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Risposte migliori

Inviato

Ciao a tutti, ho letto per sommi capi la discussione sull'interpretazione di questo rovescio architettonico neroniano e vorrei aggiungere due dati che sostengono la tesi del macellum. 

Non mi pronuncio sull'autenticità delle monete con la scritta macellus perché non sono in grado di dare giudizi vedendo solo una foto, mi baso solo sull'edificio raffigurato sulle monete poiché l'ho studiato qualche anno fa in occasione della mia tesi triennale. 

Come è stato già detto Nerone e tutti gli altri imperatori non hanno mai fatto coniare monete con rovesci architettonici di carattere privato, ma sempre volti alla propaganda di edifici pubblici, come è normale che sia perché da sempre chi sta al potere utilizza mezzi di informazione che ha a disposizione per comunicare con il popolo e tenerselo a bada; mi sembrerebbe strano vedere un regnante che mostra la propria casa, magari fatta a spese dei cittadini!!

Comunque sia anche nel mondo accademico c'è stato qualcuno che ha pensato che questa struttura fosse la famosa machina augusti: lessi un articolo del 1982 pubblicato sulle "memorie della pontificia accademia romana di archeologia" dove l'autore dava quest'interpretazione. 

Ma veniamo ai due dati: 

1) la statua posta all'ingresso della struttura tiene nella mano sinistra un tridente (servirebbero monete con alto grado di conservazione per vederlo bene) e nell'iconografia classica la divinità con questo attributo è Nettuno, custode divino dei macella, cioè i mercati; quindi una statua di Nettuno dentro il macellum neroniamo ci sarebbe stata bene! 

2) Analizziamo un attimo quelli che hanno studiato la monetazione di Nerone: il Mc Dowell risulta ad oggi l'autore che ha pubblicato il più completo libro sulla monetazione di Nerone e, se non vado errato, colloca la prima emissione del MAC AVG al 62. Mentre gli autori della revisione del RIC pubblicata nel 1984, alcuni anni dopo il libro di Mc Dowell, inseriscono la prima emissione di MAC AVG al 63 e su tutti e due i libri non compare la moneta di MACELLUS AVGVSTI sicuramente per via della grande rarità. 

Quindi, tirando le conclusioni, il rovescio raffigura per forza il macellum che Nerone fece costruire a roma negli anni centrali del suo principato perché, oltre a tutto quello che già è stato detto, al centro della struttura c'è la statua di Nettuno e la prima emissione di questa moneta avvenne nel 62 o al più tardi nel 63, comunque prima dell'incendio del 64 e quindi prima della costruzione della famosa domus aurea con la sua splendida sala roteante. 

 

Questo sono le migliori immagini che sono riuscito a trovare:

 

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Che si tratti di Nettuno mi pare indiscutibile


Inviato (modificato)

Il fatto del  diverso numero dei gradini ( tre, quattro e cinque) dipende proprio dal fatto che il dupondio rappresenta il progetto e non realizzazione definitiva del Macellum? La mia meraviglia riguarda il fatto che la realizzazione di un'opera così grandiosa sia stata rappresentata su un dupondio e non su di un sesterzio, con un tondello più ampio....

Modificato da eliodoro

Inviato

Vedo che anche il numero delle colonne varia.


Inviato

Grazie Raistlin (non trovavo il tuo precedente post in questa discussione che comincia ad essere voluminosa…), anche per le ottime  immagini (magari potresti inviarmi via MP la tua tesi di laurea per poterla citare in un eventuale studio da pubblicare).

Per la teoria dell'attribuzione al Macellum, che pure è stato citato da poche fonti e neppure è stato ubicato con certezza con uno scavo archeologico (si sa solo che dovrebbe stare sul Celio), è molto importante capire anche il suo contesto storico ed archeologico nonché economico per motivare meglio la scelta di una simile rappresentazione monumentale su una moneta di Nerone. Altrimenti potrebbe sembrare fuori luogo rappresentare un mercato, sia pure una sorta di "supermercato", su un dupondio.

Avendo letto l'ottimo articolo di Marta Garcia Morcillo, che è una giovane ricercatrice spagnola di storia antica in senso economico attualmente presso l'università di Roehampton a Londra, ho chiesto il favore all'encomiabile amico Antvwala, che è di madrelingua spagnola, la traduzione del suo lavoro, anche per meglio comprendere il suo testo, che è risultato di essere di grande interesse e meglio comprensibile dopo la traduzione. Inutile dire che non cesso di ringraziare l'amico per il favore.

 

Ecco la traduzione del lavoro di Morcillo: ho ritenuto superfluo in questa sede inserire anche le sue numerose note, che possono essere consultate nel lavoro originale, salvo alcuni casi per meglio comprendere il testo).

 

 

IL MACELLUM MAGNUM E LA ROMA DI NERONE

 

María García Morcillo - Università di Heidemberg

 

Nonostante la storica attrazione della figura di Nerone e del suo principato, alcuni eventi di quell'epoca ancor oggi hanno riscosso un interesse storico modesto o parziale. Questo è proprio di alcuni episodi avvenuti durante la prima fase del suo principato e, in modo particolare, di alcuni progetti urbanistici nella città di Roma. Il Macellum Augusti o Magnum, così come fu conosciuto popolarmente, fu una di queste opere. Questo mercato alimentare, costruito da Nerone sul colle Celio e inaugurato l'anno 59 d.C., sarebbe stato immortalato anni dopo con dei rovesci monetari che fanno parte di una nota campagna propagandistica del Principe. Il complesso commerciale, la cui ubicazione precisa resta ancora sconosciuta, è stato oggetto di grande interesse soprattutto archeologico e topografico1. Prendendo l'avvio dall'analisi delle testimonianze disponibili, affronteremo il problema tanto dal punto di vista della struttura, funzione o contesto topografico, quanto del sottofondo storico neroniano: la strumentalizzazione politica dell'edificio, non solo per quanto concerne i programmi monumentali di Roma, ma anche gli interventi di carattere fiscale e commerciale avviati dal Principe e dai suoi collaboratori.

Dione Cassio dà notizia in merito all'inaugurazione di questo mercato alimentare nell'anno 59 dC2. La sua ubicazione sul Celio è confermata dalla Notitia urbis Romae regiorum XIIII, databile tra la seconda metà del IV e la prima del V secolo, che colloca il mercato tra il Templum Divi Claudii e i Lupanarii, cioè tra la parte più settentrionale e la più meridionale del colle3.

 

I macella nella città di Roma. Il problema topografico.

 

Per comprendere meglio la natura e il contesto dell'edificio è necessario esporre alcune delle principali caratteristiche di questo tipo di mercato della problematica relativa alla topografia commerciale della città di Roma.

Il macellum era un mercato alimentare proprio delle località urbane tanto in Italia come nelle Provincie, nei quale basicamente si vendevano carne, pesce, spezie e altri prodotti esotici o d'importazione4. Dal punto di vista strutturale consisteva in uno spazio chiuso, per lo più rettangolare, con file di botteghe e portici intorno ad no spazio centrale nel quale generalmente ci collocava un tholos o una vasca5.  La disposizione delle botteghe poteva essere più complessa, con la presenza di strade e spazi colonnati, così come di struttura absidali. Queste costruzioni si caratterizzavano per la loro monumentalità e il lusso degli elementi decorativi. Il macellum romano era dunque un mercato articolato in base all'idea della separazione di funzioni. Nella città romana si osserva, fin dall'epoca repubblicana, l'esistenza di zone commerciali specifiche quali il Forum Boarium o il Forum Olitarium, così come un progressivo processo di decentramento di questi tipi di spazi dall'area del Foro repubblicano verso altre regioni di Roma6.

Le fonti testimoniano già nel secolo III a.C. la presenza di un macellum nel Foro, distrutto nell'incendio del 210 a.C. e ricostruito successivamente nel 179 a.C.7. Appare interessante il fatto che dalla testimonianza di Tito Livio, Varrone o Plauto si nota una fusione tra Macellum, Forum Piscarium, Forum Cuppedinis e Forum Coquinum, evidenziandosi già l'aspetto lussuoso e specializzato di questi spazi commerciali8. Il processo di delocalizzazione dell'attività economica dal Foro giunge a compimento nell'epoca augustea, quando la crescita demografica, le crescenti necessità commerciali e, forse, l'evento creato da un incendio nel Foro avvenuto nel 14 a.C., potrebbero essere stati i detonatori dell'abbandono del macellum e della costruzione del Macellum Liviae nel colle Esquilino al tempo di Augusto, utilizzato sino al V secolo9. Risponderà ai medesimi fattori anche il progetto del Macellum Augusti, sul Celio, che in parte trova quale causa l'incendio del 27 dC.

