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IGNORED

Imitazione di Alessandro


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DE GREGE EPICURI

Vi mostro questa celtica in argento, di origine danubiana. E' la imitazione di una tetradramma di  Alessandro il Grande, con un peso di 14,8 g. e un diametro di 28 mm. In questo caso (che è abbastanza frequente) della testa coniata sul D non resta quasi nessuna visibilità, salvo qualche "frangia" della leontea a sinistra. Al rov.invece c'è molta maggiore evidenza della coniazione: Zeus seduto a sin., con un'aquila (che però sembra un piccione!)  sul braccio dx. Delle scritte, a destra c'è una serie di lambda e di  asticelle, sotto al trono solo asticelle;  a sinistra il segno di zecca è rappresentato da un rettangolo con diagonali all'interno. E' la Goebl OTA 581, ovvero SLM (Castelin, celtiche al Museo di Zurigo) 1345, della varietà " diritto illeggibile". E' sicuramente fra le celtiche più grezze; altre imitazioni delle monete di Macedonia sono invece molto simili agli originali.

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Molto affascinante come monetazione. Questa moneta, inoltre, è davvero molto bella; complimenti :) Non ho mai avuto modo di documentarmi, ma credo potrebbe essere interessante discutere della tecnica utilizzata per coniare queste monete...E' proprio il metodo di coniazione a determinare l'"evanescenza" della testa al dritto? 

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sono monete affascinanti...  personalmente facio molta fatica ad avere un'esatta catalogazione. 

 Molte volte per  le monete proposte nei vari cataloghi d'asta  non riesco ad allineare tra i vari testi: Castelin/Kostial/Goebl la giusta identificazione.

Secondo voi qual'è  il testo + autorevole per le imitative?


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DE GREGE EPICURI

Quanto alla tecnica: questa tipologia è fortemente scodellata, quasi come i trachy bizantini; ma per di più il tondello al centro è molto spesso, mentre si assottiglia verso i bordi (il peso infatti è notevole). Io credo che qui possa essere un problema di conio di diritto: o appena abbozzato, o utilizzato a lungo. Però si può anche pensare che il D si sia "lisciato" ulteriormente con l'uso, appunto perché molto convesso.

Per i testi, io ho sempre prediletto quello di Derek Allen in più volumetti (Celtic Coins in the B.M.),che è chiaro e cerca di dare una trattazione ordinata/sistematica;però è vecchiotto. Il libro della Scheers sulla Gallia Belgica non l'ho mai visto. Quello di Castelin  (Museo di Zurigo) contiene monete un po' diverse, è più ricco per l'Europa Centrale. Il più moderno che conosco (Delestrée ecc.) in 4 volumi e con moltissime foto riguarda quasi solo la Gallia. 

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Inviato

sono monete affascinanti...  personalmente facio molta fatica ad avere un'esatta catalogazione. 

 Molte volte per  le monete proposte nei vari cataloghi d'asta  non riesco ad allineare tra i vari testi: Castelin/Kostial/Goebl la giusta identificazione.

Secondo voi qual'è  il testo + autorevole per le imitative?

 

Non so se con il termine "imitative" intendi le celtiche in generale, come inteso da Gianfranco, oppure le imitazioni di area balcanica delle monete di Alessandro Magno/Filippo III, oppure, in senso un po' più ampio, le monetazioni preromane, non necessariamente celtiche, dell'Europa danubiana (ivi comprese le imitazioni di Alessandro e Filippo III).

 

Nel primo caso la bibliografia é immensa, molto spesso specifica, e cercare di riassumerla in un post é un'impresa impossibile.

Per quanto riguarda le imitative di Alessandro II/Filippo III, quale il tetra proposto da Gianfranco, non conosco lavori dedicati esclusivamente, ed in forma comprensiva, a questa monetazione (tant'é che tempo fa mi si era affacciata l'idea di provare a fare una sorta di "état des lieux" per il portale).

 

Per le monetazioni balcaniche nel loro insieme, al contrario esistono testi che cercano di abbracciarle nel loro insieme, nella totalià o concentrandosi su zone specifiche, quasi sempre includendo le imitazioni "macedoni".

 

I testi "ad ampio raggio" (qualcuno ne avete glià citato) che propongono tipologie, attribuzioni, ecc. sono suddivisibili sostanzialmente in due categorie :

 

- opere di sintesi, siano esse legate a tipi specifici o ad aree più o meno estese.

- pubblicazioni relative a collezioni.

