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Roma vs. Parthia - storia e monete


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

poco tempo fa in apertura di una discussione avevo segnalato l'intenzione di postare qualche ricerca su temi relativi al Primo Impero o su temi di ampio arco temporale. Dal momento che "ogni promessa è debito" mi appresto a presentarvi la seguente indagine che abbraccia entrambi i focus, parlando di un nemico "storico" e delle vicende storiche, belliche e numismatiche a lui correlate, sperando di incontrare il Vs. gradimento.

LE GUERRE ROMANO-PARTICHE

PROLOGO

Con il termine di guerre romano-partiche si intende quel complesso di ostilità a bassa o alta intensità che oppose l’Impero Romano ai Parti. Per circa tre secoli, dalla prima battaglia a Carre nel 53 a.C., fino alla caduta della dinastia dei Parti a vantaggio di quella dei Sasanidi, i due imperi si combatterono principalmente lungo il fiume Eufrate, dalle sue sorgenti fino alla pianura mesopotamica ed al deserto palmireno. La guerra tra Roma ed Antiochio III (re seleucide) segnò l’inizio di una nuova fase, in cui Roma sottomise, una dopo l’altra le grandi potenze mediterranee, confrontandosi prima con l’Oriente dei Seleucidi e un secolo e mezzo più tardi con quello dei Parti. Roma prese dapprima possesso del Regno di Pergamo per trasformarlo a partire dal 129 a.C. nella Provincia d’Asia ed in seguito trovò il pretesto per poter cominciare la conquista dell’Oriente mediterraneo, in seguito alla minaccia giuntagli dal vicino Regno del Ponto di re Mitridate VI. Quest’ultimo, dopo una guerra di trent’anni fu sconfitto, sebbene fosse riuscito a fermare, almeno parzialmente e provvisoriamente, le mire espansionistiche romane in questa parte di Mediterraneo. I Romani con Gneo Pompeo Magno portarono i confini di Roma ancora più ad oriente, creando le province della Bitinia e Ponto, della Cilicia e della Siria, controllando i regni locali ed imponendo, dove possibile, sovrani “amici” e ponendo le basi per le successive campagne militari orientali contro i vicini Parti. Campagne che culminarono comunque con la sconfitta di Marco Licinio Crasso, di scarse capacità come condottiero militare che tentava di coprirsi di un po’ della gloria che spettava a Cesare e Pompeo. Deboli nella fanteria ma dotati di una forte cavalleria, i Parti sconfissero nel 53 a.C. un forte esercito romano presso Carre, perdendo anche le aquile simbolo delle Legioni. Lo stesso Giulio Cesare raccolse nel 44 a.C. ad Apollonia un esercito per effettuare una campagna contro i Daci e quindi contro i parti . A sovraintendere i preparativi lasciò il giovane nipote diciottenne Ottaviano e le campagne furono poi abbandonate in seguito all’uccisione di Giulio Cesare. Il progetto di invadere la Parthia fu poi ripreso da Marco Antonio, senza successo. Augusto invece cercò di affermare la preminenza romana nell’area medio-orientale mediante la diplomazia. Il punto cruciale in Oriente era costituito dal Regno d’Armenia che, a causa della sua posizione geografica, era da un cinquantennio oggetto di contesa fra Roma e la Partia. Augusto mirò a fare dell’Armenia uno stato cuscinetto “cliente” di Roma, con l’insediamento di un re gradito a Roma, e se necessario imposto con la forza delle armi.

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Perso il controllo dell’Armenia Augusto preferì stabilire il predominio romano con la diplomazia, invece che con la forza: ottenne un trattato in cui il sovrano partico restituì ai Romani i prigionieri e il controllo dell’Armenia come stato vassallo dell’Impero romano (32 a.C.). Il II secolo vide l’avanzata romana oltre l’Eufrate: Traiano (114-117) si impadronì dell’Arabia Petrea mentre Lucio Vero (162-166) e Settimio Severo (194-198) portarono all’annessione di Osroene e Mesopotamia e al vassallaggio dell’Armenia.

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LE LEGIONI ROMANE DISLOCATE NELL’AREA
  • Al 9 a.C. sotto Augusto le legioni di stanza in Oriente erano le seguenti:

Legio VI Ferrata (Ancyra – Galazia)

Legio IV Scytica (Zeugma – Siria)

Legio III Gallica (Antiochia – Siria)

Legio XII Fulminata (Raphaneae – Siria)

Legio XXII Deiotariana (Nicopolis – Egitto)

Legio III Cyrenaica (Captos e Thebae – Egitto)

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Estensione dell' Impero Romano sotto Augusto

  • Nel seguente periodo giulio-claudio le legioni furono aumentate ad 8 (su un totale di 29), come segue (riferito al regno di Domiziano):

Legio VI Ferrata (Samosata - Siria)

Legio IV Scytica (Zeugma – Siria)

Legio III Gallica (Raphanaea – Siria)

Legio X Fretensis (Aelia Capitolina – Giudea)

Legio XII Fulminata (Melitene – Cappadocia)

Legio XVI Flavia Firma (Satala – Cappadocia)

Legio XXII Deiotariana e Legio III Cyrenaica (Nicopolis – Egitto)

Vexillationes delle Legio XXII Deiotariana e Legio III Cyrenaica (Captos e Thebae – Egitto)

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Impero e distribuzione legioni romane sotto Domiziano (80 d.C.)

(aggiungo una piccola nota a ricordare che in realtà nel tempo la presenza di una Legione in un territorio non escludeva che parte della stessa fosse impiegata in altre aree sottoforma di vexillationes ovvero di contingenti minori inviati a rafforzare le forze militari ivi presenti)

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  • Sotto Marco Aurelio le legioni di stanza nel settore orientale furono ulteriormente aumentate a 9 (su 30 totali).

Legio VI Ferrata (Caparcotna – Syria Palestina)

Legio X Fretensis (Aelia Capitolina – Syria Palestina)

Legio IV Scytica (Zeugma – Syria)

Legio III Gallica (Raphanaea – Syria)

Legio XVI Flavia Firma (Sura – Syria)

Legio XII Fulminata (Melitene – Cappadocia)

Legio XV Apollinaris (Satala – Cappadocia)

Legio III Cyrenaica (Bostra – Arabia Petraea)

Legio II Traiana (Nicopolis - Egitto)

  • Settimio Severo le incrementò portandole a 11 su 33 totali:

Legio VI Ferrata (Caparcotna – Syria Palestina)

Legio X Fretensis (Aelia Capitolina – Syria Palestina)

Legio IV Scytica (Zeugma – Syria Coele)

Legio XVI Flavia Firma (Sura – Syria Coele)

Legio III Gallica (Danaba – Syria Phoenicia)

Legio XII Fulminata (Melitene – Cappadocia)

Legio XV Apollinaris (Satala – Cappadocia)

Legio III Cyrenaica (Bostra – Arabia Petraea)

Legio II Traiana Fortis (Nicopolis - Egitto)

Legio III Parthica (Nisibis – Mesopotamia)

Legio I Parthica (Singara – Mesopotamia e Osroene)

Questo per quanto concerne la parte romana. E per l’Impero dei Parti (userò la dizione italiana del nome anzichè Parthi in quanto provenienti dalla Parthia, secondo la dizione latina)?

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La Parthia

Area di estensione.

Si trattava di una regione del Medio Oriente che più o meno corrispondeva all’attuale parte nord-orientale dell’Iran. Il clima era caldo, l’ambiente montuoso e occupato da steppe poco adatte all’agricoltura. Nel tempo il territorio occupato si espanse inglobando anche la Mesopotamia, parte della Siria, l'Arabia e a nord verso la regione caucasica.

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L'Impero partico alla sua massima estensione.

L’aspetto fisico.

I Parti indossavano il tipico abito partico (qamis), abbinato con pantaloni e abbellito da ornamenti vari. L'elite aristocratica adottava le acconciature a caschetto, copricapi e tuniche munite di cintura, queste ultime tipicamente indossate dalla nobiltà appartenente alla corte arsacide.

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Statua bronzea proveniente dal Santuario di Shami in Elymais (attuale Khūzestān , Iran) esposta al National Museum di Iran.

I pantaloni erano indossati anche dai re arsacidi, come mostrato sulle immagini di rovescio delle monete. Il pantalone partico fu adottato anche a Palmira, in Siria. Le donne ricche sono rappresentate nelle sculture partiche indossanti vesti con le maniche lunghe, abbellite con collane, orecchini, braccialetti, e copricapi intrecciati. I loro vestiti erano fissati mediante una spilla ad una spalla. I copricapi erano anche caratterizzati da un velo che avvolto all'indietro.

Città/insediamenti.

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Mappa dell'Impero con le principali città.

La capitale, durante il periodo degli scontri con la Repubblica romana, era Ctesifonte, fondata attorno al 200 a.C. di fronte alla città di Seleucia, sull’opposta riva del Tigri.

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Pianta di Ctesifonte.

.

Alcune altre città principali erano Ecbatana, Hecatompylos (città delle cento porte”, antica capitale della Partia), Susa, Mithradatkirt e Assak.

