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Inviato (modificato)

Si bella , ma anche notizia che fa riflettere . Per carita' , non per difendere i tombaroli , ci mancherebbe , ma ulteriore dimostrazione , se ancora servissero , di quanto e' tutt'ora ricchissimo archeologicamente il nostro territorio italiano , se anche le Sovraintendenze locali si muovessero alla ricerca sul campo , l'Italia camperebbe di rendita con questi beni e darebbe lavoro a tanti giovani e non .

Modificato da Legio II Italica

Inviato (modificato)

Si bella , ma anche notizia che fa riflettere . Per carita' , non per difendere i tombaroli , ci mancherebbe , ma ulteriore dimostrazione , se ancora servissero , di quanto e' tutt'ora ricchissimo archeologicamente il nostro territorio italiano , se anche le Sovraintendenze locali si muovessero alla ricerca sul campo , l'Italia camperebbe di rendita con questi beni e darebbe lavoro a tanti giovani e non .

forse ho inteso male: intendi che gli archeologi dovrebbero "tirar fuori finché ce n'è"...?

Modificato da Charis

Inviato

Non rientra forse nelle mansioni degli archeologi " tirar fuori finche' ce n'e' " oltre che analizzare , studiare , catalogare e conservare quanto trovato ? o forse dovrebbe farlo qualcun altro ?


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Non rientra forse nelle mansioni degli archeologi " tirar fuori finche' ce n'e' " oltre che analizzare , studiare , catalogare e conservare quanto trovato ? o forse dovrebbe farlo qualcun altro ?

no, tra le "mansioni" non rientra il " tirar fuori finche' ce n'e' , anche perché è stato già "tirato fuori" così tanto che riportare alla luce altre tonnellate di reperti mobili e migliaia di strutture servirebbe a ben poco se questa azione di ricerca non è controbilanciata da altrettanto attivismo nella conservazione; scavare per trovare reperti archeologici rientrava tra gli obiettivi degli scavatori del '7/800..., oggi gli obiettivi dovrebbero essere altri.

Senza contare che uno scavo rappresenta, di per se, un'azione irreversibile: se in sede di scavo delle informazioni vanno perdute queste sono perse per sempre. Per avere un'idea di cosa intendo è sufficiente comparare uno scavo attuale e uno dell'800 o degli anni '50... e nell'800 e negli anni 50 non erano ignoranti, solo che nel tempo sono state messe a punto metodologie di indagine più accurate e basate sulla collaborazione di specialisti non afferenti di base al mondo archeologico.

Non vogliamo lasciare nulla a chi verrà tra 100 o 200 anni?

Modificato da Charis
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A meno che tu sia un archeologo di professione , accetto il tuo parere , altrimenti sono solo punti di vista diversi , quindi ognuno rimanga della propria opinione . saluti

Modificato da Legio II Italica

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(messaggio duplicato per errore)

Modificato da Charis

Inviato (modificato)

A meno che tu sia un archeologo di professione , accetto il tuo parere , altrimenti sono solo punti di vista diversi , quindi ognuno rimanga della propria opinione . saluti

non tutti gli archeologi scelgono di scavare...

Modificato da Charis

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Le tonnellate di materiale archeologico che marcisce in scantinati umidi e sotto chili di polvere, perché non potrebbero essere in qualche modo ottimizzate economicamente. Ora mi spiego.

Di anfore e altri elementi poco interessanti (non dal punto di vista storico) sono stracolmi i retro dei musei e dei loro magazzini.

Se fossero venduti o ceduti per un periodo, creerebbero le risorse per finanziare ricerca e ulteriori scavi.

Non parlo ovviamente di reperti importanti ma solo di materiale di scarto (che scarto non è). Questi sono destinati a deteriorarsi per mancanza di fondi, invece se acquistati da privati e sotto un controllo periodico e serio della sovrintendenza potrebbero conservarsi meglio senza spese per lo Stato. Se rimangono nei magazzini come accade ora nessuno può vederli, studiarli o solo ammirarli, e in più si rovinano, e sono comunque una spesa perché bisogna pagare guardiani, periodiche catalogazioni.....senza, RIPETO, alcuna utilità scientifica o culturale o ludica.

Certo bisogna avere una maturità nel comprendere che non tutto può essere concentrato nelle mani dello Stato, e che il privato sottoposto a regole e controlli può essere un buon detentore di materiale storico.

Questo settore non è molto differente dal quello economico: come lo Stato non può essere l'unico proprietario di aziende e attività economiche. Infatti le aziende pubbliche sono purtroppo (non tutte naturalmente) enti poco produttivi, diversamente da quelli privati che per necessità devono essere più competitivi (anche qui ci sono dei distinguo).

