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L'Aquila ai tempi di Carlo V d'Asburgo


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Buongiorno a tutti, desidero aprire una discussione inerente le monete battute a L'Aquila durante il periodo vicereale di Carlo V d'Asburgo (1519-1554), ho letto con molto interesse l'articolo pubblicato ne Il GdN di aprile 2014 a firma Raffaele Iula inerente un inedito carlino napoletano di Carlo V , mi complimento con l'autore (spero possa leggere questa discussione ed eventualmente intervenire), sono arrivato ad alcune mie considerazioni personali che scriverò appena avrò un po' di tempo nelle prossime ore. Nel frattempo desidererei leggere alcuni vostri commenti in merito all'argomento, mi permetto di postare una pagina dello studio di Iula e l'immagine di alcuni carlini siglati dal maestro di zecca Luigi Ram ®. Riporto poi qui di seguito un commento di @@Rex Neap che trovo molto interessante e prevalentemente in linea con il mio pensiero, faccio notare che attribuire il carlino oggetto del recente articolo di Iula alla zecca di Napoli è giusto perchè non ci sono elementi ufficialmente validi che dimostrino il contrario, ......... ma non è nemmeno sbagliato attribuirlo a L'Aquila, questo perchè dai documenti dell'epoca risulta che nel periodo compreso tra il 1503 ed il 16 giugno 1547 L'Aquila coniò ma non appose alcun segno di zecca per distinguere le sue monete da quelle battute a Napoli. L'argomento è molto importante anche in virtù di ciò che accadde a L'Aquila nel 1529 per colpa di questo signore che vedete a cavallo nell'incisione qui allegata. Lo stile di alcune monete siglate R dal Ram parlano chiaro .......... e spesso il peso e la bontà del metallo ci trasmettono a distanza di secoli le difficili e caotiche situazioni politiche di quegli anni tra assedi, spedizioni punitive e saccheggi vari.

Commento di Rex Neap al post 6 http://www.lamoneta.it/topic/121365-il-giornale-della-numismatica-aprile-2014/

" ..... ho appena terminato di leggere l'articolo di Raffaele Iula su: Carlo V, Luis RAM ed il Carlino dei refusi; articolo scorrevole, ben esposto, che esamina il periodo storico nel quale venne coniato, con accenni prolungati sia al maestro di zecca, all'incisore e allo scudo araldico presente al rovescio.....gli faccio i miei più sentiti complimenti.

Ho dato anche un'attenta occhiataccia alla moneta in questione: stiamo parlando di un Carlino di Carlo V, battuto con la sigla R dietro la testa del sovrano rivolto a sinistra e rientrante nella tipologia del PR dal nr. 28 al nr. 32.

L'autore nell'articolo fa riferimento anche ad un lavoro di Achille Giuliani in cui tale moneta è comparsa "L'urna di San Bernardino nelle monete di Carlo V" @zecche del sud - proveniente dal listino del marzo 2000 "Monete di Napoli e Sicilia" Tevere Numismatica Filatelia al nr. 4559 .... ebbene, anche se dalla foto nutro delle perplessità sull'autenticità di detta moneta.......sia chiaro è solo una mia impressione analizzando la moneta da una sola fotografia, però consentitemi di sollevare qualche dubbio: sia il ritratto di Carlo (naso - bocca), corona, fattezza dello stemma al rovescio e soprattutto le lettere della legenda (in modo particolare della R di Ram) mi spingono ad esprimere questo mio giudizio....logicamente contestabile, non possiedo la moneta.

Anche il peso la fà da padrona, spero che nell'articolo ci sia stato un refuso, si dichiara che esso pesa gr. 2,2, quanto mediamente il loro peso è di circa 3,58 gr. e comunque sia non scende mai sotto i gr. 3,00...la differenza mi sembra notevole.

Spero che qualcuno abbia una foto di questa moneta per poterla visionare.

P.M. ....."

