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" Per te ari, per te semini, per te ugualmente mieti, infine questa fatica ti procurerà gioia "

 

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Proveniente dalle remote radici della millenaria cultura del Bel Paese, per la 1° emissione del 2016 si è scelto di commemorare colui che è stato ispiratore di molti drammaturghi, Shakespeare e Molière solo per citarne alcuni, nonché uno dei più importanti e prolifici autori dell'antichità latina, ovvero Tito Maccio Plauto nel 2200° Anniversario della sua Scomparsa.

Per la sua rappresentazione è stato scelto un mosaico romano del I° Secolo A.C. raffigurante le maschere teatrali tragica e comica, in onore alla sua grande capacità artistica.

 

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Varie fonti antiche chiariscono che Plauto era nativo di Sàrsina, cittadina appenninica dell'Umbria romana ( oggi in Romagna ) il dato è confermato da un bisticcio allusivo in Mostellaria 769-70. Plauto, come del resto quasi tutti i letterati latini di età repubblicana su cui abbiamo notizia, non era dunque di origine romana: non apparteneva però, diversamente da Livio Andronico ed Ennio, a un'area culturale italica già sotto influenza e dominio greco. Si noti anche che Plauto era con certezza un cittadino libero, non uno schiavo o un liberto: la notizia che svolgesse lavori servili presso un mulino è un'invenzione biografica, basata su un'assimilazione tra Plauto e i servi bricconi delle sue commedie, che spesso vengono minacciati di questa destinazione.

Il nome del poeta è fra i dati incerti. Gli antichi lo citano comunemente come Plautus, la forma romanizzata di un cognome umbro Plotus. Nelle edizioni moderne fino all'Ottocento figura il nome completo Marcus Accius Plautus. Questa forma è di per sé sospetta alla luce di considerazioni storiche: i tria nomina si usano per chi è dotato di cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto l'abbia mai avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il Palinsesto Ambrosiano, rinvenuto agli inizi del XIX secolo dal cardinale Angelo Mai, portò migliore luce sulla questione. Il nome completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta nella più attendibile versione Titus Maccius Plautus; da Maccius, per errore di divisione delle lettere, era uscito fuori il tradizionale M. Accius ( che sembrava credibile per influsso di L. Accius, il nome del celebre tragediografo ). D'altra parte, il nome Maccius si presta a interessanti deduzioni. Non si tratta certo di un vero nome gentilizio e del resto non c'è ragione che Plauto ne portasse uno; si tratta invece di una derivazione da Maccus, il nome di un personaggio tipico della farsa popolare italica, l'atellana. Questa originale derivazione deve avere un legame con la personalità e l'attività di Plauto. È dunque verosimile e attraente ipotesi che il poeta teatrale umbro Titus Plotus si fosse dotato a Roma di un nome di battaglia, che alludeva chiaramente al mondo della scena comica, e quindi conservasse nei “tre nomi” canonici la traccia libera e irregolare del suo mestiere di "commediante".

La data di morte, il 184 a.C., è sicura; la data di nascita si ricava indirettamente da una notizia di Cicerone ( Cato maior 14,50 ), secondo cui Plauto scrisse da senex la sua commedia Pseudolus. Lo Pseudolus risulta rappresentato nel 191, e la senectus per i Romani cominciava a 60 anni. Probabile quindi una nascita fra il 255 e il 250 a.C. Le notizie che fissano la fioritura letteraria del poeta intorno al 200 quadrano bene con queste indicazioni. Dobbiamo immaginarci un'attività letteraria compresa fra il periodo della seconda guerra punica ( 218-201 a.C. ) e gli ultimi anni di vita del poeta: la Casina allude chiaramente alla repressione dei Baccanali del 186 a.C..

Plauto fu autore di enorme successo, immediato e postumo, e di grande prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non sappiamo quante fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo, verso la metà del II secolo, cominciò un'attività che possiamo definire editoriale, e che ha grande importanza per il destino del testo di Plauto. Di Plauto furono condotte vere "edizioni" ispirate ai criteri della filologia alessandrina. Benefici effetti di questa attività si risentono nei manoscritti pervenuti sino a noi: le commedie furono dotate di didascalie, di sigle dei personaggi; i versi scenici di Plauto furono impaginati da competenti, in modo che ne fosse riconoscibile la natura; e questo in un periodo che ancora aveva dirette e buone informazioni in materia.

La fase critica nella trasmissione del corpus dell'opera plautina fu segnata dall'intervento di Varrone, il quale, nel De comoediis Plautinis, ritagliò nell'imponente corpus un certo numero di commedie ( ventuno, quelle giunte sino a noi ) sulla cui autenticità c'era generale consenso. Queste erano opere da Varrone accettate come totalmente e sicuramente genuine. Molte altre commedie - fra cui alcune che Varrone stesso riteneva plautine, ma che non aggregò al gruppo delle "ventuno" perché il giudizio era più oscillante - continuarono a essere rappresentate e lette in Roma antica. Noi ne abbiamo solo titoli, e brevissimi frammenti, citazioni di tradizione indiretta: questi testi andarono perduti nella tarda antichità, fra il III e il IV secolo d.C., mentre la scelta delle "ventuno" si perpetuava nella tradizione manoscritta, sino ad essere integralmente recuperata nel periodo umanistico. La cronologia delle singole commedie ha qualche punto fermo: lo Stichus fu messo in scena la prima volta nel 200, lo Pseudolus nel 191, e la Casina, come si è detto, presuppone avvenimenti del 186. Per il resto, alcune commedie presentano allusioni storiche che hanno suggerito ipotesi di datazione troppo sottili e controverse.

Uno sguardo cursorio agli intrecci delle venti commedie pervenuteci integre ( la Vidularia, messa in ultima posizione da Varrone, fu oggetto di danneggiamenti nel corso della trasmissione manoscritta: ne abbiamo infatti solo frammenti ) è senz'altro opportuno, anche se può suggerire una prima impressione assai parziale e anche fuorviante. Per unanime riconoscimento, la grande forza di Plauto sta nel comico che nasce dalle singole situazioni, prese a sé una dopo l'altra, e dalla creatività verbale che ogni nuova situazione sa sprigionare. Ma solo una lettura diretta può restituire un'impressione adeguata di tutto ciò: e se l'arte comica di Plauto sfugge per sua natura a formule troppo chiuse, una maggiore sistematicità nasce proprio dalla considerazione degli intrecci, nelle loro più elementari linee costruttive.

Prima delle commedie vere e proprie, nella trascrizione manoscritta c'è quasi sempre un argumentum, cioè una sintesi della vicenda. In alcuni casi sono presenti addirittura due argumenta, e in questo caso uno dei due è acrostico ( le lettere iniziali dei singoli versi formano il titolo della commedia stessa ).

All'inizio delle commedie vi è un prologo, in cui un personaggio della vicenda, o una divinità, o un'entità astratta personificata presentano l'argomento che si sta per rappresentare.

Nella commedia plautina è possibile distinguere, secondo una suddivisione già antica, i deverbia e i cantica, vale a dire le parti dialogate, con più attori che interloquiscono fra di loro, e le parti cantate, per lo più monologhi, ma a volte anche dialoghi tra due o addirittura tre personaggi.

Nelle commedie di Plauto ricorre spesso lo schema dell'intrigo amoroso, con un giovane ( adulescens ) che si innamora di una ragazza. Il suo sogno d'amore incontra sempre dei problemi a tramutarsi in realtà a seconda della donna di cui si innamora: se è una cortigiana deve trovare i soldi per sposarla, se invece è onesta l'ostacolo è di tipo familiare.

Un altro elemento strutturale di grande importanza nelle commedie di Plauto è il riconoscimento finale ( agnitio ), grazie al quale vicende ingarbugliate trovano la loro fortunosa soluzione e ragazze che compaiono in scena come cortigiane o schiave recuperano la loro libertà e trovano l'amore.

La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori: un'oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l'effetto comico. È grazie all'unione di queste trovate che si ha lo straordinario effetto dell'elemento comico che traspare da ogni gesto e da ogni parola dei personaggi. Questa uniforme presenza di comicità risulta più evidente in corrispondenza di situazioni ad alto contenuto comico. Infatti Plauto si serve di alcuni espedienti per ottenere maggior comicità, solitamente equivoci e scambi di persona.

Plauto fa uso anche di espressioni buffe e goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano; oppure usa riferimenti a temi consueti, luoghi comuni, anche tratti dalla vita quotidiana, come il pettegolezzo delle donne.

Le commedie di Plauto sono delle rielaborazioni in latino di commedie greche. Tuttavia, questi testi plautini non seguono molto l'originale perché Plauto da una parte adotta il procedimento della contaminatio, per il quale mescola insieme due o più canovacci greci, dall'altra aggiunge alle matrici elleniche cospicui tratti riconducibili a forme teatrali italiche come il mimo e l'atellana. Plauto tuttavia continua a mantenere nella sua commedia elementi ellenici quali i luoghi e i nomi dei personaggi (le commedie della recensione varroniana sono tutte palliatae, cioè di ambientazione greca). Si può affermare che Plauto prende molto dai modelli greci ma grazie ai cambiamenti e alle aggiunte il suo lavoro non risulta né una traduzione né un'imitazione pedissequa. A questo contribuisce anche l'adozione di una lingua latina molto vivace e pittoresca, in cui fanno spesso bella mostra di sé numerosissimi neologismi.

La cosa che distingue l'imitatore dal grande scrittore è la capacità di quest'ultimo di farci dimenticare, tramite le sue aggiunte e le sue rielaborazioni, il testo di partenza. Sul tema della contaminatio c'è un'altra importante nota, il fatto che nei prologhi del Trinummus ( verso 19 ) e dell'Asinaria ( verso 11 ) Plauto definisce la propria traduzione con l'espressione latina "vortere barbare" ( in italiano: "volgere dal greco in latino" ). Plauto utilizza il verbo latino vortere per indicare una trasformazione, un cambiamento di aspetto; si perviene necessariamente alla conclusione che Plauto non mirasse solamente a una traduzione linguistica ma anche letteraria. Il fatto poi che utilizzi l'avverbio barbare deriva dal fatto che essendo le sue fonti di ispirazione di origine greca, in latino erano rese con un notevole perdita di significato oltre che di artisticità, e dato che per i Greci tutto ciò che era straniero era chiamato barbarus, Plauto afferma che la propria traduzione è barbara.

 

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  • 3 settimane dopo...

2 euro commemorativo 70 anno della costituzione italiana 

 1948 - 2018

 

Approvata dall'assemblea costituente il 22 dicembre 1947 entrò in vigore il primo Gennaio dell'anno successivo.

Dopo la fine della 2 Guerra mondiale fu indetto un referendum che portava a scegliere tra la monarchia e la Repubblica, con il 54%  dei voti fu scelta la seconda

contemporaneamente al referendum i cittadini furono chiamati a scegliere l'assemblea costituente. A dominare furono 3 grandi partiti "democrazia Cristiana" "partito socialista" e "partito comunista italiano"   Appena eletta l'assemblea nominò al suo interno una commissione  composta da 75 membri, che a sua volta si divise in tre sezioni. "DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI" "ORGANIZZAZIONE COSTITUZIONALE DELLO STATO" "RAPPORTI ECONOMICI E SOCIALI".

l'Obiettivo della commissione per detta di Giorgio la Pira era quello di distinguere la carta costituzionale italiana da quella di tipo Individualista alla occidentale e da quella statalista di tipo "hegeliano".   Riferi la Pira che: """ si pensò di differenziarla nel principio che "per il pieno sviluppo della persona umana, a cui la nostra Costituzione doveva tendere, era necessario non soltanto affermare i diritti individuali, non soltanto affermare i diritti sociali, ma affermare anche l'esistenza dei diritti delle comunità intermedie che vanno dalla famiglia sino alla comunità internazionale""". 

