Vai al contenuto
IGNORED

Il Leone di Venezia


Risposte migliori

  • 4 settimane dopo...

Interessantissimo l'argomento storico da lei postato. Io sono da anni alla ricerca della origine del Leone di San Marco rifacendomi al bronzeo( fino al Cinquecento era dorato )leone androcefalo alato che tuttora campeggia (dal 1172) su una delle 2 colonne della Piazzetta. Quella statua giunse a Venezia dall'Oriente ma...quale la sua origine? A detta del profeta Daniele , "fulgente d'oro" sembra abbia rappresentato la apoteosi di Nabuccodonosor eretta "in campo Durae in quel di Babilonia" nel VII° secolo a.C e abbia subito in seguito straordinarie vicende nel corso di molti secoli prima che venisse "rapinato" dagli intraprendenti Veneziani sulle coste del Medio Oriente.Naturalmente fece anche una scappata a Parigi al seguito delle aq

Link al commento
Condividi su altri siti


Supporter

se quella storia le interessa....posso continuare!

Buona serata

Assolutamente si!

E non credo di essere il solo a cui interessa.....

Ti (per favore diamoci del tu) ringrazio fin da ora.

saluti

luciano

Link al commento
Condividi su altri siti


Carissimo Luciano, scusami per il ritardo. Una anticipazione sul laborioso trattato in merito alla ricerca della origine del LEOLE ALATO DI BRONZO della Piazzetta di Venezia unita al consiglio di acquistare una pregevolissima recente edizione pubblicata dalla dottoressa Scarfì della soprintendenza archeologica per il Veneto "Il Leone di Venezia" edito dalla Temav, con la quale ebbi frequenti contatti epistolari e che si degnò di citarmi in quel libro per i miei contributi. Spero tu lo possa reperire.

Mi auguro di non suscitare vivaci riprovazioni da parte dei numismatici con queste mie esposizioni di natura storica dal momento che esulano dal campo puramente delle monete di Venezia.

E vengo al dunque: non intendo raccontar favole, ma nessuno è riuscito finora a scoprire la origine del maestoso simbolo sella Serenissima ( che darà analogalmente origine anche alle sue monete) di quel bronzeo androcefalo leone alato il cui aspetto terrificante ben lontano dal rappresentare il Discepolo di Alessandria d'Egitto campeggia da otto secoli sulla ciclopica colonna della Piazzetta di San Marco.

Da dove è venuto quel volto da gattone selvatico e magico? Da artisti mesopotamici, hanno congetturato. Altri, nel VI° secolo a.C oppure nel XII°...chissà!

Per certo si va dicendo che è ora frutto di un maldestro collage di pezzi aggiunti nel corso di molti secoli.Non è forse Venezia una spugna piena di misteri? Non basterebbe forse spremerla per perdersi ? Sulle vicende di quel leone abbiamo purtroppo ereditato solo inconcludenti perplessità anche da autorevoli archeologi quale il Perkins e il nostrano Domenico Gnoli , come vedremo. Ma anche "il Leone di Venezia" della Soprintendente dott. Scarfì ci ha lasciato, dal punto di vista storico, a bocca un po' asciutta!

Convinto come sono che "la Intuizione quando sale sul cocchio della Immaginazione , sua sorella e compagna di viaggio del Ragionamento non sempre lascia invano per la strada dell'Incognito la pigra Meditazione" sono andato anni or sono alla ricerca delle orme di quel leone alato in compagnia di un certo Daniele di biblica memoria. Mentre procedevamo lungo una assolata carovaniera del Vicino Oriente mi citò all'improvviso un capoverso delle sue Profezie: dalla Bibbia del Martini,Torino,1839 Profezie di Daniele, Capo VII e seguenti.Prima quasi laena et alas habebat aquilae.....la qual cosa voleva indicare l'impero dei Caldei e il carattere stesso di Nabuccodonosor. In altro punto si legge: Nabuccodonosor rex FECIT STATUAM AUREAM ALTITUDINE CUBITORUM SEXAGINTA (compresa l'altezza della colonna), LONGITUDINE CUBITORUM SEX (3 metri) ET STATUIT EAM IN CAMPO DURAE PROVINCIAE BABILONIS.

Alla prossima procederò con ordine.