 

Tutti questi lavori sono più o meno "datati".

 

Esistono poi un'infinità di lavori, spesso molto recenti ed importanti, relativi ai ritrovamenti, a nuove analisi ecc. che risultano indispensabili per inquadrare una singola serie, ma che sono estremamente specifici.

 

Provo a cercare di dare qualche personalissima indicazione su quelle che considero le principali opere di carattere generale sulla monetazione balcanica, in molti casi datate, ma tutt'ora estremamente utili. Scelgo tra i lavori che conosco bene in quanto fanno parte della mia biblioteca -di conseguenza mancherà sicuramente qualcosa- e soprattutto circoscrivendo il perimetro a quelli in cui sono presenti tipologie riconducibili alle imitazioni di Alessandro II/Filippo III, premettendo che nessuno dei lavori che citero' puo' considerarsi esaustivo su tali tipologie. Purtroppo molte sono le opere in lingue "ostiche", ma chi si accosta a queste monetazioni sa che tocca farci la bocca.

 

Opere di sintesi

 

L. Forrer, "Keltische Numismatik der Rhein- und Donaulande". 1908-1968.

Nonostante risalga al 1908 é un'opera ancora fondamentale. Non vi si troverà una classificazione compiuta e "sistematica" della monetazione danubiana, ma una quantità enorme di informazioni, ancora utili e non completamente sfruttate. Consiglio la riedizione, del 1968, a cura di Karel Castelin, in due volumi, notevolmente ampliata ed aggiornata con nuovo materiale. In tedesco.

 

K. Pink, "Die Münzprângung der Ostkelten und Ihrer Nachbarn".1939-1974.

Se il Forrer puo' essere considerata la bibbia, il lavoro di Karl Pink, pubblicato a Budapest nel 1939, é stato per lungo tempo considerato il "vangelo" della monetazione preromana dell'Europa orientale. Vi viene proposta una classificazione tipologica (cio' che mancava al Forrer) basata sui dati di rinvenimento ricavati dalla bibliografia precedente. Anche in questo caso, essendo l'opera estremamente importante e di scarsa reperibilità, ne é stata proposta una seconda edizione da parte di Klinkhardt & Biermann, nel 1974. In tedesco.

 

C. Preda, "Monedele geto-dacilor". 1973.

Personalmente lo considero uno dei migliori testi di numismatica con cui abbia mai avuto a che fare. E' un librone (564 pagine, 80 tavole) edito  dall'Accademia di Scienze Sociali e Politiche della Repubblica Socialista di Romania nel 1973, in un numero di copie piuttosto ridotto, credo 1000. Difficile da reperire, anche nelle bibloteche. Ma se si é interessati alla monetazione balcanica é un "must to have": impossibile prescinderne. La quantità, e la qualità, dei dati raccolti é impressionante: tutta la bibliografia precedente, e tutti i rinvenimenti conosciuti, sono analizzati sotto il profilo numismatico e storico. La zona presa in esame é l'odierna Romania e le aree limitrofe: Bulgaria, Serbia, Ungheria, Moldavia. Anche l'apparato iconografico é imponente.. Ripeto: un must to have, ma soprattutto un must to read. In rumeno con sintesi in tedesco.

 

R. Göbl, "Ostkeltischer Typen-Atlas". 1973.

Edito da Klinkhardt & Biermann nel 1973, é una sorta di "bigino" della monetazione preromana dell'Europa orientale. Propone una classificazione in tipi, ricavata dal Pink, senza aggiungere gran che. Purtroppo é apparso contemporaneamente all'opera del Preda, e di conseguenza non ne ha tenuto conto. Tutto sommato l'OTA, per quanto estensivamente usato al fine di dare riferimenti tipologici "assoluti", soprattutto in ambito commerciale, a mio avviso appare come un'opera piuttosto inutile: una rimasticatura del Pink. Fosse stata pubblicata un anno o due dopo, integrando il lavoro del Preda, avremmo un'opera di sintesi estremamente importante. Ma non é andata cosi'. In tedesco.

 

P. Kos."Keltski novci slovenije". 1977.

Il numero 18, monografico, di "Situla", rivista del museo nazionale di Lubiana, affidato ad uno dei più grandi studiosi della monetazione celtica dell'area slovena. Il lavoro é basato essenzialmente su dati relativi a tesoretti. Estremamente interessante per quanto limitato all'area circostante le Alpi orientali. In sloveno e tedesco.

