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Inviato (modificato)

Accenno a una discussione, che risulta essere subito abortita:

http://www.lamoneta.it/topic/123045-dracma-siracusana-di-dionigi/?hl=%2Bstagno+%2Bdionisio#entry1399785

 

In effetti è famosa la testimonianza di Polluce (Onomasticon IX, 79):

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“Dionisio costrinse una volta i Siracusani a usare moneta di stagno come fosse d’argento: e la moneta valeva 4 dracme attiche invece che 1”.

 

Questa informazione sembra integrarsi con un’altra, proveniente dall’Oeconomicon dello Pseudo-Aristotele (II B, Loc., p. 134a, 32-36):

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“Non disponendo di argento, (Dionisio) coniò moneta di stagno e, avendo riunito l’assemblea popolare, raccomandò vivamente la moneta coniata; i cittadini decretarono, anche loro malgrado, che ciò che ciascuno riceveva, lo ritenessero moneta di argento e non di stagno”.

 

Il termine greco usato sia da Polluce sia da Pseudo-Aristotele è “kattiteros”, che è la versione attica del termine greco “kassiteros” (κασσίτερος), che significa appunto “stagno”.

 

Il problema è che non risultano pervenute fino ad oggi monete di stagno emesse a Siracusa al tempo del tiranno Dionisio I.

Di contro il noto studioso tedesco Boehringer (Mèl. Thompson, p. 28-29) propose che questa moneta “di stagno” era in realtà di bronzo e che doveva corrispondere a un dracma, ossia che veniva forzosamente scambiato come un quarto del tetradramma d’argento (in precedenza abbondantemente coniato fino al suo tempo). Più esattamente era la famosa Testa di Atena/Stella e delfini:

 

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che è una moneta di bronzo del diametro di circa 28 mm e di un peso piuttosto variabile, prevalente sui 36-38 g.

La sprezzante definizione come “moneta di stagno”, quando invece era di bronzo, è stata spiegata da vari studiosi come un atteggiamento ostile di questi due autori verso la figura di Dionisio I, visto come un autore anche di stratagemmi economico-monetali molto arditi e privi di scrupoli (ai loro occhi tipici di tiranni).

Altri autori hanno cercato di confermare che il termine “kattiteros” in realtà era usato anche per indicare il bronzo e si cita l’esempio (non trovo però i precisi riferimenti) di un soldato ucciso da una spada di “kattiteros” e un altro che indica una pentola di “kattiteros” usata per cuocervi i cibi.

 

Piuttosto mi sono chiesto se Dionisio (e per estensione anche altri, in diversi momenti della storia monetale greca) abbia usato una sorta di suberatura, apponendo un sottile strato di stagno (che praticamente ha lo stesso colore dell’argento, ma costando molto meno!) alla moneta di bronzo.

Sappiamo che esiste la famosa moneta suberata, che è generalmente una moneta di bronzo rivestita abilmente di un sottile strato d’argento, come in non pochi denari romani (ma tale fenomeno risulta essere presente anche in periodo greco, specialmente in Magna Grecia). In questa sede non affrontiamo il problema su come effettivamente venisse effettuata la suberatura con l’argento (e gli studiosi non sono ancora bene concordi sulla tecnica usata dai Romani per la loro suberatura dei denari).

Quello che desidero sapere è se era possibile, dal punto di vista tecnico, “imbiancare” una grossa moneta di bronzo con lo stagno, tenendo presente che se nessuna moneta con Testa di Atena/Stella e delfini (o altra moneta usata a scopo fraudolento) è sopravvissuta fino ad oggi con uno strato di stagno è perché tale metallo, se sottile, è molto deteriorabile e non dura secoli e si corrompe nel terreno con molta facilità, lasciando ben poche tracce.

Quindi sicuramente a distanza di millenni diventa ben difficile trovarne traccia sulle monete di bronzo.

C’è però un problema: secondo gli esperti non si riuscirebbe ad applicare lo stagno su una moneta di bronzo...

Il ragionamento che mi è stato fatto, per di più di seconda mano, è piuttosto complicato e cercherò di riportarlo il più fedelmente possibile.

