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Inviato

Ringrazio Babelone, che ha bene e pacatamente riassunto il suo pensiero. Personalmente lo condivido.

Passando all'osservazione di Numizmo, sicuramente la presenza o meno di un conio del rovescio in comune non ha una importanza fondamentale, ma resta sempre indicativa, specialmente se si cerca di entrare anche nella psicologia e nella tecnica dell'incisore greco, nella fattispecie Kimon.

Bisogna partire dalla constatazione che Kimon, con il conio Tudeer V 28 (quello usato sia per Pennisi sia per NAC) ha creato non solo un autentico capolavoro dell'arte incisoria, del quale fu così soddisfatto da firmare la propria opera, mettendo il proprio nome sull'ampyx, ossia sul nastro frontale, tra i capelli.

I capelli al vento della ninfa raggiungono una plasticità mai colta prima e i delfini che si intreccianotra le chiome sembrano quasi voler identificare le chiome stesse come onde del mare. L’intera chioma partecipa alla forma circolare del conio. La particolare bellezza di questa raffigurazione ha obbligato Kimon a ritrasferire sul diritto, il conio più duraturo, l’immagine, per evitare che la frequente crepatura del conio di rovescio potesse sfigurarne il volto.

Questo è un punto fermo e spiega l'amorevole attenzione dell'incisore anche durante la fase di produzione delle monete battute col suo conio, attenzione ancora maggiore dal fatto che, almeno all'inizio, ha firmato anche il primo conio del rovescio, il Tudeer R 53 (quello presente nel Pennisi).

Le prime monete uscite dall'officina siracusana furono quelle della combinazione V 28/ R 53 (Tudeer n. 78), che è poi quella del Pennisi, l'opera meglio riuscita di Kimon.ualche tempo di

Ecco cosa successe nell'officina siracusana. Al fine di fare fronte alle esigenze produttive richieste dal governo siracusane, Kimon dovette allestire un secondo conio del diritto, V 29, destinato a una seconda incudine, con il suo proprio operaio addetto alla coniazione. Questo secondo conio (quello del British Museum) è sempre un'ottima opera artistica, anch'essa firmata dall'incisore, ma meno riuscita, con un certo decadimento dell'espressione della ninfa.

Questa seconda incudine, che ospitava il conio V 29, fu abbinata a un nuovo conio del rovescio, R 53 (= Tudeer n. 80), con diversa rappresentazione della stessa scena. E' interessante osservare che questo particolare conio non è firmato e infatti si presenta artisticamente meno riuscito, con la figura della Nike in posizione dirittae anche un pò rigida. Non si può escludere che questo conio R 53 non sia stato materialmente inciso da Kimon, che infatti non l'ha firmato, ma da un suo collaboratore.

A un certo momento deve essere avvenuto uno scambio dei due conii del rovescio fra i due incudini.

Normalmente nell'officina monetaria c'è anche un operaio specializzato al conio del rovescio (di martello) e quindi si deve presupporre la presenza nell'officina di almeno due coppie di operai monetari (più forse almeno altri uno o due che dovevano raccogliere i tondelli di argento e tenerli fermi fra i due conii, di incudine e di martello). Sicuramente l'operaio con il suo conio di martello passò anche all'altra incudine.

Questo scambio deve essere avvenuto forse non subito, ma dopo qualche tempo. Questo spiega l’esistenza delle quattro combinazioni dei vari conii (Tudeer n. 78 – 79 – 80 – 81).

Quello dell’esemplare NAC è il Tudeer n. 79, dove è stato impiegato il secondo conio di martello R 54 col primo conio di incudine V 28.

Le due incudini lavorarono poi in parallelo, con eventuali scambi dei conii di Martello, fino all’esaurimento o quasi dei rispettivi conii.

E’ possibile che sia i conii di incudine sia quelli di Martello abbiano avuto una durata all’incirca sovrapponibile.

Tuttavia Kimon era molto attento soprattutto al suo primo conio del diritto, sicuramente da lui reputato il suo capolavoro.

E’ normale ed è possibile documentare anche altrove (si richiede appropriati studi molto approfonditi) che l’incisore intervenga in certi momenti a riparare o ritoccare là dove possibile la sua opera. Magari l’incrocio dei conii era facilitato anche dalle momentanee interruzioni del lavoro su una incudine per le necessarie operazioni di “riparazione”.

Come detto prima, non è così importante che si tenga presente il tipo del conio del rovescio, ma resta importante stabilire quando il conio del diritto è ancora molto fresco, all’inizio della sua produzione, oppure è a uno stadio più avanzato e quali possono essere stati gli interventi di “riparazione” da parte dell’incisore, senza considerare che ci possono essere anche sorta di infortuni, come scivolamenti o doppie ribattiture, che possono ulteriormente rovinare il conio.

Quello che si dovrebbe focalizzare è appunto capire se esiste una logica nella sequenziale vita del conio V 28 e se è possibile distinguere variazioni di battitura dai possibili interventi dell’incisore.