La questione della localizzazione del mercato resta tutt'ora irrisolta, nonostante le numerose ipotesi avanzate e l'interesse archeologico suscitato dalla medesima10. Sebbene durante molto tempo fosse stata accettata l'ipotesi che tradizionalmente vede nella chiesa di S. Stefano Rotondo il luogo dove un tempo si erse il tholos del Macellum, tuttavia le scoperte archeologiche in questa e in altre aree del colle escludono definitivamente questa possibilità11. Possiamo dire la stessa cosa in merito al suggerimento di Rainbird e Sear i quali identificano il macellum con i resti trovati al di sotto della Villa Fonseca, l'antica Villa Strozzi, ad est di S. Stefano Rotondo12. Da uno studio di un frammento della Forma Urbis Romae13 che corrisponde molto probabilmente al Macellum Magnum, C. De Ruyt propone di localizzarlo nella parte nord del colle, tra il Templum Divi Claudii e il Ludus Magnus (tra le moderne vie Marco Aurelio, Ostilia e Capo d'Africa), lungo la via chiamata Vicus Capitis Africae14, e seguendo lungo gli assi definiti dalle antiche strade. Un altro argomento a favore di questa proposta è l'idea che il macellum abbia occupato dopo il 64 d.C. una zona accanto alla Domus Aurea15. Nonostante gli scavi attuali nel Caput Africae abbiano fatto sorgere alcuni problemi circa l'orientamento proposto da De Ruyt16, questa ubicazione sino al momento continua ad apparire come la più verosimile, soprattutto se teniamo in conto che si trattava di una zona che aveva una rilevanza strategica particolare; una piattaforma posta di fronte al livello sito più in basso occupato dal centro monumentale e socio-politico dell'Urbe.

Tra gli anni 1987 e 1992 furono condotte una serie di prospezioni archeologiche nell'area attualmente occupata dall'Ospedale Militare, a nord di S. Stefano Rotondo17, che, tra le altre cose, misero in luce le vestigia di un edificio commerciale. Nonostante la forma dello stesso non coincida con quella della Forma Urbis Romae e sembri aver origine dalla ristrutturazione avvenuta dopo l'incendio del 64 dC18, tuttavia non si può respingere l'idea che questo edificio fosse parte di un quartiere commerciale sito nelle immediate vicinanze del macellum (fig. 1).

 

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Fig. 1. Ipotesi di localizzazione del Macellum (De Ruyt). Edifici e resti moderni e antichi della zona, articolazione viaria anticha e moderna. A partire dalla FVR di Lanciani e dalle recenti prospezioni archeologiche.

 

Di fronte all'impossibilità di indicare un luogo concreto dove ubicare il macellum, possiamo quanto meno avanzare un'ipotesi ragionata, ovvero che fosse collocato nello spiazzo settentrionale del colle, dove sorgeva il monumentale Templum Divi Claudii, edificio che connotò la nuova fase di monumentalizzazione pubblica della zona. Questo posizionamento strategico, a un estremo della vallata centrale della città, sarebbe corrisposto a un programma pianificato di costruzioni pubbliche che avrebbe tenuto in conto un adeguato effetto panoramico. In questo senso, resta da vedere quale sarebbe stata l'ubicazione del mercato dopo la costruzione della Domus Aurea, la cui estensione si sarebbe estesa sino a raggiungere di fatto il bordo del macellum. Il contesto socioeconomico rimanda, d'altra parte, a nuovi e imminenti bisogni di espansione in una zona anteriormente conosciuta soprattutto quale area residenziale privata20. Per quanto riguarda l'evoluzione della politica urbanistica e monumentale di Roma, si dà per accettato il fatto che gli interventi edilizi nell'area del Celio cominciano ad essere incrementati si dall'incendio del 27 dC e si sviluppano in linea con la progressiva tendenza verso la delocalizzazione economico-amministrativa della città avviata sin dall'epoca augustea21.

 

Struttura e funzione del Macellum Magnum in base alle fonti preservate

 

Nonostante non siano numerose, le fonti dirette relative al Macellum Magnum sono sicuramente preziose.

Il citato frammento della Forma Urbis Romae riproduce parte di un edificio rettangolare con l'iscrizione MACELLVM e fiancheggiato da botteghe che22, dopo l'ipotesi ricostruttiva di De Ruyt, misurerebbe circa 93x72 m23 (fig. 2).

 

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Fig. 2. Frammento della FVR, da E. Rodríguez Almeida, Forma Vrbis Romae, pl. XL.

 

L'edificio possiede un portico esterno e una doppia fila di botteghe che si aprono verso l'interno e verso l'esterno. Ad un lato il disegno mostra una struttura con forma di emiciclo, abituale anche in altri macella come quelli di Puteoli o di Thuga24. Nel patio interno una serie di colonnati e scalinate circondano la parte centrale, non illustrata, ciò che trova spiegazione ammettendo la presenza di un portico circolare intorno al tholos, così come si può osservare nei macella di Lepsis Magna, Pompei e Puteoli25. D'altra parte le strutture triangolari oltre a costituire elementi di unione tra le porte e i colonnati interni che fiancheggiano il tholos, potrebbero essere serviti quali passaggi coperti, forse arricchiti da piscinae o vasche connessi al sistema idraulico del tholos, soluzione abituale in questa tipologia di edificio dovuto all'esercizio di vendita del pesce fresco26. Con riguardo alla zona prossima all'emiciclo, le botteghe sono orientate le une di fronte alle altre dando origine a un salone con un corridoio centrale, ciò che ricorda strutture basilicali di complessi come i mercati repubblicani di Ferentino e Tivoli o anche il salone centrale dei mercati di Traiano.

I rovesci monetari completano l'immagine del macellum27 apportando una prospettiva singolare del suo interno, dominato da un tholos impressionante, costituendo una testimonianza straordinaria non solo per conoscere la struttura e funzione di questo mercato, ma anche dei macella romani in generale (figg. 3 e 4).

 

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Fig. 3. Dupondio, da H. Cohen, Description historique..., I, p. 288.

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Fig. 4. Rovescio del dupondio, da T.L.Donaldson, Ancient Architecture..., n. 72.

 

Grazie a questi dupondi, coniati tra gli anni 63 e 68 dC, è possibile identificare alcuni degli elementi basici proprio del mercato. Tralasciando piccole varianti secondarie presenti nelle serie coniate dalla zecca di Roma e da quella di Lione, le monete con legenda MAC AVG  SC illustrano l'interno del mercato, con un tholos centrale colonnato e di due piani che domina l'intera scena28. Una scala frontale, ai lati della quale vi sono due sculture con forma di pesce, e forse due possibili fontane, l'una di fronte all'altra - connesse al sistema idraulico prima citato - precede il salone ottagonale interno nel quale s'innalza una grande statua umana con una lunga asta impugnata con la sua mano sinistra, generalmente identificata quale rappresentazione di Nettuno29. Il tholos è coperto da un tetto conico rappresentato nelle monete con soluzioni differenti in quanto ai particolari accessori30. Ai late del tholos è raffigurato un duplice colonnato a indicare la presenza di un edificio di due piani31. Nel colonnato a sinistra vi sono tre archi, ciò che individua indiscutibilmente l'ingresso del mercato32, il quale potrebbe trovarsi tanto all'esterno del complesso, quanto dentro al patio interno, così come suggerisce la disposizione dei colonnati intorno al tholos nella Forma Vrbis Romae. Il colonnato a destra potrebbe indicare, a nostra avviso, il portico esterno del mercato, anziché quello interno33. Il disegno del mercato fornisce un gran quantità di informazioni in merito alla sua struttura e funzione, mostrando con abbondanza di particolari gli elementi più rappresentativi. Diversamente da altre tipologie di edifici, il macellum è individuato dai suoi componenti interni, specificatamente dal tholos. L'innovativa prospettiva e la composizione originale di questo dupondio di Nerone costituiranno un precedente per la rappresentazione di edifici con una disposizione architettonica simile34. Anche tralasciando la sua importanza estetica e monumentale, il tholos svolgeva un ruolo eminentemente pratico e necessario15. Protetto da un portico e arricchito da un podium con motivi marittimi, esso era il luogo destinato alla vendita soprattutto del pesce che avveniva al miglior offerente, tenuta da un funzionario pubblico, il praeco, che da una postazione più elevata annunciava e gestiva le offerte36.