La costituzione era composta da 139 Articoli e i relativi commi (5 articoli abrogati nel corso della storia) più 18 transitorie e finali, suddivisa in 4 sezioni

1)PRINCIPI FONDAMENTALI

2)DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI

3)ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA

4)DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI

 

Passando alla moneta nel rovescio vediamo il capo dello stato Enrico De Nicola nell'atto della firma della Costituzione il 27 Dicembre 1947 al suo fianco a sinistra  Alcide de Gasperi (presidente del consiglio)  e Umberto Terracini (presidente della costituente)

in basso la famosa frase detta da De Nicola a De Gasperi  poco prima della firma      """L'ho letta attentamente possiamo firmarla CON SICURA COSCIENZA""

coniata in 4.000.000 di pezzi ricorda a tutti una famosa frase di Pertini

"MEGLIO LA PEGGIORE DELLE DEMOCRAZIE CHE LA MIGLIORE DELLE DITTATURE"

Italia-2018-Moneta-Da-2-Euro-Commem.jpgInserire altri media

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Gli stati preunitari

 

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Costituzione del Regno di Napoli del 1848

 

Il primo esempio in Italia di statuto costituzionale si ebbe a Palermo, quando il 19 luglio 1812 il Parlamento del Regno di Sicilia borbonico riunito in seduta straordinaria, promulgò la Costituzione siciliana del 1812, una carta sul modello inglese. La Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale formato da una Camera dei comuni, composta da rappresentanti del popolo con carica elettiva, e una Camera dei Pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia. Le due camere, convocate dal sovrano almeno una volta l'anno, detenevano il potere legislativo, ma il re deteneva potere di veto sulle leggi del parlamento. Fu soppressa di fatto nel dicembre 1816 con la nascita del Regno delle Due Sicilie.

Nel 1848, con le rivoluzioni scoppiate durante la primavera dei popoli furono concessi dai sovrani di alcuni stati italiani alcuni statuti: quello napoletano, quelli del ducato di Parma e dello Stato della Chiesa, quello siciliano e, in Piemonte, quello Albertino. Lo statuto Napoletano, su ispirazione della Seconda Repubblica francese, prevedeva che il potere legislativo fosse condiviso tra re e Parlamento. In Sicilia, invece, si era formato un regno autonomo la cui Costituzione rendeva per la prima volta le due camere elettive mentre conferiva il potere esecutivo al re che lo esercitava per mezzo dei ministri responsabili, da lui nominati, che sottoscrivevano ogni suo ordine. Veniva riconosciuta la libertà di parola, di stampa nonché di insegnamento. Tale carta costituzionale era "rigida", in quanto per effettuare modifiche era necessaria una procedura aggravata che prevedeva il concorso di due terzi dei votanti presenti di ciascuna camera.

 

Anche lo Statuto dello Stato della Chiesa conteneva norme simili alle altre carte coeve. Fatta salva la dichiarazione della religione cattolica come religione di Stato e il potere di censura ecclesiastica preventiva sulle pubblicazioni religiose, erano recepite le libertà fondamentali del cittadino: la magistratura era indipendente dal potere politico, i tribunali speciali erano aboliti, era garantita la tutela della libertà personale e l'inviolabilità della proprietà. Per la prima volta nello Stato della Chiesa, i laici erano ammessi sia nel ramo esecutivo che legislativo. L'iniziativa legislativa apparteneva ai ministri, che erano di nomina pontificia. Le leggi erano formate tramite un sistema bicamerale perfetto, costituito dall' "Alto Consiglio" e dal "Consiglio dei Deputati". I membri del primo erano nominati a vita dal pontefice, senza limitazione di numero, quelli del secondo erano eletti. Le leggi, dopo l'approvazione, dovevano essere controfirmate dal pontefice. Nell'esercizio delle loro funzioni i membri delle due Camere erano "inviolabili" e, se condannati, potevano essere arrestati solo con il consenso del Consiglio di appartenenza.

Dall'Unità d'Italia alla 1° Guerra Mondiale

 

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Lo Statuto Albertino

 

La continuità tra il Regno di Sardegna e quello d'Italia avvenne con l'estensione dello Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto di Savoia nel 1848, a tutti i territori del regno d'Italia progressivamente annessi al regno sabaudo nel corso delle guerre d'indipendenza. Lo stato italiano nacque, da un punto di vista istituzionale, con la legge 17 marzo 1861 n. 4671, che attribuisce a Vittorio Emanuele II, «re di Sardegna», e ai suoi successori, il titolo di «re d'Italia». È la nascita giuridica di uno Stato italiano ( anche se altri stati avevano già portato tale nome nel passato, dal regno longobardo per finire col regno napoleonico ). Lo Statuto Albertino rimase quindi in vigore quasi 100 anni quando entrò in vigore la Costituzione repubblicana.

Lo Statuto Albertino fu simile alle altre costituzioni rivoluzionarie vigenti nel 1848 e rese l'Italia una monarchia costituzionale ereditaria secondo la legge salica, con concessioni di poteri al popolo su base rappresentativa. La sovranità apparteneva al Re il quale, da sovrano assoluto, si trasformava in principe costituzionale per sua esplicita volontà e concessione, limitandosi nei suoi poteri. Era una tipica costituzione ottriata, ossia concessa dal sovrano, e da un punto di vista giuridico si caratterizzava per la sua natura flessibile, ossia derogabile e integrabile in forza di un atto legislativo ordinario. Poco tempo dopo la sua entrata in vigore, proprio a causa della sua flessibilità, fu possibile portare l'Italia da una forma di monarchia costituzionale pura a quella di monarchia parlamentare, sul modo di operare tradizionale delle istituzioni inglesi.

Lo statuto corrisponde a ciò che si definisce una "costituzione breve", limitandosi a enunciare i diritti e a individuare la forma di governo. Tra i diritti veniva riconosciuto il principio di uguaglianza, la libertà individuale, l'inviolabilità del domicilio, la libertà di stampa e la libertà di riunione. Il capo supremo dello Stato era il Re e la sua persona era "sacra ed inviolabile", i ministri rispondevano giuridicamente per gli atti regi. Il Re era tuttavia tenuto a rispettare le leggi ma non poteva essere oggetto di sanzioni penali. Egli esercitava il potere esecutivo attraverso i ministri, convocava le Camere, scioglieva quella dei Deputati e aveva il potere di sanzione delle leggi, istituto diverso dall'odierna promulgazione presidenziale, poiché il Re valutava nel merito e poteva respingerle. Inoltre, il Re nominava autonomamente il Consiglio dei ministri e il Parlamento si limitava al potere legislativo; la prassi applicativa, tuttavia, sempre più spesso voleva che il Consiglio dei ministri si rifiutasse di restare in carica quando non gradito alla camera elettiva, così che il re fosse considerato più quale rappresentante dell'unità statale che come capo dell'esecutivo.

Il Parlamento era composto di due Camere: il Senato del Regno di nomina regia e vitalizia, e la Camera dei deputati, eletta su base censitaria e maschile. I progetti di legge potevano essere promossi dai Ministri, dai parlamentari e dal Re. Per diventare legge dovevano essere approvati nello stesso testo da entrambe le Camere e, in seguito, essere munite di sanzione regia. Per quanto riguardava il potere giudiziario, il Re nominava i giudici e aveva il potere di grazia. A garanzia del cittadino stava il rispetto del giudice naturale e il divieto del tribunale straordinario, la pubblicità delle udienze e dei dibattimenti. I giudici, dopo tre anni di esercizio, avevano garantita l'inamovibilità, mentre gli era negata l'interpretazione delle leggi con rilievo direttamente normativo.

Il primo Parlamento dello Stato unitario, al principio del 1861, si compose con un suffragio elettorale ristretto al 2% della popolazione[21] (corrispondente a 600.000 cittadini) comprendendo ovvero solo i cittadini maschi con una data capacità contributiva; con la legge del 22 gennaio 1882, n. 999 il diritto di voto venne esteso anche a chi avesse la licenza scolastica elementare arrivando dunque a coinvolgere il 7% degli italiani ovvero circa 2.000.000 su di una popolazione di 28.452.000 cittadini. Con la legge del 30 giugno 1912 n. 666 la percentuale degli aventi diritto salì al 23% della popolazione allargando il suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o che, pur minori di 30 anni ma maggiori di 21, avessero un reddito di almeno 19,20 lire, o la licenza elementare, oppure avessero prestato il servizio militare. Infine, al termine della prima guerra mondiale venne introdotto, grazie alla legge del 16 dicembre 1918, n. 1985, il suffragio universale maschile ai maggiori di 21 anni o chi avesse adempiuto al servizio militare.

Benché l'articolo 1 proclamasse il cattolicesimo religione di Stato, le relazioni fra la Santa Sede e lo Stato furono praticamente interrotte tra il 1870 e il 1929, per via della "questione romana".

 

Il Ventennio Fascista

 

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Il Gran Consiglio del Fascismo durante la seduta del 9 maggio 1936, in cui fu proclamato l'Impero.

 

Al termine della prima guerra mondiale e con i conseguenti scompaginamenti, in Europa si assistette a una evoluzione del costituzionalismo che si concretizzò in diverse esperienze politiche come la Seconda Repubblica Spagnola o la Repubblica di Weimar. In Italia questo non accadde. Anche a causa della mancanza di rigidità dello Statuto, ritenuto irrevocabile nei principi ma modificabile tramite legge in molte delle sue proposizioni, con l'avvento del fascismo lo Stato fu deviato verso un regime autoritario dove le forme di libertà pubblica fin qui garantite vennero stravolte: le opposizioni vennero bloccate o eliminate, la Camera dei deputati fu abolita e sostituita dalla "Camera dei fasci e delle corporazioni", il diritto di voto fu cancellato; diritti, come quello di riunione e di libertà di stampa, furono piegati in garanzia dello Stato fascista, mentre il partito unico fascista non funzionò come mezzo di partecipazione, ma come strumento di intruppamento della società civile e di mobilitazione politica pilotata dall'alto.

Il fascismo non si dotò mai di una propria costituzione e lo Statuto Albertino non venne mai formalmente abolito, sebbene le leggi e le azioni del governo dittatoriale lo privarono completamente nella sostanza. Alcuni sostengono che lo Statuto venne violato già con la nomina di Mussolini come primo ministro ottenuta con la forza in quanto, allora, era solo un rappresentante di una minoranza parlamentare. I rapporti con la Chiesa cattolica vennero invece ricomposti e regolati tramite i Patti Lateranensi del 1929, che ristabilirono ampie relazioni politico-diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato italiano.

Il 25 luglio 1943 Benito Mussolini venne estromesso, e il re Vittorio Emanuele III nominò il maresciallo Pietro Badoglio per presiedere un governo che ripristinò in parte le libertà dello statuto; iniziò così il cosiddetto "regime transitorio", di cinque anni, che terminò con l'entrata in vigore della nuova Costituzione e le successive elezioni politiche dell'aprile 1948, le prime della storia repubblicana. Ricomparvero quindi i partiti antifascisti costretti alla clandestinità, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale, decisi a modificare radicalmente le istituzioni con l'obiettivo di ripristinare lo Stato democratico.

Con il progredire e il delinearsi della situazione, con i partiti antifascisti che iniziavano a entrare nel governo, non fu possibile al re riproporre uno Statuto Albertino eventualmente modificato, e la stessa monarchia, giudicata compromessa con il precedente regime, era messa in discussione. La divergenza, in clima ancora bellico, trovò una soluzione temporanea, una «tregua istituzionale», in cui si stabiliva la necessità di trasferire i poteri del re all'erede al trono ( per l'occasione, ci fu un proclama del re il 12 aprile 1944 ), il quale doveva assumere la carica provvisoria di "luogotenente del regno", mettendo temporaneamente da parte la questione istituzionale; quindi veniva decisa la convocazione di un'Assemblea Costituente incaricata di scrivere una nuova carta costituzionale, eletta a suffragio universale.

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Ciao Cristian, non usando più il computer, usando soltanto lo smartphone, devo prendere confidenza su come fare per collegamenti ecc. 

