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Moneta fusa umbra in asta


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Inviato

Non era certo mia intenzione convincerti di qualcosa, figurati. Alla fine, partendo da punti di vista diversi, è importante confrontarsi e spiegarsi, visto che nessuno di noi è depositario della verità assoluta. Complimenti ed in bocca al lupo per la tua nuova collezione! ;)


Inviato (modificato)

una casa d'aste dovrebbe tutelarsi, anzitutto. E facendolo tutela, indirettamente, gli acquirenti.

Quando mi portano materiale antico da porre in asta chiedo sempre al conferente se c'è la documentazione che ne possa provare la lecita provenienza, in quanto richiesta al momento dell'esportazione, in caso l'acquirente fosse straniero.

In assenza di tale documentazione non prendo in carico il materiale. Non sono un Santo, solo non credo che il rischio valga la candela ;)

Esistono dei casi in cui il materiale, pur legittimamente detenuto, non dispone dei vari "pedigree" come, per esempio, la vecchietta che decide di vendere la collezione del marito deceduto 20 anni prima.

È un evento non tanto raro, credetemi.

poi è ovvio che se ad una casa d'aste italiana può bastare (forse) la dichiarazione del conferente che il materiale ha una lecita provenienza, quelle estere dovrebbero richiedere anche la licenza di esportazione, quando il conferente è italiano (o chiederla loro se si fanno carico di portare il materiale al di fuori dei confini nazionali). Diversamente la sola dichiarazione del venditore non basta a porre al sicuro da possibili sequestr....

Modificato da Alberto Varesi
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Inviato

Veramente questa era in vendita a Vienna, Austria, non a San Marino. Certo, il concetto non cambia. Sempre di estero si tratta.


Inviato

@@Alberto Varesi

 

ma artemide, inasta, Thesaurus,Nomisma e altri ,la documentazione di provenienza hanno o no l'obbligo di chiederla?

e chi conferisce a loro sa che sta di fatto esportando senza autorizzazione?

e tutti quelli che conferiscono monete a san marino e altre aste estere sanno a che rischi vanno incontro?

e lo sanno che , alla fine, è solo il conferente ad essere legalmente perseguibile perché nel mandato risulta che il materiale è stato conferito nei locali dell'asta quindi l'ha esportato illecitamente il conferente di sua volontà e l'asta non c'entra nulla?


Inviato

A queste tue domande non posso rispondere io. Devo pensare che siano attenti alla documentazione da parte dei conferenti, come detto in precedenza. Mi sembra strano che non siano attenti alle modalita' legate all'esportazione, dalle quali possono derivare guai a non finire in caso di irregolarita'. Puoi girare le tue domande a loro. Immagino che leggano le discussioni nel forum e se vogliono possono intervenire.


Inviato

@@Alberto Varesi

 

ma artemide, inasta, Thesaurus,Nomisma e altri ,la documentazione di provenienza hanno o no l'obbligo di chiederla?

e chi conferisce a loro sa che sta di fatto esportando senza autorizzazione?

e tutti quelli che conferiscono monete a san marino e altre aste estere sanno a che rischi vanno incontro?

e lo sanno che , alla fine, è solo il conferente ad essere legalmente perseguibile perché nel mandato risulta che il materiale è stato conferito nei locali dell'asta quindi l'ha esportato illecitamente il conferente di sua volontà e l'asta non c'entra nulla?

Come posso rispondere io a tali domande ?

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  • 2 settimane dopo...
Inviato (modificato)

Perche' le case d'asta citate , visto che hanno sede e domicilio fiscale all' estero , dovrebbero richiedere la documentazione di lecita provenienza , obbligo presente solo in Italia ?.

Ormai  molti collezionisti italiani preferiscono affidare le loro monete da esitare a note case d'asta estere : svizzere , tedesche proprio per tale motivo ; nessuna documentazione viene chiesta

Naturalmente per essere in regola queste persone dovrebbero richiedere un permesso di esportazione ma si sa che le monete sono beni facilmente trasportabili  ;)

 

@@Alberto Varesi

 

ma artemide, inasta, Thesaurus,Nomisma e altri ,la documentazione di provenienza hanno o no l'obbligo di chiederla?

e chi conferisce a loro sa che sta di fatto esportando senza autorizzazione?

e tutti quelli che conferiscono monete a san marino e altre aste estere sanno a che rischi vanno incontro?

e lo sanno che , alla fine, è solo il conferente ad essere legalmente perseguibile perché nel mandato risulta che il materiale è stato conferito nei locali dell'asta quindi l'ha esportato illecitamente il conferente di sua volontà e l'asta non c'entra nulla?

