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Regalo di Natale: Sesterzio di Claudio


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Inviato

Consiglio la lettura del libro: Romano-British imitations of bronze coins of Claudius I (The American numismatic society, 1935), un libro certamente datato ma piuttosto significativo riguardo lo studio oggetto di questo post.

Dai dati raccolti nel libro, analizzando i tanti rinvenimenti su tutto il territorio britannico è emerso che più del 50% delle monete di Claudio sono delle imitative. L'autore ha inoltre suddiviso i vari esemplari secondo 4 diversi gradi che vanno dal grado 1 (imitative molto fedeli nello stile e nei dati ponderali) al grado 4 che raccoglie nominali ibridi, stilisticamente scadenti, con errori o mancanze nella legenda, fuse anzichè coniate, etc.

Le monete più rare tra le imitative sono i sesterzi con la SPES mentre quelle più comuni (il 70%) sono gli assi con Minerva.

Tra tutti gli esemplari non compaiono mai esemplari con contromarca DV o AS.

L'autore ritiene che questo enorme volume di imitative, essendo così diffuse su tutto il territorio, non può essere attribuito a una produzione gallica successivamente importata con l'esercito di Claudio (come sostenuto da Hill) bensì una produzione quasi totalmente locale.

Il motivo che ha spinto le popolazioni britanniche (come probabilmente anche quelle galliche e spagnole) a produrre queste imitative potrebbe essere individuato nell'abolizione delle zecche provinciali cominciate sotto Tiberio e terminata con il totale accentramento delle emissioni a Roma sotto Caligola.

Compaiono infatti sia in Gallia, in Spagna e in Britannia alcuni esemplari imitanti i tipi di Augusto e di Agrippa sebbene motlo meno abbondanti delle imitative claudiane.

Sempre secondo l'autore, anche sotto Claudio, non venne risolto il problema delle emissioni per le province mantenendo così alta la necessità, tutta locale, di produrre autonomamente nominali adatti ai piccoli scambi.

Ma se sul territorio Britannico, almeno fino al 1935, non sono menzionati i sesterzi declassati, vuol forse dire che questi sono abbondanti esclusivamente in alcuni punti come ad esempio ai confini del limes? Se così fosse, è possibile che la ritariffazione avvenisse alla "dogana" al momento dello scambio tra l'isola e il continente?


Inviato (modificato)

Ciao,

sottoscrivo quasi completamente quanto riporta Centurioneamico.

Le proporzioni dei nominali bronzei a Colchester sono le seguenti:

assi 66%

dupondi 28%

sesterzi 6%

e in certi contesti (vedi Galles) gli assi imitativi sono l'80%.

Sempre a Colchester, scavi 1971-1982 abbiamo copie (intese nel senso di imitative) così distribuite:

assi 75,8 %

dupondi 23,4 %

sesterzi 0,8 %

Ne risulta che i sesterzi imitativi son scarsi, così come, d'altra parte, i denari di epoca claudiana sull'isola.

Per quanto concerne le contromarche DV in Britannia, non ho memoria di tali evidenze ma

nè nel PAS UK

http://finds.org.uk/

nè al British Museum

http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx

mi danno evidenze in tal senso. Nella maggior parte dei casi il DV si abbina a monete di "zecca balcanica" come già espresso.

L'autore ritiene che questo enorme volume di imitative, essendo così diffuse su tutto il territorio, non può essere attribuito a una produzione gallica successivamente importata con l'esercito di Claudio (come sostenuto da Hill) bensì una produzione quasi totalmente locale.

Questa era una teoria in voga fino a qualche anno fa. kenyon ritenne ci fosse una zecca a Colchester. Ora si ritiene pche psiano state importate dal continente (zecca ispaniche- atelier II, probabilmente identificabile con Tarraco)*.

Ma se sul territorio Britannico, almeno fino al 1935, non sono menzionati i sesterzi declassati, vuol forse dire che questi sono abbondanti esclusivamente in alcuni punti come ad esempio ai confini del limes? Se così fosse, è possibile che la ritariffazione avvenisse alla "dogana" al momento dello scambio tra l'isola e il continente?

Ritengo che le imitative di sesterzi fossero comuni in certe aree (vedi limes); e se d'altra parte non trovo riferimenti alle contromarche DV cercando sul web ho trovato un altro articolo di Kenyon (che però non trovo sul web) che attesta che il controllo c'era, se è vera l'ipotesi della verifica e contromarcatura del circolante:

Kenyon, Robert F. The countermark PROB on coins of Claudius I from Britain. (1988)

Quindi il controllo c'era, la "approvazione" delle ufficiali pure...

Qualcuno ha la possibilità di leggere queste 8 paginette?

Ciao

Illyricum

:)

*mi sto riferendo in particolare agli assi imitativi.

Modificato da Illyricum65

  • 2 settimane dopo...

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