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Inviato

Cecile Morrisson è davvero grande! Quello che più mi piace di lei è il fatto che non ha mai timore di dire "ho cambiato idea: prima pensavo così ma ero in errore". Questa è una dote propria delle persone più intelligenti!

Ecco alcune altre opere della Morrisson, strettamente connesse al tema in oggetto, che sono scaricabili dal web:

Morrisson, diffusion du monnayage vandal hors l'Afrique

Morrisson, l'atelier de Carthage, 2003

Morrisson, Monnaie d'or dans l'Afrique vandale, 1988

Morrisson, Nummi Biyzantins et Barbares du VIe siecle

Morrisson, origine du monnayage vandale

Morrisson, origine du monnayage vandale


Inviato (modificato)

I LA SARDEGNA VANDALICA

1. La conquista

Incoraggiati dalle prime incursioni vittoriose sulle coste della Sicilia e dell’Italia meridionale, i Vandali in cerca di bottino presero di mira altri territori 1), fra le loro mete preferite vi era anche la Sardegna 2). Non abbiamo alcuna certezza sulla data di conquista dell’isola ma è molto probabile che avvenne subito dopo la morte di Valentiniano III. Da un passo di Vittore di Vita, lo storico delle persecuzioni vandaliche, abbiamo appreso che dopo la morte di Valentiniano, venuti meno i patti del 442, Genserico invase le provincie africane rimaste a Bisanzio, riconquistò la Sicilia, occupò la Sardegna, le Baleari e altre isole minori del Mediterraneo occidentale, appropriandosene con la sua consueta superbia 3). Valentiniano fu assassinato il 16 marzo del 455 d. C., quindi, la conquista della Sardegna dovrebbe essere successiva a questa data, ma non di molto però: poiché già nel 456 la flotta vandala volteggiava intorno alle coste sarde e della Corsica, dove venne disfatta e sconfitta da Recimero 4). Poiché le fonti non richiamano la Sardegna è molto probabile che l’isola non fosse stata ancora conquistata; alcuni storici, tra i quali il Manno, sostengono invece che il tentativo di invadere la Corsica sia partito proprio dalle coste settentrionali dell’isola 5). La vittoria non fu però decisiva poiché ben presto i Vandali riorganizzatisi riprendevano di nuovo il sopravento. Maggioriano progettò di nuovo di combatterli, ma i suoi progetti nonostante nella cattedra di S. Pietro fin dal 19 novembre 461 ci fosse papa Ilario, che dalla Sardegna traeva i natali, seppur nobili non vennero tradotti in atti concreti e non furono neppure presi in considerazione da Libio Severo.

Fu solo nel 468, con i trattati di alleanza strategica fra gli imperatori Leone I e Antemio, che una poderosa flotta fu inviata da Leone I contro l’Africa, al comando del cognato Basilisco; mentre un’armata altrettanto potente, al comando di Marcellino, venne spedita da Antemio in Sardegna. Una volta sbarcato nell’isola con le forze imperiali, il generale romano non ci mise molto a fiaccare i presidi isolani di Genserico: ma le sue vittorie furono fatalmente compromesse dall’effimera impresa di Basilisco, che per non aver mosso in tempo la sua formidabile e costosissima armata la vide sconfitta e dimezzata 6). Divenuto di fatto nuovo padrone del Mediterraneo Genserico riconquistò anche l’isola perduta 7), a quel punto, gli imperatori Zenone e Romolo Augustolo fiaccati dalle incessanti scorrerie dei vandali e incapaci di reprimerle, nel 476 vennero a patti con Genserico, riconoscendogli lo statu quo 8).

Questo è uno dei pochi dati che circoscrive entro certi limiti la data dell’occupazione vandala della Sardegna, anche se la prima attestazione certa della loro conquista risale agli anni 482-483, e ci proviene per via indiretta da un passo di Vittore di Vita, in cui lo storico parla di prelati relegati nell’isola dopo l’elezione a vescovo di Eugenio di Cartagine 9).

