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nummo attribuito a Pertarito da Amante Simoni


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Inviato (modificato)

Clorinda Amante Simoni, nel suo articolo "Il contributo numismatico", negli atti del Convegno di Cuglieri (Oristano) del 22-23 Giugno 1984 (pubblicati a Taranto nel 1986), sezione L’archeologia romana e altomedievale nell’Oristanese, pp. 103-133, pubblica l'immagine di un nummo attribuito a Pertarito. Qualcuno è in grado di procurarsi la memoria e postare l'immagine di quel nummo?. Grazie.

Modificato da antvwaIa

Inviato

Potrebbe esserci alla bibioteca del Museo Bottacin di Padova...

Arka


Inviato

Nel catalogo on line della biblioteca non l'ho trovato, ma potrebbe essere con altro nome, trattandosi degli atti di un Convegno. Ebbene, lo confesso: aprendo questo post pensavo a te e alla Bottacin.... con affetto, ovviamente!


Inviato

....ma non hai ancora apportato nulla! Né l'articolo, né la foto e neppure l'indirizzo email dell'autrice....


  • 2 settimane dopo...
Inviato (modificato)

Eccolo il famoso nummo sardo che Clorinda diede, sia pure dubitativamente, a Perterito!

2qb6891.jpg

Questo è il primo nummo di Godas, re di Sardegna, che sia stato documentato.

Vero è che Clorinda ha sbagliato l'attribuzione: purtroppo vedeva solo la parte sinistra delle legenda e non poté capirla.

Maria Bonaria Urban conosceva il lavoro dell'Amante Simoni, come lei stessa dice, e quando analizzò le monete della collezione Lulliri, riconobbe che si trattava della stessa tipologia, solo che poté leggere la legenda completa e quel CVDA la portó sulla giusta via della rettitudine. Lei stessa riconosce che ebbe nell'articolo di Clotilde la luce sulla via di Damasco.

Ora ho anche il numero di telefono di Clotilde, e pure l'indirizzo e potrei andare a trovarla una volta che faccia ritorno in Italia: ma ha quasi 90 anni! E se ci prova?

Invece Maria Bonaria è una bella donna, ormai acclimatata ad Amsterdam, autrice di numerosi libri sulla Sardegna medioevale (è un'archeologa medioevalista) che negli ultimi tempi si è data all'antropologia visuale! Non solo è bella, è pure molto gentile e simpatica: se la si contatta, è pronta a collaborare nella numsiamtica e nell'archeologia, non se la tira mai e, al contrario, mostra di essere sempre umile nel suo modo di fare. Infine, bellissima dote, sa ridere di se stessa!

Dunque a due donne va il merito di aver "scoperto" i nummi di Godas (e a un uomo, due anni più tardi, il merito di aver correttamente interpretato la legenda)! :)

Modificato da antvwaIa
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Inviato

è una moneta che oggi conosciamo grazie ad alcune con la legenda integrale.

in questo caso il fraintendimento che porta a leggere VPER ciò che a rovescio è AREX è più che giustificato...

da quel frammento, che appare davvero PER, era impossibile andare oltre nell'indagine di una moneta "nuova" e mai vista....

quindi anche se forse l'attribuzione è stata un po' avventata, in ogni caso davvero tanto di cappello e onore al merito


Inviato

Il lavoro di Clotilde Amante Simoni, nonostante sia vecchio di quarant'anni, è quanto di meglio c'è sulla monetazione vandala circolante in Sardegna. I nummi vandali riportati sono solamente 30 (forse 31), ma sono descritti in modo preciso e affidabile e, soprattutto, sono contestualizzati.

E' la dimostrazione che si possono cavare più conclusioni da 30 nummi contestualizzati che da 500 decontestualizzati!


Inviato

Amante Simoni 1986 Clorinda Amante Simoni, Il contributo numismatico, in AA.VV., L’archeologia romana e altomedievale nell’Oristanese, Atti del Convegno di Cuglieri, 22-23 Giugno 1984, Taranto 1986, pp. 103-133.



Correggo: lavoro vecchio di trent'anni e non di quaranta.


Rammento che Maria Bonaria Urban nell'analisi della storia della Sardegna vandala, che Lulliri inserì quale premessa nel suo primo libro, cita i nummi di Godas precisando che esistono alcune monete che presentano nella legenda la formula VBER CVDA, in cui può riconoscersi il nome di Goda col titolo di gubernator; questi eccezionali pezzi monetali, riferentesi chiaramente al generale goto prima citato, ci offrono una testimonianza precisa della situazione politica dell’isola”.



