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Inviato

Tutte le fonti storiche indistintamente , sono concordi nel ritenere la famiglia Ulpia oriunda dell' Italia , senza indicare pero' l' esatta provenienza regionale , forse era di origine Messapica in quanto e' noto che era imparentata con la famiglia Artoria , originaria del Salento ; per quanto riguarda l' appellativo di Grande attribuito a Teodosio , questo fu dovuto alla svolta decisiva e definitiva data da Teodosio a favore della religione cristiana , non certamente per particolari meriti militari , come era consuetudine dare nei migliori periodi storici della romanita' .


Inviato

Dopo tanto tempo, e me ne scuso, riesco a postarvi qualcosina su Maggioriano.

mi pareva bello parlare della sua opposizione ai Vandali...

Maggioriano e la guerra contro i Vandali

All’inizio del regno di Maggioriano, l’Italia era costantemente sotto il tiro delle scorrerie dei pirati vandali. L’imperatore, ritenendo che non fosse sufficiente portare avanti una mera linea difensiva, decise di passare all’offensiva per difendere l’Italia, cuore del suo impero e unico territorio effettivamente in suo possesso.

La maggioranza dei senatori e dei proprietari terrieri, erano restii ad affrontare una lunga e difficile campagna militare per recuperare le provincie perdute e, soprattutto, per porre fine al dominio di Genserico. L’aristocrazia romana in Gallia e Hispania era giunta ad un intendimento con i Visigoti, in base al quale era riuscita a conservare gran parte dei suoi beni terrieri, mentre questi non minacciavano l’Italia, anche se ripetutamente cingevano Arles d’assedio. rispetto all’Africa occidentale, le condizioni economiche di quel poco che restava dell’Impero d’Occidente non consentivano uno sforzo bellico, se non a costo di un elevato prelievo fiscale che poteva essere fatto unicamente nei confronti del patriziato, essendo la plebe ridotta alla fame. Tuttavia le scorrerie piratesche dei vandali colpivano soprattutto le villae isolate, ovvero i loro beni personali, e quindi gli aristocratici premevano per rafforzare le difese delle coste italiane, soprattutto quelle ioniche e tirreniche. Forse fu nel contesto di questi assalti dei Vandali che Maggioriano promulgò la Novella VIII dal titolo “Sul ritorno del diritto alle armi”, il cui testo è andato perduto.

Il progetto bellico di Maggioriano prevedeva una prima fase militare con la quale recuperare Gallia e Hispania; una seconda fase volta a creare una testa di ponte nell’estremo occidentale dell’Africa e, finalmente, una fase finale destinata a riconquistare Cartagine e porre fine al dominio di Genserico. In base al tacito accordo tra Maggioriano e Ricimero, il patricius restava a Roma, mentre Maggioriano con la sua corte si insediò a Ravenna, né mai oltrepassò l’Appennino.


Inviato

Inizialmente, la collaborazione tra i due diede buoni risultati. Nell’estate del 458, in un rapido scontro avvenuto nei pressi di Sinuessa, situata nella piana tra le foci del Garigliano e del Volturno, fu sconfitto un gruppo vandalo che razziava la Campania comandato dallo stesso fratello di Genserico, che fu ucciso. Un’altra scaramuccia tra una squadra romana e una maura, nella quale quest’ultima ebbe la peggio, venne vivacemente descritta da Sidonio Apollinare: “In un primo momento, quella marmaglia [maura] atterrita cercò scampo sui monti, ma impossibilitata a raggiungere le navi da cui era sbarcata, divenne preda di quelli che voleva depredare; poi, radunate tutte le truppe, i pirati [vandali] si lanciano nel pieno della battaglia. Subito alcuni di loro fanno sbarcare i docili cavalli da un'imbarcazione incavata, altri si gettano addosso corazze di colore uniforme, altri ancora preparano gli archi ben torniti e frecce dalla punta avvelenata pronte ad infliggere una duplice morte con un sol colpo; e già il drago intessuto imperversa ovunque tra i due schieramenti, la sua gola si gonfia per il vento che vi si insinua; la pittura sulle sue fauci spalancate simula una rabbiosa voracità, e il tessuto è come infuriato dalla forza del vento, quando il suo dorso ondeggiante è scosso dalle folate, e la sua cavità non riesce più a contenere l'aria che racchiude”.