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  • 1 mese dopo...
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" Certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca "

 

Quando uno Stato commemora una Persona in una delle sue emissioni, ciò non è altro che un ulteriore, ed ancor più evidente conferma, del solco indelebile che Egli ha tracciato nella memoria storica e nell'immaginario collettivo del Paese ( e non solo ) da cui Essa proviene.

E' la storia di un Uomo che a pieno titolo è nella leggenda, per la sua nobiltà d'animo nonostante il ruvido carattere, per le imprese sportive in una disciplina fra le più pericolose, se non la più pericolosa, che si conoscano, che gli addetti ai lavori hanno definito, non a torto per via del periodo in cui si sono svolte, " epiche ". Disciplina sportiva capace di richiamare a se un gran numero di spettatori in splendidi momenti di aggregazione sociale e culturale. Si è reso inoltre protagonista, all'insaputa di tutti ed a repentaglio della propria vita, di un grande atto di umanità, che ha permesso di salvare l'esistenza di molte persone da un orribile destino.

Celebre fu un episodio, diventato poi un'icona di un'intera epoca sportiva, immortalato in una splendida immagine e che rimane a tutt'oggi un mistero mai risolto e mai rivelato dai due protagonisti. Fra le altre cose anche il 2° protagonista proprio quest'anno verrà celebrato con un'emissione numismatica per il centenario della sua nascita.

Ora sicuramente qualcuno di voi avrà capito di chi mi appresto a raccontare... correva l'anno 1952 e teatro dell'episodio la tremenda ascesa che porta alla vetta del Col du Galibier...

 

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Centenario della Nascita di Gino Bartali

 

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Lo Stato di San Marino affida a Valerio de Seta il compito di immortalare in questo 5 Euro in argento incluso nella serie divisionale celebrativa, in onore del grande campione di ciclismo su strada, nato a Ponte a Ema il 18 Luglio 1914 e scomparso a Firenze il 5 Maggio 2000. Emessa in 20.000 esemplari, al rovescio viene raffigurato in un'azione di gara con un scorcio del Monte Titano che fa da sfondo, a voler sottolineare la grandezza e lo spessore di quest'uomo con la " U " maiuscola. Al dritto, fra il valore nominale della moneta e le date che celebrano l'evento, il ritratto Gino Bartali in età avanzata.

 

Vita e Carriera

 

- Gli Inizi

Gino Bartali esordì come ciclista dilettante nei primi anni trenta con la società "Aquila divertente". Nel 1934 vinse la quinta edizione della Coppa Bologna, valida come terza prova del Campionato toscano dilettanti, e con questa vittoria si laureò campione di Toscana. Nel 1935 si sentì pronto al passaggio al professionismo, ma si iscrisse alla Milano-Sanremo come indipendente. Incredibilmente si trovò in testa dopo aver staccato Learco Guerra ma, sia a causa di un guasto meccanico sia a seguito del disturbo creato dal direttore de La Gazzetta dello Sport Emilio Colombo, venne ripreso e arrivò quarto in volata.

Venne quindi ingaggiato dalla società Fréjus, con la quale corse il suo primo Giro d'Italia finendo settimo con una vittoria di tappa. Concluderà la stagione con la vittoria all'Escalada a Montjuïc, alla Vuelta al País Vasco e ai campionati italiani.

- La Consacrazione ( 1936 - 1939 )

Nel 1936 passò alla Legnano diretta da Eberardo Pavesi e capitanata da Learco Guerra, il quale, intuite le qualità del nuovo arrivato, si mise al suo servizio come gregario per permettergli il successo alla Corsa rosa di quell'anno; successo che arrivò in modo trionfale per il toscano, con tre vittorie di tappa. Pochi giorni dopo Bartali pensò seriamente di abbandonare la carriera in seguito alla morte del fratello minore Giulio, avvenuta a causa di un incidente in una gara di dilettanti. L'anno si chiuse con la vittoria nel Giro di Lombardia.

Nel 1937, ormai capitano della Legnano e numero uno del ciclismo italiano, vinse il suo secondo Giro d'Italia e fu designato come capitano della Nazionale per tentare la conquista del Tour de France, vinto solo due volte da un italiano, Ottavio Bottecchia, nel 1924 e nel 1925. Mentre era in maglia gialla, una brutta caduta nel Torrente Colau durante la tappa Grenoble-Briançon, con conseguenti ferite alle costole, e una grave bronchite lo costrinsero però al ritiro. Sempre nel 1937 divenne terziario carmelitano con il nome di Fra Tarcisio di S.Teresa di Gesù Bambino.

Nel 1938 fu spinto dal regime fascista a saltare il Giro d'Italia per preparare il Tour de France, nel quale trionfò aggiudicandosi anche due vittorie di tappa e alla cui premiazione rifiutò di rispondere con il saluto romano. L'anno dopo riuscì finalmente a vincere la Milano-Sanremo, ma malgrado quattro vittorie di tappa perse il Giro a favore di Giovanni Valetti.

- Il Giro del 1940 e Fausto Coppi

Nel 1940 bissò il successo alla Milano-Sanremo e si preparò per cercare di vincere il suo terzo Giro. Nella squadra della Legnano era arrivato un promettente ragazzo alessandrino di nome Fausto Coppi, voluto da Bartali stesso come gregario. Durante la seconda tappa, la Torino-Genova, attardato da una foratura, Bartali cadde e si fece male a causa di un cane che gli tagliò la strada proprio mentre si stava ricongiungendo alla testa della corsa. Pavesi, direttore del team, decise allora di puntare su Coppi, che era il meglio piazzato in classifica.

All'arrivo della tappa Bartali fece i complimenti a Coppi e si mise al suo servizio, come aveva fatto Guerra con lo stesso Bartali nel 1936. Proprio su una salita sulle Alpi, Bartali era davanti di poche decine di metri a Coppi, che era alle prese con la classica "cotta" e forti dolori alle gambe. Fausto stava per scendere dalla bici con l'intenzione di lasciare la corsa. Bartali se ne accorse, tornò indietro, e ricordandogli i sacrifici fatti, riuscì a farlo risalire in bicicletta urlandogli: " Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo! ". Bartali intendeva dire che chi non si impegna fino allo spasimo non è un vero ciclista ma soltanto un acquaiolo, cioè un portatore d'acqua; un gregario insomma, non un campione. A Bartali piaceva mangiare e bere anche prima delle gare, a differenza di Fausto Coppi che era molto attento alla dieta.

Coppi alla fine vinse il Giro. La corsa, già disertata dagli stranieri, si chiuse il giorno prima dell'entrata in guerra dell'Italia, e la guerra sancì per cinque anni l'interruzione della carriera per i due campioni.

- La Guerra

Costretto a lavorare come riparatore di ruote di biciclette, Gino Bartali, fra il settembre 1943 e il giugno 1944, indossata la divisa della GNR, si adoperò in favore dei rifugiati ebrei come membro dell'organizzazione clandestina DELASEM compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati, tanto che, nel 2006, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la medaglia d'oro al merito civile per aver salvato circa 800 cittadini ebrei.

Ricercato dalla polizia, sfollò a Città di Castello, dove rimase cinque mesi, nascosto da parenti e amici.

Ripresa la carriera nel 1945, Bartali ormai trentunenne era dato per " finito ", mentre Coppi, di cinque anni più giovane, era considerato l'astro nascente, benché la prigionia in tempo di guerra gli avesse reso difficile la ripresa dell'attività.

Nel 1946 Bartali vinse il Giro d'Italia, mentre Coppi, passato alla Bianchi, terminò alle sue spalle a soli 47 secondi; stravinse poi il Giro di Svizzera. Nel frattempo Jacques Goddet fondava un nuovo quotidiano, L'Équipe, e si preparava per l'anno dopo a riprendere l'organizzazione del Tour de France in un paese da ricostruire.

Nel 1947 Bartali vinse la Milano-Sanremo e perse il Giro d'Italia a favore di Coppi, anche per un banale guasto meccanico. Bissò comunque il successo al Tour de Suisse, all'epoca la più ricca, e una tra le più prestigiose, tra le corse a tappe.

- Il trionfo al Tour del 1948

Il 1948 vide Bartali in difficoltà per vari motivi nella parte iniziale della stagione. Fu attardato da una caduta al Giro d'Italia, in cui terminò solo ottavo, facendo da spettatore a una conclusione che vide Coppi ritirarsi per protesta per la mancata squalifica di Fiorenzo Magni a causa delle spinte ricevute in salita (spinte che costarono il Giro a Ezio Cecchi, giunto secondo a soli 11 secondi da Magni). Bartali fu quindi l'unico tra i big a poter rappresentare l'Italia al Tour de France (Coppi non si riteneva pronto e Magni non era " gradito " ai francesi per ragioni politiche, essendo sospettato di simpatie fasciste e venne designato capitano. Messa in piedi una " squadra da quattro soldi ", come era stata definita, si apprestò al più grande trionfo della carriera.

Malgrado la non eccelsa squadra, l'astio dei francesi nei confronti degli italiani, e l'età ( con i suoi 34 anni era uno dei più anziani corridori presenti ), entrò nel mito del Tour. Leggendaria in particolare la sua fuga sulle Alpi che gli consentì di vincere la Cannes-Briançon, attraverso il Colle d'Allos, il Colle di Vars e il Colle dell'Izoard ( dove è ricordato con una stele ), recuperando gli oltre venti minuti di svantaggio che lo separavano da Louison Bobet. Il giorno successivo vinse nuovamente nella tappa da Briançon a Aix-les-Bains, di 263 km, attraverso i colli del Lautaret, del Galibier e della Croix-de-Fer, conquistando la maglia gialla.

Secondo molti, l'impresa di Bartali aiutò a distogliere l'attenzione dall'attentato di cui era stato vittima Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI, avvenimento che aveva provocato una grande tensione politica e sociale in Italia, che rischiava di sfociare in una guerra civile. Si dice che fossero stati Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti a telefonare allo stesso Bartali per incitarlo, chiedendogli un'impresa epica che potesse rasserenare gli animi. Al rientro dalla Francia il campione venne ricevuto dallo stesso De Gasperi, che gli chiese cosa avrebbe voluto in regalo per quell'impresa: Bartali, si racconta, chiese di non pagare più le tasse.

L'anno si chiuse con il disastroso campionato del mondo su strada di Valkenburg in cui lui e Coppi, strafavoriti, anziché collaborare rimasero nelle retrovie controllandosi a vicenda, e si ritirarono tra la delusione dei tanti immigrati italiani in Olanda.

- Gli ultimi anni ( 1949-1954 )

Nel 1949 Bartali giunse secondo nel Giro d'Italia vinto da Coppi e lo aiutò poi nella vittoria al Tour de France, giungendo egli stesso secondo. L'anno dopo vinse una terribile Milano-Sanremo sotto il diluvio, ma decise poi di ritirarsi al Tour de France mentre Magni conduceva la corsa, causa l'aggressione dei tifosi francesi sul Col d'Aspin.

Quarto nei Tour del 1951 e del 1952, in cui aiutò Coppi a vincere, vinse a trentotto anni il suo ultimo grande titolo, il campionato italiano. Nel 1953, dopo aver vinto a trentanove anni il Giro della Toscana, ebbe un incidente stradale che rischiò di fargli perdere la gamba destra per gangrena. Dopo pochi mesi però rientrò in scena alla Milano-Sanremo. Anche se non colse un grande risultato la folla fu tutta per lui.

A Città di Castello, dove passò diversi mesi da sfollato protetto dalla popolazione, volle concludere la sua attività da professionista, correndo in un circuito creato apposta per l'occasione nel 1954.

- L'attività a favore degli ebrei

Bartali trasportò, all'interno della sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Questa attività nacque dalla collaborazione del rabbino di Firenze Nathan Cassuto e dell'arcivescovo della città Elia Angelo Dalla Costa. Nel maggio 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato alla moglie di Bartali, Adriana, la medaglia d'oro al valor civile ( postuma ) allo scomparso campione per aver aiutato e salvato molti ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Il 2 ottobre 2011, inoltre, Bartali è stato inserito tra i Giusti dell'Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, sempre per l'aiuto offerto agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

Le due maglie gialle indossate da Gino Bartali durante le vittorie del Tour de France. Ex voto del campione, sono custodite nella chiesa di Santa Petronilla a Siena.

