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Inviato

Altro confronto milanese, due filippi di Carlo II bimbo con la madre Maria Anna d'Austria reggente.....

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Inviato

Molto interessante... Una precisazione. La moneta n.2 del post 101, quella affiancata al solido di Arcadio, non è un falso (non avrebbe ingannato nessuno), ma un'imitazione di una tribù germanica. Sarebbe interessante vedere anche il rovescio...

Arka


Inviato

Ah, dimenticavo un piccolo particolare ancora.....alla Mostra citata " Il vero e il falso " di Milano, c'era anche una piccola sezione con adeguate cartellonistiche dedicate al Ciulla e nel libro - guida della stessa è raccontata con dovizia la sua storia.....nel suo genere insomma una star :blum:


Inviato

Ricordo la scritta sulle banconote italiane "La legge punisce i fabbricatori e gli spacciatori di

biglietti falsi", non più presente su quelle per l'euro; forse che stando nella comunità europea sono spariti i falsificatori? o gli spacciatori? (semplice battuta provocatoria)o era difficile complicato riportarlo in varie lingue, essendo moneta unica per la Comunità.

Poi volevo ricordare due vecchi tomi circa i falsi

I falsi numismatici di Gino Manfredini edito da "LA NUMISMATICA - Brescia" nel 1981

Il Falso nella Cartamoneta di Gemino Mutti edito da "La Numismatica - Brescia" nel 1982

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Inviato
Il 7/7/2014 at 09:37, dabbene dice:

Veramente fantastica questa storia del Ciulla, e se ce ne saranno altre, siamo tutto orecchie ovviamente.....

Grazie per l'apprezzamento e, come promesso, sì, almeno un'altra ce n'è ;)

Restiamo sempre in Italia, ma ci spostiamo dal sud al nord, per parlare di colui che è passato alla storia come "il Re" (dei falsari, naturalmente).

L'attività di Attilio Pollastri, nato a Genova sul finire dell'800, inizia quando quella di Ciulla finisce, nel 1922. O, per meglio dire, anche lui viene arrestato per la prima volta in quell'anno, e incomincia così a farsi conoscere.

Figlio di un funzionario delle dogane, a differenza del Ciulla non era mosso da alcun ideale di giustizia e uguaglianza sociale, ma semplicemente dalla convinzione, avuta fin da ragazzo, che guadagnarsi la vita onestamente sarebbe stata un'impresa superiore alle sue forze :D

Ancora giovanissimo, Pollastri si impiega nella bottega di un orafo di valore: di giorno impara a modellare orecchini e monili, di notte si ferma in officina a battere monete d'argento. In pochi mesi riesce a guadagnare ben 30.000 lire di denaro buono smerciando le sua monete anche direttamente alle banche, che le accettano senza difficoltà.

Passa poi alle banconote, ormai sempre più diffuse, ma la progressiva svalutazione monetaria gli gioca un brutto tiro. Pressato dai suoi "clienti", che per via della svalutazione gli chiedono una quantità sempre maggiore di banconote false, finisce per perdere la necessaria tranquillità e per mettere in circolazione biglietti non proprio perfetti, che lo portano nel 1922, come detto, al primo arresto.

Da quel momento è un continuo entrare e uscire di prigione: in tutto passerà in carcere quasi 20 anni della sua vita. Quando è fuori, prova ogni tanto a cercare un lavoro onesto, ma tutte le porte gli si chiudono in faccia, e non può far altro che tornare all'antico mestiere.

Si dice addirittura che una volta sia stato rapito, in Piemonte, da due poliziotti, che lo costrinsero a fabbricare denaro falso minacciando, altrimenti, di denunciarlo. Fabbricava qualche milione al giorno, e non gli lasciavano nemmeno i soldi per comprarsi le caramelle di cui era ghiotto...suo unico vizio :rolleyes:

Nel 1944, dopo aver scontato l'ennesima condanna, considerata la svalutazione della moneta, si dà alla fabbricazione di clichés dei tagli da 5 e 10 mila lire. In regione Scorticata di Ponzone d'Acqui, in una vecchia casa da caccia, impianta la sua zecca clandestina; non si circonda però di compagni abili, tanto che nel 1948 i carabinieri di Acqui scoprono il suo rifugio sequestrando clichés, macchine stampatrici, carta filigranata ed oltre 5 milioni in biglietti da 5 e 10.000 lire perfettamente falsificati.