Dimmi se ti interessa che continui. adalberto

  • Mi piace 2
Link al commento
Condividi su altri siti


Supporter

Carissimo Luciano, scusami per il ritardo. Una anticipazione sul laborioso trattato in merito alla ricerca della origine del LEOLE ALATO DI BRONZO della Piazzetta di Venezia unita al consiglio di acquistare una pregevolissima recente edizione pubblicata dalla dottoressa Scarfì della soprintendenza archeologica per il Veneto "Il Leone di Venezia" edito dalla Temav, con la quale ebbi frequenti contatti epistolari e che si degnò di citarmi in quel libro per i miei contributi. Spero tu lo possa reperire.

Mi auguro di non suscitare vivaci riprovazioni da parte dei numismatici con queste mie esposizioni di natura storica dal momento che esulano dal campo puramente delle monete di Venezia.

E vengo al dunque: non intendo raccontar favole, ma nessuno è riuscito finora a scoprire la origine del maestoso simbolo sella Serenissima ( che darà analogalmente origine anche alle sue monete) di quel bronzeo androcefalo leone alato il cui aspetto terrificante ben lontano dal rappresentare il Discepolo di Alessandria d'Egitto campeggia da otto secoli sulla ciclopica colonna della Piazzetta di San Marco.

Da dove è venuto quel volto da gattone selvatico e magico? Da artisti mesopotamici, hanno congetturato. Altri, nel VI° secolo a.C oppure nel XII°...chissà!

Per certo si va dicendo che è ora frutto di un maldestro collage di pezzi aggiunti nel corso di molti secoli.Non è forse Venezia una spugna piena di misteri? Non basterebbe forse spremerla per perdersi ? Sulle vicende di quel leone abbiamo purtroppo ereditato solo inconcludenti perplessità anche da autorevoli archeologi quale il Perkins e il nostrano Domenico Gnoli , come vedremo. Ma anche "il Leone di Venezia" della Soprintendente dott. Scarfì ci ha lasciato, dal punto di vista storico, a bocca un po' asciutta!

Convinto come sono che "la Intuizione quando sale sul cocchio della Immaginazione , sua sorella e compagna di viaggio del Ragionamento non sempre lascia invano per la strada dell'Incognito la pigra Meditazione" sono andato anni or sono alla ricerca delle orme di quel leone alato in compagnia di un certo Daniele di biblica memoria. Mentre procedevamo lungo una assolata carovaniera del Vicino Oriente mi citò all'improvviso un capoverso delle sue Profezie: dalla Bibbia del Martini,Torino,1839 Profezie di Daniele, Capo VII e seguenti.Prima quasi laena et alas habebat aquilae.....la qual cosa voleva indicare l'impero dei Caldei e il carattere stesso di Nabuccodonosor. In altro punto si legge: Nabuccodonosor rex FECIT STATUAM AUREAM ALTITUDINE CUBITORUM SEXAGINTA (compresa l'altezza della colonna), LONGITUDINE CUBITORUM SEX (3 metri) ET STATUIT EAM IN CAMPO DURAE PROVINCIAE BABILONIS.

Alla prossima procederò con ordine.

Dimmi se ti interessa che continui. adalberto

Buona serata

Nelle mie letture "veneziane" mi sono spesso trovato a leggere del leone posto sulla colonna nella piazzetta, di fronte a quella che ospita San Teodoro e devo dire che una spiegazione certa non l'ho mai trovata .... e tu ce lo confermi; i forse ed i sembra abbondano.

La versione che va per la maggiore e che mi ricordo, è che doveva rappresentare, all'origine, una chimera alla quale furono apposte le ali successivamente, tanto da renderla compatibile con l'immagine del nostro leone alato.

Possibile o forse no? Ce lo dirai nei tuoi articoli a seguire che attendo con ansia.

Certamente, come dici tu, è difficile leggere la storia di Venezia e non imbattersi nei suoi misteri; veri o presunti ma, d'altra parte, in quale altra città del mondo ciò sarebbe possibile?

La stessa origine della città è stata, per secoli, intrisa di leggenda come lo è per Roma ed i veneziani, fin dalla loro origine, hanno fatto di tutto perchè questa leggenda diventasse realtà e su questa edificare la loro storia.

Lo scrittore Alberto Toso Fei ha fatto dei pregevoli libri sui misteri e gli enigmi di Venezia.

Non credo ci saranno riprovazioni se in questa discussione non si parla specificatamente di monete; cosa sarebbe, d'altra parte, studiare le monete senza immergersi e conoscere la storia che le ha partorite?