Il 23 settembre 2013 è stato dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell'olocausto fondato nel 1953, riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Nella motivazione dello Yad Vashem si legge che Bartali,

" cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa. "

Questa straordinaria attività a favore dei perseguitati è stata descritta nel libro "Gino Bartali, mio papà" di Andrea Bartali. Il figlio del campione ha fatto una lunga opera di ricerca di testimonianze e, insieme alla propria figlia Gioia, ha continuato a mantenere viva l'immagine di Gino.

Il 16 maggio 2017, alla vigilia della partenza dell’undicesima tappa del Giro d’Italia ( da Ponte a Ema a Bagno di Romagna ), la squadra israeliana di ciclismo Cycling Academy fondata da Ron Baron ha organizzato una corsa con partenza dalla stessa Ponte a Ema fino ad Assisi, sullo stesso tragitto che " Ginettaccio " percorse molte volte per aiutare gli ebrei perseguitati.

Il 22 aprile 2018, il portavoce di Yad Vashem, Simmy Allen, conferma la notizia, anticipata dal sito "Pagine Ebraiche", secondo la quale Gino Bartali ha ricevuto la nomina postuma a cittadino onorario di Israele, nel corso di una cerimonia tenutasi il 2 maggio dello stesso anno, due giorni prima della partenza del Giro d'Italia da Gerusalemme.

 

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  • 4 settimane dopo...

Ciao a tutti, vorrei partecipare anch'io a questa bella discussione :)

Taglio: 2€ commemorativo
Stato: Francia
Anno: 2017
Tema: 100° anniversario della morte di Auguste Rodin
Data di emissione: gennaio 2017
Tiratura: 10.000.000

La moneta l'ho trovata in circolazione e l'ho conservata, ora può avere il suo momento di notorietà :D

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Auguste Rodin

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Gli studi e gli inizi
Auguste Rodin nacque a Parigi il 12 novembre del 1840, in una famiglia della classe lavoratrice parigina; la sua istruzione fu in gran parte da autodidatta, e iniziò a disegnare all’ età di dieci anni. Tra i 14 e i 17 anni Rodin frequentò la Petite École, una scuola specializzata nelle arti e nella matematica, dove studiò disegno e pittura.
Nel 1857, dopo alcuni tentativi di ammissione alla École des beaux-arts, rimasti però senza successo, Rodin iniziò a lavorare come artigiano decoratore, producendo oggetti decorativi e elementi architettonici ornamentali.

A seguito della morte della sorella, avvenuta nel 1862, Rodin passò un breve periodo presso l’ordine religioso della Congregazione del Santissimo Sacramento, per poi riprendere il suo lavoro di decoratore.
Nel 1864 Rodin iniziò a convivere con Rose Beuret, con la quale sarebbe rimasto per il resto della vita e dalla quale nel 1866 ebbe un figlio. Sempre nel 1864 Rodin presentò la sua prima scultura a una mostra ed entrò a far parte dello studio di Albert-Ernest Carrier-Belleuse, un produttore di successo di oggetti d’arte su larga scala. Rodin lavorò come suo primo assistente fino al 1870, progettando decorazioni per soffitti e scalinate e abbellimenti per portoni.

Con lo scoppio della guerra franco-prussiana Rodin fu chiamato a prendere servizio nella Guardia nazionale, ma la ferma fu breve a causa della sua miopia. Carrier-Belleuse gli propose di raggiungerlo in Belgio, dove avrebbero potuto lavorare decorando la Borsa di Bruxelles. Rodin vi restò sei anni: questo fu un periodo fondamentale per la sua vita, dato che ebbe l’occasione di esporre alcune sue opere.
Nel 1875 visitò per due mesi l’Italia, dove fu attratto dalle opere di Donatello e Michelangelo, che ebbero un profondo effetto sulla sua traiettoria artistica, infatti in seguito affermò: “È stato Michelangelo a liberarmi dalla scultura accademica”.
Tornato in Belgio, completo il lavoro su “L’età del bronzo”, una figura maschile a grandezza naturale che da una parte attirò l’attenzione su Rodin, ma dall’ altra gli valse addirittura l’accusa di falso, cioè di non aver scolpito ma di aver realizzato un calco di un modello vivo.

L’affermazione e il successo
Rodin e Rose Beuret tornarono a Parigi nel 1877, dove l’artista si guadagnava da vivere collaborando con scultori più affermati alla realizzazione di commissioni pubbliche. Nel tempo libero lavorava a degli studi che l’avrebbero portato alla realizzazione della sua successiva opera di rilievo, “San Giovanni Battista”.

Nel 1880, Carrier-Belleuse, diventato nel frattempo direttore artistico della fabbrica nazionale di porcellana di Sèvres, offrì a Rodin un impiego a tempo parziale come designer. Rodin accettò, dedicandosi così alla progettazione di vasi e soprammobili, che contribuirono a far diventare la fabbrica famosa in tutta Europa. La comunità artistica apprezzò questo suo tipo di lavoro e Rodin fu invitato a varie edizioni del Salon di Parigi, in una delle quali conobbe lo statista francese Léon Gambetta. Rimasto favorevolmente colpito dallo scultore, Gambetta ne parlò a diversi ministri, tra i quali il sottosegretario del ministero delle belle arti Edmund Turquet, che infine incontrò a sua volta Rodin.

Il contatto con Turquet si rivelò fruttuoso: grazie a lui ,infatti, sempre nel 1880 Rodin vinse una commissione per creare il portale di un museo dedicato alle arti decorative che si intendeva allestire. Rodin dedicò buona parte dei successivi quarant'anni alla sua minuziosa “Porta dell'Inferno”, vincendo nel frattempo altri incarichi pubblici. La “Porta dell’Inferno” rimase però incompiuta perché alla fine il museo non fu mai costruito. Molte delle figure presenti sul portale diventarono delle sculture singole, tra cui “Il pensatore” e “Il bacio”. Insieme alla commissione per il portale gli fu assegnato gratuitamente uno studio, che gli garantì un nuovo livello di indipendenza artistica. Presto smise di lavorare per la fabbrica di porcellana riuscendo a mantenersi grazie a commissioni da parte di privati.
Dopo la scissione dalla Société des Artistes Français con la creazione della Société Nationale des Beaux-Arts nel 1890, Rodin ne divenne il vicepresidente.

Un'importante occasione per Rodin fu l'esposizione internazionale di Chicago del 1893. La curatrice d'arte Sarah Tyson Hallowell, infatti, si era recata a Parigi per raccogliere espositori per un grande ciclo di esposizioni a Chicago. La Hallowell propose così a Rodin di inviare una selezione di sue opere che sarebbero state esposte come parte di una collezione americana. Rodin inviò “Cupido e Psiche”, “Sfinge” ed “Andromeda”, che rappresentavano, tutte, dei corpi nudi, che provocarono un grande scandalo e alla fine, vennero nascoste dietro dei teli e mostrate solo dietro una speciale autorizzazione. Le opere che aveva inviato alla Hallowell non ebbero compratori, finché lei non mostrò le opere nascoste al finanziere Charles Yerkes, che acquistò due grandi riproduzioni in marmo per la sua dimora di Chicago: Yerkes fu, probabilmente, il primo statunitense a possedere una scultura di Rodin. Altri collezionisti si unirono all'interesse per le sue opere Per dimostrare il suo apprezzamento per il suo interesse ei suoi sforzi, Rodin raffigurò la Hallowell con un'opera in bronzo, una in marmo ed una in terracotta. Quando la Hallowell si trasferì a Parigi, continuarono la loro amicizia fino agli ultimi giorni di Rodin.

Alla soglia del 1900, la reputazione artistica di Rodin era pienamente affermata e ricevette la consacrazione da un'esposizione inserita nell'Exposition Universelle di Parigi del 1900, dove ricevette le richieste di ritratto da parte di importanti personalità internazionali. La crescita della sua fama gli fece guadagnare anche molti importanti seguaci, tra cui il poeta tedesco Rainer Maria Rilke, e gli scrittori Octave Mirbeau, Joris-Karl Huysmans, ed Oscar Wilde. In quegli anni, Rodin iniziò a visitare regolarmente la Gran Bretagna: la sua prima visita risaliva infatti al 1881, dove grazie al suo amico artista Alphonse Legros, fu presentato al poeta William Ernest Henley, che divenne un entusiastico promotore delle opere di Rodin in Gran Bretagna. Nel 1903, Rodin fu eletto presidente della International Society of Painters, Sculptors, and Engravers di Londra, sostituendo il suo predecessore James Abbott McNeill Whistler.
Nel 1908 Rodin si trasferì in centro a Parigi, affittando il piano nobile dell'Hôtel Biron.

Gli ultimi anni
Dopo una relazione durata 53 anni, Rodin sposò Rose Beuret il 29 gennaio 1917, la quale morì due settimane dopo, il 16 febbraio. Rodin si ammalò a sua volta di influenza il gennaio di quello stesso anno; non riuscì più a riprendersi e il 16 novembre il suo dottore definiva le sue condizioni ''gravi'' per la diffusa congestione polmonare. L'artista morì il giorno seguente, a 77 anni, nella sua villa di Meudon, Île-de-France, non lontano da Parigi. Una fusione de “Il Pensatore” fu posta vicino alla sua tomba a Meudon: era volontà di Rodin che la statua fungesse da sua lapide ed epitaffio.

Rodin lasciò il suo studio e i diritti di fusione delle sue opere allo stato francese. Le sue opere sono attualmente presenti in molte collezioni e luoghi pubblici. Il Musée Rodin, fondato nel 1916 e aperto nel 1919 presso l'Hôtel Biron, dove Rodin era vissuto, contiene la più grande collezione delle sue opere, con più di 6.000 sculture e 7.000 opere grafiche.

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Firma di Rodin su "Il Pensatore"

Il Pensatore
Inizialmente chiamata “Il poeta”, la statua faceva parte di una porta monumentale in bronzo commissionata a Rodin come porta d'ingresso del Musée des Arts Décoratifs a Parigi, che come detto non venne mai realizzato. Rodin decise di raffigurare un tema a lui caro, l'universo dantesco della Divina Commedia: ogni figura da lui ideata rappresentava uno dei personaggi principali del poema. Il pensatore doveva raffigurare Dante davanti alle porte dell'Inferno, mentre medita sul suo grande poema. La statua è nuda, poiché Rodin voleva una figura eroica di stampo michelangiolesco, per rappresentare insieme intelletto e poesia.

Dato che il progetto del Musée des Arts Décoratifs era rimasto incompiuto, la figura si "stacca" dall'opera e assume una nuova immagine e portata simbolica più universale: da Dante si trasforma in un Pensatore moderno, il simbolo dell'essere umano nudo, che medita sul suo destino.

Rodin eseguì una prima versione dell'opera in gesso attorno al 1880. Il primo bronzo monumentale fu fuso nel 1902, ma non venne presentato al pubblico prima del 1904. Divenne proprietà della città di Parigi e fu collocato di fronte al Panthéon nel 1906. Nel 1922, tuttavia, fu trasferito all'Hôtel Biron, trasformato nel Musée Rodin.

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Un saluto e buona domenica

 

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3 ore fa, clairdelune dice:

Ciao a tutti, vorrei partecipare anch'io a questa bella discussione :)

Fa sempre piacere essere in compagnia... :clapping:

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  • 1 anno dopo...

Visto che è passato oltre un anno dall'ultima moneta postata, vediamo se vi siete dimenticati di questa fantastica discussione.

