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Inviato

Io ci provo ancora una volta, testardo come un mulo con una discussione che più generalista di questa non ci può essere, certamente investe l'era moderna, ma quella medievale pure e volendo un po' tutte.

Coinvolge tutte le zecche, nessuna esclusa, tutti i periodi, l'argomento è di quelli più importanti e intriganti di tutta la numismatica, tutti i libri lo trattano, e non è certo un argomento difficile basta raccontare...., la discussione è stata preannunciata ora nella sezione curatori, tutti avvertiti.....ora vediamo come sarà la risposta, mi auguro sia un successo....anzi lo deve essere :blum:....

Delle pene e dei castighi.....di cosa parlo, ovviamente di monete false, di monete tosate, di illegalità varie.....ovviamente erano previste pene, alcune atroci, alcune di facciata, certo fu difficile arginare tutto questo.....

Mi piace iniziare con quanto detto nel libro che fu dato alla presentazione a Milano della Mostra " Il vero e il falso " e introdurre qualcosa in generale, poi si potrà passare dal generale, al caso di zecca, al bando, al caso specifico del tal falsario.....e via dicendo....

" La gravità della pena è decisa anche in relazione al fatto che i falsari e i loro committenti, civili o spesso facenti parte di istituti religiosi, dovevano normalmente appartenere a un livello sociale piuttosto alto, il che permetteva loro di spacciare la moneta falsa. Sono numerosi infatti i casi di rinvenimento di tracce di officine di falsari all'interno di castelli, di conventi o di dimore signorili. La convenienza a produrre una moneta falsa imitante una autentica in circolazione deve essere legata strettamente al costo dell'operazione. Per questo motivo le monete maggiormente falsificate sono in oro e argento mentre la falsificazione di bronzo dava pochi utili ."

Sulla tosatura invece ...." Un fenomeno che si incrementa a partire dalla fine dell'impero, quando i tondelli delle monete cominciano ad assottigliarsi, riguarda la tosatura ovvero la sottrazione di piccole parti di metallo mediante ritagli di bordo. La tosatura è di fatto una forma di alterazione della moneta ufficiale, un intervento non autorizzato che provocava, anzitutto, un immediato calo di peso per le monete, procurava illeciti guadagni agli autori e, spesso, obbligava le autorità al ritiro forzoso delle monete tosate. "

Vediamo però anche qualche pena e castigo ora....

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Inviato

Volutamente, per lasciare ampio e totale spazio a voi ....parto con una zecca diciamo minore, forse nessuna l'avrebbe citata, ma fa capire come sia ampio ed esteso l'argomento.....

Parlo della zecca del Ducato di Castro, la fonte è il libro di Giovanni Contrucci " Le monete del Ducato di Castro " , cosa dice a proposito e sull'argomento Contrucci.....:

" Dal libro 3° alla rubrica 37 delle " Sanctiones Municipales " delle Stato di Castro del 1558, apprendiamo quanto segue : " Coloro che fabbricheranno per se stessi o per altri monete false saranno condannati al rogo ; chi invece, deliberatamente e coscientemente, le spaccia, sarà punito con una ammenda da 25 fiorini ; coloro che toseranno il bordo di una sola moneta d'oro, saranno condannati alla multa di 100 fiorini, mentre per quella d'argento la multa è dimezzata. "

Quindi pene estreme qui, siamo nel 1558, ma anche rapportate al dolo negli altri casi con condanne minori......come fu da altre parti ? a voi, se riterrete.....e potrete.....

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Inviato (modificato)

Evocato da Dabbene arriva un quattrino di Castro coniato dal suo primo Duca Pier Luigi Farnese, egli fu Signore del piccolo, ma importante Ducato, dal 1537 al 1545.

Dei quattrini coniati a Castro se ne conoscono moltissime varanti, dovrei avere altre foto mi sembra, se le trovo le posto tra un po'.

