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IGNORED

esperimenti su moneta per restauro "fai da te"


grigioviola

Risposte migliori

Chiedo agli esperti, se esiste un modo, possibilmente reversibile per cercare di restaurare con metodi casalinghi ed economici un foro causato da corrosione (cancro del bronzo) su di una moneta antica.

Si tratta di una costantiniana, un rottame venuto in un lotto acquistato per via di un'altra moneta.

Davvero mal messa per via di questa corrosione.

Lo so che "tappare il buco" non blocca l'eventuale processo attivo (e che la sola acqua demineralizzata non inibisce la reazione innescata), ma vorrei tentare di effettuare qualche tentativo di restauro, possibilmente reversibile e con mezzi reperibili facilmente e a bassissimo costo... altrimenti il gioco non vale la candela!

si tratta di una moneta comunque "persa" o "destinata a perdersi"... e proprio per questo "sacrificabile" nel tentativo di un esperimento...

che mi consigliate?

per ora se n'è stata solamente a mollo e per un bel po' (un mesetto circa) in acqua demineralizzata e ha avuto un po' di spazzolatura con spazzolino a setole morbidissime oltre che consunte.

è giunta già priva di patina, spatinata a monte e con questo cratere che presentava molti punti color verderame chiaro (ora scomparsi con l'ammollo). il cratere presenta il metallo vivo alquanto polveroso e granuloso... segno che la corrosione è imponente.

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Il discorso è troppo lungo e complesso per poterti dare al volo un consiglio rapido, semplice e funzionale.

Partiamo col dire che prima di provare a "stuccare" un cratere, piccolo o grande che sia, è opportuno stabilizzare il più possibile la patina arrestando o almeno rallentando il processo corrosivo che, per sua natura, si autoalimenta fino al raggiungimento di un certo equilibrio a seguito del quale la corrosione rallenta fino ad arrestarsi.

Bisogna sempre vedere la natura della corrosione per capire se si tratta di un cratere largo e poco profondo o al contrario di un "pit" cavernizzante con imboccatura stretta e caverna molto profonda. Spesso è sufficiente modificare la geometria (allargandola) dell'imbocco del cratere per arrestare un fenomeno corrosivo. In ogni caso si usa generalmente trattare chimicamente la moneta procedendo con alcuni bagni in apposite soluzioni utili ad estrarre i cloruri depositatisi dentro al cratere e/o presenti tra le porosità della patina (è bene ricordare infatti che non è sufficiente spegnere solamente la corrosione innescata, è anche opportuno "bonificare" tutta la moneta perchè altrimenti, allo spegnimento di un "pit" seguirà certamente uno o più focolai altrove, laddove il film protettivo del metallo sarà risultato più fragile).

Dopo l'estrazione dei cloruri si usano poi gli inibitori superficiali per rafforzare la protezione del metallo dagli attacchi esterni. Solo dopo si potrà pensare di stuccare eventuali pit spenti.

Il sigillo di un pit non "bonificato", limitando ulteriormente l'accesso di ossigeno nel "pit" di fatto velocizzerà il processo corrosivo che tenderà a svilupparsi verso l'interno (quindi non sarà visibile da fuori). Tra i medoti usati in passato per chiudere i crateri vi è certamente quello della cera colorata che risulta reversibile e facile da praticare. Diversamente occorre andare sulle resine epossidiche, certamente meno reversibili ma comunque rimovibili con mezzi meccanici. Naturalmente, prima di chiudere un buco vale quanto detto sopra.

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quando ho un po' di tempo provo a fare un paio di foto e sottoporle per vedere cosa può avere afflitto la moneta in questione, per ora grazie mille!

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