Modificato da piergi00

Inviato

Perche' le case d'asta citate , visto che hanno sede e domicilio fiscale all' estero , dovrebbero richiedere la documentazione di lecita provenienza , obbligo presente solo in Italia ?.

Ormai  molti collezionisti italiani preferiscono affidare le loro monete da esitare a note case d'asta estere : svizzere , tedesche proprio per tale motivo ; nessuna documentazione viene chiesta

Naturalmente per essere in regola queste persone dovrebbero richiedere un permesso di esportazione ma si sa che le monete sono beni facilmente trasportabili  ;)

Questo equivale a dire che:

1. molti collezionisti italiani esportano illegalmente (mi attengo al testo citato).

2. acquistare da case d'asta estere (ivi compreso San Marino) pone di fronte a qualche rischio qualora le monete siano state esportate illegalmente dall'Italia.

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Inviato

1. molti collezionisti italiani esportano illegalmente (mi attengo al testo citato).

 

Non è così che ha detto piergi00. Ha detto che molti collezionisti italiani esportano le loro monete per farle battere da case d'asta estere, e che è possibile farlo illegalmente. Desumere che "molti" lo facciano illegalmente mi sembra, sul piano logico, una Tua inferenza, non una deduzione sillogistica.

 

 

2. acquistare da case d'asta estere (ivi compreso San Marino) pone di fronte a qualche rischio qualora le monete siano state esportate illegalmente dall'Italia.

 

E che c'è di strano? La norma sull'incauto acquisto è scritta nel codice penale, dove chiunque può prenderne visione. Non mi voglio dilungare su cosa sia incauto acquisto e cosa no: chi lo desidera, può leggere le discussioni nell'apposita sezione del forum o, meglio ancora, "spulciare" le sentenze dei giudici. 

 

Tutto ciò premesso, proporrei di non trasformare anche questa discussione, come altre in passato, in una polemica.  

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Inviato

Non è così che ha detto piergi00. Ha detto che molti collezionisti italiani esportano le loro monete per farle battere da case d'asta estere, e che è possibile farlo illegalmente. Desumere che "molti" lo facciano illegalmente mi sembra, sul piano logico, una Tua inferenza, non una deduzione sillogistica.

 

Mi spiace ma non sono affatto d'accordo: né di deduzione sillogistica né tanto meno di inferenza si tratta, ma di pura e semplice parafrasi, sul piano lessicale e non certo logico. Il nesso di causalità tra la mancata richiesta di documentazione da parte delle case d'asta estere e la preferenza da parte di molti collezionisti di vendere le proprie monete attraverso tali case é esplicito (a piergi00 smentirmi e rettificare cio' che ha scritto). Da parte mia ho solo esplicitato il fatto che l'esportazione in assenza di documentazione é illegale, attenendomi per il resto alla lettera a quanto scritto da piergi00.

 

 

 

E che c'è di strano? La norma sull'incauto acquisto è scritta nel codice penale, dove chiunque può prenderne visione. Non mi voglio dilungare su cosa sia incauto acquisto e cosa no: chi lo desidera, può leggere le discussioni nell'apposita sezione del forum o, meglio ancora, "spulciare" le sentenze dei giudici. 

Non c'é nulla di strano. Anzi, é assolutamente normale. Che si tratti di monete o di altro.

L'importante é che se ne sia ben coscienti. Specie si si acquista a San Marino.

 

 

 

Tutto ciò premesso, proporrei di non trasformare anche questa discussione, come altre in passato, in una polemica.  

Non vedo cosa ci sia di polemico in quanto ho scritto, ti prego di delucidarmi in proposito.

Personalmente tendo normalmente a tenermi alla larga da queste discussioni, ma in questo caso non posso esimermi, dato che la discussione si trova in una sezione del forum di cui sono co-curatore.

 

Mi sembra di aver semplicemente chiosato gli untimi interventi di franco, di alberto varesi e di piergi00, tentandone un sunto, senza aggiungere nulla.

