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IGNORED

DELLE PENE E DEI CASTIGHI


Risposte migliori

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Appare evidente che nonostante le pene severe si continuasse a battere falsa moneta. Le esecuzioni erano immediate e quasi quotidiane. Questa di seguito poi è efferata. E' stata cucita nel petto di uno dei condannati la moneta falsa da lui fabbricata e dopo essere stati impiccati i loro corpi fatti in quattro e posti alle porte della città come monito... il medioevo non doveva essere poi così lontano...

10 marzo 1622

furono carcerati quattro huomini et una donna, che falsificavano li tre cinquine nuovamente cugnate nella regia zecca, tre delli quali furon condennati a morte e l’altro scampò la vita, per haver scoverto non so che contro di uno di quelli tre condennati, che li era fratello, e la donna fu frustata. Il sabato 12 di detto uscirono in questo modo li tre da giustitiarsi sopra uno carro, uno delli quali portava cosita nel petto una delle monete da lui falsificate, e le barre del carro tutte guarnite et adornate delli stigli con li quali falsificavano le monete; seguiva appresso al carro il condannato in galera, e poi la donna frustandosi; li tre doppo esserno stati appiccati, furono fatti in quarti le loro persone, e poste alle porte della città.

Non si fermavano i falsificatori ma nemmeno chi era sulle loro tracce... al punto che bastava avere con se un po' di cera ed una moneta per essere considerato falsario...

12 marzo 1622

fu pigliato vicino S. Pietro martire un huomo chiamato Cicco di Mauro per monetario, perciochè li fu trovato un poco di cera con un tarì nuovo, et havendoli posto il ferraiolo in testa, mentre lo portavano al signor Cardinale, li furon dati tanti pugni, che sariano stati soverchio ad un animale irrationale; e finalmente per l’huomini di corte, che lo portavano carcerato, fur necessitati cacciar mano all’arme per difenderlo, altrimente l’havrebbero ammazzato a furore di popolo; portava questo giovine un colletto di dante tutto guarnito d’oro, una calzetta di seta gialla nuova, un ferraiolo di segovia di prezzo; et in tal modo fu portato carico di bastonate in palazzo; s’intese poi, che era stato liberato, e che quella fu impostura.

8 aprile 1622

andò a giustitiarsi un monetario, come falsificatore delle vecchie e nove monete.

18 aprile 1622

si giustitiò un huomo per haver falsificato li regij cugni delle nuove monete, e due altri ne furon mandati in galera in vita.

6 maggio 1622

fu giustitiato un orefice, chiamato Agostino Castaldo, colto in fragante che falsificava le doppie di oro, oltre l’essere prima inquisito per monetario.

... continua ...

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Giugno 1622

furon fatti prigioni alcuni monetarij, li quali per non poter fare più zannette, essendo levate, falsificavano le monete nuove; i quali doppo aspro tormento non confessi, furono mandati in galera detto mese di giugno.

21 ottobre 1622

fu pigliata la casa di Imperia Carnevale donna libera, ove si falsificavano monete, e con essa tre altri, due de’ quali ne sono trovati clerici.

27 novembre 1622 fu giustitiato uno monetario di quelli, che furono pigliati in casa di Imperia Carnevale, et a quella sotto titolo d’indulto l’ha fatto gratia della vita, ma condennata a perpetuo carcere in domo poenitentiae, quali furon fatti prigioni, come ho detto, a 21 di ottobre.

24 dicembre 1622

furono pigliati carcerati due cavalieri di piazza, che mi vergogno nominar le famiglie, per monetarij; la onde Sua Eccellenza mandò un viglietto in Vicaria, che si facesse perquisizione dell’inquisiti per tal causa, e che si osservassero con rigore le regie prammatiche, e che sfrattassero tutti dal regno, con darli termine competente.

16 gennaio 1623

furono giustitiati due monetarij, i quali furono condotti alla morte sopra due carri, i quali andavano guarniti di tutte quelle ordegne, che per far monete servivano, a cui furono prima tagliate le mani, e poi appiccati, uno a San Severo, e l’altra a Piazza Larga, dove havevano commesso li delitti.

Vita dura quella del falsario... e anche quando si è scontata la pena ecco riaprirsi le porte del carcere... La falsificazione era uno dei peggiori reati.

25 gennaio 1623

Sua Eccellenza fe dar ordine alla Vicaria, che facesse carcerare tutti l’inquisiti per monetarij, così laici come clerici, etiam quelli che per simili delitti si erano indultati, o che fussero stati liberati o aggratiati dai suoi antecessori, e tra gli altri fu carcerato uno, che per tal delitto era stato condannato a dieci anni in galera, e ne era uscito, e fu di nuovo mandato per altri anni dieci in galera.

