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Sul "restauro" delle monete antiche


Risposte migliori

Personalmente ritengo che interventi profondi di restauro vadano citati unicamente se aggiungono alla moneta qualcosa che prima non c'era: esempio il classico foro otturato o il "ringiovanimento" del ritratto (restauro ai capelli o al profilo).

Per quanto riguarda il bronzo dovremmo anche convincerci del fatto che la quasi totalità di queste monete è stata oggetto di una qualche pulitura, chimica o meccanica, nel corso dei secoli e che esemplari realmente "untouched" sono rarissimi.

Non passa giorno che non si trovino sul web esempi di monete "prima e dopo la cura": in alcuni casi l'esemplare ha guadagnato dall'intervento (vedi il follis di Costantino al post 74), in altri casi no (il Sesterzio di M. Aurelio al post 1). A mio avviso solo il lavoro che ha interessato il sesterzio andrebbe citato, avendo aggiunto particolari che sulla moneta originale non c'erano.

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A parte la discussione che è molto interessante,personalmente penso che nel post # 1 ci troviamo di fronte a due sesterzi diversi basta osservare il perlinato del rovescio per rendersi conto che non sono gli stessi.

Saluti

Babelone

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Dico la mia piuttosto velocemente.

Se andaste in un museo e vedeste un mosaico (sai di quelli asportati dai siti e appesi a mo' di quadri nei musei), mancante di alcune parti ma integrato con tessere volte a ricostruirlo interamente senza nessun tipo di accorgimento per il riconoscimento futuro (se non l'evidente incapacità di riprodurre l'arte antica), cosa pensereste? Domanda retorica, così come è retorica la prossima.

Sempre nel solito museo, nella sezione etrusca, trovate un bel cratere etrusco corinzio dal quale è "partita" la pittura di alcune pantere, o anatre...ma aspetta, il "restauratore" ha vi ha dipinto sopra con vernice indelebile ciò che pensava ci fosse...e quindi, ecco ricomparire il disegno per intero. Vi piacerebbe?

Tutti gli oggetti archeologici vengono DA SOTTO TERRA prima o dopo, TUTTI ci sono stati e si sono patinati, consunti, concrezionati, rotti, scoloriti ecc ecc...l'intervento umano, teso alla CONSERVAZIONE post scavo, sta nel tentare di riportarlo alla situazione pre-sotterramento, pulendolo e liberandolo da ciò che ECCEDE (sedimenti, concrezioni e quant'altro). TUTTO ciò che viene creato ad hoc, è un restauro integrativo...ma fortunatamente si è ben visto di proibire il restauro mascherato...e infatti troverete vasi rossi ricostruiti delle parti mancanti con ceramica nera e mosaici ricostruiti con tessere grigie.

Le monete, essendo appetibili per il commercio più di qualsiasi altro oggetto, invece, si ritrovano molto spesso nelle condizioni di essere sottoposte a restauro integrativo (sia in positivo che in negativo), perché si tappa il buco se c'è (magari nascondendolo il più possibile) oppure in negativo TOGLIENDO metallo ORIGINALE per ricreare i rilievi.

Tutto ciò è, passatemi il termine, abbastanza schifoso (nel senso proprio del gusto mio).

PULIRE è asportare materiale e concrezioni e mi va più che bene.

Tutto ciò che intacca il metallo ORIGINALE, invece, rende per me la moneta un falso storico (perché di metallo antico)/moderno (ricostruito ora).

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A parte la discussione che è molto interessante,personalmente penso che nel post # 1 ci troviamo di fronte a due sesterzi diversi basta osservare il perlinato del rovescio per rendersi conto che non sono gli stessi.

Saluti

Babelone

A me sembrano uguali...la differenza che vedi nella distanza tra il perlinato e il bordo è dovuta all'inclinazione della foto, che in quella post pulitura è più verticale e non fa vedere parzialmente il bordo

come invece fa quella ante pulitura.

Per quello sembra che gli spazi siano diversi.

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La discussione e' interessante perché, accanto alle questioni tecniche, ve n'è una metafisica data dalla persistenza dell' ente che abbia subito, nel tempo, rimaneggiamenti delle sue parti.

