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La scalata al potere di Ottaviano


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Nei primi anni successivi al cesaricidio, Ottaviano attuò una serie di rivolgimenti e manovre politiche che gli permisero, con stupefacente determinazione, di sfruttare i punti di forza e di debolezza altrui, mettendoli l’uno contro l’altro a proprio vantaggio e scalando il potere politico della morente repubblica con una rapidità che non era riuscita neanche al padre adottivo.

Le cronache di quegli anni sono talmente dense di “colpi di scena” politici da sembrare un romanzo fantasioso.

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Nel 44 Gaio Ottavio Turino, appena 19enne, sbarcò a Brindisi, dove ricevette il benvenuto dalle legioni di Cesare lì acquartierate in attesa della spedizione in Oriente e si impossessò di circa 700 milioni di sesterzi di denaro pubblico destinati alla guerra contro i Parti. Giunse a Roma il 21 maggio, dopo che i cesaricidi avevano già da più di un mese lasciato la città, grazie ad un'amnistia concessa dal console superstite, Marco Antonio.

Il giovane si affrettò a rivendicare il nome adottivo e chiedendo di entrare in possesso dell’eredità del padre. Antonio, console e capo della fazione cesariana, procrastinò però il versamento adducendo la necessità di attendere la lex curiata che doveva ratificare l’adozione.

Il Senato, e in particolare Marco Tullio Cicerone, lo vedevano in quel momento come un principiante inesperto, pronto ad essere manovrato dall'aristocrazia senatoria, e apprezzavano l'indebolimento della posizione di Antonio. Fu così ratificato il testamento di Cesare, e Gaio Ottavio Turino divenne di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, erede legittimo del defunto dittatore. Con il patrimonio del padre reclutò in giugno un esercito privato di circa 3.000 veterani, garantendo a ciascuno di loro un salario di 500 denari, mentre Marco Antonio, ottenuta con legge speciale l'assegnazione della Gallia Cisalpina già destinata a Decimo Bruto, si accingeva a portare guerra ai cesaricidi.

Quando nel mese di ottobre, l'appoggio del Senato ad Ottaviano si fece più pressante, con Cicerone che tuonava con le sue Filippiche contro Antonio, questi decise di riprendere il controllo della situazione richiamando in Italia le legioni stanziate in Macedonia. Di fronte a quella minaccia, Ottaviano richiamò allora i veterani di Cesare a lui fedeli, ottenendo ben presto anche la diserzione di due delle legioni macedoni di Antonio, la IV e la Martia, appena sbarcate. Antonio decise allora di accelerare i tempi dell'occupazione della Cisalpina e, ricevuto il rifiuto di Decimo Bruto di cedere la provincia, con il consenso del Senato lo strinse d'assedio a Modena.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Il 1º gennaio del 43, il Senato decretò l'abrogazione della legge che assegnava ad Antonio la Gallia Cisalpina e ordinò a questi di cessare immediatamente gli attacchi a Decimo Bruto. Ottenutone un netto rifiuto, i consoli vennero incaricati di marciare contro Antonio assieme ad Ottaviano, cui venne conferito eccezionalmente l'imperium propretorio. Il 21 aprile Antonio venne sconfitto nella battaglia di Modena, nella quale, però, rimasero uccisi i consoli, lasciando così Ottaviano unico vincitore.

Ottaviano prese allora contatti con il principale sostenitore di Antonio, il pontefice massimo Marco Emilio Lepido, già magister equitum di Cesare, con l'intenzione di ricomporre i dissidi interni alla fazione cesariana. Nacque un accordo a tre, il secondo triumvirato, riconosciuto dal Senato il 27 novembre del 43.


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Con le liste di proscrizione, Ottaviano, per assecondare Antonio, accettò persino di sacrificare il suo mentore politico, Cicerone.