Ciao, Giò

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Modificato da giovanna
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Inviato

Eccone un altro sempre di Pier Luigi:

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Inviato (modificato)

Giovanna sappi che ho apprezzato molto il tuo intervento nei fatti e per il sostegno che in certi casi conta più ancora dell'intervento singolo, in un certo qual senso questa volta abbiamo stravolto tutto in modo innovativo e rivoluzionario siamo partiti da un piccolo centro come Castro, Castro diventa per la discussione per un momento " caput mundi ", ma ovviamente non c'è solo Castro, c'è Genova, Milano, Venezia, Napoli....praticamente tutto, un mare infinito ci può stare, sempre volendo ovviamente....

Modificato da dabbene

Inviato

Di piccole ma importanti zecche, ed anche piccolissime come Castro, ce ne sono diverse, penso che sarà una discussione interessante e...lunga. Ciao

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Inviato

Come sempre complimenti a dabbene per la sua capacità di divulgaziione di temi numismatici divulgativi, in grado di coinvolgere tutti gli utenti.

In attesa di documentarmi sul tema proposto, riguardo le zecche di mio interesse, vorrei sottolineare alcuni in primis, che il diritto di battere moneta (ius cudendi) spettava all'autorità statale, per cui si comprende come l'atto di falsificare la moneta sia stato considerato un delitto molto grave, comparabile con quello di lesa maestà e da qui deriva la gravità della pena inflitta.

Uno dei falsari più celebri fu Mastro Adamo, il cui ricordo è reso immortale dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, che, per le falsificazioni dei fiorini d'oro di Firenze fu arso vivo nel 1281 e inserito, come cotrappasso dal Sommo Poeta nella decima bolgia, quella dei falsari.

"Io son per lor tra sì fatta famiglia;
e' m'indussero a batter li fiorini
ch'avevan tre carati di mondiglia".

(canto XXX, vv 88-90)

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Inviato (modificato)

Da : Benvenuto Cellini - La Vita ( scritta da egli stesso)

“"Sollecitando la ditta opera e lavorando continuamente per la zecca, si cominciò a vedere per Roma alcune monete false istampate con le

mie proprie stampe . Subito furno portate dal Papa; e datogli sospetto da me, il Papa disse a Jacopo Balducci zecchiere: - Fà diligenza grandissima di trovare il malfattore, perchè sappiamo che Benvenuto è uomo da bene -. Questo zecchiere traditore per esser mio nimico, disse:-Idio voglia , Beatissimo Padre,che vi riesca così qual voi dite; perchè noi abbiamo qualche riscontro-. A questo il Papa si volse al governatore di Roma, e disse che lui facessi un poco di diligenza di trovare questo malfattore"

"A chi e’ commesse caldamente, furno alcuni de’ chierici di Camera, e’ quali, fatte quelle debite diligenze perchè a lor toccava, subito lo trovorno. Questo si era un istampatore della propria zecca, che si domandava Cèseri Macheroni, cittadin romano; e insieme seco fu preso un ovolatore di zecca."

E tornato alle mie faccende, ivi a pochi giorni quel Cèseri Macherone delle monete false fu impiccato in Banchi dinanzi alla porta della zecca. Il compagno fu mandato in galea."

Modificato da Ospite
Inviato (modificato)

Beh, a vedere tutti questi "mi piace" sono un po' preoccupato...

Per quanto riguarda Genova (oltre alle pene capitali per i casi eclatanti) ho letto che tagliavano nasi, mani, orecchie e cavavano occhi ...ma credo che i più siano riusciti a restare impuniti o perché avevano "protezioni influenti" o perché riuscivano da soli ad "espatriare" per continuare la loro "arte" in posti meno pericolosi ...pare non mancasse la richiesta di "specialisti" ...

Modificato da dizzeta
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Inviato

Cosa capitò in quella notte a Milano in Via Larga nel 1602 ? Il fatto è noto, ma è bene e giusto ricordarlo, qualcuno si trovò le guardie sotto casa, cercò di difendersi e difendere le monete buttandole in un pozzo, forse anche lui finì nello stesso posto insieme ai 17 kg. di monete.

Cosa rischiava quel signore, sicuramente la forca e quindi era indispensabile disfarsene e subito.

Erano tutte tranne pochi esemplari o false o contraffatte, coniate per essere spese in modo ufficiale, ma truffaldino.