Vi invito a considerare, a tal fine, il paradosso della nave di Teseo.

Con il trascorrere del tempo si restaurano le vele, poi il ponte, quindi il fasciame della chiglia.

Quando quella nave non è più la nave di Teseo?

Polemarco

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La discussione e' interessante perché, accanto alle questioni tecniche, ve n'è una metafisica data dalla persistenza dell' ente che abbia subito, nel tempo, rimaneggiamenti delle sue parti.

Vi invito a considerare, a tal fine, il paradosso della nave di Teseo.

Con il trascorrere del tempo si restaurano le vele, poi il ponte, quindi il fasciame della chiglia.

Quando quella nave non è più la nave di Teseo?

Polemarco

Cosa si intende con " restauro"...il nocciolo è tutto qui.
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Ciao.

"Se andaste in un museo e vedeste un mosaico (sai di quelli asportati dai siti e appesi a mo' di quadri nei musei), mancante di alcune parti ma integrato con tessere volte a ricostruirlo interamente senza nessun tipo di accorgimento per il riconoscimento futuro (se non l'evidente incapacità di riprodurre l'arte antica), cosa pensereste? Domanda retorica, così come è retorica la prossima."

"PULIRE è asportare materiale e concrezioni e mi va più che bene.

Tutto ciò che intacca il metallo ORIGINALE, invece, rende per me la moneta un falso storico (perché di metallo antico)/moderno (ricostruito ora)."

Vorrei fare una premessa di princpio e poi una considerazione.

Partiamo dal presupposto che non si può discutere di originalità di un oggetto (archeologico?) alla stregua di un intervento di restauro che piace o che non piace, perchè altrimenti il criterio sarebbe troppo soggettivo.

Detto questo, proprio l'altro giorno, a proposito di mosaici e a proprosito di quanto scritto da Mirko, notavo in un sito archeologico vicino a casa mia due giovani archeologi intenti a restaurare un mosaico.

Avevano davanti a se un grande secchio contenente un enorme numero di tessere divise per colore e, con infinita ed ammirevole pazienza, le collocavano, una per una, nelle parti vuote del mosaico.

Il mosaico è policromo e le tessere, a loro volta, riprendevano quanto più possibile i colori originali ma, a dire il vero, non erano esattamente dello stesso colore (ma si può intuire facilmente perchè non potessero essere identiche a quelle di 2000 anni fa!).

Mentre guardavo gli archeologici lavorare, ponevo a me stesso una domanda: ma questo restauro "falsifica" il mosaico?

Girandomi intorno, vedevo poi delle "Domus", restaurate con cemento e calce e persino delle colonne, che si erano frammentate, erano state "ricomposte" con l'ausilio di "graffe", in modo certamente professionale ma indubbiamente visibile anche ad un non esperto come me.

La domanda che mi ponevo adesso si estendeva a considerare se tutti quegli interventi avessero "falsificato" gli originali manufatti.

Alla fine, la risposta che mi sono dato (non so, ovviamente, se sia giusta...) e che quei restauri, ancorchè in qualche misura alteranti l'originale manufatto, non lo "falsificavano", in quanto l'estrema conseguenza di una risposta opposta sarebbe quella che qualunque antico manufatto non sarebbe restaurabile (salvo forse solo la sua pulizia..), perchè di norma un restauro comporta un quid novi diverso, per tecnica, per materiali e forse anche per "cultura" dei contemporanei restauratori, con l'originale manufatto.

Mutatis mutandis è la stessa considerazione la farei per le monete.

Saluti.

M.

Modificato da bizerba62
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Io infatti ho detto il mio parere. Soggettivo, ma che si basa sulle teorie del Restauro (per la verità non mi piacque molto il corso, ma solo perché non era ben insegnato) del giorno d'oggi.

Ad oggi, si conserva, si integra, si ricostruisce...ma sempre secondo l'etica del poter riconoscere l'integrazione e/o la ricostruzione.Tutto questo è contraddistinto da una costante...quella che non si deve alterare il bene.

Ho molto apprezzato le ricostruzioni di statue in bronzo con ceramica dipinta di verde, per esempio.

