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IGNORED

Un aureo delle Guerre Civili 68-69 d.C.


Risposte migliori

Inviato (modificato)

Belle si', ma sempre con il rame che si affaccia....opinabile la patina, impeccabile la freschezza a mio parere! :)

Il caso di Boscoreale dunque, mostra, secondo degli studi, un'accentuata tesaurizzazione di pezzi migliori, non solo battuti a un migliore standard di peso e di fino, ma
anche meno usurati con preferenza per pezzi antecedenti le riforme. Quindi si ebbe tesaurizzazione e fusione della moneta buona.

Questo accade anche per ripostigli contenenti denari.

- ripostiglio di Este, datato post 80 (dal momento che vi compare un aureo di quell'anno), il quale contiene denari tutti anteriori al 64.

- Il tesoretto di Stein contiene 5 denari post-riforma su 48.

- Un tesoretto di Pompei ne contiene 4 su 49.

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Vitellio, April - December 69 AD. Aureo (7.31 g)

Ex "Perfectionist Collection," Leu 93, 10 May 2005, lot 11; ex collection of L. Biaggi, Bank Leu 25, 23 April 1980, 261; and from the Bosco Reale hoard of 1895

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Vespasiano. AD 69-79. Aureo (7.32 g)

Ex "Perfectionist Collection," Leu 93, 10 May 2005, lot 11; ex collection of L. Biaggi, Bank Leu 25, 23 April 1980, 261; and from the Bosco Reale hoard of 1895

Modificato da Fidelio

Inviato

Il criterio fondamentale per definire la provenienza da Boscoreale è la presenza di una tipica patina rossastra e che sia un aureo ante-80 d.C.

Purtroppo sono ben pochi gli aurei con sicuro pedigree, in grado di risalire fino alla prima vendita di Rollin e Feuardent.

Esiste un'ampia bibliografia sul tesoro di Boscoreale, che non è solo numismatico, ma furono trovati anche parecchio altro materiale di grande pregio artistico, dal vasellame in argento sbalzato fino ai gioielli...

Il libri a cui accennavo all'inizio, che ho potuto solo sfogliare al Ministero BC, è quello di

CARLO AVVISATI


GLI ORI DI BOSCOREALE
I gioielli e gli aurei del I secolo d.C. trovati da Vincenzo De Prisco nello scavo archeologico della villa detta "la Pisanella"
Boscoreale, 2012, pp. 84, con ill. b/n. n.t.

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E' un libro solo in B/N, ma Avvisati, noto giornalista de "Il Mattino", narra con molti particolari la storia di questo ripostiglio monetale.

Purtroppo è un libro difficile da trovare ed è edito dal comune di Boscoreale in 500 copie…..

Riguardo il ripostiglio edito dalla Cesano, ci sono 11 tavole fotografiche. Ne riporto in ordine (purtroppo non è stato facile scansionare bene in biblioteca):

post-7204-0-14403700-1399993163_thumb.pn

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  • Mi piace 1

Inviato

La lista delle tipologie presenti nel tesoro di Boscoreale e' pubblicata a pagine 574 della Revue Numismatique 1895.

La storia del ritrovamento di Boscoreale che a Napoli si e' tramandata di generazione in generazione e' diversa da quella ufficiale, appena ho cinque minuti.....

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Inviato (modificato)

Grazie Arturo, m'ero scordato il Revue Numismatique 1895. Ecco la pagina con la stringata lista (con i numeri Cohen):

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C'era perfino l'aureo di Vitellio con i figli…., del tipo come quello apparso su NAC 72/2013, n. 620 (ex coll. Biaggi, ma non si sa se proveniva da lì, anche se manca la solita patina rossiccia), che ha realizzato 180.000 CHF….

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Pure io avevo sentito che la ricostruzione "ufficiale" del tesoro di Boscoreale non è molto corretta. Attendo volentieri la vera storia…...