Prima di tutto, dicono gli esperti, non si può utilizzare il sistema usato per l’argento perché, mentre rame (1083°) e argento (961°) hanno una temperatura di fusione abbastanza simile e, quindi, ad alta temperatura tendono a compenetrarsi l’uno con l’altro, mentre lo stagno (232°) è lontanissimo dal bronzo e ciò rende impossibile utilizzare questo sistema. Questo lo posso capire.

In ogni modo ho convenuto che la pellicola di stagno non poteva essere applicata immergendo semplicemente l’anima nello stagno liquido, perché si sarebbe ammassato nelle parti basse, cancellando, in pratica l’immagine sulla moneta.

L’unico sistema, dicono gli esperti, à quello di applicare lo stagno come si fa per le pentole, ovvero con un tampone con il quale si distribuisce uniformemente lo stagno sulla superfice della pentola. Ma c’è un problema, mi è stato detto: “in questo modo si possono rivestire dritto e rovescio, ma non si può rivestire il bordo laterale (lo spessore)” e ciò rende molto improbabile la stagnatura, dicono sempre loro. A questo punto ho chiesto: “Se ho ben capito i tecnici affermano che è impossibile stagnare una moneta”. La risposta è stata: “Impossibile no, ma molto poco probabile sì”.

Quindi il discorso va spostato sulla “stagnatura” e mi ha colpito che secondo un insegnante di Greco antico, il termine “kassiteros” veniva usato non solo per lo stagno, ma anche per la “stagnatura” (almeno credo che sia così e non so quanto sia realmente corretto sul piano linguistico).

E anche questo è un ragionamento che non capisco, perché se c’è anche una minima probabilità questa può verificarsi. Questo, in ogni modo, è il responso.

Io, però, non sono d’accordo con il responso, perché ritengo che sia sufficiente fare l’operazione in due fasi per far andare tutto a posto. Mi spiego. Prima, con il tampone, si “pittura” lo “spessore”, poi si lascia raffreddare (forse basta immergere la moneta nell’acqua) e, infine, sempre con il tampone si rivestono le due superfici piane. Secondo me funziona, solo che non posso provarlo sperimentalmente perché io non sono capace di stagnare una pentola (figuriamoci una moneta). Ovviamente il tempo impiegato nell’operazione non aveva nessuna importanza perché nelle zecche si utilizzavano soprattutto schiavi che avevano un costo orario molto vicino allo zero. Fermo restando, comunque, che resta sempre da verificare la possibilità che gli antichi utilizzassero effettivamente un sistema simile alla suberatura in argento...

Purtroppo non conosco uno stagnino che possa confermare o meno la possibilità di stagnare una moneta di bronzo….

Qualcuno ha una risposta all’enigma (tanto per sgomberare da ipotesi magari tecnicamente improponibili)

Modificato da acraf
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Inviato

L’unica notizia finora trovata su internet è su:

 

http://numismatica.lamoneta.it/numismatica-antica/analisi-metallurgica-di-una-moneta-suberata/2

 

Per quanto riguarda la stagnatura, oggetto di questo lavoro, sappiamo che è un metodo utilizzato in periodo romano per rivestire vasi, bardature di cavalli o altri piccoli oggetti. Le testimonianze numismatiche sono assenti, fatta eccezione per alcuni penny del XV sec.3 L’operazione prevedeva la lucidatura superficiale della zona da rivestire in modo da eliminare eventuali ossidi. Tale operazione forse era effettuata attaccando con sostanze acide il tondello, analogamente a come si lavora al giorno d’oggi dove si effettuano lavaggi in “acido spento” (soluzione di acido muriatico spento con zinco). È possibile anche, allo scopo di migliorare l’aderenza e la bagnabilità dello stagno fuso, spennellare una soluzione di alcol etilico e colofonia, detta pece greca.

 

3. LA NIECE, SUSAN, Technology of silver-plated coins forgeries, in Metallurgy in Numismatics, ed. M. M. Archibald e M. R. Cowell, Royal Numismatic Society, Londra 1993, vol. 3. p. 232.


Inviato

Caro Acraf,

 

personalmente concordo sul fatto che per stagno, Polluce, indicasse in realtà monete in bronzo (stagno con rame).

