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IGNORED

DELLE PENE E DEI CASTIGHI


Risposte migliori

Complimenti a tutti e in particolare @@dabbene che riesce sempre a proporre argomenti di grande interesse.

Da ex Curatore devo ammettere che in questo ultimo periodo è molto difficile riuscire a coinvolgere attivamente i partecipanti al Forum. Probabilmente sono tempi duri sotto ogni aspetto per tutti e comunque vedere che in molti collaborano scrivendo e anche solamente leggendo mi rincuora.

Mi sembra che Mario inizialmente avesse accennato al fenomeno della tosatura delle monete (scusate ma non ricordo se qualcun altro ha poi ripreso il discorso). Attualmente sono interessato alle produzioni monetarie del Senato Romano; ho esaminato sia dal vero che da immagini qualche centinaio di grossi romanini con le insegne (prima metà del XIV secolo circa) e la prima particolarità che emerge all'occhio è che in maggioranza evidenziano vistose tosature. Perché? E' stato facile comprenderne il motivo perché Finetti ne dà una convincente spiegazione in Boni e mali piczoli . Infatti vi fu un riallineamento "spontaneo" da parte del pubblico che reimpiegava i vecchi pezzi d'argento riducendoli al valore dei bolognini. Quindi non un comportamento fraudolento ma bensì "autorizzato". Al contrario a Firenze e in altre aree italiane che non adottarono il bolognino la tosatura fu "discreta" ed è evidente quindi una frode volutamente applicata. Questo per dire che ogni situazione, anche per la falsificazione-contraffazione, va esaminata in base a elementi di fatto che possono avere mille risvolti inaspettati. Molti di questi sono emersi nelle vostre considerazioni. Un bravo a tutti.

Cari saluti

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Grazie Adolfo dell'intervento, degli apprezzamenti e dal capire, e chi meglio di te può dirlo, la situazione attuale e il tentativo di unire e condividere con altri un tema, non facile ma ci stiamo provando, certo non è semplice.....

Collaborare, condividere, unire e divulgare......sentirsi parte comune di una stessa comunità, è questo il sentire comune e poi c'è anche la competenza, l'esperienza e in questo caso l'amicizia che quando c'è si rivela come in questo caso e come ho visto fare da altri nella stessa discussione.

E' una prova, vediamo....., io direi una ripartenza, questo credo sia il termine giusto, vediamo se riusciamo a creare il magico che c'era qualche anno fa.....certamente sarebbe bello che intervenissero anche chi ha minore esperienza, qualche giovane, come sarebbe interessante avere qualche parere da qualche classicista, io ne ho evocati alcuni.....chissà magari il week - end aiuterà loro e altri che ritengo possano dire molto, ma veramente molto.....

Hai parlato giustamente di un aspetto che è stato poco discusso, la tosatura, atto indubbiamente fraudolento, e ne hai parlato da esperto facendoci cogliere alcune differenze e diversità.

La tosatura sembra andare dal XII al XVII secolo, l'avvento delle macchine fermerà il processo.

In Italia meridionale già da Ruggero II le fonti confermano il problema, con Federico II si stabiliranno pene severe contro tosatori e falsari, quali la confisca dei beni e a volte la pena di morte.

Tutte le zecche si preoccuparono di arginare il fenomeno o con leggi blande, con forti multe, col taglio della mano destra, col l'ordine agli zecchieri di avere tondelli belli circolari e centrati, ma anche con controlli con i cambiatori.

Quindi un problema per tutte le zecche, difficile da arginare e controllare....che si affianca a quello dei falsi.....

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Io butto lì spunti, sassolini e sassoloni.....abbiamo parlato di tosatura, in realtà c'erano anche altri sistemi per falsificare, più sofisticati, particolari, che comunque rendevano la moneta diversa, in pratica la rendevano uguale ad un'altra con delle tecniche.

E le tecniche erano la doratura, l'argentatura, il ritocco dei segni che ne attestavano il valore originario ; è chiaro che una moneta con una abile argentatura superficiale esterna poteva passare per una moneta d'argento e il gioco decisamente valeva la candela....anche qui penso a @@mariov60, ma tanti potrebbero parlarne.....sono comunque aspetti fraudolenti che in una discussione di questo tipo è giusto ricordare ed enunciare......