Inviato

Circa il validissimo lavoro di Clotilde Amante Simoni, aggiungerei qualche informazione di più.

Nel 1984, a un Convegno di archeologia che si tenne a Cuglieri (OR) il 22 e 23 giugno 1984 sull'Archeologia romana e altomedievale nell'oristanese, Clorinda Amante Simoni presentò un contributo nel quale appariva una moneta inedita:

La moneta che fornise la datazione pìù bassa [...] è indubbiamente un esemplare di bronzo presumibilmente longobardo che, secondo le mie conoscenze, costituisce una vera rarità. [...] L’esemplare [...] è stato rinvenuto nello scavo stratigrafico dell’area archeologica di Cornus [...] nelle [cui] immediate adiacenze [... i] rinvenimenti numismatici più significativi sono costituiti da tre monete di Trasamund [...], una moneta attribuita genericamente al regno vandalo [...] ed una protovandala [... e] infine due giustinianee. Tornando alla nostra moneta [...] la legenda presenta caratteri epigrafici che si rivelano, a mio avviso, di dimensioni troppo grandi se posti a confronto con il diametro della moneta. Sembra infatti [...] che il conio usato fosse riferibile ad un tondello di maggiore diametro, capace di contenere tutta la legenda. La lettura proposta potrebbe essere [...]VPER[...] oppure [...XPER[...]. [...] Una prima eventuale interpretazione della legenda del D/ potrebbe ipotizzarsi in PER[TARITVSRE]X [...] che porterebbe ad una eventuale datazione della moneta in un periodo compreso tra il 672 ed il 688” .

L’errata attribuzione a Pertarito fu causata dal fatto che la disposizione della legenda delle monete in nome di Godas, come analizzeremo più avanti, è molto particolare e tende a trarre in errore. Inoltre l’esemplare a disposizione dell’archeologa, per il quale sino ad allora non esistevano riferimenti bibliografici con i quali confrontarlo, al dritto è di conservazione molto modesta e la scarsa definizione del busto non consentì neppure di orientarlo correttamente. L’immagine che accompagnava la relazione costituisce la prima citazione di una moneta di Godas.

Nella prima metà degli anni ’90, stimolata dalle osservazioni di Clorinda Amante Simoni, l’archeologa medioevalista Maria Bonaria Urban analizzando la collezione di Giuseppe Lulliri riconobbe diversi nummi simili a quello descritto da Amante Simoni ma di miglior conservazione e soprattutto con legende complete e di lettura non ambigua.


Inviato

Lo studio è molto datato (è del 1984) e non si puo non rammaricarsi per il fatto che in 30 anni, tanti ne sono trascorsi, non sia stato pubblicato un solo lavoro nel quale siano stati descritti ritrovamenti numismatici vandali in Sardegna nel loro contesto originale. Lo stesso lavoro di Lulliri-Urban del 1996, seppure di notevole interesse per quanto concerne il riconoscimento dei nummi di Godas, è privo di indicazioni circa il contesto tanto di questi, quanto di tutti gli altri nummi vandali presentati (quasi 400).

Lo stesso avvenne con lavori anche recentissimi che riportano quasi un migliaio di nummi, gran parte dei quali parrebbero di provenienza sarda, ma senza alcuna indicazione circa la loro contestualizzazione: al contrario, vengono mescolati senza chiara distinzione nummi sardi e cartaginesi, senza che sia evidente, soprattutto per questi ultimi, se provengono da ritrovamenti sul suolo sardo oppure da acquisti effettuati presso aste numismatiche.

Da qui che l’analisi condotta da Clorinda Amante Simoni sia tutt’ora di grande importanza.

Essa è relativa agli scavi archeologici che sono stati effettuati in un’area cimiteriale di Cornus, nell’oristanese, la quale ha restituito 307 reperti monetari, dei quali 184 sono leggibili e i restanti illeggibili o anche frammentari. Proprio in quanto area cimiteriale, essi danno una panoramica di quanto fosse circolato in tale area geografica durante il periodo di tempo quando la necropoli di Cornus svolse tale ruolo.