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Modificato da francesco77
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Sinceramente anch'io pensavo fosse un falso d'epoca ma in genere questi falsi non presentano il punto di compasso centrale sull'effigie per la delineazione dei cerchi delle leggende perchè venivano prodotti con altri sistemi, differenti da quelli utilizzati dagli incisori della zecca.

Modificato da francesco77
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@@francesco77 .... hai il peso del secondo Carlino che hai postato ?

Grazie

Con precisione no, però all'epoca quando lo pesai rammento il peso perfettamente in linea con quello dichiarato nel Pannuti Riccio, forse un decimo in meno ma nessuna anomalia. Comunque andrebbe fatto uno studio su questi carlini, oltre che per la conformazione della corona, anche per la corazza ed il colletto. Davvero una gran varietà. :good:

Modificato da francesco77
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Secondo Voi ... Carlo (se l'avesse saputo) avrebbe mai fatto uscire dalla zecca una sua moneta con un suo simile ritratto ? e con questo peso calante ? io credo di no.....forse non lo sapeva ? e se l'incisore (De la Musica) non fu uno bravo di cui ci si poteva fidare (per i suoi lavori) a maggior ragione doveva essere controllato...non Vi pare ? perchè c'è tanta varietà nei coni di questi Carlini ? sono intervenuti altri ?

Penso che l'autore dell'articolo, a cui rinnovo i miei complimenti, abbia davvero azzeccato il titolo...nella parte finale, del suo lavoro.

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Secondo Voi ... Carlo (se l'avesse saputo) avrebbe mai fatto uscire dalla zecca una sua moneta con un suo simile ritratto ? e con questo peso calante ? io credo di no.....forse non lo sapeva ? e se l'incisore (De la Musica) non fu uno bravo di cui ci si poteva fidare (per i suoi lavori) a maggior ragione doveva essere controllato...non Vi pare ? perchè c'è tanta varietà nei coni di questi Carlini ? sono intervenuti altri ?

Penso che l'autore dell'articolo, a cui rinnovo i miei complimenti, abbia davvero azzeccato il titolo...nella parte finale, del suo lavoro.

Infatti il carlino, se davvero fosse di 2,2 grammi, potrebbe anche non essere stato battuto a Napoli ma in una zecca lontana (sebbene gestita dal Ram) dalla capitale, quindi lontano dalla famigerata Regia Camera della Sommaria http://it.wikipedia.org/wiki/Regia_Camera_della_Sommaria e magari in un periodo turbolento, tra razzie, assedi, spedizioni punitive e caos politico generale. .......... e magari coniato in tutta fretta. oo)

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Sono rimasto anche io molto perplesso sulle differenze che ci sono tra il carlino dell'articolo e fra quelli postati da Francesco. Posso solo aggiungere alle considerazioni già espresse da Pietro e Francesco, qualche altro particolare. Da notare i capelli che nell'esemplare dell'articolo del bravo Lula, ricadono sul collo, mentre gli altri finiscono a caschetto. La corona del carlino incriminato presenta nel secondo e nel quarto elemento un globetto, mentre in quelli postati da Francesco la corona è tutta fogliata. Le lettere delle legende sono più spesse rispetto agli altri. Il rovescio poi mi sembra un pò impastato e non riesco a inquadrare proprio, lo scudetto con l'aquila bicipide. Le discordanze sembrano tante, qualche dubbio sull'autenticità della moneta, sovviene. Un falso d'epoca non sarebbe da escludere.

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Sono rimasto anche io molto perplesso sulle differenze che ci sono tra il carlino dell'articolo e fra quelli postati da Francesco. Posso solo aggiungere alle considerazioni già espresse da Pietro e Francesco, qualche altro particolare. Da notare i capelli che nell'esemplare dell'articolo del bravo Lula, ricadono sul collo, mentre gli altri finiscono a caschetto. La corona del carlino incriminato presenta nel secondo e nel quarto elemento un globetto, mentre in quelli postati da Francesco la corona è tutta fogliata. Le lettere delle legende sono più spesse rispetto agli altri. Il rovescio poi mi sembra un pò impastato e non riesco a inquadrare proprio, lo scudetto con l'aquila bicipide. Le discordanze sembrano tante, qualche dubbio sull'autenticità della moneta, sovviene. Un falso d'epoca non sarebbe da escludere.