Modificato da acraf

Inviato

Il criterio fondamentale per definire la provenienza da Boscoreale è la presenza di una tipica patina rossastra e che sia un aureo ante-80 d.C.

Purtroppo sono ben pochi gli aurei con sicuro pedigree, in grado di risalire fino alla prima vendita di Rollin e Feuardent.

Guarda qui cosa è passato in asta proveniente da "Boscoreale hoard 1895", senza parole :)

Ira & Larry Goldberg Coins & Collectibles, Inc.

Auction 72 (03.02.2013)

post-7915-0-11116300-1400044504_thumb.jp


Inviato

E questo dovrebbe confermare, senza più grandi possibilità di dubbi, quello che scrissi qualche tempo fa e che fu contestato: la patina "Boscoreale" è riproducibile....


Inviato (modificato)

Ovviamente la patina rossastra e' riproducibile (anche se secondo me quelle false si riconoscono), ma altrettanto ovviamente l'aureo di Ira & Larry Goldberg non prova proprio niente dal momento che la patina rossastra e' tipica di diversi ripostigli e non solo di quello di Boscoreale.

Basta pensare al ripostiglio di Arras della tetrarchia (dove le monete hanno una patina rossa ancora più carica) e a quello di Karnak da cui probabilmente la moneta di Ira & Larry Goldberg proviene.

Modificato da art74

Inviato

Guarda qui cosa è passato in asta proveniente da "Boscoreale hoard 1895", senza parole :)

Ira & Larry Goldberg Coins & Collectibles, Inc.

Auction 72 (03.02.2013)

Non ho capito la "americanata" di Goldberg, quando si sa benissimo che gli aurei del tesoro di Boscoreale arrivano fino a Domiziano, intorno all'80 d.C.

Quindi cosa c'entra un Caracalla & Geta con Boscoreale. Veramente da restare senza parole….

Giustamente Arturo ha evidenziato che la patina rossastra non è esclusiva di questo ripostiglio, ma si riscontra anche in altri ripostigli e dipende ovviamente dalle particolari condizioni del terreno (non entro nei meriti metallurgici che non sono il mio forte).


Inviato (modificato)

Terreno carico di ferro o rame, possibilmente sottoposto a calore intenso.
La sparata sull'aureo di Geta magari avrà convinto qualche neo arricchito che per noia non sapeva dove spendere i suoi soldi,certo che leggere simili castronerie fa molto male alla numismatica

Saluti
Babelone

Modificato da babelone

Inviato

Ovviamente la patina rossastra e' riproducibile (anche se secondo me quelle false si riconoscono), ma altrettanto ovviamente l'aureo di Ira & Larry Goldberg non prova proprio niente dal momento che la patina rossastra e' tipica di diversi ripostigli e non solo quelle di Boscoreale.

Basta pensare al ripostiglio di Arras della tetrarchia (dove le monete hanno una patina rossa ancora più carica) e a quello di Karnak da cui probabilmente la moneta di Ira & Larry Goldberg proviene.

Non è che si riconosca tanto bene, anche perché non è una sostanza "in più" alla moneta( come lo è la finta cuprite sui bronzi) ma una diffusione superficiale , provocata ,di una componente che è "nella" moneta...

Probabilmente a livello di laboratorio qualche differenza salterebbe fuori( non lo so, perché non ho avuto modo di fare confronti) ma all'osservazione con strumenti "normali" ( binoculare o microscopio digitale) la differenza non è univocamente riconoscibile...

Ciò non toglie che gli aurei possano avere la colorazione rossastra tipo " Boscoreale" qualora in giacitura in condizioni analoghe o necessarie allo sviluppo, che non sono solo intorno al Vesuvio, così come non sono solo tipiche etnee, altre colorazioni caratteristiche....

A Karnak non ci sono mai stato, evidentemente il terreno è favorevole alla creazione di questo colore...

I solidi presentano queste colorazioni più spesso degli aurei.......


