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Inviato

Secondo me si può fare un raffronto anche pensando ai materiali con cui erano realizate le monete di allora.

Prendiamo come metro di paragone l'oro, le 20 lire erano in oro 900/1000 e pesavano 6.45gr, se prendiamo la quotazione dell'oro 900 dei giorni nostri, otteniamo un valore di 180€.

Va detto che all'epoca l'oro aveva un potere di acquisto più basso rispetto ad oggi, potremmo quindi paragonare la moneta da 20 lire di allora ad una banconota da 100€ di oggi (molto spannometricamente), di conseguenza le 5 lire potrebbero essere, più o meno, la nostra banconota da 20€, e 1 lira una banconota da 5€.


Inviato

Secondo me si può fare un raffronto anche pensando ai materiali con cui erano realizate le monete di allora.

Prendiamo come metro di paragone l'oro, le 20 lire erano in oro 900/1000 e pesavano 6.45gr, se prendiamo la quotazione dell'oro 900 dei giorni nostri, otteniamo un valore di 180€.

Va detto che all'epoca l'oro aveva un potere di acquisto più basso rispetto ad oggi, potremmo quindi paragonare la moneta da 20 lire di allora ad una banconota da 100€ di oggi (molto spannometricamente), di conseguenza le 5 lire potrebbero essere, più o meno, la nostra banconota da 20€, e 1 lira una banconota da 5€.

Aspetto interessante, perché in effetti il valore della moneta al tempo era soprattutto legato al metallo nobile contenuto, mentre oggi rappresenta la credibilità del paese che la emette.

Però nel confronto c'é qualcosa che stona, infatti per noi 5 euro non è molto, al tempo 1 lira per i più era il salario giornaliero!

Potremmo invece assegnare alle 20 lire il valore di 500 euro, equiparando i due nominali più alti in circolazione effettiva, otterremmo per 1 lira il valore di 25 euro e per 1 centesimo quello di 0,25 euro.

Oppure ancora applicare dei correttivi in base al metallo alzando leggermente il valore dell'oro e abbassando quello del rame.

Mi riprometto di rintracciare qualcosa di concreto, per ora é solo una teoria

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Inviato

Aspetto interessante, perché in effetti il valore della moneta al tempo era soprattutto legato al metallo nobile contenuto, mentre oggi rappresenta la credibilità del paese che la emette.

Però nel confronto c'é qualcosa che stona, infatti per noi 5 euro non è molto, al tempo 1 lira per i più era il salario giornaliero!

Potremmo invece assegnare alle 20 lire il valore di 500 euro, equiparando i due nominali più alti in circolazione effettiva, otterremmo per 1 lira il valore di 25 euro e per 1 centesimo quello di 0,25 euro.

Oppure ancora applicare dei correttivi in base al metallo alzando leggermente il valore dell'oro e abbassando quello del rame.

Mi riprometto di rintracciare qualcosa di concreto, per ora é solo una teoria

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No, non credo che le 20 lire potessero essere paragonate ai 500€ odierni.

Come detto l'oro di fine '800 aveva un potere d'acquisto minore dell'oro dei giorni d'oggi. Bisogna anche considerare che la quotazione odierna è dopata dalla crisi (l'oro è un bene rifugio) e che solo una decina di anni fa il suo valore era un terzo di quello che ha oggi.

Rispetto ad oggi, nel passato, l'oro valeva di meno e l'argento di più.

Prendo ad esempio l'epoca romana imperiale.

Un aureo pesava circa 7,2 gr di oro e aveva il valore nominale di 25 denari, che contenevano 3,4 gr di argento.

Quindi 7,3gr di oro = 85 grammi d'argento.

Proviamo a quotare i metelli al valore corrente (oro 30€/gr, argento 0,30€/gr), 219€ d'oro equivalevano a 25,5€ di argento.

Buffo eh?

Circa alla capacità di acquisto del denaro, non possiamo paragonarla a quella odierna di un paese occidentale, alcuni beni, come i prodotti derivati da lavorazione industriale, costavano molto di più di oggi, mentre i generi alimentari non confezionati avevano prezzi più accessibili.