Ma non basta... se ci si è macchiati di quel delitto bisogna andar via...

4 marzo 1623

si pubblicorono nuove prammatiche contro dell’inquisiti per monetarij, acciò in ogni modo sgombrino il regno, con imponervi pena di dieci anni di galera a chi non sfrattasse.

6 marzo 1623

furon pigliati carcerati in Carvizzano casale di Napoli molti che fabricavano monete false in casa di Giuseppe P. colti in fraganti mercè dell’indultatore complice.

... continua ...

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A volte si cerca una cosa e se ne trova un'altra... una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla pirateria ed alla falsificazione monetaria. Caso veramente particolare. Meno male che i poveri pescatori furono liberati...

23 marzo 1623

nel castello di Nisita furon pigliati prigioni da 25 persone, alcuni per pirati, altri per monetarj, et altri per altre cause, come si dirà; poco prima era stato saccheggiato un vascello genovese, chiamato Liuto, carico di molte robbe, qual veniva da Ripa; e le robbe furate erano state portate da i pirati a ponere in salvo in detto castello di Nisita, qual castello lo teneva affittato Giovanbattista di Gennaro, amico intrinseco de li detti pirati, e perché la fama vola, et erano venuti da Sua Eccellenza due marinai del vascello saccheggiato, che erano remasti vivi, gli diedero raguaglio del furto, e la via che havevano fatta quei rattori e li designò quella via; si fe congettura che potevano essere andati a quel castello, come veramente fu; laonde Sua Eccellenza havendovi mandato il capitano Michele Ruiz con la sua guardia, quello li diede sopra subito improviso, e trovò non il furto e rattori di quello, ma ritrovò che cugnavano monete d’argento e d’oro con li cugni e tutte l’ordegne necessarie per tal mestiero, e così pigliorono otto huomini, che rubbato havevano, perché furon nove, ma uno si nascose nell’isola, e non fu mai più visto; il capo d’essi fu l’abbate Titta Mazzola, et altri sette marinari di diversi luoghi; gl’inquisiti delle monete furono: per capo il suddetto Giovanbattista di Gennaro complice similmente al furto, l’abbate Ottavio Lavaneo, fra Marc’Aurelio Soldiero, l’abbate Vitale, Ciccuzza siciliana amica del Lavaneo et altri, furono anco pigliati a quell’isola che stavano pescando Paolo de Curtis e Lutio Fonseca suo creato, et Oratio con un altro suo creato; l’esito dei quali fu questo, li pirati furon condennati a morte e ne furono giustitiati nove, donandoli per capo il Gennaro, a cui troncarono la testa, il Titta Mazzolacon i sette marinari strascinati per Napoli furono appiccati, e tutti avanti del castello, luoco solito per i pirati giustitiati, e ciò fu il mercoledì santo 12 d’aprile. Quelli delle monete, il Lavaneo fu mandato all’arcivescovato, dove fu tormentato e liberato, il Vitale fu liberato dopo alcuni travagli, fra Marc’Aurelio fu mandato in Roma a Sua Santità, il Curtis con loro creati furono abilitati.

9 luglio 1623

fur pigliati prigioni da 30 huomini, che falsificavano le monete con tutti li stigli pertinenti a tal mestiero, capo de li quali si disse che fusse un sacerdote, che per modestia taccio l’ordine, e furono traditi da Cicco Jovene, il quale s’indultò, e li prese Capitan Modarra.

Anche falsificare "per necessità" non trova perdono...

20 luglio 1623

fu giustitiato uno, che faceva monete di rame con cugni falsi, quale confessò nel tormento, che lui ne faceva tre carlini il dì, solo quanto li bastava per il vitto.

29 novembre 1623

andorono a giustitiarsi tre persone, due huomini et una donna, uno era romano, l’altro genovese per monetarij, e furono appiccati fuori Porta Reale luogo del delitto, e poi alla donna fu fatta gratia della vita, havendola disterrata fuori dal regno.

... continua ...