La datazione fornita abbraccia un arco cronologico compreso fra l’età punica, l’età romana repubblicana e l’età romana imperiale dalla fine del III secolo d.C. per finire all’età bizantina di Giustiniano I. [...] Le monete più numerose appartengono al IV secolo d.C. [...]. Nel panorama numismatico cornuense la presenza di monete vandale e di imitazione barbarica costituisce un dato archeologico e cronologico di notevole importanza.

Il ritrovamento di elementi numismatici nell’ambito delle tombe a Cornus pone il problema se intenzionalmente la moneta sia stata introdotta. [...] Alcuni casi sembrano non soltanto suggerire la voluta immissione della moneta nella tomba, ma anche supporre la testimonianza dell’uso di dotare la sepoltura di un tesoretto [...]. D’altra parte la frequente presenza numismatica in tutta l’area cimiteriale [...] fa supporre un qualche legame fra il rito funerario e l’uso della moneta. [...] In tale senso allora potremmo comprendere perché in complessi tombali tardi siano presenti elementi numismatici di datazione precedente e coesistenti con altri di datazione più recente. [...] La presenza della moneta nella tomba è, come si sa, uso pagano [...]; sembra infatti la continuazione di quella che fu l’offerta dell’obolo.[1].

Delle 184 monete leggibili ritrovate, 30 sono vandale (tra le quali un paio di protovandale) e una quindicina ascrivibili alla prima metà del V secolo (Roma e zecche orientali).


[1] Amante Simoni 1986.


Inviato

Queste sono i 30 nummi vandali provenienti da Cornus e studiate dall'Amante Simoni:

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Inviato

L’interpretazione data dall’Autrice rispecchia ovviamente le conoscenze di numismatica vandala proprie di quegli anni: quale punto di riferimento utilizzò lo studio di Cécile Morrisson relativo al ripostiglio di Aïn Kelba. Rianalizzando attentamente i 30 nummi, alcune delle sue catalogazioni vanno certamente riviste; altre, come le vittorie cartaginesi attribuite a Trasamundo, tranne quando vi siano lettere leggibili nel campo riconducibili alla legenda DN RC TΛSΛ (oppure DN RC TRSΛ) che è propria di quel sovrano, possiamo solamente individuarle quali vittorie cartaginesi di un determinato tipo, anche se per lo più sono di tipo d le quali corrispondono soprattutto a Trasamundo, ma non in modo esclusivo. Ciò premesso, la descrizione dei 30 nummi vandali in oggetto è riportata nella tabella che segue:

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A mio avviso, opinione assolutamente personale, il lavoro di Clotilde Amanti Simoni resta sino ad oggi, almeno per quanto di mia conoscenza, il più utile ai fini della comnoscenza della circolazione monetaria in Sardegna durante il perioro vandalo, in quanto è l'unico non decontestualizzato.


Inviato

Replicare alle provocazioni di chi in completa malafede cerca in tutti i modi di screditare il mio operato significa in qualche modo stare al suo gioco, non dovrei intervenire, ma, per difendere la mia reputazione ancora una volta, spero l’ultima, sono costretto a farlo.

a) nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso Clorinda Amante Simoni ha pubblicato, tra le altre, una piccola monetina di rame, di tipo presumibilmente barbarico, attribuendone la paternità di emissione, sia pure in forma dubitativa, al re longobardo Pertarito. Nulla a che fare quindi col goto Goda, col suo governatorato e la possibilità che lo stesso o altri governatori vandali abbiano battuto moneta in Sardegna. Alla Clorinda, come pure a tutti gli altri studiosi isolani, ma non solo isolani, della monetazione di Goda e di tutto il contesto emittente coevo sardo non gliene passava neppure minimamente per la testa. Nessuno, infatti, Urban e Clorinda Simoni comprese, prima della pubblicazione del mio primo testo(1996), hanno mai sostenuto neppure per ipotesi un’eventuale attività emittente in Sardegna durante i quasi 70 anni del dominio vandalo dell’isola.

b) la Urban, poiché non ha mai avanzato alcuna richiesta in tal senso, non ha visto e ancora meno analizzato nessuna moneta della mia collezione, i nummi di Goda compresi, non lo ha fatto perchè la numismatica non è il suo campo, pertanto, fidandosi, a sua volta ha accettato e sostenuto con convinzione tutte le mie ipotesi di attribuzione, quindi, quanto riferito alla monetazione di Goda nella sua introduzione storica lo ha appreso direttamente dal sottoscritto; chi afferma il contrario è in completa malafede.