Forse all’inizio del 458, Maggioriano inviò Egidio ad Arles in qualità di magister militum per Gallias. Da lì si mosse verso Lione, che assediò tra il luglio e il settembre del 458, dove si erano asserragliati sostenitori gallo-romano di Avito che ancora gli restavano fedeli, tra i quali capeggiava il poeta Sidonio, genero del deposto imperatore. Alla fine del 458, Maggioriano, con il suo esercito posto al comando del magister militiae Nepoziano, genero di Marcellino, mosse verso la Gallia, una marcia nella quale “Maggioriano era il primo ad affrontare i pericoli, incuorando, col suo esempio, i più deboli ed eccitando i meno disposti a soffrire tanti disagi e tante fatiche”.

Nei pressi di Arles, Maggioriano sconfisse Teodorico II che assediava la città approfittando del fatto che Egidio era impegnato a Lione, e impose al re visigoto il ritorno allo stato di foederato con l’impegno di aiutarlo nella guerra contro Genserico. Quindi, ora rafforzato dalla presenza delle milizie visigote, sconfisse i Bagaudi. Giunto a Lione, da poco capitolata, perdonò la vita ai suoi difensori, anche ai più illustri (tra i quali Sidonio), ma condannò la città al pagamento di una pesantissima indennità di guerra. Tuttavia, il desiderio dell’imperatore era quello di riconciliarsi con tutta l’aristocrazia gallo-romana, anche con chi aveva sostenuto Avito. Sidonio, grato del perdono, compose un panegirico in onore di Maggioriano (Carmen V), che all’inizio di gennaio del 459 poté declamare davanti allo stesso imperatore, ottenendone le lodi ed il titolo di comes spectabilis, ma, soprattutto, un’amnistia generale e il condono della tassazione imposta alla città. “Non doveva forse essere estranea a Sidonio una forte suggestione emotiva: si può immaginare con quale animo il popolo lionese attendesse l’arrivo dell’imperatore, non diversamente dal clima di terrore con il quale Roma aveva vissuto l’avvicinarsi dell’esercito capeggiato da Annibale (Tiziana Brolli )”.


Inviato

Nella primavera del 460, Maggioriano riunì un grande esercito in Liguria, con il quale poi mosse verso la Spagna visigota, che con la resa di Teodorico II era rientrata pacificamente nell’ambito delle provincie romane, per preparare la riconquista dell’Africa vandala, passando dall’Aquitania e soggiornando nel maggio del 460 a Tolosa presso la corte di Teodorico II. Questi fu di parola e così Maggioriano poté muovere verso Saragozza alla testa di un grosso esercito romano-visigoto. Quivi celebrò un adventus, l’ingresso trionfale nella città, acclamato da tutta la popolazione. Quindi raggiunse Portus Illicitanus, l’odierna Elche, nei pressi di Alicante, che aveva stabilito quale base principale delle operazioni contro l’Africa e dove ora disponeva di un grosso esercito romano-visigoto e di una flotta di circa 300 navi: una parte delle quali era il risultato dello sforzo intrapreso da tempo per allestire una flotta adeguata, mentre le restanti navi erano il frutto della raccolta ordinata presso tutti i porti disponibili. Nel frattempo, Nepoziano e Sunierico, comandante delle forze messe in campo da Teodorico II, sconfiggevano a Scallabis le residue forze degli Suebi, da sempre antagonisti dei Visigoti, che in Lusitania ancora si opponevano alla dominazione romana, pacificando così l’intera penisola iberica.

A proposito della preparazione della guerra contro Genserico, Procopio mostra di essere un grande stimatore di Maggioriano, che ritiene particolarmente degno di menzione e superiore per coraggio a tanti altri imperatori che lo precedettero. Procopio racconta nel Bellum Vandalicum di un episodio che appare increbile e che viene respinto dagli storici, ma che merita comunque essere ricordato a titolo di aneddoto. Maggioriano prima di dare inizio alla guerra voleva accertare quali fossero i rapporti tra i vandali, mauri e libici, per comprendere se sarebbero stati a fianco o meno di Genserico. Con questo fine, raggiunse Cartagine sotto mentite spoglie, facendosi passare per un ambasciatore inviato dall’imperatore. Genserico volle impressionarlo mostrandogli quanto fossero numerose le loro armi, che, movendosi senza che nessuno le scuotesse, produssero un suono simile a un terremoto. E’ possibile che effettivamente Maggioriano si sia recato a Cartagine in incognito, ma durante il regno di Avito per suo incarico. Vedasi anche Gerald E. Max, The Emperor Majorian’s Secret Embassy at the Court of the Vandal Genseric, Byzantine Studies 9, 1982.

