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Inviato

Could not agree more...

Nei coni incisi a mano e nella battitura manuale ci si accorgeva immediatamente se un'incisione era sbagliata e si rifaceva/correggeva il conio se proprio andava fatto. Non esistevano produzioni "di prova"

EsistevAno invece errori di coniazione dovuti alla meccanica del procedimento: tondelli che restavano attaccati al conio di martello , monete decentrate, incusi involontari etc.

Nel medioevo poi sono comunissimi gli errori nelle legende, lettere incise specularmente o errori anche grammaticali dovuti a ignoranza dell 'incisore. Ma mica si rifaceva il conio per questo.

Ne' lo si rifaceva se l 'artista non era molto ispirato nell'incisione del ritratto del principe: vedi la grande differenza di stili nei reali di Carlo d'Angio'

O nei testoni di Carloo II di Savoia ( ma gli esempi son naturalmente moltissimi) ove compaiono ritratti che vanno da stili infantili a incisioni sublimi. Eppure tutte queste monete circolavano eccome, l'importante era il loro contenuto di fino.

Infine abbiamo si delle prove, in periodi dal 1500 in avanti soprattutto , ma soprattutto per delle monete in ultima analisi non emesse. Un esempio e' il bronzo di di Giovanni Sforza con al rovescio il giogo spezzato simboleggiante il ritorno al potere dello Sforza a Pesaro che si pensa essere la prova di un mai emesso doppio ducato. O anche il bellissimo bronzo paterno di Costanzo Sforza (con la veduta del castello di Pesaro) che si presume la prova di una mezza lira, mai realmente circolata. Sono pero ' in gran parte supposizioni.

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Inviato

Sicuramente è molto difficoltoso riuscire ad individuare una prova a distanza di tanti anni, senza delle chiare e precise informazioni, infatti nessuno mai potrà asserire che una prova del V secolo è tale se non in possesso di documenti scritti che lo attestino.

Volevo sottolineare che nel titolo, oltre a Prove e Progetti, si deve leggere è RARITA' numismatiche, quindi a mio avviso l'autore stesso è coscente che definire una prova o un progetto una moneta emassa in quei periodi storici sia molto difficile e descrive come (giustamente credo) rarità questo o quell'esemplare.

Volevo far presente l'articolo che apparso sul mese di Marzo 2014 de "Il Giornale della numismatica" a pagina 36 si espone propio il fatto che una presunta Prova di un Reale di Vittorio Amedeo III sia stato coniato nel 1792, invece dai documenti esposti nello stesso articolo si evince che le coniazioni sono iniziate solo nel 1793, nonostante questo, l'esemplare in questione è stato posto in vendita in diverse aste come prova, quindi è difficilissimo poter affermare quando una moneta è una vera Prova o Progetto, a mio avviso l'autore dell'opera ha tentato di catalogare tali tipologie con tutti i mezzi a sua disposizione per poter offrire a tutti noi una panoramica su un tema che ormai appassione sempre più persone.


Inviato

Forse sarebbe stato piu ' prudente adottare un titolo piu' lineare per non indurre eccessive aspettative

Rarita' poi e' un concetto che si applica piu' all' ambito "collezionistico" che all'indagine storico -numismatica

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Inviato

Ma non credo che il collezionismo sia da distaccare dallo studio Storico-Numismatico, infatti bisogna tener presente che molti eminenti studiosi sono collezionisti, anche nel passato eminenti personalita hanno legato le due cose, il collezionismo e lo studio................

Come si potrebbero scindere le due cose?

Chi colleziona monete deve anche avere la passione nello studio della Storia, dell'Economia, della Finanza............. non ci si puo limitare ad avere dei meri pezzi di metallo con dei disegni, quella è semplice speculazione borsistica, quindi la parola rarità che è presente nel titolo fa capire bene che il teme trattato è molto più ampio di quello delle emissioni di monete prova.

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Inviato

Ma non credo che il collezionismo sia da distaccare dallo studio Storico-Numismatico, infatti bisogna tener presente che molti eminenti studiosi sono collezionisti, anche nel passato eminenti personalita hanno legato le due cose, il collezionismo e lo studio................

