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Cristofano e la peste


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" Cristofano e la peste " è un libro di Carlo. M. Cipolla, è una piacevole lettura come tutte quelle del Cipolla, ma in particolare in poche pagine riesce a dare un ritratto e un quadro della peste del 1630 e nel contempo a fornire tante, ma tante informazioni sul potere d'acquisto delle monete in quel periodo.

Vedo giustamente che poi uno dei quesiti che ritorna è cosa si poteva comprare con....e cosa costava il.....

Il Cipolla indubbiamente mi fornisce nella lettura molte informazioni che mi piace riportare anche a voi....

Inquadro l'ambito e il periodo intanto in questo post : siamo a Prato, Prato dal punto di vista politico e amministrativo era parte del Gran Ducato di Toscana, all'inizio del XVII secolo Prato conta circa 6.000 persone all'interno delle mura e circa 11.000 fuori delle cerchia.

In quell'epoca Prato non era un centro commerciale e manifatturiero di primaria importanza, i Gran Duchi favorivano la manifattura fiorentina e a Prato si produceva essenzialmente seta per i mercanti fiorentini.

Siamo nel 1630 e 1630 vuol dire peste : il 2 ottobre 1630 gli ufficiali sanitari di Prato informano l'Ufficio di Firenze che la città era preda della peste.

A Prato c'erano due ospedali e seguendo un po' la tradizione medievale si dedicavano più che altro alla carità più che all'assistenza dei malati.

Ma chi fu il Cristofano del libro del Cipolla ? Cristofano è uno degli ufficiali sanitari di Prato in quel periodo e lasciò uno scritto, un Libro della Sanità.

Cristofano non era un medico, ai tempi non era necessario esserlo per fare l'ufficiale sanitario, proveniva da una famiglia pratese illustre ma non titolata.

E qui butto la prima annotazione, il papà di Cristofano risultava essere al trentesimo posto nella tassazione, pagava circa 6 fiorini, i più ricchi pagavano circa 18 fiorini, si consideravano benestanti quelli da 5 fiorini in su.

Cristofano era un uomo preciso, accorto, cercava di far tornare i conti, anche se il momento era decisamente straordinario e difficilissimo e intanto che cercava di fare il suo difficile lavoro annotava...., scriveva....sul suo Libro della Sanità...

Continua.....

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Il problema che spaventava Cristofano più ancora della peste era il grave deficit delle finanze cittadine.

Nei lazzaretti delle grandi città come Milano, Torino, Roma, gli infetti erano separati dai sospetti, Prato non aveva queste possibilità, i sospetti venivano quarantenati in casa e gli infetti venivano mandati al lazzaretto, Cristofano doveva cercar di affrontare le urgenze senza mezzi straordinari.

Scrive il Cipolla " una epidemia di peste non costituiva soltanto una tragedia umana ; era anche un disastro economico. Mercanti ed artigiani erano i più colpiti non solo per la contrazione del mercato locale ma anche e soprattutto perché i blocchi sanitari paralizzavano comunicazioni e commerci con i mercati esterni. "

Ma la peste uccideva, uccideva anche i becchini, inservienti, medici e Cristofano era sempre a corto di fondi, Firenze non rispondeva agli appelli.

Però c'erano le offerte, i donatori, quell'anno Cristofano ebbe 166 lire e 10 soldi da donatori, il più generoso diede 21 lire e Cristofano stimava che per nutrire sufficientemente una persona per un giorno ci volessero circa 10 soldi.

Due uomini che furono colti ad entrare in Prato senza passaporto sanitario furono condannati a morte, ma poiché avevano bisogno di soldi, la pena fu sostituita dal pagamento di 70 soldi, quasi la metà di quello che aveva ricevuto Cristofano per le donazioni.

I becchini costavano e costavano anche gli inservienti del lazzaretto, Cristofano, il Provveditore, aveva un salario non commisurato alle sue responsabilità, prendeva 8 scudi al mese, in pratica come un becchino.....

A Prato prima che arrivasse Cristofano davano a ogni persona confinata in casa un giulio, fu ridotta nel tempo a 10 soldi e poi ancora a 5.

Chi poteva invece sostenersi da solo non ebbe nulla a un certo punto ; la peste uccise circa il 25% delle persone, era andato peggio in altri luoghi, forse Prato soffrì meno perché la peste arrivò quando le pulci erano meno attive.

continua.....