Grazie ancora

luciano

Link al commento
Condividi su altri siti


Ma procediamo con ordine: il bronzeo (dorato esternamente) manufatto predato dai Veneziani dal Vicino Oriente ( ma più verosimilmente donato da Baldovino re di Gerusalemme per il loro concorso alla presa di Tiro al comando del Doge Domenico Michiel) giunse sicuramente a "Rivoalto" l'anno 1124. Era "fulgente d'oro" vale a dire dorato, assicura il Contarini nel XVI secolo, e aveva due grossi preziosi rubini al posto degli attuali occhi biancastri di cristallo. Sa niente qual ladrone di Napoleone tanto caro al Sindaci Costa dove sono finiti?

quel leone fu posto in cima a una delle due colonne quando un certo Beratterio di Bergamo riusci' nel 1172 a drizzarle nella Piazzetta (così dice il Sabellico) adacquando le corde di sollevamento che via via andava sostituendo con quelle asciutte (impresa quanto mai ardita per quei tempi).

Ma gli furono svelte le ali originarie che si dipartivano verso l'alto DALLE SCAPOLE secondo lo stile siriano (sono tuttora molto evidenti i segni della raschiatura lungo il dorso) per "cristianizzarlo con un paio di ali applicati sulle spalle vicino al collo, e in seguito sostituite nello stesso punto di attacco, come vedremo. La coda era in origine arricciata verso l'alto mentre ora è lunga e distesa verso il basso .Possiedo una serie di magnifiche foto di questo leone che attestano tutti questi particolari, gentilmente inviatemi anni or sono dalla dottoressa Scarfì che le fece scattare durante il restauro fatto all'interno delle Procuratie. Posso mandartele in fotocopia.

Quel leone "volò poi a Parigi al seguito delle aquile napoleoniche per espresso desiderio del Bonaparte e da qui tornò alla Venezia asburgica del 1815 in 72 frammenti causati dalla noncurante imperizia della soldataglia austriaca quando lo tirò giù maldestramente dal piedestallo, nella piazza degli Invalidi. Qualche tempo dopo, a Venezia, fu pazientemente rabberciato dall'architetto Boni che gli sostituì anche le ali.

"..quasi leaena, et alas habebat aquilae...." raccontò Daniele nelle sue Profezie. Questa bestia è come di leonessa, precisa infatti il Martini. Dotata di ali, ben rappresentava l'impero dei Caldei (popolo assai esperto nell'arte della primitiva metallurgia dato che lo costruirono a pannelli separati tra loro, immagine apoteosica dello stesso Nabuccodonosor , violento, temerario, crudele com'era: doti queste evidenziate anche da Geremia, Isaia, Ezechiele e dal Calmet.

I monarchi della antichità solevano infatti farsi idolatrare sotto le sembianze apoteosiche di animali mostruosamente favolosi e sembra che il Nabuccodonosor abbia fatto derivare la sua immagine alla vista dei due maestosi alati Cherubini posti a lato del Grande Altare quando andò a distruggere il Tempio di Gerusalemme. La testa del Leone di Venezia ha anch'essa la testa ruotata a sinistra quasi fosse a guardia di un particolare rilievo, come i Cherubini appunto.

E ben vero che le attestazioni bibliche costituiscono spesso delle "rivelazioni" da prendersi col beneficio di una fede religiosa accettate malvolentieri dalla Storia.

Ma si rimane altresì sconcertati dal fatto che moltissimi riferimenti biblici e non , riportati da molte fonti "laiche" antiche rilevano una spiccata analogia tra le sembianze e le dimensioni del Leone alato di Dura (odierna Al Al Diyrah) e quello della Piazzetta di San Marco.nella considerazione che si tratta di antichissima originaria arte mesopotamica.

Un approfondimento di indagine credo si potrebbe realizzare presso la Biblioteca Nazionale di Vienna e di Parigi dove la maggior parte degli antichi reperti della Serenissima di Venezia "affluirono" da una ben rapinata Marciana.

A presto il seguito.

.

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


Una anticipazione sulle TRE colonne della Piazzetta di San Marco.

da: "Degli Istorici delle cose veneziane" tomo Primo di Marcantonio Sabellico detto "il Coccio". Edizione di Venezia del MDCCXLVII pagina 103.

IL PORTAR DELLE COLONNE IN VENEZIA.

In quel tempo adunque che il Ciani (Sebastiano Ziani) fu creato Doge, TRE colonne grandissime di Grecia furono portate (alcuni dicono di Costantinopoli ; ma come questo sotto Emmanuel far si potesse io non veggo).