Al tempo di Plinio il Veccio (I secolo d.C.) l’Impero era costituito da 18 regni (11 “superiori” e 7 “minori”); in pratica una federazione di Regni riuniti sotto la guida di un unico sovrano.

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Vi si parlavano varie lingue: partico (lingua ufficiale), medio-persiano, accadico/babilonese, aramaico, greco, sogdiano. I simboli grafici dell’alfabeto partico (sistema di scrittura Pahlavi) erano i seguenti:

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Religione: erano professate molte religioni sia politetiste (greca e persiana) sia monoteiste (minoranza ebrea e in seguito cristiana). La religione portata dai Seleuci si fuse con quella politeistica locale (sincretismo) e Zeus divenne Ahura Mazda, Ade Angra Maiinyu, Afrodite ed Hera Anahita, Apollo Mithra e Hermes Shamash.

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Ahura Mazda

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Angra Maiinyu

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Anahita con leoni

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Mithra

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Shamash

Ogni città e gruppo etnico aveva poi divinità specifiche. Il Re era considerato una divinità. I legionari che entrarono in contatto con la religione zoroastriana la diffusero poi nell’impero ed ampia fortuna ebbe la figura di Mithra ed il suo culto, diffuso fino alle frontiere britanniche da soldati precedentemente impiegati in medio-oriente o addirittura originari dell’area medioorientale.

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Mappa dell'Impero Romano e testimionianze di presenze ascrivibili al culto mitraico.

Tratto da “Archeo”, Anno XXX, numero 3, marzo 2014. Pagg.80-81.

Questo fenomeno di diffusione nel resto del territorio imperiale romano interessò anche altri culti orientali caratterizzati comunque da una minore distribuzione territoriale o temporale, come quello di Iside (Egitto), Giove Dolicheno (Siria), Cibele/Magna Mater (Asia Minore) e quello di El-Gabal (Siria).

Monetazione Partica:

Di solito costituita in argento con unità di riferimento la dracma, era utilizzata in tutto l’Impero partico. Le zecche regali erano site a Hecatompylos, Seleucia, Ecbatana e probabilmente Mithridatkert/Nisa. Pesavano in media tra i 3,5 e i 4,2 g. Le prime tetradracme partiche pesavano attorno ai 16 g ed erano coniate a Seleucia.

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L’economia

Era basata sulla pastorizia e sul commercio con l’Occidente di merci provenienti dall’Oriente: era la zona terminale della Via della Seta e quindi aveva un ruolo chiave nel commercio della seta .

“Così altre ambascerie vennero inviate verso Anxi (Partia), Yancai (Vaste Steppe) (che più tardi sarà conosciuta come terra degli Alani), Lijian (Siria dei Seleucidi), Tiaozhi (Caldea) e Tianzhu 天竺 (NordOvest dellIndia). In genere vennero inviate più di dieci missioni all’anno e, nell’ultimo anno, almeno cinque o sei”

(Hou Hanshu [storia degli Han posteriori]).

Roma per non sottostare al controllo commerciale partico invase l’Arabia (Traiano): la fruizione della rete commerciale marittima araba consentì di alleggerire la dipendenza dei prodotti provenienti dalla via terrestre, sia stati essi spezie ed incensi, ferro (dall’India), cuoio fine o la seta stessa. Nel senso inverso si veicolava vasellame di pregio.

« velleraque ut foliis depectant tenuia Seres…»
… di come i Seri cardano con il pettine/ i sottili fili di seta dalle foglie

(Virgilio, Georgiche, II, 121 )

« primi sunt hominum qui noscantur Seres, lanicio silvarum nobiles, perfusam aqua depectentes frondium canitiem, [...]»

I Seri sono famosi per la sostanza lanosa che si ottiene dalle loro foreste. Dopo un’immersione nell’acqua essi pettinano via la peluria bianca dalle foglie... (Plinio il Vecchio, Storia Naturale, 23, 79)

Ci furono sporadici incontri tra Roma e ambasciatori cinesi, la prima nel 97 d.C. al termine di una spedizione militare contro gli Unni condotta dal generale Ban Chao che portò l’esercito giallo sino al Mar Caspio (territorio partico) e che inviò un delegato (Gan Ying) a Da Qin (Roma). Le descrizioni sono le seguenti:

« Il suo territorio copre diverse migliaia di li (un li equivale a circa mezzo chilometro), è composto da circa 400 città fortificate. Ha assoggettato molte decine di piccoli stati. Le mura delle città sono di pietra. Hanno istituito una rete di stazioni di posta... Ci sono pini e cipressi »

(Hou Hanshu, citato in Leslie and Gardiner)

« Per quanto riguarda il re, non è una figura permanente ma viene scelto fra gli uomini più degni... La gente è alta e di fattezze regolari. Assomigliano ai cinesi ed è per questo che questa terra è chiamata “Da Qin” (la Grande Qin)... Il suolo fornisce grandi quantità d’oro, argento e rari gioielli, compreso un gioiello che splende di notte... Hanno tessuti con inserti in oro per formare arazzi e damaschi multicolori e fabbricano vestiti dipinti d’oro e un vestito-lavato-nel-fuoco.»

(Hou Hanshu, citato in Leslie and Gardiner)

In seguito parecchi romani probabilmente viaggiarono fino all’Estremo Oriente con navi romane, indiane o cinesi. La prima ambasciata romana in Cina fu registrata nel 166, sessant’anni dopo le spedizioni del generale Ban Chao. L’ambasciata giunse all’imperatore cinese Huan da parte di “Antun” (Antonino Pio), “re di Da Quin (Roma)”, probabilmente Marco Aurelio, tuttavia oggi si tende a identificare Antun in un mercante privato di nome Marco Aurelio Antonino, probabilmente originario di Palmira. La missione arrivò da sud, probabilmente seguendo la via marina. Portava in dono corni di rinoceronte, avorio, carapaci di tartarughe, probabilmente acquistati nel sud dell’Asia. Nello stesso periodo, e forse proprio per mezzo di questa ambasceria, i cinesi ottennero un trattato di astronomia dall’Impero romano. La Cina era ben conosciuta dai cartografi romani dell’epoca. Il suo nome e la sua posizione sono descritti nella “Geografia” di Tolomeo che è datata c. 150 .

Secondo alcune fonti sarebbe addirittura stato Cesare, di ritorno dall’Anatolia, a portare a Roma alcune bandiere, catturate al nemico, di uno sfavillante tessuto sconosciuto che suscitò uno straordinario interesse: era appunto la seta. Secondo altri, invece, queste bandiere sarebbero arrivate dopo la disfatta di Crasso a Carre. Si sapeva che quel tessuto veniva da una non ben precisata terra dei Seri ma non quale ne fosse l’origine. Secondo Plinio (che riprendeva forse l’errore di Virgilio) essa sarebbe stata tessuta con un sottilissimo filo tratto da una peluria di certi ignoti alberi, da lui definita “lana delle foreste”.

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Governo e amministrazione

I territori controllati dal governo centrale erano organizzati in maniera similare all'Impero seleucide. L'Impero partico comprendeva inoltre diversi regni semi-autonomi ad esso subordinati, come ad esempio gli stati dell' Iberia caucasica, Armenia, Atropatene, Gordiene, Abiadene, Edessa, Hatra, Mesene, Elymais e Persis. I re clienti dei Parti governavano i propri territori con una certa autonomia dal governo centrale e coniavano una loro monetazione distinta da quella dei Parti.

Alla guida del governo partico vi era il Re dei Re; egli manteneva relazioni poligame, ed era in genere succeduto dal figlio primogenito. Vi furono casi di re arsacidi che si sposarono con le proprie nipoti o addirittura con la propria sorellastra.

Vi erano tre distinti gradi di nobiltà:

- re regionali immediatamente sotto il Re dei Re;

- parenti, anche acquisiti per via matrimoniale, del Re dei Re;

- il grado di nobiltà più basso era, infine, costituito dai capi dei clan locali e dei territori piccoli.

A partire dal I secolo d.C., la nobiltà partica aveva assunse una notevole importanza nella proclamazione e deposizione dei re arsacidi: ogni volta che veniva proclamato un nuovo re, la nomina doveva essere confermata dall'aristocrazia partica e se per qualche motivo non era ritenuto adatto al trono i nobili avevano tutto il diritto di detronizzarlo; la notevole ingerenza dell'aristocrazia partica nella scelta di un successore al trono fu un fattore destabilizzante per l'Impero, portando a frequenti guerre civili.

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La Partia in antico faceva parte dell’impero seleucide ed era governata da satrapi. In antico la capitale era Antiochia, in Siria, che succedeva a questa funzione a Seleucia, posta sul Tigri. In seguito la capitale fu spostata a Ctesifonte, sempre in Mesopotamia. Nel 253 a.C. la Partia, approfittando di una guerra tra Seleucidi e Egitto, si affrancò dall’impero; pochi anni dopo fu invasa dai Parni, una tribù nomade scitico-iranica guidata da Arsace I.