Comunque…..a Roma, Ricimero aveva visto di buon grado l’impegno bellico di Maggioriano in Gallia e Hispania, esso infatti non disturbava i suoi propositi di potere personale, non causava un prelievo fiscale straordinario nei confronti dei nobili italici, e teneva l’imperatore lontano dalla capitale. Non condivise, invece, l’intenzione di portare la guerra in Africa con lo scopo di abbattere Genserico. Per questa ragione, non fidandosi di Ricimero per invadere la Sicilia, allora occupata dai Vandali e così avviare le ostilità contro il re vandalo, Maggioriano inviò Marcellino con un esercito di foederati Unni, il quale raggiunse rapidamente gli obiettivi prefissi.


Inviato

Preso tra due fuochi, Maggioriano dalla Spagna e Marcellino dalla Sicilia, Genserico temette la sconfitta e tentò di negoziare un accordo con l’imperatore, ma questi rifiutò. Il re vandalo, allora, nell’estremo tentativo di opporsi all’esercito romano-visigoto fece avvelenare i pozzi, incendiare i campi, e distruggere ogni altra fonte di approvvigionamento della Mauritania, via obbligata per l’imperatore, nonostante l’elevato costo che ciò rappresentava per gli stessi Vandali, che così rischiavano la carestia.

Quando ormai la riconquista dell’Africa e l’abbattimento del potere di Genserico sembravano davvero a portata di mano, nel giro di poche ore la situazione si capovolse. Nel maggio del 460, Maggioriano era appena arrivato nei pressi di Cartagena con le avanguardie del suo esercito, quando gli venne comunicato che gran parte della sua flotta, ancora all’ancora presso Elche, era stata distrutta da un incendio.

Un audace colpo di mano di Genserico, o il tradimento interno? E’ da oltre quindici secoli che gli storici lo stanno dibattendo senza giungere ad una conclusione certa. Gibbon, e più recentemente anche Vassili, pensano in un tradimento organizzato da Ricimero con la complicità di una parte dei senatori e, secondo Vassili, anche di Nepoziano. Gli storici antichi sono assai parchi di notizie e, comunque, non parlano di una flotta incendiata, ma catturata con la complicità di traditori, non meglio identificati.

Dopo una vittoria così importante, tale da restituire prestigio e ricchezza al morente Impero d’Occidente, Maggioriano sarebbe tornato a Roma in gloria, insieme ai suoi fedeli generali Marcellino e Nepoziano, e avrebbe celebrato un grandioso trionfo, il primo dopo decenni!, mentre Ricimero sarebbe rimasto dapprima in ombra, ma ben presto destituito da ogni incarico. Forse sarebbe stato anche accusato di aver fatto uccidere Avito, il ché ne avrebbe comportato la pena capitale ed avrebbe guadagnato a Maggioriano la simpatia e l’appoggio, sincero e non più forzoso, dei gallo-romani, per i quali Maggioriano sarebbe diventato così il vendicatore del loro imperatore.

A questo punto, chi sarebbe riuscito a impedire a Maggioriano di realizzare quelle riforme economiche e sociali sostanziali che avrebbero rinnovato l’impero, ma intaccato sostanzialmente la ricchezza e il potere personale dei Senatori? Dunque, il tradimento vede in Ricimero il suo principale mandante, ma il patricius poté sicuramente contare con la complicità di numerosi senatori e aristocratici di Roma.Preso tra due fuochi, Maggioriano dalla Spagna e Marcellino dalla Sicilia, Genserico temette la sconfitta e tentò di negoziare un accordo con l’imperatore, ma questi rifiutò. Il re vandalo, allora, nell’estremo tentativo di opporsi all’esercito romano-visigoto fece avvelenare i pozzi, incendiare i campi, e distruggere ogni altra fonte di approvvigionamento della Mauritania, via obbligata per l’imperatore, nonostante l’elevato costo che ciò rappresentava per gli stessi Vandali, che così rischiavano la carestia.

Quando ormai la riconquista dell’Africa e l’abbattimento del potere di Genserico sembravano davvero a portata di mano, nel giro di poche ore la situazione si capovolse. Nel maggio del 460, Maggioriano era appena arrivato nei pressi di Cartagena con le avanguardie del suo esercito, quando gli venne comunicato che gran parte della sua flotta, ancora all’ancora presso Elche, era stata distrutta da un incendio.

