, una delle più importanti vie di pellegrinaggio medievali che da Roma conduceva in Francia e proseguiva poi fino in Inghilterra.

Il tipo di pistacchia elargito era rispondente alla classe sociale dell’ospite. Ai poveri era riservata la pistacchia nera in lamina d'ottone, che dava diritto a una libbra di pane nero e a una mezzetta di vino di poco pregio. Per i pellegrini ragguardevoli c’era invece la pistacchia dorata, in lamina d’ottone, che assegnava due libbre di pane bianco e un boccale di vino di gran pregio.

Vi erano poi delle pistacchie bianche in lamina di ferro ad uso interno, destinate non ai pellegrini di passaggio ma ai lavoratori della fattoria adibita all’ospedale e alle partorienti, con le quali si otteneva ‘una tantum’ un poco di pane bianco e del vino locale.

Sono in possesso delle riproduzioni dei quattro tipi di pistacchie senza conoscere però la funzione di ciascuna di esse.

In apertura di discussione presento quella con lo scudo mediceo sul diritto, che compare in incuso sul rovescio.

 

post-703-0-11222400-1418574756_thumb.jpg

 

Rame: 3,516 g, 26 mm.

In effetti le sei palle (bisanti) non sono uguali perché quella più vicina alla corona è più grossa e armeggiata di Francia, mentre le altre cinque sono uguali e smaltate di rosso.

Sul significato delle palle dei Medici, sempre a gruppi di 6, 7 o persino 11 sullo stemma del più importante casato fiorentino, ci sono varie interpretazioni, alcune anche maliziose. Ma qui entriamo nel campo dove Corbiniano può essere più preciso.

 

 

apollonia

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Supporter

Per quale motivo i Medici hanno riempito di bisanti (volgarmente palle) il proprio emblema, che dalle 11 iniziali sono diminuite fino a sei (di cui una reca le insegne dei Reali di Francia) al tempo di Lorenzo il Magnifico?

 

Qualcuno ha identificato i bisanti con pillole medicinali, il che sarebbe perfettamente in linea con il nome del casato e con il mestiere originariamente svolto dalla famiglia. Un capostipite, esercitando la professione di medico, aveva come “impresa personale” delle “pillole” che nel Medioevo erano per l’appunto tonde e colorate in rosso.

La tradizione del “capostipite medico” ha dato origine anche ad una leggenda in base alla quale questo progenitore della famiglia Medici avrebbe risanato da una grave infermità l’imperatore Carlo Magno applicandogli le coppette da lui inventate per salassarlo. L’imperatore, riconoscente, gli avrebbe accordato per impresa proprio queste “coppette” che sarebbero le “palle” che si vedono nello stemma.

 

Un’ altra suggestiva leggenda, inventata all’ epoca del principato per nobilitare le origini della famiglia regnante di Firenze, narra che i Medici discenderebbero dal mitologico semi-dio Perseo, con il che le “palle” dello stemma rappresenterebbero i pomi da lui raccolti nel giardino delle Esperidi.

 

Una versione più pulp ipotizza invece che ogni palla rappresenti la testa di un nemico trucidato per mano del capostipite della potente famiglia, un certo Averardo, uomo di Carlo Magno e al cui seguito era giunto in toscana.

 

Suggestiva anche la leggenda in base alla quale l’origine dello stemma si deve ad un certo Averardo de’ Medici, cavaliere condotto in Italia da Carlo Magno, che avrebbe ucciso in duello un gigante che infestava il Mugello. Così Averardo non solo avrebbe ottenuto vasti possedimenti in quella provincia, ma anche il privilegio di ritenere per suo stemma le impronte lasciate nel suo scudo dorato dalla mazza ferrata che il gigante adoperava in sua difesa.

 

 

Tralasciando le leggende e venendo ad ipotesi più verosimili, si osserva come, in araldica, le “palle” di uno stemma stanno di solito a rappresentare il numero dei nemici uccisi in battaglia da chi le prese come propria insegna. I Medici avrebbero quindi inizio da qualche soldato che, in una battaglia o campagna importante, per esempio nel corso di una Crociata, uccise undici nemici, ovvero il numero di palle che, come detto, stava all’inizio sullo stemma.

 

Secondo l’ipotesi più credibile e meglio documentata dalle fonti storiche, lo stemma mediceo alluderebbe alla floridissima e fortunata attività di banchieri svolta dai Medici. In questo contesto, le “palle” dello stemma altro non sarebbero che delle monete. Questa supposizione sarebbe suffragata dalla somiglianza dell’arme medicea con quella dell’Arte del Cambio, il cui stemma consisteva infatti di uno scudo a fondo vermiglio cosparso di “bisanti” d’oro. Per questa ragione appare del tutto coerente che una famiglia arricchitasi con i propri “banchi” di cambiavalute, mutuasse in qualche misura lo stemma da quello della Corporazione corrispondente. I Medici non avrebbero fatto che invertire i colori dello stemma dell’Arte del Cambio.