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E' ormai una no stop voluta, poi avrò bisogno di giorni però per riprendermi :blum:......ma la domanda che mi pongo e si pone anche il Finetti in " Numismatica e tecnologia " è pesante, ma come si faceva a difendersi, sempre che si riuscisse, dai falsari ?

" La prima e imprescindibile arma contro gli spacciatori di monete false o alterate era l'osservazione dei pezzi. Se questi manifestavano caratteristiche tali da porre qualche dubbio sulla loro legittimità si procedeva ad una più specifica indagine seguendo metodi diversi a seconda della tecnica che si presumeva impiegata.

Per le monete d'argento suberate era sufficiente disporre di una cote, di una lima, di un punteruolo per intaccarne un po' il bordo ed osservare se il colore del metallo sotto la superfiicie mutava.

Per l'oro dato che il colore del rame appena scalfito poteva trarre in inganno, era più prudente ricorrere alla pesatura ; bilance di notevole precisione erano alla portata di tutti in tutte le epoche, ma sulle piazze di pagamento era più difficile pesare moneta per moneta e qui era più facile per il falsario spacciare i suoi prodotti.

L'argento si provava con il fuoco di carbone, quelle tratte dal fuoco non perfettamente bianche o quelle dove si trovava lega venivano tagliate.

Altra prova usata era quella del suono provocato battendo la moneta su di una lastra di pietra."

Quindi anche su tutto questo le ulteriori osservazioni o precisazioni potrebbero essere tante.....

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Dizzeta ha parlato giustamente del Cigoi, altri furono comunque i falsari di epoche recenti, uno di questi ben conosciuto fu il Tardani, abilissimo falsario attivo a Roma agli inizi del 900.

Il Tardani in particolare inquinò la serie dei denari papali antiquiores e qui in teoria dovrei richiamare ancora @@giollo2, scusa ma anche qui vieni purtroppo coinvolto.....questi furono poi spacciati in gran numero come provenienti da un ripostiglio di Bolsena.

Molte monete false finirono poi anche a Vittorio Emanuele III da parte di nomi associati al Tardani quali Vitalini e Stettiner, certamente la tecnica del falso ripostiglio fu molto usata, e forse lo è ancora, a volte monete originali insieme a falsi, a monete ritoccate, il caso peggiore è quando in questi ripostigli taroccati si trovano degli inediti e qui sono dolori.....

E il Meneghetti ? Non chiuderò la discussione senza il Meneghetti..... :blum:....diventerà un tormentone.... :blum:

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E potevate dirmelo che lo conoscevate poi tutti il Meneghetti :blum: ? Il tuo intervento doppio mi fa doppiamente piacere, in primis perché in un qualche modo hai inserito in discussione la voce di Saccocci sui falsi che ci mancava...., ma anche la SNI con la sua notevole collezione di falsi, di cui alcuni ho avuto anche modo di vederne qualcuno nel tempo, certamente un ringraziamento speciale a te perché sei stato e sei anche tu uno dei " motori ed artefici " di questa discussione, con tanta stima,

Mario

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La Travaini rimanendo in tema Alvise Meneghetti parla di una monetina in rame con leggende in caratteri greci, con il nome del Doge Enrico Dandolo e il titolo di despotas , da riferire al 1204 , la moneta ha caratteri greci .

E' un falso fantasioso del Meneghetti, falsario settecentesco, estremamente eclettico e creativo, mi verrebbe da dire quasi burlone, antiquario e orafo veneziano, che conosceva bene le monete e la storia di Venezia.

La Travaini ricorda anche la moneta sempre del Meneghetti per la decapitazione del Doge Marin Faliero, come se uno stato come quello veneziano avesse potuto battere moneta per ricordare un doge condannato tra l'altro alla damnatio memoriae.

Il falsario eclettico e burlone ci mancava, il Meneghetti colma certamente questa lacuna....