Dai dati basici disponibili e da qualche ulteriore informazione aggiuntiva, così come dal confronto con altri vestigi archeologici di complessi commerciali articolati e disposti in modo simile, come ad esempio quello di Puteoli, ci azzardiamo a realizzare un'ipotetica ricostruzione del mercato (fig. 5)37.

 

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Fig. 5. Ipotesi di ricostruzione del Macellum Magnum.

 

Così come si può osservare nel disegno, il tholos svolge tanto una funzione monumentale, quanto commerciale. A guisa di un teatro o di ogni altra struttura destinata a spettacoli pubblici, il tholos è anzi tutto uno scenario nel quale venditori e intermediari recitano esigendo l'attenzione del pubblico, dei potenziali acquirenti. Per quanto riguarda l'emiciclo, la cui pianta sembra suggerire una soluzione absidale su due livelli, così come appaiono in certi complessi termali, ci viene da pensare ad una possibile sala destinata al culto imperiale, così come si dà in altri casi come, per esempio, nel macellum di Pompei38.

Seppure un mercato con siffatte caratteristiche costituisca un edificio di lusso frequentato dalle élite e persino dallo stesso imperatore, tuttavia vi si recavano persone di ogni censo39. Il Macellum Magnum di Roma non era un'eccezione. La struttura e l'articolazione di questo mercato evidenziano un concetto gerarchizzato delle aree commerciali. Mentre che intorno al lussuoso tholos la élite gareggiava in prestigio a status davanti allo sguardo della gente, le botteghe offrivano prodotti a prezzi più accessibili, così come i servizi offerti da professionisti del credito e del cambio monetario. Nelle strutture esterne o nelle vicinanze del mercato si recavano la plebe più modesta alla ricerca di qualche buona offerta. Il mercato con le sue dipendenze era altresì un punto di attrazione per le inevitabili masse di mendicanti, così come narra un passo della Historia Augusta probabilmente contemporaneo al Macellum Magnum, il quale riporta una lussuriosa stravaganza di Eliogabalo il quale, spinto dalla sua irrefrenabile passione per il consumo e la provocatoria esibizione di costoso pesce fresco per macellum transiens mendicitatem publicam flevit40.

La epigrafia apporta dati importanti che ci aiutano a ricostruire le attività e le professioni del mercato. La stele funeraria dedicata a Lucio Calpurnio Daphne41 ricorda la sua professione quale argentarium del Macellum Magnum42. Una datazione approssimativa del monumento ci viene offerta dall'identità dei committenti: Asconia Quarta e Tiberio Claudio Apelle, liberti imperiali di Claudio o di Nerone43. Nella parte inferiore della stele si osserva la figura del banchiere sopra una pedana affiancato da due portatori con grandi ceste. Il personaggio, vestito con le vesti proprie dei commercianti e in posizione predominante, sostiene un codex di tavolette con la mano sinistra mentre sostiene un pesce con la destra44. Due iscrizioni collocate sul margine superiore del rilievo commentano la scena: da piscem, sopra la figura di Daphne, e probabilmente cav sopra uno dei portatori, espressioni che secondo Andreau rivelano l'attività attribuita al banchiere, le aste di pesce, e un'espressione abituale tra i portatori che lavorano nei porti e nei mercati45. Il significato e il prestigio attribuito alla vendita  di pesce in questo mercato che si deduce dalla stele di Daphne conferma la testimonianza data dai dupondi.

 

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(Stele funeraria di Daphne, da internet)

 

Nella società romana la vendita di pesce nei macella è percepita come un'attività di lusso, capace di attrarre l'interesse e la concorrenza dei più ricchi e rispettabili personaggi della scena sociopolitica romana46. Nonostante i banchieri professionisti svolgessero nei mercati attività quali il deposito o il credito o il cambio della moneta, dal suo monumento funerario risulta evidente che Daphnus predilige non l'attività più classica, bensì quella di maggiore prestigio e significato sociale. La solennità della scena richiama un parallelismo con la raffigurazione dell'esercizio pubblico della giustizia47.

Inoltre disponiamo anche di un'iscrizione riferita a un procurator Macelli Magni, datata probabilmente III secolo d.C., che ci rende edotti in merito al ruolo di questo personaggio incaricato di amministrare il mercato48. In quanto all'identificazione del mercato al quale essa vada riferita, dobbiamo considerare il riferimento, dato generalmente per acquisito, sui macella di Roma: il Macellum Magni o Augusti a volte è menzionato semplicemente come macellum, diversamente dal mercato dell'Esquilino al quale si aggiunge sempre la denominazione di Liviae o Parvus49. Pertanto nel menzionato passo dell’Historia Augusta il riferimento al macellum, senza ulteriore specificazione e dove si commerciano partite di pesce di lusso, sembra riferirsi al Grande Mercato50.

La stessa cosa può dirsi nel caso di un epitaffio della fine del IV secolo, o dell'inizio del V, che riguarda un certo Pitzius, personaggio dedito al commercio della lana nel macellum51, o anche in quello di una lapide di marmo trovata nella catacomba di Pretestato nella quale si legge: "Domitius Taurus pernarus de platia macelli". Alcuni disegni graffiti che accompagnano l'iscrizione sembrano mostrare una coscia di prosciutto insieme agli utensili tipici dei pernarii52.

Dopo aver esposto e commentato le testimonianze disponibili, seguiremo trattando di tratteggiare il contesto storico nel quale fu gestito il Macellum Magnum: la Roma di Nerone.

 

Il Macellum Magnum e la politica propagandistica ed economica di Nerone

 

le testimonianze riferite all'esistenza del macellum ci riportano a due momenti cruciale del principato neroniano. Da un lato, l'inaugurazione del mercato avviene un anno dopo il noto tentativo di riforma tributaria del 58 dC, in un'epoca caratterizzata da un gioco di equilibri e confronti tra la plebe, il Senato e l'Imperatore; dall'altro, l'emissione del dupondio, cinque anni più tardi, s'inserisce in un programma generale di diffusione propagandistica della figura dell'Imperatore che si produce in un contesto marcato da gravi difficoltà economiche e finanziarie.

Considerata in una prospettiva generale, i primi anni del principato neroniano vengono genericamente riconosciuti quale fase di consenso, volta a soddisfare le esigenze delle differenti forze sociali e monopolizzata dall'influenza di Burro e Seneca53. In questa fase assumono grande rilievo alcuni eventi e misure economico-finanziarie. Crediamo di poter affermare che la costruzione del Macellum Magnum non solo abbia il senso di una risposta al progressivo decentramento della vita commerciale romana e ai nuovi piani di monumentalizzazione pubblica del Celio, ma rifletta anche la necessità da parte dell'Imperatore di concedere libertà fiscali e commerciali con l'obiettivo di soddisfare in una certa misura tanto i professionisti del commercio, quanto i clienti più ricchi, quanto il popolino cittadino: la plebs frumentaria e la plebs sordida.

Vediamo ora di contestualizzare questo episodio. Quale primo elemento d'interesse, Dione Cassio allude al precoce bisogno da parte di Nerone di assicurare nuovi ingressi regolari alle casse statali, ciò che avrebbe stimolato e giustificato l'imposizione di tasse non abituali oppure un'intensa politica di confische che prese di mira in modo particolare i grandi latifondisti54. In questo senso la sottrazione all'Aerarium Saturni del controllo dei quaestores, passati sotto l'autorità dei praefecti di nomina imperiale, è un ulteriore passo di una linea politica volta al progressivo concentramento delle risorse nelle mani dell'Imperatore e del suo entourage di potere55. In un'ottica di continuità, il miglioramento dei rifornimenti per la città di Roma appare subito quale priorità. Parallelamente, c'è particolare interesse per contenere l'ostentazione del lusso tra i privati e di  ottenere l'appoggio dei più poveri56. Nell'anno 57 d.C., Nerone trasferisce 40 milioni di sesterzi dal suo patrimonio personale, il fiscus, alla Cassa dello Stato, l'Aerarium Saturni "ad retinendam populi romani" in occasione con il suo primo congiarium o pubblica elargizione di denaro57.

    Così come in questa fase è documentata una serie di concessioni, vantaggi materiali e sovvenzioni ad alcuni senatori e a potenti partigiani dell'Impertaore58. E' così che si finanzia l'insediamento di veterani quali coloni a Capua e Nuceria59 e viene elargito ai pretoriani grano durante un mese a titolo gratuito60. Dione Cassio  sottolinea il contesto di gravi difficoltà finanziarie che caratterizzano la situazione che precede il noto tentativo di riforma tributaria dell'anno 58 d.C.; a ciò vanno aggiunti problemi in Oriente, difficoltà economiche in Egitto e il conflitto con i parti61.

