Vai al contenuto
IGNORED

Statua di Apollo ritrovata al Foro Romano


Risposte migliori

Inviato

L'Apollo del Foro romano, sotto la via Sacra rinvenuta una testa del Dio del 1° secolo d.C.

Laura Larcan

Chissà se Luis Sepúlveda gli dedicherebbe una novella, magari col titolo «storia di un topolino che adottò la testa di Apollo». Perché tra le tante avventure dellarcheologia romana spicca anche quella di un roditore inquilino del Foro romano, che ha custodito nella sua tana, ad una profondità di tre metri e mezzo, una grande testa di divinità. Proprio seguendo le tracce di una cavità scavata dallanimaletto, lungo le pareti dellantichissimo condotto fognario sotto la Via Sacra, gli archeologi hanno scoperto una splendida testa del dio Apollo scolpita in marmo, più grande del naturale (lunga almeno 80 centimetri), databile con certezza alla piena età imperiale, cioè tra il I secolo d.C. e i primi anni del II d.C. In fondo, il topolino ha contribuito ad uno dei ritrovamenti più emozionanti degli ultimi ventanni, avvenuto pochi giorni fa mentre unéquipe di tecnici stava eseguendo lavori di restauro e consolidamento del condotto che dallArco di Tito si collega alla Cloaca Maxima. «La grandezza della testa rivela che doveva appartenere ad una statua molto importante, esposta non in un semplice sacello, ma in un rilevante luogo di culto: un tempio, un santuario dellarea del Foro», dichiara con una voce che tradisce lemozione Patrizia Fortini, responsabile per la Soprintendenza ai beni archeologici di Roma del Foro romano.

CAPELLI E RICCI

Ad aver sorpreso gli archeologi è proprio il «tipo» di Apollo: la capigliatura è decorata con una fascia, intorno a cui appaiono arrotolate grandi ciocche di capelli, lavorati con un virtuosismo calligrafico dei dettagli. «Da un punto di vista stilistico la testa si colloca nella piena età imperale, e la resa plastica del marmo ricorda le opere in bronzo: quasi sicuramente la testa è una copia romana di una statua greca bronzea», avverte Fortini. Non solo. La tipologia decorativa del reperto è vicina alle teste di Apollo in terracotta detà augustea provenienti dalla zona della Casa di Augusto, oggi al Museo del Palatino. E sono così tipici di Apollo i lineamenti femminili, quasi androgini: tanto che appena tirata fuori dalla terra era stata scambiata per Diana. «Non sono molte le testimonianze di nuovi documenti statuari - riflette Fortini - la testa è la prima scoperta importante degli ultimi anni che arricchisce il panorama delle conoscenze sulla statuaria detà imperiale legata al contesto di Foro e Palatino». Non unarea qualsiasi: qui viveva limperatore di Roma, batteva il cuore politico, e qui una statua di Apollo rivestiva un significato forte per un culto legato ad Augusto, ai primi imperatori e alla corte imperiale. Inoltre, la scoperta è avvenuta in un punto cruciale dellantica strada, area che nel corso dei secoli ha subito modifiche urbanistiche, soprattutto dopo il terribile incendio di Nerone. «Non ci aspettavamo di ritrovare un reperto così straordinario in un contesto come questo», dice Fortini. Il condotto sotto la Via Sacra (lungo 330 metri) era stato scavato nel 1900 da Giacomo Boni. E i lavori di restauro oggi seguono proprio le piante e sezioni lasciate dal famoso archeologo.

LESPLORAZIONE

Lesplorazione del condotto sotto la Via Sacra è uno dei punti chiave del più complesso e articolato piano di revisione dellantico sistema fognario di tutta larea archeologica centrale. «La fognatura sotto la Via Sacra ha una datazione variabile dal I secolo a.C. alletà augustea, con restauri antichi di età imperiale - sottolinea larchitetto della Soprintendenza Maria Grazia Filetici responsabile del progetto - I lavori avviati in questo settore rientrano in un progetto di messa in sicurezza del sistema di smaltimento delle acque, sia meteoriche sia nere, per evitare che lacqua continui a corrodere le strutture archeologiche». Edoardo Santini, larcheologo che ha materialmente scoperto la testa (assistendo i lavori eseguiti dalla ditta Archedim), la definisce una «fortuita coincidenza». Ma a lui si deve lintuizione e la tenacia. Quella mattina presto, Santini si è calato nel condotto largo 1 metro per intervenire su un tratto murario della fogna a circa 20 metri dallArco di Tito, che aveva subito pesanti distacchi. Da immaginare la situazione: buio, fioca luce di torcia, ad una profondità di oltre tre metri e mezzo. «Mi sono accorto che dietro il muro cera la tana scavata da un topo - ricorda Santini - mi sono infilato e ho provato a ripulire la cavità. Muovendo la terra è cominciato ad uscire qualcosa che faceva da parete alla tana». Prima i capelli, poi gli occhi. La tenacia è stata premiata. Dopo il restauro, lApollo sara'esposto.

http://m.ilmessaggero.it/m/messaggero/articolo/spettacoli/683918

  • Mi piace 1

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.