Adoperarono in portarle alcune grosse navi, che il vulgo addimanda Caracche. Giunte che furono queste navi, nel tirarsi una di queste colonne con certi ingegni, fu troppo il peso della colonna , che avanzando gli ingegni degli artefici, cascò nel fondo, e fino a questo dì è ancora sotto l'acqua.

Le altre con più diligenza furono ridotte in terra.(anno 1124)

Le quali essendo alquanto tempo giaciute distese né trovandosi, benche' fosse offerta molta mercede, chi avesse ardir di drizzarle: allora per desiderio meraviglioso che ciò si facesse fu per pubblico ordine pubblicato che a ciascuno che per suo ingegno finisse quell'opera gli fosse lecito di domandare al Prencipe e al popolo qualunque cosa volesse, la quale per fede pubblica gli sarebbe concessa , essendo tale che dar meritamente si potesse. Alla fama della proposta molti, come si sa, alcuni per speranza di premio, altri per gloria tentarono la cosa. Ma uno fra tutti, di Lombardia, come si dice venuto, fornì l'opera, e bagnando le funi con assiduo spargimento d'acqua alla quali era legato il peso, di poco spazio lontane dirimpetto al Palazzo dove ora si vedono , drizzò le due colonne. Sopra il capitello di una delle quali è l'immagine di San Marco in figura di Leone con le ali aperte, su l'altra San Teodoro Martire (Primo Patrono di Venezia) con lancia e scudo e'l serpe sotto ai piedi.

La mercede che quell'ingegnere domandò fu che tutti quelli che giocassero ai dadi fra l'una e l'altra colonna , ancora che ogni maniera di inganno usassero, potessero ciò fare senza pena.

Io direi che costui fosse stato uomo di grande ingegno se non avesse richiesto si vergognoso premio della sua virtù ; al qual se il gioco non fosse sommamente piaciuto non gli sarebbe venuto in animo di commendarlo con tal dimanda: ma non da Iddio a un solo tutte le cose.

Questo (artefice) fu ancora il primo che fece il Ponte di Rialto e molti altri edifizi che al pubblico bisogno erano necessario per le quali cose io trovo che dal pubblico ottenne il vivere nel rimanente di sua vita.

Ora mentre si fatte cose si facevano..

Alla prossima, se gradita, tutte le particolarità e le caratteristiche sulla colonna sommersa vicino al Molo unitamente alla corrispondenza epistolare fatta con la Soprintendente Scarfì nell'intento di promuovere la individuazione , il recupero e la sistemazione della colonna accanto alle altre due.

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


Supporter

Buona Domenica

Non hai idea che piacere mi danno queste letture; la terza colonna .... me l'hai fatta tornare alla mente, grazie, ... e chi se lo ricordava più? Qual'era il libro nel quale ne avevo letto le vicende? Mah. :pardon:

Purtroppo la memoria è quella che è; spesso gioca cattivi scherzi e meno male che qualcuno, di tanto in tanto, ci riporta alla mente informazioni, letture, dettagli che si erano persi nei meandri della nostra mente.

Non conoscevo il dettaglio del "premio" richiesto dal Beratterio (oppure è un'altro scherzo della memoria?)

Saluti

luciano

Link al commento
Condividi su altri siti


Anch'io leggo con vero piacere e per ringraziarvi, nel mio piccolo, a conferma di quanto avete scritto fino adesso, vi allego una pagina che ho trovato sull'argomento tratto dal libro "Storia insolita di Venezia" di Marcello Brusegan, spera possa essere utile.

post-9750-0-43276300-1396781468_thumb.jp

Modificato da dizzeta
  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Awards

la ringrazio per il contributo. Ma ecco alcuni precisi dati sulla colonna sommersa (o purtroppo "forse" imbanchinata all'atto del protendersi del Molo in epoca successiva).

Premesso che le TRE colonne sono delle stesse dimensioni val la pena di anticipare questa considerazione: esse giunsero a Venezia contemporaneamente a bordo di tre navi onerarie, le Caracche, provenendo con tutta probabilità dal Tempio del Dio Melquart di Tiro, dove pochi anni prima era avvenuto un grandissimo terremoto.( In quel luogo desolato, un tempo floridissima città-isola fenicia, è tuttora possibile individuare sepolte nella sabbia moltissimi resti delle ciclopiche colonne di quel Tempio antico) . I veneziani ne recuperarono tre, rimaste intatte. Il luogo doveva essere prospiciente al mare perché sarebbe stato impossibile, dato il loro peso, trascinarle per terra per lungo tratto. E doveva essere un porto per poterle caricare sulle navi. Va poi notato che i Veneziani ebbero da Baldovino re di Gerusalemme la facoltà di costituire un fondaco e di appropriarsi di un quarto di quella città. Credo pertanto si sia trattato proprio della città fenicia di TIRO.