(LA)
« Hic solitus latrociniis et rapto vivere accepta opinione Seleucum a Gallis in Asia victum, solutus regis metu, cum praedonum manu Parthos ingressus praefectum eorum Andragoran oppressit sublatoque eo imperium gentis invasit. »

(IT)
« (Arsace) era dedito a una vita di saccheggi e di ruberie quando, ricevuta la notizia della sconfitta di Seleuco II contro i Galli, non avendo più paura del re, attaccò i Parti con una banda di predoni, rovesciò il loro prefetto, e, dopo averlo ucciso assunse il comando sulla nazione »

(Giustino, XLI, 4)


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Coin of the Parthian king Arsaces I (247-211 B.C.) by CNG coins.

Nel 209 a.C. la Partia fu nuovamente in mano seleucide ma Arsace II mantenne il trono e l’indipendenza dichiarandosi vassallo dell’impero seleucide e pagando un tributo. Da questo momento la partia iniziò un periodo di espansione: il regno di Battriana, Mesopotamia (141 a.C.), la Media e l’Elam (138) caddero sotto il suo dominio. Il monarca seleucide Demetrio II fu catturato ed imprigionato per 10 anni. Subirono attacchi dagli Sciti e migliorarono le tattiche difensive. Di lì a poco, da potenza regionale in ascesa, entrò in contatto con un altro impero in espansione: quello romano.

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L’ESERCITO PARTICO

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Cavaliere pesante, cavaliere leggero (arciere) e portainsegne

La Partia non disponeva di un esercito permanente; esisteva una guardia personale permanente del sovrano composta da nobili, servi e mercenari di dimensioni ridotte. Le guarnigioni erano permanenti e mantenute in forti ai confini del Regno.

Se l’esercito romano era fondato sulla fanteria pesante (Legioni), quello partico era basato sull’impiego della cavalleria pesante corazzata (catafratti o climbanari) appoggiato dall’azione di arcieri a cavallo.

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Rilievo rappresentante un catafratto partico che carica un leone.

I catafratti erano armati di lunghe lance (ma anche archi e frecce) e cavalcavano destrieri anch’essi difesi da maglie di ferro; erano nobili ed in cambio di questo servizio il Sovrano garantiva una certa autonomia al casato.

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Due cavalieri catafratti.

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Cavaliere catafratto da graffito rinevnuto a Dura Europos

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La cavalleria leggera era reclutata tra le classi comuni, indossavano tuniche e pantaloni e utilizzavano l’arco composto in modo molto abile tirando sia nell’attacco che nella fase ritirata (al pari dei Popoli della Steppa ed in particolar modo agli Unni).

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Fregio rappresentante un arciere a cavallo.

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Ricostruzione moderna.

Ne è testimone Cassio Dione quando descrive le tattiche dei Mardi, un popolo che appoggiava l’esercito partico durante le guerre mitridatiche.

« In questo scontro la cavalleria barbara [degli Armeni] mise in difficoltà quella dei Romani. Non assalì [direttamente] la fanteria romana, dandosi alla fuga tutte le volte che i legionari di Lucullo accorrevano in aiuto ai cavalieri. I barbari [Mardi] non subirono nessuna perdita, al contrario, lanciando frecce all’indietro contro gli assalitori, ne uccisero molti subito e moltissimi ne ferirono. Le ferite [per i Romani] erano dolorose e di difficile guarigione. [Gli Armeni] usavano frecce a doppia punta, in modo tale da procurare una morte immediata, sia che rimanessero conficcate nelle carni, sia che venissero estratte: infatti la seconda punta, essendo di ferro e non fornendo alcun appiglio all’estrazione, rimaneva conficcata. »

Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXXVI, 5. 1-2)

Lo stesso Cassio Dione riporta riferendosi alla Battaglia di Carre:

« non hanno nessuna considerazione per l’utilizzo dello scudo. Il loro esercito è composto da arcieri a cavallo e portatori di lunghe lance, e per la maggior parte sono ricoperti da corazze. I fanti sono pochi, e si tratta dei soldati meno forti, ma anche loro sono tutti arcieri. Si esercitano fin da piccoli in entrambe le discipline (il tiro con l’arco e l’equitazione), favoriti per questo dal clima e dal territorio. Infatti il loro territorio è per lo più pianeggiante, e si presta molto ad allevare cavalli ed a cavalcarli. In guerra ne portano con loro intere mandrie, in modo da poterli sostituire, per poter effettuare assalti ripetuti e ritirarsi con grande rapidità. L’aria del posto è molto secca, senza umidità, tanto che gli archi si mantengono sempre in piena tensione, tranne quando sono d’inverno. Per questo motivo in questa stagione non combattono mai. Durante il resto dell’anno è difficile sconfiggerli nei loro territori o in paesi simili al loro. Essi hanno poi una grande resistenza al sole, e hanno numerosi rimedi alla scarsità d’acqua ed alla difficoltà di procurarsela: non hanno così problemi a difendere i loro territori. Al di fuori dei loro territori, ad occidente dell’Eufrate, a volte gli è capitato di vincere qualche battaglia con incursioni improvvise, ma non sono in grado di sostenere una guerra di lunga durata, senza tregue. »

Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XL, 15.2)










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La fanteria era scarsa numericamente, costituita da uomini comuni arruolati di anno in anno o mercenari ed entravano in azione solo per disperdere il nemico colpito dalle cariche di cavalleria.

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Rilievo in stuccco di soldato partico di fanteria dal Azerbaijan Museum, Tabriz (Iran).

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Fante partico (a destra, riconoscibile per il berretto frigio, per i romani indicante una provenienza medio-orientale) in catene da fregio dell'Arco di Settimio Severo.

Questo sistema di combattimento inusuale rispetto a quelli consueti comportò non pochi impacci alle truppe romane; per contro, l’assenza di fanteria costituì una limitazione importante quando i Parti cinsero d’assedio città sotto il dominio romano, attività bellica nella quale non avevano esperienza.

Tutto ciò portò ad un certo equilibrio nelle vicende belliche, specie nella fase iniziale.

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VICENDE BELLICHE Dal primo incontro tra Silla e Mitridate II, fino a Fraate III (92-60 a.C.)

Nel 92 a.C. la Repubblica romana entrò in contatto con l’Impero dei Parti. Una delegazione inviata da Mitridate II, Re dei parti, si incontrò con il pretore Lucio Cornelio Silla (governatore della Cilicia) sulle rive dell’Eufrate.

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KINGS of PARTHIA. Mithradates II. Circa 122-91 BC. AR Tetradrachm (30mm, 16.56 gm). Seleukeia on the Tigris mint. Struck circa 119-109 BC. Diademed bust left / BASILEWS ARS-AKOU MEGALOU EPIFANOUS, Arsakes I seated right on omphalos, holding bow; monogram in exergue, palm to outer right. Sellwood 24.5 var. (monogram behind Arsakes I); Shore 68 var. (same). EF. Unpublished variety.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=50015

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Statua di Lucio Cornelio Silla

« Dopo l’anno di pretura, [silla] fu inviato in Cappadocia. Motivo ufficiale della sua missione era il porre di nuovo sul trono Ariobarzane. In verità egli aveva il compito di contenere e controllare l’espansione di Mitridate, che stava acquisendo nuovi domini e potenza non inferiori a quanti ne aveva ereditati. »

(Plutarco, Vita di Silla, 5.)

Il confine tra i due imperi fu fissato sull’Eufrate stesso. Un curiosità di quell’incontro fu che Silla cercò, anche in quella circostanza, di affermare la preminenza di Roma sulla Partia, sedendosi fra il rappresentante del Gran Re ed il re di Cappadocia, come se desse udienza a dei vassalli. Una volta venuto a conoscenza dell’accaduto, il re dei Parti fece giustiziare colui che lo aveva così maldestramente sostituito all’incontro con il generale romano.

Nel 70-60 a.C. il re dei Parthi Fraate III approfittò della guerra in corso tra Roma e il Regno di Ponto e Armenia e si reimpossessò di alcuni territori perduti.

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KINGS of PARTHIA. Phraates III. 70/69 - 58/7 BC. AR Drachm (4.15 gm, 12h). Rhagae mint. Struck circa 63/2-62/61 BC. Diademed facing bust / BASILEWS MEGALOU AR-SAKOU KAI FILELLHNOS EPIFANOUS QEOPATOROS EUERGETOU, Arsakes I seated right on throne, holding bow; monogram below bow. Sellwood 35.7 (Darios?); Shore 165 var. (legend); De Morgan pl. X, 14 (Mithradates III); cf. MACW 540 (Darios, Nisa mint). Good VF, lightly toned, a couple of spots of light encrustation. Sharp facing portrait.

Dopo aver sconfitto Mitridate e Tigrane II nella battaglia di Tigranocerta (69 a.C.) il generale romano Lucio Licinio Lucullo fu sul punto di scatenare un’offensiva contro la Parthia in quanto venne a conoscenza che il sovrano partico (ufficialmente amico di Roma) aveva ordito dei piani con i nemici per ottenere la Mesopotamia in cambio dell’alleanza partica. L’azione gli avrebbe procurato onori e gloria ma l’esercito, stanco, si rifiutò di seguire il proconsole e questo fu costretto a rientrare nei territori romani. Nell’ultima fase della guerra tra Roma e Mitridate dopo varie vicende Pompeo e Fraate III ristabilirono il confine sul fiume Eufrate.