Inviato

scusate se mi intrometto , volevo solo un informazione , ho da tempo unquadrante di domiziano raffigurante un rinoceronte , ha un valore. grazie


Inviato

Riguardo le patine Arras; Karnak; Boscoreale; non credo bastino tre esempi e poco mirati ma piu o meno siamo quà.

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Inviato

Non è che si riconosca tanto bene, anche perché non è una sostanza "in più" alla moneta( come lo è la finta cuprite sui bronzi) ma una diffusione superficiale , provocata ,di una componente che è "nella" moneta...

Probabilmente a livello di laboratorio qualche differenza salterebbe fuori( non lo so, perché non ho avuto modo di fare confronti) ma all'osservazione con strumenti "normali" ( binoculare o microscopio digitale) la differenza non è univocamente riconoscibile...

Ciò non toglie che gli aurei possano avere la colorazione rossastra tipo " Boscoreale" qualora in giacitura in condizioni analoghe o necessarie allo sviluppo, che non sono solo intorno al Vesuvio, così come non sono solo tipiche etnee, altre colorazioni caratteristiche....

A Karnak non ci sono mai stato, evidentemente il terreno è favorevole alla creazione di questo colore...

I solidi presentano queste colorazioni più spesso degli aurei.......

Quindi la tonalità rossastra che talvolta si nota in ripostigli non è dovuta a una sorta di patinatura esterna (che in teoria si potrebbe anche eliminare), ma all'emersione di un componente della lega aurifera?

Ho ritrovato una vecchia discussione dove si parla proprio della patina rossastra di Boscoreale:

http://www.lamoneta.it/topic/35509-boscoreale/page-2

dove, al post # 22, il buon Numizmo afferma:

"Si tratta di uno strato di cloruro rameico (di colore rosso) che ricopre in parte la moneta, e che parte dalla stessa lega usata.

Il procedimento con la varecchina tende a replicare questo processo coinvolgente il rame presente nella lega della moneta, facendolo legare con il cloro e sodio, fino a formare un velo rossastro.

Non per niente, il procedimento non ha effetto sulll'oro a 24 Kt e funziona molto bene sulle saldature e sull'oro a più bassa lega (18Kt)".

Più avanti, nel post # 35, fra casellame ha scritto:

"Certamente le leghe contenenti rame possono dare qualche patina dovuta all'alterazione di questo elemento, ed in molti casi questo è proprio ciò che avviene.

Ma in monete di buon oro ?

Sicuramente non cloruro (è un sale molto solubile in acqua, quindi lungi dalla possibilità di formare patine), ma un prodotto dell'aggressione che l'oro subisce da parte delle poche molecole di acido cianidrico presenti nell'aria.

L'acido cianidrico è un gas molto spesso presente nelle emissioni vulcaniche, quindi ecco ben spiegata la patina delle monete di boscoreale.

Tuttavia quel che si forma non è un semplice cianuro (anche questo sarebbe solubile in acqua, tanto che la cianurazione è uno dei metodi per estrarre l'oro da materiali poveri) ma un complesso insolubile derivante dalla sua ossidazione."

Sarebbe interessante, dopo 6 anni, se si hanno maggiori informazioni sui meccanismi di formazione della patina rossastra.

Il pensiero corre ovviamente al rame, che è rosso e che è usualmente presente in leghe naturali di oro.

Il metallo usato negli aurei romani è sempre una lega di oro-argento-rame (AvAgCu), con tracce minime di altri elementi. Non ho sottomano testi di archeometallurgia e di analisi della composizione della lega presente negli aurei romani del I secolo d.C.

Mi sembra di ricordare che il titolo in oro è normalmente molto elevato, intorno al 98-99%, con circa 1% di argento e circa 0,2% di rame (l'oro al 100% è quello definitio a 24 carati ed è praticamente inattaccabile).

Bisogna partire dalla seguente figura:

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Si vede chiaramente che la presenza di tracce di rame determina una colorazione verso il rosso.