Un audace colpo di mano di Genserico, o il tradimento interno? E’ da oltre quindici secoli che gli storici lo stanno dibattendo senza giungere ad una conclusione certa. Gibbon, e più recentemente anche Vassili, pensano in un tradimento organizzato da Ricimero con la complicità di una parte dei senatori e, secondo Vassili, anche di Nepoziano. Gli storici antichi sono assai parchi di notizie e, comunque, non parlano di una flotta incendiata, ma catturata con la complicità di traditori, non meglio identificati.

Dopo una vittoria così importante, tale da restituire prestigio e ricchezza al morente Impero d’Occidente, Maggioriano sarebbe tornato a Roma in gloria, insieme ai suoi fedeli generali Marcellino e Nepoziano, e avrebbe celebrato un grandioso trionfo, il primo dopo decenni!, mentre Ricimero sarebbe rimasto dapprima in ombra, ma ben presto destituito da ogni incarico. Forse sarebbe stato anche accusato di aver fatto uccidere Avito, il ché ne avrebbe comportato la pena capitale ed avrebbe guadagnato a Maggioriano la simpatia e l’appoggio, sincero e non più forzoso, dei gallo-romani, per i quali Maggioriano sarebbe diventato così il vendicatore del loro imperatore.

A questo punto, chi sarebbe riuscito a impedire a Maggioriano di realizzare quelle riforme economiche e sociali sostanziali che avrebbero rinnovato l’impero, ma intaccato sostanzialmente la ricchezza e il potere personale dei Senatori? Dunque, il tradimento vede in Ricimero il suo principale mandante, ma il patricius poté sicuramente contare con la complicità di numerosi senatori e aristocratici di Roma.


Inviato

Nonostante avesse perso gran parte delle sue navi, Maggioriano non rinunciò facilmente ai suoi progetti, tuttavia si rese conto che le 300 navi che aveva messo insieme, e che gli avrebbero consentito di trasportare circa 30 mila persone, tra soldati, ausiliari, cavalli e approvvigionamenti, erano tutte indispensabili ed il loro numero non poteva essere ridotto. Così come Genserico, anche Maggioriano aveva i suoi informatori e sapeva che la Mauritania era stata convertita in un deserto e quindi, a maggior ragione aveva bisogno di tutto il necessario supporto logistico, forse ulteriormente accresciuto, rispetto a quanto inizialmente pianificato. Né poteva pensare di trasportare le sue truppe poco alla volta, in quanto, una volta approdate sulla costa africana, se in piccolo numero, sarebbero rimaste alla mercé dei Vandali. Forse le milizie alleate visigote si mostrarono poco animate a proseguire comunque nell’impresa.

Il fatto è che all’imperatore risultava chiaro che era indispensabile far costruire nuovamente le navi perdute, ma per far ciò aveva bisogno di tempo. Pertanto quando “il re Genserico, tramite ambasciatori, chiese la pace all’imperatore Maggioriano”, questa volta lo fece da una posizione di forza. L’accordo era pesante per l’imperatore, come sostiene Giovanni di Antiochia, “Maggioriano interruppe la guerra in condizioni vergognose e fece ritorno”. Esso, infatti, confermava il possesso romano della Sicilia, conquistata da Marcellino, ma cedeva a Genserico, anche formalmente, il dominio su tutta la parte di Africa già di pertinenza dell’Impero d’Occidente.

Dopo un lungo indugio da parte di Maggioriano, sino all’ultimo impegnato nel dare compimento ai suoi propositi, alla fine del 460 la pace venne accettata, anche se con molte riserve da parte di entrambi i sovrani.


Inviato

come si concluse la sua "carriera" da imperatore... già lo avete letto da Illyricum65 , che ringrazio, perché essendo ben più veloce di me, riesce a tener vivo l'interesse.


Inviato

Resto dell'idea che l'impero, inteso solamente come civilta' romana, si sia estinto ai tempi della guerra gotica/bizantina. Ritengo che sotto il regno di teodorico le cose non fossero ancora poi cosi' diverse rispetto al periodo tardo imperiale

Concordo. Nel tardo impero, si vedono tentativi di ripresa dell' Occidente da parte orientale, Leone I,

e poi Giustiniano, che vince la Guerra Gotica; ma l' Italia resta sotto Bisanzio solo per quindici anni, dal 553 al 568, quando arrivano i Longobardi...