Il riferimento base era la trillina di Filippo II, il grosso circa il 75 % erano monete battute a Frinco, coniate da Signori dei piccoli feudi come anche Desana, Bozzolo, Passerano.

Ma mentre abbiamo monete apparentemente legali coniate in questi feudi che avevano diritto a battere moneta che comunque con difficoltà si distinguevano da quelle di Milano, si ha anche un gran gruppo di queste che non sono distinguibili da quelle milanesi, queste probabilmente venivano da Desana, dai Tizzoni.

Ma abbiamo anche monete datate 1597 genovesi dei dogi biennali false, monete senza argento.

In realtà ci fu attivo contrabbando in quel periodo a coniare monete in rame senza argento con guadagni del 100%, i signori dei feudi coniavano moneta che poteva confondersi con quella milanese, ma anche moneta falsa, di Milano, di Genova, probabilmente su richiesta di mercanti.

Forse quel signore che si sbarazzo' di quelle trilline e che magari fu catturato o finì in fondo al pozzo era uno di questi mercanti, un contrabbandiere.

Milano prese provvedimenti, fece aumentare i controlli, anche alle frontiere, aumentarono i sequestri, le punizioni furono anche feroci.

In realtà era un problema senza soluzioni, se non si agiva in altro modo.

Venezia invece fu più decisa, quando toccarono la loro moneta, fece intervenire i soldati dei Savoia, i signori di Frinco, i Mazzetti persero la vita grazie ai loro comportamenti fraudolenti e disinvolti.

A Milano i vari mezzi proposti servirono poco, si decise allora di cambiare moneta, nacque così la trillina di rame, i margini di guadagno diminuirono e i rischi per i falsari comunque rimanevano.

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Inviato

Lucia Travaini in " Monete e storia nell'Italia medievale " ricorda alcuni casi di falsari , vale la pena citarli :

" A questo proposito si possono ricordare i numerosi esempi di officine di falsari documentate o ritrovate proprio nell'ambito di castelli feudali o residenze signorili, come quella organizzata dai Conti Guidi di Romena in uno dei loro castelli nel Casentino per la coniazione di fiorini d'oro, affidata al monetiere Mastro Adamo che fu per questo condannato "

.......continua la Travaini ......

" Un caso esemplare è quello narrato da Carlo Cipolla, relativo ad alcuni membri della famiglia dei Bardi, falsificatori di monete per lo più straniere nel 1345 in un castello sulle montagne tra Firenze e Bologna, anche il castellano di Milano Filippo Eustachi nel 484 fu accusato di aver fabbricato monete false ".

e poi ....

" Frequente è anche il coinvolgimento di religiosi e di personale interno alle zecche. I regolamenti interni delle zecche medievali cercavano di prevenire possibili contraffazioni, prestando molta attenzione al reclutamento e al controllo della manodopera, con la tendenza ad escludere gli orefici, ma è comunque numerosa la documentazione su monetieri, fonditori, coniatori falsari. Biringuccio Vannuccio, autore del trattato De Pirotechnia e zecchiere a Siena, fu accusato di frode e molti altri come lui se ne conoscono."


Inviato

Questo accadeva nel Regno di Napoli ai tempi di Gioacchino Murat 1812.

Chi nel territorio nazionale o straniero falsifica moneta d’oro o d’argento avente corso legale nel Regno o chi la emette (mettere in circolazione) o la sparge (spendere) sul suolo nazionale o la introduce (importare) nel Regno è “punito colla morte, ed i suoi beni saranno confiscati”. Il codice indica la modalità con cui è eseguita la pena capitale, ossia il troncamento del capo, ma tace sullo strumento utilizzato per eseguirla; anche se verosimilmente si tratta della ghigliottina.

Il successivo articolo descrive gli stessi comportamenti del precedente, ma realizzati su monete plateali o di rame che hanno corso legale nel Regno.

Per questo misfatto il codice prevede i lavori forzati perpetui. Inoltre, nella pubblica piazza, al condannato è afflitta la pena accessoria del marchio: sulla spalla destra sono improntate con un ferro rovente le lettere L. P. e F. presumibilmente l’acronimo di Lavori Perpetui e Falsario.