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27 settembre 1624

furono pigliai cinque che facevano monete false di rama in casa di Giovan Vincenzo Galluccio Marchese d’Apici, che habitava vicino li Scalzi del S. Carmine, et hebbe gran ventura il Galluccio a non trovarsi in casa, poiché trovatosi fuora et inteso il rumore di casa sua si salvò; carcerati furono Giuseppe, seu Peppo di Rosa, huomo della zecca, Govan Pietro Palumbo salaiuolo, il clerico Giovan Vincenzo Marano, Geronimo de Rogerio e Gasparro Trencena siciliano. Il sabato 28 si condannarono a morte, et il seguente lunedì 30 si cacciò il pendone per mandarli a morire, ma la giustitia fu impedita dal Marano, quale pretese essere clerico, ma discussa la sua causa il lunedì, martedì e mercordì, non li giovò niente, e così il mercordì a 20 hore uscì dalla Vicaria la giustitia in questo modo, andava sopra un carro il Marano solo con li confrati, e tutto il carro attorniato da stigli appartenenti al suo mestiero, e l’altri quattro due per carro; diceva il trombetta: questa giustitia la manda la Gran Corte della Vicaria, questo è Giovan Vincenzo Marano, che va ad appiccarsi, oltre le monete false, per più homicidij et assassinij, l’altri quattro sono li tali e tali e vanno ad appiccarsi per monetarij.

Settembre 1625

si ferono molte giustitie di monetarij, essendo a quelli prima tagliate le mani e poi appiccati.

11 maggio 1627

fu pigliato prigione Francesco di Simone per monetario, e fattosi diligenza in casa sua, furono ritrovate molte doble di oro e tallaroni falsi con li stigli, et esaminata una sua amica fattasi testimoniadel fisco, publicò molti segreti di quello e dei suoi compagni.

23 maggio 1627

fu carcerato Diego Ramirez, e fatta diligenza in sua casa trovorono in una grotta sotterranea similmente grandissima quantità di doble d’oro e tallaroni falsi, con altri stigli.

Non mancavano i recidivi... in barba a tutte le leggi...

25 maggio 1627

furono pigliati carcerati Fabritio di Rosa, Nardo e Gennaro di Palma, Cicco Manso, che fu mandato in galera nel governo del signor conte di Lemos, pure per monetario, fu pigliato ancora carcerato N.N. del Re, habitante in la Sellaria; dicono che tutti li vicini del Ramirez se li siano esaminati contro, e che se li sij formato un gran processo contor, e che nel suo giardino vi si fusse trovato uno cadavero senza capo, dicono anche che uno delli loro compagni monetarij si sij indultato.

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Chiedo scusa se vi ho annoiato con questi miei post ma mi premeva far notare come a Napoli (figuriamoci poi nel regno) come in questo periodo trattato (1621-1627) fosse così diffusa la falsificazione delle monete nonostante le pene fossero severe ed applicate rigorosamente. Tortura, confessione, impiccagione nei migliori dei casi. E quelli riportati sono solo quelli riportati nel testo e comunque solo quelli incriminati... chissà in quanti l'hanno fatta franca. La falsificazione era arrivata ad un punto che la moneta falsa (intesa anche in senso lato come di peso scarso) era considerata la causa principale del malessere del popolo.

Visto queste premesse è facile poi immaginare quando qualche anno dopo, facendo seguito alla rivolta di Masianello, fu proclamata la Repubblica Napoletana... Liberati dal giogo spagnolo la falsificazione, in particolare delle monete in rame fu così estesa che alla fine le monete circolavano liberamente (almeno stando ad alcuni rinvenimenti).

Passo la mano ora :).

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Grazie Davide, direi che Napoli e Milano sono ben a posto, abbiamo ancora qualche vuoto da colmare ? Il tempo c'è.....per esserci c'è e anche questa è stata una piccola/ grande lezione di divulgazione.....che fa diventare questa discussione sempre più " ricca " di contenuti e informazioni.....

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Qualche pagina dietro Littore aveva lanciato " un sasso " micidiale......pensando a tutti " i lombards " :blum: :blum: che ci sono sul forum, così poi abili a discutere su questi argomenti, dal taglio della mano, al falso possibile o dubbio, ma vediamo....per il momento lo raccoglierò io......sfogliando il bel libro di Roberta Pardi " Monete Flavie Longobarde ".

E provo a rilanciarlo .....e leggiamo allora il famoso Editto di Rotari nel quale viene riconosciuto al re la duplice facoltà di emettere monete e di attribuire ad esse il valore nominale che credono.

I longobardi non rinunciano al monopolio sulla produzione monetaria nell'Editto anche se lasciano aperta la porta a una possibile delega.

Il fatto più rilevante è che vengono ritenuti uguali i reati di libera coniazione e quello di falsificazione.

I pochi casi di monetieri che mettono il loro nome o il loro monogramma sono da intendersi dice la Pardi " non come una deroga alla norma, ma come conseguenza di una attività di controllo sulle emissioni esercitate per delega :"

E qui sempre volendo ci sarebbe da dire e anche commentare molto, taglio della mano a parte, sulla centralizzazione, sul reato di libera coniazione che diventa uguale a quello della falsificazione, in effetti pensandoci bene in una struttura simile questo è poi anche comprensibile.....