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Carlo Maria Cipolla ( come poteva mancare....) -Tre storie Extra vaganti - I Bardi - Firenze

Cocktail a dir poco esplosivo questo, famiglia di banchieri fiorentini, una delle potenze finanziarie dell'epoca che si trasforma in un momento di crisi e di grosse difficoltà in una armata Brancaleone di falsari, tra l'altro incapaci.

E' un momento storico quello del 1333 - 48 in cui mancava fortemente il circolante, in particolare di quello minuto.

Grande richiesta di moneta quindi, cosa organizzano allora " i nostri ", decidono di produrre moneta falsa, fissando la sede su una montagnola, reclutano vari avventurieri più o meno capaci e ci provano.....provano con queste monete, carlini, anconetani, lucchesini, sextini, quattrini.

Scelsero essenzialmente monete straniere, che avevano però buon credito sul mercato internazionale, quindi ben accettate.

Speravano tra l'altro facendo questo di farla franca più facilmente.

Coniarono solo qualche pezzo che le autorità già li avevano scoperti ; alcuni addetti furono condannati al rogo, i tre eredi dei Bardi, pure condannati al rogo.

Non finì così invece, forti delle conoscenze, delle connivenze, dei rifugi, non riuscirono a catturarli, forse la stessa polizia non mise tutto l'impegno necessario per trovarli.

Storia incredibile quella della saga dei Bardi, veramente extra vagante.....come molte che abbiamo letto.....

Da parte mia ho già prenotato un rianimatore per sabato.....spero nel frattempo in qualche ulteriore intervento però e spero di poterli anche leggere :blum:......per i ringraziamenti e i commenti che ci saranno sicuramente finali c'è tempo, tenete sempre presente che la discussione è stata annunciata per due volte con relativo link nella sezione curatori, più assist vari in discussione che spero sempre possano nel week - end concretizzarsi.....io di certo di più non posso.......uno sforzo così sul forum da parte mia proprio non lo ricordo.....la grande pagina divulgativa già ora comunque c'è e rimane per tutti e a disposizione di tutti....nel tempo ovviamente.....e questo è il primo grande successo, poi per il resto si vedrà.....

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Supporter

Buona serata

Grazie al diarista Marin Sanudo, vi posto il racconto che fa di una pena capitale, effettuata per furto di oggetti sacri ad opera di 4 disgraziati in combutta con un prete; proprio per colpa di quest'ultimo e del suo fare circospetto che vengono catturati e processati. Probabile che la polizia in borghese sorvegliasse obiettivi "sensibili". Fatto stà che il prete ebbe salva la vita perché denunciò subito gli altri 4 ed anche un altro prete che riuscì a dileguarsi; oltre a ciò ebbe pagata una taglia di 50 ducati. :nea:

I 4 erano: Sier Bertuzi da Canal e suo figlio Tadio, Lunardo da Monte e un tal Donato, barcarolo.

Curiosa l'informazione che il boia non fosse un personaggio stipendiato, ma un carcerato lui stesso, tant'è che aveva una corda legata ad un piede, così che non potesse approfittare della situazione per fuggire. :pardon:

8 giugno 1520

In questo zorno, poi nona, in Piaza San Marco fono Justiciati li 4 (quattro ladri di oggetti sacri, smascherati da tale prete Vincenzo che stava con una cariola, con fare circospetto, presso la Chiesa della Madonna dei Miracoli di giorno e la notte andava a rubare con loro e se la intendeva anche con falsari), videlicet (naturalmente) sier Bertuzi da Canal qu. Sier Jacomo, primo apichato, e quel Lunardo Damonte, vecchio di anni 70, canuto de barba e di caveli, qual zà anni 50 scapulò (scampò) di poco la forcha, e da lui in qua si sona la campana dil maleficio che prima non si sonava, come si fa al presente; et fono trati di prexon. La corte e piaza era piena di grandissimo numero di zente. Sier Bertuzi prima andava cridando “merito mazor morte”, e come fu soto il palazo dil Doxe, cridò: “Serenissimo Principe! Merito mazor morte etc.” et a la porta di la chiexia era assà persone, si voltò dicendo: “Non dubitè scampi in Chiexia, vo' volentieri a questa morte”. Et a Tadio, suo fiol, (parte dei quattro) disse: “Fiol, vien constante” (Figliolo, seguimi) e lui rispose: “Padre, son qua e vado a questa morte volentiera, perché la merito, aver robà e violà e tochà tante reliquie”. El vechio nulla diceva, e mancho quel altro barcaruol padre de 6 fioli. Hor come sier Bertuzi fo su la scala, cridò tre volte “misericordia” etc., e fo butà zozo dal boja, qual è in preson per il Consejo di X, e havia una corda al pe' azio' non fuzisse. El vechio nulla disse, che subito morite. Sier Tadio suo fiol se inzenochiò al zoco (ceppo), pregò tutti dicesse una Ave Maria per lui, e li fo tajà la testa al primo colpo. E subito salite 6 zoveni sul soler (pedana) e tolse el corpo e la testa, che era in terra e messe in una cassa, et poi fo tajà la testa al barcaruol, che era mezo morto, et non stete molto che li apichadi tutti fo tolti zozo el canal, posti in una cassa e li altri do in cadeleti (barelle) et mandati a seppelirli; sichè non si vete altro che la forca.

Questa è una delle sentenze capitali meno "trucide"; d'altra parte non c'erano stati omicidi e quindi non erano state aggiunte le pene "accessorie", che venivano applicate solitamente prima della giustizia capitale e, spesso, anche successivamente. :shok:

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Grazie anche a Luciano, altro bellissimo intervento ancora, lascio aperta la discussione ora per eventuali vostri ulteriori interventi o riflessioni sull'argomento, certo ripensando a tutti gli esperti di falsi che abbiamo sul forum, anche di monete classiche......qualcosa mi aspetterei che arrivasse ancora......sarebbe un peccato non avere qualche altra voce.....

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Parliamo un po’ di Sicilia, una storia a parte e quella delle monete false prodotte, a partire già del settecento e anche prima, per ingannare i collezionisti e storici entusiasti, ansiosi di colmare le lacune delle loro raccolte o di poter dimostrare con una moneta qualche fatto storico.

L’abilità dei falsari per collezionisti si è evoluta nel tempo e oggi ve ne sono di molti pericolosi, ( penso ai 30 Tarì di Ferdinando III per Palermo), così che è quasi spesso impossibile se non esperti in tecniche riproduttive, riconoscere il vero e il falso, sto studiando da anni la materia e ancora oggi ho forti dubbi su diversi tondelli dell’area Italiana.

Ma veniamo ai fatti della Trinacria del XVIII sec., un celebre falsario che rientra in questa categoria fu il canonico maltese Giuseppe Vella, attivo a Palermo nel settecento, con i falsi documenti arabi del “suo codice diplomatico”, con l’invenzione del “ Consiglio d’Egitto”, e con le sue false monete arabe, ora nella collezione della Biblioteca Comunale di Palermo, egli ottenne, allora la cattedra universitaria a Palermo, e oggi una grande fama e persino un film (Scinà 1978, Sciascia 1989, DeLuca 1995. Basato sul testo di Sciascia è il film “ consiglio d’Egitto” 2002, di Emidio Greco con Silvio Orlando nella figura di Vella).

Vedo però che manca ancora qualcosa a questa stimolante discussione, è non parlo di contenuti, ne abbiamo avuti molti e interessanti, ma di partecipazione e cuore, dato che ultimamente latita sempre più in tutto il forum, forse perché sono un nostalgico idealista, o forse perché ricordo ancora quando tutti eravamo uniti per un unico scopo, quello di stare insieme e imparare, niente più…

Eros

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Inviato (modificato)

Caro Eros, cari amici tutti, è un po' così Eros, hai anticipato un po' quella che poteva essere una delle considerazioni finali, non sono certo le conoscenze che mancano a molti di noi, anzi ci sono qui grandi utenti che sono dei grandi esperti dei falsi, altro che il sottoscritto, però non fanno sentire la loro voce, anche se sono a conoscenza dello svolgimento di questa discussione.