La pena afflittiva dei lavori forzati a tempo – da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni – è comminata a colui che nel Regno falsifica moneta straniera (moneta plateale compresa) di qualunque metallo; o a chi la emette o la sparge sul suolo nazionale o la introduce nel Regno. Anche per questo misfatto il reo è sottoposto al marchio e a vita, dopo aver espiato la pena, alla vigilanza speciale dell’alta polizia.

Il reo condannato ai lavori forzati sia perpetui che a tempo è impiegato nelle fatiche più penose e quando la natura del lavoro lo consente è unito a un altro condannato con una catena o il suo piede è legato a una palla di cannone. Inoltre, prima di eseguire la condanna dei lavori forzati, gli si infligge la pena infamante della gogna: è esposto per un’ora nella pubblica piazza al generale disprezzo; sopra la sua testa è collocato un cartello indicante il nome, la professione, il domicilio, la pena e il reato ascrittogli.

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Inviato

Grazie Eros come sempre d'altronde e grazie a tutti quelli che sono intervenuti e che leggono e danno consenso, per me questa è una discussione sicuramente generalista, perché potrebbe intervenire chiunque, per qualunque zecca, periodo, anche classico ovviamente, ma è anche un test .....un test per vedere se riusciamo a unire tanti con le proprie conoscenze, anche un piccolo commento sarà utile.....

Io intanto continuo prima di passare ad altro con la Travaini che è " una miniera " di storie sull'argomento, poi passerò ad altro :

" La legge longobarda e quella carolingia, ispirandosi alla legge bizantina, punivano i falsari con il taglio della mano ( e qui mi aspettavo un intervento ampio di uno dei " Lombards ".....), stessa pena , unita all'esilio e alla confisca di tutti i beni, fu stabilita a Genova nel 1139 ; a Roma il primo Concilio lateranense, nel 1123,puniva con la scomunica i falsari e gli spacciatori di falsi ; nel Regno di Sicilia Ruggero II stabilì per i falsari la pena di morte, che fu confermata da Federico II e da Carlo d'Angiò ; la condanna al rogo è documentata a Firenze dall'episodio di Mastro Adamo narrato da Dante ( il fatto avvenne nel 1281 ); tra i supplizi destinati ai falsari è documentato anche quello inflitto nel 1405 allo zecchiere falsario di Chambery, il quale fu decapitato: il suo cadavere fu appeso alla forca e la sua testa infilata in un palo ed esposta al pubblico. A San Severino Marche nel 1432 un certo Giovanni di Ser Nicolò fu processato per falsa moneta e condannato al rogo, ma la famiglia ottenne per lui la pena meno infamante del taglio della testa."

Tante storie, tutte che si possono approfondire longobardi, Genova, Papato, Regno di Sicilia, Firenze.....ma per finire non solo casi ma anche una domandina semplice perché nella storia monetaria tanti falsi e in tutto questo non c'entrano solo i guadagni illeciti ?


Inviato

credo di poterti rispondere Mario alla tua domanda dicendoti, che certo che gli conveniva far battere moneta falsa, valeva molto di più dell'oro ed era come nel caso del "fiorino d'oro" conosciuta ed apprezzata quasi ovunque, quindi era più facile far girare moneta falsa che lingotti d'oro che valevano a peso..

quindi l'illecito sembrava scomparso..

io del periodo dei medici ricordo pochissimi falsi, l'unici visti erano sui talleri di Pisa che proponevano molto probabilmente per gli scambi esteri o marittimi.

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Inviato

Grazie Fofo del contributo, poi ovviamente la domanda può avere più risposte e riflessioni varie, la lascio ovviamente aperta questa......

Ma veniamo alle storie numismatiche, quelle che mi piacciono di più, questa è veramente notevole, ce la racconta in un contributo G. Carbonelli nel 1906, liberculo avuto da mani preziose :blum:, dal titolo " L'officina di un falso monetario nel XIV secolo ".