Un paragone esatto fra ieri ed oggi, temo sia impossibile, sarebbe quasi più corretto paragonare l'Italia di ieri con un paese del terzo mondo di oggi (dove effettivamente vivono con pochi euro al giorno).

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Inviato

No, non credo che le 20 lire potessero essere paragonate ai 500€ odierni.

Come detto l'oro di fine '800 aveva un potere d'acquisto minore dell'oro dei giorni d'oggi. Bisogna anche considerare che la quotazione odierna è dopata dalla crisi (l'oro è un bene rifugio) e che solo una decina di anni fa il suo valore era un terzo di quello che ha oggi.

Rispetto ad oggi, nel passato, l'oro valeva di meno e l'argento di più.

Prendo ad esempio l'epoca romana imperiale.

Un aureo pesava circa 7,2 gr di oro e aveva il valore nominale di 25 denari, che contenevano 3,4 gr di argento.

Quindi 7,3gr di oro = 85 grammi d'argento.

Proviamo a quotare i metelli al valore corrente (oro 30€/gr, argento 0,30€/gr), 219€ d'oro equivalevano a 25,5€ di argento.

Buffo eh?

Circa alla capacità di acquisto del denaro, non possiamo paragonarla a quella odierna di un paese occidentale, alcuni beni, come i prodotti derivati da lavorazione industriale, costavano molto di più di oggi, mentre i generi alimentari non confezionati avevano prezzi più accessibili.

Un paragone esatto fra ieri ed oggi, temo sia impossibile, sarebbe quasi più corretto paragonare l'Italia di ieri con un paese del terzo mondo di oggi (dove effettivamente vivono con pochi euro al giorno).

Si, hai ragione, in un sistema fondato sul bimetallismo la conversione oro/argento faceva in modo che la richiesta e quindi il valore dei due metalli fosse legato, cosa che oggi non é più e che determina la grossa differenza di prezzo( al contrario la produzione é cresciuta più per l'oro).

Il mio era un tentativo di fare un parallelo tra il valore del facciale e 'la sensazione di ricchezza', non so se mi spiego, e quindi una sorta di confronto sul potere d'acquisto percepito.

Curiosando in rete ho trovato una ricevuta di riscossione di pensione sociale di lire 18 e un' ingiunzione di pagamento per debiti di affitto per lire 13,40 entrambi risalenti al 1861. Mi sembrano cifre nominalmente basse, da cui la mia supervalutazione del 20 lire :D

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Inviato

Fare un raffronto esatto è molto più complesso, ci sono state di mezzo inflazioni, i prodotti hanno assunto importanze diverse per la vita delle persone e la moneta ha subito una grossa svalutazione, quindi la lira del 1861 non valeva certo quanto la lira degli ultimi anni Novanta.

Magdi

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Inviato (modificato)

Buongiorno.. secondo me; sono paragoni che lasciano" il tempo che trovano" è tutto relativo.

senza andare tanto lontano, negli anni 70 appena messo su famiglia.. con il mio stipendio mensile,(circa 80.000 lire vivevo decentemente. oggi una famiglia con 2.000 .€ vive? :nea:

Modificato da vwgolf

Inviato

Ho provato a fare un semplice e banale calcolo.

Per ogni bene di cui il sito offre una serie storica di prezzi dal 1861 al 2011 ho preso il primo valore del 1861 e l’ultimo del 2011.

Stessa cosa ho fatto per L’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impigati ( Base 1913 =1)

La serie storica è in euro correnti.