 

Se trovi tutto cio' "polemico" ti prego di rivolgerti allo staff. Non avro' alcun problema nel rimettere il mio incarico.

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Inviato (modificato)

Non volevo sollevare questo risentimento e chiedo scusa. Non ritenevo assolutamente che il Tuo intervento fosse polemico; mi era solo sembrato che la discussione (ormai evidentemente andata OT) nel suo complesso, e per l'insieme degli interventi non per il Tuo in particolare, rischiasse di aprire una polemica. Per questo ho scritto "trasformare", intendendo in futuro.

 

Sulla questione del conferimento a case d'asta estere, io leggo diversamente il post di #piergi00.

Un conto è che io vada all'estero perché non mi chiedono la documentazione. Posso farlo anche solo per semplificarmi la vita, perché magari conferisco centinaia di lotti e non mi va, per ciascuno di essi, di presentare una fattura, una denuncia alla Soprintendenza, due cataloghi di precedenti passaggi in asta etc. etc.

Un conto, invece, è il caso in cui ciò che io non voglio presentare sia il permesso di esportazione. Non è detto che sia necessariamente così: infatti, può ben darsi che abbia ottenuto il permesso, ma vada lo stesso all'estero per semplificarmi la vita. Oppure può darsi che il permesso nel mio caso non sia dovuto, perché sto solo portando a vendere una decina di rottami comuni e di provenienza lecita (personalmente, non sono convinto che il permesso dovrebbe essere chiesto per monete non rilevanti ai fini del Codice dei beni culturali, ma è un problema che studierò semmai - cosa di cui dubito - deciderò di esportare i miei rottami). 

Quindi, se anche "molti" collezionisti vanno a vendere all'estero (categoria in cui va compresa l'Unione europea) perché là non chiedono la documentazione, ciò non significa che tutti, o comunque "molti", lo facciano perché la documentazione che non vogliono presentare sia proprio il permesso di esportazione. Può anche darsi che sia così, ma a me non sembra scontato.

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato (modificato)

Almeno fosse demandato a noi il compito di stabilire cosa è di interesse e cosa no e, di conseguenza, per cosa chiedere l'autorizzazione all'esportazione.

 

Ma purtroppo non è così: la legge parla di tutto ciò che ha più di 50 anni. Punto.

 

E se il possedere "rottami" o, comunque, cose di modesto valore commerciale, ci autorizza a ritenere che tale autorizzazione non verrà certo negata, non ci assolve comunque dall'obbligo di presentare la domanda alle competenti autorità.

 

Quanto al discorso invece dell'incauto acquisto mi permetto di dissentire, pur non essendo assolutamente competente in materia giuridica. Dubito che un acquisto presso un'asta pubblica, italiana od estera poco importa, possa in qualsiasi modo configurare un incauto acquisto. 

 

A fronte di una provenienza illecita si perderebbe il possesso (e la proprietà) dei beni acquistati, pacifico, ma non ritengo che si verrebbe pure incriminati.

Modificato da Alberto Varesi
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Inviato

Grazie Licinio hai letto e interpretato bene il mio pensiero

 

Sulla questione del conferimento a case d'asta estere, io leggo diversamente il post di #piergi00.

Un conto è che io vada all'estero perché non mi chiedono la documentazione. Posso farlo anche solo per semplificarmi la vita, perché magari conferisco centinaia di lotti e non mi va, per ciascuno di essi, di presentare una fattura, una denuncia alla Soprintendenza, due cataloghi di precedenti passaggi in asta etc. etc.

Un conto, invece, è il caso in cui ciò che io non voglio presentare sia il permesso di esportazione. Non è detto che sia necessariamente così: infatti, può ben darsi che abbia ottenuto il permesso, ma vada lo stesso all'estero per semplificarmi la vita. Oppure può darsi che il permesso nel mio caso non sia dovuto, perché sto solo portando a vendere una decina di rottami comuni e di provenienza lecita (personalmente, non sono convinto che il permesso dovrebbe essere chiesto per monete non rilevanti ai fini del Codice dei beni culturali, ma è un problema che studierò semmai - cosa di cui dubito - deciderò di esportare i miei rottami).

Quindi, se anche "molti" collezionisti vanno a vendere all'estero (categoria in cui va compresa l'Unione europea) perché là non chiedono la documentazione, ciò non significa che tutti, o comunque "molti", lo facciano perché la documentazione che non vogliono presentare sia proprio il permesso di esportazione. Può anche darsi che sia così, ma a me non sembra scontato.