Nazione: Slovacchia

Taglio: 2 euro commemorativi

Anno: 2013 

Tiratura : 1.000.000

Autore : Miroslav Hric

Descrizione moneta: Al centro della moneta i fratelli Costantino e Metodio insieme con la doppia croce sopra tre colline. Al di sopra ad arco la scritta “"KONŠTANTÍN METOD”; in basso ad arco la scritta "SLOVENSKO ● 863 ● 2013". A sinistra le iniziali dell’autore Miroslav Hric “mh”; a destra il simbolo della Zecca di Kremnica “MK” (Mincovňa Kremnica). Sul bordo esterno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

Tema : Emessa il 5 luglio 2013 per commemorare il 1150° anniversario della missione di Costantino e Metodio nella Grande Moravia

 

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BIOGRAFIA:

Le poche notizie scritte relative ai due santi provengono principalmente da due "Vite" scritte in antico slavo ecclesiastico. Data la scarsità di fonti, grande è il numero di leggende fiorite intorno alle figure di Cirillo e Metodio.

I due fratelli nacquero a Tessalonica (oggi Salonicco in Grecia). Erano figli di Leone, drungario della città, dunque governatore militare del thema di Tessalonica. La città a quell'epoca contava una forte presenza slava. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est.

Cirillo era il più giovane di sette fratelli e fu battezzato con il nome di Costantino (prese il nome di Cirillo poco prima della sua morte).

Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della sapienza. Egli si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Nella capitale Costantino venne consacrato prete, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia.

A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Soprattutto nel campo della linguistica Cirillo diede prova del suo genio: oltre allo slavo e al greco, parlava correntemente anche il siriaco, l'arabo e l'ebraico.

Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell'anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio.

Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell'858 per volontà dell'imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l'espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Costantino venne dunque inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia.

Quando il re della Grande Moravia, Rastislav, chiese all'imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. Costantino dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глагол glagol che significa verbo). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell'Aprakos.

Nel regno di Rastislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo.

Sull'onda del crescente scontro tra Chiesa d'Oriente e d'Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell'867 Costantino e Metodio vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell'uso culturale della lingua slava. A Roma i due fratelli trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l'abito monastico, prendendo il nome di Cirillo. Quando morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente. Trafugati i suoi resti mortali, vennero successivamente in parte ritrovati e nuovamente inumati sempre presso la basilica di San Clemente.

Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rastislav successe il nipote, Svatopluk I, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un'eresia. Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera.

Nell'885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria occidentale (oggi Repubblica di Macedonia del Nord) e in Dalmazia.

I santi Cirillo e Metodio sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell'ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia, Repubblica Ceca e Repubblica di Macedonia del Nord. Nel 1980 papa Giovanni Paolo II con la lettera apostolica del 31 dicembre 1980 Egregiae virtutis li elevò a compatroni dell'Europa, assieme a san Benedetto da Norcia.

Nell'Enciclica Slavorum Apostoli Giovanni Paolo II afferma che "Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell'unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità visibile nella comunione perfetta e totale".

La Chiesa Cattolica fa oggi memoria comune dei due santi il 14 febbraio[1], ma in passato essi sono stati festeggiati anche in altre date. La Chiesa Ortodossa festeggia il 14 febbraio solo Cirillo, mentre Metodio è commemorato il 6 aprile; i due santi sono inoltre ricordati insieme l'11 maggio e il 17 luglio.[2] Anglicani e luterani ricordano entrambi i santi il 14 febbraio, con qualche eccezione.[2]

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ALFABETO:

L'alfabeto cirillico deriva in massima parte dall'alfabeto glagolitico, che era usato nel IX secolo nei paesi di origine slava. Alcuni caratteri di quest'alfabeto sono le variazioni del greco di Bisanzio. Questi ultimi rappresentano suoni che iniziarono ad esistere partendo dal greco medievale in poi. Diversamente da come potrebbe far pensare il nome, l'alfabeto cirillico non è in realtà da attribuirsi a Cirillo, bensì a qualcuno dei suoi seguaci. Al contrario, le origini dell'alfabeto da cui esso ha avuto origine in massima parte (quello glagolitico) sono quasi certamente attribuibili a Cirillo e Metodio.

Un'ipotesi abbastanza diffusa attribuisce la paternità dell'alfabeto cirillico a Clemente di Ocrida, un discepolo di Cirillo e Metodio, ma si ritiene più probabile che l'alfabeto sia stato creato e sviluppato alla Scuola letteraria di Preslav nella Bulgaria nord-orientale, dove sono state ritrovate le più antiche iscrizioni in cirillico, datate all'incirca 940. Quest'ipotesi viene supportata dal fatto che l'alfabeto cirillico aveva soppiantato il glagolitico nel nord-est bulgaro già alla fine del X secolo, mentre alla Scuola letteraria di Ocrida, dove operò Clemente, si continuò ad usare il glagolitico fino al XII secolo.

Tra le ragioni per cui il glagolitico fu rimpiazzato dal cirillico c'era la maggiore facilità d'uso del secondo e la sua vicinanza all'alfabeto greco, più conosciuto nel Primo impero bulgaro.

Un'altra teoria sostiene che sia stato Cirillo a creare l'alfabeto che porta il suo nome, e che addirittura questo abbia preceduto il glagolitico, essendo un passaggio di transizione tra il greco ed il glagolitico corsivo, ma questa teoria non trova supporto nel mondo scientifico. Anche se Cirillo quasi certamente non è l'autore dell'alfabeto cirillico, i suoi contributi al glagolitico ed al cirillico vengono ormai riconosciuti, e l'alfabeto ne porta il nome.

L'alfabeto venne diffuso insieme con l'antico slavo ecclesiastico, e l'alfabeto usato per la lingua clericale ortodossa si avvicina ancora al cirillico arcaico. Comunque, nei dieci secoli successivi alla sua creazione l'alfabeto cirillico si è adattato alla lingua parlata, ha sviluppato varianti per adattarsi alle caratteristiche delle lingue nazionali ed è stato soggetto a riforme accademiche e decreti politici.

Al giorno d'oggi svariate lingue nell'Europa orientale ed in Asia utilizzano il cirillico come alfabeto ufficiale.

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La cattedrale:

La struttura esistente nasce come chiesa cattolica romana dedicata a san Carlo Borromeo ed edificata tra il 1730 e il 1736 da Kilian Ignaz Dientzenhofer e Pavel Ignác Bayer. La chiesa era originariamente parte della vicina casa per sacerdoti in pensione, trasformata in caserma nell'anno 1783. Il 29 settembre 1935 la chiesa fu solennemente consacrata ai santi Cirillo e Metodio e divenne la sede della chiesa ortodossa a Praga.

Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, i componenti della squadra che realizzò l'operazione Anthropoid nella quale fu assassinato il gerarca nazista Reinhard Heydrich trovarono rifugio nella cripta della cattedrale. La cattedrale fu presa d'assalto dalle truppe naziste il 18 giugno 1942. Dopo un feroce scontro a fuoco, i patrioti si suicidarono per evitare la cattura. La cripta ospita un museo dedicato all'evento.[1]

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  • 5 mesi dopo...

@Aristarco forse non ci siamo capiti bene, te lo spiego l'ultima volta, e molto chiaramente! Ti ho detto di scrivere qua, vero, ma ti ho anche detto di LEGGERE la discussione, e fare un lavoro come tutti quelli all'interno di questa discussione. Che posti anche qua la tua moneta, con i dati ponderali, come si dice a Roma ( e conosci il detto), non ce ne po' fregà de meno! Prendilo come un richiamo ufficiale adesso, devi LEGGERE LEGGERE LEGGERE TUTTO prima di scrivere quello che vuoi. Adesso cancello il tuo post perchè questa discussione DEVE essere bella pulita da come quando è nata e fino a quando si esaurirà, se vorrai darci il tuo contributo sarà ben accetto, altrimenti non fa niente, non sei obbligato, qua questa discussione ha regole ben precise che sei tenuto a seguire, e le trovi in prima pagina al primo post!

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- TAGLIO : 2 commemorativo

- STATO : Germania (Deutschland)

- ANNO : 2017

- Data di Emissione : 3 febbraio

- Scultore : //

- Incisore : Frantisek Chochola

- TEMA : Renania – Palatinato (Rheinland – Pfalz) serie «Stati federali» (Bundesländer)

- Tiratura : 30.613.000 (Divisionale FDC: 31.000 / Divisionale FS: 27.000 / Folder FDC : 34.000 / Folder FS : 41.000)

- Diametro: 25,75 mm

- Peso: 8,50 gr

- Spessore: 2,20 mm

- Zecche: Berlino (A) ; Monaco (D) ; Stoccarda (F) ; Karlsruhe (G) ; Amburgo (J)

- Zecca della moneta postata : Amburgo (J)

 

La Porta Nigra è sicuramente la porta più grande e meglio conservata risalente all’epoca romana, situata al nord delle Alpi. Costruita in occasione della costruzione ad Augusta Treverorum (Treviri – in tedesco: Trier) fra il 170 ed il 180 d.C. , anche se per altri studiosi l’edificazione risalirebbe in una data compresa fra il 180 ed il 200 d.C. .

La Porta Nigra è sita in una zona accanto al fiume Mosella, dove prima dei Romani viveva la tribù gallica dei Treveri della Gallia Belgica. Essa era la porta d’entrata nord della città, come la Porta Alba era al sud e la Porta Inclyta ad ovest.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Porta Nigra divenne anche una chiesa, ed in essa visse come eremita il monaco Simeon.

Essa servì come chiesa sino al 1802, quando, assieme ad altre chiese, venne chiusa per ordine di Napoleone Bonaparte.

Dal 1986 fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

 

La Porta Nigra e la sua città (Trier) fanno parte di uno dei sedici stati federati tedeschi: la Rheinland – Pfalz. Questo stato, situato ad ovest e confinante con la Francia, venne istituito nel 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Faceva parte del Palatinato Renano, nato nel 1085 con Enrico II di Laach e decaduto nel 1803.

Il suo capoluogo è Mainz ed ha poco più di 4 milioni di abitanti. La sua è una economia fiorente dove spiccano le industrie chimiche, farmaceutiche ed automobilistiche, nonché commercio, turismo, viticultura e agricoltura.

I vini di questa terra sono molto rinomati, come rinomata è la "Deutsche Weinstraße" , ovvero “la strada tedesca del vino”, lunga 85 Km e dove in estate si tengono diverse feste legate appunto al vino.

Le sue maggiori mete, siano esse città e non, sono principalmente: Mainz (Magonza), Trier (Treviri), Koblenz (Coblenza), il Castello di Eltz, Speyer (Spira) e i castelli della Valle del Reno.

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Modificato da Aristarco
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- TAGLIO : 2 commemorativo

- STATO : Stato Della Città del Vaticano

- ANNO : 2020

- Data di Emissione : 23 giugno

- Scultore : Gabriella Titotto

- Incisore : Maria Angela Cassol

- TEMA : 100° Anniversario della nascita di papa (San) Giovanni Paolo II

- Tiratura : 74.000.000 (Circolanti: 0 / Folder FDC : 65.000 / Cofanetto FS : 9.000 )

- Diametro: 25,75 mm

- Peso: 8,50 gr

- Spessore: 2,20 mm

- Zecca: Roma (Italia)

 

 

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Jòzef Wojtyla, nacque nella città Wadowice, in Polonia, nel voivodato della Piccola Polonia (Wojewòdztwo malopolskie) e non distante dalla più conosciuta Cracovia , il giorno 18 maggio 1920. Terzo di tre figli di Karol e di Emilia (Kaczorowska) , morta quando il futuro papa aveva 9 anni. Quando seppe della morte di sua madre, si dice che ebbe ad esclamare: “Era la volontà di Dio”.

Grazie agli sforzi di suo padre, Karol ebbe la possibilità di studiare. Nel 1938, dopo gli studi al ginnasio, si iscrisse all’Università Jagellònica di Cracovia (la più antica e illustre Università polacca, fondata nel 1364). Un anno dopo la sua iscrizione all’Università, causa occupazione nazista (1° settembre 1939) , l’Università venne chiusa ed il futuro Giovanni Paolo II dovette iniziare a lavorare: dapprima in una cava, poi in una fabbrica chimica Solvay. A Karol venne rilasciato un documento (Ausweis) che lo risparmiava dalla deportazione in Germania.

