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IGNORED

DELLE PENE E DEI CASTIGHI


Risposte migliori

Visto che ci siamo procediamo......Dizzeta ha citato giustamente il Cigoi, qui entriamo nel fenomeno falsi e falsari per collezionisti, ovviamente il Cigoi non fu il solo, come non ricordare per esempio il Tardani ma anche il tedesco Becker ( 1772 - 1830 ) che produsse monete greche romane, medievali, moderne, per tutti praticamente.

Per invecchiarle le metteva in una cassetta di legno che attaccava alla sua carrozza e le portava in giro facendole sbattere per bene.

Becker riuscì a vendere monete anche a Milano al direttore di Brera Cattaneo, ma forse in questo caso abilmente mischiò monete buone con quelle false.

Poi abbiamo l'abate Giuseppe Vella di Palermo, altro caso particolare, uomo di conoscenze della cultura araba, ottenne anche la cattedra universitaria, Vella faceva parte del mondo dei falsari, uomo che mischiava cultura all'esaltazione di aver piazzato il colpo.

Ma si dice che Vella non fu responsabile unico, pare almeno complice il monsignore Airoldi che approfittarono della passione di alcuni collezionisti e della loro poca conoscenza della numismatica islamica.

Ma ce ne furono altri di questi casi, per esempio chi era Alvise Meneghetti chi fu costui e cosa combinò ? Mah....

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Di esche ne ho messe una quantità industriale......mettiamone un'altra ancora, qui potrebbe forse aiutarmi @@Parpajola, parliamo di bandi quanti furono ? tanti, tanti, pensiamo solo a quelli in Milano in epoca spagnola, in realtà servirono poi poco, il disordine regnava sovrano e succedeva un po' di tutto....

Qui c'è il Crippa che ne parla in continuazione, citiamone uno riferito alla trillina quella con la grande F al diritto con Filippo II, la sua coniazione inizia forse nel 1560 come risulterebbe dalle grida del 23 novembre del 1560, in essa si vietava la circolazione dei quattrini precedentemente emessi il cui tipo era stato ampiamente falsificato e si consentiva solo il corso di questo quattrino nuovo....

" da pochi giorni in qua appare una gran quantità de quattrini falsi stampati sotto la forma della Checa de Milano....."

Ma anche per questa moneta nuova iniziò presto il fenomeno delle imitazioni, contraffazioni, falsificazioni, anzi è poi proprio quella che risulterà in fondo al pozzo, ormai famoso, di Via Larga.

E qui come sappiamo Bozzolo, Castiglione, Passerano, Frinco, Desana lavorarono molto....ma molto.....ma queste sono poi altre storie......

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Altro grande contributo ambidestro, ma li trovi solo tu ? Certo sei stato di grande aiuto per la discussione, poi leggeteli con calma questi contributi importanti, bravo e grazie !

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Circa le contraffazioni, e qui mi riferisco essenzialmente alle colonie genovesi, la mia impressione è che siano “monetazione di necessità” nel senso che occorrevano monete per la vita quotidiana nelle colonie e quando dalla zecca principale non arrivavano per i più vari motivi ci si industriava secondo le possibilità. C’erano le carestie e gli assedi, i rifornimenti che non arrivavano e quando, con il baratto, non c’era merce scambiabile si faceva quello che si poteva. Chi aveva un’officina la utilizzava con o senza autorizzazione.

Oggi non capiamo perché a Bonifacio c’erano i quartari genovesi, poi quelli col sovracconio della piccola B, poi ancora quelli con l’impronta bonifacina sui quartari genovesi e infine quelli su tondelli vergini, tutti artigianali, tutti diseguali.

Io, senza nessuna velleità scientifica, mi rispondo così: c’era bisogno di piccola moneta per gli acquisti quotidiani, non arrivava dalla “casa madre” e si faceva in proprio.

Si viveva giorno per giorno, poi, in caso di proteste si sarebbe rimediato in qualche modo.

Forse lo stesso discorso potrebbe farsi anche per Chios, ma lì la signoria era più esigente e avevano bisogno di tagli più importanti ed ecco allora gli zecchini contraffatti e di fronte alle giuste proteste quelli personalizzati ….

Probabilmente sono fuori strada ma questa è l’idea che mi sono fatto io immaginando dai pezzi che vedo. Solo in ultima analisi vedo il tentativo di truffare …anche per la severità delle pene che abbiamo letto.