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Inviato

Anch'io ho interpretato il pensiero di Piergi in questo modo: ho solo aggiunto che l'atto é illegale. Punto.

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Inviato

Anch'io ho interpretato il pensiero di Piergi in questo modo: ho solo aggiunto che l'atto é illegale. Punto.

sono pienamente daccordo....l'atto purtroppo, e' illegale,e non dovrebbe essere effettuato anche se si e' mossi dalla buona fede.


Inviato (modificato)

Carissimi,

 

vi ho seguito nelle ultime evoluzioni di questo topic e mi sembra che si sia spostato nettamente nel campo delle questioni legali relative alla numismatica.

 

Come prima conseguenza pratica forse sarebbe opportuno spostare parte di questo topic nell'apposita sezione.

 

Come seconda ( e quasi necessaria ) temo che si sia "fatta di tutta l'erba un fascio", nel senso che distinguo e precisazioni anche importanti sarebbero dovute, quando si parla di esportazioni dall'Italia ( immagino, per di più, che si sia voluto riunire sotto il termine di esportazione anche il simile, ma diverso e più frequente, caso di spedizione intracomunitaria ).

 

Spero di non sorprendervi troppo se dico che non sempre sarebbe dovuto un permesso, emesso dal competente ufficio italiano, per far uscire dal territorio italiano delle monete, aventi più dei canonici 50 anni.

E' un argomento complesso, quasi da iniziati, che meriterebbe una opportuna approfondita analisi, per capirne bene i limiti e le reali portate.

 

Ovviamente, qualsiasi ragionamento o deduzione, fatti sul presupposto che una moneta  ( ultracinquantenne ) debba necessariamente e comunque avere un suo documento specifico per l'uscita, temo risentirebbe fortemente di questa inesattezza...

 

Se devo dire, anche l'accenno all'incauto acquisto riferito ad acquisizione in asta pubblica estera ( S. Marino etc. ) mi è parso, a dir poco, temerario... 

 

Cordialmente,

Enrico   

Modificato da vitellio
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Inviato

ciao @@vitellio

 

grazie per il tuo intervento....

 

facciamo un esempio pratico,come ci si deve comportare,secondo te, volendo acquistare la moneta di questa discussione?

 

parlare di monete ultracinquantenni mi sembra troppo semplice....


Inviato
franco obetto, il 13 Dec 2014 - 18:00, ha scritto:

ciao @@vitellio

 

grazie per il tuo intervento....

 

facciamo un esempio pratico,come ci si deve comportare,secondo te, volendo acquistare la moneta di questa discussione?

 

parlare di monete ultracinquantenni mi sembra troppo semplice....

 

Caro Franco

 

la tua domanda è certamente complessa, in quanto fa riferimento a un astratto " come ci si deve comportare" che, credo, sottintenda il modo unico e corretto di agire per un fine specifico, nel caso di specie l'acquisto di una moneta antica, di produzione "italiana", da un'asta pubblica collocata all'estero, nel concreto S.Marino.

 

Temo che i modi agire potrebbero essere i più diversi, a secondo delle motivazioni che ci spingono a compiere tale atto, per intenderci dal " non la compro assolutamente e non la voglio neanche regalata perchè mi fa paura solo l'idea" a " chissenefregaditutto, darei la vita per possederla e non mi importa altro"

 

Sono quindi le motivazioni che ci spingono a comportarci in un modo o in un altro ( lapalissiano, ma dovevo chiarire che la domanda come da te posta ha infinite risposte)

 

Se, come credo, tu intendessi chiedere piuttosto come ci si deve comportare per non avere nessun problema e neanche il minorefastidio nell'acquisizione di questa moneta temo che una risposta unica ed univoca ancora non esista, data la volubilità e la variabilità delle interpretazioni del funzionario di turno e in ultimo dei giudicanti.

 

Posso comunque risponderti come penso agirei io personalmente calandomi nella vicenda.

 

Andiamo per step:

 

1) prima di tutto visionerei approfonditamente la moneta, sotto tutti gli aspetti, non ultimo quello dell'autenticità, dato che già questo ultimo passo potrebbe rendere inutile il proseguio.