Bravo Lorenzo....infatti e proprio tutto il rovescio a destarmi le maggiori perplessità, oltre ai particolari singoli di cui ho riferito al dritto.....ma lo stemma per me è fuori dai canoni !!!

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Modificato da Rex Neap
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Ringrazio vivamente il buon Raffaele Iula (non lo conosco di persona, ma lo faccio lo stesso) che con il suo articolo ci ha dato la possibilità di discutere di queste monete di questo segmento importante della monetazione napoletana .... il suo scritto è ricco di notizie importanti sulle quali sarebbe opportuno fare chiarezza.

Vengo al dunque, ricordandoVi che a "tavola" può sedersi chiunque per partecipare..... !!

E' da tempo, cioè da quando lessi l'articolo di Punzi su Carlo V apparso su Cronaca Numismatica del settembre 2010 che, successivamente avendo letto altri scritti, quindi recenti, avevo intenzione di porre alla vostra attenzione di ciò che ho anche letto in questo articolo di Iula; nell'articolo L'A. attribuisce una datazione al Carlino di cui stiamo parlando tra il 1528 ed il 1533 scrivendo che la zecca di Napoli subì un'interruzione nella coniazione delle monete d'argento che va dal 1533 al 1542 e quindi avendo citato in bibliografia anche l'articolo di Punzi, credo si sia avvalso di quei riferimenti, dove il Punzi stesso scrive che questo risulta da documenti dell'archivio storico di SIMANCAS.

Ora però in questi ultimi scritti di cui Vi citavo, ai Carlini classificati dal PR ai n.ri 33-34-35 (vedere foto) viene attributo una datazione tra il 1533 ed il 1538 (da uno) e tra il 1533 ed il 1541 (da un'altro) ... ma se l'argento non venne coniato...come fu possibile ? ... vero è che secondo il Dell'Erba che si rifà ad un manoscritto di Zocchis ( ???) questi Carlini vennero coniati in questi periodi !!! ma questo l'ho dovuto scrivere io ora !!

Ho l'impressione, in questi ultimi tempi, che la monetazione Napoletana, almeno fino a Filippo V si stia ad un certo punto per sdoppiare .... ne avremo due nel prossimo futuro ?

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Modificato da Rex Neap
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@@francesco77 ... qui come la pensi ? in base alla cronologia dei ritratti, Carlo non ti sembra oramai non più giovanissimo per essere appena del 1533 ?

Da parte mia, senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca, dico che Carlo V passa da un'effigie giovanile ad una molto matura quasi senza alcun breve intervallo. ....

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http://books.google.it/books?id=lT4FAAAAQAAJ&dq=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&f=false

(cliccare zecca dell'Aquila nella ricerca, o meglio carlino, sennò finite nell'arte napoletana di quei tempi......che male non è )

Il calo del peso è da attribuirsi all'aumento del prezzo dell'argento che portò ad una diminuzione del peso del carlino dal 1533 (almeno per quanto riguarda Carlo V).

Almeno così potremmo spiegare il perchè del calo, ma non la differenza di conio.....

Modificato da Postumius
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http://books.google.it/books?id=lT4FAAAAQAAJ&dq=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&f=false

(cliccare zecca dell'Aquila nella ricerca, o meglio carlino, sennò finite nell'arte napoletana di quei tempi......che male non è )

Il calo del peso è da attribuirsi all'aumento del prezzo dell'argento che portò ad una diminuzione del peso del carlino dal 1533 (almeno per quanto riguarda Carlo V).

Almeno così potremmo spiegare il perchè del calo, ma non la differenza di conio.....

Grazie per il tuo impegno e per l'interessamento alla discussione, ma il Carlino, o meglio i Carlini di cui si discuteva sono stati coniati prima di quella data.