Ma i falsi ci sono in ogni epoca, questa è una discussione aperta a zecche e cronologia, classiche, longobarde e il Regno ....nel Regno non c'erano i falsi ....è solo una domanda ovviamente ?

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Cerco di ampliare quanto detto nel post precedente e coinvolgo ancora Catalli, certamente non ci siamo fatti mancare i pareri dei grandi protagonisti della numismatica :

" In età bizantina qualsiasi falsificazione o alterazione della moneta contrassegnata dall'effigie imperiale era considerata un crimine di lesa maestà ed in quanto tale punita con la morte ( Codex Iustinianeus , IX, 24 de falsa moneta ), pena confermata nelle legislazioni successive :

" Qui solidos adulteraverit, circumiderit sive raserit.......eidem dextera manu abscidat ( Lex Visigothorum , VII, 6, 2). ".

" Le altre pene, meno severe, variavano dal taglio della mano, nella legge longobarda e carolingia derivata da quella bizantina, alla scomunica prevista nel primo Concilio lateranense del 1123 ed estesa anche agli spacciatori oltre che ai materiali esecutori, alla decapitazione al pubblico della testa e del corpo per uno zecchiere falsario di Chambery, nel 1405. "

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Accantoniamo per un po' bizantini e longobardi che riscuotono forse meno interesse, almeno qui, e torniamo al Regno la domanda che mi ponevo era ci sono stati falsi in quel periodo ?

Non sono la persona più adatta a rispondere, ma per rompere l'impasse posso ricordare i falsi d'epoca fusi, in stagno, di 50 centesimi di Vittorio Emanuele II del 1863, 1866, 1867, zecca Milano.

Ma sfogliando sempre il più citato libro sulla falsificazione tratto dagli Atti del Convegno Numismatico di Torino abbiamo delle immagini di begli esempi, un tallero d'argento di Umberto I, 1891, colonia Eritrea, una microfusione del xx secolo, ma anche 5 lire d'argento di Carlo Felice e Carlo Alberto, probabili pressofusioni degli anni 60 del XX secolo, ma anche un 5 lire di Vittorio Emanuele III del 1911, o un 20 lire quadriga del 1936, microfusione degli anni 60 - 80 del xx secolo.

Quindi ci sono eccome....., con tecniche più raffinate ovviamente, sulle pene del periodo......vediamo se qualche appassionato intanto ci legge e vuole darci qualche notizia in più.....

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Tornando ai Longobardi... L'Editto di Rotari arriva circa 70 anni dopo la conquista dell'Italia e dopo vari anni di lotta per il potere tra il re e i duchi. Mi sembra che l'editto vada interpretato come rivolto più ai duchi che ai falsari. Infatti battere moneta era una questione di prestigio, ma anche di guadagno. Con Rotari il regno divenne abbastanza forte da imporre la sua volontà anche in materia di coniazione. Tuttavia i ducati del sud seguirono una propria strada, che non venne cambiata nemmeno da Liutprando che aveva unificato politicamente il Regno Longobardo.

Arka

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Grazie anche a @@Arka per la sua testimonianza longobarda, dicevamo c'è il Regno certo....ma i falsari li abbiamo ora e anche negli anni più vicini a noi.

Negli anni intorno al 1950 " l'azienda dei falsi " si modifica, cambia, fa un salto di qualità e lavora in contatto col mondo dei trafficanti di sostanze stupefacenti.

Sempre dal libro " Il vero e il falso " apprendiamo che " In tale contesto nel settembre del 1957, il Nucleo di Polizia Tributaria di Roma e la compagnia di Imperia arrestarono il noto criminale francese Giraud Augustin, detto " Le grand Giraud ", il probabile fornitore degli stupefacenti, nel cui villino di Arma di Taggia scoprirono una vera e propria zecca in miniatura per la produzione di monete da 100 franchi.

Furono rinvenuti anche macchinari considerati all'avanguardia per l'epoca, come un torchio elettrico a frizione di monete ed una vasca per bagno galvanoplastico, completa di trasformatore e raddrizzatore di corrente. "

Quindi falsi, falsari, pene .....su di loro si può parlare ovviamente anche del ieri recente e anche dell'oggi......

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E rimanendo sull'oggi, perchè questa discussione spazia dalla nascita della moneta a oggi, e parlando di pene e castighi, ho ieri rivolto una domanda nella discussione che ha della vicinanza con questa in Piazzetta " Falsari ? Attenti a quei due ", la domanda era per gli esperti di quella discussione ed è che pena subirebbe il falsario di oggi ? Dopo tagli di teste, roghi, esilio ....vediamo oggi come sarebbe sulla carta la pena, anche questa è una informazione funzionale per questa discussione.