Il processo, l'ultimo a suo carico, si svolge nel 1949 presso la Corte d'Assise di Alessandria. Gemino Mutti, nel già citato Il falso nella cartamoneta, ne fa una gustosa ricostruzione:

"A un certo punto il Presidente ordinò che fosse portato in aula il corpo del reato. Un usciere avanzò faticosamente sorreggendo un valigione legato per traverso con uno spago di canapa; aiutato da un carabiniere lo depose sul tavolo e lo sciolse. Una cascata di biglietti da 10.000 si rovesciò davanti agli sguardi increduli del collegio giudicante. Per alcuni minuti ci fu un silenzio assoluto in aula, poi il Presidente tolse dal proprio portafogli una banconota di uguale taglio e cominciò a confrontarla con quelle incriminate; in breve, anche i giudici popolari lo imitarono, e anche gli avvocati e il pubblico ministero che intanto si erano avvicinati al tavolo. Denaro buono, denaro falso passava di mano in mano sotto la luce delle lampadine. Disegno, filigrana, carta, arabeschi, inchiostri, colori...tutto identico. Il denaro di Pollastri si confondeva col denaro della Banca d'Italia in modo perfetto. Quando si trattò di richiudere la valigia, giudici e avvocati non riuscivano più a trovare le loro banconote...erano naufragate nel mare di denaro falso. Fu chiamato d'urgenza il perito della Banca d'Italia che assisteva al processo in veste di osservatore. Non ci si raccapezzò nemmeno lui. Alla fine il Presidente dovette far aprire l'usciolo della gabbia dell'imputato:

'Pollastri, venga a restituirci il nostro denaro, per favore. E segni con la matita copiativa le banconote di sua produzione, così non ci saranno più confusioni'

Attilio Pollastri firmò con un sorriso di trionfo alcuni milioni di lire, poi ritornò in gabbia." :D

Viene condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione, e questo nonostante la Banca d'Italia si fosse rifiutata di presentarsi come parte civile, si dice in segno di riconoscenza per aver ricevuto da Pollastri alcuni preziosi "consigli tecnici" su come riconoscere e prevenire le falsificazioni. Consigli che, sebbene non ufficialmente, sembra siano stati tutti accolti e messi in pratica ;)

Attilio Pollastri esce definitivamente di prigione nell'agosto del 1956. Morirà qualche anno più tardi, non prima però di averci lasciato una vera e propria chicca. Un video, girato nel 1958 per la Settimana Incom, nel quale mostra la sua competenza nel riconoscimento delle banconote contraffatte.

Buona visione -_-

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petronius oo)

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Inviato

Splendida ulteriore storia numismatica Petronius, questa anche con video :blum:, complimenti veramente, contributi divulgativi che sperano tutti gradiscano, queste storie poi personalmente mi piacciono tantissimo.... !

Ottime anche le segnalazioni bibliografiche sull'argomento di Angel che possono essere utili a tutti per ulteriori approfondimenti !

buona serata,

Mario


Inviato

Un sincero ringraziamento a @@petronius arbiter che ci ha regalato due storie assai curiose e capaci di dipingere bene il colorito mondo in cui questi falsari hanno vissuto e sviluppato il loro particolarissimo mestiere. La storia di Ciulla mi aveva particolarmente incuriosito per i principi che avevano mosso questo strano artista verso la produzione dei falsi..

Riguardo i falsi vorrei, ancora una volta, mettere in luce tutti quelli emersi durante la digitalizzazione dei materiali del Museo archeologico di Firenze. Sul portale, grazie alla splendida funzionalità di ricerca filtrata, voluta fortemente dai creatori (tutti lamonetiani) e realizzata dal bravissimo @@incuso, potete vedere moltissimi falsi settecentesti e ottocenteschi, realizzati probabilmente proprio da quelle botteghe orafe specializzate nell'esecuzione di copie quasi perfette. Ecco una lista dei falsi fino ad ora caricati: http://medagliere-firenze.lamoneta.it/collocazione.php?parolebarra=&parole=&legendacercata=&riferimenti=&collocazionecercata=&autemitt=-&zecca=&nominale=&flan=-&flanesemplare=riproduzione+per+fusione&materiale=-&minpeso=&maxpeso=&mindia=&maxdia=&minassi=&maxassi=&minanni=&maxanni=

In qualche caso il falso è stilisticamente addirittura più bello del vero e diventa complicato capire se il'esemplare è autentico o una copia d'autore. Ricordate il sesterzio di Nerone?