Da ciò si evince che:

1861 i prezzi in euro erano i seguenti

Pane al Kg : 0.00021 euro

Pasta al Kg : 0.0031 euro

Riso al Kg: 0.00022 euro

Patate al Kg : 0.00006 euro

Carne bovinaal kg : 0.00045 euro

Carne suina al kg : 0.00057 euro

Uova al pezzo: 0.00003 euro

Latte al litro: 0.00012 euro

Burro al Kg : 0.00123 euro

Olio oliva al litro: 0.0074 euro

Vino al litro : 0.0034 euro

Caffè al kg : 0.00114

Zucchero al kg : 0.00077

INDICE PREZZI AL CONSUMO ( Base 1913=1 ) : 0.82

2011 i prezzi in euro erano i seguenti

Pane al Kg : 2.73 euro

Pasta al Kg : 1.55 euro

Riso al Kg: 2.50 euro

Patate al Kg : 0.98 euro

Carne bovina al kg : 15.65 euro

Carne suina al kg : 8.57 euro

Uova al pezzo: 0.22 euro

Latte al litro: 1.46 euro

Burro al Kg : 8.48 euro

Olio oliva al litro: 4.38 euro

Vino al litro : 1.84 euro

Caffè al kg : 10.71

Zucchero al kg : 1.06

INDICE PREZZI AL CONSUMO ( Base 1913=1 ) : 7335.53

Confronto i prezzi si può vedere quante volte sono aumentati i prezzi e precisamente:

Pane al Kg : 13000 volte

Pasta al Kg : 5000 volte

Riso al Kg: 11364 volte

Patate al Kg : 16333 volte

Carne bovina al kg : 34778 volte

Carne suina al kg : 15035 volte

Uova al pezzo: 7333 volte

Latte al litro: 12167 volte

Burro al Kg : 6894 volte

Olio oliva al litro: 5919 volte

Vino al litro : 5412 volte

Caffè al kg : 9395 volte

Zucchero al kg : 1377 volte

INDICE PREZZI AL CONSUMO ( Base 1913=1 ) : 8945 volte

A questo punto si può fare un discorso in termini reali.

I beni che sono aumentati più di quanto sia aumentato l’indice dei prezzi al consumo significa che sono aumentati in termini reali, il contrario dicasi per gli altri.

A questo punto si può dire che carne bovina, suina, latte, riso, patate, pane e caffè sono aumentati, mentre pasta uova, burro, olio d’oliva, vino e zucchero sono diminuiti ( cioè sono aumentati meno dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo)

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Inviato

Hai ragione

Senza addentrarmi in considerazioni economiche e statistiche

Basta ricordare che il pane , come tanti prodotti , presi in considerazione in questi elenchi , non sono comparabili a quelli odierni come tipo e qualita'

Buongiorno.. secondo me; sono paragoni che lasciano" il tempo che trovano" è tutto relativo.

senza andare tanto lontano, negli anni 70 appena messo su famiglia.. con il mio stipendio mensile,(circa 80.000 lire vivevo decentemente. oggi una famiglia con 2.000 .€ vive? :nea:

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Inviato

@@francesco77

Che nelle Due Sicilie il prezzo degli alimentari sia decisamente più basso è noto... purtroppo qui in Lombardia (e al nord in genere) il pane sotto ai 3 €/kg è pura utopia. Oltre a essere di qualità decisamente inferiore rispetto al vostro.

E' una delle cose che vi invidio, oltre alla meravigliosa monetazione di Ferdinando IV, mentre qui avevamo le brutture del Lombardo-Veneto... :clapping:


Inviato

Buongiorno.. secondo me; sono paragoni che lasciano" il tempo che trovano" è tutto relativo.

senza andare tanto lontano, negli anni 70 appena messo su famiglia.. con il mio stipendio mensile,(circa 80.000 lire vivevo decentemente. oggi una famiglia con 2.000 .€ vive? :nea:

A Bergamo una famiglia di 3 persone con 2000 € vive agevolmente, vacanze comprese, e regge pure il mutuo.


Inviato

Credo che una risposta alla domanda iniziale, scevra dalle dinamiche dei prezzi di singoli beni, possano darle le tavole presenti al seguente link:

http://www.istat.it/it/archivio/118813

che riportano i coefficienti per tradurre valori monetari in Italia da uno specifico anno ad un altro.

Il coefficiente per tradurre valori monetari del 1861 in valori del 2013 è 9320,33.

Una lira del 1861 equivale a 9320,33 lire del 2013 ovvero 4,81 euro.