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Statua di Gneo Pompeo Magno

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Crasso in Oriente (54-53 a.C.) Nel 56 a.C. il governatore romano della Siria Aulo Gabinio fu fermato dal Senato poco prima di invadere la Mesopotamia partica: il suo mandato originale era stato quello di intervenire nella successione al trono lasciato vacante dalla morte di Fraate III. Sarebbe stato il primo vero conflitto militare tra i due imperi. Marco Licinio Crasso, invidioso della gloria e dei successi militari degli altri due triumviri, una volta preso il potere dell’area orientale in quanto triumviro prese in considerazione l’idea di invadere la Parthia e magari, novello Alessandro Magno, spingersi fino all’India.

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Statua di Marco Licinio Crasso

Era però carente nella preparazione militare, non conosceva bene le caratteristiche geofisiche del territorio e le tattiche militari dei catafratti. Così la sua armata costituita da 7 legioni (=30-32.000 uomini) e 4000 cavalieri fu distrutta a Carre (53 a.C.) dal generale partico Orode II e la campagna di invasione si trasformò in una difficile difesa della Siria romana che fu sul punto di esser conquistata. Pacoro I (l’erede al trono partico) giunse nel 52 a.C. ad Antiochia dove fu in seguito respinto da Marco Calpurnio Bibulo, il nuovo governatore romano giunto con rinforzi.

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Inviato (modificato)

Cesare programma la conquista della Partia (44 a.C.)

Come accennato nel prologo, Giulio Cesare programmò una guerra contro i Daci ed i Parti. Riunì ad Apollonia, nell’Illyricum, ben 16 Legioni e 10.000 cavalieri. Non è ben chiaro se il fine fosse quello di ribadire la sua presunta invincibilità, la brama di imitare Alessandro Magno nelle conquiste in Oriente o solo di vendicare la sconfitta di Licinio Crasso.

« [...] [A Cesare] fecero concepire progetti di imprese ancora maggiori, suscitando in lui un desiderio di gloria, come se quella di cui godeva si fosse già esaurita [...] Preparava [...] una spedizione militare contro i Parti, e sottomessi costoro pensava di attraversare l’Ircania costeggiando il mar Caspio ed il Caucaso, di aggirare il Ponto, invadere la Scizia, percorrere le regioni vicine alla Germania e la Germania stessa, e sarebbe rientrato in Italia passando per la Gallia, chiudendo così in un cerchio i suoi domini, di cui l’Oceano avrebbe costituito tutto intorno il suo confine »

(Plutarco, Vite parallele- Cesare, 58)

« Cesare concepì l’idea di una lunga campagna contro i Geti [si intendono i Daci] ed i Parti. I Geti sono una nazione che ama la guerra ed una nazione vicina, che doveva essere attaccata per prima, I Parti dovevano essere puniti per la perfidia usata contro Crasso. »

(Appiano di Alessandria, Guerra civile, 2.110.)

La campagna militare doveva iniziare in primavera del 44 a.C., tre giorni dopo le famose idi di marzo. Ma Cesare fu ucciso e questo progetto gigantesco poté essere ripreso pochi anni più tardi, senza successo, da Marco Antonio (ben 100.000 armati tra legioni, quali la III Gallica, IV Scythica, V Alaudae, VI Ferrata, X Equestris (o X Gemina), XII Fulminata, XVII Classica, XVIII Lybica, XXII Deiotariana e ausiliari), e in parte completato da Traiano, a cui si dovrà la conquista della Dacia e le campagne contro i Parti in Mesopotamia.

Modificato da Illyricum65
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Campagne partiche di Marco Antonio (40-33 a.C.)

Marco Antonio ottenne nel 40 a.C. l’Oriente. Tutti i territori da Scodra (attuale Scutari- Albania) fino all’Eufrate erano sotto il suo controllo.

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Statua di Marco Antonio

Inviò quindi Publio Ventidio Basso a contrastare le incursioni in Siria di parti di Orode II (39 a.C.). Dopo due anni di scontri venne ucciso anche il re partico Pacoro I (battaglia del Monte Gindaro).

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Pacorus I of Parthia Reverse shows a seated archer holding a bow. Greek inscription reads ΒΑΣΙΛ[ΕΩΣ] ΒΑΣΙΛΕ[ΩΝ] [ΑΡΣΑΚΟΥ] [Ε]ΥΕΡΓΕΤΟΥ ΔΙΚΑΙΟΥ ΕΠΙΦΑΝΟΥΣ ΦΙΛΕΛΛΗΝΟΣ (king of kings Arsaces, bringer of plenty, the just, the illustrious, friend of the Greeks).

http://www.parthia.com/coins/pdc_21580.jpg

« Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con Crasso, e colpì i Parti ancora fino ai confini con la Media e la Mesopotamia, dopo averli sconfitti in tre successive battaglie. Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i Parti, perché temeva di suscitare la gelosia di Antonio; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare Antioco I di Commagene nella città di Samosata [...] Ventidio è l’unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti. »

(Plutarco, Vite parallele, Marco Antonio, 34)

In seguito a questa sconfitta, i Parti furono costretti a riportare il confine al fiume Eufrate, rinunciando così alle sponde del mar Mediterraneo, mentre Ventidio fu mandato a Roma per celebrare il meritato trionfo. Orode II fu assassinato dal figliastro Fraate IV che salì al trono con il nome di Arsace XV.

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KINGS of PARTHIA. Phraates IV. 38-2 BC. AR Tetradrachm (14.07 gm). Seleukeia on the Tigris mint. Dated Seleukid era 278 (35/4 BC). Diademed bust left, wart on forehead, neck torque ends in sea horse / BACILE[WS] BACILEWN ARSAKO EUERGETOU DIKAIOU EPIFANOU FILELLHN[OS], Phraates seated right on throne, Tyche standing left before him, presenting a palm and holding cornucopiae; HOC (year) between throne legs, [month in exergue]. Cf. Sellwood 51.1-6; cf. Shore 269; cf. BMC Parthia pg. 99, 2; cf. MACW 584. Near EF, typical light granularity.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=43267

Antonio quindi giunse in Oriente alla fine del 38 a.C. e cominciò a programmare una campagna di proporzioni colossali che partì da Zeugma (Siria) nel 36 a.C. Anziché avanzare verso Ctesifonte con un percorso in pianura che avrebbe esposto l’esercito alle cariche dei catafratti e degli arcieri si diresse verso la Commagene e l’Armenia (alleata) lungo un percorso che comportava una marcia di 1500 chilometri, pari a 2-3 mesi di avanzata. Il trasporto delle macchine d’assedio rallentò la marcia stessa e queste vennero lasciate più indietro mentre l’esercito cercò di assediare (vanamente senza le macchine stesse) la città meda di Fraata. L’esercito partico attaccò il convoglio che trasportava le armi d’assedio distruggendole e annientando 10.000 soldati romani: l’alleato re Artavaside si ritirò e abbandonò i romani. In autunno, dopo avere respinto vari attacchi, Antonio fu costretto a ritirarsi. L’esito finale fu un totale insuccesso nonostante varie vittorie senza costrutto. Dei 100.000 armati della spedizione (di cui ben 60.000 legionari) tornarono in Siria solo 30.000 legionari e 5/6000 cavalieri iberi/celti. L’anno seguente Antonio marciò verso l’Armenia per vendicare il tradimento di Artavaside.

Con il re dei Medi strinse un’alleanza in previsione di una nuova invasione da nord della Partia. Quindi si ritirò in Egitto e questo provocò la rottura definitiva con Ottaviano che lo fece dichiarare nemico pubblico della Repubblica.

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Marco Antonio e Cleopatra denario (Silver, 3.45 g 12), mint moving with Antony, 32 BC.

CLEOPATRA[E REGINAE REGVM]FILIORVM REGVM Diademed and draped bust of Cleopatra to right

ANTONI ARMENIA DEVICTA Head of M. Antony to right; behind, Armenian tiara.

Babelon (Antonia) 95. Crawford 543/2. CRI 345. Sydenham 1210.

Rare. Minor marks and traces of corrosion, otherwise, very fine.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=163651

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Inviato (modificato)

Parti e principato augusteo: nuovi equilibri politico-militari (23 a.C.-14) Nel 23 d.C. giunsero a Roma ambasciatori partici per trattare la restituzione di un ex sovrano parto (Tiridate II) e del giovane figlio del nuovo re, Fraate. Augusto rifiutò di consegnare il primo e decise di liberare il figlio di Fraate IV a condizione che venissero riconsegnate le insegne prese a Lucio Licinio Crasso ed i prigionieri di guerra romani. Nel 21 a.C. Augusto inviò Tiberio in Oriente per porre sul trono armeno Tigrane II e recuperare le insegne imperiali. Lo stesso Augusto si recò in Oriente. Di fronte al pericolo di un’invasione romana che avrebbe potuto costargli il trono, Fraate IV decise di cedere e restituire le insegne ed i prigionieri. Fu un successo diplomatico paragonabile alle migliori vittorie ottenute sul campo di battaglia. Augusto riuscì a stabilire relazioni amichevoli con l’impero dei Parti.

