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Inviato

Tra i collegamenti , distanti ma a volte esistenti , tra tipi monetali ed artistici in senso ampio , è curiosa la similitudine tra una figura sul bacile di Gundestrup ed il tipo araldico della monetazione di Taranto .

Il bacile di Gundestrup è opera notevole rinvenuta nello Jutland danese nel 1891 : in argento con dorature , consta di 13 pannelli ( 7 esterni,5 interni,1 di fondo ) lavorati a sbalzo , per un dia. di 69 cm. , alt. 42 cm. ,peso 9 kg.

Il pannello interno "A" , tra le tante figure , riporta un uomo che cavalca quello che i più considerano un delfino (altri un pesce forse storione ) .

Origine ed epoca dell'oggetto hanno tuttora non pochi margini di interpretazione .

Forse portato in Danimarca da quella parte di Cimbri che la raggiunsero dopo la sconfitta coi Romani ( 110 A.C. ) , l'oggetto , databile tra il II° e I° sec. A.C. ( se non prima ) potrebbe essere celtico , di derivazione o piena origine tracia .

Sono documentati dal III° sec. A.C. contatti nell'area del basso Danubio tra i Celti Scordisci ed i Traci Triballoi .

Il mito marino di Taras/Falanto salvato in mare da un delfino , è di origine e collocazione non sempre univoche .

Sui mari Egeo e Nero si affaccia quella Tracia che i Greci hanno arricchito di colonie , instaurando consistenti rapporti economici e culturali : che un oggetto ricco di valenze tracie , con figurazioni probabilmente mitologiche , riporti tra queste una figura che richiama i tipi monetali di Taranto , potrebbe non essere solo casuale

1 -- bacile di Gundestrup

2 -- pannello interno "A"

3 -- Taranto / didramma 344 / 334

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Inviato

Ciao @@VALTERI, ho trovato molto interessante il raffronto da Te individuato tra il bracile e la monetazione tarantina.

Da parte mia, parlando di similitudini individuabili tra il bacile da Te postato (di fabbricazione celtica celtica come da Te detto, risalente al I° sec. a.c.) e la monetazione magno greca, mi sembra di individuare anche una traduzione celtica del mito di Eracle ed il Leone Nemeo, presente (in lato a sinistra) nella figura A centrale da Te postata

Non escluderei una comune origine religiosa e mitologica delle raffigurazioni.

Che ne pensate?

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Saluti Eliodoro


Inviato

Sicuramente il mito del delfino e del suo “delfiniere” è molto antico e ampiamente diffuso sia nel mondo greco sia in quello celtico (ringrazio Valteri per le belle immagini).

Sul delfino raffigurato sulle monete greche esiste un’ampia letteratura. Cito soltanto:

Apolito P., Per un lessico iconografico monetale: il tipo del delfino al di là delle esperienze siracusana e tarantina, in: Miscellanea di Studi Storici Università della Calabria, 14, 2008, p. 25-48.

Zeuner F.E., Dolphins on coins of the classical period, in: Bulletin of the Institute of Classical Studies, 10/1, 1963, p. 97-103 e tavole.

Il delfino è inteso da fonti e da zecche soprattutto come simbolo marino, che verrà associato a Poseidone solo in epoca più avanzata, a indicare una presenza amica di una divinità (inizialmente Dionisio, Apollo, Efesto) che soccorre gli uomini.

La cavalcatura del delfino da parte di un dio o eroe (delfiniere) ha una valenza salvifica, che prende origine in ambienti orientali. Nota è la rappresentazione su elettro emesso da Cyzicus intorno al 470-460 a.C.:

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E’ molto complicato ricostruire il mito del delfiniere e la sua graduale diffusione nel modo antico.

Un importante ruolo lo ebbe il mito del fanciullo Melikertes, cugino e fratello di latte di Dioniso, che fu esposto alla morte in mare assieme alla madre Ino. Egli fu elevato da un delfino sopra il mare, in cima a un pino e quindi trasformato nell’eroe Palaimon, patrono dei giochi istmici, mentre la madre venne divinizzata col nome di Leukothea. Madre e figlio erano venerati in un santuario a forma di grotta (adyton), entro il quale gli atleti, aspiranti eroi, giuravano al buio parzialmente immersi nell’acqua, in un clima iniziatico. Interessante l’assonanza del nome originale di Melikertes con il noto dio fenicio Melqart (e Ino/Leucothea dovrebbe essere la versione greca dell’orientale Astarte).

Fonte: B. Carroccio, Le iconografie monetali in Messapia e il “mistero” Taras, EOS III, 2011, p. 105-130.

Non sorprende che, attraverso scambi commerciali, con ricadute anche culturali, dal mondo orientale il mito si sia diffuso, abbastanza tardivamente, anche verso l’ambiente celtico.

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Inviato

ciao ELIODORO

Anche per Eracle col leone di Nemea , si trova un filo che dal pannello esterno "g" del Gundesturp , passando per i tipi cilici di Tarsos e Mallos ( area egeo / anatolica ) ,arriva in Magna Grecia nei tipi di Eraclea e Taranto stessa

1 -- Gundestrup pannello esterno "g"

2 -- Mallos / statere 360 A.C.

3 -- Tarsos - Tiribazos / statere 386-380 A.C.

4 -- Eraclea / statere 420-390 A.C.

5 -- Taranto / diobolo 380 -325 A.C.

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