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Inviato

Buongiorno!

Sto facendo una ricerca e avrei bisogno di una conferma.

Le primimissime monete metalliche erano d'oro e argento?

Perchè, sfogliando libri e pagine web, alcuni sostengono siano anche di alri metalli preziosi.

Se sì quali? Metalli all'epoca scarsamente diffusi o poco facili da reperire?

Qualcuno può aiutarmi?

Grazie!


Inviato

dovrebbero essere delle monete di elettro (oro e argento) coniate per la prima volta in Asia minore (lidia se non erro)

Inviato

L'elettro è una lega d'oro e d'argento che può essere ottenuta artificialmente ma che si rinviene anche in natura specialmente in asia minore. Per questo motivo fu uno dei primi materiali utilizzato per la produzione di monete nel mediterraneo orientale.

L'elettro era inoltre utilizzato per la produzione di stoviglie in quanto si riteneva che avesse la proprietà di eliminare i veleni da tutto ciò con cui veniva in contatto.

L'utilizzo dell'elettro venne meno a causa di una continua svalutazione delle corrispondenti monete d'oro, attuata abbassandone il titolo mediante l'alligazione con l'argento. L'uso dell'elettro cessò completamente agli inizi del XVI secolo quando in Europa affluì l'oro americano.

Alcuni esempi:

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http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=159&Lot=110

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http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=159&Lot=118

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http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=176&Lot=721

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Inviato

Grazie mille! Mi avete illuminata! Adesso con queste nuove informazioni mi metto al lavoro!


Inviato

BENVENUTA!


Inviato

Dopo le vostre utilissime segnalazioni ho trovato questo - probabilmente sapete già tutto, ma... non si sa mai:

  I metalli usati nel mondo antico per la monetazione sono l'oro, l'argento, il rame ed alcune loro leghe. Generalmente all'inizio era la disponibilità di metallo a determinare la scelta di uno di questi, ma successivamente si riuscì ad ottenerli secondo modalità differenti.

    E' possibile individuare aree geografiche differenti in base al metallo prevalentemente usato per la coniazione. L'oro era usato preferibilmente nel Mediterraneo orientale e nelle città greche della Ionia. Ma ancor prima dell'oro puro si usò, in queste zone, l'elettro, una lega di oro e argento, che si trova in natura nelle miniere dell'Asia Minore e nelle sabbie dei fiumi che le dilavano. Usarono l'elettro città come Focea e Mitilene, tra le prime a battere moneta. In un secondo momento l'elettro fu creato artificialmente. Questo determinò il moltiplicarsi di contraffazioni che si cercò di arginare inizialmente attraverso la divulgazione di leggi e decreti punitivi e, successivamente, con l'abbandono della monetazione in elettro.

     La coniazione di monete d'argento fu caratteristica del mondo greco. Le città greche potevano sfruttare miniere varie di questo metallo: Atene, ad esempio, sfruttò quelle del Pangeo e dal V secolo a.C. anche quelle del Laurion. Per altre città greche è più difficile stabilire la provenienza dell'argento. E' probabile che molte comunità greche, non avendo la possibilità di sfruttare direttamente miniere, ottenessero il metallo necessario alle emissioni con il commercio: ad esempio Corinto probabilmente lo riceveva dall'Illiria. Anche le città della Magna Grecia se ne rifornivano per via commerciale, soprattutto quella etrusco-punica.

     Le monarchie ellenistiche riuscirono, invece, a disporre dell'oro dall'Oriente e dal Sudan e dell'argento dall'Asia Minore.