(LA)
« Parthi quoque et Armeniam vindicanti facile cesserunt et signa militaria, quae M. Crasso et M. Antonio ademerant, reposcenti reddiderunt obsidesque insuper optulerunt, denique, pluribus quondam de regno concertantibus, nonnisi ab ipso electum probaverunt. »

(IT)

« Anche i Parti non solo gli donarono senza problemi l’Armenia che Augusto rivendicava, ma, dietro sua richiesta, gli restituirono anche le insegne militari [le aquile legionarie] che avevano portato via a Marco Licinio Crasso e Marco Antonio, oltre ad offrirgli ostaggi. E quando, in un determinato momento, molti erano quelli che si stavano disputando il trono, vennero riconosciuti solo quelli che lui [Augusto] ebbe scelto. » (Svetonio, Augustus, 21.)

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Impero partico attorno all'anno 0.

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Da abile politico, Augusto promosse la vittoria diplomatica al pari di una ottenuta in battaglia.

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Augustus (27 BC-AD 14).

AV aureus (19mm, 8.04 gm, 6h). Pergamum, 19 BC. AVGVSTVS, bare head right / SIGNIS above, RECEPTIS below, capricorn right.

RIC 521. Calicó 272. BMCRE 680. Rare. Good Very Fine.

This reverse type has a duel purpose: It celebrates the recovery of the legionary standards lost to the Parthians through the disastrous campaigns of Crassus and Mark Antony in 53 and 36 BC, and also celebrates Augustus’ natal sign of Capricorn. Augustus recovered the standards in 20 BC through diplomacy backed by military muscle.

http://www.acsearch.info/record.html?id=627458

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Augustus (27 B.C. – A.D. 14), Gold Aureus, 7.86g, 5h.Mint of Colonia Patricia, Spain, struck 18 B.C. CAESARI AVGVSTO , head of Augustus facing right, laureate. Rev. S P Q R , triumphal quadriga, its panels ornamented, moving slowly left, containing aquila and surmounted by four miniature galloping horses (RIC 112; Calicó 282 (this coin); Biaggi 137 (this coin); Bahrfeldt 157; BMC -, see 395 note*; C 276). A few minor marks on edge, very fine. Very few known examples of this extremely rare varie ty. Purchased from Esperia Art in 1952 Ex Biaggi Collection Ex Numismatica Ars Classica, Auction 49, Zürich, 21 October 2008, lot 126. Part of the Aurora Collection.

This reverse type refers to the successful return of the legionary standards that had previously been captured from Crassus and Antony by the Parthians.

http://www.acsearch.info/record.html?id=714807

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Augustus, 27 BC-AD 14. Denarius (Silver, 3.77 g 1), Pergamon, circa 19-18 BC.

AVGVSTVS Bare head of Augustus to right. ARMENIA CAPTA Armenia tiara and bowcase with quiver.

BMC 677. BN 995. Cohen 11. RIC 516. Very rare. Somewhat brightly cleaned and with some minor traces of corrosion remaining, otherwise, nearly extremely fine.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=163658

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Augustus. 27 BC-AD 14.

AR Denarius (3.86 g, 6h). Spanish mint - Tarraco. Struck 18 BC.

S • P • Q • R • IMP • CAESARI • AVG • COS • XI • TRI • POT • VI •, bare head right. CIVIB • ET • SIGN • MILIT • A • PA-RT • RECVP •, triumphal arch of Augustus: central arch surmounted by a facing quadriga; side arches, on each of which is a standing figure; on left, figure standing right, holding a signum in raised right hand; on right, figure standing left, holding an aquila in raised right hand and bow at side in left.

RIC I 136; RSC -; cf. BMCRE 427 = BMCRR Rome 4453 (aureus); BN 1229-31.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=115240

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Augustus, 27 BC-AD 14

AR Denarius (18mm, 3.67 g, 3h). Rome mint. Publius Petronius Turpilianus (triumvir monetalis) i.e. moneyer. Struck 19/8 BC

Draped bust of Feronia right, wearing stephane. Parthian kneeling right, extending standard to which is attached a vexillum marked X.

RIC I 288; RSC 484. VF, porous.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=155283

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AUGUSTUS. 27 BC-14 AD.

AR Denarius (18mm, 3.73 gm, 5h). Spanish mint (Colonia Patricia?). Struck 19 BC.

CAESAR AVGVSTVS, bare head right / SIGNIS S P Q R RECEPTIS around shield inscribed CL·V; flanked by aquila and standard.

RIC I 86a; BMCRE 417; RSC 265. Good VF, small flan crack.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=61512

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Augustus. 27 BC-AD 14.

AR Cistophoric Tetradrachm (25mm, 11.34 g, 12h). Pergamum mint. Struck circa 19-18 BC.

Bare head right / Signum within round tetrastyle temple.

RIC I 507; Sutherland Group VII; RPC I 2220; RSC 202. Fine, toned.

This issue was struck to commemorate the recovery of Augustus of the standards lost by Crassus to the Parthians. The standard seen here is housed in a small temple that was located on the Capitoline and which served as a temporary home for the standards until the completion of the temple to Mars Ultor in the Forum of Augustus.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=204606

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La riconsegna delle insegne è ritratta anche sul pettorale indossato da Augusto nella celebre statua di Prima Porta

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ed è resa con la scena di un partico che porge gli stendardi all'Imperatore vestito con corazza ed elmo .

Nel 1 a.C. si ebbe però una nuova crisi lungo il fronte orientale legata al trono d’Armenia e Augusto decise di inviare il giovane nipote Gaio Cesare a trattare la questione armena, conferendogli poteri proconsolari superiori a quella di tutti i governatori provinciali d’Oriente. Fu nuovamente stabilito che la frontiera tra i due imperi correva lungo l’Eufrate e si sanciva il reciproco riconoscimento tra Roma e la Partia, di Stati indipendenti con uguali diritti di sovranità.

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Inviato (modificato)

Patto di non aggressione reciproco: da Tiberio a Domiziano (14-96)

Quando ancora Augusto regnava, Fraate IV e i suoi figli morirono e i Parti chiesero ai romani di inviare in Parthia il figlio di Fraate IV, Vonone I, che viveva a Roma dal 20 a.C. a garanzia (in pratica ostaggio) del trattato tra il sovrano partico e Augusto. L’imperatore romano inviò di buon grado Vonone, cresciuto ed educato secondo i costumi di Roma, con la speranza di vedere eletto un sovrano partico filo-romano.

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Vonones I of Parthia from the mint at Ecbatana. The Greek inscription on the obverse reads ΒΑϹΙΛΕΥϹ (king). The reverse shows Nike with a palm. The inscription reads ΒΑϹΙΛΕΥϹ ΟΝΩΝΗϹ ΝΕΙΚΗϹΑϹ ΑΡΤΑΒΑΝ[ΟΝ].

Ma furono proprio i suoi modi giudicati troppo raffinati e la sua eccessiva confidenza con il mondo romano che presto suscitarono il disgusto ed il disprezzo della nobiltà Partica. Fu rovesciato e scacciato da Artabano II e costretto a rifugiarsi in Armenia. Qui fu scelto come nuovo sovrano ma Artabano fece pressioni su Roma affinchè Tiberio lo destituisse: l’imperatore inviò il governatore di Siria ad arrestarlo per evitare una nuova guerra partica. Nel contempo anche i regnanti di Cappadocia, Commagene e Cilicia (filoromani) morirono e si crearono fazioni pro-Roma e indipendentiste.

Pertanto nel 18 d.C. Tiberio inviò in Oriente Germanico, insignito dell’imperium proconsolaris maius su tutte le province orientali e nominò governatore della Siria Gneo Calpurnio Pisone: Germanico incoronò Re di Armenia Zenone, figlio del sovrano del Ponto, Commagene fu posta sotto la giurisdizione di un pretore e la Cilicia fu annessa alla Siria. Ricevette, intanto, un’ambasceria da parte del re dei Parti Artabano, che era intenzionato a confermare e rinnovare l’amicizia e l’alleanza dei due imperi: in segno di omaggio alla potenza romana Artabano decise di recarsi in visita da Germanico in riva al fiume Eufrate, e chiese che in cambio Vonone fosse scacciato dalla Siria, dov’era rimasto dal momento del suo arresto, poiché fomentava nuove discordie; Germanico accettò di rinnovare l’amicizia con i Parti, e acconsentì dunque all’allontanamento dalla Siria di Vonone, che aveva stretto un legame di amicizia con il governatore Pisone. L’ex-re dell’Armenia fu dunque confinato in Cilicia, e morì poco tempo dopo, ucciso da alcuni cavalieri romani mentre tentava la fuga.