Fermi restando tutti i distinguo sulla diversità delle epoche, del tenore di vita delle popolazioni ecc.


Inviato

Credo che una risposta alla domanda iniziale, scevra dalle dinamiche dei prezzi di singoli beni, possano darle le tavole presenti al seguente link:

http://www.istat.it/it/archivio/118813

che riportano i coefficienti per tradurre valori monetari in Italia da uno specifico anno ad un altro.

Il coefficiente per tradurre valori monetari del 1861 in valori del 2013 è 9320,33.

Una lira del 1861 equivale a 9320,33 lire del 2013 ovvero 4,81 euro.

Fermi restando tutti i distinguo sulla diversità delle epoche, del tenore di vita delle popolazioni ecc.

Condivido.

quindi 100 lire del 1861 sono come 481 euro dei giorni nostri (da un punto di vista meramente matematico).

Ora sarebbe interessante anche sapere un operai quanto guadagnasse all'epoca....

Secondo questi calcoli dovrebbe aver guadagnato circo 250/300 lire al mese ( anche se poi si apre un'altro discorso circa le ore di lavoro degli operai del 1861 rispetto agli operai di oggi; quindi forse è meglio fare un discorso di "paga oraria").


Inviato

Ora sarebbe interessante anche sapere un operai quanto guadagnasse all'epoca....

Secondo questi calcoli dovrebbe aver guadagnato circo 250/300 lire al mese...

Magari :rolleyes:

I dati del 1861 non li ho, ma posso dirti, per averlo scritto io stesso in qualche altra discussione (e all'epoca sicuramente ho preso i dati da qualche fonte attendibile) che a inizio '900, fino a prima della Grande Guerra, un medico generico guadagnava poco più di 100 lire al mese, un maestro di scuola 50-55.

Un operaio, 40 anni prima, forse non arrivava a 10 lire.

petronius oo)

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Inviato

Condivido.

quindi 100 lire del 1861 sono come 481 euro dei giorni nostri (da un punto di vista meramente matematico).

Ora sarebbe interessante anche sapere un operai quanto guadagnasse all'epoca....

Secondo questi calcoli dovrebbe aver guadagnato circo 250/300 lire al mese ( anche se poi si apre un'altro discorso circa le ore di lavoro degli operai del 1861 rispetto agli operai di oggi; quindi forse è meglio fare un discorso di "paga oraria").