Il mosaico che stavano ricomponendo, se è facilmente riconoscibile, ben venga quell'integrazione. Idem per le murature.

Esempio pratico:

in due siti archeologici nei quali scavo attivamente da diversi anni, ho personalmente ricostruito le fondamenta di alcuni muri. Sapevamo grazie alle fosse di fondazione che lì c'era un muro, ma gli avventori bizantini e medievali lo avevano spoliato. Essendo il sito etrusco, abbiamo integrato le fondamenta esistenti con nuove fondamenta. In questo caso considero la ricostruzione alla stregua di un buco tappato, in quanto le nuove mura sono riconoscibilissime rispetto a quelle antiche.

In una villa romana, è stato trovato un pavimento di mattoncini ad esagono. Una stanza ne aveva conservati solo metà...l'altra metà l'abbiamo ricostruita con le procedure dell'epoca e poi li abbiamo murati. Anche in questo caso, i nuovi mattoni sono riconoscibilissimi.

Le strutture in alzato, sono molto sensibili, quindi, sono accettati anche tiranti e gettate di cemento, purché non crolli ciò che ne è rimasto. Ovviamente, il tutto deve essere progettato in modo da non "disturbare" il sito.

Con le monete è uguale...come si può accettare che una mano moderna reincida ex-novo una moneta antica? Soprattutto se l'intervento è teso a frodare l'acquirente? Perché questa di sicuro non è una pratica da museo.

Pulitele le monete...ma non ribulinatele per favore. :D

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Stò seguendo con molto interesse questa discussione e dopo un paio di interventi che ho fatto sulla strumentazione ottica (microscopi) utilizzata per il restauro, vorrei intervenire proprio sulla materia del restauro in generale.

Interessandomi di oreficeria ed argenteria antiche, spesso mi sono stati sottoposti ad esame per valutazione sia oggetti da restaurare che restaurati.

Da ciò è sorta la necessità di approfondire sia argomenti tecnici quali: fusione,incisione, sbalzo, granulazione, saldatura, sia i concetti e la teoria del restauro. A tal fine raccomando a chiunque si interessa di restauro (a tutti i livelli!) di leggere e studiare il seguente testo:

Cesare Brandi- Teoria del restauro (Ed. Piccola Biblioteca Einaudi- Euro 14.00)

E proprio da tale testo mi permetto di riportare qui alcuni concetti che penso possano fare chiarezza anche per le monete e le medaglie, che sono anch'esse opere d'arte.

Definizione di Restauro

Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro.

I principi del Restauro

  1. Si restaura solo la materia dell'opera d'arte.
  2. Il restauro deve mirare al ristabilimento della unità potenziale dell'opera d'arte, purché ciò sia possibile senza commetter un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera nel tempo.

Patina

Dal punto di vista storico , la conservazione della patina, come la novità della materia riveve attraverso il tempo ed è quindi testimonianza del tempo trascorso, non solo è ammissibile ma tassativamente richiesta.

Trattamento delle lacune

Qualsiasi intervento volto ad integrare per induzione o per approssimazione l'immagine nelle sue lacune, è un intervento che esorbita da quella considerazione dell'opera d'arte che siamo astretti ad osservare, in quanto che noi non siamo l'artista creatore, noi non possiamo invertire il corso del tempo e insediarci con legittimità in quel momento in cui l'artista stava creando la parte che ora manca. L'unico nostro arrangiamento è di considerare l'opera d'arte nella presenza attuale e di astringere il nostro comportamento al rispetto dell'opera che implica la sua conservazione ed il rispetto dell'integrità di quanto è giunto sino a noi , senza pregiudicarne il futuro.

Queste sono alcune parti del libro che ritengo fondamentali, lasciando a Voi il piacere di leggere (studiare!) l'interezza del testo.

A conforto di quanto letto, mi sono voluto confrontare con un operatore del settore, l'argentiere, restauratore e critico d'arte Claudio Franchi, che ha restaurato recentemente il Tesoro di San Gennaro ed altre opere d'arte sacra, il quale mi ha confermato che il suo modus operandi segue pedissequamente i principi espressi dal Brandi, utilizzando le tecniche operative che usavano gli argentieri nei secoli scorsi.