Inviato

resto dell'idea che l'impero, inteso solamente come civiltà romana, si sia spento lentamente come un candela che va esaurendo lo stoppino.....

concordo parzialmente con voi sul periodo, ma più che una rottura, per me è un lento dissolversi, senza botti ne rotture secche


Inviato

Caro Poemenius, il tentativo di Maggioriano fa da apripista ad una delle operazioni militari più grandi della Storia, quella del 468 in cui Leone I indebita l' impero d' Oriente in accordo con Antemio per fornire a Basilisco una flotta di oltre 1000 navi per 100000 uomini con cui attaccare Cartagine dal mare (Capo Bon, mentre Marcellino ed Eraclio liberano Sardegna e Libia.

Il lieto fine, cioè la fine dei Vandali, la riconquista del granaio dell' Africa settentrionale e della agibilità del Mediterraneo, consente all' Impero d' Occidente di avviare una "reconquista" che lo mette in posizione di forza rispetto all' impatto degli Arabi di quattrocento anni dopo...

Purtroppo non ci sarà lieto fine, e il modo in cui matura il disastro mi fa incazzare ancora oggi, milleseicento anni dopo che l' ho vissuto... :-)

Ne parla Peter Heather nel suo "La caduta dell' impero romano: una nuova storia".


Inviato (modificato)

resto dell'idea che l'impero, inteso solamente come civiltà romana, si sia spento lentamente come un candela che va esaurendo lo stoppino.....

concordo parzialmente con voi sul periodo, ma più che una rottura, per me è un lento dissolversi, senza botti ne rotture secche

Ti dirò, una cosa che vorrei fare è tornare indietro nel tempo e fermare questa agonia, cioè prolungare l' esistenza dell' Impero Romano ai giorni nostri.

Per farlo, ci sono due problemi:

1) la macchina del tempo, ma questo è un dettaglio tecnico che vedrò poi

2) la scelta del momento preciso. Questo è un problema storico complesso: c'è chi dice vada evitata Adrianopoli, c'è chi torna indietro fino a Varo, c'è chi suggerisce appunto sarebbe bastato sconfiggere i Vandali nel 468, chi mi suggerisce di ammazzare Commodo in culla e costringere il filosofo a scelte più meditate..E non parliamo del Nazareno...Dal punto di vista strategico, confini fino alla Vistola per accorciare il confine renano-danubiano ? Accelerazione della fusione con i Goti ? Creazione di un impero "federale" con entità "statali" semiautonome come la Gallia ? Addirittura c'è chi sostiene che la Grande Muraglia cinese costringa gli Unni a "buttarsi a occidente" provocando quello che sappiamo, ma credo che sia un anacronismo... Il problema non è semplice, e va risolto prima di costruire il macchinario infernale...

Modificato da Andrealb
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Aggiungerei, da megalomane...

Quanto costerà farsi realizzare un sesterzio credibile con il proprio ritratto ? ;-)

Qualcuno ci ha mai provato ? :-)


Inviato

Dissertare sul perché sia tramontato l' Impero romano e' un po' come domandarci perché dobbiamo morire , e' dimostrato storicamente che nessun impero puo' durare in eterno , esiste come in natura una gioventu' piena di spinta creativa , una maturita' conservatrice ed infine una decadenza dovuta a senescenza ; la differenza e' che in natura la longevita' , o durata , e' un processo biologico , negli imperi invece e' un processo dovuto al cambiamento morale e materiale degli uomini che dovrebbero conservarlo , a questo influiscono decisioni e situazioni che nel corso dei secoli vengono prese o rifiuate da chi possiede il potere singolo o in comunita' con pochi altri , questo fatto ne determina la durata breve o lunga che sia , e' un processo ineluttabile .


Inviato

resto dell'idea che l'impero, inteso solamente come civiltà romana, si sia spento lentamente come un candela che va esaurendo lo stoppino.....

concordo parzialmente con voi sul periodo, ma più che una rottura, per me è un lento dissolversi, senza botti ne rotture secche

Ciao,

sono assolutamente d'accordo. Parliamo di una serie di concause che si sommano l'una all'altra e che determinano il crollo finale. Per dare un'idea una piccola caduta di ciotoli che nel tempo aumenta progressivamente e che determina alla fine una frana di proporzioni enormi... si potrebbe bloccare qualche ciotolo, rallentare l'evento ma comunque il crollo finale si avvererà ;) . Ci sono cause militari, strategiche, uomini sbagliati, economiche e strutturali. Un Impero comunque troppo grande che aveva raggiunto un'espensione troppo vasta per il periodo e che aveva perso ormai la spinta centrifuga a conquistare nuovi territori. Aveva messo mano su tutto ciò che meritava. Adesso restava solo da difendersi ma l'esercito costava troppo come mantenimento