Ciao

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http://books.google.it/books?id=lT4FAAAAQAAJ&dq=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&hl=it&pg=PA136#v=onepage&q=zecca%20dell'aquila%20carlo%20V&f=false

(cliccare zecca dell'Aquila nella ricerca, o meglio carlino, sennò finite nell'arte napoletana di quei tempi......che male non è )

Il calo del peso è da attribuirsi all'aumento del prezzo dell'argento che portò ad una diminuzione del peso del carlino dal 1533 (almeno per quanto riguarda Carlo V).

Almeno così potremmo spiegare il perchè del calo, ma non la differenza di conio.....

Ciao @@Postumius , confermo quanto hai scritto, a dire il vero ero già a conoscenza della variazione del peso del carlino (colpa dell'inflazione e dell'arrivo dalle Americhe di ingenti quantitativi di metallo prezioso) se verifichi sul Pannuti Riccio (dal n. 36 in poi), CNI o su altri testi si nota chiaramente che i primi carlini di Carlo V ad avere un peso inferiore rispetto ai 3,58 grammi iniziali sono quelli battuti sotto la direzione del nuovo mastro di zecca Girolamo Albertino (1546-1548) e comunque hanno un peso di gr 3,10 ....... per poi pesare alla fine del '500 gr, 2,95. Purtroppo nulla di paragonabile ai 2,2 grammi del carlino in oggetto. Il mistero continua ..........

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Da parte mia, senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca, dico che Carlo V passa da un'effigie giovanile ad una molto matura quasi senza alcun breve intervallo. ....

Francè ... qui non si tratta di avere la verità in tasca o in banca, ma qual'è o quali siano i documenti corretti ? o almeno quando ve ne sono più di uno almeno riportare che ne esistono altri che dicono il contrario !! Poi ognuno ne trae le adeguate conclusioni che come in questo caso si potrebbe mettere sul banco delle indagini anche la cronologia dei ritratti di Carlo V.

Ciao

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Francè ... qui non si tratta di avere la verità in tasca o in banca, ma qual'è o quali siano i documenti corretti ? o almeno quando ve ne sono più di uno almeno riportare che ne esistono altri che dicono il contrario !! Poi ognuno ne trae le adeguate conclusioni che come in questo caso si potrebbe mettere sul banco delle indagini anche la cronologia dei ritratti di Carlo V.

Ciao

Alla luce delle nuove scoperte ci sarebbe molto da scrivere sulla cronologia dei ritratti di Carlo V.

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Salve a tutti.