Fonte Cataloghi Online

http://medagliere-firenze.lamoneta.it/immagine.moneta/c10536

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Inviato

Prossimamente la discussione verrà inserita in alto tra le importanti, ma certamente comunque le discussioni non finiscono mai, proseguono nel tempo, e questa è una discussione che ha tutte le caratteristiche per non finire mai.....

Potrà capitare che qualcuno legga qualcosa, o che gli venga in mente un episodio o che qualche @ proposto in discussione si connetta e leggendola dica, dai questo " poveretto " :blum: che è stato seguito tra l'altro da altri 16 quasi " eroici "lo voglio aiutare dicendo anche la mia, anche questo è condividere.....

Dai facciamo divulgazione, ma scherziamoci un po' anche sopra, se no rischiamo poi di annoiarci..... :blum:

Grazie a tutti comunque, il commento ricevuto per MP da un utente " ma questa è una piccola perla di divulgazione......" è estremamente veritiero, ci avrei scommesso su poco, devo dirlo su questo esito, però in effetti ora c'è ed è qui per tutti.....

Mario


Inviato

Nel maggio di quest'anno scaricai il file "La falsa moneta nel codice penale murattiano" di Alessandro Giaccardi.

Tratta le pene inflitte ai falsificatori e agli spacciatori di monete false ne primi decenni nel Regno di Napoli. Vi è anche una descrizione di cosa si deve intendere per moneta falsa e cosa è un'alterazione di moneta.

Le cose che mi hanno maggiormente colpito sono

il fatto che chi veniva a conoscenza di una zecca clandestina o di un deposito di monete false, se entro ventiquattrore dallavvenuta conoscenza, non lo denunciava alle autorità era punito, eccezion fatta per i parenti dei colpevoli e persino dei coniugi divorziati (anche allora c'era il divorzio!)

e

il fatto che se il falsificatore denunciava l'illecito e i complici prima della consumazione o subito dopo dello stesso e prima di ogni procedimento dell'autorità era esente dalla pena di falso, ma era sottoposto a vita o a tempo alla vigilanza speciale dellalta polizia (anche allora i pentiti collaboratori di giustizia, ma sicuramente con meno benefici).

La_falsa_moneta_nel_codice_penale_murattiano-libre.pdf

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Inviato

Regno di Napoli, codice penale di Murat, siamo nel 1800, altra storia, altra documentazione importante......e ringrazio angel di avercela proposta.

Questa è una ulteriore conferma di che miniera infinita e potenziale possa diventare ancora questa discussione.....che avrebbe potuto unire tutti .....di ogni zecca....di ogni periodo storico....tutti i numerosi appassionati di falsi.....ecco perchè non dispero che nel tempo possa ancora crescere di ulteriori importanti contributi.....


Inviato

Le Grida a Milano sotto gli spagnoli........ sono le Grida a ordinare la materia e su queste sarebbero in tanti che potrebbero parlare, ma rompo gli indugi ora e incomincio :

Sotto Filippo II abbiamo per esempio la Grida datata 1564, 17 giugno, nella quale il Governatore dello Stato di Milano Gabriel de la Cueva impone : " Comanda che nissuno possa spender, ne riceuer, ne tener, ne comprar, ne far spender, ne far riceuer, ne far comprar, qual si voglia sorte di moneta prohibita, ne tosata, ne che cali del suo giusto peso ....."

Il 6 aprile 1598 Juan Fernandez de Velasco firma invece delle grida in cui ricorda " come alcune monete ....inferiori di bontà e peso di quelle che si stampano in questa città, e massime ducatoni...si spendono al pari di esse ..."

Come sappiamo poi le Grida servirono poco ad arginare i vari fenomeni di falsificazioni, tosature, contraffazioni, imitazioni, monete estere in circolazione.....ci vorrà un periodo storico successivo, con leggi, nuove monete, e le macchine per portare ordine alla materia.....