Un discorso del genere presuppone però un accurate esame non su soli due esemplari (es. Pennisi e NAC), ma sul maggiore numero possibile di esemplari, appunto per poter ricostruire meglio la vita e dinamica della produzione della specifica emissione.

Non è un lavoro facile e servirebbero molte più foto e tutte ad alta definizione…..

Se qualcuno si impegna a farlo è sempre il benvenuto.

Caro Alberto, la tua spiegazione sugli incroci di conio e' ovviamente ineccepibile, ma vorrei aggiungere alcuni elementi per renderla ancora più chiara a chi evidentemente non l'ha compresa a pieno.
Nelle serie siciliane non e' assolutamente inusuale che un conio venga riparato e riutilizzato. Per fare un esempio, il Westermark-Jenkins (Camarina) assegna due numeri 136 e 140 per uno stesso accoppiamento di coni (V3 / R 6). Nella prima versione, utilizzata all'inizio della coniazione, entrambi i coni sono freschi, mentre nella seconda il conio di dritto e' completamente usurato mentre quello di rovescio e' stato riparato e riutilizzato come evidente da alcuni elementi che sono stati ritoccati. Questo stesso conio di rovescio nella versione "ritoccata" viene utilizzato anche al numero 141 in accoppiamento con un diverso conio di dritto (V4).
Nel caso del tetradramma di Cimone il conio V 28 (Pennisi e NAC) viene utilizzato con due diversi conii di rovescio R 53 (Tudeer 78, esemplare Pennisi) e R 54 (Tudeer 79, esemplare NAC). Giustamente Alberto scrive: "Quello che si dovrebbe focalizzare è appunto capire se esiste una logica nella sequenziale vita del conio V 28 e se è possibile distinguere variazioni di battitura dai possibili interventi dell’incisore. Un discorso del genere presuppone però un accurato esame non su soli due esemplari (es. Pennisi e NAC), ma sul maggiore numero possibile di esemplari, appunto per poter ricostruire meglio la vita e dinamica della produzione della specifica emissione."
Io personalmente aggiungerei qualcosa a questo discorso tecnicamente ineccepibile. Io ho la sensazione, osservando le monete citate dal Tudeer, che il numero 79 non sia stato coniato in contemporanea con il numero 78, ma in una fase successiva. Se questa mia considerazione fosse corretta e credo che lo sia osservando la progressione delle rotture di conio, un'analisi del conio V28 per essere tecnicamente corretta dovrebbe prendere in considerazione non solo un maggiore numero di monete, ma anche e soprattutto monete provenienti dallo stesso accoppiamento di conii. Se questo fosse stato fatto non sarebbero state fatte tante considerazioni improprie sulla forma della pupilla e dell'occhio che su tutti gli esemplari Tudeer 79 da me presi in considerazione (i due esemplari di Berlino e quello della collezione Du Chastel) e' uguale a quello NAC, avvalorando quindi a tesi che sia stato l'incisore stesso a ritoccare il conio. Ci sono anche altre elementi, come la ciocca dei capelli sopra il delfino all'estrema destra e il metallo che riempe la bocca di Aretusa, che sono comuni a tutti gli esemplari Tudeer 79 e invece differiscono leggermente da quello Pennisi (Tudeer 78). Questo a riprova di un coerente e progressivo deterioramento e del conio e della necessita' da parte dell'incisore di alcuni ritocchi.
Scusami se non ho postato le immagini, ma onestamente non ho il tempo di mettermi a mettere freccette e box rossi....
Onestamente non sono intervenuto prima su questa moneta per due ragioni. Prima di tutto perché si tratta di una moneta che, come direbbe qualcuno, "urla" a chi conosce un minimo le monete siciliane, secondo perché queste analisi sulle fotografie sono approssimative e non vengono fatte in maniera tecnicamente corretta.
Un saluto affettuoso
Arturo
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Guest Tugay Emin
Inviato

Concordo con art74 sulla definizione "urla" . penso di far parte di quelli che le monete Siciliane non solo le conosco , ma penso pure di capirle. Ho sempre sostenuto che il tetra di Kimon ex Cappell ...E' genuina proprio perché URLA. Ho attenzionato le foto che ho ricevuto via mail da un amico e penso di confermare la mia opinione che i conii dopo un certo affaticamento venivano ritoccati . Su questa tesi l'avevo già documentata con foto sul forum, sui tetradrammi di Katana firmati da Eyaineto (Testa di Apollo con campanella). In questo caso del tetra Kimon per Syrakosion i ritocchi sono meno visivi ,ma cercando si trova. Il particolare dei capelli che passano sotto uno dei delfini di destra , si nota che il cesello che rinfresca i fili dei capelli .....sfugge ..intaccando il delfino . Osservando il tetra Nac e visibile e non giustificabile. Ma osservando il particolare del tetra di Berlino la troviamo impressa come Nac. Considerando che il tetra Pennisi e di prima battitura e che il tetra di Parigi e anche esso senza l'intaccatura al delfino e stato coniato prima che l'artista abbia ritoccato il conio. Pertanto un vero CONFRONTO tra NAC e Pennisi non si può fare per le ragioni sopra indicate. Giovanni. post-32214-0-50326100-1399994035_thumb.j

Inviato

Giovanni sul fatto che tu capisca le monete siciliane non si discute


Inviato

E' difficile non concordare con quanto esposto da Arturo e anche da Gionnysicily.