 

P. Popovic. "Hoʙaц Скордиска". 1987.

Un altro librone. Bello. Ma proprio bello. E' limitato, geograficamente, all'area abitata dagli Scordisci, popolazione celtica impiantata nell'attuale Serbia. Ma oltre all'approfondimento storico, esemplare per un testo di numismatica celtica, il testo si distingue per il tentativo (riuscito) di inquadrare i fenomeni monetari autoctoni del medio corso del Danubio nell'ambito della circolazione di moneta greca, africana, romana ed italica nei Balcani. Per quanto relativamente alla tipologia si concentri sulle serie serbe (tipi Jabukovac, Srem-Kugelwange, Krcedin, ecc.) propone, in forma dubitativa, l'attribuzione di un gruppo di tetra e di dracme imitative di Alessandro II ai Dardani. Contiene analisi ponderali, dei legami di conio, carte di distribuzione, e tiene conto di tutta la bibliografia precedente, Preda compreso. Un gran bel libro di numismatica e di storia allo stesso tempo. In serbo e francese.

 

I. Lukanc. "Les imitations des monnayes d'Alexandre le Grand et de Thasos". 1996.

E' un testo che si trova spesso citato come riferimento tipologico per i tetra imitativi di Thasos. In effetti l'opera si concentra principalmente su tale monetazione, di cui vengono illustrati circa 2000 esemplari, ma, come indicato nel titolo, anche le imitazioni di Alessandro II vengono prese in esame e ne viene proposta una classificazione tipologica, forse la più compiuta, anche perché basata su tutti i testi citati precedentemente. Per la verità l'autore si cimenta anche sulle imitative di Filippo III (quale il tetra proposto da gpittini) in esame in un capitolo specifico, ma la classificazione tipologica proposta é solo un abbozzo. In francese.

 

Cataloghi di collezioni

 

Parigi

E. Muret, M.A. Chabouillet. "Catalogue des monnaies gauloises de la Bibliothèque nationale". 1889

H. de La Tour. "Atlas de monnaies gauloises". 1892

S. Scheers. "Un complement à l'Atlas de monnaies gauloises de Henry de La Tour". 1992

Purtroppo per le collezioni della BNF é ancora necessario basarsi su testi risalenti a fine '800. Il vecchio atlante del de La Tour contiene 9 tavole di "celtiche" dell'est, le cui descrizioni e dati ponderali si ritrovano nel Muret Chabouillet. Indispensabile il "complemento" della Scheers per le attribuzioni ed i richiami bibliografici. In francese.

 

Budapest

M. Dessewfy. "Barbàr pènzei". 1910-1913

Non si tratta di un testo unitario ma in realtà di una serie di opuscoli pubblicati privatamente dal conte Dessewfy al fine di condividere la propria collezione di "monete barbare" con altri studiosi e collezionisti, con il contributo di E. Gohl, il principale studioso di monetazione balcanica dell'epoca (oltre ovviamente al Forrer). 80 pagine di testo (in ungherese, parte in francese e tedesco) e 54 tavole con 1315 pezzi illustrati.

 

Zurigo

K. Castelin. "Keltische Münzen. Katalog der Sammlung des Schweizerischen Landesmuseums Zurich". 1978

1405 monete celtiche di cui circa 250 dell'Europa orientale. Testo estremamente interessante ma lungi dall'essere completo per quanto riguarda le monetazioni balcaniche. In tedesco.

 

Londra, Cambridge, Colchester, Glasgow, Cardiff, Oxford

D. Allen. "Catalogue of the Celtic Coins in the British Museum. Vol. 1. Silver coins of the east Celts and Balkan Peoples". 1987

Il primo dei 3 volumi dedicati dall'Allen alle monetazioni celtiche continentali nelle collezioni inglesi é un "must to have" dei cataloghi. Sulla base di circa 530 pezzi pubblicati l'autore costruisce un impianto tipologico e cerca di delineare delle linee evolutive tra le varie tipologie, nello spazio e nel tempo. Purtroppo anche in questo caso le collezioni su cui si basa sono lungi dall'essere complete, e cio' indebolisce la costruzione. Cionondimeno é un testo di riferimento. Ha il grande pregio di attingere a piene mani da tutti i lavori precedenti, compresi quelli in lingue "ostiche" e di difficile reperibilità, quali il Preda ed i lavori del Gohl (da non confondere con Göbl). In inglese.