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Awards

Direi di si Daniele, probabilmente fu così, vale un po' la risposta che ho dato prima, fare di necessità virtù, se mancavano le monete ,e in molti periodi o aree mancavano e c'era richiesta si rimediava, contraffazioni, imitazioni, falsi.....dal medievale in poi il fenomeno continuò, basta vedere nel post di prima sulle trilline milanesi di Filippo II cosa successe e capiamo anche il motivo, oltre a quello del guadagno che c'era comunque, ma certamente si inserivano bene in una situazione in cui c'era richiesta di circolante e poi alla fine girava un po' di tutto.

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Grande Miroita altro grande contributo, e anche il tassello Ancona c'è, i casi sono veramente infiniti, basta aprire veramente un libro...., ovviamente si potrà poi volendo anche commentare...... :blum:, per il momento grazie veramente......

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Supporter

Buona serata

Venezia si dotò di un proprio codice penale già ai tempi del doge Pasquale Malipiero, la così detta: “Promissione al Maleficio”.

Promulgata nel 1181, divenne fondamento delle successive leggi e compendio di quelle già esistenti; era un codice penale alquanto bizzarro per taluni versi, soprattutto rispetto a quanto c’era in altri Stati, giacché tutelava con pene severissime (quasi sempre la morte) gli attentati alla proprietà ed alla sostanza dei privati o dello Stato, mentre era estremamente liberale per le violenze o le ferite alla persona; in questo caso c’erano quasi sempre ammende di tipo pecuniario e/o l’esilio temporaneo o definitivo.

Ovvio che se il delitto generava la morte di una persona, il reo veniva comunque punito con la morte. Se da questo si generava “solamente” una infermità mentale definitiva, le punizioni spaziavano dall’amputazione della mano, all’abbacinamento, al taglio del naso.

A pensarci bene non poteva che essere così, dal momento che era uno strumento scritto da persone che avevano nel proprio dna il commercio e che lo praticavano anche se temporaneamente occupati in funzioni di governo; quindi mercanti e commercianti, gelosi delle loro proprietà conquistate, spesso a prezzi altissimi e che quindi davano a queste cose, così pericolosamente accumulate, un valore molto elevato.

La coniazione di moneta falsa in Venezia o comunque nel dogado, era un delitto estremamente grave, era un attentato allo Stato e come tale, spesso, sanzionato dal “tremebondo” (così veniva spesso definito) Consiglio dei X, o dalle autorità periferiche, perché lesivo del buon nome della moneta che Venezia coniava; ciò pregiudicava la fiducia che il mercato gli riconosceva e ciò generava il poco uso, se non il rifiuto di quella moneta, causando ingenti perdite e mancati guadagni.

Nei libri a mia disposizione, riguardo alla coniazione di moneta falsa all’interno dello Stato, non ho trovato molto, se non alcuni accenni alquanto succinti.

E’ il caso di un tale Battista di Lorandi da Gardon (Gardone Valtrompia) che nel 1602 viene condannato, perché “monetario”, dall’Illustrissimo Signor Nicolò Donato, Capitano e Vicepodestà di Brescia, alla decapitazione ed al successivo “abbruciamento” del cadavere.

Un altro caso del 1604, attinente un falsario di monete, riguarda un tale Giacomo Burlotto da Sali de Marasino (Sale Marasino), al quale viene troncata la testa dal busto con la confisca di tutti i suoi beni.

A Lelio Bona, contumace, per aver prodotto sesini falsi in Brescia, si applica un differente tenore punitivo: “Venga perpetuamente bandito di terra e di luogo con pena capitale e che il cadavere fosse arso e redotto in cenere, con taglia in terre aliene de lire 3.000 e confisca de beni, che non potesse liberarsi (voce liberar banditi)* se non passati anni 15”.

Quindi per lui bando, giacché è riuscito per tempo a “prendere il volo”, ma se subentra la cattura, agevolata anche dalla taglia, deve andare sulla forca e la punizione non può essere “liberata” se non a distanza di 15 anni.

Un ulteriore caso riguarda l’utilizzo della moneta falsa. Rafael Abramo, figlio di Angelo, ebreo mantovano che non ha prodotto moneta falsa, ma che si arrischia ad introdurne nello Stato (credo in buona fede), si applica una differente punizione; ha introdotto sexini falsi e per lui la condanna è clemente (?): alla galea per due anni.

Nulla ho trovato circa una condanna in Venezia, ma mi riprometto di postare la descrizione per un reato di furto avvenuto a Venezia e che per analogia potrebbe benissimo essere applicato anche ad un "monetario".

* la "Voce liberar banditi" era una parte facoltativa e accessoria della taglia che veniva pagata a colui che riusciva a catturare uno o più ricercati.