Come si potrebbero scindere le due cose?

Chi colleziona monete deve anche avere la passione nello studio della Storia, dell'Economia, della Finanza............. non ci si puo limitare ad avere dei meri pezzi di metallo con dei disegni, quella è semplice speculazione borsistica, quindi la parola rarità che è presente nel titolo fa capire bene che il teme trattato è molto più ampio di quello delle emissioni di monete prova.

Ma nessuno parla di scissione. Eccellenti collezionisti - Magnaguti, Papadopoli, Gnecchi, - ad esempio sono stati tutti anche eccellenti pubblicisti. Le loro opere vengono consultate avidamente ancora oggi. Nelle loro pubblicazioni hanno afrrontato temi/zecche/periodi con un approccio scientifico parlando della storia della moneta e , naturalmente menzionando, ove rilevava, la sua rarità, ma mai facendone un elemento di particolare attrazione. L'analisi dello studioso, o del collezionista che scrive da studioso, deve essere lineare e trattare tutte le monete con il medesimo occhio.

Diverso naturalmente un discorso divulgativo o piu' prettamente collezionistico ove l'attenzione verrà concentrata sulle emissioni rare, sulla scarsità di esemplari sul fascino di queste emissioni nate o divenute rare.

E' una differenza, sottile forse per alcuni, ma che si puo' percepire nel carattere di un'opera e ne distingue l'approccio. Nessun giudizio di valore, ci mancherebbe, solo una questione di metodo e di definizione dell'ambito.


Inviato

L'opera è basata su un senso di divulgazione della numismatica, attraverso lo studio e la descizione di monete che non appaiono spesso sul mercato e che sono conosciute in pochi esemplari, il fatto che una moneta sia Rara non è di sicuro un segno che essa possa essere considerata una prova o un progetto, il fatto che il testo tratti emissioni di cosi scarso numero di esemplari o di comunque monete che per varie motivazioni si differenziano sostanzialmente da quelle che in realtà hanno circolato è appunto lo scopo della divulgazione stesssa.

La parola rarità nel titolo fa appunto presagire che dalle pagine non si avranno solo delle monete considerate prove o progetti, ecco perchè lo studioso tratta le monete propio con lo stesso spirito, e giustamente dove non è possibili affermare con certezza che tali monete siano prove o progetti si concentrano nella deffinizione delle rarità, si sarebbe potuto usare anche un altro termine, come varianti, errori, oppure nell'incertezza metterle in fondo al volume in una sezione apparte, queste comunque sono scelte dell'autore che opera a sua discezione e quindi decide da solo in che modo esporre la propia opera.

Ritengo comunque che dal titolo non ci possano essere fraintendimenti e che l'autore abbia lasciato aperto un campo larghissimo per poter descrivere questa tipologia di monete.


Inviato

Forse sarebbe stato piu ' prudente adottare un titolo piu' lineare per non indurre eccessive aspettative

Rarita' poi e' un concetto che si applica piu' all' ambito "collezionistico" che all'indagine storico -numismatica

"...Come noto, il principale filo guida di questa opera numismatica, è quello di descrivere, per quanto possibile, le attività delle varie zecche attive nella penisola italiana nella realizzazione di prove, progetti, saggi monetari e quante altre attività a queste assimilabili.

Ai fini di questo studio, prenderemo dunque in esame solo i casi in cui ci si trovi in presenza di esemplari riconducibili a prove e/o progetti di monetazione. Però, occorre ribadire, che in determinate circostanze, anche monete di estrema rarità possono in qualche modo essere ricomprese in questa branca specialistica della moneta metallica. Già, perché va rilevato che non tutte le grandi rarità monetarie affondano la loro genesi nel fatto di essere andate perdute nella maggior parte del quantitativo battuto. Tanto per fare un esempio, nel caso degli Oboli battuti a nome di Carlo II di Savoia, sappiamo che si tratta di monete rarissime, ma questa grande rarità dipende non soltanto da una produzione relativamente limitata, ma soprattutto dall’usura e dalla facilità con cui queste monete, dato il piccolo modulo e il metallo non pregiato, potevano andare perse.