Nella gioielleria si usano varie tonalità di colore per l'oro. Il cosiddetto "oro rosso" (che era particolarmente apprezzato in Russia) è fatto tipicamente con 75% Au - 5% Ag - 20% Cu.

Ricordo vagamente che gli aurei di Guilio Cesare sono di particolare purezza e infatti sono generalmente molto gialli. Non so come si evolve la lega negli aurei da Augusto a Domiziano.

In ogni caso esiste una piccola quantità di rame che evidentemente in casi particolari si concentra sulla superficie dell'aureo, se parliamo di una sorta di "arrossamento" del metallo stesso dell'aureo.

E credo che questo sia il punto fondamentale.

Una piccola disgressione.

Mi ricordo che ad esempio nei denari d'argento, che sono in pratica di una lega di argento e rame (con titolo in argento che può arrivare a 92% o oltre in denari in buon argento come nel periodo repubblicano) avviene un particolare fenomeno, che può essere definito di "sbiancamento". Durante i vari passaggi per la produzione del denario (dalla preparazione del tondello, riscaldamento e coniazione), parte del rame che era presente nella lega in prossimità della superficie del tondello viene ossidata e rimossa e si sa bene che nel denario normalmente la parte più esterna della moneta è più pura rispetto all'interno della moneta stessa. Questo aspetto è molto importante in quanto costituisce un forte limite all'uso del metodo della fluorescenza da raggi X (XRF) sulle antiche monete d'argento. Normalmente tale metodo porta a una sovrastima del titolo effettivamente presente di argento. In un bello studio di Beck et al, Silver surface enrichment of silver-copper alloys: a limitation for the analysis of ancient silver coins by surface techniques, Nuclear Instruments and Methods in Physics Research B, 226 (2004), p. 153-164, gli autori hanno cercato di ripercorrere le varie fasi della produzione dei tondelli a partire da leghe a diverso titolo di argento. Alla fine del processo, essi hanno misurato i campioni dal titolo noto tramite la tecnica XRF e i risultati principali sono: le leghe con fino 18-72% hanno dato un valore superficiale del 72%; nell'intervallo 72-92% alla superficie hanno trovato 92% e solo con leghe con fino superiore al 92% la lettura della superficie corrispondeva al valore reale.

Ovviamente poi un denario romano, anche in buon argento, può mostrare qualche alterazione sulla superficie in determinate condizioni ambientali e mostrare anche tracce di ossidazione e altro.

Nel caso di aurei con titolo di oro molto alto, come nel corso del I secolo d.C., sono curioso di capire come il rame insito nella lega possa disporsi sulla superficie. Poi mi sembra che il trucco di passare l'aureo in varechina per arrossarlo un po' non riesca a ricreare il reale aspetto della "patina Boscoreale", che poi generalmente non è nemmeno uniforme (credo che si possa riconoscere tale trucco).

Può essere forse più verosimile quello che ha accennato Babelone.

Sarebbe utile sapere se sono state effettuate analisi sul terreno di Boscoreale e se hanno pubblicato qualcosa sulle condizioni che hanno portato alla famosa "patina Boscoreale".

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Inviato (modificato)

La varichina è un " contenitore" di cloro molto pratico e alla portata di chiunque.

Il rosso sugli aurei è cloruro rameico( rosso)...per ottenerlo occorre che nella lega ci sia presente il rame, in più o meno alta concentrazione. Lo si fa reagire e si ottiene il colore.

Più la lega contiene rame, più intenso è il colore che si otterrà. Negli aurei del periodo alto imperiale, Specialmente quelli della hirtia e coevi, la buona purezza permette solo leggere colorazioni, la cui intensità aumenta all'aumentare del titolo di rame.