Inviato

Molto interessante... Una precisazione. La moneta n.2 del post 101, quella affiancata al solido di Arcadio, non è un falso (non avrebbe ingannato nessuno), ma un'imitazione di una tribù germanica. Sarebbe interessante vedere anche il rovescio...

Arka

si tratta di un tremisse dei Merovingi


Inviato

Con Filippo III a Milano la situazione non cambia, anzi, la falsificazione che c'è pone vari interrogativi a chi vuole intervenire, cioè se prodotta fuori dei confini del Ducato di Milano, caso comunque più frequente, o se fatta dal personale o parte di esso della zecca stessa con quantità numeriche comunque decisamente inferiori.

Nei documenti si parla spesso di monete bandite prodotte da altre zecche, di monete calanti, monete tosate, l'attività dei falsari è spesso meno citata e messa in evidenza, in pochi casi vengono menzionate le monete specifiche falsificate, pur però citando sempre le pene per chi detiene o spaccia moneta falsa.

La Grida Generale del 1608 sulle monete, del 18 giugno 1608, ripresa diverse volte poi successivamente, tra i vari divieti ricorda quello della detenzione di strumenti atti all'alterazione, forse intendono riferirsi alla tosatura, o alla falsificazione.

In quelle del 1619 invece si ordina al Maestro di Zecca di effettuare assaggi sulle monete in corso ogni 4 o 6 mesi, sia per quelle della zecca di Milano che per quelle estere ammesse alla circolazione nel Ducato e a Milano in quel periodo circola di tutto.....


Inviato

Con Filippo IV e Carlo II la situazione diventa sempre più grave, si parla di vero e proprio flagello.

Le Grida continuano, aumentano anzi, i problemi invece di diminuire aumentano....in particolare in esse si parla di monete tosate.

Il 13 dicembre 1628, la Grida rinnova il divieto di spendere Realoni calanti di peso, in quella del 1637 si limita " la circolazione di ogni sorta de denari calanti del giusto peso, che s'introducono....nello Stato di Milano...."

Quelle del 1639 è relativa all'obbligo di tagliare monete d'oro e d'argento calanti e di bassa lega.

Quella del 1644 proibisce invece la circolazione delle monete d'oro calanti.

Quella del 1650 obbliga invece a disfarsi di tutte le monete tosate o calanti.


Inviato

Continuo.... in quelle del 1652 si parla della sorveglianza per impedire l'ingresso nello Stato Di Milano di monete tosate o calanti.

Nel 1658 si ribadisce l'obbligo del bando delle monete tosate o calanti.

Se notate la parola false difficilmente compare....

In quelle del 1659 si impone ai Cassieri del Sale di accettare solo monete di giusto peso.

In quelle del 1664 solito ritornello divieto di introdurre e spendere monete calanti, tosate o di bontà inferiori.

Siamo a Carlo II con la Grida del 1669 e si rinnova il divieto di far circolare monete calanti, tosate o false, qui c'è la novità con la parola false.

In quelle del 1684 si proibiscono i Testoni di ogni zecca calanti del giusto peso e che non presentino l'estremo contorno intero, col loro cerchio.....


Inviato

Direi che con Milano ci siamo messi abbastanza in pari..... :blum:, per chi volesse però approfondire ulteriormente l'argomento sulle Grida di Milano c'è il testo di R. La Guardia, 1992, " Il fondo d'archivio Zanetti - Bellati nelle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano ".


Inviato

Rimanendo in Milano, facciamo un salto temporale in avanti e arriviamo a Maria Teresa, gli anni della nuova monetazione, delle monete fatte a macchina, entriamo in un'altra era.....però....

Nel 1752, esattamente con l'Editto del 23 marzo, entrano le parole DELAZIONE E DELATORI

Il presidente e i Questori del Magistrato Camerale diffidano di trasgredire le grida del 26 novembre 1749 e 11 dicembre 1749 e , in relazione al disposto dell'editto 15 aprile 1750, incaricano i pubblici ufficiali competenti di vigilare al riguardo, incorrendo, in caso contrario, in pene uguali o maggiori di quelle previste per i trasgressori. Chiunque denunzierà una trasgressione vedrà coperta dal segreto la propria identità ed otterrà la terza parte della pena pecuniaria prevista.