Siamo nel 1391, con Amedeo VII di Savoia, detto il Conte Rosso, il quale qualche anno prima di morire ordina la riordinazione della moneta di Savoia ; in questo momento di probabile disordine, ne approfittò un medico maestro Guglielmo Valpon, inglese d'origine e residente ad Evian.

Il Valpon era in una condizione favorevole, abilissimo chimico e parente del Conte, approfittò alla grande di tutto questo.

Divenne in pratica un gran falsario ed Evian casa sua , la sede della zecca clandestina.

Non gli andò bene però, lo scoprirono, fu chiuso insieme alla moglie nel castello di Evian, al servo e alla cameriera.

Le monete furono sequestrate e mandate per essere esaminate a Ginevra al Consiglio dei Savoia.

Il Valpon falsificava più che altro oro e argento, il Carbonelli riferisce di una vera e propria officina ben organizzata, non molto diversa dalle zecche ufficiali.

Il Valpon, viste le sue capacità di chimico, fu considerato un abilissimo falsario, fu condannato alla pena capitale, la sua famiglia fu invece scarcerata.

Se la pena fu poi veramente eseguita c'è qualche dubbio, di certo questa storia vera dimostra che una persona colta, abile, con le parentele e conoscenze giuste, in un momento di confusione, approfittò alla grande del tutto, ma fu scoperto.....

Chi se la sente di continuare o rispondere alla domanda di cui sopra, mal che vada, visto il momento di grande bontà collettiva, ne uscite con 2/3 mi piace e un ringraziamento formale :blum: :blum: :blum:, in questa discussione mi sento di comportarmi così e vedo che anche altri lo stanno facendo, ovviamente non sarà sempre così....... :blum:,

Mario

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Inviato

Grandissimo ambidestro, quasi te lo volevo chiedere, grande contributo e grande storia di falsari che consiglio di leggere attentamente, un grande grazie, il mi piace l'ho già dato....ora anche gli applausi per il contributo disinteressato e altamente divulgativo :clapping: :clapping: :clapping:,di più però non posso :blum:, dai scherziamo anche......

Mario


Inviato

Chiedo, se possibile e se ritengono, chiedere non costa nulla, in nome dello scambio di informazioni e della collaborazione sul forum, una riflessione, essendo direi abbastanza connesso, ai curatori della sezione falsi numismatici, @@centurioneamico, @@cliff, @@MEDUSA51, credo che si possa parlare tranquillamente anche del fenomeno in epoca classica, e ovviamente chiedo sempre l'intervento di esperti di altre zecche non ancora citate o altre storie o riflessioni......


Inviato

Nel XVI secolo, per evitare il dilagante fenomeno della tosatura, al contorno delle monete venivano incisi motti o frasi: una moneta tosata era individuabile perché la scritta non era presente o, nei casi di lieve tosatura, le lettere era mozzate. Col tempo tutte le monete attuarono questa innovazione, che porterà al contorno perlinato e alla zigrinatura.

Nel 1624 Filippo IV per Napoli coniò il carlino "anti-tosatura"; la moneta presenta un doppio bordo: il primo corrisponde al valore di un carlino, e se la tosatura raggiungeva il bordo interno il valore scendeva a 5 grana.

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Inviato

Da " La falsificazione dall'antichità al XX secolo con un saggio di economia internazionale " Atti del 32° Convegno Numismatico di Torino nell'intervento di Fiorenzo Catalli dal titolo " La repressione del reato di falso monetale nel mondo antico e medievale ", giusto solo qualche piccolo passo, indubbiamente stiamo citando in discussione massimi esperti.....

" Il falso monetale è vecchio quanto è vecchia la moneta. La distinzione tra moneta vera e moneta falsa nel mondo antico è più direttamente legata al riconoscimento della bontà del metallo usato e della corrispondenza col peso teorico ufficiale che alla corretta identificazione dell'autorità emittente e il falso monetale veniva realizzato intervenendo sulla qualità del metallo utilizzato ".