 

Di tutte le dracme giunte fino a noi, compresi ripostigli, non si segnala la presenza di esemplari con forme di suberatura.

I pezzi giunti fino a noi suberati, cono cmq esemplari di ridotte dimensioni, forse più facili da "truccare". Una moneta di così grandi dimensioni come la dracma siracusana avrebbe richiesto uno strato spesso di materiale, con buona probabilità ne sarebbero arrivate a noi tracce sulle monete.

 

La dracma quando uscita dalla zecca siracusana doveva rappresentare sia per gli abitanti siculi (ma anche mediterranei) una moneta  di grande impatto visivo (un po come i sesterzi nel periodo romano), dorata, di grande modulo, semplice stilisticamente, cmq preziosa tanto da essere riconiata per svariati anni da poleis sotto controllo siracusano e da "tribù" mercenarie.

 

ciao

 

skuby


Inviato

Sono d'accordo che le dracme dionigiane non dovevano essere "stagnate": sono troppo grandi e sinceramente non vedo l'utilità e quindi il famoso termine usato da Polluce indicava in realtà il bronzo, usando il riferimento allo stagno, che era presente nella lega col rame normalmente alla concentrazione tra il 3 e l'8%.

Non ho dati di analisi metallografica per stabilire se nelle dracme di Dionisio c'era questa "normale" quota di stagno presente nella lega di bronzo usata per le monete.

Infatti in teoria nel bronzo, come lega Cu-Sn, lo stagno può anche aumentare, fino a un massimo intorno al 30%. Oltre questa soglia il bronzo diventa fragile e non ha più applicazioni industriali. Tuttavia concentrazioni di stagno che aumentano tra 8 e 20% conferiscono al bronzo caratteristiche di maggiore resistenza alla pressione e all'attrito. Così ad esempio le campane di bronzo hanno un contenuto piuttosto alto in stagno (19-22 %).

Quindi sono molto gradite le segnalazioni di analisi sulla composizione della lega di bronzo usata per le dracme di Dionisio.

 

La mia domanda originaria può ridursi più banalmente al seguente quesito: possiamo escludere che gli antichi Greci praticassero la tecnica della stagnatura, magari a scopo fraudolento (e su monetine più piccole)?

Infatti sembra che questa tecnica sia iniziata solo nel medioevo per alcuni pennies inglesi del XV secolo…..


Inviato

La stagnatura intesa come applicazione postuma a tondelli da coniare o già coniati la vedo improbabile (stagnare un tondello prima non avrebbe retto la coniazione, dopo sarebbe stata difficile per via del modellato). Rimane la soluzione della lega rame stagno come i potin gallici ma è una lega buona per la fusione e non prr la coniazione. Per contro, la lega rame stagno, usata già per gli specchi, se lucidata, manteneva aspetto lucente per lungo tempo resistendo molto bene alla corrosione.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

no no prof acraf non fare voli pindarici !!! C'e una risposta alle tue domande in parte data da studi della sovrintendenza


Inviato

La mia era stata solo una disgressione, che mi era stata sollecitata privatamente da un amico che voleva sapere della possibilità tecnica (a livello teorico) di una stagnatura in antico di monete di bronzo.

In realtà sono più interessato a conoscere dati di natura metallografica, in particolare la composizione della lega usata per le dracme di bronzo dionigiane. Sono bronzi di una certa dimensione e volevo sapere se i siracusani avevano provato a calibrare la composizione, specie tra Cu e Sn, per ottimizzare la lega da coniare.

Se conosci qualche pubblicazione con dati metallografici su questa emissione, sarei molto grato di segnalarmelo.


Inviato
Non so se questo può essere utile ma C'è un articolo che analizza le monete di Ierone II (Un secolo più tardi, purtroppo ..)
 
"ANALISI DI MONETE CIRCOLANTI NELLA SICILIA OCCIDENTALE" 
 
Ho trovato le riferimento in un articolo nel eccellente libro "Aux origines de la monnaie fiduciaire Traditions métallurgiques et innovations numismatiques"
 
"Les analyses élémentaires de monnaies de bronze grecques réalisées au centre Ernest-Babelon de l'IRAMAT : méthode, résultats, synthèse"
 
 

 


Inviato (modificato)

Merci beaucoup!