Proprio ora ho finito di leggere questa interessantissima discussione che mi è stata segnalata da Francesco, che quindi ringrazio sentitamente. Sono felice di apprendere le vostre considerazioni in merito al mio articolo e alla moneta di cui in oggetto e vorrei ringraziarvi tutti per le opinioni, i dubbi e i quesiti sollevati: l'approccio critico è sempre il migliore in questi casi. Anche io, prima di dare alle stampe questo lavoro, ho studiato l'esemplare in questione per quasi due anni di fila, proprio per cercare di avere quanto più chiaro possibile il quadro (soprattutto storico) in cui fu battuto tale carlino. Molto stuzzicante è l'ipotesi di Francesco, secondo cui questa moneta potrebbe essere stata coniata (in un periodo storico sempre molto turbolento, come preciso anche io nell'articolo), non a Napoli, ma in una zecca geograficamente più lontana. Come ho già detto in altra sede, un peso così basso potrebbe essere spiegato, oltre che dall'usura di circolazione e dalla tosatura (quest'ultima molto vistosa), anche e soprattutto al fatto che forse questo carlino sia uscito dalla zecca già con un peso minore rispetto agli altri. Vorrei inoltre precisare un paio di punti: per prima cosa, sul R/ della moneta lo stemma sembra un po' "impastato". Ciò è dovuto semplicemente al fatto che una buona parte della sua raffigurazione (cfr. ad es. il lato destro) presenta un discreto slittamento di conio che contribuisce a rendere meno chiara la lettura delle figure. Inoltre, la scarsa bellezza, se così vogliamo dire, del ritratto del sovrano (e più in generale dell'intero apparato iconografico della moneta) è dovuta non solo alla scarsa qualità artistica dell'incisore (il De la Musica, come ho avuto modo di dire sia nell'articolo che in altra sede), riconosciuta tra l'altro anche presso gli studiosi del passato, ma penso (questa è una mia ipotesi) che le caratteristiche iconiche così anomale non si riscontrano in altri carlini dello stesso tipo perchè questo fu battuto con un conio che, forse, fu poi tolto di mezzo, dato gli errori nelle legende e le differenze stilistiche con gli altri esemplari. Infatti, non ho rinvenuto nel corso dei miei studi un altro carlino di questo tipo con tali errori e con questo stile, il che mi ha spinto a pensare che quest'accoppiamento di conii sia stato circoscritto in un singolo ambito, espresso in questo carlino. Inoltre, la rarità della moneta (R4, secondo il già citato listino di vendita) sembrerebbe avvalorare tale ipotesi, dato che il numero di esemplari emessi così sia stato molto basso. Poi, ho notato che Rex Neap ha evidenziato (nel post #11) in rosso la barretta trasversale alla "coda" della lettera Q. Questo particolare non è una novità per i carlini con busto giovanile di Carlo V e gioca a favore della datazione che ho esplicato nell'articolo per tale moneta: infatti, si trova identico anche su quelli emessi (per cui vedi figura di seguito) durante la maestranza di Marcello Gazella (1515-1527), diretto predecessore del Ram. Gazella morì nel dicembre del 1527, mentre il Ram fu nominato Maestro di Zecca il 14 gennaio del 1528. Dunque, cronologicamente, il lasso temporale tra i due è del tutto insignificante, per non dire inesistente. Ciò non solo avvalora la datazione che ho fissato per questo carlino, ovvero tra il 1528 e il 1533, ma mi fa anche supporre che sia stato uno dei primi emessi sotto la maestranza del Ram, ancora coi retaggi legati ai tempi del Gazella (come questa barretta della lettera Q), quindi più vicino al 1528 che al 1533.

Ecco a titolo d'esempio, un carlino con busto giovanile e con G di Gazella: si noti al R/ la barretta sulla Q, particolare che si riscontra anche sul carlino di cui stiamo discutendo. Anche il taglio dei capelli, a livello iconografico, e il modello della corona sono elementi molto più vicini agli esemplari con la G di Gazella che alle future emissioni proprie del Ram. (Volevo altresì precisare che a causa di alcuni tagli che ho dovuto fare al mio articolo per motivi di spazio, non ho potuto inserire molte di queste ipotesi che avevo già espresso nella bozza iniziale del mio lavoro).

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Infine, come sottolineava anche Francesco all'inizio di questo topic, il globetto di centratura tra i capelli del ritratto al D/ mi fa pensare che l'esemplare si autentico e realizzato secondo i sistemi di coniazione in vigore all'epoca.

Ringrazio ancora tutti per l'interessamento dimostrato verso questo carlino. Cercherò di seguire con attenzione gli sviluppi di questa discussione.

Modificato da Caio Ottavio
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Salve a tutti.