Eventualmente, per manufatti i oro di buona lega, così come si può arricchire la concentrazione superficiale di fino con bagni caldi in urea e acidi( la captazione del rame nei denari sbiancati e l'aspetto aureo dei manufatti precolombiani) altrettanto si può favorire la diffusione del rame sulla superficie allo scopo di ottenere la pregiata patina rossastra che da' pregio di per se ed è spesso considerata segnale di autenticità... l'uniformità non è obbligatoriamente ottenuta e ottenibile, anzi...

Modificato da numizmo
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Inviato

Desidero fare una precisazione in merito al mio post # 59 quando parlo di calore intenso mi riferisco naturalmente alle emissioni di ceneri vulcaniche che possono contenere svariati elementi ed anche gas.

Naturalmente se nel libro risulta veritiero il racconto del ritrovamento in questa stanza vuota, ma con dei cunicoli che erano stati svuotati dalle ceneri vulcaniche, il tesoro palesemente non è stato ricoperto da queste ma è stato investito dai gas e dal calore intenso e la stanza vuota ha fatto da forno contribuendo allo sviluppo di qualche reazione chimica che ha generato la colorazione e per questo motivo mi sembra molto più plausibile la tesi di fra casellame.

Nel forum sanno che ho il massimo rispetto di tutte le opinioni,ma nel caso della candeggina però non sono d'accordo perché ho avuto la possibilità di esaminare qualche aureo che aveva subito questo procedimento e questa patina superficiale rossastra che si deposita se sfregata tra le dita viene facilmente via inoltre la moneta viene scaldata molto e ciò contribuisce a toglierle i tagli tipici della coniatura facendola sembrare quasi una moneta fusa,naturalmente io mi baso sulle mie esperienze personali, magari numizmo ( data la sua competenza sui metalli ) ha le sue che probabilmente io non conosco.

Saluti

Babelone


Inviato (modificato)

Desidero fare una precisazione in merito al mio post # 59 quando parlo di calore intenso mi riferisco naturalmente alle emissioni di ceneri vulcaniche che possono contenere svariati elementi ed anche gas.

Naturalmente se nel libro risulta veritiero il racconto del ritrovamento in questa stanza vuota, ma con dei cunicoli che erano stati svuotati dalle ceneri vulcaniche, il tesoro palesemente non è stato ricoperto da queste ma è stato investito dai gas e dal calore intenso e la stanza vuota ha fatto da forno contribuendo allo sviluppo di qualche reazione chimica che ha generato la colorazione e per questo motivo mi sembra molto più plausibile la tesi di fra casellame.

Nel forum sanno che ho il massimo rispetto di tutte le opinioni,ma nel caso della candeggina però non sono d'accordo perché ho avuto la possibilità di esaminare qualche aureo che aveva subito questo procedimento e questa patina superficiale rossastra che si deposita se sfregata tra le dita viene facilmente via inoltre la moneta viene scaldata molto e ciò contribuisce a toglierle i tagli tipici della coniatura facendola sembrare quasi una moneta fusa,naturalmente io mi baso sulle mie esperienze personali, magari numizmo ( data la sua competenza sui metalli ) ha le sue che probabilmente io non conosco.

Saluti

Babelone

I flussi piroclastici che hanno ucciso gli abitanti di Pompei, si calcola che avessero temperature tra i 500 e i 700 gradi e più per analogie con altre eruzioni di vulcani simili( vedi Pinatubo), quindi direi che gli aurei di Boscoreale hanno subito un riscaldamento non inferiore a quello che si usa per la creazione della patina rossa di cloruro di rame.

Quanto alle strie di coniatura e al fatto che un riscaldamento a 500 o più gradi le elimini fino a far sembrare la moneta fusa anziché coniata, posso garantire, per prove fatte, che il riscaldamento entro i limiti necessari alla formazione della patina rossa, non arriva a quei livelli e non modifica assolutamente la superficie delle monete essendo ben lontana dalle temperature a cui l'oro, o le altre componenti la lega della moneta, arrivano a punti prossimi alla fusione. Ma anche riscaldamenti molto più alti non modificano nulla, a meno che non si cominci ad andare verso gli 850 gradi...