 

Sapevo che in fondo lo studio più esaustivo sul bronzo siceliota resta quello di Frey-Kupper e Barandon, del 2009, che allego in formato pdf.

 

Frey-Kupper Barrandon 2009.pdf

 

Uno studio molto valido, che ha dimostrato come la lega di bronzo usata per le monete in Sicilia è generalmente costituita da rame con aggiunta di 15-25% di piombo e 2-5% di stagno. L'aggiunta di una quota significativa di piombo, tale però da non alterare significativamente le caratteristiche del bronzo in una moneta, risponde a ragioni soprattutto economiche. Il piombo costava meno del rame e quindi conveniva ridurre il titolo del rame nella lega.

Se però si guardano determinate emissioni o periodi è possibile fare interessanti scoperte.

Ad esempio i comuni bronzi di Ierone con Poseidone/Tridente notoriamente vanno distinti in due serie: la prima serie, che ha modulo più largo e maggiore peso, e la seconda serie, di modulo più piccolo e minore peso, emessa successivamente alla precedente.

La prima serie ha dimostrato avere poco piombo (mediamente 2%), mentre la seconda serie presenta un'alta percentuale in piombo, circa 22-25% (lo stagno ammonta a circa 2 - 5% in ambedue le serie).

Nella successiva serie di bronzo di Ieronimo la lega è risultata essere in rame quasi puro….

 

Ma ancora debbo trovare dati di questo genere applicati alle dracme di Dionisio I (non esaminate in questo studio)… Sospetto che nella lega usata per queste monete ci sia un alto titolo in piombo e forse anche (relativamente) in stagno…..

Modificato da acraf

  • 2 settimane dopo...
Inviato

sono debitore di una risposta al prof Acraf

Il tiranno Dionisio si era lanciato in una grande campagna militare contro i punici, aveva sottomesso varie citta', aveva aumentato il volume delle importazioni e delle esportazioni, aveva cioe', creato un periodo di espansione economica per la sua Siracusa e per la Sicilia tutta. Ma per fare tutto questo aveva bisogno di moneta. La poteva attingere dai tributi richiesti ai cittadini e dalle citta', sottomesse ed ancora dalle spoliazioni belliche, ma anche attingendo da queste fonti la moneta era insufficiente per i suoi scopi e per le sue spese . Togliere o non concedere numerario in una fase di espansione economica ha un effetto devastante: provoca deflazione da mancanza di numerario con conseguente calo dei consumi, dell'occupazione, miseria e conseguentemente instabilita' sociale. 

Il tiranno architetta la soluzione. Non poteva eccedere nella suberazione delle monete o nell'abbassamento del contenuto di fino delle monete forti (cioe' d'argento) perche' rischiava che la sua moneta non venisse accettata nei pagamenti internazionali, poteva pero' operare sul mercato interno dove poteva proporre soluzioni accattate in virtu' della sua autorita' (leggi sulla punta delle lance dei suoi armigeri). E cosi fa'. 

Sostituisce la litra d'argento con una di bronzo (la moneta Atena-delfini) apparentemente di ugual valore: invece di argento si da' bronzo. Ma la litra-libra di bronzo in realta' non pesa quanto dovrebbe pesare una vera litra-libbra di bronzo ...ma la cosa viene accettata perche' oramai in Sicilia si era usi accettate moneta piccola bronzea con valore convenzionale-fiduciario. Ma fa di piu'. Altera deliberatamente la lega di questa moneta creando piu' che un bronzo una lega a piu' metalli di valore inferiore, con alto tenore di ferro con percio' un intrinseco di ulteriore minor valore. La moneta era cosi un bronzo di peso inferiore ad una libra e per giunta non era neanche un vero e proprio bronzo ma una lega composita.

Su questo punto vi e' un analisi comparata a cura Soprintendenza beni culturali con relative tabelle che in coda al discorso mi riprometto di allegare.

Poi il tiranno passa alla moneta forte che in realta' e' solo quella argentea perche' i greci avevano di fatto un monometallismo argenteo con un uso episodico e marginale dell'oro che veniva sempre rapportato al valore dell'argento e un uso locale del bronzo per scambi interni con qua e la' piccole eccezioni.