In modo clandestino, dal 1942 iniziò a frequentare corsi di formazione del seminario maggiore a Cracovia, sotto l’Arcivescovo Adam Stefan Sapieha.

Ultimata la Guerra, Wojtywa continuò i suoi studi in seminario (riaperto) come anche alla Jagellònica , dove entrò nella Facoltà di Teologia sino a che, il 1° novembre 1946 non venne ordinato sacerdote a Cracovia. Il Cardinale Sapieha lo inviò Wojtywa a Roma, dove conseguì nel 1948 il Dottorato in Teologia (alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino). Tornato nella sua terra natale nel 1948 come dapprima coadiutore nella parrocchia di Niegowic , poi in quella di San Floriano. Fino al 1951 fu cappellano degli universitari, quando ebbe a riprendere i suoi studi in ambito filosofico e teologico. Divenne così in seguito professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Tre mesi prima della sua morte, il 4 luglio 1958 Pio XII lo nominò Vescovo Ausiliare di Cracovia e titolare di Ombi. La sua ordinazione episcopale la ottenne il dì 28 settembre 1958 a Wawel, dall’Arcivescovo Baziak .

Il giorno 13 gennaio 1964, da papa Paolo VI venne nominato Arcivescovo di Cracovia ed il 26 giugno 1967, dallo stesso papa venne creato Cardinale (di San Cesareo in Palatio).

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965), contribuendo anche alla elaborazione della costituzione “Gaudium et spes”.

Morto papa Paolo VI il 6 agosto 1978, partecipò al conclave che fece papa Albino Luciani, che prese il nome di Giovanni Paolo I. Eletto lo stesso il 26 agosto, ebbe purtroppo uno fra i più brevi pontificati della storia: morì il 28 settembre 1978, a 33 giorni dalla sua elezione a papa. Riuniti nuovamente in conclave appena dopo un mese, questa volta i cardinali elessero il giorno 16 di ottobre 1978, il cardinale polacco Karol Wojtyla che prese il nome di Giovanni Paolo II; 6° sovrano dello Stato della Città del Vaticano (1929), nonché primo papa non italiano dalla morte di Adriano VI nel 1523.

Insediatosi il giorno 22 ottobre 1978; nel corso del suo lungo pontificato (il terzo dopo quello di Pietro e di papa Pio IX) papa Giovanni Paolo II ebbe a compiere 146 visite pastorali in Italia; visitò 317 delle 332 parrocchie romane e compì ben 104 viaggi nel mondo, in una costante sollecitudine pastorale.

Nel suo pontificato si possono annoverare (fra i principali) ben 14 Encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. Scrisse ben 5 libri, l’ultimo uscito nel febbraio 2005, poco prima della sua morte.

Di questo papa è viva la memoria dell’attentato che ebbe a subire il 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro, davanti ai fedeli.

Giovanni Paolo II detiene anche il primato come papa che nel corso del suo papato ha potuto incontrare più persone: Alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini e più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell'anno 2000. Non si contano i milioni di fedeli che ebbe modo di incontrare nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. A questi numeri vanno aggiunte anche le molteplici personalità governative ricevute in udienza: si ricordano le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.

Giovanni Paolo II morì nel Palazzo Apostolico Vaticano, nello Stato della Città del Vaticano, Roma, il dì 2 aprile 2005 alle ore 21:37, dopo 26 anni, 5 mesi e 17 giorni di pontificato. Venne sepolto nelle Grotte Vaticane.

Venne beatificato dal suo successore Benedetto XVI il 1: maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014. Dopo la sua canonizzazione, il suo corpo venne spostato in una nuova tomba dentro la Basilica di San Pietro nella cappella di San Sebastiano.

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- TAGLIO : 2 Commemorativo

- STATO : Estonia

- ANNO : 2020

- DATA DI EMISSIONE : 27 gennaio

- ARTISTI: Tiiu Pirsko e Mati Veermets

- TEMA : 200° Anniversario della Scoperta dell’Antartide

- TIRATURA : 750.000 ( Circolanti: 740.000 / Coincard FDC: 10.000 )

- DIAMETRO: 25,75 mm

- PESO: 8,50 gr

- SPESSORE: 2,20 mm

- ZECCA: Lituania

 

 

Era il 4 giugno 1819 quando da Kronstadt (Russia) salparono la nave ammiraglia Vostok e la nave da trasporto Mirnyi. Gli ordini dello Zar, di spingersi più a sud possibile nonché di impegnarsi nel lavoro scientifico della missione, furono affidati a Fabian von Bellingshausen (1778-1852) , ufficiale ed esploratore della marina russa.

Libri e mappe per la spedizione, furono date a Von Bellingshausen da Sir Joseph Banks, presidente della Royal Society quando, salpati, le due navi esplorative fecero una breve sosta in Inghilterra.

Dai tempi di Cook (1773) , il 26 gennaio 1820 le due navi passarono il Circolo Polare Antartico. Dal diario di Von Bellingshausen si sa che il giorno dopo la navigazione delle due navi era di circa 20 miglia (32 km) , in una posizione di “ 69° 21’S lat , lungo 2° 14’ O , risultando così essere i primi uomini a vedere il continente antartico.

Il dì 22 febbraio 1820, la Vostok e la Mirnyi furono colpite dalla peggior tempesta di quel viaggio, così si videro costrette a navigare verso nord, tanto che nell’aprile dell’anno medesimo arrivarono a Sidney, in Australia. Von Bellingshausen prendendosi qua del tempo per riposare, scoprì che Wlliam Smith, ammiraglio inglese aveva scoperte un gruppo di isole battezzandole Shetland meridionali e parte del continente antartico . L’ammiraglio russo a questa notizia decise immediatamente di riprendere il viaggio verso sud.

Le due navi lasciarono Sidney il dì 11 novembre 1820 arrivando a Macquarie Island due settimane dopo, dove Von Bellingshausen incontrò cacciatori di foche americani ed inglesi. Attraversato alla Vigilia di Natale il Circolo Polare Antartico, sino al 16 gennaio 1821 , causa tempeste, le due navi ripassarono lo stesso ben sei volte.

Il 21 gennaio, placatosi il tempo, le navi scorsero una striscia scura all’orizzonte, rivelatasi essere poi un’isola che Von Bellingshausen battezzò Peter I Island (Peter è anche un nomignolo con il quale gli abitanti di San Pietroburgo chiamano la loro città). Due giorni dopo vennero avvistate delle montagne scevre da neve, all’interno del 68° parallelo a circa 40 miglia a sud-sud est. L’ammiraglio russo battezzò questo lembo di terra con il nome di Alexander Coast (Alexander Island).

Una settimana dopo Von Bellingshausen incontrò Nathaniel Palmer , capitano dell’Eroe , nelle isole Shetland meridionali.

Soddisfatto del suo viaggio, Von Bellingshausen salpò verso nord. Dopo due anni e ventuno giorni , dopo aver percorso 50.000 miglia (80,467 km) , il 4 agosto 1821 la Vostok e la Mirnyi.

Purtroppo questo viaggio non riscontrò in patria un grande successo e l’interesse per l’Antartico andò affievolendosi, sino al 1946 quando vennero inviate verso sud delle flotte per la caccia alle balene.

L’ammiraglio russo, colui che vide per primo il continente antartico, divenne in seguito nella sua vita governatore di Kronstadt.

 

CURIOSITA’: durante l’Anno Geofisico Internazionale ( 1957 – 1958 ) le prime basi scientifiche russe stabilite in Antartide furono chiamate Vostok e Mirnyi, in onore delle due navi della spedizione del 1819 – 1821.

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- TAGLIO : 2 Commemorativo

- STATO : Spagna

- ANNO : 2015

- DATA DI EMISSIONE : 1° febbraio

- ARTISTI: Alfonso Morales Muñoz

- TEMA : Grotte di Altamira

- TIRATURA : 4.200.000 ( Circolanti : 4.126.075 / Divisionale FDC : 19.225 / Divisionale FDC “La Rioja” : 20.000 / Divisionale FDC “Baleari” : 20.000 / Divisionale FS : 1.700 / Folder FS : 10.000 / Busta Filatelico – Numismatica : 3.000 )

- DIAMETRO: 25,75 mm

- PESO: 8,50 gr

- SPESSORE: 2,20 mm

- ZECCA: Madrid

 

 

Le Grotte di Altamira, facenti parte delle cosiddette “Cappelle Sistine del Paleolitico” vennero scoperte in modo molto casuale dalla figlia di Marcelino Sanz de Sautuola, Maria di 9 anni, nel 1879, che la ispezionò con una lampada ad olio per poi avvertire il padre, archeologo dilettante. Resosi conto dell’importanza del sito, de Sautuola iniziò ad esplorare il sito con l’archeologo Juan Vilanova y Piera dell’Università di Madrid. C’è da dire una cosa: de Sautuola era a conoscenza della grotta. La stessa era stata in realtà scoperta da un residente della zona, Peres Cubillas Modesto nel 1868. De Sautuola iniziò a visitarla nel 1875, notando alcuni elementi grafici ma senza riportarli alla mano umana e quindi non ci fece molto caso.

Ai tempi l’arte rupestre era sconosciuta quindi il primo pensiero di ogni archeologo non era certo quello di cercare pitture sulle pareti. Fino però al 1879 poiché, come scritto, la figlia dell’archeologo notò nell’entrarci dei dipinti sulle pareti.

De Sautuola pubblicò le sue ricerche in un opuscolo di 44 pagine intitolato: Breves apuntes sobre algunos objetos prehistoricos de la provincia de Santander.

L’anno dopo vi fu il IX Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia preistorica, facendo presente le sue scoperte assieme a Juan Vilanova y Piera dell’Università di Madrid. Purtroppo la gioia della scoperta fu stroncata dagli accademici dell’epoca che, guidati dall’archeologo francese Emile Cartailhac respinsero l’ipotesi che le arti rupestri potessero essere opera antropica paleolitica. Inoltre, de Sautuola venne tacciato di falsificazione poiché le pitture erano considerate troppo in ottimo stato per risalire al Paleolitico, oltre a presentare una conoscenza della prospettiva. Inoltre gli studiosi che ebbero ad esaminare la grotta, notarono come le pareti fossero scevre di fuliggine. L’autenticità dei dipinti rupestri fu negata anche da Edouard Harlé nel 1881.

La rivalsa di Marcelino Sanz de Sautuola venne dopo anni: fra il 1890 ed il 1901 in tutta Europa vennero scoperte diverse grotte contenenti all’interno l’arte rupestre che de Sautuola ebbe a scoprire anni prima in Altamira. Le dichiarazioni di falsificazione ai danni di de Sautuola e di Altamira di anni prima , dopo la scoperta di altre grotte contenenti la stessa arte sembravano traballanti. Lo stesso archeologo preistorico Emile Cartailhac ebbe a tornare sui suoi passi ammettendo di essersi sbagliato a giudicare de Sautuola. Nel 1902 pubblico la sua "Mea culpa d'un sceptique" .

Purtroppo però de Sautuola non visse abbastanza per ricevere le scuse da parte degli accademici della sua epoca. Nato nel 1831, morì nel 1888, esattamente il giorno del suo compleanno, il 2 di giugno.

 

DATAZIONE SCIENTIFICA:

 

I dipinti nelle Grotte di Altamira , secondo le più recenti datazioni con il metodo dell’Uranio-Torio (o “Thorium-230), sono databili fra i 35.000 e i 25.000 anni. Probabilmente sono il frutto di più “pittori rupestri” che nel corso di migliaia di anni hanno arricchita questa grotta con ciò che vedevano nella loro realtà, nel loro quotidiano nell’Europa del Paleolitico. Il metodo dell’Uranio-Torio non risulta invasivo come quello del radiocarbonio. Difatti gli scienziati prendono un campione di piccoli depositi di calcite (10 mg), che si è formata non sotto, ma sopra il dipinto e datano questo. Quindi il dipinto che è sotto è per forza autentico in quanto si data la calcite che si è sopra lo stesso formata dopo l’esecuzione delle pitture. Portati in laboratorio, vengono estratti dalla calcite l’Uranio ed il Torio (metallo debolmente radioattivo) e viene calcolato il loro rapporto con lo spettrometro di massa. 