Proprio ora ho finito di leggere questa interessantissima discussione che mi è stata segnalata da Francesco, che quindi ringrazio sentitamente. Sono felice di apprendere le vostre considerazioni in merito al mio articolo e alla moneta di cui in oggetto e vorrei ringraziarvi tutti per le opinioni, i dubbi e i quesiti sollevati: l'approccio critico è sempre il migliore in questi casi. Anche io, prima di dare alle stampe questo lavoro, ho studiato l'esemplare in questione per quasi due anni di fila, proprio per cercare di avere quanto più chiaro possibile il quadro (soprattutto storico) in cui fu battuto tale carlino. Molto stuzzicante è l'ipotesi di Francesco, secondo cui questa moneta potrebbe essere stata coniata (in un periodo storico sempre molto turbolento, come preciso anche io nell'articolo), non a Napoli, ma in una zecca geograficamente più lontana. Come ho già detto in altra sede, un peso così basso potrebbe essere spiegato, oltre che dall'usura di circolazione e dalla tosatura (quest'ultima molto vistosa), anche e soprattutto al fatto che forse questo carlino sia uscito dalla zecca già con un peso minore rispetto agli altri. Vorrei inoltre precisare un paio di punti: per prima cosa, sul R/ della moneta lo stemma sembra un po' "impastato". Ciò è dovuto semplicemente al fatto che una buona parte della sua raffigurazione (cfr. ad es. il lato destro) presenta un discreto slittamento di conio che contribuisce a rendere meno chiara la lettura delle figure. Inoltre, la scarsa bellezza, se così vogliamo dire, del ritratto del sovrano (e più in generale dell'intero apparato iconografico della moneta) è dovuta non solo alla scarsa qualità artistica dell'incisore (il De la Musica, come ho avuto modo di dire sia nell'articolo che in altra sede), riconosciuta tra l'altro anche presso gli studiosi del passato, ma penso (questa è una mia ipotesi) che le caratteristiche iconiche così anomale non si riscontrano in altri carlini dello stesso tipo perchè questo fu battuto con un conio che, forse, fu poi tolto di mezzo, dato gli errori nelle legende e le differenze stilistiche con gli altri esemplari. Infatti, non ho rinvenuto nel corso dei miei studi un altro carlino di questo tipo con tali errori e con questo stile, il che mi ha spinto a pensare che quest'accoppiamento di conii sia stato circoscritto in un singolo ambito, espresso in questo carlino. Inoltre, la rarità della moneta (R4, secondo il già citato listino di vendita) sembrerebbe avvalorare tale ipotesi, dato che il numero di esemplari emessi così sia stato molto basso. Poi, ho notato che Rex Neap ha evidenziato (nel post #11) in rosso la barretta trasversale alla "coda" della lettera Q. Questo particolare non è una novità per i carlini con busto giovanile di Carlo V e gioca a favore della datazione che ho esplicato nell'articolo per tale moneta: infatti, si trova identico anche su quelli emessi (per cui vedi figura di seguito) durante la maestranza di Marcello Gazella (1515-1527), diretto predecessore del Ram. Gazella morì nel dicembre del 1527, mentre il Ram fu nominato Maestro di Zecca il 14 gennaio del 1528. Dunque, cronologicamente, il lasso temporale tra i due è del tutto insignificante, per non dire inesistente. Ciò non solo avvalora la datazione che ho fissato per questo carlino, ovvero tra il 1528 e il 1533, ma mi fa anche supporre che sia stato uno dei primi emessi sotto la maestranza del Ram, ancora coi retaggi legati ai tempi del Gazella (come questa barretta della lettera Q), quindi più vicino al 1528 che al 1533.

Ecco a titolo d'esempio, un carlino con busto giovanile e con G di Gazella: si noti al R/ la barretta sulla Q, particolare che si riscontra anche sul carlino di cui stiamo discutendo. Anche il taglio dei capelli, a livello iconografico, e il modello della corona sono elementi molto più vicini agli esemplari con la G di Gazella che alle future emissioni proprie del Ram. (Volevo altresì precisare che a causa di alcuni tagli che ho dovuto fare al mio articolo per motivi di spazio, non ho potuto inserire molte di queste ipotesi che avevo già espresso nella bozza iniziale del mio lavoro).

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Infine, come sottolineava anche Francesco all'inizio di questo topic, il globetto di centratura tra i capelli del ritratto al D/ mi fa pensare che l'esemplare si autentico e realizzato secondo i sistemi di coniazione in vigore all'epoca.

Ringrazio ancora tutti per l'interessamento dimostrato verso questo carlino. Cercherò di seguire con attenzione gli sviluppi di questa discussione.

Vorrei mettere una decina di MI PIACE ma il sistema non lo consente. :rofl:

Ciao Raffaele, grazie mille per il tuo intervento altamente professionale, nella speranza di leggerti più spesso in questa sezione ti rinnovo i complimenti per l'articolo e ti dirò subito che quoto in toto quanto hai appena scritto.