" In Grecia e nelle colonie greche impiantate sia in Asia Minore che in Magna Grecia e Sicilia, è ben documentata l'esistenza di monete realizzate già nel VI e nel V secolo a.c. , dunque poco dopo la nascita della prima moneta, allo scopo di truffare la circolazione, mediante l'uso di tondelli in rame rivestiti con una lamina d'argento ( monete suberate ). La quasi totalità della produzione buona di moneta greca è composta da nominali di alto valore intrinseco in argento puro. E' certificato il rinvenimento di monete con incisione, realizzata evidentemente con una sorte di scalpello, allo scopo di verificare la bontà del metallo anche all'interno di una falsificazione. "

Nel mondo romano nel III sec. d.c. " la produzione di monete false non diminuì con l'introduzione di nuovi sistemi di coniazione a macchina, né con la conferma delle gravi pene previste per i responsabili, senza distinzione tra fabbricanti e spacciatori. Inutili si sono rivelati anche gli editti che proibivano a tutti, medagliari compresi, di possedere torchi e bilancieri.

Fin dall'antichità il diritto di battere moneta legale era considerato un attributo della sovranità strenuamente difeso con la promessa di pene severe."

Ovviamente si può continuare, stiamo facendo semplicemente divulgazione per tutti e a favore di tutti con autori prestigiosi su un tema che come dice Catalli è vecchio come la moneta, se volete unirvi....., ma vedremo di fare poi anche qualche commento personale come qualcuno ha già iniziato a fare, certo qui gli aspetti commerciali non compaiono e non compariranno......continueremo, continuerò con chi ci sta per i lettori di lamoneta.....questo è poco ma sicuro.....

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Inviato

Ringrazio anche Angel del suo intervento, molto funzionale tra l'altro alla discussione, ma Catalli ovviamente dice molto ed è giusto dire qualcosa ancora, diciamo che mettiamole carte sul tavolo dette da grandi protagonisti della numismatica :

"Anche la lex Cornelia testamentaria nummaria o de falsis, di età sillana romana, prevedeva pene graduali, a seconda del livello di responsabilità accertato delle indagini e del tipo di reato : dall'esilio, alla condanna ai lavori forzati nelle miniere fino alla pena di morte. Tra i reati previsti vi era anche la tosatura e tra le aggravanti l'adulterazione di monete con la presenza delle effigi delle autorità emittenti.

...........

" La pena più mite è quella proposta dall'anonimo del De Rebus bellicis, della metà del IV secolo, che consigliava all'imperatore di deportare i falsari in un'isola deserta dove avrebbero potuto produrre moneta senza provocare danni per la collettività.

In età bizantina qualsiasi falsificazione o alterazione della moneta contrassegnata dall'effigie imperiale era considerata un crimine di lesa maestà ed in quanto tale punita con la morte, pena confermata nelle legislazioni successive.

Le altre pene meno severe, variavano dal taglio della mano, nella legge longobarda e carolingia derivata da quella bizantina, alla scomunica prevista nel primo Concilio lateranense del 1123 ed estesa anche agli spacciatori oltre che ai materiali esecutori, alla decapitazione con esposizione al pubblico della testa e del corpo per uno zecchiere falsario di Chambery, nel 1405."


Inviato

A Perugia il Consiglio straordinario del 22 gennaio 1256 decide di emettere monete della città.

Nel mese di maggio 1260 viene già scoperto un gruppo di falsari composto da chierici e laici che operavano nel convento di S. Pietro e sembra che l'operazione tutta fosse riconducibile all'Abate Raniero Coppoli.

Anche la tosatura veniva punita, spesso con multe, confische di beni, in casi gravi col taglio della mano destra e la pena morte con impiccagione o col rogo come per i falsari.

A Napoli racconta sempre Catalli, nonostante la pena di morte emanata, nel 1521, da Carlo V contro i tosatori di monete, i carlini e i mezzi carlini furono tosati al punto da obbligare il vicerè Cardinale Zapata nel 1621 ad imporre la loro circolazione forzata con conseguenti rivolte della popolazione e conseguente provvedimento del vicerè col ritiro dalla circolazione del mezzo carlino.

In realtà il problema della tosatura molto frequente dal XII secolo al XVII secolo fu risolto solo con l'avvento della coniazione a macchina che garantiva una esecuzione regolare delle monete stesse.