 

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- TAGLIO : 2 Commemorativo

- STATO : Francia

- ANNO : 2014

- DATA DI EMISSIONE : 6 giugno

- ARTISTI: Yves Sampo

- TEMA : 70° Anniversario del D-DAY

- TIRATURA : 3.019.675 ( Circolanti : 3.000.000 / Coincard FDC : 10.000 / Cofanetto FS : 9.675 )

- DIAMETRO: 25,75 mm

- PESO: 8,50 gr

- SPESSORE: 2,20 mm

- ZECCA: Parigi

 

Dopo lo sbarco in Italia del 1943, gli inglesi e gli statunitensi decisero di creare un altro fronte, ma questa volta dalla parte opposta d’Europa, nel nord. Dato che i tedeschi controllavano ancora buona parte dell’Europa, l’idea era quella di stringere in due morte, da nord a sud, il Reich di Hitler. In più, con i russi a est, Berlino sarebbe stata in una morsa e quindi intrappolata al suo destino finale.

Così si decise per un piano di invasione che prese il nome di “Overlord” . Questa operazione coinvolse 130 mila soldati che sbarcarono, mentre altri 20 mila che si paracadutarono. La mole impressionate degli Alleati (USA – Regno Unito e Canada) fece si che gli uomini sbarcassero in più punti; in posti battezzati come: Utah , Omaha, Sword, Juno e Gold.

La preparazione al combattimento era diversa fra gli inglese e gli statunitensi. Mentre i primi avevano una tradizione militare alle spalle consolidata, i secondi erano composti per lo più da soldati che nella vita erano agricoltori, minatori e pescatori; quindi gente comune.

Quel 6 giugno 1944, giorno che venne poi ricordato come “D-DAY” , ebbe il suo inizio con i lanci delle divisioni aviotrasportate. I ponti sul Canale di Caen vennero occupati dalla 6a divisione britannica. Gli statunitensi con la 82a e la 101a si impadronirono dell’entroterra a ridosso della zona nominata Utah, subendo gravi perdite negli acquitrini e le zone del Cotentin, morendo annegati e trivellati di colpi dai tedeschi e dalla loro aviazione.

I tedeschi risposero però in ritardo all’invasione, complici diversi fattori, come l’inganno degli Alleati nel paracadutare nell’entroterra diversi fantocci, distraendo il nemico verso quell’area anziché sulla costa; ma anche dal fatto che il cinquantaduenne generale Gunther Blumentritt alle ore 6 del mattino, comunicando al quartier generale di Hitler che forse era in atto una invasione, gli venne data risposta che il Fuhrer dormiva e non poteva essere svegliato e quindi l’autorizzazione a procedere contro l’attacco fu negata. La stessa giunse solo 10 ore dopo. A questo si aggiungono altri due fattori determinanti nel fatto che la difesa tedesca fu tardiva e non efficace: i nazisti pensavano che l’attacco fosse giunto da Calais e non da altrove e, fatto non da poco per il morale dei soldati germanici; Erwin Rommel , stimato generale tedesco non solo dai suoi connazionali ma anche dal nemico (mai si macchio di crimini contro l’umanità o di crimini di guerra) non era presente quel giorno in loco poiché era a festeggiare il compleanno della moglie.

Lo sbarco avvenne; e se nonostante le perdite di giovani vite, gli sbarchi sulle “spiagge britanniche” e sulla Utah statunitense alle fine furono un successo, il contrario avvenne ad Omaha dove il fuoco di sbarramento tedesco impedì per diverse ore l’avanzare degli statunitensi. Su quella spiaggia perirono 4.400 persone invocanti la madre nel terrore più totale.

Conquistata la costa, gli Alleati si accorsero che diversi soldati “tedeschi” che si arrendevano provenivano dagli angoli più insoliti del mondo: c’erano musulmani, cinesi, georgiani e cosacchi. Uomini presi prigionieri dai tedeschi fra il 1942 ed il 1943. Se sulla costa questi si arresero, altri continuarono a combattere, tanto che per tutto giugno gli Alleati conquistarono solo qualche metro di terreno; tanto più che a rendere il tutto più ostico vi erano i filari: terrapieni per tenere il bestiame, colmi di vegetazione.

Fra il 18 e 20 luglio 1944, i britannici occuparono Caen con l’Operazione Goodwood, ma oltre a Caen non riuscirono ad avanzare se non per 10 km. A Saint- Lò, gli statunitensi rimasero lì per più di un mese.

La “Battaglia di Normandia” ebbe la sua conclusione dopo la “sacca di Falaise”, con la presa e liberazione di Parigi (19-25 agosto 1944). Questa battaglia, dove spicca il D-DAY, durò 75 giorni. I morti fra gli Alleati ammontavano a 39.976 su uno spiegamento di 209.672 uomini. Per quel che concerne i tedeschi, lo spiegamento fu di 450.000 uomini e fra morti e feriti 240.000 persone.

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(la terza foto è stata fornita da @Don Corleonem)

Modificato da petronius arbiter
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  • 1 mese dopo...

Questa discussione mi è sempre piaciuta molto, ho sempre letto con grande interesse.

Vorrei dare il mio piccolo contributo approfondendo la moneta commemorativa da 2 Euro emessa per il 50° anniversario dei Trattati di Roma; in particolar modo la versione italiana, ma facendo anche accenni alle altre versioni e ad altre monete emesse per la medesima tematica. 

Pubblico due pagine tratte dal libro Storie di monete - Euro (2002-2020) che ho da poco pubblicato e che, in uno dei vari capitoli, va anche ad approfondire l'iconografia delle monete Euro. Spero di fare cosa gradita e che l'inserimento delle pagine in formato immagine non vada contro il regolamento (ho provato a copiare testo e immagini dentro il post ma la formattazione differente rendeva difficilmente leggibile il tutto).

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Il 6/10/2020 alle 06:22, Aristarco dice:

 

- TAGLIO : 2 Commemorativo

- STATO : Francia

- ANNO : 2014

- DATA DI EMISSIONE : 6 giugno

- ARTISTI: Yves Sampo

- TEMA : 70° Anniversario del D-DAY

- TIRATURA : 3.019.675 ( Circolanti : 3.000.000 / Coincard FDC : 10.000 / Cofanetto FS : 9.675 )

- DIAMETRO: 25,75 mm

- PESO: 8,50 gr

- SPESSORE: 2,20 mm

- ZECCA: Parigi

 

 

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Per quanto riguarda questa moneta mi è sempre piaciuta questa foto che ora allego. 

Non so se puoi aggiungerla al tuo messaggio ed editare il mio. 

 

 

Modificato da petronius arbiter
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11 minuti fa, Don Corleonem dice:

Per quanto riguarda questa moneta mi è sempre piaciuta questa foto che ora allego. 

Non so se puoi aggiungerla al tuo messaggio ed editare il mio. 

 

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credimi non so proprio farlo...non mi da l'ok per la modifica dopo diverso tempo dall'aver postato l'argomento

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1 ora fa, Don Corleonem dice:

Per quanto riguarda questa moneta mi è sempre piaciuta questa foto che ora allego. 

Non so se puoi aggiungerla al tuo messaggio ed editare il mio.

 

54 minuti fa, Aristarco dice:

credimi non so proprio farlo...non mi da l'ok per la modifica dopo diverso tempo dall'aver postato l'argomento

L'ho fatto io ;)

@Don Corleonem mi è sembrato di capire che la foto andava cancellata dal tuo post, e così ho fatto, ma se ho sbagliato la rimetto quanto prima.

Buona serata a tutti e due :)

petronius oo)

  • Grazie 1
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Dante Alighieri e le monete da 2€ della Repubblica italiana

Dante Alighieri è raffigurato sulle monete da 2 € della Repubblica italiana di tutti i millesimi dal primo anno di emissione, 2002, e su quelle del 2 € commemorativo, moneta emessa il 22 luglio del 2015 per commemorare il 750° anniversario della sua nascita.

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TAGLIO: 2 euro

STATO: Repubblica italiana

ANNO: dal 2002 ad oggi

AUTORE: Maria Carmela Colaneri “M.C.C.”.

TEMA: Dante

DATA DI EMISSIONE: 15 Dicembre 2001

MATERIALE: Bimetallica: corona esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%); cerchio interno: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%).

Forma: Rotonda/cilidro

DIAMETRO: 25,75 mm

SPESSORE: 2,20 mm

PESO: 8,50 g.

CONTORNO: Su sfondo rigato in incuso si alternano per 6 volte una stella a 5 punte e la cifra 2 che ad ogni alternanza è orientata una volta normalmente e poi rovesciata.

NOTE: è una moneta che a seconda del millesimi è comune o comunissima data l’elevata o elevatissima tiratura, fatta eccezione per i millesimi 2009, 2015, 2016 e 2017 in cui sono stati coniati rispettivamente 1.953.900, 1.959.660, 1.978.560 e 1.976.000 esemplari.

Nella faccia nazionale, nel cerchio interno è raffigurato il profilo di meno di ¾ guardante a sinistra di Dante Alighieri (Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 – Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre 1321), il cui capo è coperto dal cappello/cuffia in voga nel ‘300 e cinto dall’alloro, tratto dall’affresco “Chiesa militante” rappresento nella parte inferiore della “Disputa del Sacramento”, un affresco di circa 770 x 500 cm dipinto da Raffaello Sanzio (Urbino, 28 marzo o 6 aprile 1483 – Roma, 6 aprile 1520) nel 1509 nella Stanza della Segnatura, seconda delle quattro stanze vaticane di Giulio II andando da ovest a est interessate dagli affreschi di Raffaello, oggi facente parte dei Musei Vaticani, e perciò dette anche “Stanze di Raffaello” (nella visita turistica si fa di solito il percorso inverso, passando per un balcone cinquecentesco sul Cortile del Belvedere). Raffaello Sanzio dipinse Dante tra i teologi e i dottori della Chiesa, in quanto il poeta fiorentino era ritenuto filosofo e teologo di chiara fama per le opere da lui scritte in materia religiosa.

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Le foglie di alloro e le fasce della cuffia si spingono nella corona esterna.

Alla base del collo di Dante, sono presenti le lettere “M.C.C.”, iniziali della autrice, Maria Carmela Colaneri; davanti al profilo del volto il monogramma della Repubblica Italiana “RI”, con sotto il millesimo di conio e innanzi al mento il segno della zecca italiana (Istituto Poligrafico e Zecca dello stato di Roma) “R.

Sulla corona esterna vi sono in circolo, a mo’ dei numeri dell’orologio, 12 stelle a cinque punte, rappresentanti l'Unione Europea.

Il rovescio è comune a tutte le monete da 2 €. È opera di Luc Luycx, l’artista e grafico belga vincitore del concorso europeo per il design delle monete dell’Unione Europea. Presenta a sinistra il valore della moneta mentre sulla destra vi è una mappa dell'Europa attraversata da 6 linee che uniscono 12 stelle. Il disegno richiama l'unità dell'Europa mentre le 12 stelle richiamano la bandiera europea. Il disegno della mappa dell’Europa è stato cambiato dal millesimo 2007 in poi per riflettere l’ingresso dei nuovi Stati nell’Eurozona come deciso dal Consiglio degli affari Economici e Finanziari a Lussemburgo il 7 giugno 2005.