Inoltre perché non creare ricchezza con beni che al momento non servono a niente quando siamo con l'acqua alla gola?

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Inviato

no, tra le "mansioni" non rientra il " tirar fuori finche' ce n'e' , anche perché è stato già "tirato fuori" così tanto che riportare alla luce altre tonnellate di reperti mobili e migliaia di strutture servirebbe a ben poco se questa azione di ricerca non è controbilanciata da altrettanto attivismo nella conservazione; scavare per trovare reperti archeologici rientrava tra gli obiettivi degli scavatori del '7/800..., oggi gli obiettivi dovrebbero essere altri.

Senza contare che uno scavo rappresenta, di per se, un'azione irreversibile: se in sede di scavo delle informazioni vanno perdute queste sono perse per sempre. Per avere un'idea di cosa intendo è sufficiente comparare uno scavo attuale e uno dell'800 o degli anni '50... e nell'800 e negli anni 50 non erano ignoranti, solo che nel tempo sono state messe a punto metodologie di indagine più accurate e basate sulla collaborazione di specialisti non afferenti di base al mondo archeologico.

Non vogliamo lasciare nulla a chi verrà tra 100 o 200 anni?

Concordo con quanto scritto.

Uno scavo non è certo finalizzato a trovare "reperti", ma a dare conoscenza nel suo insieme, quindi deve essere molto accurato e deve esserci la certezza delle conservazione ottimale di ciò che viene alla luce.

Meglio pochi scavi ma fatti bene, come si fa attualmente.

Certo gli scavatori clandestini c'erano, ci sono e ci saranno sempre, e vanno perseguiti, perché possono fare molti molti danni, ma non basta per pensare di spingere gli archeologi ad "anticiparli".


Inviato

Le tonnellate di materiale archeologico che marcisce in scantinati umidi e sotto chili di polvere, perché non potrebbero essere in qualche modo ottimizzate economicamente. Ora mi spiego.

Di anfore e altri elementi poco interessanti (non dal punto di vista storico) sono stracolmi i retro dei musei e dei loro magazzini.

Se fossero venduti o ceduti per un periodo, creerebbero le risorse per finanziare ricerca e ulteriori scavi.

Non parlo ovviamente di reperti importanti ma solo di materiale di scarto (che scarto non è). Questi sono destinati a deteriorarsi per mancanza di fondi, invece se acquistati da privati e sotto un controllo periodico e serio della sovrintendenza potrebbero conservarsi meglio senza spese per lo Stato. Se rimangono nei magazzini come accade ora nessuno può vederli, studiarli o solo ammirarli, e in più si rovinano, e sono comunque una spesa perché bisogna pagare guardiani, periodiche catalogazioni.....senza, RIPETO, alcuna utilità scientifica o culturale o ludica.

Certo bisogna avere una maturità nel comprendere che non tutto può essere concentrato nelle mani dello Stato, e che il privato sottoposto a regole e controlli può essere un buon detentore di materiale storico.

Questo settore non è molto differente dal quello economico: come lo Stato non può essere l'unico proprietario di aziende e attività economiche. Infatti le aziende pubbliche sono purtroppo (non tutte naturalmente) enti poco produttivi, diversamente da quelli privati che per necessità devono essere più competitivi (anche qui ci sono dei distinguo).

Inoltre perché non creare ricchezza con beni che al momento non servono a niente quando siamo con l'acqua alla gola?

Aggiungerei una cosa, ... che se lo Stato vendesse alcuni oggetti repertoriati, comuni, ripetitivi, .... si darebbe un bel colpo agli scavatori clandestini, perché un appassionato preferirebbe certamente acquistare un reperto antico (che attualmente può ottenere solo a caro prezzo da un'asta, e coi timori che le leggi italiane destano, oppure per vie illegali) in maniera legittima e "certificata".

Inoltre sarebbe anche cosa "che fa cultura".

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Inviato

la parola privato fa paura e schifo in Italia.

Il bello è che in Italia il privato è inesistente o quasi eppure si punta il dito contro questo :D


Inviato

Il privato è un evasore, un criminale, uno di cui non ci si può fidare...... Però sono buoni i suoi soldi come contribuente o come finanziatore di progetti di ricerca.........

Non dubito nel mezzo può esserci (e c'è) gente poco seria, ma in quale gruppo o associazione di persone non si trova almeno una mela marcia? Scagli la pietra chi è senza peccato.


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