La sistemazione dell’Oriente approntata da Germanico garantì la pace fino al 34: in quell’anno il re Artabano II di Partia, convinto che Tiberio, ormai vecchio, non avrebbe opposto resistenza da Capri, pose il figlio Arsace sul trono di Armenia. Tiberio, allora, decise di inviare Tiridate, discendente della dinastia arsacide tenuto in ostaggio a Roma, a contendere il trono partico ad Artabano, e sostenne l’insediamento di Mitridate sul trono di Armenia. Mitridate, con l’aiuto del fratello Farasmane, riuscì ad impossessarsi del trono di Armenia: i servi di Arsace, corrotti, uccisero il loro padrone, gli Iberi invasero il regno e sconfissero, alleatisi con i popoli locali, l’esercito dei Parti guidato da Orode, figlio di Artabano. Artabano, temendo un nuovo massiccio intervento da parte dei Romani, rifiutò di inviare altre truppe contro Mitridate, e abbandonò le proprie pretese sul regno di Armenia. Contemporaneamente, gli odi che Roma fomentava tra i Parti contro Artabano costrinsero il re a lasciare il trono e a ritirarsi, mentre il controllo del regno passava all’arsacide Tiridate. Poco tempo più tardi, tuttavia, quando Tiridate era sul trono da circa un anno, Artabano, radunato un grosso esercito, marciò contro di lui; l’arsacide inviato da Roma, impaurito, fu costretto a ritirarsi, e Tiberio dovette accettare che lo stato dei Parti continuasse ad essere governato da un sovrano ostile ai Romani.

Modificato da Illyricum65
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Morto Tiberio (37) i Parti riuscirono a costringere ancora un volta l’Armenia a sottomettersi, anche se sembra che i Romani (47) ottennero nuovamente il controllo del regno, a cui offrirono lo status di cliente. Nerone inviò in Oriente Gneo Domizio Corbulone che penetrò in Armenia (58) e pose Tigrane V sul trono armeno.


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Campagna di Corbulone del 58-60 d.C.

Nel 62 ci fu una nuova crisi militare quando l’esercito romano del governatore di Cappadocia Lucio Cesennio Peto fu sconfitto dalle forze partico-armene e costrinse Corbulone a intervenire. Raggiunse (63) un accordo con il sovrano partico in base al quale si riconosceva il protettorato romano sull’Armenia che si mantenne fino al regno di Traiano.

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Campagna di Corbulone del 61-63 d.C.

Collegate alle spedizioni di Corbulone, Nerone emise monete commemorative che rappresentano l'arco trionfale eretto a Roma dopo la vittoria conseguita dal suo generale.

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NERO, October 13, 54–June 9, 68. Sestertius, Lyon, 64–67, Æ 27.01 g.

Obv. NERO CLAVD CAESAR AVG GER P M TR P IMP P His laureate head left, below the edge of the bust, globe; border of dots. Rev. S - C Triumphal arch, hung with wreath across front and left side; above, Nero in a facing quadriga escorted by Pax and Victory; on the extreme left and right, below the level of the quadriga, figures of soldiers; in a niche in the side, statue of Mars standing; the faces and plinths of the arch are ornamented with elaborate reliefs; border of dots.

Literature Cohen - cf. 306 BMC RE I - cf. 265, 330, pl. 46, 5 RIC I2 - cf. 175, 393 BN - cf. 69 D. W. MacDowall, “The Western Coinage of Nero”, NNM 161, 1979, - cf. 414; G. Fuchs, “Architekturdarstellungen auf römischen Münzen der Republik und der frühen Kaiserzeit”, AMuGS 1, Berlin, 1969, pl. 14, 142 (reverse) M. J. Price & B. L. Trell, Coins and their Cities: London, 1977, 107 (reverse) H. Küthmann, B Overbeck, D. Steinhilber & I. Weber, Bauten Roms auf Münzen und Medaillen , Munich, 1973, 106 (reverse) Ph. V. Hill, “Buildings and Monuments of Rome as Coin Types, AD 14–69”, NC 1983, - cf. pl. 15, 12 (head right); Kent-Hirmer pl. 57, 202 (variant).

For all these references: NERO CLAVD CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P on obverse. M.-M. Bendenoun, Coins of the Ancient World, A Portrait of the JDL Collection , Tradart, Genève, 2009, 51 (this coin). Condition A bold portrait and a finely detailed reverse composition, green patina. About extremely fine. Provenance Numismatic Fine Arts Inc. VI, Beverly Hills 1979, lot 642.

Note Like many Roman monuments, the appearance of the Arcus Neronis is known only from its illustrations on coinage. Details about the date and the location of the arch, which probably did not long survive Nero’s downfall, are sketchy ... It is generally believed that the arch was erected for victories over the Parthians by the general Corbulo, and that it was built on the Capitoline Hill sometime between 58 and 62. Its precise location has not been determined from ancient sources or from the archaeological record, though it may have been near the Temple of Vejovis or the Temple of Jupiter Capitolinus. This sestertius was issued during one of the rare moments of ‘universal peace’ in the Empire. Suetonius (Nero 15) describes the visit to Rome of Tiridates, Nero’s candidate for the throne of Armenia, following Corbulo’s victories over the Parthians. Tiridates made a ceremonial supplication to Nero and was crowned king of his homeland, after which “the people then hailed Nero as Imperator and, after dedicating a laurel-wreath in the Capital, he closed the double doors of the Temple of Janus, as a sign that all war was at an end.”

http://www.acsearch.info/record.html?id=698710

In seguito lo stesso Domiziano da Cesare emise un aureo relativo alla Partia e le insegne restituite ad Augusto:

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DOMITIAN. As Caesar, 69-81 AD.

AV Aureus (19mm, 7.38 g, 6h). Rome mint. Struck 77-78 AD.

DOMITIANVS CAESAR AVG F, laureate head right / COS V in exergue, captive kneeling right, offering military standard in raised right hand and extending left with open palm. RIC II 240 (Vespasian); BMCRE 231-233 (Vespasian); BN 205-206 (Vespasian); Calicó 819b.

Near EF, traces of underlying luster. Bold, attractive portrait.

The reverse of this aureus immediately calls to mind a similar type found on denarii of Augustus, commemorating the recovery of the Parthian standards (cf. RSC 4). According to both Suetonius (Dom. 2) and Cassius Dio (65.15.3), the Parthian king Vologases appealed to Rome for assistance against the Alans in 75 AD. Domitian, who was relegated by both his father and brother to the background of political and military affairs, saw this as an opportunity to acquire much-needed military experience and prestige. Vespasian, however, declined to assist the Parthians, and instead fortified Rome’s frontiers in the area. As a result, Parthia, now rebuffed, planned to attack the Roman province of Syria. The last-minute maneuvering of Syria’s governor, M. Ulipius Traianus, father of the future emperor Trajan, achieved a diplomatic solution to the crisis and averted all-out war. Such a diplomatic resolution with Rome’s mortal enemy, which included the dispatch of a so-called “Parthian laurel” to Rome (Pliny, Pan. 14), recalled Augustus’ similar accomplishments in the recovery of the military standards almost a century earlier. As Vespasian was already invoking the image of Augustus by reintroducing his predecessor’s reverse types on his own coinage, it was natural for him to use this particular type for his own diplomatic coup regarding Parthia. Though unable to fulfil his own personal grand ambitions, Domitian could nevertheless bask in the reflected glory of his father’s success by having this coin bear his portrait.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=79723

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Offensive romane del II-inizi III secolo: fine della dinastia dei Parti

Nel 113, Traiano decise di procedere all’invasione del regno dei Parti al fine di sul trono d’Armenia un re che non fosse un fantoccio nelle mani del re parto.

« Poi [Traiano] decise di compiere una campagna contro Armeni e Parti, con il pretesto che il re armeno aveva ottenuto il suo diadema, non dalle sue mani, ma dal re dei Parti, anche se la sua vera ragione era il desiderio di ottenere nuovi successi e fama. »

(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXVIII, 17.)

La verità è che Traiano progettava questa campagna da diversi anni, sulle orme di Alessandro Magno e della progettata, ma mai realizzata, spedizione di Giulio Cesare di 150 anni prima.

Egli riuscì non solo a sottomettere l’Armenia, facendone una nuova provincia, ma fu il primo romano ad occupare la capitale della Parthia Ctesifonte (116) e a raggiungere il golfo persico.

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La salute malferma e la morte improvvisa dell’imperatore chiusero questo primo capitolo di offensive romane nel 117.

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TRAJAN. 98-117 AD. AV Aureus (6.89 g, 7h). Struck 116 AD.

IMP TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC P M TR P, laureate, draped, and cuirassed bust right, seen from behind / REX PARTHVS in exergue, Trajan, laureate and in military uniform, seated left on camp bench set on daïs; behind, prefect standing left; to left, Parthian king standing right, knees bent in form of submission; behind, five soldiers standing around king, holding shields, spears, and three legionary standards.

RIC II 310; Strack 220; Calicó 1082; BMCRE p. 106, † = Vicomte E. de Quelen Collection (Rollin & Feuardent, 14 May 1888), lot 1030 (same rev. die); Cohen 329 var. (obv. legend). VF, traces of lustre around the devices, a few spots of encrustation. Extremely rare, four known examples, three quoted by Strack (in Paris, Brussels, and the Vatican collections), and the de Quelen example (cited by RIC and BMCRE).

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=76675

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Divus Trajan. Died AD 117. AV Aureus (19mm, 7.12 g, 6h). Rome mint. Struck under Hadrian, AD 117-118. DIVO TRAIANO PARTH AVG PATRI, laureate, draped, and cuirassed bust right / TRIVM P HVS PARTHICVS, Trajan standing right in slow, triumphal quadriga, holding eagle-tipped scepter in left hand and branch in right; on side of car, a figure of Securitas(?) standing facing, legs crossed, resting arm on column.