A questo punto resta da ricordare che gli eventi finanziari del 58 d.C. hanno un importante punto di connessione con quanto avvenuto durante questi primi anni del governo di Nerone e per poter essere compresi non possono essere analizzati al di fuori del loro contesto storico. Così è anche nel caso opposto: infatti, per spiegare le situazioni opposte, come la gestione e l'uso propagandistico del Macellum Magnum, tutti questi fattori circostanziali sono altrettanto necessari.

Vogliamo sottolineare un'interessante misura che precede il tentativo di riforma tributaria sul quale sino ad oggi la letteratura specializzata ha dato poca attenzione. Si tratta della trasformazione del tributo legato alla tassazione sulla vendita di schiavi, il cosiddetto quinta et vicesima venalium mancipiorum, che doveva essere corrisposto dal compratore al venditore62. Tralasciando il senso popolare di questa misura e delle sue conseguenze negative, questa iniziativa evidenzia la consapevolezza da parte dello Stato della necessità di disporre di questo tributo indiretto. Alla luce di questa misura, la proposta di abolire i vectigalia dimostra, almeno apparentemente, una linea diversa da quella della misura precedente.

Collocata a cavallo tra il 57 e il 58 d.C., il tentativo di riforma tributaria costituisce l'asse principale non solamente della politica economico-finanziaria di Nerone, ma anche del dibattito storiografico in merito all'evoluzione delle sue relazioni con il Senato e con l'influente figura di Seneca. A questo proposito disponiamo con il noto passo di Tacito e un piccolo accenno di Svetonio (Nero X,2): "graviora vectigalia aut abolevit aut minuit"63.

Generalmente si ammette che la misura di eliminare i vectigalia avrebbe recato grave danno all'erario e agli interessi dei senatori. Di fronte al netto e logico rifiuto del senato di prescindere da questi ingressi, l'imperatore finalmente si contentò di promulgare un editto tanto con lo scopo di frenare le maggiorazioni e gli abusi dei publicani nella raccolta dei tributi, quanto per assicurare i rifornimenti di grano64.

In termini generali, l'analisi critica moderna al passo di Tacito si articola tra coloro che attribuiscono una logica economica a tale misura, e coloro che la negano ritenendola un'utopia irrazionale stante l'impossibilità in quella condizione di trovare mezzi per compensare con altri strumenti le entrate indispensabili assicurate dai tributi indiretti65. Comunque l'aspetto che c'interessa è sottolineare il significato di questa misura politica: la ricerca di popolarità da parte dell'imperatore e dei suoi collaboratori tramite l'azione fattiva della tassazione66. E' qui che troviamo la linea che la unisce alla misura precedente relativa alla riforma del tributo sulla vendita degli schiavi. In entrambi i casi la soluzione appare essere quella più popolare. Stante l'utopia irrealizzabile di abolirla, si sceglie la misura che assicura maggior appoggio sociale. Nel caso della vendita degli schiavi, la soluzione adottata non può avere implicazioni economiche poiché i venditori, dovendo pagare il tributo, avrebbero incrementato il prezzo della merce. Tuttavia il compratore non avrebbe incolpato direttamente di ciò l'imperatore, il quale con questo gesto gli sarebbe apparso quale difensore dei suoi interessi. Questo è il trionfo politico personale che Nerone ottiene nel 58 dC, così come lo ricorda lo stesso Tacito: "multum prius laudata magnitudine animi...". E da questa posizione a lui così favorevole, l'imperatore non rinuncerà all'opportunità di evidenziare e fomentare la sua crescente popolarità con opere  pubbliche e con le successive strategie politiche.

E' così che la successiva traiettoria di Nerone dimostra un'evidente consapevolezza dell'importanza politica degli aspetti tributari, ma soprattutto della necessità di conservare un equilibrio tra libertà e sanzionabilità per non rovinare le principali fonti di sostentamento dello Stato67. In questo senso appare ben documentata la politica di apertura commerciale e di esenzioni tributarie nei confronti di molte città orientali68.

Alla luce di questi fatti, il fallito tentativo di abolire i vectigalia si presenta per un certo verso non solo come dimostrazione della volontà del Senato di salvaguardare i propri interessi, come abbiamo visto nel caso della tassazione sulla vendita degli schiavi. Andando più a fondo, constatiamo che questo tributo, introdotto nel 7 d.C., probabilmente costituì una variante della centesima rerum venalium69, tassazione dell'1% stabilita da Augusto insieme alla vicesima heretitatium per sostenere l'Aerarium Militare di recente creazione70. L'importanza che questa istituzione ebbe per gli imperatori, non venne a meno nel caso di Nerone, il quale, come già abbiamo discusso, si procurò subito il favore della categoria militare beneficiando con misure concrete i veterani71.

La storia delle centesima prima di Nerone ci conduce alle misure prese da Tiberio, il quale, dopo aver dimezzato l'imposta, tornerà a riportarlo alla sua interezza giustificandolo con la sua importanza per lo Stato72. L'eliminazione di questa tassa avvenne nel 38 d.C., promulgata da Caligola e data a conoscere nel rovescio di alcune monete di bronzo con la sigla RCC associata alla rappresentazione del pilius libertatis73. In base alle informazioni ricavate dalle tavolette del banchiere pompeiano Lucius Caecilius Iucundus, Mommsen vi riconosce la centesima nelle ricevute dei contratti di pagamento relativi alle vendita all'asta datati nel 55 d.C.74. La presenza della tassa all'inizio del principato di Nerone implica ovviamente che questa sia stata reintrodotta o da Claudio, o dallo stesso Nerone. L'intervento di Nerone nel 58 d.C. avrebbe dunque in certa misura compensato una precedente perdita di popolarità conseguente alla necessità di mantenere o reintrodurre una serie di misure finanziarie restrittive per assicurare una base di regolarità alle entrate imprescindibili per il funzionamento dello Stato e per dare fondamento al suo potere personale.

Quale conseguenza di questo fatto, nonostante l'insuccesso l'imperatore ne sarebbe uscito enormemente rafforzato di fronte all'opinione pubblica generale e, sapendosi legittimo difensore degli interessi e dei bisogni delle masse, i suoi interventi e le sue iniziative fomentarono sempre di più questa immagine. A titolo compensatorio, confidando nella favorevole onda di popolarità, un anno più tardi Nerone dotò la città di un nuovo monumentale mercato alimentare nel quale fosse possibile trovare ogni sorta di prodotti provenienti dai più remoti reconditi dell'Impero: simbolo esplicito della ricchezza di Roma. La costruzione di questo complesso in un quartiere un po' al di fuori del centro nevralgico, nonostante migliorasse in modo evidente i mezzi e i servizi commerciali dell'Urbe, non rispose in modo evidente a un effettivo e urgente bisogno economico; l'intenzione va molto più in là.

Crediamo che sia possibile spiegare la presenza di questo mercato a cominciare dalla strategia politica dell'imperatore e dei suoi collaboratori precedentemente esposta: strategia che, andando oltre un'azione puntuale inquadrata in una diversa fase del governo neroniano, si manterrà poi viva durante tutto il suo principato e sarà immortalata dall'efficace propaganda numismatica. Risulta dunque logico pensare che l'occasione dell'inaugurazione del mercato sia stata accompagnata dalla concessione di determinati privilegi e vantaggi che facessero perdonare l'imperatore, cosciente [di non aver portato avanti una radicale riforma fiscale] che avesse avuta una subitaneo impatto  di maggiori dimensioni. Come sottolinea Fergus Millar in relazione al particolare rapporto tra l'imperatore e la città di Roma, mentre la risposta degli imperatori di fronte alle esigenze e alla domanda della popolazione in merito alla 'sacra' questione dei somministri alimentari soleva essere immediata, invece quella della tassazione sulle vendite sembrava essere intoccabile, come abbiamo discusso precedentemente75. Tuttavia Nerone sarebbe riuscito ad ottenere grande beneficio grazie a un intervento specifico, concedendo possibilmente l'esenzione fiscale al Macellum Magnum, gesto che definirebbe in modo eclatante il suo atteggiamento e il suo magnus animus dopo l'ancora aperto colpo di fronte al Senato. E tutto ciò senza inficiare gli inviolabili pilastri del suo potere.