E ora i dati sulla colonna sommersa analoghi a quelli delle due della piazzetta di San Marco.

Diametro medio cm.100. Altezza (senza la sovrastante "vera da pozzo"): metri 16 più almeno 3 interrati)

Area circolare media decimetri quadrati 78,5 Lunghezza totale della colonna metri 19 circa. Volume della colonna: 12560 decimetri cubici

Materiale: granito (Kg. circa 2,3 per decimetro cubo.

Peso complessivo di una colonna : circa 29 tonnellate. Peso della colonna in acqua: circa 16 tonnellate

Supponendo che la colonna si trovi adagiata e immersa nella fanghiglia quasi orizzontalmente , la sua superfice (arcuata) risulta essere complessivamente di circa 1600 decimetri quadrati. Considerando il peso della colonna in acqua di 16 tonnellate, si ha che LA COLONNA "GRAVA" SULLA FANGHIGLIA DI 10 KG. CIRCA PER DECIMETRO QUADRATO e cioe' di 100 soli grammi per cm.quadrato.

Ciò fa verosimilmente supporre che la colonna non può essersi "inabissata" nel caranto, come un cucchiaino immerso in una tazza di cioccolata, a una buona decina di metri di profondità come alcuni vorrebbero (dottoressa Scarfì' compresa!)ma trovarsi attualmente nel fango lagunare poco sotto l'acqua che in quel punto vicino al Molo è profonda al massimo 3 metri!

Per il sollevamento della colonna lo sforzo di trazione e recupero dall'acqua non dovrebbe superare le 17-18 tonnellate mentre per essere riposta a terra accanto alle altre due colonne necessiterebbe al massimo uno sforzo di sollevamento di una trentina di tonnellate. Con i mezzi disponibili oggigiorno la cosa sarebbe bel fattibile!

Credo sarebbe di straordinaria rilevanza il recupero di questa TERZA colonna (di colore verde-cipollino essendo quella di Marco cinerea e quella di Todaro rossastra) e la sistemazione , secondo il desiderio espresso dagli antichi Veneziani, in mezzo alle altre due . La distanza tra Todaro e Marco è di 25 metri e di 25 metri è la loro distanza dal Molo.

Tutto questo discorso presuppone però il fatto che non si trovi imbanchinata sotto il Molo della qual cosa scriverò nella prossima puntata.!

Ed ora una lettera della Soprintendente dottoressa Scarfì indirizzata al Sindaco dr. Rigo di Venezia il 4 Marzo 1993:

Gentile signor Sindaco , le notizie citate dal signor Pizzato (il sottoscritto che scrive qui) sulle colonne della piazzetta sono attendibili perché riportate anche da altri storici e riprese dal Lorenzetti nella sua Guida di Venezia.

Che le colonne provengano forse da Chio invece che da Costantinopoli (e perché non da Tiro?-soggiungo io) non muta evidentemente la sostanza del problema e cioè che il limite del Molo sia ora "probabilmente" avanzato da quello della fine del XII secolo , epoca in cui furono erette le colonne per cui la terza colonna "potrebbe" trovarsi al di sotto della pavimentazione attuale. SE CIO' NON FOSSE E LA INDIVIDUAZIONE IN ACQUE LIBERE E IL RECUPERO FOSSERO POSSIBILI, IL RISULTATO SAREBBE DI RILEVANZA ECCEZIONALE , anche se la sistemazione di questa colonna creerebbe pesanti problemi.

.........Mi informerò presso la Fondazione Lerici...sarà mia premura informarla. Voglia gradire i miei migliori saluti. Bianca Maria Scarfi'

Faranno seguito altre lettere indirizzatemi dalla Scarfì

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


A scanso di equivoci intendo precisare di non aver violato la privacy per aver pubblicato la lettera della dottoressa Scarfì al sindaco signor Rigo in merito alla colonna sommersa nella considerazione che la stessa lettera integrale mi era stata inviata dalla Scarfì per conoscenza. La ho voluta pubblicare in segno di riconoscenza per l'attenzione da lei dimostrata verso i miei precedenti interventi epistolari a lei rivolti.