Probabilmente le monete che hai visto tu erano monete sottoposte ad arricchimento superficiale tramite riscaldamento e immersione ,a caldo, in un captatore del rame, per farle sembrare di titolo più alto rispetto al loro effettivo. Lo fanno per far sembrare "autentici aurei a 22 carati" , le riproduzioni di gioielleria in oro 750.

Anche il fatto che quella patina che hai visto tu venisse via per semplice sfregamento leggero mi da' da pensare sulle modalità di replicazione che hanno usato.

La patina rossastra realizzata tramite il cloro, non viene via facilmente sfregandola , non più della originale, probabilmente.

Modificato da numizmo

Inviato (modificato)

Beh temo che parlare di patina reale o meno sia un tentativo abbastanza intricato da intraprendere se si dovesse scavare fino in fondo, per cui di certezza ne rimane poca non sapendo le dinamiche ambientali in cui sono state sigillate le monete. I riscontri sul banco di prova sono quelli elencati da @@numizmo per quanto riguarda i fenomeni di patinatura.

Oltremodo, studi paleobiologici per Ercolano ad esempio, analizzano gli effetti termici subiti dalle ossa dei cadaveri (cromatiche, macroscopiche, radiografiche) e confermano un raggiungimento di temperatura compresa fra 350 - 400°. L'esposizione degli oggetti è avvenuta in due fasi, prima la nube ardente e poi il successivo flusso piroclastico.

A questo punto è arduo sapere se le patine sono dovute dai gas, dall'evaporazione di sostanze liquide e oleose all'interno degli ambienti, dal contenitore che le conteneva, dalla composizione delle ceneri, dalla presenza o meno di infiltrazione d'acqua acida nel terreno o da una concomitanza di tutti questi.

Inoltre, sono numerosi i casi in cui oggetti metallici posti nelle vicinanze abbiano impregnato e patinato i tessuti ossei.

Voglio far notare che il rame intatto è rosso e che quello esposto prima o poi diventa verde malachitico senonchè azzurro = cloruro rameico dopo averlo stappato dal suo ambiente...non capisco perchè debba rimanere cosi intatto-rosso sull'oro! Non vi pare? Sono sigilate in cera microcristallina? Mi fermo qui.

Chiudo questa parentesi per dire che le ipotesi caso per caso cambiano... e di molto.

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Modificato da Fidelio

Inviato

Voglio far notare che il rame intatto è rosso e che quello esposto prima o poi diventa verde malachitico senonchè azzurro = cloruro rameico dopo averlo stappato dal suo ambiente...non capisco perchè debba rimanere cosi intatto-rosso sull'oro! Non vi pare? Sono sigilate in cera microcristallina? Mi fermo qui.

Chiudo questa parentesi per dire che le ipotesi caso per caso cambiano... e di molto.

A essere onesti non saprei cosa risponderti, però rosso è rosso.....e lo stesso rosso lo ritrovi sui punti di saldatura dei manufatti in oro antichi, fatti in lamina di oro quasi puro, saldature che venivano fatte per brasatura autogena con l'apporto di fondente, la "crisocolla" che è un silicato di rame e che , dopo 2000 anni è di un bel rosso rame scuro, invece che verde o azzurro.

Per la spiegazione scientifica mi sa che ci serve un chimico o un metallurgo.


Inviato (modificato)

In effetti sarebbe utile l'intervento di un chimico esperto in metalli.

Intanto mostro una piantina che mostra l'ubicazione di Boscoreale (con la freccia rossa, vicino a Boscotrecase) nella zona vulcanica.

Si vede chiaramente che era proprio alle pendici del Vesuvio e fu investita dai flussi piroclastici pochissimi attimi prima ancora di Pompei, situata più a sud…..

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Quindi almeno il calore ebbe sicuramente un ruolo. Se il meccanismo è simile alla varechina, bisogna immaginare alla presenza nella stanza di forte quantità di cloro libero, una situazione che non mi sembra realistica.