 

2) Una volta ritornato a casa, informato i miei famigliari della possibilità di un passo di questo genere e ricevuta la risposta ( :fool:  ), se fossi ancora convinto di proseguire, scatterebbe la fase ...

3) ...manderei una mail alla casa d'aste ( scripta manent ) cercando di capire se il pezzo presenta dei problemi di provenienza o comunque mi farei tranquillizzare abbondantemente dalla casa d'aste sul punto. Se mi ritenessi soddisfatto allora passerei al drammatico punto...

 

4) ...L' acquisto !  (Sperando di non pagarla eccessivamente dato il "rumore" provocato presso l'asta).

Se proprio me la sono aggiudicata allora ....

 

5).... Pagherei con bonifico dal mio conto conservando tutta la documentazione ( fattura, catalogo, bonifico, numero di sala etc.). Sarei a questo punto legale proprietario dell'agognata moneta. Quindi dovrei decidere che farne e qui si aprono due possibilità:

 

6) La mantengo fuori dal territorio italiano con tutto quanto ne comporta ( e qui si aprono scenari inquietanti da un lato ma rassicuranti da un altro :whome:  ), oppure il più ragionevole e lineare...

 

7) ingresso nel territorio italiano ( mediante spedizione tracciata), chiedendo immediatamente all'ufficio competente il cosiddetto certificato di avvenuta spedizione/importazione ex art. 72 codice Urbani.

Quest'ultimo passo mi metterebbe in una botte di ferro : se ci fossero problemi ( improbabile) verrebbero immediatamente alla luce e la casa d'asta sarebbe direttamente coinvolta senza che mi si possa addebitare alcunchè, in caso contrario ( molto più probabile) sarei il felice e fortunato proprietario del pezzo senza il quale non potevo vivere  :yahoo:   

Spero d'aver chiarito un pochino, ben conscio che i comportamenti potrebbero variare per altre persone senza per questo gli si possa addebitare niente di male...

 

Cordialmente, :)

Enrico

 

P.S. il mio precisare "moneta ultracinquantenne" indica semplicemente qualsiasi moneta che possa in qualche modo essere ritenuta bene culturale e non immediatamente scartabile dal novero, quindi il contrario di " troppo semplice" in quanto si intendono comprese le monete antiche come questa...

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Inviato (modificato)

Caro Vitellio (sai bene che il "caro" non é pleonastico),

 

il modus operandi da te illustrato é esemplare, e credo dovrebbe essere adottato da tutti coloro che effettuano acquisti di monetazione di produzione italica presso case d'asta non soggette alla legislazione italiana, ma comunque "prossime", quali quelle sammarinesi, ma non solo.

 

Abbiamo detto, mi sembra, che per la vendita di monete antiche in ambito comunitario (che sia Monaco o San Marino poco importa) il collezionista o comunque il "possessore" italiano, al di là di quella che puo' esserne la provenienza, sia essa legittima o di origine criminale, se decide di conferire "di straforo", non trova particolari problemi. Piergi00, nel suo post, é stato esplicito. All'acquirente, poi, prendere le sue precauzioni, ecc.

 

Non entro nel merito legale, in quanto a mio avviso il tema, prima di essere legale, é etico.

 

E ti faccio, me ne perdonerai, una domanda secca.

 

Secondo te é possibile che monete, per fare un esempio, trafugate da musei italiani finiscano, senza che nessuno se ne accorga, in aste sammarinesi?

Modificato da g.aulisio
Awards

Inviato
g.aulisio, il 13 Dec 2014 - 21:32, ha scritto:

Non entro nel merito legale, in quanto a mio avviso il tema, prima di essere legale, é etico.

 

E ti faccio, me ne perdonerai, una domanda secca.

 

Secondo te é possibile che monete, per fare un esempio, trafugate da musei italiani finiscano, senza che nessuno se ne accorga, in aste sammarinesi, con aggiudicazioni all"estero?

 

Carissimo Giorgio

 

credo di capire che il punto che vuoi andare a sottolineare sia quello etico, chiaramente trascendente il mero aspetto legale, di cui peraltro non ne sottostimerei la portata.