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Continuo......Cristofano agì nel miglior dei modi, ma quando finì la peste chiese una ricompensa, un premio, a fatica gli furono dati 24 scudi.

Per fare un raffronto ognuno dei due medici ottenne 30 scudi.

Per fare un altro raffronto durante il periodo della peste Cristofano percepiva 8 scudi al mese che però successivamente furono ridotti a 5.

I becchini inizialmente appena assunti percepivano 3 scudi, poi col potere che avevano, arrivarono a 8 ; un inserviente al lazzaretto percepiva pure 8 scudi, il confessore 16, un chirurgo 18, una guardia alle porte 4.

In totale erano assunte 17 persone per una spesa per la comunità di 975 lire al mese.

Da notare quanto fosse alto in proporzione il salario del confessore.

Per dare il valore di cosa costasse una merce, uno staio di grano costava 80 soldi, nel periodo della peste diventò 150, in pratica mezzo chilo di pane costava circa 5 soldi, che poi era più o meno la razione di pane quotidiana a testa.

Vedremo anche il vino cosa costava....

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In un anno di vendemmia abbondante un barile di vino costava circa 70 soldi, in uno normale 160 soldi.

Ogni barile conteneva circa 46 litri e un litro costava circa 1 soldo e mezzo negli anni prosperi e 3 e mezzo in quelli normali.

Quindi possiamo dire che una dieta quotidiana di un litro di vino e mezzo chilo di pane costava almeno 8 soldi.

Nel 1594 i prezzi erano inferiori del 100% rispetto a quelli del 1630 , in una locanda a Firenze si pagava due giuli per un pasto e per chi si trattiene per giorni la stessa cifra era buona per due pasti.

Chi veniva segregato in casa avena un sussidio di 10 soldi, era più o meno la cifra per un sostentamento alimentare.

L'abito per il chirurgo per esempio costava circa 15 scudi, il chirurgo ne prendeva 18 mensili, infatti il chirurgo tenne lo stesso vestito per tutto il periodo della peste.

Prato dava ai medici una indennità annua per l'alloggio di 126 lire, cioè circa 10 lire al mese, per i lavoratori artigianali o manuali un affitto non superava 1 o 2 lire al mese.

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Ciao dabbene, per scudi cosa intendi? A quel che ne so io ,un tallero di pisa erano circa 6 lire e una piastra di firenze all incirca 10, poi venne dopo la pezza della rosa di livorno e i talleri e le fortezze di livorno che ne valeva 5 di lire ecc..

Se per scudi intendi lire se guadagnava 5/8 lire il mese non era affatto male.

Chiaro era un medico, considerando che ci volevano 10 soldi al giorno per campare con 300 soldi sbarcavano un mese di cibo, 300 soldi erano come 3 lire immagino.

Gli rimanevano 2 /5 lire al mese, chiaro se pagava un affitto o qualcosa faceva pari.(pagato come un medico giovane agli ospedali di oggi, circa 2000 più i premi).

Interessante il costo del pane 5 soldi nel 1630 ora costa circa 2/2,5 euro pane comune..(ho un panificio)credo fosse una pagnotta di circa un kg..

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Bisogna fare però una tara su questi valori sul periodo straordinario in cui vivono, cioè quello della peste, i lavori sono di tipo straordinario, qualcuno di questi ci lascia anche la pelle, il Cipolla stima un 100% in più rispetto agli anni precedenti e probabilmente anche dopo si riassesterà il tutto in senso inverso.

Prato è sotto i Granduchi di Toscana, quindi ritengo che il Cipolla si riferisca a Ferdinando II e alle sue piastre, nel caso una piastra sarebbe stata 7 lire circa.

Per dare un riferimento diverso al periodo, si può dire anche che due incisori della zecca fiorentina il Tarchiani e il Merlini percepivano 20 scudi di stipendio al mese il primo e il secondo 9, il Merlini aveva però anche una propria bottega in città.