RIC II 26 (Hadrian) corr. (DIVO instead of DIVI); Strack p. 301 note; Calicó 1123 var. (bust type, same rev. die); Biaggi 553 var. (same; same rev. die); BMCRE 47 (Hadrian) var. (same; same rev. die).

VF, toned. Extremely rare.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=246920

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Trajan AV Aureus. Rome, AD 116.

IMP CAES NER TRAIAN OPTIM AVG GER DAC PARTHICO, laureate, draped and cuirassed bust right / P M TR P COS VI P P S P Q R, Parthia seated right, head facing, in attitude of mourning, and Parthian seated left in attitude of mourning below trophy, PARTHIA CAPTA in exergue.

RIC 324; BMC 603; Calicó 1035a. 7.12g, 19mm, 6h. Very Fine.

Commemorating his final great campaign, this aureus of Trajan is a clear indication to the people of Rome that the Emperor had succeeded in expanding the Empire still further through his conquest of Parthia and the capture of the Parthian capital, Ctesiphon. However, the areas of Armenia and Mesopotamia that Trajan conquered were unwieldy and difficult to secure, and it was left to the new Emperor Hadrian in AD 117 to abandon these indefensible lands in favour of a smaller, but more easily governable, empire. Trajan’s campaign against the Parthians was prompted their installation of a puppet king in Armenia who was unacceptable to the Roman emperor. Both the Parthian and Roman Empires had shared a hegemony over the Armenian kingdom for fifty years, but Trajan decided to remove the king and annexe Armenia as a Roman province. After this success he moved southwards, receiving acknowledgement of hegemony from various tribes on the way to Mesopotamia, a large part of which he had conquered by the time this coin was struck in AD 116.

http://www.acsearch.info/record.html?id=682179

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Trajan. AD 98-117.

Æ Sestertius (33mm, 26.29 g, 6h). Rome mint. Struck AD 116-117.

IMP CAES NER TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC PARTHICO P M TR P COS VI P P, laureate and draped bust right / ARMENIA ET MESOPOTAMIA IN POTESTATEM P R REDACTAE, Trajan standing facing, head right, holding parazonium and spear; at feet to left and right, seated figures of Armenia, Euphrates, and Tigris.

RIC II 642; Banti 29.

VF, dark brown surfaces, minor roughness. Unusually complete legends.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=136617

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Trajan. AD 98-117. Æ Sestertius (35mm, 25.66 g, 6h). Rome mint. Struck AD 116-117.

Laureate and draped bust right / REX PARTHIS DATVS, Trajan seated left on daïs, presenting Parthamaspates to Parthia kneeling right; behind Trajan, prefect standing left.

RIC II 667; Woytek 594v-2.

VF, dark green surfaces, heavily tooled and smoothed.
Parthian interference in Armenia prompted Trajan to declare war against their king Osroes I in 114. He quickly re-established Roman control of Armenia, forced the submission of Osrhoene, and in 116 took Mesopotamia by defeating Osroes I. Rather than pursuing the Parthians into Iran, Trajan set up a pro-Roman Parthian “buffer state” in Mesopotamia under a puppet-king Parthamaspates.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=2195380

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Trajan. 98-117 AD. Sestertius, 26.27g. (h). Rome, 115 AD.

Obv: IMP CAES NER TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC P M TR P COS V P P Bust laureate, draped right, seen from side. Rx: IMPERATOR VII[iI] / S C in exergue, The army saluting Trajan “imperator” for the ninth time; Trajan sits right on platform, extending right hand and attended by two standing officers, while a lictor shouldering fasces stands right before platform; the army is represented by (a) three soldiers standing left, all wearing helmets and holding shields, the first two raising their right arms to acclaim Trajan and the third holding a horse by the bridle and (b) the heads and standards of three standard-bearers, unhelmeted, visible in a second row above the heads of the soldiers and the horse in the front row.

MIR 549v (71 specimens). BM 1019. Paris 844. RIC 657 (R ). Cohen 178 (25 Fr.). VF.
From the same dies as Gorny & Mosch 142, 10 October 2005, lot 2494-5. After major victories, the army saluted the emperor “imperator” (“commander”), entitling him to celebrate a triumph in Rome if the Senate decreed one. This sestertius of Trajan, a similar sestertius with IMPERATOR VIII, and a similar aureus with IMPERATOR VII, are the only Roman coins to depict such a salutation, commemorating in this case the first three victories of Trajan’s Parthian war .

http://www.acsearch.info/record.html?id=631918

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Trajan. 98-117 AD. Dupondius, 13.30g. (h). Rome, 116-7 AD.

Obv: IMP CAES NER TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC PARTHICO P M TR P COS VI P P Bust radiate, draped right, seen from side. Rx: SENATVS PO - PVLVSQVE RO - MANVS S C Trajan in military dress rushing to right between two trophies, looking back at the one behind him and extending his right arm to complete it, and holding spear pointing downwards in left hand.

MIR 586v (110 spec.). BM 1052. Cohen 356 (10 Fr.). RIC 676. Beautiful light green patination. Good VF/EF.
Ex Richard P. Miller Collection, acquired from Berk 160, 11 June 2008, lot 408 .
The two trophies probably represent Trajan’s twelfth and thirteenth imperatorial acclamations which he won during his Parthian campaign of 115-6 AD, the latter for his capture of the Parthian capital Ctesiphon (Strack, p. 226), a victory which earned him the title Parthicus that is recorded in the obverse legend . http://www.acsearch.info/record.html?id=715827

Il suo successore Adriano decise di ripristinare lo status quo precedente la campagna traianea e riportò i confini imperiali lungo il fiume Eufrate.

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HADRIAN. 117-138 AD. Æ Sestertius (34mm, 27.65 g, 6h). Struck 117 AD.

IMP CAES DIVI TRAIAN AVG F TRAIAN HADRIAN OPT AVG GER, laureate and cuirassed bust right, seen from front, slight drapery on left shoulder / DAC PARTHICO P M TR P COS P P, CONCORDIA and S C in exergue, Concordia seated left on throne, cornucopia at side, holding patera and resting elbow on statuette of Spes standing left set on low basis. Cf. RIC II 535a; BMCRE 1103; Banti 147; cf. Cohen 259.

VF, dark green patina, hairline flan crack. Attractive strike. Extremely rare with S C in exergue and an important first issue.

Banti notes only two examples of this type with S C in the exergue: one is in the British Museum; the other appeared in Hess-Leu (23 March 1961), lot 161.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=72671

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Da Antonino Pio a Commodo (138-192)

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Antonio Pio AD 138-161.

Æ Sestertius (30mm, 26.62 g, 12h). Rome mint. Struck circa AD 141-143

ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III Laureate head right REX ARMENIIS DATVS, Pius standing left, holding roll and placing hand on head of Armenian king, who raises hand to adjust tiara.

RIC III 619; Banti 322. Good VF, brown patina, old cleaning scratches in fields.

As Rome and Parthia (and, later, the Sasanians) vied with one another for control of the border territories in eastern Anatolia and northrn Syria, the kingdom of Armenia became a crucial prize for both. With a client-king installed on its throne, Armenia could serve as an important buffer for either empire. Thus, the appointment of a new ruler to the Armenian throne was an important event. Given that this sestertius was struck during the third consulship of Pius (AD 140-144), the only possible candidate for the new Armenian king represented here is Sohemo (first reign, circa AD 140/44-161).

Alla morte di Antonino Pio l’impero romano, ormai in pace da lungo tempo, subì una serie di attacchi contemporanei lungo molti dei suoi limes. Tra questi in quello orientale il partico Vologese IV occupava l’Armenia, destituiva il sovrano filo-romano sostituendolo con il fratello Pacoro e invadeva la Siria (161-2) . Alla luce di tutto ciò Marco Aurelio inviò in Oriente contro i Parti Lucio Vero (163-166). La campagna portò l’esercito romano alle mura di Ctesifonte ma lo scoppio della peste costrinse le truppe al ritiro, portando tra l’altro l’epidemia nei territori imperiali che ne furono flagellati per 20 anni.

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Lucius Verus. AD 161-169.

AV Aureus (19mm, 7.12 g, 5h). Rome mint. 8th emission, struck December AD 163-December AD 164. L VERVS AVG ARMENIACVS, laureate, draped, and cuirassed bust right, seen from behind / TR P IIII • IMP II COS II, Victory standing right, holding stylus in right hand and shield engraved VIC/AVG and set on palm tree with left.

RIC III 525 (Aurelius); MIR 18, 94-12/37; Calicó 2177 (same dies); BMCRE 296 note; Cohen 525. Superb EF

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=117840

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Lucius Verus. AD 161-169.

Aureus (Gold, 18mm, 7.31 g 12), Rome, 163-164.

L VERVS AVG ARMENIACVS Bare head of Lucius Verus to right. Rev. TR P IIII IMP II COS II / REX ARMEN / DAT Lucius Verus seated left on platform, between an officer on the right and a soldier on the left; before him on the ground, Armenian king Sohaemus standing left, crowned by Verus.