In funzione di quanto sopra, ritengo che gli interventi che si possono attuare sulle monete dovrebbero consistere esclusivamente nella pulizia, senza bulinature o rifacimenti di parti o scritte, "senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera d'arte nel tempo".

Modificato da claudioc47
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Stò seguendo con molto interesse questa discussione e dopo un paio di interventi che ho fatto sulla strumentazione ottica (microscopi) utilizzata per il restauro, vorrei intervenire proprio sulla materia del restauro in generale.

Interessandomi di oreficeria ed argenteria antiche, spesso mi sono stati sottoposti ad esame per valutazione sia oggetti da restaurare che restaurati.

Da ciò è sorta la necessità di approfondire sia argomenti tecnici quali: fusione,incisione, sbalzo, granulazione, saldatura, sia i concetti e la teoria del restauro. A tal fine raccomando a chiunque si interessa di restauro (a tutti i livelli!) di leggere e studiare il seguente testo:

Cesare Brandi- Teoria del restauro (Ed. Piccola Biblioteca Einaudi- Euro 14.00)

E proprio da tale testo mi permetto di riportare qui alcuni concetti che penso possano fare chiarezza anche per le monete e le medaglie, che sono anch'esse opere d'arte.

Definizione di Restauro

Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro.

I principi del Restauro

  • Si restaura solo la materia dell'opera d'arte.
  • Il restauro deve mirare al ristabilimento della unità potenziale dell'opera d'arte, purché ciò sia possibile senza commetter un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera nel tempo.
Patina

Dal punto di vista storico , la conservazione della patina, come la novità della materia riveve attraverso il tempo ed è quindi testimonianza del tempo trascorso, non solo è ammissibile ma tassativamente richiesta.

Trattamento delle lacune

Qualsiasi intervento volto ad integrare per induzione o per approssimazione l'immagine nelle sue lacune, è un intervento che esorbita da quella considerazione dell'opera d'arte che siamo astretti ad osservare, in quanto che noi non siamo l'artista creatore, noi non possiamo invertire il corso del tempo e insediarci con legittimità in quel momento in cui l'artista stava creando la parte che ora manca. L'unico nostro arrangiamento è di considerare l'opera d'arte nella presenza attuale e di astringere il nostro comportamento al rispetto dell'opera che implica la sua conservazione ed il rispetto dell'integrità di quanto è giunto sino a noi , senza pregiudicarne il futuro.

Queste sono alcune parti del libro che ritengo fondamentali, lasciando a Voi il piacere di leggere l'interezza del testo.

A conforto di quanto letto, mi sono voluto confrontare con un operatore del settore, l'argentiere, restauratore e critico d'arte Claudio Franchi, che ha restaurato recentemente il Tesoro di San Gennaro ed altre opere d'arte sacra, il quale mi ha confermato che il suo modus operandi segue pedissequamente i principi espressi dal Brandi, utilizzando le tecniche operative che usavano gli argentieri nei secoli scorsi.

In funzione di quanto sopra, ritengo che gli interventi che si possono attuare sulle monete dovrebbero consistere esclusivamente nella pulizia, senza bulinature o rifacimenti di parti o scritte, "senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera d'arte nel tempo".

Grazie per il consiglio! Questo libro si occupa mica del restauro in termini un po troppo tecnici per i non addetti ai lavori? Perché se mi confermi che è giustamente aderente anche alle monete potrebbe essere illuminante leggerlo.

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Il testo tratta solo della "teoria del restauro", quindi i principi e le linee guida su cui si dovrebbero muovere gli addetti ai lavori, da quello che mi risulta è un testo utilizzato anche all'Istituto Centrale del Restauro. E' un testo di non facilissima lettura (io sostengo che più studiato che letto!) ma con pazienza ed applicazione è accessibile a tutti. Non tratta di tecnica. Io ritengo, come ho già detto, che i principi espressi sono certamente applicabili anche alle monete antiche, quali opere d'arte.