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ciao dabbene quindi intendi 5/8 scudi al mese = 5/8 piastre al mese di stipendio?

mi sembra strano leggendo quel che hai scritto che un vestito per il chirurgo equivalesse a 15 piastre di quei tempi, ho forti dubbi a tal proposito. io credo che fossero lire, percepivano 5/8 lire al mese e un vestito costasse 15 lire.

non so te che dici?

i chirurghi avranno avuto molto da fare in quei periodi.

sicuramente fare il dottore a quei tempi non è come farlo adesso, quelli rischiavano sul serio.

per quanto riguarda il Merlini come incisore, ricordo il tollero di Cosimo del 1670 sino al 75 con firma MM, quindi in un periodo succesivo..

a quel tempo c'era stato nel fine 500 l'incisore Benvenuto Cellini per Alessandro dei Medici e nei primi del 600 ricordo il Gaspare Mola, di cui ho la piastra di Cosimo II del 1610 in buona conservazione, di estrema rarità.

io per scudo intendo un peso monetario, gli scudi ai periodi dei medici che ricordo vi erano solo gli scudi d'oro.

una pezzadellarosa pesa circa 25 grammi e a suo tempo, prima emissione con ferdinando del 1665 valeva 5 lire.

se prendi le 5 lire, chiamati anche "scudo" dell'800 prima e dopo l'unità d'italia pesavano infatti 25 grammi d'argento.

chiaro che 5 lire nel 600 non valevano quanto 5 lire nell 800.

dabbene ma te sei un collezionista di libri antichi? o sono curiosità che vai leggendo?

molto belle le storie dei personaggi,"il cipolla" sicuramente una finestra sul passato.

per quanto riguarda il pane, non ho letto niente che dicesse se a quei tempi era una pagnotta da 1/2 chilo o da 1 chilo.

a quel che so io e parlo dell'inizi del 900 il pane era di pezzatura grossa anche di quasi 2 chili era fatto per durare più giorni.

saluti

fofo

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Dunque io riporto quanto dice C.M. Cipolla nel suo libro che riporta a sua volta, mi auguro bene, quanto ha scritto Cristofano di Giulio Ceffini nel suo " Libro della Sanità ", quindi è un documento ufficiale dell'epoca.

Quando il Cipolla parla di scudi si riferisce alla terminologia usata ai tempi dal Cristofano, presumo si riferisca al nominale grande corrente, la piastra e penso di Firenze essendo il tutto a Prato.

C' è una distinzione nei dati che riporta il Cipolla tra scudo e lire perché spesso poi riporta il totale, per esempio ma potrei farne altri, quando dice tre scudi riporta la voce poi in lire di 21, con l'equivalenza 1 a 7.

Poi questi dati sono tutti poi da analisi e da commento, però sono quelli riportati ai tempi e il Cipolla è storico economista.

L'esempio dei due incisori fiorentini sul loro stipendio mensile è riportato invece nel Pucci, e può servire anche se non riferito proprio agli anni della peste, per vedere due stipendi in anni diversi ma non lontanissimi, può essere utile per rapportarli agli altri dati.

Sul pane, e qui bisogna fidarsi di quanto dice il Cipolla e che riporta anch'esso, mezzo chilo di pane costava circa 5 soldi, che poi era computato come ai tempi la razione quotidiana giornaliera media, altro non dice su questo....e certamente poi ogni dato merita un commento e una analisi, tenendo sempre conto però del periodo eccezionale....

Per chi volesse comunque approfondire ulteriormente il libretto " Cristofano e la peste " di C.M.Cipolla si trova facilmente in libreria a un prezzo modico ed è una bella lettura che consiglio, come d'altronde per tutti i testi del Cipolla.

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se così fosse dabbene un vestito costava una cifra veramente alta, può anche darsi, d'altronde, erano vestiti ricamati e molto preziosi con lunghi periodi di realizzazione quelli per certi personaggi.

se quindi anche se in casi di estrema difficoltà un dottore guadagnava veramente dei cifroni 5/8 scudi x 7 lire a scudo siamo sulle 35 o 56 lire al mese.

a quei punti non avrebbero di che aver paura a sostener spese.

io adesso non ho libri sottomano, ma ricordo di aver letto che cmq molti artisti o personaggi di alto livello amassero farsi pagare in fiorini d'oro, a suo tempo o 50 anni prima vi erano anche gli scudi d'oro di Cosimo I o prima ancora d Alessandro dei medici.

http://www.mcsearch.info/search.html?search=scudo+firenze&view_mode=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ol=1&sort=&c=&a=&l=#22

cmq se il libro riporta questo vuol dire che era la realtà, credevo che visti i soldi che costano adesso tali monete potessero avere molto più valore a suo tempo.