Desidero solo richiamare l'attenzione che con Tudeer 79, come in NAC, si ha comunque una maggiore stanchezza del conio V 28 rispetto al Pennisi. Questa stanchezza, con parziale ritocco da parte di Kimon, si riscontra anche in ambedue i tetradrammi della stessa combinazione presenti nel medagliere di Berlino., che NON sono stati ribattuti:

Berlino 18205398 (noto dal 1873)

post-7204-0-63972800-1399998968_thumb.jp

Berlino 18205390 (noto dal 1906)

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Ci sarebbe un ulteriore esemplare, di conio un pò più fresco e che è rintracciabile nel bel volume (che purtroppo non ho qui a casa) della collezione Du Chastel a Bruxelles:

Greek and Roman Coins from the Du Chastel Collection: Coin Cabinet of the Royal Library of Belgium Hardcover by Francois De Callatay, Johan Van Heesh

Ho solo una brutta foto, che riporto per completezza:

post-7204-0-27803800-1399999621_thumb.jp

Il vero problema per lo studio dei tetradrammi sicelioti è che sono monete di un certo diametro e peso e con alto rilievo, ben maggiori che nei denari e anche nei sesterzi romani. Quindi i tetradrammi sono monete facilmente soggette a usura sia a livello dei conii sia a livello di circolazione. Poi, come giustamente detto da Arturo e anche da Gionnysicily, piuttosto frequentemente l'incisore greco cercava di ricuperare il conio, con opportuni ritocchi.

Arturo ha fatto l'esempio di una serie di tetradrammi di Kamarina, dove è possibile assistere a un tipico esempio di "restauro" del conio (più spesso di incudine e quindi del diritto) da parte dello stesso incisore greco.

Proviamo a vederli da vicino.

C'è un conio del diritto, indicato da Westermark e Jenkins come conio O3, che risulta combinato con almeno 4 conii del rovescio (R6 - R9).

Prendiamo il primo della serie, con la combinazione O3 / R6 (= Westermark-Jenkins 136), con un paio di esemplari, già noti a questi studiosi:

asta Kuenker 133/2007, n. 7926 = Canessa 27-30.6.1927, n. 698

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Parigi, de Brialles 208

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Il conio O3, dopo essere stato abbinato a R6 e R7, comincia a rovinarsi, con una frattura sotto le zampe dei cavalli, subendo anche un primo ritocco, quando viene abbinato a R8 e poi a R9. Vediamo una combinazione di O3/R8 (= Westermark-Jenkins 138)

Triton 5/2002, n. 1175

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Abbastanza inusualmente, dopo il conio R9, viene ripreso il conio R6 già usato all'inizio della serie. Ma il conio O3 era proprio alla fine della sua onorata carriera e l'incisore l'ha pesantemente ritoccato (= Westermark-Jenkins 140).

Harvard University, coll. Dewing

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NAC 77/2014, n. 3 (veramente di conservazione eccezionale per questo tipo di moneta e sembra però che anche questo conio a un certo momento sia stato "rinfrescato" dall'incisore)

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Dopo questa particolare combinazione, il conio O3 è stato buttato via e sostituito col nuovo conio O4, inizialmente combinato ancora con R6 (= Westermark-Jenkins 141, molto raro e del quale sono noti solo 3 esemplari) e poi col nuovo conio R10 (= Westermark-Jenkins 142), come il seguente:

Lanz 145/2009, n. 9

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Se osservate bene i particolari del diritto in questa sequenza, fa impressione a vedere come sembrino conii diversi, mentre in realtà è uno stesso conio a subire forti ritocchi da parte dell'incisore greco.


Inviato

Per una migliore comprensione della sequenza della serie di Kamarina, riporto le immagini tratte dal corpus di Westermark e Jenkins.

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C'è da discutere a proposito del conio R6, che a me sembra proprio "rinfrescato" in Westermark-Jenkins 140 e 141, specialmente a livello della barba….


Inviato

quindi, ricapitolando, dalle foto che sono state allegate, si vede che il becco del delfino è lungo su Pennisi, Berlino 18205390 ,Bruxelles..ed è corto su NAC e Berlino 18205398.

per cui , dato che la NAC( a suppongo anche la Berlino 5398 per la similitudine) è definita postuma alla Pennisi ( e quindi anche alla Berlino 5390 e alla Bruxelles) l'incisore avrebbe accorciato il rostro riempiendo l'incavo che lo imprimeva , come si vede sulle prime tre...?


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