2. L’amministrazione la società e la proprietà nella Sardegna Vandalica

Al momento della conquista vandala la Sardegna era governata da un praeses, quale rappresentante del potere romano, la sua residenza era a Carales (Cagliari); da esso dipendevano l’amministrazione civile, militare e quella della giustizia. Alcuni critici sostengo che furono gli stessi maggiorenti sardi, pur di liberarsi dall’opprimente fiscalità romana di quegli anni, a chiedere segretamente a Genserico di invadere l’isola. Dei personaggi che hanno ricoperto la carica di praeses in epoca vandala non conosciamo neppure un nome, da un passo di Procopio ci è pervenuto solo quello di Goda, l’ultimo governatore inviato nell’isola dal sovrano vandalo Gelimero pochi anni prima della caduta definitiva del regno vandalo d’Africa ad opera dei bizantini 10). Adesso, una chiara ed inequivocabile conferma delle affermazioni di Procopio ci viene dalla scoperta di alcune monete che oltre al ritratto di Goda recano nella legenda epigrafica il nome e il titolo di re, nella formula GVDA - REX.

Una volta conquistata bisognava dare alla Sardegna una nuova struttura amministrativa, non potendo essere governata direttamente dal sovrano vandalo, residente a Cartagine, fu da lui affidata a un dignitario barbaro di sua fiducia, con il medesimo ruolo che aveva avuto il praeses per i romani. Nelle sue mansioni egli era assistito da una moltitudine di funzionari ausiliari fra cui procuratores (procuratori), addetti alla riscossione dei tributi, e i conductores (conduttori), economi dei possedimenti reali. I proprietari terrieri sardo romani riuscirono in alcuni casi a conservare i propri latifondi ma in cambio dovettero pagare tasse molto salate.

Il territorio isolano venne ripartito in vari cleroi (lotti), che furono assegnati in parte alla corona e in parte ai guerrieri. In un’altro controverso e problematico passo, Procopio attribuisce a Genserico la fondazione di una colonia sarda di Maurusii, costituita da elementi infidi e pericolosi che mettevano in serio pericolo la pace interna e la stessa prosperità delle stato 11), localizzandone il loro confinamento nei monti sulcitani:« montes qui propre Carali sunt», territorio situato nella Sardegna sud occidentale chiamato ancora oggi Maurreddia – Mauretania –, Maurreddus i suoi abitanti, da cui, l’origine maura dell’attuale etnia).

Uno scopo militare non giustificherebbe da solo la costituzione della colonia poiché la necessità di difendere il territorio si presentava soprattutto nelle coste mentre, stando sempre a Procopio, i Mauri trovarono sede nelle montagne 12). È presumibile quindi che i Mauri inviati nell’isola da Genserico costituissero delle truppe stanziali per la difesa del territorio, quindi, che il re barbaro tentasse un’esperienza di colonnato militare per tutelare la sovranità vandala nell’isola 13). Questa ipotesi non godeva però di molto favore: a suo tempo, mosso dalle considerazioni del Tamassia, che la riteneva possibile, venne proposta dal Besta, successivamente, è stata riproposta dal Courtois 14). Adesso, con l’individuazione di alcuni manufatti con scritte incise a bulino riconducibili in qualche modo ai “Presidia Maurorvm Sardiniae” (monete…? Per tale scopo pare siano stati creati i graffiti in questione) verrebbe confermata l’ipotesi del carattere difensivo e non punitivo del loro trasferimento.

I vandali non devono aver faticato molto per tenere a bada i sardi, un popolo oramai esasperato dal tragico ricordo della precedente sovranità romana dei secoli precedenti, quando l’oppressione fiscale aveva raggiunto limiti insopportabili tali da far desiderare agli isolani qualsiasi altra sventura. Gli studiosi al riguardo sostengono che una volta assicurato il controllo militare dell’isola, l’invasione vandala non cambio di molto la vita dei sardi, sono convinti infatti che gli isolani abbiano percepito come una vera e propria liberazione il nuovo regime.

Con la conquista vandala una certa classe dirigente costituita prevalentemente da funzionari, militari e gruppi di coloni, fu trasferita in Sardegna 15); i più potenti occuparono i posti di rilievo, appartenuti in precedenza al ceto dirigente di tradizione romana, fondando il loro benessere con il possesso dei latifondi confiscati al patrimonio imperiale, assumendo a loro volta gli stessi metodi di agire degli antichi possessores, ma senza impedire, almeno a una piccola parte di essi, di mantenere il prestigio sociale e lo stesso tenore di vita degli antichi possidenti 16).