Nell'ottobre del 42 Antonio e Ottaviano, lasciato Lepido al governo della capitale, si scontrarono con i cesaricidi Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino e li sconfissero a Filippi.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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Nel 41 Lucio Antonio, fratello del triumviro, si ribellò ad Ottaviano, ma fu sconfitto a Perugia nel 40; risparmiato da Ottaviano, e poi perfino inviato in Spagna come governatore. Contemporaneamente, il legato di Antonio in Gallia, Quinto Fufio Caleno, morì e le sue legioni passarono dalla parte di Ottaviano.

Ottaviano allora cercò un'intesa con Sesto Pompeo e, per sancire l'alleanza, sposò Scribonia, sua parente, da cui ebbe Giulia, sua unica figlia. Ma nell'estate del 40 Sesto Pompeo aiutò Antonio, nuovamente in contrasto con Ottaviano, a sbarcare a Brindisi. La città però gli chiuse le porte e i soldati di ambedue le fazioni si rifiutarono di combattere; i triumviri allora vennero a una nuova spartizione del potere. Il patto fu sancito con il matrimonio tra Antonio, la cui moglie Fulva era morta da poco, e la sorella di Ottaviano, Ottavia minore. Ottaviano ripudiò Scribonia e sposò Livia Drusilla, madre di Tiberio e in attesa di un secondo figlio.


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Nel 39, a Miseno, Ottaviano cercò di rinnovare l’alleanza con Sesto Pompeo, ma la loro intesa ebbe breve durata e si arrivò così ad una prima serie di scontri non particolarmente felici per Ottaviano. La flotta preparata per invadere la Sicilia fu infatti distrutta sia da Sesto sia da un violento fortunale.


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Nel 38 Ottaviano i triumviri si incontrarono a Brundisium per rinnovare il patto di alleanza per altri cinque anni.

Nel 36, grazie all'amico Agrippa, Ottaviano riuscì a sconfiggere Sesto Pompeo presso Nauloco. La Sicilia cadde e Sesto Pompeo fuggì in Oriente, dove poco dopo fu assassinato dai sicari di Antonio. A quel punto, però, Ottaviano dovette far fronte alle ambizioni di Lepido, che fu rapidamente sconfitto, dopo che i suoi soldati lo abbandonarono passando dalla parte di Ottaviano, e confinato al Circeo.

(fonte: Wikipedia)

A soli 27 anni, Ottaviano era ormai un incontrastato diarca e si preparava allo scontro finale con Antonio.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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Proprio nel culmine di questi anni convulsi, nel 38, Ottaviano fece emettere due bronzi di stile particolare, il cui nominale è incerto (dupondi, secondo i più; assi o, addirittura, sesterzi, secondo altri):

RRC 535/1 - http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I17/38

RRC 535/2 - http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I17/39


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La datazione è corretta? Dove furono emessi? In Italia o, come ipotizza il Grueber, in Gallia?

Perché furono emessi? Quali scopi monetari e/o propagandistici volevano conseguire?

Perché bronzi? Soprattutto, perché nuovi nominali (dupondi o sesterzi che siano)?

Si pongono forse in posizione di continuità con i bronzi di Cesare e Clovio (http://www.lamoneta.it/topic/99406-bronzo-di-cesare/), pur così diversi sul piano stilistico?

Perché tanta variabilità di stile? Perchè, in altri termini, così tante imitazioni di stile non ufficiale?

Perché la prima emissione ha una variabilità di epso osì tanto accentuata, che la seconda non dimostra?

Sono effettivamente contempoiranei della serie enea deta "navale" emessa da Antonio in Oriente (http://www.lamoneta.it/topic/99557-serie-navale-di-antonius/) e dei bronzi emessi da Ottaviano nelle Gallie (RPC 514, 515, 517 e 533)? Se sì, era in atto una riforma monetaria? L'avevano decisa i triumviri?

Sono molte le domande che circondano questi bronzi. Mi piacerebbe conoscere ilo vostro punto di vista ...

Modificato da L. Licinio Lucullo

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