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Nella faccia nazionale del 2 € commemorativo del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri coniato nel 2015 dalla Zecca della Repubblica italiana nel cerchio interno è raffigurato Dante Alighieri con la Divina Commedia nella mano sinistra e alle spalle la montagna del Purgatorio, immagine tratta dall’affresco “La Divina Commedia illumina Firenze”, conosciuto anche come “La Divina Commedia di Dante Alighieri”, realizzato nel Duomo di Firenze “Santa Maria del Fiore” nel 1465 da Domenico di Michelino (Firenze, 1417 – Firenze, 18 aprile 1491) e basato su un disegno di Alesso Baldovinetti (Firenze, 14 ottobre 1427 – Firenze, 29 agosto 1499).  Alla sinistra e all’altezza del volto di Dante vi è il segno di zecca "R", mentre tra la montagna del Purgatorio e Dante vi è il monogramma della Repubblica italiana "RI" e al disopra della raffigurazione dalle ore 9 alle 13 ad arco la scritta "DANTE ALIGHIERI"; in basso sotto la montagna del Purgatorio le date su due righe "1265 – 2015" e le lettere "S P", iniziali dell'autrice Silvia Petrassi.

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Sul bordo esterno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

Le caratteristiche ponderali e le note sono le stesse ad eccezione di quelle riportate di seguito perché specifiche del 2€ commemorativo osservato.

ANNO : 2015

AUTORE: Silvia Petrassi "S P".

TEMA: Dante

DATA DI EMISSIONE: 22 luglio 2015

Tiratura 3.500.000 di cui circolanti 3.485.000 e in Coincard 15.000

 

Per approfondire

Dante Alighieri - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Dante_Alighieri

Disputa del Sacramento - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Disputa_del_Sacramento

Raffaello Sanzio - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Raffaello_Sanzio

Stanza della Segnatura - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Stanza_della_Segnatura

Stanze di Raffaello - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Stanze_di_Raffaello

Maria Carmela Colaneri - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Maria_Carmela_Colaneri

MARIA CARMELA COLANERI - MeBnetmebnet.altervista.org › Libro › maria_carmela_colaneri

Luc Luycx - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Luc_Luycx

 

La Divina Commedia illumina Firenze - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › La_Divina_Commedia_illumi...

Domenico di Michelino - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Domenico_di_Michelino

Cattedrale di Santa Maria del Fiore - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Cattedrale_di_Santa_Maria_de...

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  • 3 mesi dopo...

2 € 2015 - 750° anniversario della nascita di Dante – Repubblica di San Marino

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Una moneta da 2 € commemorante il 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri venne emessa l’8 aprile 2015 anche dalla Repubblica di San Marino che pur non facendo parte dell'Unione Europea, in virtù dell'accordo siglato con la Repubblica Italiana, per conto della Comunità Europea, il 29 novembre 2000, sostituito dalla Convenzione monetaria con l'Unione europea del 26 aprile 2012, può coniare monete in euro con la propria faccia nazionale.

TAGLIO: 2 euro

STATO: Repubblica di San Marino

ANNO: 2015

AUTORE: Annalisa Masini “AM”

TEMA: 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri

DATA DI EMISSIONE: 8 aprile 2015

MATERIALE: Bimetallica: corona esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%); cerchio interno: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%).

Forma: Cilindro

DIAMETRO: 25,75 mm

SPESSORE: 2,20 mm

PESO: 8,50 g.

CONTORNO: Su sfondo rigato in incuso si alternano per 6 volte una stella a 5 punte e la cifra 2 che ad ogni alternanza è orientata una volta normalmente e poi rovesciata.

Tiratura: totale 102400 - Folder FDC 100000, Divisionale FS 2400

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Nel cerchio interno di nichel-ottone al dritto è effigiato il profilo volto a sinistra di Dante Alighieri, tagliato all’attaccatura dell’orecchio dalla scritta in verticale "DANTE" racchiusa in un trapezio isoscele con i lati obliqui curvi e a seguire all’altezza della testa della A di Dante il segno di zecca "R", all’altezza della N le date "1265/2015" su due linee e all’altezza del piede delle T le iniziali dell'autrice Annalisa Masini "AM", poste ruotate di 90°; quasi al bordo del cerchio interno la scritta ad arco "SAN MARINO". Le scritte "DANTE" e "SAN MARINO" sono ispirate ai caratteri della Divina Commedia. Sulla corona esterna di rame-nichel sono rappresentate le 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

Al contorno su sfondo rigato in incuso si alternano per 6 volte una stella a 5 punte e la cifra 2 che ad ogni alternanza è orientata una volta normalmente e poi rovesciata. .

Vennero coniati 102.400 esemplari di cui 100.000 per i folder fior di conio e 2.400 per le divisionali fondo specchio.

L’Ufficio Filatelico e Numismatico di San Marino fece realizzare un cofanetto, in soli 2400 esemplari per contiene le otto monete standard, la 2 euro celebrante il 750° anniversario della nascita di Dante e quella disegnata dal designer, disegnatore di caratteri tipografici e professore (all'Università delle Arti di Brema) tedesco Erik Spiekermann (Stadthagen, 30 maggio 1947) per celebrare il 25° anniversario della riunificazione della Germania.

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Il volto di Dante è tratto da un dipinto di Sandro Botticelli (vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510) del 1495 conservato a Ginevra in una collezione privata. Non si sa chi lo commissionò e neanche il motivo; forse Botticelli lo fece per se stesso, infatti era un grande ammiratore del poeta. Essendo vissuto molti anni dopo la morte di Dante, per farlo dovette leggere le testimonianze scritte di molti dotti trecenteschi, tra cui quelle di Giovanni Boccaccio e la raffigurazione fatta da Giotto (Giotto Di Bondone, forse ipocoristico di Ambrogio (Ambrogiotto), o Angelo, Parigiotto, Ruggero (Ruggerotto), o ancora da Biagio, senza escludere l’ipotesi che Giotto possa essere un nome proprio), che, essendo nato a Colle di Vespignano nel 1267 e morto a Firenze l’8 gennaio 1337, fu coetaneo, concittadino e, secondo la tradizione, anche amico di Dante. Non è chiaro neanche se l'opera sia stata realizzata direttamente da Botticelli o sia frutto di un lavoro di bottega, ma indiscutibile è la fattura dell'opera, realizzata con grande perizia, certo è che, la raffigurazione del Sommo Poeta si ispira ai modelli tramandati dall’iconografia tre-quattrocentesca, a partire dall’affresco di scuola giottesca della cappella del Bargello. Botticelli illustrò anche l'Inferno dantesco, in un progetto che realizzò a più riprese e che durò molti anni.

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Lo stesso volto, ma completo, è effigiato nella 500 lire in argento 835‰ emessa nel 1965 per commemorare il 700° anniversario della sua nascita appunto detta “500 lire Dante”. Infatti nel contorno che è liscio presenta un largo filetto orizzontale in cui è impressa la scritta in rilievo “7° CENTENARIO DELLA NASCITA DI DANTE”.

Di Dante Alighieri, battezzato il 27 marzo Sabato santo del 1266, come Durante di Alighiero degli Alighieri, non si conosce con esattezza la data di nascita: è ricavata sulla base delle allusioni autobiografiche riportate nella Vita Nova (scritta tra il 1292 ed il 1295) e nella cantica dell'Inferno, la prima delle tre cantiche della Divina Commedia (composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321) che comincia “Nel mezzo del cammin di nostra vita” e dato che l’immaginario viaggio nell’oltretomba, in essa descritto, avviene nel 1300 e la metà della vita dell'uomo è, per Dante, il trentacinquesimo anno di vita, la sua nascita risalirebbe al 1265 e in alcuni versi del Paradiso, la terza delle tre cantiche della Divina Commedia, si legge che nacque sotto il segno dei Gemelli, quindi in un periodo compreso fra il 21 maggio e il 21 giugno.

Il nome "Dante", secondo la testimonianza del figlio Jacopo Alighieri (Firenze, ante 1300, forse 1297 – Firenze (?),1348) è un ipocoristico di Durante; nei documenti era seguito dal patronimico “Alagherii” o “de Alagheriis”: il nome “Dante Alighieri" si afferma grazie al poeta e scrittore Giovanni Boccaccio (Certaldo o forse Firenze, giugno o luglio 1313 – Certaldo, 21 dicembre 1375).

Certa è la data di morte di Dante, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321,

Il rovescio è comune a tutte le monete da 2 €. È opera di Luc Luycx, l’artista e grafico belga vincitore del concorso europeo per il design delle monete dell’Unione Europea. Presenta a sinistra il valore della moneta mentre sulla destra vi è una mappa dell'Europa attraversata da 6 linee che uniscono 12 stelle. Il disegno richiama l'unità dell'Europa mentre le 12 stelle richiamano la bandiera europea. Il disegno della mappa dell’Europa è stato cambiato dal millesimo 2007 in poi per riflettere l’ingresso dei nuovi Stati nell’Eurozona come deciso dal Consiglio degli affari Economici e Finanziari a Lussemburgo il 7 giugno 2005.

Autore del dritto: Annalisa Masini (Roma, 27 gennaio 1966) vive a Roma e lavora dal 1984 come incisore di monete e medaglie presso la Zecca di Stato, dopo aver frequentato dal 1979 al 1981 la "Scuola dell'Arte della Medaglia - Giuseppe Romagnoli -" e aver lavorato come incisore e modellista presso gli stabilimenti "Emilio Senese" di Milano e "Pacchiani e Barlacchi" di Firenze. È autrice di diverse monete: nel 2007 ha disegnato la moneta da 20 e 50 € “Convivenza sociale” in oro 900‰; nel 2009 la moneta commemorativa da 2€ per San Marino celebrante “l’Anno europeo della creatività e dell’innovazione” e il 20 € oro 900 ‰ celebrante i “Tesori sammarinesi“. Nel 2010 realizza il verso della moneta da 20 € in oro 900‰ sempre dei “Tesori sammarinesi”; il dritto è a firma di Ettore Lorenzo Frapiccini (Buenos Aires, 17 novembre 1957), che, trasferitosi dal 1964 in Italia, attualmente vive a Roma e lavora. Masini Annalisa ha disegnato anche la moneta celebrativa del 2014 da 5 euro del Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea in argento 925‰. Annovera molti disegni di monete; ultime al momento i 5 euro in argento 925‰ Serie Eccellenze Italiane - NUTELLA® del Gruppo Ferrero del 2021 nelle varianti rosso, bianco e verde emesse il 5 febbraio ’21. Con Sara Bulgarelli gestisce l’agenzia cesenatica “Oltre l’Evento Wedding Planners” per la quale realizza eventi.

 

Per approfondire

Sandro Botticelli - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Sandro_Botticelli

Dante Alighieri - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Dante_Alighieri

DANTE APPRODA DI NUOVO SUI 2 EURO: STAVOLTA ... www.ilgiornaledellanumismatica.it › dante-approda-di-...

Luc Luycx - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Luc_Luycx

Repubblica di San Marino | Emissioni 2015

Repubblica di San Marino - Il Giornale della Numismatica

www.ilgiornaledellanumismatica.it › emissioni-san-mari...

SCINTILLANO IN FONDO SPECCHIO TUTTE LE ... www.ilgiornaledellanumismatica.it › scintillano-in-fond...

Annalisa Masini - CATALOGO EURO - Lamoneta.itcatalogo-euro.lamoneta.it › zecchieri › Annalisa Masini

Annalisa Masini - Numismatica Italiana - Lamoneta.itnumismatica-italiana.lamoneta.it › zecchieri › Annalisa ...

Chi è Annalisa Masini, la disegnatrice della moneta della ...formiche.net › 2014/06 › chi-ha-disegnato-la-moneta-d...

Erik Spiekermann - Wikipediait.wikipedia.org › wiki › Erik_Spiekermann

 

 

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  • 4 mesi dopo...

Tra le monete avute in resto per una corsa in taxi di ieri, un 2 Euro di Grecia 2010 che commemora i 2500 anni dalla battaglia di Maratona .

Al diritto la piccola figura di un oplita : per un numismatico ellenofilo come VALTERI, forse il più suggestivo degli Euro commemorativi .

Si potrebbe poi anche ricordare che Eschilo, uno dei grandi poeti tragici dell'antichità, quel giorno era oplita tra gli opliti di Atene .

una buona giornata

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