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Il testo tratta solo della "teoria del restauro", quindi i principi e le linee guida su cui si dovrebbero muovere gli addetti ai lavori, da quello che mi risulta è un testo utilizzato anche all'Istituto Centrale del Restauro. E' un testo di non facilissima lettura (io sostengo che più studiato che letto!) ma con pazienza ed applicazione è accessibile a tutti. Non tratta di tecnica. Io ritengo, come ho già detto, che i principi espressi sono certamente applicabili anche alle monete antiche, quali opere d'arte.

È quindi un trattato sui principi e aspetti filosofici!! Si ho visto che anche la lingua è piuttosto raffinata. Grazie!!

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Ciao.

"Se andaste in un museo e vedeste un mosaico (sai di quelli asportati dai siti e appesi a mo' di quadri nei musei), mancante di alcune parti ma integrato con tessere volte a ricostruirlo interamente senza nessun tipo di accorgimento per il riconoscimento futuro (se non l'evidente incapacità di riprodurre l'arte antica), cosa pensereste? Domanda retorica, così come è retorica la prossima."

"PULIRE è asportare materiale e concrezioni e mi va più che bene.

Tutto ciò che intacca il metallo ORIGINALE, invece, rende per me la moneta un falso storico (perché di metallo antico)/moderno (ricostruito ora)."

Vorrei fare una premessa di princpio e poi una considerazione.

Partiamo dal presupposto che non si può discutere di originalità di un oggetto (archeologico?) alla stregua di un intervento di restauro che piace o che non piace, perchè altrimenti il criterio sarebbe troppo soggettivo.

Detto questo, proprio l'altro giorno, a proposito di mosaici e a proprosito di quanto scritto da Mirko, notavo in un sito archeologico vicino a casa mia due giovani archeologi intenti a restaurare un mosaico.

Avevano davanti a se un grande secchio contenente un enorme numero di tessere divise per colore e, con infinita ed ammirevole pazienza, le collocavano, una per una, nelle parti vuote del mosaico.

Il mosaico è policromo e le tessere, a loro volta, riprendevano quanto più possibile i colori originali ma, a dire il vero, non erano esattamente dello stesso colore (ma si può intuire facilmente perchè non potessero essere identiche a quelle di 2000 anni fa!).

Mentre guardavo gli archeologici lavorare, ponevo a me stesso una domanda: ma questo restauro "falsifica" il mosaico?

Girandomi intorno, vedevo poi delle "Domus", restaurate con cemento e calce e persino delle colonne, che si erano frammentate, erano state "ricomposte" con l'ausilio di "graffe", in modo certamente professionale ma indubbiamente visibile anche ad un non esperto come me.

La domanda che mi ponevo adesso si estendeva a considerare se tutti quegli interventi avessero "falsificato" gli originali manufatti.

Alla fine, la risposta che mi sono dato (non so, ovviamente, se sia giusta...) e che quei restauri, ancorchè in qualche misura alteranti l'originale manufatto, non lo "falsificavano", in quanto l'estrema conseguenza di una risposta opposta sarebbe quella che qualunque antico manufatto non sarebbe restaurabile (salvo forse solo la sua pulizia..), perchè di norma un restauro comporta un quid novi diverso, per tecnica, per materiali e forse anche per "cultura" dei contemporanei restauratori, con l'originale manufatto.

Mutatis mutandis è la stessa considerazione la farei per le monete.

Saluti.

M.

Hai assistito a quello che viene definito "restauro conservativo" che tende a rimpiazzare le parti mancanti, che devono essere riconoscibili rispetto alle parti originali altrimenti si falsificherebbe l'opera. Per quello che le tessere erano di colore leggermente diverso dall'originale. Anche nel restauro dell Sistina alcune parti sono state integrate con la tecnica del "tratteggio", non visibile dai visitatori, ma visibilissimo a distanza ravvicinata.

Per le monete deve valere lo stesso principio. Per quelle postate, con l'opera di "restauro" (!?) effettuata, si è snaturata completamente l'originalità della moneta eliminando i segni del tempo trascorso.

Modificato da claudioc47
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Quindi, per seguire alla lettera i principi del libro che hai esposto, le monete andrebbero lasciate con alcune concrezioni sopra onde evitare di intaccare la patina giusto?