L'idea di "inglobare" i Goti e creare un regno "misto" l'ho letta. Ministero degli Interni romano (se mi permettete il termine) e Ministero degli Esteri con delega alla difesa per i Goti. Avrebbe potuto funzionare. Ma si trattava di due mondi diversi, con storie diverse e che si intrecceranno solo nel tempo. Leggi, tipi di gerarchia ... troppo dissimili. E troppa brama di potere. E chi aveva l'esercito comandava (o voleva farlo). Ma. a mio modesto parere, sarebbe stato solo un prolungamento dell'agonia. E inoltre uno stato romano-goto ... sarebbe stato nel solco della continuità oppure sarebbe stato un momento di scissura con quello romano? Dipende da cosa si intende...

Nel frattempo ha postato Eliodoro... sono d'accordo, in ambito umano tutto cambia e nulla può rimanere immutato. O per crolli o mediante piccoli cambiamenti nel tempo.

Ciao

Illyricum

:)

.


Inviato

Dissertare sul perché sia tramontato l' Impero romano e' un po' come domandarci perché dobbiamo morire , e' dimostrato storicamente che nessun impero puo' durare in eterno , esiste come in natura una gioventu' piena di spinta creativa , una maturita' conservatrice ed infine una decadenza dovuta a senescenza ; la differenza e' che in natura la longevita' , o durata , e' un processo biologico , negli imperi invece e' un processo dovuto al cambiamento morale e materiale degli uomini che dovrebbero conservarlo , a questo influiscono decisioni e situazioni che nel corso dei secoli vengono prese o rifiuate da chi possiede il potere singolo o in comunita' con pochi altri , questo fatto ne determina la durata breve o lunga che sia , e' un processo ineluttabile .

Paul Kennedy, "Ascesa e declino delle grandi potenze", quando mantenere il controllo costa più dei benefici..

Tuttavia, nell' ambito del processo storico, ti puoi rinnovare al punto da proseguire, nel cambiamento...Voglio dire, se aggiungiamo al 21 aprile del 753 aC la data "nominale" della caduta di Bisanzio, son 2200 anni...

E' così assurdo prolungare il tutto di altri 600, 1000 anni rispetto alla Storia ?

Non sarei deterministico nell' attribuire alle entità create dall' uomo lo stesso ciclo vitale dell' uomo stesso...Resisti alle minacce barbariche, ti attesti fino all' India, entri a contatto con la Cina, con la quale ti spartisci le zone d' influenza. La flotta del Mare del Nord, integrata con i Goti, scopre l' America e la colonizza, alla foce del fiume Hudson sorge Nova Roma, altro che New York...

Non chiedo l' eternità, giusto altri mille, duemila anni, poi si vedrà...


Inviato (modificato)

Ciao @@Andrealb , interessante ma sono considerazioni aleatorie , lo stesso tuo discorso andrebbe bene anche per il recente e nefasto Terzo Reich , esempi lampanti : se Hitler non avesse invaso la Russia ma avesse fatto con lei invece un patto di non belligeranza e quindi non impiegato contro di essa 1 milione di uomini e infiniti armamenti leggeri e pesanti oltre ad aerei , forse lo sbarco in Normandia non sarebbe mai avvenuto o comunque facilmente respinto , se i suoi scienziati avessero avuto piu' finanziamenti per la ricerca sulla fissione nucleare , sul radar e altre ricerche , forse Hitler avrebbe vinto la guerra ( meglio cosi' che fece questi errori ) . Come vedi la storia e cosi gli imperi , brevi o lunghi , si basano su circostanze e decisioni favorevoli o meno . Anche nella storia di Roma , se Annibale , subito dopo Canne , si fosse rivolto contro Roma prostrata dalla pesante sconfitta invece di oziare a Capua dandole il tempo di riorganizzarsi , la storia avrebbe avuto un diverso corso ? la storia e gli imperi sono fatti dagli uomini e dalle loro decisioni , quindi e' imprevedibile ma anche ineluttabile .

Modificato da Legio II Italica

Inviato (modificato)

Ciao @@Legio II Italica ,

giustamente citi Hitler, che aveva la prospettiva di un Reich millenario.

E mi vengono i brividi a pensare che ora potrei vivere in un' Europa separata da una tragica cortina di ferro: di qua i discendenti di Adolfo, di là quelli di Giuseppe Bessarione Dugasvilli.

Soprattutto, cosa penserei ? Cosa avrei imparato a pensare ?

E citi giustamente Cartagine, che è la vera minaccia al sorgere di Roma, il vero "spareggio" per il titolo...Dentro o fuori...