Ho lasciato nella discussione il link di questa, se però dovessero arrivare risposte di là, ve le riporterò poi qui subito.....il tutto sempre nella direzione di una collaborazione e dialogo sempre maggiore tra sezioni e ambiti vari.....come più volte auspicato e mi sembra richiesto, sono fiducioso nel tempo comunque su ulteriori contributi almeno per questa discussione specifica.

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Domani porterei, anche per non sfiancarvi troppo :blum:, la discussione tra le importanti, il che non vuol dire che non si possa più intervenire, le discussioni continuano sempre e chiunque in qualunque momento potrà fare le aggiunte che ritiene.

Penso per concludere che in essa ci " sia tanto, veramente tanto ", un viaggio tra le pene dei falsari nelle varie epoche con notizie, approfondimenti, dati, e quello che credo abbia affascinato di più, tante, tante storie di falsari, una più incredibile dell'altra.

Credo che si sia detto comunque molto e altrettanto si potrebbe ancora dire, ma comunque credo che si debba essere fieri e contenti di questo importante contributo divulgativo e di quanto fatto insieme e che lasciamo ora al forum e a tutti quelli che semplicemente lo vorranno nel tempo leggere, da parte mia grazie a tutti voi ancora,

Mario

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Il 10/7/2014 at 15:53, dabbene dice:

Penso...che in essa ci " sia tanto, veramente tanto ", un viaggio tra le pene dei falsari nelle varie epoche con notizie, approfondimenti, dati...

Nelle varie epoche sì, ma forse non altrettanto nei vari continenti ;) Se si esclude un mio contributo (post #75 pag. 5) sulle pene riservate al falsari nella Cina al tempo di Marco Polo, non si è mai usciti dai confini della Vecchia Europa.

Ecco perché vorrei intervenire ancora, e raccontare qualche storia sulle pene e sui castighi del Nuovo Mondo...che non erano poi diversi da quelli del Vecchio :rolleyes:

Siamo in Nordamerica, a metà del '700, in quelle 13 colonie che di lì a poco diventeranno Stati Uniti, ma che per ora sono ancora una dipendenza inglese. E la madrepatria non si preoccupa molto delle necessità monetarie dei suoi sudditi d'oltreoceano, tanto che le monete arrivano col contagocce.

E ancora meno sono quelle che possono essere coniate in loco. Le miniere d'oro, i giacimenti d'argento e di tutti gli altri metalli che faranno degli Stati Uniti la nazione più ricca del pianeta, sono ben lontani dall'essere scoperti, e la mancanza di queste risorse rende problematica la coniazione di una quantità sufficiente di monete.

I coloni cercano di supplire utilizzando qualunque moneta di qualunque paese capiti loro a tiro, soprattutto quelle spagnole del Messico e di altri paesi sudamericani, ma nemmeno questo è sufficiente.

E' così che, fin dalla fine del '600, inizia una grande produzione di cartamoneta, emessa dai governi delle singole colonie. E la cartamoneta, che naturalmente non ha alcun particolare accorgimento di sicurezza, è facilissima da falsificare. Né serve a dissuadere i falsari la terribile minaccia stampata direttamente sui biglietti...to counterfeit is death, per la contraffazione c'è la morte!

Una minaccia che non è affatto vana, se è vero che numerosi sono i casi di falsari scoperti e condannati...vediamone alcuni.

Nell'aprile del 1756, a New York, Owen Sullivan, un noto falsario di varie banconote coloniali, viene processato e condannato all'impiccagione. Un resoconto del processo ci viene dalla New York Gazette del 17 maggio 1756:

" Owen Sullivan, prima di essere giustiziato, lo scorso lunedì, aveva dichiarato che alcuni anni fa aveva falsificato quasi 12.000 sterline del Rhode Island, riuscendo a spacciarne 1.600 in un solo giorno. Delle banconote del New Hampshire, ne aveva fatte 10 o 12 mila, del Connecticut quasi 3.000 sterline. E delle banconote dello Stato di New York, una grossa somma, di quattro differenti emissioni."

Questo articolo compariva invece sulla Pennsylvania Gazette del 17 ottobre 1751:

"La settimana scorsa, presso la Corte di Giustizia di Lancaster, due uomini, padre e figlio, entrambi chiamati Sigismund Hainly, sono stati processati per la contraffazione dei biglietti da mezza corona e 9 penny di questa provincia, sono stati riconosciuti colpevoli e condannati a morte."

Pare che il figlio sia stato poi graziato, ma il padre penzolò dalla forca poche settimane dopo.