Ieri un grande utente mi ha mandato un MP dicendomi " i miei più grandi complimenti per quello che state facendo, state costruendo una piccola perla ", lo ringraziamo e aggiungo ero ben conscio di quello che stavamo facendo e che spero continuerà, più che di piccola perla parlerei ora di grande perla....., una perla divulgativa, una grande storia da leggere per tutti che lasciamo ai lettori....

Ecco è vero era questo lo spirito che ci aveva portato qui sul forum, almeno per molti, quello di condividere, di donare, fare gruppo per divulgare la numismatica, è stato così per tempo, è stato così ed è ancora per alcuni grandi attori che avrete letto qui e che ricorderò sempre per il loro gesto di questi giorni, vedremo se intorno a questi pilastri si riuscirà a ricostruire quello spirito che ci ha animato, lo spirito disinteressato che è poi anche quello di chi vede una moneta, sa cos'è e perdendo tempo spiega all'altro tutto.....io sono sempre speranzoso, però certamente ci dobbiamo muovere in un'unica direzione, insieme, senza divisioni e con lo stesso spirito e ideali......ma la discussione non finisce qui, sono sicuro che altri nel week -end con un po' più di tempo a disposizione potranno intervenire......e allora avremo veramente " la grande perla divulgativa "......

Modificato da dabbene
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Tratto da un manuale di codice penale del Regno di Sardegna, degli anni quaranta dell'800.

Titolo IV

Dei reati contro la fede pubblica

Capo I

Della falsificazione di monete [omissis]

Sezione I

Della falsa monetazione

331

Chi senza legittima autorità fabbrica moneta, contraffacendo quella di regio conio o di conio straniero, ovunque abbia corso legale, od latera la vera moneta, commette reato di falsificazione di moneta

[omissis]

333

L'alterazione della vera moneta si commette o col tosarla o col raderla o col far uso di qualsiasi ultro modo per sottrarne il valore.

L'alterazione ha parimenti luogo quando si praticano mezzi per dare alla moneta l'apparenza di un valore superiore.

334 Chiunque avrà fabbricata falsa moneta d'oro o di argento, contraffacendo quella di regio conio, sarà punito colla pena dei lavori forzati a vita.

Se la falsa moneta è erosa od eroso-mista la pena sarà dei lavori forzati a tempo.

335 Chiunque avrà fabbricata nei Regii Stati falsa moneta di oro o di argento, contraffacendo quella di conio straniero, ovunque abbia coros legale, sarà punito colla pena dei lavori forzati a tempo.

Se la falsa fabbricazione è solamente di moneta erosa o eroso-mista, la pena sarà della reclusione non minore di anni settee potrà esntendersi a quella dei lavori forzati per anni dieci.

337 Quando l'autore dei crimini [omissis] sia un impiegato nelle regie zecche, sarà punito colla pena immediatamente superiore a quella inflitta in ognuno dei casi accennati [omissis]; se la pena sarà dei lavori forzati a vita sarà punito colla morte.

[omissis]

339 L'alterazione della moneta, sia di oro o di argento, sarà punita colla reclusione quando il valore che si è voluto sottrarre alla moneta alterata non eccede lire cinquanta; [omissis] eccedendo detto valore [omissis] la pena sarà aumentata di uno o di due gradi , e potrà estendersi ai lavori forzati a tempo. [omissis]

340 Chiunque con intelligenza coi falsificatori di monete di regio conio o di conio straniero avrà cooperato ad introdurre tali monete nei Regii stati, od a metterle ivi in corso, sarà punito come se fosse autore di fabbricazione o alterazione commessa nei Regii Stati.

[omissis]

343 Chiunque fabbricherà o farà fabbricar, o scientemente riterrà in casa od altrove conii, forme, crogiuoli macchine od altri instrumenti atti a fabbricare false monete, sarà punito [omissis] colla reclusione.

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Nonostante la pena di morte sia riservata solo agli impiegati delle Regie Zecche, anche in questo caso le pene sono dure e, non a caso, i reati sono previsti contro quelli della fede pubblica.