 

Interessante ricordare come la presenza delle citate “palle” dello stemma fu il motivo per cui i fautori del principato mediceo richiamavano i propri partigiani al grido di “Palle, palle”, come ci viene narrato in proposito della sollevazione popolare contro la famiglia dei Pazzi, rea della celebre congiura del 1478. I sostenitori del partito mediceo venivano dunque chiamati “palleschi”, definizione che assunse particolare importanza in contrapposizione a quella di “piagnoni” affibbiata ai sostenitori della teocrazia instaurata a Firenze dal frate Girolamo Savonarola.

 

Notizie tratte dai siti

 

http://www.teladoiofirenze.it/cultura-firenze/perch%C3%A9-i-medici-hanno-6-palle-sullo-stemma/

 

https://curiositasufirenze.wordpress.com/2012/04/12/lo-stemma-dei-medici-le-palle-che-cambiano-di-numero/

 

 

apollonia

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Ciao, scusa, ti leggo solo ora... :blush: :blush:

...ma non avrei detto cose diverse da ciò che hai ottimamente riassunto. :good:

Mi permetto solo qualche piccolo commento (intercalandomi in colore) su alcuni punti:

 

Per quale motivo i Medici hanno riempito di bisanti (volgarmente palle) il proprio emblema, che dalle 11 iniziali sono diminuite fino a sei (di cui una reca le insegne dei Reali di Francia) al tempo di Lorenzo il Magnifico?

 

Qualcuno ha identificato i bisanti con pillole medicinali, il che sarebbe perfettamente in linea con il nome del casato e con il mestiere originariamente svolto dalla famiglia. (...)

 

L'interpretazione "parlante" delle figure, ossia in allusione diretta al cognome, è fra le più note.

E venne in un certo senso suffragata dal fatto che la dinastia si diede come protettori i Santi Cosma e Damiano, gemelli e... medici di professione.

Una curiosità: l'esponente forse più famoso della famiglia, il primo granduca Cosimo, venne battezzato proprio in onore di San Cosma.

 

 

(...)

Suggestiva anche la leggenda in base alla quale l’origine dello stemma si deve ad un certo Averardo de’ Medici, cavaliere condotto in Italia da Carlo Magno, che avrebbe ucciso in duello un gigante che infestava il Mugello. Così Averardo non solo avrebbe ottenuto vasti possedimenti in quella provincia, ma anche il privilegio di ritenere per suo stemma le impronte lasciate nel suo scudo dorato dalla mazza ferrata che il gigante adoperava in sua difesa.

 

Questa è forse la leggenda araldica più nota circa lo stemma mediceo.

Il gigante si sarebbe chiamato proprio Mugello, tout court.

E usava una mazza ferrata di sei pezzi.

Il duello con Averardo, inoltre, sarebbe avvenuto nel mentre tutti e sei i ferri erano sporchi di sangue.

E siccome Averardo aveva uno scudo dorato, ecco che prima di soccombere Mugello ebbe modo di colpirglielo, lasciando sul giallo l'impronta dei sei segni rossi e rotondi...

 

(...)

Secondo l’ipotesi più credibile e meglio documentata dalle fonti storiche, lo stemma mediceo alluderebbe alla floridissima e fortunata attività di banchieri svolta dai Medici. In questo contesto, le “palle” dello stemma altro non sarebbero che delle monete. Questa supposizione sarebbe suffragata dalla somiglianza dell’arme medicea con quella dell’Arte del Cambio, il cui stemma consisteva infatti di uno scudo a fondo vermiglio cosparso di “bisanti” d’oro. Per questa ragione appare del tutto coerente che una famiglia arricchitasi con i propri “banchi” di cambiavalute, mutuasse in qualche misura lo stemma da quello della Corporazione corrispondente. I Medici non avrebbero fatto che invertire i colori dello stemma dell’Arte del Cambio.

 

Condivido in pieno quest'ipotesi.

La quale, come accade per quasi tutti gli stemmi di cospicua antichità, non è dimostrabile con prove provate.

Dici bene, nella parte che mi sono permesso di sottolineare: la prassi di invertire i colori di uno stemma si chiama "brisura", era molto applicata nel medioevo, e si usava quando si voleva utilizzare lo stemma di qualcun altro senza "clonarlo" totalmente ma conservando una forte somiglianza.

Appare del tutto verosimile che i potenti cambiavalute Medici, in qualche momento, abbiano ritenuto di poter usare lo stemma brisato dell'Arte da essi esercitata.