A York, non lontano da Lancaster, dove si era svolto il processo ai due Hainly, dagli archivi del tribunale esce la documentazione della pena comminata nell'ottobre 1770 a Josiah Pitt, per aver alterato il valore dei biglietti da 2 scellini, innalzandolo a 10 scellini (questa era una delle forme di falsificazione più facili e diffuse):

"...che stia alla gogna della città di York, il ventinovesimo giorno del mese di novembre, tra le ore dieci e le dodici del mattino, per un'ora. Questo, dopo che avrà avuto entrambe le orecchie tagliate e inchiodate alla gogna suddetta. Che il detto Josiah Pitt sia quindi portato sulla pubblica piazza della città, e lì fustigato con 39 frustate sulla sua schiena nuda..."

Insomma, se pure non li impiccavano, anche nel Nuovo Mondo non ci andavano certo lisci con i falsari :huh:

Nella foto, dalla mia collezione, un biglietto (autentico :rolleyes:) da 2 scellini della Pennsylvania del 1773, sul quale, in basso, si può leggere chiaramente la pena riservata ai falsari...to counterfeit is death :diablo:

petronius oo)

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In effetti qualche caso " internazionale " ci mancava, se ne avrai altri Petronius da proporci certamente ci farà piacere leggerli, certamente cartamoneta e falso è un binomio che offre molti casi, anche molto interessanti, come abbiamo già visto.....

Mario

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  • 2 settimane dopo...

Ogni tanto è bello rilanciare le discussioni e rilancio credo anche alla grande, conoscendo bene il posto dove avvenne tutto.

Siamo sul Lago Maggiore, a Cannero c'è un piccolo isolotto prospiciente la riva, sullo stesso c'è un Castello detto di Vitaliana, oggi è ancora visibile in parte.

E' Luca Gianazza che ne parla, siamo nel 1645, un gruppo organizza una zecca clandestina proprio nel Castello sull'isolotto, posto direi insolito.

In essa venivano " coniati dinari falsi " non meglio precisati, probabilmente dei genovini d'argento.

Tra i falsari due persone di Cannero e due zecchieri , uno tal Giacomo Balocco che lavoravano entambi nella vicina zecca di Maccagno Inferiore proprio sull'altra sponda del lago.

Altra storia incredibile di falsari, in un posto incredibile come un castello su un isolotto del lago con due lavoranti della zecca attigua che fanno il doppio lavoro.....nella ufficiale e quella clandestina, ma questo non è certo insolito, anzi....

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Il 24/7/2014 at 18:17, dabbene dice:

Altra storia incredibile di falsari, in un posto incredibile come un castello su un isolotto del lago con due lavoranti della zecca attigua che fanno il doppio lavoro.....nella ufficiale e quella clandestina, ma questo non è certo insolito, anzi....

Più insolito, forse, il caso di falsari che continuano il loro lavoro anche in prigione, con l'assenso dei carcerieri, e liberi di uscire per smerciare i loro prodotti.

Accadeva durante la Rivoluzione Francese...ve lo racconto domani ;)

petronius :)

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Intanto proseguo il tour :blum: : Venezia, A.M. Stahl , da " Le zecche Italiane fino all'unità " di Lucia Travaini

" Le più importanti zecche clandestine per la produzione di false monete destinate alla distribuzione nella stessa Venezia erano ubicate in Romagna. Un monetiere della zecca di Venezia fu imprigionato nel 1324 per aver attivato una zecca in un castello detto Teodorano nella diocesi di Ravenna dove si falsificavano piccoli veneziani ed aquilini veronesi e tirolini. Al tempo della grande peste del 1348, il signor di Faenza impiegò personale fuggito dalla zecca di Venezia in una zecca destinata a produrre falsa moneta frisacense per il mercato veneziano , questi monetieri fecero poi ritorno a Venezia dove, data la carenza di manodopera esperta, furono perdonati per la loro condotta. "

E qui siamo a Venezia ancora.....ennesima dimostrazione di come questa discussione poteva e potrebbe essere ancora la discussione che univa tutti, ogni zecca, ogni periodo......eppure parliamo di Napoli, Venezia, Savoia.....ma evidentemente l'abitudine ormai non ci porta più a guardare fuori dai propri ambiti.....continueremo comunque......

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Il 24/7/2014 at 19:28, petronius arbiter dice:

Accadeva durante la Rivoluzione Francese...

...e fu la più grande falsificazione di massa della storia :rolleyes:

Correva l'anno 1789 e, dopo la presa della Bastiglia, tra i primi provvedimenti presi dai rivoluzionari, ci fu quello di nazionalizzare gli ingenti patrimoni del clero, il più grande proprietario terriero di Francia, che possedeva il 10% dei territori del Paese. L'Assemblea Costituente decise, nel novembre 1789, di mettere all'asta questo ingente patrimonio, per colmare il debito pubblico e sanare il deficit dell'economia francese.