Anche Alessandro fu sfiorato da un' ascia in Asia Minore, forse la prese un suo amico al suo posto...

Cosa sarebbe successo se...

Certamente siamo nell' aleatorietà, solo che ne invoco una a me più favorevole: un mondo dominato dalla "pax romana"...

Le strisce di risultati positivi cominciano con un risultato positivo, e poi via, certo magari

hai anche la volta che ti aiuta l' arbitro, ecc.ecc...

Arriviamo al 600, poi all' 800, poi al 1000...

Bisanzio cade quarant' anni prima della scoperta dell' America...

Voglio dire: qualche anno nella Roma Imperiale mi piacerebbe viverlo...

Certo le probabilità di viverlo in condizioni non disagiate, e a lungo, non sono favorevoli...

Quindi o torno indietro nel tempo e vi rimango, o torno indietro nel tempo, faccio qualcosa che consenta all' Impero Romano di superare il 2767 ab Urbe còndita, e torno qua. Semplice.

Magari poi scopro, per dirla con Settimio, che "non ne valeva la pena"....

In alternativa: ricostruire il Foro Romano sì o no ?

Proprio lì sul posto, evidenziando l' intervento, o altrove, "Nova Roma" alla periferia di Roma,

ricostruzione della Roma dei Cesari, turisti da tutto il mondo...

L' avrai visto il plastico di Roma antica, al Museo della Civiltà Romana...

Ma se neanche sappiamo tenere Pompei ed Ercolano, abbiamo la fortuna di avere due città romane "congelate" in un preciso momento, e....

Seriamente, credo che il sistema laicamente inclusivo dei Romani (non m' interessa di che colore sei , di che religione sei, non sono questi motivi di discriminazione...) sia qualcosa da cui potremmo imparare. Nel contesto di una società, certamente, assai feroce nei suoi principi fondamentali.

Secondo punto: discutere di Ucronia aiuta a studiare la Storia in modo critico, a collocare gli eventi nella giusta sequenza e importanza.

Quindi grazie.

Modificato da Andrealb

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La discussione si prospetta sempre piu' interessante , ammiro e condivido la tua passione per la Roma antica anche se credo il tuo amore sia un po' platonico nel senso che idealizzi forse troppo il buon tempo antico quando l' Italia governava il mondo ; sono certo che sei uno studioso attento e competente della romanita' quindi saprai anche che la storia romana non fu tutta rosa e fiori , le marcate diseguaglianze sociali , la schiavitu' , le anarchie ,

le dittature assolute di molti imperatori , le guerre infinite , ecc.ecc. ci riportano anche ad un mondo difficile . Personalmente avrei votato per la mozione di Fabio Massimo quando in una famosa riunione del Senato , in cui si decise se portare aiuto o meno a Messina , emise il suo veto affinché Roma non uscisse dai suoi confini naturali dell' Italia per accogliere la richiesta dei Mamertini di Messina di aiuto contro i Cartaginesi e Siracusani pronti all' assedio della citta' , ma il Fato o meglio la Divinita' , decise diversamente perché doveva diffondere il Verbo in un mondo unito e cosmopolita e fu l' inizio dell' Impero materiale prima , religioso dopo .

Non mi addentro in considerazioni sull' Italia attuale a cui fai riferimento , e' troppo pericoloso e si presta a interpretazioni ambigue .


Inviato

Giulio Castelli ( studioso di storia tardo-antica e medievale ) è anche autore di una trilogia di romanzi storici sull'impero romano tra il 415 ed il 498 , dai quali ,tra l'altro, emerge un ritratto molto interessante dell'imperatore Maggioriano .

Nel 3° libro si legge questa frase : " Arrivammo davanti ai banchi dei cambiavalute..........un solido veniva venduto per trenta silique mentre era acquistato per sole ventiquattro "

Siamo a Roma , A.D. 472 , nell'autunno , dopo la morte di Ricimero : quanto si può dire su finanza ed inflazione, di quel periodo ?


Inviato

Il romanzo di Castelli relativo a Maggioriano è l' unico che ho, anche se non ancora letto:

"Imperator. L' ultimo eroe di Roma antica".