 

Che pezzi trafugati dal sottosuolo italiano  successivamente vengano venduti all'estero ( e non mi riferisco alle sole monete, ma anche a pezzi importantissimi, molto più importanti di "semplici" monete)  è un dato di fatto che mi pare evidente che sia avvenuto nel passato ( basti pensare ai pezzi recuperati al Getty e al MET...) e con buona probabilità starà avvenendo tuttora, magari in minor misura.

 

Pezzi con chiara provenienza museale sono decisamente difficili da veder ricomparire, viceversa, per pezzi che non hanno una tracciabilità e una riferibilità certa, purtroppo si può solo fare supposizioni senza riuscire a provare niente. La supposizione è peraltro confortata dal fatto che ogni tanto ci sono ammanchi e sparizioni "miracolose" di fondi di musei e perfino tesoretti, come le cronache a volte ci riportano. E' molto increscioso... e anche un po' imbarazzante sia come italiano che come collezionista.

 

Se del pezzo di cui stiamo parlando, per pura ipotesi e senza reale riferimento, fosse improvvisamente nota la sparizione di un pezzo non fotografato da qualche fondo museale, temo che io personalmente vorrei delle rassicurazioni ben chiare ed esplicite della sua provenienza, altrimenti passerei oltre...

 

Comunque sia, con gli opportuni distinguo, non rinuncerei ( anche se non lo sono, in realtà ) ad essere collezionista di fusi, in quanto esistono da molti secoli nelle collezioni private, non sono di solo rinvenimento italiano e una volta slegati dai dati territoriali-archeologici hanno, a mio avviso, un valore prettamente numismatico ( credo che il nocciolo della questione risieda qui). 

 

Sono sicuro che dal punto di vista etico ben altro si potrebbe dire e, peggio ancora, forse non ho risposto appieno alla tua domanda...

 

Un abbraccio,

Enrico

 

P.S. "se nessuno se ne accorge", il fatto esiste nella coscienza della realtà delle persone? Andiamo nel filosofico...  :unsure:

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Inviato

Attenzione all'etica... per sua natura è mutevole.

 

Arka


Inviato

Carissimi,

 

vi ho seguito nelle ultime evoluzioni di questo topic e mi sembra che si sia spostato nettamente nel campo delle questioni legali relative alla numismatica.

 

Come prima conseguenza pratica forse sarebbe opportuno spostare parte di questo topic nell'apposita sezione.

 

Come seconda ( e quasi necessaria ) temo che si sia "fatta di tutta l'erba un fascio", nel senso che distinguo e precisazioni anche importanti sarebbero dovute, quando si parla di esportazioni dall'Italia ( immagino, per di più, che si sia voluto riunire sotto il termine di esportazione anche il simile, ma diverso e più frequente, caso di spedizione intracomunitaria ).

 

Spero di non sorprendervi troppo se dico che non sempre sarebbe dovuto un permesso, emesso dal competente ufficio italiano, per far uscire dal territorio italiano delle monete, aventi più dei canonici 50 anni.

E' un argomento complesso, quasi da iniziati, che meriterebbe una opportuna approfondita analisi, per capirne bene i limiti e le reali portate.

 

Ovviamente, qualsiasi ragionamento o deduzione, fatti sul presupposto che una moneta  ( ultracinquantenne ) debba necessariamente e comunque avere un suo documento specifico per l'uscita, temo risentirebbe fortemente di questa inesattezza...

 

Se devo dire, anche l'accenno all'incauto acquisto riferito ad acquisizione in asta pubblica estera ( S. Marino etc. ) mi è parso, a dir poco, temerario... 

 

Cordialmente,

Enrico

Scusa Enrico, ma io tutti questi " distinguo" nella normativa, non sono riuscito a trovarceli. Anzi, mi pare che sia proprio questa a fare di tutta un'erba un fascio, per prima.

Probabilmente sarà perché il "legalese" non lo mastico bene, ma mi piacerebbe tu, o qualche altro legale ( polemarco, bizerba e altri che scrivono qui) mi chiarissi su che basi e che classi di monete con più di 50 anni, non rientrano tra quelle per cui si DEVE richiedere il permesso di esportazione e che differenza c'è tra esportarle in paese extra EU oppure intracomunitario, a parte ai fini IVA.

Da parte mia, esportando per lavoro, questi distinguo non li ho trovati in sede di rilascio dei permessi, né per prezzo, né per categoria, né per destinazione...casomai ho incontrato solo restrizioni ulteriori, ma esclusioni mai.


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