Conia tetradracme in lega stagno piombo. Le argenta e le impone come mezzo di pagamento. In sostanza crea un corso forzoso nel mercato interno fondato sulla sua autorita' (tradotto fondato sul timor panico delle conseguenze che potevano nascere dal rifiuto).

Si ma dove sono queste monete?

Passo indietro. Noi tutti cultori della numismatica collezionisti e poi Universita' e Musei siamo o siamo stati in qualche mondo dipendenti da una categoria di persone: i cercatori ed i ritrovatori casuali di monete.Tutti costoro che in passato agivano in piena legalita' cercavano monete non per scoprire il senso della Storia ma solo per fini di lucro: Cercavano le monete che potevano avere un riscontro economico, cioe' le monete che potevano essere vendute. E tutte le altre? Le rigettavano e le disperdevano (oggi diremmo con grave danno dell'informazione storica e del patrimonio archeologico e questo a prescindere dalla violazione delle leggi a tutela del summenzionato patrimonio).

Tornando a noi - i collezionisti e i grandi commercianti del passato non appena vedevano questi piombi-stagni argentati ripetevano stancamente: si tratta di prove di conio , monete votive o falsi d'epoca, oggetti privi di valore economico ed i cercatori non riuscendo a venderle le gettavano, anzi non le proponevano piu' in vendita.

Non tutti pero' .Esistevano dei piccoli collezionisti con poca conoscenza della storia e con ancora minore forza finanziaria che si rassegnavano a creare raccolte-accumuli con pezzi di scarto a poco prezzo fra cui i pezzi sopra indicati. Vederli ora? Pressocche' impossibile perche' alla naturale diffidenza dei vecchi ora si e' aggiunto il timor panico di vedersi contestato il possesso e la provenienza di queste monete, paura conservata intatta anche da parte degli eredi .

Infine e se fossero veramente prove di conio o monete votive ? Si e' vero anche per gli altri periodi storici ne esistono, pero' e' strano che proprio in eta' dionigiana ce ne siano tante (sempre in relazione alla rarita' dei pezzi che dopo la morte di Dionisio sono stati distrutti dai siracusani che certo non tesaurizzavano monete argentate).

Questa e' la spiegazione che mi sono dato della vicenda...ora devo cercare di usare lo scanner per inviare le tabelle con indicazione del contenuto metallico della litra Atena - delfini.   


Inviato

le tabelle sono tratte da

Da Zancle a Messina

a cura Soprintendenza Beni culturali Regione Siciliana

ed provincia regionale di Messina sicania 2001

a cura di Giovanna Maria Bacci - Gabriella Tigano -


Inviato

Si puo' notare l'alto contenuto di ferro anche in rapporto alle altre monete della litra bronzea Atena-delfini


Inviato

Grazie mille per l'interessante informazione.

Cercherò in biblioteca il volume citato, anche per leggere il resto.

 

Avevo pure io sentito parlare di strane monete, apparentemente tetradracmi, di epoca dionigiana che però dovrebbero essere in piombo-stagno. Purtroppo non sono mai riuscito a vederli bene dal vivo, tanto che ho sospettato trattarsi di una leggenda metropolitana.

Sarebbe però bello che qualcuno emerga dal silenzio e abbia la possibilità di postare qualche immagine con dati di peso e diametro….

Però, anche se non erano monete frequentemente (o quasi per nulla) tesaurizzate a causa del loro basso valore intrinseco, penso che qualche esemplare doveva emergere da scavi archeologici e mi sembra veramente strano che gli archeologi non ne avessero fanno segnalazione in qualche pubblicazione. Diversamente ti sarei molto grato se puoi indicarmi qualche lavoro che ne parla.

 

Noto che il bronzo Atena / Delfini lo definisci litra (e non dracma come ormai la maggioranza degli studiosi moderni, dopo la nota proposta di Cammarata a un Congresso a Napoli). Ricordo polemiche in merito e io stesso, nelle mie vecchie monografie, avevo adottato il termine di "litra dionigiana", con un peso medio di circa 28 g, ma sei convinto che sia una litra e non un dracma...


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