Ad esempio, se un omicida ricercato per una condanna capitale, uccideva uno o più ricercati con omicidi sulle spalle, poteva - portandone le prove (magari la testa mozzata) - invocare oltre la taglia, anche la "Voce liberar banditi" se prevista, ed essere così scagionato dal suo delitto.

saluti

luciano

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Apro un libro a caso, chissà cosa ci possiamo trovare.....l'autore è un altro nome della numismatica italiana, Lorenzo Bellesia, il libro " Lucca, storia e monete "

Siamo nel 1665 ....." i commissari informarono il Consiglio che i quattrini di materiale interamente falso erano stati battuti per diversi riscontri fatti e quasi indubitatamente nelle zecche di Novellara, Bozzolo, e Guastalla " Lo smaltimento di essere è certo che segue in Livorno la maggior parte, di dove poi da chi ne fa sono trasmesse dove è maggiore il consumo e l'utile ".

Le zecche menzionate sono tre, di sicuro la maggior parte di questi veniva da Novellara.

La contea di Novellara, antico e piccolo feudo di un ramo collaterale dei Gonzaga, aprì nel 1657 la zecca con il conte Alfonso II Gonzaga .

Si misero subito a produrre monete di bassa lega rifiutate dagli stati vicini, ben presto con la complicità del conte e sotto la direzione di tale Giacomo Galuppi si passò alle monete false, e il traffico divenne ingente, importante.

Prima fecero le contraffazioni di Milano, Modena, Parma, poi i falsi.

Nel 1661 si puntò invece sul quattrino lucchese, il caso fu indubbiamente clamoroso in quanto erano coinvolti personaggi importanti.

Nel contempo è anche vero che erano proprio i mercanti lucchesi e fiorentini a passare l'Appennino per arrivare proprio a Novellara e ad acquistare a peso le monete false.

Bellesia.....Novellara.....altra storia di falsari importanti.....ma quante ce ne sono ancora ?

E che bella, utile, divulgativa sta diventando questa discussione, direi quasi affascinante, sicuramente intrigante ?

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Si è già accennato a Perugia.

Qui riporto un brano tratto dal volume di Angelo Finetti "La zecca e le monete di Perugia"

Grazie ancora Miroita per la collaborazione preziosa, una fonte di lettura ulteriore e di divulgazione su un'altra zecca coinvolta come fu Perugia.

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Uno pensa magari questa zecca fu immune.....prendiamo un nome a caso ancora Piacenza, a Piacenza non succedeva nulla ?

Non proprio, prendo il libro di altri due grandi autori, li stiamo nominando tutti ormai, " Zecche e monete di Piacenza " di Giuseppe Crocicchio e Giorgio Fusconi.

Cosa si legge.....siamo nel 1593 " Lo stesso giorno deliberarono la coniazione di 500 scudi di sesini e quattrini in previsione delle imminenti festività natalizie e richiesero l'approvazione del Duca Ottavio.......seguì il giorno 17 un memoriale in cui si spiegavano le ragioni della consuetudinaria coniazione che aveva lo scopo di favorire le elemosine ai diseredati e il piccolo commercio tipico del periodo festivo. Si faceva anche presente la disastrosa situazione del circolante minuto che era ricco di falsi e di moneta tosata, a causa della migrazione della moneta piacentina nei paesi vicini ove si spendeva per maggior valore ".

Tutto il mondo è paese potrebbe dire uno a questo punto......magari il nostro @@giollo2 potrebbe dirci qualcosa in più sull'argomento falsi e Piacenza.....sarebbe ovviamente il benvenuto.....

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Come un treno.....Monica Baldassarri.....Pisa....direi quasi inevitabile , il libro " Zecca e monete del Comune di Pisa :

" I pezzi di metallo prezioso rimanevano sigillati nel magazzino fino al momento in cui erano trasportati di nuovo nelle officine della zecca per essere " cugnate sive affiorate ", cioè battute, e quindi messe in circolazione. Anche una volta uscite dalla zecca , però, le monete potevano venire alterate. In particolare sembra che " campsorii et bancheri " cercassero di trarre guadagno mettendo in circolazione " denarios tondatos vel falsos " o alterando le pesate delle monete ".

Questo che dice la Baldassarri è estremamente interessante, come dire non si può mai essere sicuri di nulla.....

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Ma secondo me le storie di falsari più intriganti sono quelle di piccole realtà, piccole strutture.....