De Laet suggerisce che in occasione dell'apertura del Macellum Magnum Nerone abbia soppresso il tributo detto macellum vectigal76. Questa era una tassazione applicata alla vendita di alimenti, vectigal pro edulibus: introdotta da Caligola77, secondo Plinio essa fu abolita qualche tempo dopo a seguita della grandissima pressione popolare78. Pur senza poter indicare una data precisa, o se tale abolizione fosse generalizzata o specifica, è chiaro che il contesto dell'inaugurazione del mercato offriva una cornice ideale per applicare questa esenzione fiscale introdotta dall'imperatore: per questa ragione ci pare plausibile l'idea che questa misura sia stata applicata solamente per il 'Gran Mercato' di Roma.

Facendo un salto temporale, giungiamo all'epoca dell'imperium Neronis, i controversi anni finali de principato. Questo è il contesto in cui si coniano le monete con l'immagine del Macellum, tra il 63 ed il 68, fase contraddistinta tra l'altro da un'intensificazione a Roma dei programmi di edificazione monumentale di carattere pubblico. Questa evidenza, tuttavia, non dimostra l'idea di un cambiamento radicale nella strategia costruttiva dell'imperatore, successivamente ai primi anni poco attivi, come sostengono coloro che leggono nel principato di Nerone due periodi ben divisi che avrebbero nell'anno 62 d.C. il loro spartiacque. Questa suddivisione trova giustificazione in un diverso orientamento politico che si dà quando avviene la rottura tra l'imperatore e il Senato, la quale trova corrispondenza nelle strategie sociali, economiche, fiscali, culturali, etc., e soprattutto nei progetti costruttivi e nell'ostentazione pubblica degli stessi79. Tuttavia, come abbiamo visto, non crediamo che questo modello dualista possa trovare applicazione in tutti gli aspetti. Mentre Thornton sostiene che la politica di elargizioni, spesa ed edificazione pubblica ebbe molta più rilevanza nella seconda parte del principato neroniano, Levi invece sottolinea una tendenza simile anche nei suoi primi anni e spiega la successiva intensificazione di tale politica nei suoi ultimi anni quale conseguenza di particolari situazioni impopolari, quali l'elargizione di derrate alimentari e gravi difficoltà finanziarie. Non è questa la sede per approfondire l'analisi critica di questa visione del principato neroniano, essendo [il nostro proposito quello di] spiegare e contestualizzare le immagini monetarie del Macellum Magnum.

Le fonti attribuiscono a questo stesso periodo la costruzione delle famose Terme e del Gymnasium Neronis80. Ad essi vanno aggiunti l'Arco di Nerone e il progetto di costruzione di diversi canali tra Ostia e Roma e tra Ostia e il Lago Avernus81. Queste e altre costruzioni fanno parte di uno stesso programma di coniazioni monetarie da parte delle zecche imperiali di Roma e Lione82. Nelle rappresentazioni dei rovesci monetari troviamo tutta una sequenza di simboli ed elementi caratteristici della politica dell'imperatore: un'immagine dell'Ara Pacis augustea83, elargizioni pubbliche di congiaria84, la prima raffigurazione dell'Annona Augusta Ceres85, il porto di Ostia86, l'arco di trionfo87, la celebrazione della ricostruzione del Tempio di Vesta88, e, naturalmente, l'immagine del Macellum Augusti89. Queste emissioni avvengono in un delicato contesto economico nel quale si fa assolutamente necessario salvaguardare l'immagine pubblica dell'imperatore e il senso di continuità del suo principato.

Nell'anno 62 dC l'imperatore manifesta soprattutto la sua preoccupazione per il frumentum plebis e la cura annonae realizzando una riduzione del prezzo del grano che giunge a Roma volto a beneficiare i più poveri, non solo applicata alle vendite pubbliche ma anche a quelle private, compensando così i commercianti90. Con questo scopo fu creata una grande commissione per farsi carico dei vecchi vectigales publici, la supervisione delle tasse destinate all'aerarium, così da controllare il bilancio entrate e uscite, la quale riflette il progressivo accentramento del potere imperiale sul tesoro pubblico e l'unificazione del fiscus e dell'aerarium91. La responsabilità dell'imperatore nella distribuzione del grano va interpretata quale processo graduale e progressivo avviato dai primi anni del principato, e non semplicemente quale fatto scatenato a seguito di circostanze puntuali o come un diverso orientamento politico avvenuto dopo l'adozione dell'imperium nel 62 d.C.

Il fallimento della riforma monetaria, evidenziato dalla successiva inflazione dei prezzi, provocò malessere nella popolazione; situazione che si aggraverà dopo l'incendio del 64 d.C., le cui funeste conseguenze obbligarono Nerone ad assumere misure urgenti per facilitare la distribuzione del frumenti92. Questi fatti provocarono un'accentuazione della politica populista di Nerone, così come resero necessario dimostrare una traiettoria di positiva continuità del principato. La propaganda monetaria, nonostante fosse già in atto prima di tale evento, avrebbe ricevuto il ruolo di diffondere e ricordare questa immagine di stabilità grazie ai simboli più paradigmatici dell'azione politica di Nerone sin dai suoi inizi.

L'interesse di Nerone per il Macellum Magnum non si limita all'aspetto dell'immagine pubblica o della questione fiscale. La sua preoccupazione per la città di Roma ha un carattere ben più specifico. Nell'anno 62 dC Nerone porta a compimento una serie di misure intraprese per prevenire gli incendi e per limitare alcune manifestazioni di [ostentazione del] lusso che rammentano iniziative simili intraprese da Tiberio93. Tra queste, Dione Cassio e Svetonio riportano la proibizione di vendere nelle taverne qualunque cosa che fosse cotta o bollita, con la sola eccezione dei vegetali e delle zuppe di legumi94. Sebbene questa iniziativa potrebbe essere interpretata come una misura adottata per prevenire possibili incendi sorti nelle cucine di queste botteghe, tuttavia Svetonio suggerisce che "cum antea nullum non obsonii genus proponetur", ovvero la volontà di controllare e difendere le diverse tipologie commerciali della città. Anche il precedente [intervento] di Tiberio sembra doversi interpretare in questo senso, vincolando questo divieto a taverne e cabaret alle misure contro il lusso e, soprattutto, a quelle finalizzate al controllo dei prezzi nel macellum95. Lasciando a parte il discorso del controllo dei prezzi, tanto Tiberio come Nerone mostrano un interesse molto deciso per evitare da un lato la concorrenza privata nei confronti del monopolio di Stato su determinati prodotti96, e dall'altro per rispettare il diritto e la competitività dei mercati specializzati della città. Quest'ultimo punto si ricollega ugualmente a un evidente interesse dell'imperatore, [che ne ricava] un beneficio personale diretto o indiretto, come suggerisce un passo di Svetonio dove si riporta che si assicura a funzionario dell'imperatore di vendere in modo esclusivo il pigmento della porpora nei giorni di mercato proibendo la partecipazione di altri mercanti97.

In questo senso, ritornando all'informazione fornita dalla lapide di Lucio Calpurnio Daphne, Andreau ci vede un possibile collegamento, diretto o indiretto, a liberti imperiali o relazionati con qualche senatore. Appare logico pensare che l'interesse dell'imperatore e dei suoi addetti verso il Macellum da lui stesso fondato si manifestasse con il collocamento di dipendenti o subordinati98. Questa risoluzione sarebbe in consonanza con la tendenza, manifestata sin dal primo momento, di sviluppare a Roma una grande rete di clientelismo99.  La politica clientelare di Nerone prosegue per molti versi la strategia di Augusto, con interventi diretti finalizzati a evitare questo stesso tipo di legame tra privati100, potenziando un'enorme rete clientelare articolata intorno all'imperatore e destinata ad accrescere il suo potere e il suo personale patrimonio101. In questo modo, dopo la sua apertura Nerone non solo utilizzerebbe il mercato quale strumento di propaganda della sua politica economica e di edificazione monumentale, ma anche per assicurare un beneficio economico a questi personaggi [clienti] e per ottenere un profitto personale intervenendo nelle attività commerciali della città102.

A mo' di conclusione, vogliamo sottolineare che la figura del Macellum Magnum appare illuminata da un fenomeno singolare e fortunato. L'esistenza di una serie di testimoni diretti che, sebbene scarsi, hanno un grande valore storico, archeologico e artistico straordinario, ha reso necessario approfondire le interconnessione della Roma di Nerone, utilizzando altresì altre informazioni e testimonianze complementari che aiutano a ricostruire, sia pure in minima parte, questo complesso puzzle cove convergono eventi di ogni classe. Abbiamo così comprovato le numerose implicazioni, cause e conseguenze sociali, politiche ed economiche correlate alla messa in opera di un edificio 'minore' che tradizionalmente restano in sordina, schiacciate dal protagonismo storico attribuito ad altri capitoli e successi di questa stessa epoca.