Per vendere così tanti beni era necessario però molto tempo, durante il quale le casse dello Stato avrebbero potuto svuotarsi; per evitare questo, il 19 dicembre si decise di creare dei biglietti il cui valore era assegnato in riferimento ai beni del clero: nacque così l'Assegnato (Assignat).

Da quel momento, chiunque desiderava comprare dei beni nazionali doveva farlo attraverso gli Assignats emessi dallo Stato, permettendo a quest'ultimo di impossessarsi di moneta prima ancora dell'effettiva vendita del bene. Effettuata la vendita, gli Assegnati sarebbero ritornati nelle mani dell'emittente per essere distrutti. I primi biglietti avevano un elevato valore (1.000 livres) che non li rendeva idonei a essere messi in circolazione tra la popolazione, ma il loro scopo principale era di far rientrare la maggiore quantità possibile di moneta nelle casse dello Stato. Il valore totale della prima emissione fu di 400 milioni di livres.

Le prime emissioni erano stampate su carta leggera, su un solo lato, e portavano l'effige del re e il sigillo a secco di Stato, ed erano firmati a mano. Due anni dopo, si ricorse alle firme riprodotte a stampa, e con la definitiva caduta della monarchia il ritratto del re fu sostituito da emblemi repubblicani.

Fin dall'inizio gli Assignats incontrarono opposizioni di varia natura. Da quella dei membri del clero e dei nobili fuggiti all'estero, che avviarono una decisa campagna controrivoluzionaria, riuscendo a convincere molti commercianti francesi a non riconoscere all'Assegnato una funzione di mercato, alle varie correnti politiche interne, divise tra chi avrebbe voluto raddoppiare le emissioni, e chi invece paventava una disastrosa inflazione. La polemica coinvolse anche le classi più popolari che, in gran parte analfabete, non erano capaci di leggere le cifre sui biglietti, e rimanevano ancorate alla moneta metallica, che andava però scomparendo.

L'inflazione cominciò quando, da una parte, i fuoriusciti iniziarono a far arrivare in Francia valanghe di biglietti falsi, dall'altra, gli stessi francesi, città, paesi, imprese private, e perfino trattorie, si diedero a stampare biglietti di propria emissione, con i quali effettuavano i pagamenti.

In ogni cantina si trovavano tamponi per riprodurre la cartamoneta rivoluzionaria, e carrettate ne arrivavano dalla Svizzera e dall'Inghilterra. Nel 1793 erano in circolazione 4 miliardi di Assignats, in buona parte falsi, che ormai nessuno provava più nemmeno a riconoscere, tanto era diventato facile, per chiunque, farne di uguali a quelli veri.

Né arrestare qualche falsario ogni tanto serviva a scoraggiare le contraffazioni, anzi, la cosa più clamorosa di questa storia, è che proprio nelle prigioni parigine si aveva la più intensa fabbricazione di Assegnati falsi, attraverso l'emissione in serie di biglietti di ogni genere. Una produzione così accurata che l'amministrazione finanziaria della Convenzione ritenne di essere non danneggiata, ma aiutata nel suo immenso compito di porre le fondamenta del nuovo credito rivoluzionario.

In ogni camerata delle prigioni lavoravano fino a 50 falsari, alla Conciergerie, la famosa prigione che ospitò, tra gli altri, Maria Antonietta, Danton e Robespierre, si facevano anche i turni di notte :P mentre un ex-banchiere dirigeva il lavoro. I carcerati erano abbondantemente dotati di pennini da disegno, punteruoli da incisione, inchiostri, carta e caratteri da stampa. Questi ultimi potevano essere usati solo da pochissime persone, perché la maggioranza della popolazione era, come detto sopra, analfabeta.

Le camerate non erano chiuse così che le lavorazioni avvenivano attraverso un andirivieni collettivo che si prolungava anche all'esterno del carcere: non era raro, infatti, il caso di detenuti che uscivano per smerciare i loro prodotti e poi rientravano tranquillamente in prigione.