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Bhè le concrezioni se sono di facile asportazione fanno parte delle operazioni di pulizia. Io ho fatto delle prove su alcune monete di basso valore, dopo alcuni giorni in acqua demineralizzata, operando al microscopio, con un normale stuzzicadenti, le concrezioni di terriccio sono venute via. Certo quelle che aderiscono alla patina, secondo me, vanno lasciate dove sono, anche perché per toglierle c'è il rischio di intaccare la patina.

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Stò seguendo con molto interesse questa discussione e dopo un paio di interventi che ho fatto sulla strumentazione ottica (microscopi) utilizzata per il restauro, vorrei intervenire proprio sulla materia del restauro in generale.

Interessandomi di oreficeria ed argenteria antiche, spesso mi sono stati sottoposti ad esame per valutazione sia oggetti da restaurare che restaurati.

Da ciò è sorta la necessità di approfondire sia argomenti tecnici quali: fusione,incisione, sbalzo, granulazione, saldatura, sia i concetti e la teoria del restauro. A tal fine raccomando a chiunque si interessa di restauro (a tutti i livelli!) di leggere e studiare il seguente testo:

Cesare Brandi- Teoria del restauro (Ed. Piccola Biblioteca Einaudi- Euro 14.00)

E proprio da tale testo mi permetto di riportare qui alcuni concetti che penso possano fare chiarezza anche per le monete e le medaglie, che sono anch'esse opere d'arte.

Definizione di Restauro

Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro.

I principi del Restauro

  1. Si restaura solo la materia dell'opera d'arte.
  2. Il restauro deve mirare al ristabilimento della unità potenziale dell'opera d'arte, purché ciò sia possibile senza commetter un falso artistico o un falso storico, e senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera nel tempo.

Patina

Dal punto di vista storico , la conservazione della patina, come la novità della materia riveve attraverso il tempo ed è quindi testimonianza del tempo trascorso, non solo è ammissibile ma tassativamente richiesta.

Trattamento delle lacune

Qualsiasi intervento volto ad integrare per induzione o per approssimazione l'immagine nelle sue lacune, è un intervento che esorbita da quella considerazione dell'opera d'arte che siamo astretti ad osservare, in quanto che noi non siamo l'artista creatore, noi non possiamo invertire il corso del tempo e insediarci con legittimità in quel momento in cui l'artista stava creando la parte che ora manca. L'unico nostro arrangiamento è di considerare l'opera d'arte nella presenza attuale e di astringere il nostro comportamento al rispetto dell'opera che implica la sua conservazione ed il rispetto dell'integrità di quanto è giunto sino a noi , senza pregiudicarne il futuro.

Queste sono alcune parti del libro che ritengo fondamentali, lasciando a Voi il piacere di leggere (studiare!) l'interezza del testo.

A conforto di quanto letto, mi sono voluto confrontare con un operatore del settore, l'argentiere, restauratore e critico d'arte Claudio Franchi, che ha restaurato recentemente il Tesoro di San Gennaro ed altre opere d'arte sacra, il quale mi ha confermato che il suo modus operandi segue pedissequamente i principi espressi dal Brandi, utilizzando le tecniche operative che usavano gli argentieri nei secoli scorsi.

In funzione di quanto sopra, ritengo che gli interventi che si possono attuare sulle monete dovrebbero consistere esclusivamente nella pulizia, senza bulinature o rifacimenti di parti o scritte, "senza cancellare ogni traccia del passaggio dell'opera d'arte nel tempo".

Sottoscrivo pienamente.

A scanso di equivoci, quando prima ho scritto che il possessore di una moneta, se gli piace restaurarla è libero di farlo fare, non intendevo con questo dire che condividevo l'azione di restaurare una moneta. Ma non spetta a me decidere per nessun altro e quindi se a qualcuno piace la moneta restaurata, non ho motivo per cruiticarlo e neppure per mettere in discussione il suo gusto.

Cosa ben diversa è restaurare una moneta per scopi commerciali, ovvero aumentarne la vendibilità e il prezzo. Questo tipo di restauro a mio vedere è un inganno, quando non esplicitamente dichiarato. E uno degli aspetti più frequenti del restauro e la "ripatinatura" della moneta, per darle un aspetto più omogeneo, un colore più gradito, ma soprattutto per cancellare quanto più possibile l'evidenza del restauro effettuato.