"*Nello Rosselli - Mazzini e Bakunin

.... Di qui la necessità di estendere il nostro esame ai prezzi dei generi di consumo, o almeno (poiché difettano, al solito, per questo periodo, statistiche precise, che rilevino la media dei prezzi sul mercato italiano) del principale genere di consumo…. Nel 1862 il prezzo medio del frumento era di L. 28,52 al quintale. A un operaio che guadagnasse L. 1,30 al giorno (e, per citare un esempio concreto, un operaio tessile) eran necessarie circa 22 giornate di lavoro per acquistare un quintale di frumento. Il consumo medio di frumento per abitante è stato calcolato, grosso modo, in kg 128 annuali (ndr poco). Ed è evidente che questo dato sarà superiore al vero per le classi agiate, inferiore – se pur di poco – per le classi lavoratrici, il cui alimento fondamentale e, in qualche caso (in quegli anni) quasi esclusivo è costituito appunto dal pane. Con tre persone a carico, quell’operaio doveva dunque lavorare circa 111 giorni per guadagnare le 145 lire necessarie al solo frumento per la famiglia! Se dunque dal salario annuo dell'operaio (per 300 giorni lavorativi, a L. 1,30 al giorno, L. 390) si detraggono L. 145 per il solo frumento, vien fatto di domandarsi in qual modo l'operaio avrà potuto provvedere alla casa, al companatico, al vestiario, alla luce (non elettrica), alle tante altre spese indispensabili. …1903-Bersaglieri alle carceri di Sanremo (Forte) Non bisogna poi dimenticare l'elevatissimo numero di donne impiegate nell'industria. Pietro Ellena accertava nel 1875 che nelle industrie seriche, su 200 393 operai, si contava il 60,10% di donne; nelle industrie laniere su 24 930 il 31,15%; nelle industrie del cotone su 54 041, il 50,53%; nelle industrie della carta su 17 318, il 41,27%27. Nel '62 troviamo donne che lavorano 10, 11, 12 ore con salari di 50, 60, 70 centesimi al giorno; massimo, in pochissimi casi raggiunto, L. 1,20, 1,25. Grandi masse di fanciulli d'ambo i sessi erano impiegati nelle fabbriche, nelle miniere, ovunque, senza alcun controllo, senza alcuna protezione legislativa. Sulla attività di qualche nucleo operaio (cappellai, tipografi, sarti, ecc.) che verranno anch'esse citate nel corso di questo lavoro seguo per questa ricerca il già citato Geisser. Un tentativo analogo, ma per gli anni seguenti al 1871, era già stato fatto in «Annali Stat. it.», Roma 1904, p. 360. Dalle cifre che ho sott'occhio ricavo appunto questo approssimativo salario medio per i tessili dell'alta Italia. Questo calcolo ha un valore soltanto approssimativo. Com'è noto, in molti luoghi d'Italia il granoturco sostituiva allora e sostituisce oggi in parte il frumento. Il granoturco nel 1862 costava L. 19,91 al quintale. Per quanto mi sappia, l'unico tentativo, grossolano fin che si vuole, ma pur sempre interessante, di ricostruire il bilancio operaio intorno al 1861 è quello che in vari numeri de «L'Unità italiana», Milano, dicembre 1861, fece Gaetano Perelli. Nei suoi articoli intitolati Alimenti degli operai, il Perelli prese a base un guadagno indice di 20 e ne calcolò così l'impiego: 8 per il vitto, 3 per la pigione, 3 per l'educazione dei figli, 3 per vestiti e spese di casa, 1 per spese straordinarie, 1 per risparmio, 1 per passatempi. Fissò a due lire il salario medio giornaliero degli operai, avvertendo che, in base alle sue ricerche, gli pareva di «avere esagerato in piu'». Dunque L. 600 all'anno; delle quali L. 240 ossia L. 0,65 al giorno venivano assorbite in spese per alimenti. Le restanti 360 si suddividevano così: L. 90 per la pigione e per il vestiario; altrettante per l'educazione dei figli; 30 per spese straordinarie, 30 per risparmi e 30 per passatempi. Il calcolo del Perelli, interessante senz'altro perché compiuto da un contemporaneo, presenta evidenti difetti; arbitraria e inverosimile è la suddivisione delle spese nel bilancio, troppo elevato il salario assunto come medio; nonpertanto ci dà un'idea della realtà, che se mai pecca, a parer mio, di soverchio ottimismo. Op. cit.; GEISSER e MAGRINI, op. cit., pp. 806-9. (ndr da considerare in funzione percentuale partendo dall'assunto di uno stipendio mensile che stava fra le 300 e le 400 lire)"

Fonte http://digilander.libero.it/fiammecremisi/statistiche.htm

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Inviato

Lo studio di Geisser e Magrini sui salari nella seconda metà dell'ottocento è disponibile al link. Risulta, per fare un esempio, che un operaio tessile del nord, nel 1862 riceveva una paga oraria tra gli 11 e i 26 centesimi di lira; al lanificio Antongini di Borgosesia il salari giornaliero, sempre nel 1862, andava da 1,45 a 2,75 lire. Dal che si deduce una giornata lavorativa tra le 10 e le 12 ore. Considerando un 26 giorni lavorativi al mese (tolte le domeniche) verrebbe un salario mensile tra le 40 e le 70 lire circa.


Inviato

Quindi ricapitolando tutti questi utilissimi interventi mi pare di capire che approssimativamente lo stipendio mensile nel 1861 era tra 40/50 massimo 70 lire al mese.

A questo punto mi chiedo perchè coniare una moneta da 100 lire?

E' come se ora ci fosse una banconota che valga il doppio di una retribuzione media di un operaio.