La carta era fornita da due diverse cartiere, i cui incaricati entravano alla Conciergerie per ricevere gli ordinativi, che venivano regolarmente e tempestivamente pagati con biglietti falsi. Le stesse cartiere provvedevano poi, a stampa avvenuta, al ritiro e alla distribuzione della merce :rolleyes:

Alla fine della loro breve esistenza, che si può datare al 19 febbraio 1796, giorno in cui furono pubblicamente bruciate le matrici per la stampa, si calcola che la quantità di Assignats legalmente emessi avesse superato i 40 miliardi di franchi...nessuno potrà mai sapere quanti erano, invece, quelli falsi -_-

Nella foto, dal web, un Assignat, falso, da 300 livres. E' un'emissione del primo periodo, di quelle che portavano ancora il ritratto di Luigi XVI.

petronius oo)

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Supporter

Intanto proseguo il tour :blum: : Venezia, A.M. Stahl , da " Le zecche Italiane fino all'unità " di Lucia Travaini

" Le più importanti zecche clandestine per la produzione di false monete destinate alla distribuzione nella stessa Venezia erano ubicate in Romagna. Un monetiere della zecca di Venezia fu imprigionato nel 1324 per aver attivato una zecca in un castello detto Teodorano nella diocesi di Ravenna dove si falsificavano piccoli veneziani ed aquilini veronesi e tirolini. Al tempo della grande peste del 1348, il signor di Faenza impiegò personale fuggito dalla zecca di Venezia in una zecca destinata a produrre falsa moneta frisacense per il mercato veneziano , questi monetieri fecero poi ritorno a Venezia dove, data la carenza di manodopera esperta, furono perdonati per la loro condotta. "

E qui siamo a Venezia ancora.....ennesima dimostrazione di come questa discussione poteva e potrebbe essere ancora la discussione che univa tutti, ogni zecca, ogni periodo......eppure parliamo di Napoli, Venezia, Savoia.....ma evidentemente l'abitudine ormai non ci porta più a guardare fuori dai propri ambiti.....continueremo comunque......

Buona giornata

Falsari in Romagna, ma anche nel Veneto e nel Friuli non si scherzava ......

http://rm.univr.it/biblioteca/scaffale/Download/Autori_S/RM-Saccocci-Zecca.pdf

Da alcuni accenni fatti da Marin Sanudo nei suoi "Diarii" pare che ci fosse stato anche un arcivescovo di Candia, Zuan Lando, che fu accusato di produrre moneta falsa.

Purtroppo non ho ancora trovato qualche informazione più completa.

saluti

luciano

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Grazie a Mario, e a tutti gli altri amici intervenuti in questa brillante discussione, di cui solo oggi vengo a conoscenza. Il fatto è che da alcuni mesi frequento pochissimo il forum: troppo vivo il dolore per la perdita della mia amata collezione, che, come alcuni sanno, mi è stata rubata lo scorso febbraio. Grazie anche per aver citato la mia modesta ricerca su falsi e falsari.

Ciao a tutti, magari ci vediamo a Verona o al Cordusio.

Filippo

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Continuo.....Palermo, Lucia Travaini :

" Si conosce il documento relativo all'affitto di una casa in Palermo nella quale il re Alfonsino il Magnanimo re di Sicilia ( 1416 - 58 ) fece battere nel 1438 ( e non nella regia zecca di Messina ) ducati veneziani contraffatti, verosimilmente di buona qualità, da spendere nel corso della sua campagna per la conquista di Napoli "

Interessante storia con un re coinvolto nella contraffazione di moneta veneziana.

Napoli ancora con narratore G. Ruotolo :

Il Ruotolo ci racconta la storia che risale al 1624 dell'arresto di cinque uomini in casa del marchese d'Apici Giovan Vincenzo Galluccio perché facevano monete false in rame . Il marchese se la cavò perché non era in casa in quel momento ma i cinque non riuscirono ad evitare la condanna a morte.

In realtà uno dei cinque, essendo un chierico, tal Giovan Marano, si oppose facendo presente la sua posizione ma nonostante il ricorso la condanna venne eseguita per tutti e cinque.

Si racconta anche di un lugubre corteo dei condannati che affrontarono la pena capitale con estrema dignità.

Qui abbiamo non un re, ma un marchese, un chierico....e l'estrema pena per cinque.....

Palermo....Napoli.......non è solo un giro tra le zecche italiane e i vari periodi storici.....non è solo un raccontare storie di falsari, pene e castighi.....come vedete stiamo facendo raccontare il tutto dai più importanti e noti numismatici italiani, uno dietro l'altro arrivano e arriveranno tutti.....questo post mi sarebbe piaciuto che a raccontarlo fosse stato un amico della sezione del Regno delle Due Sicilie.....ma tanto si può dire ancora su queste e altre zecche, speriamo che il forum si possa unire in discussioni come queste dove siamo coinvolti tutti, ma proprio tutti e senta il richiamo forte del principio base del Regolamento del forum, la divulgazione.....è per questo che siamo qui alla fine.....condividere e divulgare.....non dimentichiamolo.....

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