     L'uso del rame in lega con altri metalli, soprattutto con lo stagno (che crea il bronzo), è tipico delle emissioni italiche e, quindi, anche di Roma, come dimostra la serie dell'asse di bronzo. Più tardi i romani, soprattutto da Cesare in poi, usarono anche un'altra lega di rame e zinco, detta oricalco, analoga al nostro ottone. Questo metallo fu utilizzato regolarmente da Augusto in poi per l'emissione di dupondî e sesterzi allo scopo di distinguere questi due nominali dalla restante monetazione enea. Va notato, però, che, accanto a queste emissioni bronzee, ad un certo punto, in età repubblicana, se ne affiancò una in argento, destinata a divenire, in seguito, la moneta centrale del sistema monetale romano, il denario. Ciò creò necessità di approvvigionamento  in grande quantità di questo metallo. Per questo motivo la Spagna, ricca di miniere, divenne il punto nodale del secondo conflitto punico-romano ( 218 -202 a.C ): famose erano le miniere di Cartagena, sfruttate a pieno dal II secolo a.C. Rara fu in età repubblicana la monetazione aurea, legata ad eventi particolari. Con la riforma augustea la coniazione di monete d'oro divenne regolare: l'oro necessario affluiva dalla Gallia e, via via, dopo le varie conquiste, dall'Europa del Nord e dell'Est, ma soprattutto, con Traiano, dalla Dacia.

CIAO! E grazie ancora!

 


Inviato

Grazie a te per le interessantissime notizie che hai riportato.Un bel riassunto sull'uso dei vari metalli.

Direi che hai cominciato col piede giusto.Complimenti e benvenuta :)


Inviato (modificato)

Da un articolo interessante di Paolo Lucarelli "estraggo" alcuni paragrafi in merito alla metallurgia ed alla sua evoluzione. Non si parla di monete ma di metalli.

Se qualcuno volesse leggere tutto l'articolo dal titolo "Le Origini dell'Alchimia" lo allego in formato pdf, di seguito incollo solo i paragrafi concernenti la metallurgia.

Se ora ci volgiamo ai documenti che la storia ufficiale ci propone, dobbiamo constatare che solo a partire dal VII, VI secolo a.C. possiamo parlare di storia in senso proprio. Abbiamo poi delle informazioni frammentarie e variamente interpretate, che risalgono all'inizio del 3 millennio a.C. Al di là di questa barriera, non vi è più nulla che si possa considerare storia in nessun senso. È una constatazione già fatta da altri, su cui non ritorneremo, e che ha a che fare con la teoria dei cicli ripetuti di distruzione parziale della superficie terrestre, che fa tuttavia parte dell'insegnamento tradizionale che stiamo studiando.

Qui, a sfatare alcuni luoghi comuni sull'uomo preistorico, che lo vedono simile a certi miserevoli primitivi che sopravvivono nelle foreste tropicali, conviene: una breve deviazione sulla più antica metallurgia (15)

Le notizie su miniere preistoriche sono scarse perché per lo più cancellate dall'attività mineraria successiva: appare comunque certo che l'estrazione dei minerali era regolarmente praticata sin dal Paleolitico superiore, cioè almeno 10.000 anni fa, quindi molto tempo prima della cosiddetta età dei metalli (16). Un esempio sono le testimonianze di estrazione del cinabro (solfuro di mercurio) a Vinča, nei pressi dell'attuale Belgrado.

La più antica metallurgia è certamente quella del piombo. Il più comune tra i suoi minerali, la galena (solfuro di piombo) si fonde così facilmente che basta ad ottenere il metallo, un fuoco di legna secca o di carbone di legna all'aperto, con temperature inferiori a 800°C (17). I documenti più antichi su questo procedimento risalgono al 6500 a.C. a Çatal Huyuk in Asia Minore. Altri reperti in Iraq, Iran e in Egitto suggeriscono tutti per la fusione del piombo una notevole diffusione e un inizio nel VII millennio a.C.

In realtà è probabile che più del piombo, interessasse l'argento spesso presente sia nella galena, sia in vari minerali complessi di piombo-antimonio-argento. Numerosi manufatti di argento del IV millennio si sono trovati a Biblo, nel Libano, in Palestina, a Ur e Warka in Mesopotamia, a Beycesultan, Alikar Hűyűk e Korukustan in Asia Minore.