Quindi anche premi abbondanti per i delatori.....

Andiamo ora al 1778, Grida del 9 novembre qui invece parliamo di PENE CORPORALI

I Giudici di Provvisione e delle Vettovaglie intimano ai commercianti di rispettare le disposizioni relative alle mete dei generi calmierati e di usare moderazione nei prezzi imposti ai generi di libera contrattazione, applicandosi, in caso di trasgressione, pene corporali aggiuntive a quelle previste dalle vigenti gride.

Quindi tempi duri anche per i commercianti dell'epoca....


Inviato

Voglio aggiungere un'altra chicca che riguarda Genova.

Nei primi anni del 1800 c'era un prete, don Pietro Bava, povero in canna con madre e sorella da mantenere assalito dall'ossessione di far quattrini, ma visto che le male azioni lo ripugnavano pensò che l'alchimia fosse l'unico mezzo per averne a fiumi.

Contattò tale Merello che pareva avesse la ricetta per trasformare il metallo in argento, il Merello non volle cedere la preziosa ricetta ma, visto che i materiali per avviare la produzione erano costosi, propose una società: lui avrebbe messo la "ricetta segreta" e don Pietro tutto il necessario per avviare la produzione, in più aggiunse che con il famoso "latte verginale" si sarebbe potuto successivamente trasformare l'argento prodotto in oro.

Il fine ultimo del delinquente era di giocare con la faciloneria del prete, ormai in suo completo potere, per potergli scaricare la responsabilità di battere monete false nei locali che aveva a disposizione.

Solo che non doveva essere un gran falsario tanto è vero che riuscì a spendere poche delle monete prodotte perchè fu subito smascherato e denunciato alle autorità insieme allo sprovveduto sacerdote.

Il Merello finì sulla forca e di don Pietro, denunciato all'autorità ecclesiastica, non se ne seppe più nulla.

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Inviato

Caro @@dabbene, ancora una volta con le tue interessanti discussioni sei riuscito a farmi fare un passo indietro nelle mie decisioni :).

Volevo aggiungere qualche notizia su cosa avveniva a Napoli nel periodo vicereale. La falsificazione monetaria e tosatura era molto diffusa e, nonostante le pene severe, difficile da contrastare.

Mi permetto quindi di riportare alcuni passi tratti da "Diurnali di Scipione Guerra":

2 marzo 1621

furono giustitiati tre altri huomini per haver falsificato le monete regie. Martedì mattina 2 di Marzo furono appiccati al Mercato tre poveri afflitti. Il primo si chiamava Francesco de Ruggiero de Lettera; era di età d’anni 35 in circa e di arte lanaiuolo. … Il secondo afflitto fu Anello Festa alias Esposto napolitano cortellaro d’anni 30 in circa. … Il terzo fu placido Bruno passamanaro nato alla Cava e cresciuto in Napoli d’anni 30 in circa.

Appare chiaro quindi che la pena per i falsificatori era la pena capitale e veniva applicata senza remore. E' interessante infatti notare come per altri reati quali omicidi e furti, a volte la pena capitale venisse tramutata in carcere a vita o in una "crociera" sulle galere, mentre per i falsari solitamente la forca (o peggio) era l'unica pena.

18 Marzo 1621

Alli 18 di marzo giovedì fu giustitiato un genovese (Andrea Boesio di Savona, mercante di anni 23 in circa) alle Mortelle per haver tagliato e falsificato le monete non ostante che huomo ricco.

23 marzo 1621

Furono pigliati molti huomini per monetarij, e tra essi cinque preti, et havendoli rimessi al loro ordinario, ma fu ordinato dalla Vicaria che si portassero legati sopra cavalli con le barde insino a quelle carceri, dove andavano a 27 di marzo.

Esser preti ( ma non ricchi) salvava dalla forca ma non dal carcere...

14 agosto 1621

fu giustitiato (appiccato al Porto al Maio) un monetario huomo attempato (Pier Giovanni Guatiero, sarto), il quale fu tradito da un suo amico per guadagnare quello, che la Corte per sue prammatiche ha promesso a simili huomini indultanti; et essendo andato in Vicaria il relevante per la porzione che li spettava del tradimento fatto all’amico, non havendo il fisco prae manibus quello che veramente gli competeva, ne le volle dar parte, dicendoli che fusse tornato, che haveria havuto sodisfatione; ma non volendo lui ricever la parte di quello che si credeva goderse con l’altrui sangue, non volle ricevere cos’alcuna, e si partì per andarsene a casa sua; ma incontratosi per strada con il figliuolo del condannato a morte, fu da quello ucciso, poco godendo il tradimento e meno il prezzo di quello.