3. Vescovi africani e la Religione in Sardegna

Con l’editto del 483, Unerico, che più del padre persistette nella lotta religiosa nella difesa dell’arianesimo, convocò a Cartagine per il primo febbraio dell’anno seguente i vescovi ortodossi del regno per sostenere un dibattito col clero ariano, l’invito venne esteso anche ai vescovi della Sardegna e a quell’evento che nascondeva una vera e propria insidia presero parte Lucifero di Cagliari, Martiniano di Foro Traiano, Bonifacio di Senafer, Vitale di Sulci, Felice di Torres e tre vescovi delle Baleari che sembrerebbero essere stati assoggettati al metropolita cagliaritano 17). Come si sa l’incontro non ebbe a risolvere i contrasti, anzi, contribuì ad aprire una nuova fase di persecuzioni, alcuni vescovi convocati al concilio da Unerico poiché non si convertirono all’arianesimo furono confinati in Sardegna. Le diocesi sarde di epoca romana di Caralis, Forum Traiani, Sulci, Turris e Sanafer (e probabilmente Cornus), rimasero operative anche sotto il regime Vandalico, da cui la possibilità che la chiesa sarda non sia stata perseguitata, mentre vennero puniti con il confino nell'isola i vescovi cattolici africani nei momenti di più dura contrapposizione tra gli stessi cattolici e i vandali di religione ariana 18). Le grandi persecuzioni ebbero fine solo dopo la morte di Unerico, il successore Guntamondo, infatti, abrogò le decisioni prese precedentemente da Unerico, ma rimangono poco chiari i suoi rapporti con la chiesa cattolica, l’assenza di espliciti lamenti in tal senso ad opera degli autori di opere religiose farebbero comunque credere che gli anni del suo governo trascorsero in modo pacifico. Lo stesso non si può certo dire per il successore Trasamondo, durante la sua sovranità infatti la lotta religiosa raggiunse momenti di particolare criticità, la persecuzione si alternò a vari tentativi di convertire i cattolici all’arianesimo. Nel 507 d. C., approdarono in Sardegna gli ecclesiastici africani confinati da Trasamondo, le cronache più accreditate parlano di centoventi esuli 19); altre fonti, li fanno risalire a duecentoventi 20). Furono comunque molto numerosi: tra questi vi era anche il neo eletto vescovo di Ruspe Fulgenzio (in seguito San Fulgenzio), che si stabilì a Cagliari 21), Feliciano di Cartagine, i vescovi di ignota sede Illustre e Gianuario, e il vescovo di Ippona, che portò in Sardegna le reliquie di Sant'Agostino, oggi conservate a Pavia. Con l’assenso e l’aiuto del metropolita Primasio, Fulgenzio, uno dei più grandi intellettuali dell’epoca, fondò a Cagliari presso la basilica di S. Saturnino il primo monastero di cui si abbia notizia storica in Sardegna).

La forzata permanenza dei vescovi cattolici nell’isola ebbe conseguenze più che positive, la parola persuasiva dei colti prelati riuscì infatti a scuotere non poco la religiosità della popolazione sarda che trascinata dall’ignoranza brancolava ancora nelle tenebre del paganesimo. Gli ecclesiastici africani rimarranno in Sardegna fino alla morte di Trasamondo (523); il successore Ilderico mise in atto una politica di totale apertura verso la tradizione romana e del cristianesimo, uno dei suoi primi atti infatti fu quello di richiamare in Africa tutti i cattolici esiliati dai suoi predecessori 23).

4. Miniere e metallurgia nella Sardegna vandala

Il valore strategico legato alla sua posizione geografica e gli immensi giacimenti minerari che caratterizzano il territorio isolano, in modo particolare la regione del Sulcis Iglesiente, sono i principali elementi che consentono di comprendere i motivi delle lotte furibonde scatenatesi nei secoli per il possesso della Sardegna. Risorse immense e importanti che devono aver attratto non poco anche i vandali di Genserico, questo dato viene confermato dai vari rinvenimenti che attestano un’attività estrattiva anche durante la dominazione Vandala dell’isola; a quel periodo risalgono infatti numerose monete e manufatti metallici di produzione sarda recuperati nel territorio isolano 25).Fino a pochi anni fa si conosceva un numero molto limitato di monete vandale provenienti da rinvenimenti sardi, per le quali, sulla scia della lunga tradizione emittente e metallurgica dell’isola si poteva ipotizzare una produzione locale, ma adesso, dal momento che la cospicua quantità e qualità degli esemplari esaminati pone degli interrogativi non solo sullo sfruttamento delle miniere ma anche e soprattutto sulle finalità dell’utilizzo dei metalli sardi e della loro circolazione all’interno del regno vandalo, pare più che opportuna una completa revisione del problema.