Il processo per ottenere l'argento passava per la diffusione dei minerali di piombo: i due metalli si liquefano insieme, mentre altri elementi presenti nel minerale, come ferro, manganese, silicio, calcio e alluminio, passano principalmente nelle scorie. L'argento deve essere poi separato dal piombo e questo avviene per mezzo del procedimento noto come COPPELLAZIONE. La lega di piombo e argento viene fusa in un crogiolo e mantenuta ad una temperatura abbastanza elevata, mentre su di essa viene soffiata aria. L'aria ossida il piombo, trasformandolo in litargirio (monossido di piombo).

Le impurità come rame, stagno, antimonio arsenico e bismuto, vengono anch'esse in gran parte ossidate; non l'argento, che per lo più contiene anche una traccia d'oro.

Una volta che il litargirio sia stato assorbito dalle pareti del crogiolo (o eliminato con mezzi meccanici) rimane come residuo un globulo fuso di metallo nobile. L'argento così ottenuto contiene sempre una quantità residua di piombo, che può variare dal 2 allo 0,05%. Il coperchio di uno scrigno in argento, proveniente da Nagada in Egitto, del 3600 a.C., ha mostrato all'analisi un contenuto di piombo dello 0,45%, ed è perciò sicuramente un esempio di metallo ottenuto per coppellazione. Ci siamo dilungati su questo processo, in uso ancora oggi, e che appare dunque noto sin dalla più remota antichità, per notare che una civiltà che lo pratichi, non solo ha evidentemente raggiunto un livello tecnologico piuttosto raffinato, ma non può essere ingannata con leghe che simulino oro o argento: la coppellazione infatti, è anche il metodo più certo per riconoscere i metalli preziosi, e separarli da impurezze. Resta da chiedersi quanto una mitologia che narra di Crono-Saturno, il piombo, che mangia tutti i suoi figli, i metalli non  nobili, ma non Zeus, il metallo nobile non ossidabile, sia stata influenzata da queste conoscenze metallurgiche. Ma è un tema che per ora rinviamo.

Alla fine del V millennio a.C. abbiamo testimonianze di una metallurgia del rame evoluta, alimentata da una propria industria mineraria. Una miniera sfruttata certamente sin dalla seconda metà del V millennio è a Rudna Glava, in Iugoslavia; nel pressi del confine con la Romania. Non lontano, ad Ai Bunar in Bulgaria, giacimenti di rame furono sfruttati molto presto, mediante la tecnica dell'estrazione a cielo aperto (18). Antiche miniere di rame sono note anche in altre parti d'Europa. Una di esse è stata scoperta a Chinflon in Spagna. Fuori dall'Europa, nell'area di Veshnovch nell'Iran, il minerale veniva estratto da una miniera con gallerie sotterranee lunghe 40 metri. Un'altra antica miniera di rame nell' Asia Occidentale è quella di Kozlu, nella Turchia centrale, i cui pozzi avrebbero una profondità di 50 metri.

Notiamo che ottenere il rame dai suoi minerali è piuttosto difficile. I minerali più comuni sono la malachite, l'azzurrite e la calcopirite. I primi due possono essere ridotti a metallo a temperature molto inferiori al punto di fusione del rame (1083 C) ma questo resta disseminato e non disponibile, finché la temperatura non salga abbastanza per fonderlo e trasformare la ganga, costituita da minerali rocciosi, nello stato di scoria fluida: il risultato si presenta con due liquidi non miscibili sul fondo della fornace. La fusione di tutti questi minerali richiede una temperatura intorno ai 1200°C. La calcopirite, che era la più usata, richiede un arrostimento precedente.

I primi fonditori del Mediterraneo Orientale generalmente procedevano riempiendo un forno di pietra con stati alternati di carbone di legna e di minerale combinato con un fondente. Questo, nel forno caldo, tendeva a combinarsi con la ganga e la allontanava dal metallo. In molti minerali la scoria era costituita da ossido di silicio in varie forme. Il fondente appropriato era allora un ossido di ferro, l'ematite, che alla temperatura del forno si combinava con la silice formando un silicato di ferro. Se il minerale di partenza aveva una percentuale significativa di arsenico, ciò che si otteneva non era rame, ma del bronzo naturale, che aveva il vantaggio di possedere una maggior durezza: si preferivano perciò minerali di rame arsenicale fin quando, nel II millennio, non si scoprì che lo stagno induriva il rame al pari dell'arsenico con minor tossicità. Nei primi anni del secondo millennio la produzione di bronzo allo stagno aveva superato quella di bronzo all'arsenico.