Scolpatione: Il quale dechiarò come era falso quello haveva deposto, cioè che Natale Calza tagliava la moneta con lui. In questa giustitia si abbrusciorno la tavola et altre cose che servivano per tale effetto vicino la forca, in modo che ‘l crucifero non potè stare al suo luogo solito, ma fu necessario fermarsi vicino la scala dall’altra parte d’avanti. Si appiccarono dippiù nella stessa forca due para di Forbici.

Eccoci di fronte alla figura del delatore che, in cambio di immunità e denaro, denuncia il suo ex socio (figura tristemente diventata nota con la lotta al brigantaggio in epoche successive). Pentito forse dall'esito della sua spiata rifiuta il denaro promesso ma incappa nella vendetta del figlio del condannato. Ovviamente il condannato nega le accuse ma senza esito. Interessante osservare come, a dimostrazione della colpevolezza ed a futura memoria, venga bruciato ciò che è servito a tosare le monete e che nella stessa forca fossero appese le forbici utilizzate per tagliare le monete.

20 agosto 1621

furono giustitiati due monetarij uno dei quali portava una forbice appesa in canna, come tagliator di moneta, e l’altro uno cugno, con il quale cugnava falsamente la moneta regia.

21 agosto 1621

furono mandati in galera due inquisiti, e tormentati per monetarij, ma non confessi; et andarono tutti pieni, così nella canna come per la persona di cugni, forbici e d’altri stigli pertinenti a quel maledetto mestiero, con li quali furono trovati e pigliati carcerati; e si fe ad imitatione dell’illustre D. Pietro di Castro Conte di Lemos 1616 che all’hora era Vicerè di Napoli; et è venuta in tanta facilità questa falsificazione e tonsione di moneta, che ben può dirsi, che vi è necessaria la mano di Dio per liberarci da tal peste, non bastando le tante prammatiche, e nuovi tormenti, e di giustitie nuove, poiché sono tanti li carcerati, e tanti quelli, che si carcerano in dies, che è una maraviglia, e non è per finir mai. Martedì 31 agosto furon pubblicate altre prammatiche contro detti monetarij, orefici, bancherotti et altri.

Appare evidente quindi che anche all'epoca ci si chiedesse come fermare questo "maledetto" fenomeno e si invocava l'aiuto divino per cercare di fermare quella "peste" emanando nel contempo nuove leggi contro i falsificatori.

... continua ...

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Inviato

... segue...

17 settembre 1621

s’andò a giustitiare un monetario nominato Liseo d’Ausilio, homo di ducati quarantamila di facoltà, il quale nella sua confessione disse che per 18 anni continui haveva esercitato questa bella professione.

Uomo ricco che non scampò alla forca ma che confessò addiruttura che erano 18 anni che falsificava monete...

23 settembre 1621

fu giustitiato uno chiamato Antonio, seu Tonno Romano per monetario.

8 ottobre 1621

andò a morire alli Virgini uno nominato Francesco di Maoro appiccato per monetario.

12 ottobre 1621

fu mandato in galera uno monetario non confesso, tutto attorniato per la sua persona di cugni, forbici et altri stigli che per tale maledetto magisterio servono per tagliare e cugnare.

29 novembre 1621

furono giustitiati due fuori Porta Capoana dietro S. Anna per monetarij, in quel proprio luogo, dove tagliavano e cognavano la moneta regia.

21 gennaio 1622

s’andò a giustitiare un altro monetario.

16 febbraio 1622

furono giustitiati due altri monetarij.

7 marzo 1622

fu pigliato carcerato un creato del signor Fabrizio Albertino giudice criminale con un tarì falso, e doppo essere stato atrocemente tormentato, e non confesso, fu condennato per dieci anni in galera, ancorchè non vi fusse il delitto in genere, chè credo al certo, che l’haveriano condannato a morte, tanto sta la giustitia rigorosa contro simili malfattori.

...continua...


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