Sebbene manchi un’analisi chimica delle monete rinvenute nell’isola, è presumibile che buona parte di queste siano state battute nelle officine monetarie della zecca isolana, con ogni probabilità localizzata a Cagliari; questa ipotesi non dovrebbe sorprendere più di tanto dal momento che nei secoli precedenti e in quelli successivi l’occupazione vandala le emissioni monetarie in Sardegna ebbero un ruolo di primo piano. La notevole quantità di monete vandale rinvenute nell’isola farebbe presumere che il circolante fosse ampiamente diffuso nelle transazioni commerciali di un sistema complesso che comprendeva anche altre regioni sottoposte all’autorità vandala, ciò contribuirebbe a sfatare l’immagine di un regno smarrito e oscurato da un triste declino della civiltà latina, acquisisce vigore invece l’ipotesi di un processo generale di rinnovamento economico di cui le provincie africane costituirono la forza trainante quali produttrici di olio, grano e suppellettili. In un tale sistema la Sardegna aveva sicuramente un ruolo importante nelle esportazioni di cereali, ma lo aveva anche e soprattutto nell’estrazione dei metalli per la produzione dei manufatti e delle monete. Non è un caso quindi che i Mauri inviati nell’isola da Genserico abbiano trovato proprio nel Sulcis una loro privilegiata sistemazione, la stessa area in cui già i Romani si erano stanziati a presidio dei giacimenti metalliferi 26).

II LA FINE DEL REGNO VANDALO

1. Goda: la rivolta

All’inizio della breve parentesi del suo regno, come Genserico aveva fatto per la Sicilia, il despota Gelimero affidò il governo della Sardegna a un certo Goda, suo uomo fidato di nazionalità gota, con l’obbligo di versare un congruo tributo annuale nelle casse dello stato 27). Ma come si sa non tutti i governanti riuscirono a resistere alla tentazione di impadronirsi dei territori amministrati, non mancano certo gli esempi, e fra quelli che la storia ricorda, anche in questo caso Procopio, vi è quello della defezione di Goda in Sardegna. La sete del potere ebbe il sopravento sulla gratitudine, resosi conto che i piani bellicosi di Giustiniano mettevano in serio pericolo il destino del regno vandalo, nella primavera appena iniziata del 533 Goda rifiutò di pagare il tributo annuale a Gelimero e proclamò la sua indipendenza, accollandosi il titolo di re. Temendosi quindi azioni vendicative da parte di Gelimero, e ben sapendo di non potersi reggere con le proprie forze, tentò di allearsi con Giustiniano I, che già si apprestava al recupero delle provincie africane. Da un passo dello storico greco Procopio 28) sappiamo che nello scrivere all’imperatore Goda avrebbe colorito la sua defezione motivandola come una conseguenza nel non volersi fare complice delle crudeltà di Gelimero, preferendo invece un’alleanza con lui sincero amante di giustizia piuttosto che di un tiranno mai sazio d’iniquità. Con motivato interesse l’Imperatore avrebbe risposto lodando la sua inclinazione al giusto, e promettendogli la spedizione di un contingente militare e di uno stratega perché lo assistesse nella difesa e nel governo dell’isola, mandò un suo ambasciatore in Sardegna per consegnare la sua missiva. Goda accolse il diplomatico bizantino Eulogio protetto dalle guardie reali e indossando le insegne del potere, accettò quindi il sostegno militare ma si oppose con decisione all’invio di un comandante. Non poco sorpreso per ciò che aveva visto e udito, Eulogio tornò a Costantinopoli con la lettera di risposta in cui Goda spiegava i motivi del suo rifiuto, nella sua missiva Goda avrebbe scritto che la Sardegna aveva bisogno di militi non già di comandanti, per comandare bastava lui 29). Nella presenza di un comandante bizantino Goda vedeva, e non a torto, una limitazione del suo potere: nessun altro capo dell’esercito poteva essere dove lui intendeva regnare. Pare evidente quindi che l’astuto Goda avesse capito le vere intenzioni di Giustiniano, lui però non intendeva cambiare padrone ma rendersi sovrano autonomo in Sardegna, sia pure sotto la benevola protezione di bisanzio. Questo importante evento storico nonché numismatico adesso è confermato e documentato inequivocabilmente da alcune monete in cui oltre al fiero profilo del nuovo sovrano recano nella legenda anche il titolo di re, nella formula GVDA - REX 30).