BMC 300. Calicó 2154. Cohen 158. RIC 512. An attractive, superb and lustrous coin. Virtually as struck. From an American collection, ex Numismatica Ars Classica 59, 4 April 2011, 1028. http://www.acsearch.info/record.html?id=689248

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Lucius Verus. AD 161-169. AR Denarius (19mm, 3.22 g, 6h). Rome mint. Struck AD 165.

L VERVS AVG ARM PARTH MAX, laureate had right / TR P V IMP III COS II, Parthian captive seated right, with hands bound behind back; quiver, bow, and shield at feet.

RIC III 540; MIR 18, 112-14/30; RSC 273.

EF, lustrous. Attractive strike with clear legends on each side.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=210955

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LUCIUS VERUS. 161-169 AD. AR Denarius (19mm, 3.45 g, 6h). Struck 166 AD. L VERVS AVG ARM PARTH MAX, laureate head right / TR P VI IMP IIII COS II, Victory standing right, holding palm and placing shield inscribed VIC PAR on palm tree. RIC III 566; MIR 18, 141-14/30; BMCRE 431; RSC 279. EF.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=80206

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Lucius Verus. AD 161-169.

Æ Sestertius (33mm, 27.52 g, 12h). Rome mint. Struck AD 166.

Laureate head right / Trophy of arms; to right, bound Parthian captive seated right, with round shield and

bow and quiver at feet.

RIC III 1443; MIR 18, 123-16/30; Banti 132.

VF, green-brown patina.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=191481

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LUCIUS VERUS. 161-169 AD

Æ Sestertius (29mm, 27.81 g, 5h). Struck 167 AD.

L VERVS AVG ARM PARTH MA[X], laureate head right / TR POT VIII • IMP IIII COS III, S C across fields, Victory standing left, holding wreath and palm.

RIC III 1461 (Aurelius); MIR 18, 151-16/30; BMCRE 1324 (Aurelius); Cohen 209.

VF, brown and black patina, minor green encrustation on edge. Attractive strike. Ex Tony Hardy Collection. http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=78177

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Lucius Verus. AD 161-169.

Æ Sestertius (24.55 g, 11h). Rome mint. Struck AD 164.

L AUREL VERUS • AUG ARMENIACUS, Laureate and cuirassed bust right, seen from behind TR P IIII IMP II COS II, REX ARMEN/DAT in two lines in exergue, Verus seated left on curule chair set on low platform, left hand on parazonium at side, extending right hand to place diadem on head of King Sohaemus, who stands left in front of platform and raises his hand to adjust diadem; in background on platform, one officer standing right, holding spear, and two officers standing left.

RIC III 1371 (Aurelius); MIR 18, 92-16/35; Banti 98.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=154053

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Lucius Verus.

Æ “Medallion” (37mm, 51.20 g).

Laureate, draped and cuirassed bust right / Emperor on horseback riding down Armenian, soldiers with standard behind.

An early cast copy of the original medallion in Gnecchi pl.72, 5

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=89790post-3754-0-88918100-1399204548_thumb.jp

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Marco Aurelio non manca di inserirsi nei meriti della vittoria militare...

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AV Aureus (20mm, 7.25 gm). Struck 167 AD.

M ANTONINVS AVG ARM PARTH MAX, laureate, draped, and cuirassed bust right, seen from behind / TR P XXI IMP IIII COS III, Victory advancing left, holding wreath and palm.

RIC III 174; MIR 18, 149-2/37; BMCRE 444 var. (no drapery); Cohen 883.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=46036

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MARCUS AURELIUS. 161-180 AD.

AR Denarius (3.34 gm). Struck 166 AD.

M ANTONINVS AVG ARM PARTH MAX, laureate head right / TR P XX IMP IIII COS III, Victory standing right placing shield inscribed VIC PAR on palm tree.

RIC III 163; Szaivert 141-4/30; BMCRE 406; RSC 878.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=22733

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Marcus Aurelius Augustus
Æ “Medallion” (d=42 mm 47.56 g)
168-169 d.C.. M ANTONIVS AVG – ARM PARTH MAX Laureate, draped and cuirassed bust r. Rev. TR P XXIII IMP V – COS III Female figure seated on throne l., holding in l. hand sceptre and extending her r. to two Genii advancing towards her and supporting between them a large cornucopia. C 909. Gnecchi 63, 6. BMC medallion 11 and pl. 21, 2.
Extremely rare and interesting. Brownish tone somewhat smoothed on obverse, otherwise about extremely fine / good very fine 161-180 AD.

Numismatica Ars Classica NAC AG, Auction 33, 503

http://www.acsearch.info/record.html?id=145265

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Marcus Aurelius Augustus
Sestertius (d=35 mm 22,41 g)
164-165 d.C. M AVREL ANTONINVS AVG – ARMENIACVS P M Laureate and cuirassed bust r. Rev. TR POT XIX – IMP II – COS III Marcus Aurelius, in military dress, standing l. between four standards and holding spear; in exergue, S C. C 804. BMC 1239. RIC 908.
Struck on a broad flan and with an untouched dark green patina, good extremely fine. Numismatica Ars Classica NAC AG, Auction 33, 502

http://www.acsearch.info/record.html?id=287096

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Le campagne di Settimio Severo e Caracalla (195-217)

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L'Impero Romano sotto il Regno di Settimio Severo

Settimio Severo intraprese una campagna militare contro i Parti che si svolse in due riprese: nella prima (195) ricostituì la provincia di Mesopotamia con a presidio 3 legioni e a capo un prefetto di rango equestre. La seconda (197-198) portò l’esercito al saccheggio di Ctesifonte; Settimio si fregiò dei cognomen Adiabenicus e Parthicus Maximus ed eresse a Roma un arco di trionfo in suo onore.

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Septimius Severus AV Aureus. Rome, AD 202-210.

SEVERVS PIVS AVG, laureate head right / VICTORIAE, Victory in biga galloping right, holding whip, AVGG in exergue.

RIC 299; Calicó 2559. 7.35g, 20mm, 6h. Good Extremely Fine. Rare.

A highly sUccessful military commander, Septimius Severus enlarged the Roman Empire significantly both in the east and north Africa. The triumphal arch which still stands in the Forum in Rome was dedicated in 203 to commemorate the Parthian campaign and provide a lasting monument to his achievements. The Historia Augusta relates that, following the victory against the Parthians, the Senate granted Severus a military triumph, but that suffering from gout he gave permission for Caracalla to lead the procession instead. http://www.acsearch.info/record.html?id=682271

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Septimius Severus, 193 – 211
Aureus 194, AV 7.33 g.

L SEPT SEV PERT – AVG IMP IIII Laureate head r. Rev. ARAB – ADIAB COS II P P Victory advancing l., holding wreath and trophy.

C –. BMC p. 33 note *. RIC 41. Calicó 2433 (these dies). Biaggi –. Exceedingly rare and a very intriguing and historically important issue.

http://www.acsearch.info/record.html?id=655130

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SEPTIMIUS SEVERUS. 193-211 AD.

AR Denarius (19mm, 4.13 gm). Struck 200-201 AD.

SEVERVS AVG PART MAX, laureate head right / VIRT AVGG, Virtus standing left, holding Victory, spear, and shield.

RIC IV 171a; BMCRE 211; RSC 761. Choice EF.

http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=22738

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Septimius Severus. 193-211 AD.

Æ Sestertius (23.62 g, 12h). Struck 195 AD.

L SEPT SEV PERT AVG IMP V Laureate head right

PART ARAB PART ADIAB S-C Two captives seated at base of trophy.

RIC IV 690a; BMCRE 555; Cohen 367.

VF, dark green-brown patina with patches of red, light smoothing on obverse.

From the Rudolf Berk Collection.

http://www.wildwinds.com/coins/ric/septimius_severus/RIC_0690a

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SEPTIMUS SEVERUS, A.D. 193-211.

Bimetallic Orichalcum & Bronze Medallion, 42 mm (73.28 gms).
cf.Gnecchi-pl.22,2 (listed only in silver).

“L. SEPT. SEVERVS PIVS AVG. IMP. XI PART. MAX.” Laureate cuirassed bust right of Septimius Severus aegis on chest, holding sword in left hand; Reverse: “P. M. TR. P. XV COS. III P. P. IOVI VICTORI.” Jupiter in fast quadriga right, holding scepter in left hand hurling thunderbolt with right riding down anguipede giant left before, leaning back and brandishing thunderbolt, below horses, second giant on all fours left and pierced by thunderbolt. Exquisite in manner, this massive medallion of the emperor Septimius Severus is believed to be unique struck in this metal. A match to the silver example published in Gnecchi; however, no other examples are known to have been published in this bimetallic composition of orichalcum with a bronze ring. It’s artistry and style remain unmatched with the likeness of Severus portrayed in full military cuirass ornamented with a gorgonian head as the central feature. It features a unique feature in regards to numismatic portraitures of the emperor, as his extended left hand is shown brandishing a sword. This exceptional masterpiece is considered by many to be the most remarkable portrait of the emperor on a numismatic item. EXTREMELY FINE.

http://www.acsearch.info/record.html?id=630671

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