Talvolta si trattava di emissioni nate già rare, poiché battute in pochissimi esemplari, forse per ostentazione, per esperimento in vista di una futura coniazione su larga scala, oppure per diletto. Non a caso, ai nostri giorni, quando è prassi la coniazione di monete in pochissime migliaia di esemplari per collezionisti, osserviamo che queste non vengono mai considerate rare quanto altre consorelle metalliche coniate in qualche decina di migliaia di esemplari. La vita vissuta dalla moneta infatti inciderà molto sulla sua intrinseca rarità: si dovrà quindi considerare se ebbe una circolazione, se subì dei ritiri dal mercato con conseguente rifusione, se andò dispersa nel corso dei innumerevoli conflitti bellici.

Ecco che oggi ci troviamo di fronte alla obiettiva difficoltà di effettuare una sorta di scrematura, cercando di distinguere le varie situazioni…facciamo un esempio…la moneta da lire 100 del 1940 battuta a nome di Vittorio Emanuele III…si racconta che venne battuta per celebrare i 40 anni di regno del sovrano…nacque già sfortunata e rara…pochi esemplari, per i soliti pochi eletti e privilegiati. Il messaggio che voleva trasmettere rimase così chiuso dentro di se, inascoltato…Abbiamo poi altri casi, dove la rarità è meno spiegabile e rimane avvolta nel mistero, come nel caso delle lire 5 del 1914, sempre emesse a nome di Vittorio Emanuele III. Coniata in 272.515 esemplari, almeno ufficialmente, queste monete sono molto ricercate dai collezionisti, anche per la loro indubbia bellezza artistica e pur apparendo in maniera relativamente frequente sul mercato, sono abbastanza rare e spuntano cifre interessanti. In taluni casi addirittura monete identiche ma con la scritta prova, e dunque oggettivamente più rare, hanno subito l’asportazione della parola prova per poter poi vendere la moneta come quella prevista per la circolazione. Ovvio comunque che la moneta di cui stiamo trattando non può trovare cittadinanza in quest’opera, essendo una moneta nata per essere immessa in circolazione e in un numero considerevole di esemplari. Trovano invece cittadinanza le consorelle con la dicitura Prova, Prova di Stampa ecc.

E adesso veniamo ad un altro aspetto da tenere in debita considerazione. Quando parliamo di rarità numismatiche occorre fare ulteriori puntualizzazioni. Ad esempio, notiamo che oggi nel mondo numismatico, probabilmente allo scopo di ravvivare il mercato collezionistico, sta prendendo piede la moda di attribuire elevati gradi di rarità, che talvolta arriva a R5 a monete che sono conosciute e che non hanno neanche un grado di rarità…in questo caso, una conservazione ritenuta eccezionale fa spingere oltre il commerciante, attribuendo, a mio modo di vedere in maniera del tutto arbitraria, un grado di rarità che non corrisponde al vero. Appare infatti azzardato affermare che una identica moneta, per impronte e millesimo, possa essere catalogata con un diverso grado di rarità solo per la diversa conservazione…

Un altro aspetto che di fatto determina un elevato grado di rarità è quello del contesto in cui una moneta è stata emessa. Poniamo ad esempio il caso di una ipotetica zecca di una piccola città italica nell’anno mille. Se tale zecca ha battuto monete, questa emissione necessariamente doveva tenere conto dell’esigenza del circolante, dei commerci ecc…non stiamo infatti parlando di importanti stati come ad esempio la Serenissima Repubblica di Venezia ma di una modesta realtà locale. E’ pacifico dunque riconoscere che se esistono oggi, tanto per fare un esempio, solo 5 esemplari di una determinata moneta, non è detto che ci si trovi necessariamente di fronte ad una emissione di prova, di esperimento, progettuale, ma solamente di fronte ad esemplari che, facevano già parte di un esiguo numero di coniazioni, andate poi perdute nel corso dei secoli ed oggi quelle cinque rarità rimangono la sola testimonianza di quell’epoca.

Questo esempio, che a taluni studiosi può far storcere il naso, ben si attaglia alla situazione della penisola italiana…non dimentichiamoci infatti che l’Italia può vantare la presenza nel corso dei secoli di oltre 300 zecche, dal grande stato, impero, città, alla piccola realtà di provincia che testimoniava la potenza del signorotto locale. E dunque, come tante zecche minori del periodo, le monete di maggior valore sono tutte molto rare o rarissime se non addirittura conosciute in pochissimi esemplari.