Ed ora un'altra delle sue lettere q

Link al commento
Condividi su altri siti


...questa volta indirizzata a me.

Padova,22 Aprile 1983

Gentile signor Pizzato. voglia scusarmi per il ritardo con cui rispondo alle Sue due lettere di Marzo, che ho letto con molto interesse. Non posso che congratularmi con Lei per la passione e l'entusiasmo che ha posto nella ricerca storica, per la messe di notizie che ha raccolto, per la validità delle varie deduzioni che ha tratto sul carico il trasporto lo scarico e la erezione delle colonne sul molo.

Dato però che io sono una archeologa classica e non mi intendo di ricerche di archivio e dato l'interesse che il problema da lei posto sembra aver suscitato nel Comune di Venezia ritengo opportuno in accordo con la Direzione dell'Archivio di Stato raccogliere metodicamente tutte le notizie utili sulle colonne e sui lavori eseguiti sul Molo della piazzetta.

Per quanto riguarda la visibilità della colonna caduta in acqua (Alberti e Coryat) ho trovato citato nel Miozzi (Venezia nei secoli, la città,I,pag.129, nota 32) un passo dello storico veneziano del '500 , Francesco Sansovino, che ricorda come la si fosse cercata nel fango, senza trovarla.

Non ho avuto ancora risposta dalla Fondazione Lerici sui possibili risultati di indagini fisiche per resti sommersi, ma temo che tali indagini, da tempo rilevatisi utili sul terreno, non abbiano concreta possibilità di attuazione in campo sottomarino. Perciò non escluderei, sempre che si possa ottenerlo dal Comune, un eventuale intervento di una squadra di sommozzatori. La terrò naturalmente informata ma credo che i tempi saranno lunghi.

Grazie vivissime per tutte le notizie che ha voluto cortesemente inviarmi e molti cordiali saluti.

Bianca Maria Scarfì

Link al commento
Condividi su altri siti


Alcune considerazioni sulla accidentale caduta in acqua della colonna.

La linea del Molo costituita da una grossa palificazione che rappresentava l'antico "Approdo di Rialto" era protesa di molti metri verso il bacino rispetto alla arginatura indicata dalla antica pianta del Pellandra poiché all'atto dello sbarco non esisteva più la muraglia disegnata sulla carta del Temanza nel XII secolo.La Pianta del pellandra si riferisce infatti all'XI secolo. Non ci è dato di sapere di quanti metri la palificazione del Molo originario si sia poi estesa verso il bacino; certo è che a quel tempo i lavori di ampliamento della Piazza e della Piazzetta di San Marco erano già stati compiuti prima e durante il dogato di Sebastiano Ziani.Con ciò intendo dire che le colonne vennero sbarcate all'inizio del XII secolo proprio su quella originaria grossa palizzata d'argine e che le due colonne vennero necessariamente erette nel 1172 a una certa distanza da questa palificazione del Molo per evitare per evitare le infiltrazioni d'acqua. Ora esse distano esattamente 25 metri dal Molo attuale.Per tal motivo la originaria palificazione d'argine sottostante alla attuale pavimentazione non dovrebbe trovarsi molto all'interno del molo attuale.

Link al commento
Condividi su altri siti


Discussione spettacolare, grazie a tutti delle innumerevoli informazioni e curiosità.

Da parte mia, condivido queste due pagine della Venetia Città Nobilissima, et Singolare di Francesco Sansovino (1575), nella riedizione secentesca, dove viene narrata la storia delle tre colonne del molo.

Curiosa la figura di questo "maestro" che con una pertica cercava la terza colonna.

luigi

Modificato da gigetto13
Link al commento
Condividi su altri siti


r una interessante osservazione.

E' stato da più resoconti storici riportato che le ali del Leone della Piazzetta, quando giunse a Venezia all'inizio del XII secolo proveniente dal Vicino Oriente,

"svettavano" verso l'alto dipartendosi in basso dalle scapole; e che furono poi "raschiate" dal corpo del leone (come ben appare esaminando da vicino il dorso della statua) per "cristianizzarle" con due nuove ali che si dipartissero più in alto dal collo. Quelle ali originarie erano dunque di stile siriano.

Nella moneta del Gritti , nel '500 ,il "bagattino" dove il Leone appare "in moleca", non cioè ritto sulle zampe, riporta bene incise le ali che si dipartono proprio dalle scapole secondo lo stile siriano appunto.