se pensi dabbene che nella monetazione del regno se non ricordo male monete del 900 di Vittorio Emanuele III le 50 lire sono in oro e mi sembra pure le 20 lire.

credo che uno che percepiva sulle 126 lire al mese(il chirurgo) nel 1630 cioè 300 anni prima avesse un potere economico notevole.

te che ne pensi?

oppure c'era una grossa quantità d'argento in esubero e d'oro e gli assegnavano meno valore.

io a quel che lessi poi nel governo di Cosimo III dei medici fu ponderato l'argento e l'oro, le monete vennero tosate e alleggerite di peso dal 1676..

sarebbe interessante capire quanto costasse una casa dell'epoca o un cavallo che era il mezzo di trasporto o per fare le guerre.

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leggevo anche l'altro topic su quanto valesse uno scudo genovese e riscontro quel che dici e riporti te dal libro.

di moneta ne girava tanta , i tessuti all'epoca costavano tantissimo.

cmq sia si denota questo secondo me nell'andamento della storia della moneta negli ultimi 10 secoli circa:

nel medioevo le monete erano molto piccole(denari,grossi) e di una sottigliezza di metallo (argento, bronzo e oro )pazzesco; nel rinascimento le monete aumentano il loro volume, (L'INGRESSO DELLA LIRA)il peso e la grandezza sino a diventare enormi da come erano pochi secoli prima.

quindi credo che la scoperta di metalli preziosi e di conquista del mondo sia stata veramente notevole per l'epoca, si spendevano cifre enormi per tutto e anche per l'arte.

poi col passare del tempo credo che la differenza vedi da inizio 600 all'800-900 italiano non si sia accentuata molto sia sul valore delle lire sia sul peso e volume dei metalli preziosi, vedi l'esempio della pezzadellarosa 25 grammi d'argento valore 5 lire, paragonabile allo sudo di Vittorio emanuele iii addirittura di inizio 900..poi la sua grande speculazione della moneta e del suo valore che in un secolo ha portato la lira a essere un simbolo, sino al 2002 dove la lira è scomparsa e siamo entrati nell'euro e il nostro potere d'acquisto è stato dimezzato ancora.

trovo molto interessante parlare di queste cose.

se solo potessi essere proiettato per un paio di mesi a fare il chirurgo o l'incisore della zecca in quei tempi, col cavolo che le commercereì quelle fantastiche monete!! così imperfette ma uniche e diverse ad una a una, proprio come un opera d'arte!!!!

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L'impressione è quello di un momento tragico indubbiamente, la differenza rispetto ai romanzati Promessi Sposi, è che qui abbiamo dei dati che dovrebbero essere certi.

Anche se la sostanza tra i due scritti poi non cambia di molto, qualche signorotto e qualche mercante sopra e sotto poi la popolazione che fatica a mangiar bene e a cambiar vestito.

Il caso del chirurgo è comunque uno dei più emblematici, e siamo nel caso di un lavoro considerato e nevralgico, con 18 scudi mensili e 15 per cambiare l'abito, in pratica doveva rinunciare a un mensile per fare questo.

D'altronde era un periodo ( sempre dal Cipolla ) in cui era generalizzata in Italia una crisi di produzione di beni, con conseguenti cali di vendita interni ed esterni.

E questo anche nel manifatturiero e nel laniero, rimanendo sul laniero e su Firenze, nel periodo 1600 - 1609 la produzione annua media di pannilana era di 13.500 che scende nel 1620 - 1629 a 9.000 e a 6.300 nel 1640-1649.

I prodotti stranieri si imponevano, gli italiani tentavano di rispondere con la qualità, il calo demografico del paese per la peste spinse i salari all'insù e la situazione non fu facile...

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  • 3 settimane dopo...

La Peste del '600... argomento che, come molti, ho studiato a scuola in Storia e nei Promessi Sposi (in versione più "romanzata" e "psicologica")... ho svolto per mio conto ricerche in materia su vari testi; anche sull'epidemia del '300. Simili fatti, ovviamente molto tristi, sono però interessanti argomenti di studio.

Mi è rimasto anche impresso il fatto, citato nei Promessi Sposi, di monete che nelle transazioni commerciali venivano messe a bagno in aceto e simili per evitare il contagio.

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