In " I luoghi della moneta le sedi delle zecche dall'antichità all'età moderna " troviamo un contributo di Giulio Ciampoltrini - Paolo Notini - Guido Rossi dal titolo " Una zecca abusiva del XII secolo in Garfagnana "si parla di una piccola struttura ubicata su una sommità di un colle, forse costruita per simulare un castello, che poteva dare l'idea ai viandanti del segno di signori, di potere e quindi assicurare la giusta protezioni da sguardi indiscreti.

L'attività della zecca può essere fissata al terzo quarto del XII secolo, momento decisamente favorevole per coniare monete abusive lucchesi.

Le monete recuperate, probabilmente scarti di lavorazione, erano denari di Lucca e in parte minore monete genovesi.

La zecca del Castellaccio, così veniva chiamata, puntava a lucrare essenzialmente sui proventi della zecca più che sulla componente metallica.

Erano anni in cui per lo sviluppo economico c'era richiesta di denaro e situazioni di questo tipo potevano indurre i signori del posto a sentirsi indirettamente autorizzati ad avviare produzioni di monete che si affiancavano a quelle legali e legittime della zecca di Lucca.

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Ogni zecca ha la sua storia, ogni tondello ha la sua storia, ogni periodo ha la sua storia, tanti episodi che vengono inevitabilmente ad esser uniti da un solo scopo l’avidità…

Si perché, il vil denaro come suol dirsi, dipinse questi straordinari affreschi di vita di sikka, o se preferite di cecca, o ancora moneta termine latino per indicare la zecca (termine che deriva dal fatto che la prima zecca di Roma repubblicana era ubicata sul Campidoglio presso il tempio di Giunone Moneta)

Le vicende sono davvero innumerevoli, non vi è un periodo o un tondello che non abbia subito l’estro creativo dei falsari, si perché taluni erano grandi e raffinati incisori, e altri solo ingegnosi perché con pochi mezzi a disposizione riuscirono a riprodurre tondelli già nati malamente, e quindi più semplici da contraffare.

Ma la parta del leone la fecero gli impresari generali della zecca, che riuscirono col loro potere, a lucrare battendo moneta vera…

Non a tutti andò per il meglio, infatti a Modena l’esercizio della zecca riuscì funesto a Lodovico Salvatico e fratelli, poiché nel 1612 scopertosi che la moneta da bolognini 20, ed altre, erano inferiori di titolo a quello che richiedeva il valore corrente, il Duca Cesare D’Este nel 12 Agosto del 1612 li costrinse a pubblicare un avviso a stampa, col quale offri vasi a cambiarle in moneta legale ed a ritirarle per ribatterle.

Questo rimborso essendovi fatto assai grave, ed i fratelli Salvatici vedendosi nell’impossibilità di far fronte a tante richieste, nel Giugno del 1613 fuggirono da Modena a Bologna con gli ori, argenti ed oggetti preziosi che teneva presso di loro.

Istituito un lungo e dettagliato processo, sempre in contumacia dei rei, furono confiscate tutte le sostanze ad essi appartenenti e vendute all’asta pubblica a vantaggio della Ducal Camera.

Eros

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Grande Eros come sempre, gli amici si vedono si vedono anche in questi momenti.....nei momenti in cui si deve condividere, unirsi....., perseguire un obiettivo e un ideale comune, la chiamai discussione - test così sarà per noi, per voi, per lo staff....

Le estrazioni sociali dei falsari come abbiamo visto erano varie, signorotti in cerca di facili guadagni, insospettabili colti e preparati, anche religiosi , personale interno alle zecche che comunque il lavoro lo conosceva bene.....ma poi c'erano anche quelli di bassa estrazione sociale, un mondo clandestino vario, anche un po' improvvisato, di questo mondo di falsari chiamiamoli naif vi racconterò oggi un caso che a me piace tantissimo e sarà un altro grande della numismatica, almeno per me, a raccontarlo.......

I luoghi dei falsari....spesso erano anche organizzati, vedi i signorotti, spesso erano in posti che non davano nell'occhio, vedi il citato Il Castellaccio prima, posti dove difficilmente uno potrebbe arrivarci, e poi posti impensabili, strani come le grotte che spesso ricorrono nelle storie dei falsari......

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Grazie Biagio, anche la bibliografia conta per giusti approfondimenti anche nel tempo......