Per non parlare poi dei cosiddetti pezzi di ostentazione, esemplari non propriamente destinati alla circolazione, molto spesso ingombranti e di grande valore nominale. Il loro scopo precipuo era quello di essere distribuite presso la nobiltà o le corti europee come donativo e gesto di magnificenza. E’ scontato che si trattava di tiratura molto limitate. A questa prassi non si sono sottratti nemmeno i Savoia e oggi possiamo notare che anche nel loro caso, i grandi pezzi aurei oltre la quadrupla erano battuti proprio a scopo ostentativo.

Una volta compreso che la rarità di una moneta non sempre affonda le proprie radici nella esiguità della coniazione, possiamo procedere con l’esame delle singole emissioni.

E, per concludere, le monete perdute o ritenute tali…quelle per le quali conosciamo talvolta le impronte o i documenti ufficiali ma che non sono mai apparse… """


Inviato

Temo che estendere il concetto di prova e di rarità che ben si attaglia alle monete moderne - dal 1800 -, in cui la coniazione a macchina giustifica la realizzazione di prove prima della coniazione effettiva (pratica che poi è andata degenerando servendo non piu' esigenze di zecca ma soprattutto esigenze di collezionismo e di mercato, con il concetto di "rarità" che invece si applica a monete antiche produca degli effetti distorsivi o quantomeno di confusione di questi concetti che assumono connotazioni diverse a seconda della monetazione cui si riferiscono.

L'intervento sopra ha chiarito molto bene il concetto di "prova" e "rarità" che si applica , appunto, alla monetazione moderna.

Ma per le monete antiche un concetto di prova è tutt'altro che sostenibile.

Mentre per la rarità, non comprendo se il libro si prefigge di "spiegare" la rarità di determinate emissioni antiche ?

Per le monete di ostentazione questa è perfettamente insita nel loro carattere. Spiegare invece perché un grosso di Chiusi (o di Volterra) sia oggi monete particolarmente rara rischia di essere un tentativo o particolarmente banale ("se ne fecero poche sin dall'origine...") oppure presuppone un lavoro veramente analitico di ricerca storica per indagare gli effettivi elementi che hanno determinato la scarsità di una particolare emissione (per molte monete si conosce l'origine della loro rarità : ad esempio per i ducati d'argento fatti coniare da Clemente VII nel quando era rinchiuso in Castel S.Angelo per pagare il proprio riscatto ai Lanzichenecchi, pur essendone stati battuti moltissimi esemplari in seguito divennero rarissimi a causa dell'alta percentuale di oro in essi contenuti perchè il pontefice dovette ricorrere alla fusione di calici e altri apparati liturgici essendo a corto di metallo).

Si rischia altrimenti di dire banalità o imprecisioni. Personalmente avrei preferito che la trattazione del materiale moderno fosse rimasta separata da un'eventuale trattazione del materiale antico per il quale il concetto di "prova" è ineffectual, come dicono gli inglesi, e quello di rarità abbisogna di trattazione ad hoc per la quale le metriche, le logiche ei criteri riservati al materiale moderno sono nella maggior parte dei casi scarsamente applicabili.


Inviato

Temo che estendere il concetto di prova e di rarità che ben si attaglia alle monete moderne - dal 1800 -, in cui la coniazione a macchina giustifica la realizzazione di prove prima della coniazione effettiva (pratica che poi è andata degenerando servendo non piu' esigenze di zecca ma soprattutto esigenze di collezionismo e di mercato, con il concetto di "rarità" che invece si applica a monete antiche produca degli effetti distorsivi o quantomeno di confusione di questi concetti che assumono connotazioni diverse a seconda della monetazione cui si riferiscono.

L'intervento sopra ha chiarito molto bene il concetto di "prova" e "rarità" che si applica , appunto, alla monetazione moderna.

Ma per le monete antiche un concetto di prova è tutt'altro che sostenibile.