c) nel 1995 la Urban si era appena laureata, quindi, per acquisire titoli accademici post lauream aveva bisogno di pubblicare qualcosa, il mio lavoro e le mie scoperte sono state quindi la sua prima ghiotta occasione, da cui, la sua introduzione storica nel mio primo testo, che, altro non è, che la condizione a cui ho dovuto sottostare pur di vedere pubblicato quel mio primo libro.

d) stando alle sue affermazioni, parrebbe evidente che chi attribuisce la paternità delle scoperte alle due studiose non conosca minimamente il loro modesto contributo concernente la monetazione dell’età vandalica della Sardegna, ma, così non è, poiché chi lo afferma, in completa malafede, pur conoscendo la debolezza dei contenuti di quegli studi, con il preciso scopo di infangare me, la mia opera e le mie scoperte, definisce l’articolo della Simoni “quanto di meglio c'è sulla monetazione vandala circolante in Sardegna”….ma mi faccia il piacere…..!!!

mariesu

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Inviato

La conoscenza della circolazione monetaria in Sardegna alla fine del V secolo e nella prima metà del VI, resta tutt'ora molto scarsa. E' per questo che il lavoro di Clorinda Amante Simoni, pur così datato, resta centrale per tentare di dare alcune risposte.

Parafrasando un noto proverbio cinese, "val più un'immagine di cento parole", affermerei che "insegna di più una moneta contestualizzata che cento decontestualizzate".

Infatti il contributo di questa importante archeologa e numismatica mediovalista risiede precisamente nel fatto che le monete da lei studiate nella citata memoria sono 307, tutte provenienti dall'area cimiteriale di Cornus (OR), ciascheduna individuata anche in termini di puntuale allocazione nell'area stessa.

Dunque più che la prima rappresentazione di un nummo, sia pure con un'errata attribuzione corretta solo sedici anni più tardi, questo lavoro è interessante in quanto fornisce una fotografia di come fosse costituito il parco monetario sardo di quel periodo. Di più: questo lavoro è fondamentale e resta a tutt'oggi il più importante con relazione al periodo prima indicato, in quanto è l'unico. Altri lavori, pur utili e pregevoli, tuttavia descrivono monete decontestualizzate, per le quali non è più possiibile neppure avere certezze se siano indicative di una circolazione monetaria sarda, o se provengano da altri contesti.

Gli elementi che meritano essere discussi nel lavoro di Clorinda Amante Simoni sono soprattutto, almeno a mio modo di vedere e per quanto risponde ai miei interessi numismatici, due:

1) le proporzioni tra monete vandale, monete di Valentiniano IIII e monete ufficiali del V secolo prese nel loro insieme allo scopo di vedere se tali proporzioni suggeriscano una ripresa o meno dell'economia sarda durante il Regno vandalo;

2) la coesistenza di monete vandale di zecca sarda e di Cartagine, allo scopo di ragionare se esse venissero accettate a peso oppure a numero.

Inoltre dalla rilettura di quel testo emergono alcune domande che pose allora, trent'anni or sono, l'Autrice e che forse restano ancora senza risposta; o che forse una risposta l'hanno avuita, ma sono io che la ignoro. Dunque ho avviato questa discussione sperando che da parte dei foristi possano giungere contributi che diano almeno alcuni di tali risposte, ma anche contestare le ipotesi che formulerò sui due punti prima indicati, fornendo utili indicazioni per una loro migliore comprensione.

Infatti lo scritto dell'archeologa-numismatica fornisce un'ottima fotografia: ma è e resta una fotografia unica, di un preciso contesto cimiteriale, Cornus.

Quanto tale fotografia può essere estrapolata ad altre aree della Sardegna? Ovvero, sino a che punto le conclusioni che si possono azzardare, solo azzardare!, dallo studio di Clorinda Amante Simoni valgono anche per altri contesti?


Inviato

Un'osservazione di carattere generale.

Rileggere a distanza di tempo il testo di un archeologo e/o numismatico, riserva sempre delle sorprese positive.

Da un lato, almeno nei casi di monetazione poco conosciuta o studiata, permette di vedere quanto sia o meno avanzata la conoscenza di un tema, ma soprattutto come siano mutati i punti di vista. Dall'altro, e questo è quasi sempre vero, si scorgono aspetti discussi in tale testo, ma che ora si "rileggono" in ubna luce diversa, e cioè dal punto di vista delle nuove e maggiori conoscenze sul tema.