2 . La riconquista vandalica

Mentre al comando del Duca Cirillo la flottiglia bizantina veleggiava alla volta della Sardegna, portando con se un contingente di quattrocento militari 31), informato dell’accaduto nella sua sede di Ermione Gelimero si apprestava a spedire nell’isola il fratello Tzazo (o Zazone) con 120 navi fra le più veloci e 5000 dei più agguerriti vandali per riconquistarla. Al riguardo Procopio afferma che con grande impeto i Vandali andarono a combattere contro l’insorto Goda. Sbarcato in Sardegna e massacrando tutti quelli che gli si opponevano Tzazo s’impadronì ben presto della città di Cagliari, mentre Goda invece di fuggire vigliaccamente, come molti altri in simili circostanze hanno fatto, preferì affrontare il nemico e cadde da valoroso in battaglia. La spedizione dell’esercito vandalo in Sardegna fu fatale per l’Africa, Gelimero, ingannato da false informazioni era convinto che la guerra con i bizantini si sarebbe svolta in terra sarda, quindi aveva inviato il grosso dell’esercito in Sardegna mentre Belisario si apprestava a invadere il cuore del suo impero 32). Quando a Gelimero giunse la lettera di Tzazo che lo informava della morte di Goda e che l’isola era di nuovo ridotta all’obbedienza 33), i rovesci subiti in Africa erano già tali da far temere la disfatta totale del regno, pertanto, con la speranza di poter evitare il peggio, spedì una lettera al fratello supplicandolo di tornare presto a Cartagine per tentare con lui un ultimo sforzo 34). La riconquista della Sardegna rimaneva così incompleta come pure il suo riordinamento politico e amministrativo, ma a Gelimero conveniva tentare di riparare al più presto, se fosse stato ancora possibile, all’errore commesso dislocando il grosso del suo esercito in terre così lontane 35).

Una volta assicurata l’Africa a bisanzio il duca bizantino Cirillo, che invertendo la rotta prefissata in seguito alle notizie dell’avvenuta morte di Goda si era unito alle truppe di Belisario, sbarcò finalmente in Sardegna, ma pare non venisse accolto con molto entusiasmo, al suo approdo a Cagliari, infatti, la città e l’intera isola erano in mano ai Sardi. Al riguardo Procopio 36) ci fa assistere a una macabra esibizione: «giachè i difensori di Cagliari non volevano aprire le porte al duca bizantino, questi, mostrò la testa recisa di Tzazo infilzata sulla punta di una lancia, volendoli rassicurare di ogni futura repressione da parte dei Vandali, poiché era finito il loro dominio». Salvo a riprenderne da capo un altro. Se pure ci fosse stata, questa macabra esibizione non dovette impressionare più di tanto i Sardi poichè per loro sventura conoscevano bene i Vandali ma non ignoravano neppure chi fossero i Bizantini, seppure in seguito dovettero imparare a conoscerli meglio.

Note

1. PROSPERO TIRONE, Epothoma Chronicon, In M. G. H., Auct. ant., p. 474: « hoc quoque tempore piratae multas insulas, sed praccipue Siciliam vastavere ».

2. G. MANNU, Storia di Sardegna ,Capolago, 1840.

3. VITTORE VITENSE, Historia persecutionis, I, cit., p. 4.

4. CF. Hidatii Chronicon, P. 29, e VILLARI, Le invasioni barbariche in Italia. Milano, 1901. p. 118.

5. G. MANNO, I, p. 289, credeva che l’isola fosse stata occupata precedentemente, la stessa affermazione venne fatta da Procopio (I, 13) col significato indubbio di voler « dominare, comandare ». Notiamo che anche Salviano, De gubernatione Dei, VI, 68, in M. G. H. Auct. Ant.. I, p. 78,ricorda la crersio Sardiniae et Siciliae dopo la vastatio delle urbes macri clausae.