Ciò fa verosimilmente ritenere che nel tempo antico a Venezia fosse ben nota la tradizione di questo Leone con le ali che si dipartivano in basso dalle scapole. Positura questa che non aveva nulla a che fare con le ali successivamente "cristianizzate" dipartentesi in alto, sul collo.

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


Supporter

uh scusate, le immagini sono in ordine contrario

Buona serata

Io non vedo nulla!? :pardon:

luciano

Link al commento
Condividi su altri siti


...sarebbe veramenrte bella l'eccezionale emersione e recupero della colonna di granito sommersa da 900 anni a pochi passi dal Molo tra la fanghiglia lagunare!

Ma.....sentite cosa mi scrive la Soprintendente dottoressa Scarfi' il 7 luglio del 1993:

Gentile signor Pizzato, grazie anche per la sua ultima lettera ricca come al solito di notizie e anche di disegni ( N.d.r :. su come è avvenuto l'accidentale rotolamento in acqua della colonna all'atto dello scarico dalla caracca).

La tengo informata di come procede tutta la questione:

1) la Fondazione Lerici ha risposto proponendo di procedere al rilevamento della colonna sommersa con metodi magnetici ed acustici

2)l'ho scritto al Sindaco dott. Rigo chiedendogli se il Comune è disponibile ad assumersi il carico di questa ricerca. Non ho avuto alcuna risposta.

3)ho ottenuto che una borsa di studio fosse assegnata al dott. Zago, un giovane studioso propostomi dalla dottoressa Tiepolo, Direttrice dell'Archivio di Stato dei Frari, per una completa ricerca d'archivio sulle colonne e sui lavori eseguiti al Molo. Se lei è d'accordo, passerò al dottor Zago tutte le preziose indicazioni dovute alla sua costante e validissima opera di ricerca che non rimarrà certo ignorata se, come mi auguro, giungerà a qualche risultato.

con molti auguri di buon lavoro e molti cordiali saluti,

Bianca Maria Scarfì

e dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali - Archivio di Stato di Venezia:, 30 Agosto 1985.

Al signor Adalberto Pizzato, via...n....la Spezia.

Oggetto: Esistenza e possibilità di recupero della "terza colonna" della Piazzetta.

Con riferimento al foglio....la ringrazio delle espressioni gentili e ammiro il suo entusiasmo per le ricerche e le eventuali possibilità di recupero della "terza colonna".

Che essa esista, sommersa nei fanghi della laguna, sembra cosa certa confortata da molte testimonianze; ubicarla e tentarne il recupero costituisce un bel problema anche per la scienza e le tecniche moderne. Credo sia attratto da questo mistero anche uno degli Istituti dell'Università di Genova, facoltà scientifiche, prof. Fierro.

Purtroppo questo Archivio non è in grado di dire molto al riguardo, anzi non è in grado di dire nulla, come hanno confermato le recenti e diligenti ricerche del dottor Roberto Zago (San Polo,3105)promosse dal soroptimist Club Veneziano ed estese anche al materiale della Marciana.

Quanto alle Cronache, esse si trovano piuttosto alla Marciana, o in altre sedi, (N.d.r: alla Biblioteca Nazionale di Vienna o a quella di Parigi date le rapine fatte alla Marciana?)che non in Archivio. Il dottor Zago ne ha viste molte e ha parimenti consultato tutti i documenti fino al 1199 raccolti nel Codice Diplomatico Veneziano, qui dattiloscritto, oltre a molte fonti posteriori.

IL DIRIGENTE SUPERIORE DIRETTORE

i

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


(dottoressa Maria Francesca Tiepolo)

Buon lavoro e saluti cordiali

(finisce così la lettera dell'Archivio di Stato di Venezia).

Conservo moltissime altre lettere inviatemi gentilmente dalla dottoressa Scarfì e riporterò , a conclusione della lunga vicenda le due ultime, molto importanti , nonchè un articolo del Gazzettino pubblicato il 24 Settembre 1984 col titolo: "Alla ricerca della colonna sommersa" che si riferisce alle ricerche da me compiute.

un anticipo assolutamente conclusivo:

I gondolieri degli "stazi" prospicienti la Piazzetta si sarebbero sicuramente inferociti se fosse stato aperto un cantiere per la ricerca della colonna sommersa in prossimità del Molo , "loro esclusivo territorio", dove ricavano ogni giorno grossi guadagni!

Già in quegli anni nessuno era disposto a finanziare l'impresa.

La burocrazia avanzò poi molti pretesti.