Questo è lo scenario scelto da Nerone per diffondere la sua immagine di benefattore pubblico, un luogo dove concorrono ricchi e poveri, ingenui, schiavi e liberti, senatori o clienti dell'imperatore. Il Macellum Magnum, simbolo del progresso e dell'auge economico di Roma e manifestazione della publica magnificentia conformemente al modello augusteo, rappresenta altresì l'interesse e la costante preoccupazione dell'imperatore per la distribuzione e i bisogni commerciali e alimentari dell'Urbe, senza per questo tralasciare il suo personale tornaconto.

Dopo aver ricostruito la traccia di un edificio che non esiste più, possiamo almeno affermare che tanto fisicamente come metaforicamente i muri e la storia del 'Grande Mercato' di Roma non furono divorati dai sconfinamenti monumentali della vicina Domus Aurea, ma che, al contrario, il Macellum sarebbe sopravvissuto alle contingenze politiche ancora durante molti anni, dimostrazione evidente della sua utilità pubblica.


Inviato

Grazie alla Morcillo, il discorso del Macellum diventa più comprensibile nel contesto sia storico sia numismatico e ci sono interessanti osservazioni sulla complessa politica economica di Nerone, che lo portò a scontrarsi col Senato.

Si sa che la storiografia moderna ha rivalutato la figura di Nerone, che fu figlio del suo tempo ma era un innovatore, anche se con un forte connotato "populista"e il suo fine ultimo era, come sempre, un maggiore accumulo del potere in proprie mani (e in suoi accoliti, una sorta di mafia…).

Troppo facile liquidare Nerone come una sorta di pazzo piromane…..

 

A mio giudizio resta l'enigma della legenda MACELLVS AVGVSTI al posto dell'usuale MACELLVM AVGVSTI. Non credo che sia un banale errore di un falsario rinascimentale, quando si sa che a quel tempo il latino era ben conosciuto e non si sarebbe incorso in un errore così banale (direi pacchiano). Resto in attesa della foto del pezzo del medagliere di Napoli.

Rinnovo la mia richiesta per la consultazione di un buon esperto del latino e dell'epigrafia latina (se conoscete qualcuno)….


Inviato (modificato)

A riguardo di questo dupondio non dimentichiamoci che esiste anche una rara variante con il rovescio anepigrafico e privo anche di SC.

Il MacDowall lo riporta come la prima emissione in assoluto di questa tipologia assegnandola al 63 d.C.

Ne vengono riportate tre varianti a seconda della legenda del dritto, con il numero di catalogo 180,184 e 186:

 

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Il 180 e il 184 sono rispettivamente il BMC 196 e BMC 197 nel quale si riportano alcune note. Il BMC 196 è un acquisizione del British Museum del 1799 e presenta anche la variante di sei scalini di entrata per il Macellum al rovescio:

 

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Il RIC (versione 1984) riprende queste tre varianti del dupondio citate da MacDowall e BMC e gli assegna i numeri di catalogo da 109 a 111. Erroneamente pero' non si accorge che sono anepigrafici al rovescio e gli assegna la normale legenda MAC AVG (ulteriore conferma che il RIC è un testo molto lontano dalla perfezione, come già ribadito, comprensibile per la mole impressionante di dati che contiene). Ecco l'immagine del RIC:

 

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Questo è il RIC 110 (ossia WCN180 oppure BMC 196) dalle tavole del RIC, davvero una moneta eccezionale (tra l'altro credo che il disegno del Donaldson del Macellum sia proprio questa moneta disegnata):

 

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Sul Giard e la collezione della Bibliotheque Nationale di Parigi possiamo invece ricavare un'immagine migliore del RIC 109 o WCN186, altra bellissima moneta che presenta la rara legenda GER al posto di GERM al dritto:

 

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Del RIC 110 possiamo trovare anche finalmente un immagine a colori sul sito del BM online, che ci permette finalmente di osservarlo un po' meglio:

 

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Qui possiamo vedere forse per la prima volta, grazie all'altissima conservazione e al conio diverso dagli altri (6 scalini al posto di 5 normali) che c'è anche qualcosa nei due porticati immediatamente adiacenti alla statua centrale, due oggetti che non riesco ad identificare completamente, ma che sono alti quasi la metà dell'altezza della statua. Forse due prore di nave con una sfera sulla sommità? Che siano le propaggini di una grande fontana al cui centro era stata posta la statua del Nettuno? Oppure la statua poggiava su un piedistallo a forma di nave?

 

Non puo' non venirmi in mente la fontana della Navicella, che guarda caso attualmente è proprio situata al Celio di fronte a S.Maria in Domnica e a pochi passi dalla chiesa di S.Stefano Rotondo, che alcune scuole di pensiero vorrebbero costruita sui resti del Macellum Magnum.

 

Credo sia solo una coincidenza, ma d'altronde la statua della Navicella fu ritrovata nei pressi di S.Maria in Domnica sul Celio nel XVI secolo e dovrebbe provenire da un ex voto alla dea Iside dei marinai dei castra misenatium, i quartieri dei marinai della flotta di Capo Miseno che erano anch'essi sul Celio. Questi marinai, quando non erano per mare, avevano anche il compito di manovrare il velarium, l'enorme tenda che ricopriva il vicino Colosseo.

 

Un'ipotesi azzardata e suggestiva, ma intanto bisognerebbe capire con certezza se davvero sono delle prue di navi quelle che si intravedono sulla moneta... ;)

Una volta confermato cio' intanto è sicuramente interessante il fatto che venga rappresentato su una moneta del periodo neroniano una probabile statua di una nave romana come presente in una struttura costruita da Nerone sul Celio, e il fatto che secoli dopo venga ritrovata una statua di una nave romana sempre sul Celio, a poca distanza dalla probabile sede del Macellum Magnum.

 

La faccenda si fa sempre piu' interessante! :)

 

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Modificato da cliff
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Ciao @@cliff, guardando la foto ingrandita, concordo con Te effettivamente sembrano essere le prue di due navi...presenti anche sul RIC 184...da quello che sembra, dalla visione dei diversi dupondi, è che le diverse coniazoni riportano progetti differenti ed in itinere della realizzazione del Macellum...

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Modificato da eliodoro

Inviato

 

Qui possiamo vedere forse per la prima volta, grazie all'altissima conservazione e al conio diverso dagli altri (6 scalini al posto di 5 normali) che c'è anche qualcosa nei due porticati immediatamente adiacenti alla statua centrale, due oggetti che non riesco ad identificare completamente, ma che sono alti quasi la metà dell'altezza della statua. Forse due prore di nave con una sfera sulla sommità? Che siano le propaggini di una grande fontana al cui centro era stata posta la statua del Nettuno? Oppure la statua poggiava su un piedistallo a forma di nave?

 

 

Grazie Cliff. Hai arricchito moltissimo la discussione. Secondo Maria Garcia Morcillo sono due fontane.


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Grazie Cliff. Hai arricchito moltissimo la discussione. Secondo Maria Garcia Morcillo sono due fontane.

 

Sembrerebbero proprio due prue di nave sovrastate da due sfere. Potrebbero essere i due estremi di una statua di una nave che faccia da basamento alla statua del Nettuno, oppure due prue utilizzate come giochi d'acqua in una o piu' fontane a tema marittimo.

Sembra assodato che nei Macella ci fosse un sistema idraulico per la distribuzione dell'acqua, necessaria per la vendita e la pulizia del pesce e quindi utilizzata probabilmente anche in fontane o piscinae. Sembra pero' che al tempo di Nerone non ci fosse nessun acquedotto che arrivasse sul Celio, e questo potrebbe essere un problema che mina alla coerenza di questa ricostruzione, e forse anche alla localizzazione del Macellum nella zona. Un mercato del pesce senz'acqua non lo vedo molto funzionale.


Inviato

Sembrerebbero proprio due prue di nave sovrastate da due sfere. Potrebbero essere i due estremi di una statua di una nave che faccia da basamento alla statua del Nettuno, oppure due prue utilizzate come giochi d'acqua in una o piu' fontane a tema marittimo.