Mentre per la rarità, non comprendo se il libro si prefigge di "spiegare" la rarità di determinate emissioni antiche ?

Per le monete di ostentazione questa è perfettamente insita nel loro carattere. Spiegare invece perché un grosso di Chiusi (o di Volterra) sia oggi monete particolarmente rara rischia di essere un tentativo o particolarmente banale ("se ne fecero poche sin dall'origine...") oppure presuppone un lavoro veramente analitico di ricerca storica per indagare gli effettivi elementi che hanno determinato la scarsità di una particolare emissione (per molte monete si conosce l'origine della loro rarità : ad esempio per i ducati d'argento fatti coniare da Clemente VII nel quando era rinchiuso in Castel S.Angelo per pagare il proprio riscatto ai Lanzichenecchi, pur essendone stati battuti moltissimi esemplari in seguito divennero rarissimi a causa dell'alta percentuale di oro in essi contenuti perchè il pontefice dovette ricorrere alla fusione di calici e altri apparati liturgici essendo a corto di metallo).

Si rischia altrimenti di dire banalità o imprecisioni. Personalmente avrei preferito che la trattazione del materiale moderno fosse rimasta separata da un'eventuale trattazione del materiale antico per il quale il concetto di "prova" è ineffectual, come dicono gli inglesi, e quello di rarità abbisogna di trattazione ad hoc per la quale le metriche, le logiche ei criteri riservati al materiale moderno sono nella maggior parte dei casi scarsamente applicabili.

...Francesco Gnecchi, in Rivista Italiana di Numismatica (RIN) anno 1907, pag.32 e seguenti ([1]), esprimeva un significativo giudizio che, anche se riferito a dei Medaglioni romani, ben si attaglia anche alle moderne prove di zecca; attraverso lo studio di alcuni di questi reperti della Roma antica, l’insigne studioso individuava alcuni pezzi che “…offrono il tipo della prova di conio fatta dall’artista per rendersi conto del proprio lavoro. Ve ne sono naturalmente di tutti i moduli, ma sono assai scarsi…” . Tra le prove di conio (o presunte tali), che Francesco Gnecchi elenca, a suo dire “…potrebbero ricomprendersi anche alcune prove di piombo o di stagno…”.

([1]) RIN 1907, pag.32 e segg. LXXXI BRONZI UNILATERALI E PROVE DI CONIO, di Francesco Gnecchi.


Inviato

Mi dispiace, ma parlando da un'ottica particolare come "prove e progetti" si rischia di mischiare il sacro (monete antiche e medievali, coniate a mano e in diversissimi contesti storici e geografici) col profano (monete moderne, coniate a macchina) e se può fornire interessanti spunti aneddotici non mi sembra un'operazione molto scientifica.

Il Gnecchi si riferiva al periodo romano imperiale e se pure possiamo trovarci di fronte ad emissioni, come ad esempio il famosissimo medaglione d'oro di Teodorico, che fu vanto della sua grande collezione, che possono entrare nel novero di sorta di prova di conio, non dobbiamo dimenticare che esistono differenze concettuali tra questo medaglione e una tipica prova di conio o progetto moderni.

L'unica cosa in comune può essere l'aspirazione dell'artista a vedere riconosciuta la propria bravura col permesso dell'autorità emittente.

Quando si studia una determinata monetazione, sarebbe meglio affrontarla nel suo complesso, dalle emissioni normali e comuni a quelle particolari e per questo in genere molto rare. Sarebbe meglio limitare il termine di "prova" e di "progetto" alla sola monetazione decimale.

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Inviato

Da che mondo e mondo l'uomo ha sempre progettato e provato ogni sua opera dell'ingegno, dalla punta in selce della prima lancia alla ruota al motore a scoppio. Pensare che un artista o artigiano realizzasse una impronta e poi via alla conazione a martello o a pressa meccanica è semplicemente assurdo. E' giocoforza che prima si realizzasse una "prova" su un pezzo di metallo, e prima ancora che si ideasse una sorta di progetto "pensando" a come e cosa si doveva rappresentare su una moneta. Lo stesso Corpus indica monete molto molto antiche con il termine prova. Certo, la parola PROVA sulle monete nasce in tempi moderni, chissà a che scopo, ma dire che nel passato si realizzasse cotto e mangiato un tipo di moneta appare molto molto improbabile.