Questo, ovviamente, è particolarmente valido nel caso della memoria di Clorinda Amante Simoni, poiché quando ella scriveva, i riferimenti ai quali poteva attenersi erano assai pochi: il Wroth, qualche articolo di Grierson, qualcuno di più della Cécile Morrisson.

Nei trent'anni trascorsi da quando fu esposta al convegno di Ciglieri quella memoria, nella conoscenza della monetazione vandala sono stati fatti dei passi enormi, grazie ai lavori della Morrisson, donna di grande intelligenza e che non teme a distanza di anni di dire che in un suo precedente lavoro si era sbagliata e a correggere il tiro, di Frank Clover, Mario Ladich, Noël Duval, Daniele Castrizio e soprattutto di Michele Asolati. M'incuriosisce (e mi spiace) il fatto che mentre i più importanti contributi alla conoscenza della momnetazione vandala negli ultimi anni siano giunti proprio da numismatici italiani, inveve i collezionisti nazionali siano abbastanza indifferenti a questa monetazione.

Un altro grande passo avanti che ha notevole implicazioni anche nel punto di vista numismatico, viene dagli studi che storici moderni hanno fatto sul Regno vandalo, non più visto come mera creatura di Genserico (tipica l'affermazione degli storici anche di un recente passato che la decadenza del Regno vandalo inizia con la morte stessa di Genserico) e come stato fondalmentalmente piratesco. Ora il Regno vandalo è stato finalmente messa nella giusta luce: dopo un inizio sì piratesco, si convertì in una potenza commerciale del Mediterraneo, apera alle idee e nel tema monetario, che è quello per noi di maggiore interesse, capace di intuire riforme complesse e di anticipare concetti che poi, ma con minore successo, verranno fatti propri dalle due riforme di Anastasio (e distrutti da quella di Giustiniano).


Inviato (modificato)

Per ampliare le informazioni date sul lavoro in oggetto, riporto una sintesi dei nummi raccolti nell'area cimiteriale di Cornus, in differebnti momenti, e analizzati da Clorinda Amante Simoni:

307 nummi, dei quali 184 leggibili e 127 illeggibili

i 184 leggibili si scompongono nel seguente modo (indicativamente in quanto non sempre la classificazione degli stessi è certa):

7 di epoca punica

2 di epoca repubblicana

120 del IV secolo (46 pre-teodosiani, 9 post-teodosiani, 65 incerti)

5 tra IV e V secolo

6 del V secolo (Roma e zecche orientali)

30 vandali

Preciso che le differenze di attribuzione che nella tabella precedente ho segnalato con rispetto al lavoro originale, sono più di forma che di sostanza. Infatti Clotilde Amante Simoni, facendo riferimento per la catalogazione al lavoro di Cécile Morrisson (relativo al ripostiglio di Aïn Kelba) che in quel momento era forse quanto di meglio poteva adottare quale riferimento, attribuisce molti nummi a Trasamundo che in effetti, al non essere visibile una legnda, possiamo solamente indicare come "tipologia d": ma di fatto questa tipologia soprattutto corrisponde a Trasamundo.

Prima di analizzare più dettagliatamente i 30 nummi vandali, vorrei far notare l'enorme squilibrio tra questi e in generale la monetazione del V secolo: 30:6 (al massimo 30:11). Uno squilibrio probabilmente assai maggiore, in quanto gran parte dei 127 nummi cosiddetti "illeggibili" sono di dimensione assai piccola: non sarebbe fuori luogo presumere che si tratti soprattutto di nummi del V secolo e che tra questi prevalgano quelli vandali.

Modificato da antvwaIa

Inviato

In quanto alla composizione dei 30 nummi vandali riportati da Clorinda Amante Somini, riclassificati non solo da ma dall'intero Gruppo di studio per la monetazione vándala, abbiamo la seguente ripartizione:

nummi protovandali (età di Genserico e Unerico): 5

Guntamundo: 7

Trasamundo: 3

Vittorie di Cartagine, tipo c (prevalentemente attribuibili a Guntamundo): 3

Vittorie di Cartagine, tipo d (prevalentemente attribuibili a Trasamundo): 3

Vittorie di Cartagine di tipo non identificabile: 2

Vittorie di zecca sarda di 1º tipo: 2

Vittorie di zecca sarda di 2º tipo: 6

Vittorie di zecca sarda di tipo non identificabile: 2

Nummi di Godas: 1

Il totale è maggiore di 30 in quanto per alcuni nummi l'attribuzione era ambigua e sono stati riportati due volte.