Sembra assodato che nei Macella ci fosse un sistema idraulico per la distribuzione dell'acqua, necessaria per la vendita e la pulizia del pesce e quindi utilizzata probabilmente anche in fontane o piscinae. Sembra pero' che al tempo di Nerone non ci fosse nessun acquedotto che arrivasse sul Celio, e questo potrebbe essere un problema che mina alla coerenza di questa ricostruzione, e forse anche alla localizzazione del Macellum nella zona. Un mercato del pesce senz'acqua non lo vedo molto funzionale.

 

Infatti l'articolo di Maria Garcia Morcillo dedica abbastanza spazio al discorso dell'acqua all'interno del macellum e ipotizza la presenza di vasche sia per lavare il pesce, sia per mantenerlo vivo. Nell'antica Roma il pesce era un cibo pregiato, ovviamente non qualunque tipo di pesce. Inoltre la legislazione di Nerone fu attenta al discorso dei mercati, favorendo i commerciati dei macella che vari privilegi fiscali. In termini generali, Nerone mise maggiori tasse ai patrizi e tolse privilegi ai senatori per migliorare le condizioni di vita dei più poveri. Fu un imperatore pieno di iniziative e di grande lungimiranza, ben diverso dall'immagine falsa che ci ha lasciato la storiografia cristiana. Già prima dell'incendio di Roma, aveva avviato importanti iniziative di carattere urbanistico volto a razionalizzare i servizi pubblici di Roma. Dopo l'incendio, ebbe la lungimiranza di tracciare un vero e proprio piano di sviluppo urbanistico per tutta la città, definendo quartieri e tipicizzandoli, ridistribuendo le aree dei servizi e decentrandole, eccetera. Forse l'incendio fu davvero intenzionale, provocato da alcuni patrizi per screditare l'imperatore che proprio un anno prima aveva promulgato numerose misure volte a prevenire gli incendi: ma poi l'incendio crebbe a dismisura e sguggì di mano a coloro che lo appiccarono. In quanto alle persecuzioni neroniane verso i cristiani ci sono delle esagerazioni enormi, così che quelle fatte da Diocleziano (la legione Tebea, massacrata da Diocleziano in quanto cristiana e dalla quale vengonono quasi tutti i "protomartiri" della Chiesa cristiana, non è mai esistita!). Nerone fu oggetto di una calunnia enorme da parte delle classi agiate - patrizi e senatori - proprio per il suo populismo finanziato riducendo i priviegi di quelle. Altro grande calunniatore di Nerone fu Svetonio, che resta comunque una fonte importante di dati.

 

Da parte della d.ssa Arciprete, pur gentilissima, non ottengo tuttavia risposte concrete in merito all'identificazione della raffigurazione di quel dupondo con la Domus Aurea: glissa e comunque mi dice che da vent'anni si occupa d'altro.

Affinché la discussione sul forum non sia un monologo in quanto a identificazione del disegno del dupondio con il macellum, bisognerebbe che @@Legio II Italica difendesse la sua tesi. Ma dopo essersi lamentato con gli amministratori del forum per un mio intervento (bannato) dove stigmatizzavo sarcasticamente il suo atteggiamento assolutamente fideistico versi il Cohen e il RIC, i "sacri mostri" come lui li definisce sostenendo che se una moneta non appare in essi allora non può esistere o quanto meno non può essere autentica, si è ritirato sull'Aventino e non si è più mostrato sul forum.

Ora la discussione è pacata: credo che sarebbe davvero utile e arricchente se egli esponesse le ragioni concrete che lo portano a riconoscere nella raffigurazione di quel dupondio la Domus Aurea (anche prscindendo dai due dupondi con legenda Macellus Augusti la cui autenticità non è comprovata): meglio se difende le sue posizioni evitando di disprezzare l'interesse per la "minutaglia", come lui chiama la monetazione tardo-romana.

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@@antvwaIa

 

comunque vada la discussione, bisogna fatti un applauso per l'impegno e il tempo che ci stai dedicando......grazie mille!!!  :hi:

 

Ciao

Modificato da snam

Inviato

Ringrazio di cuore Cliff per il suo utile contributo. Sicuramente c'è qualcosa ai lati della statua di Nettuno, anche se solo su alcuni conii (credo di quegli incisori più attenti ai particolari e quindi forse più vicini alla realtà rappresentativa del monumento), ma non è ancora possibile capire bene che cosa.

Nel dubbio credo sia meritevole l'opinione della Morcillo quando parla di fontane, a prescindere dalla loro effettiva forma: non è peregrina l'ipotesi di vasche a forma di prua e mi piacerebbe sapere meglio l'opinione degli archeologi sulla possibile origine della Fontana della Navicella (a che data è stata fatta risalire e se ha sempre avuto la funzione di fontana e non successivamente adattata come fontana….).

Mi sembra molto importante stabilire se esisteva un'adeguata fornitura di acqua al Celio, che in ogni caso serviva in una struttura come il Macellum deputato alla lavorazione e vendita anche di pesce….

Purtroppo non conosco bene l'archeologia del Celio e servirebbero ricerche mirate (purtroppo ormai le biblioteche sono chiuse, fino a dopo l'Epifania), anche se credo che i Romani avessero curato bene la copertura idrica dei vari quartieri all'interno dei sette colli di Roma.


Inviato

Da una breve ricerca su internet risulta che il Celio era attraversato da ben quattro acquedotti. Ecco un paio di stralci che ho reperito:

 

Il Celio, uno dei sette colli della città antica, anticamente ricoperto interamente di querce, in epoca romana era diviso in tre parti: il “Coelius” (dove attualmente si trova la basilica dei Ss.Giovanni e Paolo), il “Coeliolus” (la propaggine del colle dove si trova la chiesa dei Ss.Quattro Coronati) e la “Succusa” (ubicata fra “Coelius” e “Coeliolus”), che insieme formavano il “Coelimontium”.

 

Quattro acquedotti percorrevano il Celio : “Appia”, “Marcia”, “Iulia” e “Claudia”. I primi tre erano sotterranei, l’ultimo era su archi: si tratta dell’Acquedotto Neroniano, una derivazione dell’Acqua Claudia fatta costruire da Nerone per portare l’acqua alla “Domus Aurea”.

 

L'Acquedotto Neroniano, successivamente denominato Acquedotto Celimontano, venne fatto costruire dall'imperatore Nerone, poco più a sud della Porta Maggiore, come diramazione dell'Acquedotto Claudio, per l'alimentazione della Domus Aurea del lago e del ninfeo del tempio del Divo Claudio; il suo percorso attraversava, tramite archi, il Colle Celio, ricalcando il percorso sotterraneo dell'Acquedotto dell'Acqua Appia e giungendo nella valle del Colosseo.

L'impianto venne fatto prolungare fino al Colle Palatino per l'alimentazione dei Palazzi Imperiali dall'imperatore Domiziano e restaurato sotto Settimio Severo; attualmente se ne possono ammirare dei resti nell'area verde compresa nell'antico percorso tra Colosseo e Porta Maggiore ed altri resti sono racchiusi nei giardini di Villa Wolkonsky.

 

Quindi proprio Nerone, che doveva portare molta acqua alla sua imponente Domus Aurea, fece costruire un acquedotto esterno, su archi, che attraversava proprio il colle Celio e a piazza Porta Maggiore è possibile cogliere uno scorcio di una porzione di questo acquedotto:

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Nulla vieta che una conduttura derivante da tale acquedotto servisse anche il Macellum, che era in ogni caso vicino alla porzione meridionale della Domus aurea e quindi sulla sua strada…. ed era acqua potabile e quindi pulita e con tutti i crismi di buona igiene necessaria per la pulizia e conservazione del pesce (fresco).

 

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come mai un dupondio laureato? non è strano?


Inviato

Ai lati di Nettune, talvolta non c'è nulla:

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Spesso c'è uno strano segno ricurvo:

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Altre volte appare una figura più complessa:

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Quello che è chiaro è che - lo dico con tutto rispetto - il RIC per quanto riguarda la catalogazione di questo dupondio non aiuta molto: nell'individuazione dei diversi tipi si basa sulla legenda al dritto e trascura aspetti importantissimi e assai evidenti, quali l'assenza di legenda al rovescio, o più genericamente la forma dell'edificio (numero di archi, di gradini, presenza o assenza di elementi decorativi accanto al Nettuno). D'altra parte, i compilatori di un catalogo di monetazione antica devono pur sempre scegliere arbitrariamente (e non può che essere arbitrariamente) alcuni critreri discriminatori. Personalmente le piccole varianti nella legenda, e soprattutto nella sua spezzatura, non le apprezzo molto, in quanto non le ritengo il risultato di una precisa volontà, ma piuttosto di un aspetto casuale avvenuto durante l'incisione della legenda: ovvero essersi tenuto più o meno largo nello scrivere alcune lettere. Invece inserire o non inserire un particlare come lo sono quelli al lato del Nettuno corrisponde a una precisa volontà dell'incisore. Poi il fatto che gli autori del RIC non tengano in conto il fatto che la legenda MAC AVG a volte può mancare, mi sembra addirittura eclatante!