I grandi artisti hanno sempre realizzato bozzetti prima di dare il via all'opera definitiva, quindi.

Poi ognuno è libera di pensarla come vuole. La mia non sarà un'opera scientifica, non ambisco a tale riconoscimento. Però siccome anche io la penso come voglio, proseguo per la mia strada. Lascio agli scienziati il compito di stabilire le modalità esatte di realizzazione di una prova e/o un progetto. Il libro non vi piace, è scritto male, non è scientifico? Benissimo. Non compratelo e non leggetelo. Passate pure oltre. Io difendo le mie idee e i miei dilettantistici studi.

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Inviato

Da che mondo e mondo l'uomo ha sempre progettato e provato ogni sua opera dell'ingegno, dalla punta in selce della prima lancia alla ruota al motore a scoppio. Pensare che un artista o artigiano realizzasse una impronta e poi via alla conazione a martello o a pressa meccanica è semplicemente assurdo. E' giocoforza che prima si realizzasse una "prova" su un pezzo di metallo, e prima ancora che si ideasse una sorta di progetto "pensando" a come e cosa si doveva rappresentare su una moneta. Lo stesso Corpus indica monete molto molto antiche con il termine prova. Certo, la parola PROVA sulle monete nasce in tempi moderni, chissà a che scopo, ma dire che nel passato si realizzasse cotto e mangiato un tipo di moneta appare molto molto improbabile.

I grandi artisti hanno sempre realizzato bozzetti prima di dare il via all'opera definitiva, quindi.

Poi ognuno è libera di pensarla come vuole. La mia non sarà un'opera scientifica, non ambisco a tale riconoscimento. Però siccome anche io la penso come voglio, proseguo per la mia strada. Lascio agli scienziati il compito di stabilire le modalità esatte di realizzazione di una prova e/o un progetto. Il libro non vi piace, è scritto male, non è scientifico? Benissimo. Non compratelo e non leggetelo. Passate pure oltre. Io difendo le mie idee e i miei dilettantistici studi.

Sottoscrivo quanto soprascritto, infatti credo che anche nel passato si facessero prove di monetazione, o comunque si cercasse tramite l'emissione di più nominali di aggiustare quella che era la prima coniazione di sperimentazione, poi come giustamente detto esiste il fatto che uno sia liberissimo di criticare e quindi di non acquistare i volumi pubblicati.

Io sono del parere che il lavoro svolto fin ora da elledi sia interessante e ben fatto, esorterei appunto l'autore a continuare nelle sue ricerche e nelle sue pubblicazioni che danno la possibilità a chi è appasionato di questa materia di avere degli scritti utilissimi, oltre a ringraziarlo per questo ed altri lavori e per l'impegno e tempo che mette nello studio Numismatico.

Spero al più presto di poter acquistare l'opera per poter sfogliare le interessantissime pagine.


Inviato (modificato)

Giusto una osservazione

E' vero gli oboli essendo monete di scarso valore per il contenuto di metallo e di piccole dimensione venivano persi facilmente e di certo non ci si disperava a cercarli....

Tuttavia le battiture non erano cosi' scarse infatti grazie alle tecniche di ricerca odierne molti esemplari stanno saltando fuori

Per questi motivi l' estrema rarita' degli oboli di Carlo II va oggi sicuramente riveduta .

Se all'uscita del Mir Savoia poteva essere ancora valido assegnare un grado di rarita' di R9 - R10 , ormai siamo passati a R4 - R5 per gran parte delle tipologie


Già, perché va rilevato che non tutte le grandi rarità monetarie affondano la loro genesi nel fatto di essere andate perdute nella maggior parte del quantitativo battuto. Tanto per fare un esempio, nel caso degli Oboli battuti a nome di Carlo II di Savoia, sappiamo che si tratta di monete rarissime, ma questa grande rarità dipende non soltanto da una produzione relativamente limitata, ma soprattutto dall’usura e dalla facilità con cui queste monete, dato il piccolo modulo e il metallo non pregiato, potevano andare perse.