 

Vienna

G. Dembski. "Münzen der Kelten, Sammlungskatalog des Kunsthistorischen Museums in Wien". 1998

Forse la più grande collezione di "balcaniche" pubblicata (dopo quella del conte Dessewfy): poco meno di un migliaio di pezzi su un totale di 1589. Purtroppo l'apparato critico, all'opposto che nel lavoro dell'Allen, é piuttosto stringato e generale, e non aggiunge nulla alla bibliografia precedente. Peccato. Fosse stato l'Allen a cimentarsi sulle collezioni viennesi possederemmo forse ora un vero testo di riferimento su queste monetazioni. Comunque un "must to have", soprattutto per la quantità del materiale illustrato, con l'accortezza di tener presente che ogni tanto ci si imbatte in qualche strafalcione (quasi inevitabile stanti le dimensioni del lavoro). In tedesco.

 

Monaco

M. Kostial. "Kelten im Osten Gold und Silber der Kelten in Mittel- und Osteuropa - Sammlung Lanz". 2003.

Tra i cataloghi più recenti, anche quello della Kostial rappresenta a mio avviso un'altra occasione mancata. Anche in questo caso si tratta di un catalogo, niente di più, ed anche in questo caso sulla base della ricchezza del materiale disponibile (attorno alle 650 monete per quel che riguarda l'est europeo) si poteva forse fare qualcosa di più. Quel che é peggio la ricchissima bibliografia est europea, forse per problemi linguistici, é tenuta in scarsa considerazione. Un catalogo decente é piuttosto ricco di materiale, ma nulla di più.

 

Sicuramente ho scordato qualcosa, ma per il momento mi fermo qui.

 

Tornando al tetra proposto da Gianfranco, attenzione: si tratta di un'imitativa di Filippo III e non di Alessandro II.

 

Magari se interessa potremmo provare ad approfondire i due gruppi.

 

PS

Torno sul forum dopo una lunga assenza. Me ne scuso con gli amici che frequentano la sezione che avrei dovuto curare assieme a Gianfranco, cosi' come con coloro che frequentano la sezione repubblicana. Purtroppo una tragedia, quanto di peggio possa capitare ad un genitore, ha improvvisamente sconvolto la mia vita. Cerco di riprendermi, anche cercando di tornare a pensare alle monete. Spero di riuscirci, ma non ne sono sicuro. Se spariro' un'altra volta almeno ne saprete il motivo.

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Aggiungo una carta dei ritrovamenti dei tipi imitativi di Alessandro II/Filippo III tratta dal Preda.

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Bentornato Aulisio ... per quanto poco il mio bentornato possa giovarTi


  • 3 settimane dopo...
Inviato (modificato)

Sperando di fare cosa utile provo a dire la mia sulle tetradracme balcaniche di imitazione dei tipi di Filippo III (per quelle di Alessandro Magno e per gli ibridi é tutto un altro discorso, estremamente piu' complesso, cosi' come per le dracme).

 

Credo che le imitazioni immediatamente riferibili alle tetradracme di Filippo III siano riconducibili essenzialmente a 3 tipologie.

 

A. Impronta del dritto conservata, spesso con un breve tratto che taglia il contorno perlinato a h2 (che puo' confondersi con una rottura di conio, ma non lo é). Rovescio con la presenza di un doppio monogramma "bipenne", quello superiore inscritto in un cerchio, derivante con ogni probabilità da quello presente in alcune emissioni di Arados. In alcuni casi i monogrammi sono estremamente evanescenti, e appena visibili. In tali casi si puo' ipotizzare che siano stati volutamente eliminati dal conio oppure, più probabilmente, che il conio stanco sia stato ripreso nella figura e nella leggenda tralasciando i monogrammi.

Riferimenti : Pink 579-583; OTA 579 (1,2), 581 (3-10); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 1-4; Allen tipo III.A.i; Lukanc 1-3; Dembski 1465-1476; Kostial 898-905;

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esistono molte varianti per quanto rigarda i monogrammi, qualche esempio:

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B. Impronta del dritto per lo più conservata, contraddistinta da una sorta di rosetta in corrsipondenza dei punti che rappresentano le labbra e l'estremità del naso. La figura del rovescio é scomposta in forme geometriche. Quando (raramente) é visibile il monogramma al rovescio ha una forma di clessidra. Solitamente l'impronta di rovescio é profondamente incisa nel tondello. E' senz'altro il tipo più raro.