Il falsificatore, infatti, allorquando produce falsi, utilizza l'impronta dello Stato che è quella che garantisce alla moneta il valore, agli occhi del pubblico.

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Ma anche la cartamoneta veniva falsificata, e questo è un argomento un po' diverso comunque inerente, troviamo degli spunti interessanti in " I falsi, tra cinema, letteratura e realtà " di Filippo Fornari, anche qui se @@Naevius volesse dirci altro non potremo che essere contenti e ben felici ( forse non vi state accorgendo ma vi sto chiamando tutti, uno per uno :blum:, per dimostrare quanti esperti della materia ci sono sul forum....)

Cosa ci racconta Filippo, un piccolo stralcio :

" Chi fu il più grande falsario della storia ?

Bernhard Kruger, probabilmente.

Potrebbe sembrare strano che questo signore indossasse una divisa nazista, delle SS per la precisione, ma il piano, che mirava a destabilizzare l'economia britannica attraverso l'emissione di un'enorme quantità di sterline false, era stato ideato dal Comandante in capo delle forze di sicurezza del terzo Reich, Heinrich Himmler. Al maggior Kruger venne affidato l'incarico di portarlo a compimento.

L'operazione che è considerata la più grande contraffazione mai condotta, per l'ammontare delle banconote prodotte, pari a 133 milioni di sterline, fu realizzata in un campo di concentramento. Qui nelle baracche 18 e 19 del campo di Sachsenhausen, furono radunati 137 deportati ebrei, tutti specialisti, disegnatori, ritoccatori, chimici, tipografi, che furono messi al lavoro per riprodurre banconote da 5, 10, 20 e 50 sterline.

La qualità dei falsi era tale da ingannare anche la Banca d'Inghilterra e le Banche Svizzere alle quali furono inviati i primi quantitativi stampati. "

E così grazie a Filippo abbiamo parlato anche di cartamoneta falsa e che falsari tra l'altro.....

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Il 4/7/2014 at 10:09, dabbene dice:

Ma anche la cartamoneta veniva falsificata, e questo è un argomento un po' diverso comunque inerente...

Ah, ma si può parlare anche di cartamoneta, e non necessariamente italiana? e dillo subito allora :D

Intanto vi mostro, dalla mia collezione, uno dei "falsi Bernhard" che hai citato, più tardi proverò a raccontare qualche storia più direttamente collegata al titolo della discussione...dei castighi e delle pene.

petronius :)

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Certamente si Petronius , e credo che sulla cartamoneta qualche bella storiellina potresti saperla e raccontarcela, la discussione come dicevo è strageneralista, sui falsari, pene e castighi, dal periodo classico a oggi, cartamoneta compresa, per il momento grazie molte....

Mario

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Siamo un po' carenti sulla parte classica.....cercherò di integrare, anche se classicista di certo non lo sono.....e vado ancora su storie, aneddoti e su quanto dice Catalli :

Siamo sulla tosatura ancora a Bisanzio c'era un certo Alessandro, capo della Ragioneria di Stato, carica che lo rese presto ricchissimo ; i bizantini lo chiamavano col nome di Forbicina, per la sua facilità di tagliare intorno alle monete d'oro rimpicciolendole quanto voleva.

Forbicina è il nome tra l'altro dell'attrezzo con cui si facevano simili operazioni

( Procopio, La guerra gotica, III, 49 ).

Non sappiamo esattamente come fosse l'attrezzo di Forbicina, ma a Siena, al tempo di Cecco Angiolieri, per ottenere lo stesso risultato si usava battere moneta con uno strumento in legno chiamato " trabocchetto ", tale da provocare una spianatura del tondello e poi si tagliava la parte eccedente il tondello. Sarebbe stato difficile accorgersi poi visivamente, al più si sarebbe detto che era un conio stanco.

La Forbicina e il Trabocchetto.....queste sono le storie incredibili che ci offre la numismatica e che mi piacciono da matti.....