Modificato da piergi00

Inviato

Anch'io ho aggiunto le due nuove opere alla mia biblioteca personale...mi complimento con Domenico per il minuzioso lavoro di ricerca.

Tutto cio che si realizza a favore della numismatica e dei numismatici arricchisce il nostro patrimonio culturale.

Un ringraziamento particolare per la dedica! Alla prossima....Andrea.

Awards

Inviato

Beati voi che potete vedere queste nuove opere, io è più di una settimana che ho contattato l'editore, ed ancora nulla, non capisco come mai, forse è impegnato nella preparazione di altri eventi, oppure se sia io in particolare a non ricevere risposta, spero prima o poi di poter vedere anche io le opere pubblicate da elledi............................... :cray: :cray:

Devo dire che anche le precedenti opere non le prese dall'autore per la stessa motivazione, nessuna risposta alle mie mail, speravo che almeno queste potessi prenderle direttamente da lui................ :angry: :angry: :angry:


  • 2 settimane dopo...
Inviato

Ho acquistato anch'io i 2 libri a Bologna dall'editore e spero molto che ne seguano altri. Spero molto di poter incontrare l''autore a qualche convegno, magari a Verona. Anzi a Verona lo invito a venire a trovarmi al mio stand per due chiacchiere. Se mi permette vorrei chiedere a elledi come mai le foto di molte prove delle monete della repubblica ed alcuni ingrandimenti sono venute così male. oggi la tecnologia permette foto ad alta risoluzione. Nella prima opera vi sono foto stupende, di alta qualità, non come nelle opere di un altro autore che ha pubblicato cataloghi sullo stesso argomento e che spesso sono svenduti in quasi tutte le case d'asta. Ancora complimenti.


Inviato

A Verona saranno disponibili? a che prezzo? Ho già acquistato le altre pubblicazioni e meritano.Grazie per le risposte.


Inviato

Dopo lunghe peripezie e più di un mese di mail sono riuscito ad avere anche io la mia copia della nuova opera di elledi, ora la sto leggendo, da un primo sguardo mi sembra ben fatta e curata come le precedenti, poi appena avro finito la lettura la commenterò, ma credo già di poter essere contento e di aspettare con ansia le nuove pubblicazioni che spero giungano numerose nei prossimi anni.


Inviato

Dopo lunghe peripezie e più di un mese di mail sono riuscito ad avere anche io la mia copia della nuova opera di elledi, ora la sto leggendo, da un primo sguardo mi sembra ben fatta e curata come le precedenti, poi appena avro finito la lettura la commenterò, ma credo già di poter essere contento e di aspettare con ansia le nuove pubblicazioni che spero giungano numerose nei prossimi anni.

Ti ringrazio per la fiducia in anticipo! Io ci metto sempre tutto l'impegno possibile anche se non sempre le cose riescono per il verso giusto. Per le altre opere vedremo...come vedi oogni opera richiede non meno di due anni per impiantarla, per gli approfondimenti e per gli aspetti correlati (storia, documentazione ufficiale ecc).

La prossima opera che ho ben avviata mi porterà ancora....fuori dai confini italici e sarà molto di nicchia.

Qualcuno mi chiede Napoli....non credo meno di 3 anni....idem per le altre...insomma...non sono più un giovinello e poi ci vuole tempo per la ricerca e poi dulcis in fundo le critiche cominciano a pesarmi, specie quando rasentano la calunnia e l'offensivo....

Due tra tante:

- faccio questi libri perchè io ho molte delle prove sequestrate!!!! Allucinante, calunnioso e da codice penale. Non posseggo prove di alcun genere, o meglio, ne avevo una e una pseudo prova (regolarmente acquistate in asta) e regalate ad un amico.

- un autore di un catalogo manuale spara a zero sulle mie opere ai convegni....beh...questo è un suo diritto di opinione che rispetto..anche se lo inviterei a guardarsi il suo di lavoro...da anni la solita minestra riscaldata, ma tanto si sa...basta cambiare la data e poche nozioni.

Mah....vedremo....

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Supporter
Inviato

Per quello che può contare hai il mio apprezzamento, i tuoi lavori sono molto curati e cosa più importante non è la solita minestra riscaldata. Marco.


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