La verità è che gran parte delle monete in commercio sono restaurate, e non solo pulite (poiché non considero pulizia un trattamento che intacca la patina originale della moneta) senza che tale restauro venga dichiarato.

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@@antvwaIa Avevo capito perfettamente lo spirito del tuo intervento. Se si smettesse di dare la caccia spasmodica alle alte conservazioni, ma si valorizzasse maggiormente il valore storico delle monete. tutto il problema restauro verrebbe ridimensionato drasticamente.

Modificato da claudioc47
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Non so se Numizmo con "castronerie" si riferiva all'uso di micro frese a controllo numerico. Non mi pare assurdo immaginarne l'uso per falsi di notevole importanza. La Johnson e altre fabbriche di medaglie usano proprio la micro fresa a CN quando producono pezzi unici o quasi unici, e comunque il suo uso è normale nel caso della fabbricazione dei conii.

In quanto al pantografo, il suo uso è molto antico. Ovviamente ha bisogno di un modello in scala (per esempio 10:1) da copiare. Già un centinaio di anni fa si usava per produrre i prototipi delle monete. Possiedo il modello del 5 lire del 1911 usato per fabbricare con il pantografo il prototipo.

2mzky13.jpg

Ovviamente, per falsificare o "ricostruire" monete di valore non elevatissimo non si ricorre a strumenti così sofisticati, non tanto per il costo in sé dell'attrezzatura, quanto perché il loro impiego richiede la presenza di un tecnico atto.

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Tornando al restauro, senza intenzioni falsificatorie, si è fatto il confronto con l'archeologia.

Facciamolo pure.

Nell'archeologia il restauro è sempre molto visibile e serve per salvaguardare l'integrità di un oggetto e/o per renderlo ftuibile. Per esempio, ricostruendo il muro di un edificio antico con materiale originale, spesso è necessario integrarlo con aggiunte che vengono fatte in cemento o mattoni e sono finalizzate sia a far comprendere la forma di quel muro o parte di edificio, ma anche (e soprattutto) a mantenerlo nel tempo. Il restauro può essere anche molto importante, se indispensabile, ma deve sempre essere molto visibile. Knosso è stata restaurata da Evans (mi pare che fosse Evans) ridipingendo, inventando, ricostruendo: sarà anche un successo in termini turistici, ma per tutti gli archeologi è stata un'oscenità.

Analogamente, un mucchietto di cocci non dicono nulla. Ma se, opportunamente integrati, restituiscono la forma dell'anforetta originaria, allora benvenuto questo restauro perché rende fruibile l'oggetto: ma guai se non è pienamente evidente quali sono i cocci originali e quale il materiale di riempimento!

Nella moneta, invece, il restauro non è destinato né a renderla fruibile come oggetto, poiché è già fruibile, né a conservarlo (tranne nel caso di curazione del cancro del bronzo), ma ha solamente lo scopo di abellirla e di favorirne la commerciabilità.

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Tornando al restauro, senza intenzioni falsificatorie, si è fatto il confronto con l'archeologia.

Facciamolo pure.

Nell'archeologia il restauro è sempre molto visibile e serve per salvaguardare l'integrità di un oggetto e/o per renderlo ftuibile. Per esempio, ricostruendo il muro di un edificio antico con materiale originale, spesso è necessario integrarlo con aggiunte che vengono fatte in cemento o mattoni e sono finalizzate sia a far comprendere la forma di quel muro o parte di edificio, ma anche (e soprattutto) a mantenerlo nel tempo. Il restauro può essere anche molto importante, se indispensabile, ma deve sempre essere molto visibile. Knosso è stata restaurata da Evans (mi pare che fosse Evans) ridipingendo, inventando, ricostruendo: sarà anche un successo in termini turistici, ma per tutti gli archeologi è stata un'oscenità.

Analogamente, un mucchietto di cocci non dicono nulla. Ma se, opportunamente integrati, restituiscono la forma dell'anforetta originaria, allora benvenuto questo restauro perché rende fruibile l'oggetto: ma guai se non è pienamente evidente quali sono i cocci originali e quale il materiale di riempimento!

