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Oggi ho avuto un'incontro inatteso ed emozionante:

Un gonfalone dell'Abate del Popolo, l'unico sopravvissuto a Genova!

Purtroppo l’ambiente era buio e non avevo la mia macchina fotografica e allora ho tentato di fotografare con il cellulare (è una fotografia scarsissima ma, credo si possano apprezzare almeno i colori) ed ho scansionato una vecchia pubblicazione in bianco e nero appena appena più decente.

Aspetto: lungo circa 2 metri, pittura a olio identica sui due lati su drappo di damasco cremisi formato a fiamma terminante in due punte, iconografia classica: la S. Vergine Regina con i Santi Patroni di Genova, alla destra San Bernardo e San Giovanni Battista e a sinistra San Lorenzo e San Giorgio, completa la figura il profilo di una fanciulla difesa dal Martire di Cappadocia e un angelo che regge una catena cui è legato un demonio, appena visibile in prospettiva la Porta Romana o porta Pila eretta nel 1633.

Ho fatto una veloce ricerca ed è risultato che:

La carica dell’Abate del Popolo, che non era un religioso ma un laico, fu introdotta a Genova nel 1270 insieme a quella dei Capitani, poi la carica cadde nel 1339, con l’acclamazione al dogato di Simone Boccanegra, e fu ripresa nel 1380 quando il Doge Nicolò Guarco che, insieme con tre Anziani, elesse tre Abati, uno per la Val Bisagno, uno per la Val Polcevera e uno per Voltri. La figura fu meglio regolata nel 1413, dal Doge Giorno Adorno che stabilì che l’elezione spettasse al Doge e al Consiglio degli Anziani tra 8 candidati per ciascuna delle tre Podesterie, che la carica durasse un anno e il compenso fosse di 60 lire, finito l’anno l’Abate restava membro perpetuo delle Rettorie presiedute dall’Abate in carica.

Una delle attribuzioni dell’Abate riguardava l’addestramento dei giovani all’uso della balestra. Venivano consegnate all’Abate somme di denaro per l’acquisto delle “tazze” (una specie di premio sul tipo didelle odierne coppe e medaglie) per i vincitori delle gare che organizzavano sul loro territorio.

Abbiamo un documento che recita:

“De mandato ecc… vos Iuliane Leardo et socie massarii generales comunis Ianue solvatis abbatibus scilicet Giriforti de Varcio abbati Bisannis, Simoni Ferrario abbati de Vultri, Bartholomeo Rubeoabbati Pulcifere et sunt quas habere debent pro taciis tribus argenti exponendis certamini halistrandi in dictis protestacii pro anno presenti libras decem octo et soldos quindecim ianuinorum scilicet libras sex et soldo pro singula”

Non vorrei fare brutte figure per cui chiedo se qualcuno può tradurre quanto riportato …

In un altro documento del 30 marzo 1345 troviamo che il Doge ordina il pagamento a Nicolò Turco, “magistrum bandierarum”, per le bandiere e pennoni provvisto agli uomini di Fegino, di Voltri, di Sestri e del Bisagno. Sappiamo infatti che gli Abati delle tre valli presiedevano anche la grandiosa cerimonia del “confuego” (confuoco: da caput -co- e fuoco che dovrebbe essere “capo di un gruppo” – i fuochi erano le famiglie che abitavano in una certa zona, ad esempio a Montesignano -val Bisagno- c’erano “10 fuochi” cioè 10 famiglie- e spettava agli Abati il privilegio di portare in città il "gonfalone" in processione per arrivare al palazzo del Doge (http://www.acompagna.org/wit/chisiamo/iniziative/confeugo_s.htm ) .

Insomma ecco a cosa serviva il “gonfalone” che dal 1270 aveva l’immagine di San Giorgio poi, dal 1638, l’immagine della Madonna Regina di Genova.

Questo è stato probabilmente eseguito nel 1688, in sostituzione del precedente deteriorato, e fu utilizzato lungo le strade cittadine fino al 1903 quando, per salvaguardarlo dall’usura, fu messo in sicurezza.

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Modificato da dizzeta
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