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Inviato

come mai un dupondio laureato? non è strano?

 

Quale è la stranezza. Nei dupondi la testa di Nerone non è SEMPRE radiata, ma anche laureata.

Basta vedere il post # 143 per vedere la varietà delle teste presenti nei dupondi. Nella maggior parte dei casi la testa è radiata, ma ci sono varianti con testa laureata….

Le varianti non sono poche e non è semplice riordinare i vari conii, che non solo hanno piccole varianti, ma sono anche numerosi.


Inviato (modificato)

Quale è la stranezza. Nei dupondi la testa di Nerone non è SEMPRE radiata, ma anche laureata.

Basta vedere il post # 143 per vedere la varietà delle teste presenti nei dupondi. Nella maggior parte dei casi la testa è radiata, ma ci sono varianti con testa laureata….

Le varianti non sono poche e non è semplice riordinare i vari conii, che non solo hanno piccole varianti, ma sono anche numerosi.

ok,quelli laureati dovrebbero essere quelli precedenti il 66

Modificato da dux-sab

Inviato

Ormai dal'85 non mi occupo di questioni numismatiche romane, quindi mi sento abbastanza fuori posto. Però il primo articolo  numismatico da me scritto, ancora nel '77, riguardava proprio una rappresentazione architettonica sulle monete di Nerone (il porto di Ostia), quindi non riesco ad esimermi dall'intervenire. 

 

La cosa che allora mi indusse a scriverne  era il fatto che nella monete non fosse rappresentato l'edificio 'simbolo' di quel porto (ed in  genere dei porti), sempre inserito nelle rappresentazioni di Ostia, cioè il faro, e che il porto fosse definito Portus Augusti e non Portus Claudii, quando tutte le fonti concordavano nel registrare che fu Claudio a portare a termine l'opera (perfecit). Dopo un bel po' di lavoro e di confronti, ne conclusi che nella moneta non si volle fornire un rappresentazione complessiva del porto (se non nel suo aspetto genericamente circolare), ma soltanto alcuni interventi edilizi realizzati evidentemente da Nerone, molto probabilmente resi necessari da una terribile tempesta che nel 62 d.C. aveva distrutto ben 200 navi addirittura 'dentro' il bacino ostiense. Data l'importanza di Ostia per il complicatissimo approvvigionamento (annona) di Roma (città forse di qualche milione di abitanti), appare logico immaginare che tale intervento fosse ben degno di essere celebrato sulle monete destinate ai beneficiari di tale attività, come conferma il fatto che in contemporanea vennero realizzate monete con la personificazione dell'Annona e Cerere, con sullo sfondo proprio una nave frumentaria. Allora non approfondii l'argomento, ma ora mi sembra assai probabile che la rappresentazione del macellum (mercato alimentare),  non importa se realizzato ex novo o restaurato (più probabile la seconda, visto che nella legenda è indicato genericamente come Macellum Augusti e non Macellum Neronis), potesse facilmente rientrare  in questo programma iconografico, soprattutto se si trattava  di un mercato ittico, come sembra attestare la presenza delle due probabili prore di navi ai lati della statua e dei due chiarissimi (negli esemplari meglio conservati) delfini in tuffo ai lati della scalinata (forse due fontane, visto che hanno la testa rivolta in basso?). Quindi io concordo pienamente con l'idea del macellum, che d'altra parte mi sembra confermata senza quasi ombra di dubbio dalle monete (per me quasi sicuramente buone,  il quasi dato dal fatto che non le ho avute in mano)  a legenda MACELLVS (ma quale falsario precedente al 1694 poteva esser così colto da riprodurre perfettamente una moneta romana ma così sciocco da usare una rarissima forma latina che quasi tutti i possibili compratori (ben avvezzi al latino classico) allora avrebbero considerato prova di falsità.

Immagino comunque che della mia personale posizione non vi interessi un gran che, ma io volevo metter in luce un altro aspetto: quello strano andamento a scendere da sx a dx del portico ai lati dell'edificio al centro. Quasi tutti lo hanno interpretato come un effetto prospettico, secondo me fidando un po' troppo sull'interesse per la prospettiva delle immagini monetali romane (raramente interessate alla resa prospettica). Perché non pensare invece al fatto che sia sistematicamente rappresentato così proprio perché era fatto così,  cioè era in forte discesa. E allora non si può non pensare ad un acquedotto,  cui era collegato il macellum, il che avrebbe sicuramente risolto tutti quei problemi di acqua e di raffreddamento posti da un mercato, soprattutto se ittico. Anche quello strana cupola apparentemente staccata dal corpo dell'edificio, che ha un aspetto non troppo distante da alcune fonti  (tipo meta sudans), potrebbe esser una struttura necessaria a catturare una parte dell'acqua, rallentarla e distribuirla nei vari settori dell'edificio (un piccolo castrum aquarum). Poi probabilmente quest'acqua se ne andava attraverso fontane a forma di delfino. 

 

Va be', si tratta di un' idea bislacca, ma mi è venuta osservando quei fiori che decorano il fregio della parte superiore del portico. E se non fossero  su un fregio, ma semplicemente sul canale dell'acquedotto (all'aperto), visto non di lato ma dall'alto, a volo d'uccello? Potrebbe trattarsi di quelle piante acquatiche che evidentemente svettavano frequentemente dalla cima degli acquedotti, se i romani pensarono di rappresentarle proprio come simbolo degli stessi: guardate  le due monete qui sotto, soprattutto la seconda, che senza alcun dubbio illustrano  l'Aqua Marcia e l'Aqua Traiana:

 

Nota dolens: se si tratta di un acquedotto, non può esser che quello realizzato da Nerone per alimentare la domus aurea, che si distaccava dal' Aqua Claudia, attraversava la domus aurea sull'Oppio  e raggiungeva proprio il Celio (credo). Questo vorrebbe dire che lo stesso acquedotto probabilmente forniva la forza motrice anche alla 'camera rotante' di Nerone, il che ci riporta al punto di partenza 

 

Dubito però che tale struttura semplicemente tecnica avrebbe avuto un ruolo così importante nella rappresentazione della Domus Aurea, no? 

 

Saluti, Andreas

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Inviato

Ringrazio e dò il benvenuto al buon Andreas, che ha una lunga esperienza in campo numismatico.

Sicuramente, al di là di alcune variazioni create da incisori più o meno valenti, il monumento raffigurato sul dupondio di Nerone offre diverse chiavi di lettura, e una di queste è proprio la strana asimmetria tra l'ala di portico di sinistra e quella di destra, che in molto casi (e nei conii di migliore fattura) è più bassa.

Poi c'è sempre quella strana sommità del tetto dell'edificio centrale più o meno circolare, che sembra essere talvolta aperta….

Non è facile arrivare a una valida ipotesi, ma se il Macellum era situato su un colle (colle Celio) e quindi poteva avere ali di portici leggermente sfasati in quanto in discesa. Poi tale discesa può facilitare lo scarico di acque reflue da un mercato, evitando pericolosi ristagni con materiale organico derivante dalle derrate ittiche.

Il realtà il colle Celio, il più meridionale (assieme all'Aventino) e il meno edificato dei sette colli di Roma, aveva una altura molto modesta. E' difficile stabilire quale fosse allora il reale dislivello, ma attualmente è di circa 50 metri e il punto più alto si trovava in corrispondenza dell'attuale Villa Celimontana.

Non dimentichiamo l'alto grado di ingegneria raggiunto dai Romani….

Basta pensare come al tempo di Vespasiano, dove c'era la grande piscina della Domus Aurea, non solo la prosciugarono, ma gettarono anche una grande base circolare con sorta di calcestruzzo per costruire poi sopra il grande Colosseo, che sta ancora in piedi nonostante l'immane depredazione dei suoi marmi per fare la calce per la costruzione specie delle tante chiese (quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini: famosa frase satirica di Pasquino indirizzata contro Urbano VIII, intorno al 1625, ma i danni furono ancora anteriori….).


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A.

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