Ritornando alla datazione del carlino e le tante vicissitudini di quell'epoca sono molto propenso (ma non convinto del tutto) ad attribuire questo carlino ad un'emissione aquilana avvenuta nel 1529 durante la breve ed onerosa occupazione militare imperiale ad opera del vicerè Filiberto d'Orange. E su questo ci sarebbe molto da scrivere .........

Si tratta ovviamente di un'attribuzione supportata da diverse documentazioni storico-numismatiche, L'Aquila coniò in quel breve periodo ma non si ha alcuna certezza sulla paternità del nummo in oggetto, di certo è una moneta di grande rarità .......... la stessa rarità dei carlini riportati ai numeri 30, 31 e 32 del Pannuti Riccio. ;)

Se davvero sei certo che il peso dell'argento è di 2,2 grammi allora è una moneta molto interessante.

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Ciao Francesco,

sono pienamente d'accordo con te e con quanto scrivi nel tuo ultimo messaggio. Grazie per i commenti e le impressioni espresse. :D

I dati da me raccolti anche sulla datazione di questo carlino concordano in linea di massima con lo scenario storico dell'Aquila del 1529, a cui accenni anche tu. Nell'articolo, purtroppo, sempre per i suddetti motivi di spazio, non ho potuto dare voce a queste ipotesi e mi sono visto obbligato, quindi, a dare la precedenza ad altre tematiche che servivano per introdurre questa particolare moneta. Per quanto riguarda il peso, non mi sembra sia errato, perchè, nel momento in cui mi fu presentata la moneta, potei pesarla personalmente. Al momento non ho altre idee che giustifichino a pieno questo calo così drastico oltre a quelle esposte finora, ma se ci saranno novità sarò ben lieto di poterle leggere in questo topic. :)

Modificato da Caio Ottavio
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Come per altra discussione (vd. RIN 2014, articolo su Ferdinando "il Cattolico"), sebbene anche questa sia stata giustamente "ripulita" per donarle un tono più decoroso, fornisco di seguito le indicazioni utili.

Nel mio articolo dal titolo "L'urna di San Bernardino nelle monete di Carlo V" (edito nel Bollettino DASP del 2010), dove descrivo e illustro il carlino (tratto da un listino Tevere) riedito da Iula nell'ultimo n° della rivista "Il Giornale della Numismatica", l'esemplare viene preso a campione per dare l'idea, al lettore, delle tipologie monetali battute nella zecca dell'Aquila (durante la brevissima occupazione militare del 1529, da parte delle truppe vicereali spagnole) con gli argenti del "taglione"; coniazioni che reputo tuttora indistinguibili da quelle di Napoli per le ragioni esposte nell'articolo, cui rimando.

Alla pag. 109 indico (per un mio errore di valutazione, altri lo chiamerebbero un mancato refuso) come epoca di emissione del carlino del 2° tipo (quello cioè con il busto di Carlo V barbuto, al D/, e il titolo regale a tutto campo, nel R/) il periodo che va dal 1533 al 1541.

A seguito di altre ricerche e di pubblicazioni successive a firma di altri autori (mi riferisco al volume di S. Perfetto sulla monetazione di Carlo V), ho ritenuto opportuno e doveroso ripubblicare l'articolo del Bollettino DASP, in versione emendata, come capitolo del volume "Carlini e campane nell'Aquila d'antico regime" (edizione 2013, scritto con G. Petrella, chi volesse approfondire può farlo nella sezione Bibliografia Numismatica del Forum).

In questo capitolo, oltre a nuovi contenuti documentali e analisi critiche, ho provveduto a rettificare la datazione del carlino del 2° tipo, limitata appunto al solo anno 1533 (cfr. la tavola dei carlini napoletani del maestro Ram per Carlo V, a pag. 51 del volume).

Grazie dell'attenzione

Achille Giuliani

Modificato da zecche del sud
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