A chi mai poteva servire? E soprattutto: il rischio di "incappare" in un falso avrebbe significato davvero una tragedia finanziaria per il malcapitato....


Inviato

Quindi ricapitolando tutti questi utilissimi interventi mi pare di capire che approssimativamente lo stipendio mensile nel 1861 era tra 40/50 massimo 70 lire al mese.

A questo punto mi chiedo perchè coniare una moneta da 100 lire?

E' come se ora ci fosse una banconota che valga il doppio di una retribuzione media di un operaio.

A chi mai poteva servire? E soprattutto: il rischio di "incappare" in un falso avrebbe significato davvero una tragedia finanziaria per il malcapitato....

Probabilmente monete di questo taglio servivano solo per le grandi transazioni (acquisto di terreni, o simili) e magari per il commercio con l'estero. Sicuramente non entravano nei borsellini del popolo.


Inviato

Quindi ricapitolando tutti questi utilissimi interventi mi pare di capire che approssimativamente lo stipendio mensile nel 1861 era tra 40/50 massimo 70 lire al mese.

A questo punto mi chiedo perchè coniare una moneta da 100 lire?

E' come se ora ci fosse una banconota che valga il doppio di una retribuzione media di un operaio.

A chi mai poteva servire? E soprattutto: il rischio di "incappare" in un falso avrebbe significato davvero una tragedia finanziaria per il malcapitato....

Contando che ne han coniate 1500 in tutto dubito fortemente che servissero per la circolazione.


Inviato

Questo tipo di salari non sono da equiparare ai salari odierni degli operai nei paesi sviluppati, hanno semmai una certa somiglianza con i salari che vengono pagati nei paesi in via di sviluppo: che so... in Vietnam, in Pakistan o in Nigeria. Sono salari da fame, che probabilmente erano insufficienti al mantenimento di una famiglia, era probabilmente necessario, a tal fine, che anche la moglie provvedesse alle entrate della famiglia e appena possibile anche i bambini. Insomma si parla di un'Italia molto più povera.

Riguardo ai grossi tagli monetari, le monete da 50 e 100 lire, data la bassissima tiratura, mi sa che di fatto non circolassero. Nelle transazioni importanti si usava probabilmente la moneta cartacea: banconote, buoni di cassa; che venivano emesse in quegli anni '60 dalle banche con tagli anche fino a 1000 lire.


Inviato

E' un calcolo che è già stato proposto varie volte senza ovviamente mai riuscire a dare un valore preciso, troppo diverse le economie ed i beni di consumo avevano un peso specifico diverso; credo che ragionevolmente si possa assegnare un potere d'acquisto medio situato in una forbice di 8 - 12 centesimi di euro per 1 centesimo di Lira del 1870..


Inviato

Questo tipo di salari non sono da equiparare ai salari odierni degli operai nei paesi sviluppati, hanno semmai una certa somiglianza con i salari che vengono pagati nei paesi in via di sviluppo: che so... in Vietnam, in Pakistan o in Nigeria. Sono salari da fame, che probabilmente erano insufficienti al mantenimento di una famiglia, era probabilmente necessario, a tal fine, che anche la moglie provvedesse alle entrate della famiglia e appena possibile anche i bambini. Insomma si parla di un'Italia molto più povera.

Riguardo ai grossi tagli monetari, le monete da 50 e 100 lire, data la bassissima tiratura, mi sa che di fatto non circolassero. Nelle transazioni importanti si usava probabilmente la moneta cartacea: banconote, buoni di cassa; che venivano emesse in quegli anni '60 dalle banche con tagli anche fino a 1000 lire.

Infatti il nominale più alto in oro che ha tirature compatibili con la circolazione é il 20 lire, anche se dubito che circolasse spesso nelle mani degli operai, i quali comunque non erano così poveri per i tempi; al livello più basso c'erano sicuramente i braccianti agricoli, i quali costituivano la gran parte della forza lavoro nell' Italia del 1861 (70% agricoltura, 18% industria, 12% altro).

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