Inviato

Per rendere meno “drammatica” l’ottima discussione aggiungo una riflessione su uno definito tra i più grandi falsari operanti in Europa la cui pena è stata, se vogliamo, più “umana” e cioè semplicemente riprendersi la collezione appena venduta e la restituzione del maltolto.

In più, grazie alla donazione testamentaria della sua collezione al Municipio della sua città, gli è stato dedicato un Museo ed è tuttora ritenuto tra i suoi cittadini illustri.

Sarà forse perché le sue vittime erano solo i ricchi collezionisti e i musei?

La sua fama di falsario probabilmente è “usurpata”, nel senso che pare non producesse direttamente lui i suoi “falsi” ma li faceva eseguire da abili artigiani a cui commissionava le monete e istruiva a dovere, quindi lui era la mente e non l’autore dei “suoi” falsi.

Il D’Incerti lo definisce: un “dritto” che, con le dovute riserve, non riesce del tutto antipatico.

Parlo di Luigi Cigoi (1811-1875) …direi che in fondo, rispetto agli altri falsari, gli è andata bene…

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Mondo classico, bizantini, longobardi, Perugia, Napoli, parliamo di Venezia ora, anche se non sono un esperto : un caso singolare e molto interessante c'è e lo racconta sulla RIN del 1884 in " La Zecca di Milano ", Atti del Convegno Internazionale di Studio del 1983 , Reinhold c. Muller in " Guerra monetaria tra Venezia e Milano nel quattrocento ":

" Venerdì 29 maggio 1472 due Lombardi, un Giovanni Santonio di Milano e Abbondio di Como, furono mutilati ( persero la mano destra e un occhio ), multati di 500 ducati e banditi in perpetuo per aver importato a Venezia grossetti e grossoni falsi, acquistati da falsari ferraresi e per averli venduti per ducati d'oro e monete di buon argento. Raccontando il fatto, l'agente mantovano avvertì il suo signore, attratto dalla possibilità di speculare, di non rischiare mandando a Venezia quantitativi di monete, tra le quali si sarebbero sicuramente trovate anche monete false. Nell'istruire il processo, gli Avogadori di Comun agivano sotto la pressione e la minaccia del Consiglio dei Dieci che li aveva richiamati bruscamente il giorno 15 alla rigorosa applicazione delle leggi in materia ; da tempo, secondo i Dieci, essi avrebbero chiesto pene troppo miti, sub specie misericordie et pietatis. Nel caso in esame, i due Lombardi infatti rischiavano ambedue gli occhi ma si salvarono dalla sorte peggiore confessando la loro colpa. "

Caso estremamente calzante ed inerente dove si evince che a volte confessare comunque serviva ed attenuava le pene.....


Inviato

Ottimo Daniele, il Cigoi grande esempio di falsario sui generis, ma torno alla domanda che avevo proposto, anche per spezzare gli esempi numerosi, perché tanti falsi ? Fofo ha già dato prima una buona risposta, certo ci volevano guadagnare, certo andavano più sull'oro e sull'argento, anche le pene che continuavano ad aumentare non placavano il fenomeno,bin alcuni momenti sembra inarrestabile, non c'è nulla che tenga.

Credo si debba considerare oltre questi aspetti, anche un aspetto legato al circolante, in certi momenti storici, in alcuni periodi c'è forte mancanza e carenza di moneta, cresce e c'è una maggiore richiesta di moneta rispetto a quella che potevano offrire i mercati e le zecche ufficiali, in questi determinati momenti, nascono le contraffazioni, le imitazioni, anche i falsi ovviamente, in un certo qual senso hanno una funzione economica, suppliscono a una carenza che c'è, tra l'altro alcuni autorevoli autori di numismatica non vedono negativamente il fenomeno falsi, anzi lo vedono quasi come un rimedio a una situazione che si è creata e tutto sommato nel proprio contesto neanche troppo negativa.

Ovviamente qui i pareri e le osservazioni possono essere tante.....vediamo....si può continuare anche da soli, ma insieme, accompagnati è sempre meglio ovviamente...... :blum:, grazie Daniele comunque anche a te......


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