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Sempre periodo classico....zecca di Roma.....ancora da Fiorenzo Catalli :

" La rivolta degli operai della zecca di Roma, durante il Regno dell'Imperatore Aureliano ( 270 - 275 ) sembra sia stata originata dal tentativo disperato di evitare una dura punizione che Aureliano avrebbe inferto loro colpevoli di mettere in circolazione monete falsificate nel peso e/o nel titolo.

Il reato sarebbe stato commesso coniando un numero di pezzi superiore alla quantità stabilita ed impossessandosi in fraude dell'eccedenza.

Ma gli operai della zecca, la familia monetalis, che facevano capo al liberto Felicissimus con la carica di rationalis, ovvero responsabile unico dell'attività di zecca, dovevano avere un rapporto stretto con i senatori, due dei quali furono messi a morte mentre negli scontri successivi, nel tentativo di sedare la rivolta, sarebbero morti ben 7000 combattenti. La cifra appare sicuramente esagerata ma è comunque significativa della gravità dell'episodio. "

Ma chissà quante di queste storie ci saranno nell'epoca classica......

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Un caso interessante fu quello di Monza quando furono trovati nel 1849 circa 200 ducati veneziani di rame a nome di Marco Corner ( 1365 - 1368 ) nascosti evidentemente da qualche falsario dell'epoca prima di essere dorati.

L'operazione con l'amalgama di mercurio era più semplice se il tondello era in puro rame.

E anche per questo caso per approfondimenti eventuali un altro grande della numismatica italiana, C. Gamberini di Scarfea in " Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel mondo ", vol. III, pag. 158, anche se il Gamberini li inserisce sotto zecca ignota, Lombardia.

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Il 4/7/2014 at 10:39, dabbene dice:

Certamente si Petronius , e credo che sulla cartamoneta qualche bella storiellina potresti saperla e raccontarcela

Grazie, allora incomincio dal principio :rolleyes:

Come certo saprete i primi ad utilizzare monete fatte con una specie di carta, ricavata dalle scorze del gelso, furono i cinesi. Pare che i primi esemplari abbiano fatto la loro comparsa già nel IX secolo d.C., quel che è certo è che ne parla Marco Polo nel Milione:

Cita

Egli è vero che in questa città di Canbalu è la tavola del Grande Sire...or sappiate ch’egli fa fare una cotal moneta com’io vi dirò. Egli fa prendere scorza d’un àlbore ch’à nome gelso – èe l’àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta -, e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e ’l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia; e sono tutte nere

All'incirca negli stessi anni in cui il viaggiatore veneziano visitava la Cina, il Ministro della Giustizia di quel paese stabiliva le pene da applicare ai falsari. Si andava dalla morte al curioso numero di 107 bastonate e 1 anno di detenzione; se, scontata la detenzione, il falsario ci ricascava, se non veniva ucciso era condannato alla deportazione a vita.

C'erano però anche pene meno gravi, e curiose, come la raschiatura della stampa di un biglietto alterato da effettuarsi con le unghie (del falsario, naturalmente), o il ripristino dello stato originale con un pennello (le banconote erano ovviamente disegnate a mano, una ad una).

La legge prevedeva anche ricompense per chi denunciava i falsari. I denuncianti potevano infatti venir ricompensati con il patrimonio di proprietà del falsario. In alcune province erano invece i funzionari dello stato ad essere ricompensati con la metà del patrimonio del falsario, mentre l'altra metà era incamerata dallo stato, che non sempre però si atteneva a tali criteri di spartizione.

Le cronache parlano di un certo Su Sou-on, della provincia di Shandong che fu trovato in possesso di biglietti falsificati ai quali però mancava ancora il sigillo reale rosso. Il delitto fu considerato incompiuto e Su Sou-on salvò così la testa, ma non sfuggì alla deportazione.

Scrive ancora Marco Polo a proposito di questo sigillo:

Cita

E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande Sire, e ànne fatte fare tante che tutto ’l tesoro (del mondo) n’appagherebbe. E quando queste carte sono fatte, egli ne fa fare tutti li pagamenti e spendere per tutte le province e regni e terre ov’egli à segnoria; e nesuno gli osa refiutare, a pena della vita

petronius oo)

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