Prima di approfondire ulteriormente l'analisi di questi dati, mi pare interesante porre l'attenzione sul fatto che vi sono 5 nummi protovandali (dunque di zecca nordafricana), 10 probabilmente di Guntamundo, 6 probabilmente di Trasamundo, 10 di zecca sarda e 1 di Godas.

Ciò pone in evidenza la contemporánea circolazione di nummi vandali di Cartagine da un lato, e di zecca sarda dall'altro, nonostante il rapporto di peso tra i due gruppi sia di 2:1.


Inviato

Una precisazione, altrimenti il post precedente non è del tutto comprensibile.

Scrivendo "vittorie di Cartagine, tipo c oppure d", mi riferisco alla classificazione delle vittorie vandale proposta in A. Ortu et alii, il nummo vandalo con la vittoria, in Monete Antiche n. 74 (2014).

Scrivendo "vittorie di zecca sarda di 1º oppure 2º tipo", mi riferisco al fatto che queste monetine emesse in Sardegna si mantengono molto a lungo fedeli all'archetipo di vittoria teodosiana, ovvero quella tipica di Valentiniano III, con la corona circolare. Molto tardivamente adottano l'archetipo proprio di Maggioriano, con la corona ovale e con due grossi capi allacciati che pendono in basso: tardivamente in quanto la zecca di Cartagine fa propria questa iconografia sin dal tempo di Guntamundo, se non già di Unerico. Preso la zecca sarda il passaggio dal 1º al 2º tipo avvenne probabilmente durante il regno di Trasamundo, in quanto ci sono vittorie di 1º tipo che recano il suo nome, se non addirittura in occasione della successione di Ilderico. Con il passaggio del disegno della vittoria sarda dal 1º al 2º tipo non si dà solamente una diversa forma della corona, ma è la qualità complessiva del disegno che è molto superiore a quella precedente, ciò che fa supporre che possano essere giunti degli incisori da Cartagine. Le vittorie di 1º tipo si suddividono in due gruppi: uno incentrato su un peso medio di 0,50-0,60 g, e l'altro, successivo, su un peso medio di 0,30-0,35 g. Le vittorie si 2º tipo mantengono questo peso medio di 0,30-0,35 g. Dunque durante l'emissione delle vittorie di 1º tipo anche in Sardegna vi fu una riduzione del peso di riferimento del nummo, così come avvenne a Cartagine con la riforma di Guntamundo: tuttavia sembrerebbe che in Sardegna questo calo del peso di riferimento sia avvenuto molto più tardi che a Cartagine, forse durante il regno di Trasamundo.


Inviato

Tornando ai 30 nummi di Cornus, apparentemente è assente la monetazione di Ilderico.

In effetti, anche analizzando altre fonti (poche in realtà!) sicure in quanto a contestualizzazione, nel territorio sardo di quando in quando sono apparsi dei nummi vandali, ma sempre classificabili come protovndali, oppure da darsi a Guntamundo o Trasamundo, ma mai a Ilderico. Da questo punto di vista, anche il lavoro di Clotilde Amante Simoni conferma altri dati (o, più esattamente, gli altri dati confermano questa composizione dei nummi vandali che circolavano in Sardegna).

Ovviamente, non vi è alcuna ragione che possa far pensare a una riduzione del circolante sardo durante il regno di Ilderico. Ciò induce a pensare, e questa almeno è la mia ipotesi di lavoro, che le vittorie sarde di 2º tipo siano almeno in parte da darsi proprio al regno di Ilderico.

Poiché la qualità dei conii migliora in modo molto evidente al passarsi dal 1º al 2º gruppo, si potrebbe, con molta cautela, avanzare l'ipotesi (sempre di ipotesi di lavoro, si tratta) che con l'avvicendarsi di Ilderico sul trono che fu di Trasamundo, insieme a un nuovo procurator domus (forse proprio Godas), fosse stato inviato in Sardegna anche del personale di zecca.