Riferimenti : Pink 589; OTA 581 (15); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 5; Allen tipo III.A.iii; Lukanc 4; Dembski -; Kostial 917;

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C. Impronte del dritto e del rovescio da visibili a totalmente evanescenti. Quando visibile il rovescio mostra il monogramma "bipenne". Normalmente lo stile del rovescio non risulta scomposto come nel tipo B, ma in alcuni casi, pur non presentando il monogramma "a clessidra", ne sembra derivare (cfr. Kostial 921-925).

Riferimenti : Pink 584-588; OTA 581 (11-14); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 6-7, gruppo 2, gruppo 3; Allen tipo III.A.ii; Lukanc 5-7; Dembski 1477-1483; Kostial 906-916, 918-932;

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Modificato da g.aulisio
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DE GREGE EPICURI

Molte grazie Aulisio, credo sia una ottima e chiara classificazione; molto utile a chi, come me, ha potuto consultare solo una piccola parte dei catalghi citati. Si ha un'idea degli anni in cui queste imitazioni sono state prodotte?


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Generalmente si ritiene siano state emesse dalla seconda metà del III sec., con un apice della produzione nella prima metà del II secolo, anche se la questione é ancora piuttosto dibattuta.

 

Non sono state sino ad ora mai rinvenute in associazione con tetra imitativi di Thasos, e quindi sembrano appartenere ad un orizzonte precedente. Ma tutto é ovviamente legato anche alla corretta collocazione temporale dei primi tipi imitativi di Filippo II, per i quali siamo lungi dall'avere una sistemazione cronologica "definitiva". 

 

Appena ne ho tempo cerchero' di proporre una sintesi di quelle che sono le visioni dei vari autori in proposito.

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Credo che i principali punti di vista riguardo la datazione dei tetra imitativi di Filippo III siano riassumibili nelle ipotesi del Pink, di Preda e dell'Allen, dato che molti degli altri autori si agganciano ora all'uno ora all'altro (Castelin, per fare un esempio, si basa essenzialmente sulle ipotesi del Pink):

 

Karl Pink, "Die Münzprângung der Ostkelten und Ihrer Nachbarn".1939-1974, pp.93-94.

Sulla base di considerazioni essenzialmente storiche situa l'inizio delle coniazioni verso la metà del II sec. a.C.

 

Constantin Preda, "Monedele geto-dacicul", Bucaresti 1973, pp. 328-343.

Secondo lo studioso le prime imitazioni sono da situare tra la fine del III sec. a.C. e l'nizio del II sec. a.C., con la massa della produzione che si attesta attorno alla metà del II sec. e la cessazione dell'attività dell'atelier probabilmente verso la fine dello stesso secolo. Le ipotesi sono fatte soprattutto in base ai dati di rinvenimento (associazioni in rispostigli).

 

Derek Allen, "Catalogue of the Celtic Coins in the British Museum. Vol. 1. Silver coins of the east Celts and Balkan Peoples". 1987, pp. 34-35.

Ritenendo che i vari tipi siano il prodotto di un unico atelier, situa il fiorire di tali emissioni nella prima metà del II sec. a.C., o poco dopo, anche lui basandosi sui dati relativi ai tesoretti. Su basi stilistche non le considera attribuibili a popolazioni celtiche, ma ai Traco-Geti della Bulgaria settentrionale.

 

Puo' essere interessante poi guardare ad altri interventi, un po' piu' generali e non necessariamente orientati alla datazione specifica di questi tipi ma piuttosto del complesso delle emissioni balcaniche:

 

Michael Crawford, "Coinage and money under the Roman Republic. Italy and the Mediterranean Economy". Cambridge 1985, pp.219-239

Nella parte, in questo caso, del "rialzista" Crawford fa iniziare le emissioni balcaniche nel IV secolo e le fa terminare nel II (Preda ipotizza al contrario che alcune emissioni arrivino fino al I sec. a.C.).

 

Virgil Mihăilescu-Bîrliba, "A few remarks on the chronologi of dacian coinage" in Studia Antiqua et Archaeologica, IX, Iaşi, 2003, pp.263-267 ( http://saa.uaic.ro/issues/ix/ )

Sulla base di considerazioni talvolta piuttosto opinabili (basti l'aggancio alla teoria cronologica di Colbert de Beaulieu per l'area transalpina, ormai universalmente abbandonata in quanto in contraddizione coi i dati di rinvenimento) propone und datazione molto bassa per tutte le serie balcaniche.

 

Insomma, c'é dibattito.

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