Torniamo a noi ..... Luca Gianazza.......Cittiglio in provincia di Varese ......da " Le zecche Italiane fino all'unità ", volume 2 :

" Cittiglio fu sede di una zecca clandestina intorno al 1607. L'officina era impiantata all'interno dell'abitazione di Maddalena Levardina o Lecardina e di Giuseppe Curti o o Accursio, non collocabile con precisione nell'attuale contesto urbanistico del paese. L'attività di coniazione avveniva con la complicità di un certo Gabriele Onofrio, frate dell'ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Dal verbale di sequestro stilato a seguito dell'irruzione delle soldatesche milanesi all'interno della zecca nel giugno del 1607 , si ottengono informazioni abbastanza dettagliate relativamente alla dislocazione delle operazioni di coniazione all'interno dei locali dell'abitazione, dei materiali utilizzati e della tipologia di monete falsificate. La cucina avrebbe con molta probabilità rappresentato il locale in cui venivano preparate le leghe metalliche per la successiva coniazione.....mentre la battitura avveniva nelle due stanze del piano superiore.

Il quadro che emerge, comunque, sarebbe quello di una zecca gestita da persone con scarsissime esperienze dell'ambito della produzione di monete.

A Cittiglio vennero falsificati denari da cinque soldi, sesini e ducatoni di Milano, oltre a scudelini tedeschi e ad una moneta in rame di Bozzolo oggi sconosciuta.

Le leghe utilizzate sarebbero state costituite da rame, argento, ottone. "

Storia intrigante, che affascina, che ci fa pensare a cosa si poteva fare in quei momenti, la possibilità di guadagni facili, tra l'altro in un posto che conosco bene e il tutto mi è ovviamente, a livello personale , più vicino.....

Che fine fecero i falsari ? Non viene riportato, ritengo furono arrestati, poi......

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Un grande esperto di falsi che è stato un rifermento della numismatica ( li stiamo chiamando veramente tutti ormai, @@blaise ma qualche storia sui falsari non ti viene in mente già raccontata ? ti chiamo in causa perché conosco la tua massima disponibilità, non ritenerlo un obbligo.....? ) è Angelo Finetti col suo famoso e splendido " Numismatica e tecnologia ", libro alla portata di tutti e ulteriore approfondimento bibliografico necessario......sarebbe da leggere tutto ovviamente, ma qualche chicca o il suo pensiero lo possiamo mettere già qui :

" Una delle caratteristiche del falsario è quella di intervenire massicciamente quando il mercato avverte una penuria di circolante, oppure in situazioni di instabilità e di inflazione "

e fin qui un po' lo avevamo già detto più di uno, però una sua conferma è importante .....poi fa un excursus sul periodo classico che un po' ci manca in discussione.....

" La crisi del III secolo rispecchiava queste due ultime realtà pertanto, specialmente le provincie vennero invase di radiati ridotti, di bronzo, coniati o ottenuti per fusione che è difficile attribuire a zecche legali o clandestine perché vi ricorrevano le stesse autorità, probabilmente per il pagamento delle milizie. Officine sicuramente impiantate da falsari sono state scoperte di recente in Gallia e in Britannia ; a Caerleon è stato addirittura trovato un denaro di Caracalla in stagno ancora tra gli stampi. "

Ovviamente il Finetti dice molto altro...., anche qualche bella chicca sull'argomento......

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Facciamo un salto temporale sempre col Finetti e .....:

" A questo proposito sono da ricordare i quattro coni di falsari usati per battere i testoni di Francesco Maria Sforza e i marcelli di Pietro Mocenigo rinvenuti nel 1907 in un foro praticato nel muro della navata destra della Chiesa di Piona ( Como ), che nella seconda metà del XIV secolo si trovava probabilmente in stato di abbandono. La Soprintendenza archeologica di Bologna ha rinvenuto nel castello di Monte Battaglia, in un contesto stratigrafico relativo ad una fase di abbandono della fortificazione, diversi quattrini pesaresi falsi di Costanzo e Giovanni Sforza assieme a tondelli, lastrine di rame con i segni dei distacchi e crogiuoli con scorie di rame ; tutti i residui evidentemente di una zecca clandestina ivi impiantata nella prima metà del XVI secolo."

Tutto questo che dice il Finetti è estremamente interessante perché mette in risalto un altro aspetto, cioè che i falsi spesso venivano coniati abbastanza lontano dalle città alle quali si riferivano. Questo comportava,che se i falsari fossero stati scoperti, forse avrebbero avuto una maggiore clemenza da parte della giustizia anche perché la contraffazione non riguardava la moneta locale.

Quante storie.....quante osservazioni ne potrebbero ancora uscire.....anche se le carte sul tavolo incominciano ad esserci.....

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Tutto molto bello, interessante, quasi un libro divulgativo sui falsari.....però mi è rimasto un dubbio, ma chi fu questo tal Alvise Meneghetti ?

Chi ne sa qualcosa.....? secondo me fu un bel tipetto :blum: diciamo così....

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