Quella colonna potrebbe sicuramente emergere e installarsi tra le due, Marco e Todaro, secondo gli intendimenti degli antichi veneziani del XII secolo , se della "eccezionale faccenda"fosse interessato il...capitalismo straniero (americano in particolare).

Noi siamo bravi solo a sciorinare elogi e ammirazioni ...tenendo il portafoglio ben chiuso.

A che serve sgobbare in laguna, si va dicendo per Venezia, quando il turismo internazionale è fin troppo sviluppato?

E allora a Voi, cari lettori il giudizio definitivo!

Adalberto Pizzato, anni 84, pensionato della Spezia

  • Mi piace 4
Link al commento
Condividi su altri siti


dal Gazzettino di Venezia, Toni Iop, 24.9.1984

A Venezia si sostiene che i due celebri monoliti di piazza San Marco hanno un fratello nascosto.

(dalla nostra redazione) Venezia. In quel tempo adunque che il Ciani (Sebastiano Ziani) fu creato Doge, tre colonne grandissime furono portate. Adoperarono in portarle alcune grosse navi che il vulgo addimanda "caracche". Giunte che furono queste navi, nel tirarsi una di queste colonne con certi ingegni fu troppo il peso della colonna che avanzando gli ingegni degli artefici cascò nel fondo e fino a questo di' è ancora sotto l'acqua. Le altre con più diligenza furono ridotte a terra, le quali.........

Allora le colonne in piazza sono due, ma....il signor Adalberto Pizzato "veneto in esilio"alla Spezia dice che ce n'è una terza che non viene contata perché da qualche secolo non si vede più, ma è lì sotto, nel bacino di San Marco da quando una manovra sbagliata........

Per Adalberto Pizzato questa avventura è diventata con gli anni una febbre .Quando ancora i libri antichi costavano cifre abbordabili: era riuscito a mettere insieme una piccola ma preziosissima biblioteca di testi rari sui quali ha lavorato con tenacia e passione. "Basterebbe cercarla con un po' di convinzione - dice - e la troverebbero sicuramente: sarebbe davvero una cosa grande: al punto di far impallidire i bronzi di Riace.....-

Procediamo con ordine: tutti i riferimenti cronachistici concordano nell'affermare che i monoliti erano tre. Li aveva" commissionati" il doge Ziani, come racconta Marcantonio Sabellico nella seconda metà del '400.

Oltre al signor Pizzato la febbre della terza colonna mancante ha contagiato altri straordinari personaggi: Gabriele Conchetto è uno di questi: dipendente del Magistrato delle Acque, sommozzatore espertissimo, in lunghi anni di attività ha passeggiato infinite volte sul fondo della laguna e a lui si devono importanti ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni in laguna. Secondo Conchetto le cose sono andate così: le tre caracche sono state ormeggiate perpendicolarmente al fronte del Molo (allora più arretrato dell'attuale ) e a questo tenute strette da molte forti legature . Le colonne sarebbero quindi state trascinate a riva in senso longitudinale . Il Pizzato però non è d'accordo e sostiene che sarebbero state fatte rotolare parallelamente al Molo e alle fiancate delle navi per evitare l'ostacolo della poppa e della prua che a quel tempo erano sopraelevate. La progressiva inclinazione della caracca mentre la colonna, inizialmente assicurata al centro della nave, rotolava verso la fiancata, deve aver creato uno spazio tra la nave e il molo sufficiente alla caduta in acqua della colonna, mal trattenuta dai marinai. E col suo moto volvente, anziché scivolare verso il bacino deve essersi "avvicinata" al molo stesso immergendosi nella fanghiglia dove l'acqua non è più profonda di tre metri!

Leandro Alberti, nella sua "Descrizione di tutta Italia" edita a Venezia nel 1553 riferisce un dato straordinario: "UNA DELLE TRE COLONNE CADDE IN ACQUA DOVE ANCHE HORA LA SI VEDE NEL PROFONDO"!!!!!!!!|!!!

questa ASSERZIONE, SE VERITIERA, testimonia inequivocabilmente che la colonna NON E' tuttora imbanchinata perché l'attuale Molo fu realizzato senza ulteriore avanzamento in acque libere nel 1342!!!!

L'articolo di giornale termina con alcune dichiarazioni della dottoressa Scarfì , interpellata per l'occasione.

Alla prossima la mia CONCLUSIVA opinione sul LEONE DELLA PIAZZETTA. . Interesserà ancora a qualcuno?

Adalberto

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.