Verso la fine del II millennio il ferro cominciò a sostituire il bronzo nella produzione di utensili ed armi, ma questa non va considerata un'innovazione tecnologica, quanto piuttosto la risposta ad un'improvvisa scarsità di bronzo, probabilmente dovuta ad un'interruzione nel rifornimento di stagno: il bronzo infatti presentava rispetto al ferro vantaggi considerevoli, e quindi solo la necessità può spiegare questa sostituzione insoddisfacente.

I primi lavoratori metallurgici infatti estraevano il ferro da minerali, soprattutto ematite e magnetite, per mezzo di un processo molto simile a quello usato per ottenere il rame. Vi era però una notevole differenza. Il ferro non fonde a temperature inferiori a 1537°C e la massima temperatura raggiungibile nei forni in uso all'epoca era di circa 1200°C. La fusione del minerale di ferro a quella temperatura non dà un bagno di metallo fuso, ma una massa spugnosa mista a ossido e silicato di ferro. In seguito la martellatura alla forgia trasformava, con una specie di spremitura meccanica, il massello di ferro poroso in una struttura continua di particelle di ferro qua e là interrotta da inclusioni di scoria non eliminata. Questo era il materiale di partenza da cui il fabbro ricavava poi oggetti con ulteriore riscaldamento e martellatura. Ciò che il fabbro si trovava a dover lavorare era un cattivo succedaneo del bronzo. Infatti il ferro così ottenuto è un metallo dolce, decisamente meno resistente (19). Si consideri poi che il bronzo poteva essere fuso alle temperature raggiungibili all'epoca e che si corrode lentamente, mentre il ferro si corrode rapidamente con danni spesso gravi. Si comprende dunque come non si sia trattato di un progresso, almeno per quel periodo (20), anche se allora dovette certamente incominciare uno studio teso a migliorare le prestazioni del ferro e per aumentare la temperatura dei forni, che condusse nel tempo a risultati validi.

Ci resta dunque, per concludere, dalle profonde nebbie di questa autentica preistoria che possiamo studiare solo per indizi e tracce, l'immagine di un mondo evoluto, provvisto di una tecnologia per nulla rudimentale, che ha acquisito una notevole dimestichezza con processi di fornace e metallurgici, che sa riconoscere e manipolare composti chimici, i cui resti preziosi testimoniano di civiltà non certo primitive.

Note:

15 - Per questa parte vedi in particolare: L.B. Iovanovic Le origini dell'estrazione del rame in Europa, «Le Scienze» n. 143. N.H.Gale e Z.Stos-Gale Piombo e Argento nell'antico Egeo «Le Scienze» n.156. R.Maddin, G.D.Muhly e T.S.Wheeler Come ebbe inizio l'età del ferro, «Le Scienze» n.113 e la bibliografia citata.

16 - L’inizio dell’età del bronzo antica (EBI) si pone intorno al 350 a. C.

17 - Questa temperatura è molto superiore al punto di fusione del piombo metallico che è di 327 ° C.

18 - Cultura di Karanovo VI, tardo Calcolitico.

19 - Questo ferro ha una resistenza a trazione di circa 28 kg.\mm2 , solo di poco superiore a quella del rame puro (22 kg.\mm2). Il processo di incrudimento causato dalla continua martellatura può portarne la resistenza a 70 kg.\mm2. Tuttavia un bronzo all’11% di stagno ha, allo stato di getto, una resistenza a trazione di 48 kg.\mm2 , che dopo la lavorazione a freddo può raggiungere 84 kg.\mm2.

20 - Il ferro non venne fuso prima della metà del primo millennio a. C. , quando il processo fu realizzato per la prima volta dai cinesi in estremo oriente.

LE_ORIGINI_DELL__ALCHIMIA.pdf

Modificato da fra crasellame
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