 

(...)

apollonia

ciao, grazie ancora

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Per adempiere le funzioni cui lo Spedale di Altopascio era proposto, vennero fondati i Cavalieri del Tau, ordine religioso cavalleresco che da Altopascio si diffuse in tutta Europa. Oltre all’assistenza dei pellegrini, i frati si occupavano anche della manutenzione delle strade e dei navigli da trasporto e curavano pure la costruzione e la manutenzione di ponti per l’attraversamento di diversi fiumi lungo la via Francigena. Il simbolo che contraddistingueva i frati di S. Jacopo d’Altopascio era il Tau cucito sul mantello, una croce taumata bianca segno di purezza, che porta alla salvezza dell’anima. Poiché a volte la parola del Signore da sola non bastava per avere ragione di ladri e assassini che infestavano le Cerbaie, alcuni membri furono costretti, per difendersi e difendere, a portare la spada. Da allora questi frati furono conosciuti anche con il nome di ‘Cavalieri del Tau’.

A tale simbolo va riferita la T centrale delle altre tre pistacchie che ho in collezione, mentre le due lettere ai lati sono iniziali di sigle di oscura identificazione.

 

post-703-0-17756700-1418993095_thumb.jpg

 

Rame: 3,454 g, 26 mm.

 

post-703-0-91088900-1418993141_thumb.jpg

 

Rame: 3,500 g, 27 mm.

 

post-703-0-67575900-1418993166_thumb.jpg

 

Ottone: 2,326 g, 23 mm.

 

 

apollonia

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Supporter

Aggiungo il simbolo dei Cavalieri del Tau realizzato in metallo con bagno in argento, riprodotto in seguito a dettagliate ricerche storiche che ne assicurano la fedeltà iconografica.

 

post-703-0-62917500-1419114630_thumb.jpg

 

 

apollonia

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Lo stemma del tau in mio possesso mostrato al post # 5 è la riproduzione di quello che apparteneva al Maestro Generale della Magione di Parigi, costituito da una croce mancante della traversa superiore e con la parte verticale terminante a punta, come un chiodo infisso o come la croce di Cristo piantata nella roccia.

 

post-703-0-93622500-1419176019_thumb.jpg

 

Il Tau è affiancato alle conchiglie che i pellegrini si procuravano a Santiago di Compostella, sede del pellegrinaggio di San Giacomo, il pellegrino per antonomasia al quale furono affiancati S. Eligio e S. Cristoforo. Se uno degli elementi più importanti della religiosità medievale è costituito dal Pellegrinaggio, ciò è reso palese anche dalla presenza di strutture di assistenza e di ricovero per i pellegrini lungo le direttrici principali degli itinerari santi del tempo (Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostella), dove tra l’XI ed il XII secolo nascono e si sviluppano i luoghi dell’ospitalità, vere e proprie premesse ai "luoghi della fede".

 

Al di sopra della traversa orizzontale sono raffigurate tre gocce ravvicinate, che in araldica indicano il triangoletto che sta sotto al lambello, ben evidente nello stemma comunale di Altopascio. Le gocce sono d’acqua, data la forma di piccolo cuore rovesciato, con la punta diritta.

 

post-703-0-98292100-1419176039_thumb.jpg

 

 

apollonia

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La coppia di iniziali a lato della T nelle tre pistacchie al post # 4 occupa quindi la posizione delle conchiglie nello stemma tradizionale e serviva a distinguere la funzione alimentare della pistacchia stessa.

Come detto all’inizio, due delle quattro pistacchie che ho presentato erano per i pellegrini, precisamente l’effettiva pistacchia nera in lamina d'ottone (che dava diritto a una libbra di pane nero e a una mezzetta di vino di poco pregio) per i poveri, e l’effettiva pistacchia dorata in lamina d’ottone (che assegnava due libbre di pane bianco e un boccale di vino di gran pregio) per i ricchi. Infatti, secondo la Regola dello Spitale, sebbene poveri e ricchi sedessero a una mensa comune, il trattamento era rispondente alla classe sociale dell’ospite. 

post-703-0-98001600-1419185401_thumb.jpg

 

Secondo logica, la pistacchia con lo scudo mediceo (post # 1) doveva essere la tessera per il pellegrino ricco o di censo sociale più elevato, e una delle tre al post # 4, può essere quella riprodotta in ottone, per il pellegrino meno abbiente.

Le altre due pistacchie (effettivamente bianche in lamina di ferro e qui riprodotte in rame) che davano diritto una tantum a un poco di pane bianco e del vino locale, dovevano essere invece quelle destinate ai lavoratori della fattoria adibita all’ospedale e alle partorienti.

 

 

apollonia

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