Bravo! Hai centrato perfettamente il concetto di 'restauro'! Mi raccomando leggi il testo chde ho indicato, lo troverai molto interessante.

Nella moneta, invece, il restauro non è destinato né a renderla fruibile come oggetto, poiché è già fruibile, né a conservarlo (tranne nel caso di curazione del cancro del bronzo), ma ha solamente lo scopo di abellirla e di favorirne la commerciabilità.

@claudioc47@claudioc47@@antvwaIa Modificato da claudioc47
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Tornando al restauro, senza intenzioni falsificatorie, si è fatto il confronto con l'archeologia.

Facciamolo pure.

Nell'archeologia il restauro è sempre molto visibile e serve per salvaguardare l'integrità di un oggetto e/o per renderlo ftuibile. Per esempio, ricostruendo il muro di un edificio antico con materiale originale, spesso è necessario integrarlo con aggiunte che vengono fatte in cemento o mattoni e sono finalizzate sia a far comprendere la forma di quel muro o parte di edificio, ma anche (e soprattutto) a mantenerlo nel tempo. Il restauro può essere anche molto importante, se indispensabile, ma deve sempre essere molto visibile. Knosso è stata restaurata da Evans (mi pare che fosse Evans) ridipingendo, inventando, ricostruendo: sarà anche un successo in termini turistici, ma per tutti gli archeologi è stata un'oscenità.

Analogamente, un mucchietto di cocci non dicono nulla. Ma se, opportunamente integrati, restituiscono la forma dell'anforetta originaria, allora benvenuto questo restauro perché rende fruibile l'oggetto: ma guai se non è pienamente evidente quali sono i cocci originali e quale il materiale di riempimento!

Nella moneta, invece, il restauro non è destinato né a renderla fruibile come oggetto, poiché è già fruibile, né a conservarlo (tranne nel caso di curazione del cancro del bronzo), ma ha solamente lo scopo di abellirla e di favorirne la commerciabilità.

Bravo! Hai centrato perfettamente il concetto di 'restauro'! Mi raccomando leggi il testo che ho citato, lo troverai molto interessante.@@antvwaIa

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Nella moneta, invece, il restauro non è destinato né a renderla fruibile come oggetto, poiché è già fruibile, né a conservarlo (tranne nel caso di curazione del cancro del bronzo), ma ha solamente lo scopo di abellirla e di favorirne la commerciabilità.

Tutto vero...ma, nel caso delle monete, così come per i metalli in generale, essendo tra i reperti più ricercati nei musei dagli avventori si procede con la pulizia per renderla fruibile a tutti in esposizione.

Immagino che ben pochi si fermerebbero di fronte a monete appena scavate...molti di più, invece, di fronte a monete ripulite e senza concrezioni.

L'aspetto commerciale subentra immediatamente dopo...

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Non ho capito, antwala, cosa intendi per "fruibilità" di una moneta, rispetto alla "fruibilità" di un qualunque altrobene archeologico.

A me parrebbe che la "fruibilità" sia da intendersi nello stesso modo e nella stessa accezione.

Vorrei però capire, a questo punto, se il sontuoso intervento di restauro effettuato da gionnysicily nella moneta postata lo intendete "ortodosso" (cioè, per le cose dette in precedenza, non così 'invasivo" da alterare l'originalità del repero), oppure troppo "creativo" e dunque, in qualche misura, produttivo di un risultato che altera il documento originale.

Se però intendiamo la fruibilità come l'attitudine di un reperto a suscitare interesse ed emozioni da parte dell'osservatore....beh, direi che non c'è dubbio che quell'intervento ha fatto guadagnare alla moneta una fruibilità che prima del restauro essa non aveva.

Però, ancora una volta, non so se la maggiore fruibilità del reperto, così come l'apprezzamento soggettivo del restauro, siano indici validi a stabilire se il reperto sia stato o non sia stato "falsificato" dall'intervento.

Entrambi questi "canoni" sono infatti esterni al reperto restaurato ed attengono alla sensibilità del singolo.

M.

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