Ma il cloro è un anione e penso che un simile meccanismo prospettato da Numizmo possa essere realizzato a Boscoreale con una atmosfera di grande calore e satura di altri anioni, anche vari, fra cui possibilmente l'anione cianuro CN-, che si lega molto col rame.

Da biologo so che la famosa estrema tossicità del cianuro è proprio dovuto al fatto che lo ione CN- si lega col rame e col ferro presenti nel sito attivo dell'enzima citocrono c ossidasi, bloccando la catena di trasporto degli elettroni nei mitocondri e di conseguenza tutta la respirazione cellulare. Bastano 1-2 milligrammi per ogni chilo di peso corporeo ingeriti per via orale a uccidere in pochissimi istanti un individuo umano…. Gli ebrei furono gassati nel campi di concentramento con il gas Zyklon B, che non è altro che acido cianidrico (detto anche acido prussico, in onore della tedesca Prussia) concentrato in pastiglie a base soprattutto di farina fossile…. Per ironia della storia questo gas era nato come insetticida cianogenetico, ad opera di un chimico ebreo, Fritz Haber, impiegato della Bayer negli anni venti. Almeno Haber riuscì a salvarsi, emigrando in tempo, nel 1934.

Modificato da acraf

Inviato

@@Fidelio

il tuo dubbio e' più che lecito. Difatti il spesso il rame presente in superficie,, sui denari di argento forma la tipica patina da te descritta: malachite, ect....e' anche vero che le condizioni ambientale di Boscoreale sono di gran lunga diverse da quelle tipiche dei ritrovamenti. Bisognerebbe osservare qualche foto dei denari rinvenuti a Pompei e vedere come si e' ossidato il rame in lega/superficie.


Inviato (modificato)

Mi viene da ipotizzare che il tipo di patina avviene per "brunitura". Questo processo scurisce il rame e come tale viene cosi cosi definito.

Cioè il fatto che il rame non si ossidi è dovuto dal Nitrato Rameico che, con quelle temperature brunisce,

in poche parole il rame si riveste con un suo sale e blocca il processo di ossidazione!

Il Nitrato Rameico si è formato con il rame depositatosi in superficie (a causa del Cloro) che è stato a contatto con Acido Nitrico concentrato arrivato con l'eruzione.

Quindi il calore ha avuto un ruolo importante se cosi dovesse essere.

Riguardo alle ossidazioni dei denari non saprei se c'è qualche esempio evidente, in teoria dovrebbe verificarsi il medesimo effetto, ma il contenuto di rame varia in base ai periodi da considerare! Sarebbe interessante vedere degli esempi di vostra conoscenza!

Modificato da Fidelio

Inviato

Purtroppo non si vedono immagini a colori di denarii sicuramente rinvenuti a Pompei. Non so che aspetto hanno normalmente, senza considerare che molto spesso i rinvenimenti monetali erano sotto forma di conglomerati, con esemplari incollati fra loro…..


Inviato (modificato)

Ho notato infatti, che i denari vengono trovati in conglomerati, l'argento soffre di piu le impurezze contenute al suo interno, non sarà la stessa cosa per monete repubblicane.

Un territorio ambito fin dal periodo etrusco...è indice di ricchezza e fertilità! Un terreno che prometteva facili guadagni e prestigiose vedute fra montagna e mare!

Si legga di questi magnati romani e delle loro larghe tasche:

http://monetaoro.unicatt.it/allegati/i-prezzi-a-pompei.pdf

Modificato da Fidelio

Inviato

Ringrazio per l'interessante articolo.

Comunque i veri ricchi, con grossi patrimoni, non stavano dentro la città di Pompei, ma fuori, in ville con ampie terre, come nel caso della villa di Boscoreale, che era anche una fattoria.

Resta da attendere la vera storia del tesoro di Boscoreale, promessa da Arturo…..


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