Inviato

I 2 a seguire , " Gli ultimi fuochi dell'impero romano " e " 476 A.D. " sono ugualmente interessanti e di piacevole lettura


Inviato

La discussione si prospetta sempre piu' interessante , ammiro e condivido la tua passione per la Roma antica anche se credo il tuo amore sia un po' platonico nel senso che idealizzi forse troppo il buon tempo antico quando l' Italia governava il mondo ; sono certo che sei uno studioso attento e competente della romanita' quindi saprai anche che la storia romana non fu tutta rosa e fiori , le marcate diseguaglianze sociali , la schiavitu' , le anarchie ,

le dittature assolute di molti imperatori , le guerre infinite , ecc.ecc. ci riportano anche ad un mondo difficile . Personalmente avrei votato per la mozione di Fabio Massimo quando in una famosa riunione del Senato , in cui si decise se portare aiuto o meno a Messina , emise il suo veto affinché Roma non uscisse dai suoi confini naturali dell' Italia per accogliere la richiesta dei Mamertini di Messina di aiuto contro i Cartaginesi e Siracusani pronti all' assedio della citta' , ma il Fato o meglio la Divinita' , decise diversamente perché doveva diffondere il Verbo in un mondo unito e cosmopolita e fu l' inizio dell' Impero materiale prima , religioso dopo .

Non mi addentro in considerazioni sull' Italia attuale a cui fai riferimento , e' troppo pericoloso e si presta a interpretazioni ambigue .

Mondo molto difficile, certamente.

Prego non fraintendermi, se ho dato quest' impressione ho sbagliato ad esprimermi: non è il fatto dell' Italia che domina il mondo, non è nostalgia in quel senso. Se quella Storia fosse partita dalla Grecia, o dalla attuale Francia, o dall' Egitto, avrei la stessa ammirazione,

che non è nazionalistica, ma è legata alla grande capacità di costruire, costruire sia fisicamente, che nel campo del diritto e delle istituzioni.

Dell' Italia attuale, rimane la mia preoccupazione per la gestione del nostro grande patrimonio artistico ed archeologico, che ritengo non valorizzato a sufficienza, sia dal punto di vista culturale che da quello materiale, pecunia non olet, della produzione di reddito.

Avevo letto della mozione di Fabio Massimo, e ricordo di aver pensato a questo: le prime guerre di Roma, fino alle Puniche, erano conflitti, che , per quanto portassero poi ad espansione territoriale, nascevano da esigenze difensive. Guerre della Repubblica.

Quando le guerre si fanno , come dire , "espansive", Roma muta la sua natura in impero....Voglio dire che l' espansione , la conquista, è al servizio delle ambizioni e del prestigio dei comandanti militari, e il resto è conseguenza...Scipione lo fa perchè deve, Cesare perchè lo vuole...

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Inviato

I 2 a seguire , " Gli ultimi fuochi dell'impero romano " e " 476 A.D. " sono ugualmente interessanti e di piacevole lettura

Quelli non so ce la faccio a leggerli, ci rimango troppo male a vedere che va a finire così... :rolleyes:


Inviato (modificato)

La figura storica di Maggioriano e' senz' altro straordinaria , va pero' riferita all' epoca in cui visse , epoca di stravolgimenti della civilta' e societa' romana , di tradimenti , corruzioni esasperate , imperatori fantocci , invasioni continue , inflazione fuori controllo ; in questo clima di disfacimento di un mondo che sembrava eterno , cerco' per quello che gli possibile operare di arrestare la catastrofe incombente , ma la fortuna e gli uomini con cui operava non gli arrisero . Fu semplicemente un uomo "all' antica" , come fu definito , ma senza particolari doti , per questo desto' l' ammirazione dei corrotti ed imbelli contemporanei e dei posteri che ne lessero le gesta ; nei tempi meno tragici dell' impero sarebbe stato probabilmente un buon imperatore , al pari di un Aureliano , di un Probo o di un Claudio II ; ringraziamo comunque Procopio di Cesarea , Edward Gibbon , Sidonio Apollinare , Prisco di Panio , Giovanni di Antichia e la Novella Maioriani , per averci tramandato la figura di questo ultimo imperatore ancora degno di questo nome .

Modificato da Legio II Italica

Inviato

So che seguo una corrente molto minoritaria, ma credo che l'impero sia terminato, come realtà socio-fattuale, con Giustiniano, immeritatemente considerato come monarca "bizantino".

Era infatti un sovrano di lingua latina, che si dedicò - come sapete - ai tre pilastri dell'unità imperiale: armi, diritto e religione.

Che poi l'unificazione territoriale sia riuscita solo a metà e si sia sgretolata dopo poco tempo, non toglie che l'impero, nel sesot secolo, fosse ancora vivo e capace di reagire - seppur, con il senno di poi, destinato a morte.


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