L'organizzazione vandala in Sardegna non è del tutto accertata, ma sembra che si basasse sulla presenza di tre diverse autorità:

a) un'autorità militare di stretta fiducia reale preposta alla gestione del distaccamento militare e al mantenimento dell'ordine

b) un praeses che in buona parte svolgeva i tradizionali compiti ad esso assegnato così come già avveniva nel tardo impero, scelto tra i patrizi locali che mostravano maggiore spirito di collaborazione con i vandali, e comunque subordinato al responsabile della guarbigione per quanto concerneva ordine, sicurezza, dipendenza da Cartagine

c) un procurator domus il quale gestiva le proprietà reali (quelle che prima erano imperiali) curando ovviamente l'interesse del re cartaginese; in Sardegna la proprietà reale era costituita soprattutto dalle miniere (ma non solo) e non si può escludere che la responsabilità della zecca sarda fosse proprio incombenza del procurator domus.

PS) Una curiosità. Grazie alla pecisissma contestualizzazione delle monete di Cormus, è stato possibile verificare che quei pochi nummi forati al centro furono trovati sempre e in ogni caso in mezzo ai resti ossei, in prossimità del collo o del torace. Giustamente ne deduce l'Amante Simoni che si trattava di monete adattate quali ciondoli per le collanine.


Inviato

Il lavoro di Clorinda Amante Simoni va letto inquadrandolo in relazione all'insieme delle relazioni presentate al Convegno di Cuglieri, interamente dedicato all'area cimiteriale di Cormus: ciò è molto importante in quanto è in abbinamento ad altre relazioni che si può inquadrare in modo molto dettagliato la contestualità di ogni nummo, così come distinguere quelli (in realtà pochi) la cui presenza nell'area cimiteriale è casuale, da quelli che sono stati collocati quali "oboli di Caronte", uso che, dunque, era ancora vigente della Sardegna del VI secolo.

Il fatto che venissero usati in modo indifferenziato tanto le vittorie vandale di zecca sarda, quanto quelle della zecca di Cartagine e i nummi del V secolo, va decisamente a favore di un uso indifferenziato delle stesse, a prescindere dal peso molto ridotto delle prime, e quindi di una circolazione monetaria "a pezzo" e non "a peso". Non so qaunto sia possibile estrapolare questo ragionamento anche ai nummi del IV secolo (si tratta sorattutto di FTRep), dove la differenza di peso si fa più marcata: è vero che appaiono collocati gli uni e gli altri nelle stesse tombe, ma è anche vero che esse venivano più volte riutilizzate per accogliere nuovi corpi (probabilmente si tratta di saccelli familiari) e quindi in tempi diversi.

Clorinda Amante Simoni non affronta questo quesito: osserva - secondo me a ragione - che durante tutto il V secolo e l'inizio del VI probabilmente i piccoli bronzi del IV secolo continuarono ad essere parte attiva e importante del circolante monetario dell'isola.

PS) Da un lato, l'assenza di interventi di terzi è un po' demoralizzante. Tuttavia la quantità elevata di visite mi fa pensare che il tema interessa più persone, ma che la sua specificità ne impedisce la partecipazione. Certamente, il tema della monetazione vandala in Italia è molto trascurato, nonostante il fatto che siano proprio italiani gli studiosi che in tempi recenti hanno dato maggiori contributi. Una lontananza, quella dei collezionisti italiani, che va in direzione contraria a quanto avviene in Francia, Germania e, soprattutto, in Spagna, dove l'interesse per questa monetazione è cresciuto moltissimo, e lo si nota anche dai crescenti prezzi che ottengono i nummi vandali nelle aste.

Perciò nonostante l'assordante silenzio andrò avanti nel mio monologo.


Inviato

Ad una prima analisi, parrebbe che l'aspetto più importante del lavoro di Clotilde Amante Simoni sia l'aver riconosciuto il nummo in nome di Godas, sia pure fraintendendone totalmente l'attribuzione: lei stessa dedica ampio spazio a questo inedito, sul quale tonerò più avanti per discuterne con maggiori dettagli.

A mio vedere, invece, l'aspetto davvero più importante della sua memoria fu aver riconosciuto la presenza di monete vandale nella circolazione monetaria sarda, e la loro importanza in termini quantitativi. Un riconoscimento che prima mancó sempre, nonostante altri autori riportano il ritrovamento di piccoli nummi enei ma non li considerino degni di particolare attenzione.

Da questo punto di vista, mi pare si possa ben dire che sia con Clorinda Amante Simoni che nasce la numismatica vandala della regione sarda.


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