6. LIB. PONT. (ed. Mommsen), in M. G. H. Gest. Pont. Rom., I, p. 107.

7. PROCOPIO, De bellum Vandalicum, (edizione Dindorf), Bonn 1883, I, p. 6.

8. Già lo ipotizzò G. MANNU, Storia di Sardegna , I, p. 294.

9. VITTORE VITENSE, Historiae persecutionis, II, 23, cit., pg. 18, parla di vescovi confinati in Sardegna dopo l’elezione a vescovo di Eugenio di Cartagine (480 o 481) e prima dell’evento di Cartagine del 484. Cfr. C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 187 nota 4.

10. PROCOPIO, De bellum vandalicum, I, 10, 25-26, cit., p. 359.

11. PROCOPIO, De bellum vandalicum, II, p. 13.

12. E. BESTA, La Sardegna medioevale, I, p, 5. nota 15.

13. In un passo del CODEX IUSTINIANI, I, 27, 2, 4, cit., p. 79, si parla di invasionem Vandalorum et Maurorum, pertanto, la presenza di elementi Mauri fra gli invasori si può considerare provata.

14. C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 189.

15. L. PANI ERMINI - M. MARINONE, Catalogo dei reperti paleocristiani e altomedievali. Museo Archeologico di Cagliari, Roma, 1981, p. 38, n. 50. - LETIZIA PANI ERMINI, La Sardegna nel periodo vandalico, cit., pp. 302-303.

16. VITTORE VITENSE, I, Historiae persecutionis, I, 30, cit., p, 8. Sul ruolo dei millenarius nella pianificazione del territorio, vedasi C. COURTOIS, Les Vandales, cit., p. 312.

17. NOTITIA PROVINCIARUM, Sardinia, cit., p. 71.

18. VITTORE DI VITA, II, p. 7: « dominus proiectis omnique substantia expoliatis in insula Sicilia et Sardinia relegavit ».

19. Di 120 confinati ne parlano VITTORE DI TUNNIA, Chronica, a. 497/4, cit., p. 193; ISIDORO, Historiae Wandalorum, 81, cit., p. 299; CONSULARIA ITALICA (CONTINUATIO HAUNIENSIS ), 21 cit., p. 269.

20. Parlano di 220 esiliati BEDA, Chronica, 506, in M. G. H. a.a., t. XIII, ed. T. Mommsen, Berlino, 1898, p. 306; ISIDORO, Chronica, 390, in M. G. H. a.a., t. XI, ed. Mommsen, Berlino, 1882, p. 474; PAOLO DIACONO, Historia romana, XVI, 3, cit., p. 217: « Transamundus, qui fratri apud African in Wandalorum regno successit, fra tris vel patris Geiserico secutus perfidiam, clausis catholicorum ecclesiis ducentos vigenti episcopos in Sardiniam esilio relegavit ».

21. VITA FULGENTII, Prologo e XVII, cit., pp. 9-87.

22. VITA FULGENTII, XXIV, cit., p. 113: « Noluit plane Fulgentius in priori domo multis fratribus comitantibus diutius abitare sed iuxsta basilicam sancti martiris Saturnini procul a strepita civitates vacantem reperiens solum, Brumaio calamitano civitates antistite venerabili prius sicut decnit postulato, novum sunptibus propriis monasterium postulavit ».

23. L. SCHIMDT, Historie des Vandales, p. 121 (traduzione italiana), Parigi, 1953. - M. F. MARTROYE, Genseric. La conquête vandale en Afrique et la destruction de Empire d’Occident, Parigi, 1904, p. 213.

24. G. LULLIRI – M. B. URBAN. Le monete della Sardegna vandalica, storia e numismatica, Sassari, 1996, figg. 110/126, 212/217, 231/251, 275/287, 291/325, 378/385.

25. L. PANI ERMINI – M. MARINONE, Catalogo dei materiali paleocristiani e altomedievali, Roma, 1981, pp. 75, n. 118.

26. Per le miniere: P. MELONI, La Sardegna romana, Sassari, 1980, ristampa, cit., pp. 73-183.

27. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 10, 25/26, cit., p. 359.

28. PROCOPIO, De bellum vandalicum, I, 10. Le lettere attribuite a Goda e a Giustiniano si possono trovare tradotte in Tola, CDS, p. 87-88.

29. IDEM, De bellum vandalicum, I, 10.

30. G. LULLIRI – M. B. URBAN. Le monete della Sardegna vandalica, storia e numismatica, Sassari, 1996, figg. 858/877, tav. 18.

31. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 11.

32. PROCOPIO, De bellum vandalicum,1, 12.

33. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25.

34. Stando al Besta qui Procopio darebbe una interpretazione non proprio genuina della lettera di Gelimero: si veda al riguardo anche la lettera tradotta dal Tola in CDS, I, p. 88, colonna 2.

35. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25.

36. IDEM, De bellum vandalicum, I, 25.

Giuseppe lulliri

Modificato da mariesu
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Inviato

Che bello che sarebbe se per una volta tanto, in via del tutto eccezionale, partecipassi a una discussione senza citare te stesso e il tuo libro con dei lunghissimi copia e incolla. Sono stati dati argomenti, certamente discutibili e opinabili, per una diversa cronologia degli eventi inerenti Godas e la sua avventura politica. Vi invito a contestare questa cronologia ipotizzata con argomenti concreti.
Antvwala


Inviato

Per favore parliamo solo di numismatica e lasciamo stare cose dette altrove. Grazie.

Arka


Inviato (modificato)

Ciao.

Scusate se mi intrometto in questa interessantissima discussione che, sfortunatamente, non sono in grado di alimentare con contributi utili.

Sabato scorso ho parlato a lungo con Giuseppe e il discorso è quasi subito finito per convergere verso questa discussione.

Posso confermare che Giuseppe è molto stimolato dai Vostri interventi, anche se non ha sempre il tempo per replicare puntualmente e con il ritmo richiesto dalla dinamica della discussione. In qualche caso, come nell'ultimo Suo contributo, egli ha fatto ricorso ad un copia/incolla del libro non per autocelebrarsi, ma unicamente per risparmiare tempo nella risposta.

D'altronde. la ricostruzione storica del periodo, che Giuseppe propone, non potrà che essere quella riportata nel Suo libro; forse potrebbe anche essere riportata con maggior sintesi e con altre parole, ma dal momento che essa è già esposta nel testo pubblicato, non mi pare che la scelta di copiarne/incollarne i contenuti sul Forum sia un volersi sottrarre al confronto o, peggio, un modo per "autoincensarsi".

Quanto al tenore di alcune affermazioni "cortigiane" che, altrove, qualcuno ha utilizzato per esaltare il libro di Giuseppe, posso assicurare che il primo a dolersene è proprio Giuseppe il quale, come potete constatare tutti, sta proseguendo qui il confronto anziché "rifugiarsi" in altri salotti dove sarebbe accolto con altro approccio.

Concludo invitandoVi a proseguire questa interessante discussione cercando, per quanto possibile, di alimentare il confronto con Giuseppe sui temi storico-numismatici ed evitando "frecciatine" e "punzecchiature" che avrebbero come probabile conseguenza quella di spingere Giuseppe a non intervenire più.

Il che, ritengo, sarebbe per tutti un peccato.

Mi scuso per l'intermezzo, che tuttavia mi permettere di rivolgere a tutti Voi i miei migliori auguri di buon Natale e sereno 2014.

Grazie. :hi:

Michele

Modificato da bizerba62

Inviato

Vedo solo adesso che l'amico Arka mi ha anticipato, non solo sul tempo ma anche sui propositi....

M. :good:


Inviato

Nessun problema, anzi. Apprezzo il tentativo di riconciliazione per il bene di tutti. Grazie Bizerba. :rolleyes:

Arka


Inviato (modificato)

Calma, calma....

In fondo per Godas Lulliri non ha fatto altro che seguire la cosiddetta storiografia "ufficiale", che a sua volta si basa essenzialmente sui resoconti di Procopio, senza entrare in possibili aspetti critici.

Per comodità riprendo le vicende di Godas narrate da Lulliri:

1. Goda: la rivolta

All’inizio della breve parentesi del suo regno, come Genserico aveva fatto per la Sicilia, il despota Gelimero affidò il governo della Sardegna a un certo Goda, suo uomo fidato di nazionalità gota, con l’obbligo di versare un congruo tributo annuale nelle casse dello stato 27). Ma come si sa non tutti i governanti riuscirono a resistere alla tentazione di impadronirsi dei territori amministrati, non mancano certo gli esempi, e fra quelli che la storia ricorda, anche in questo caso Procopio, vi è quello della defezione di Goda in Sardegna. La sete del potere ebbe il sopravento sulla gratitudine, resosi conto che i piani bellicosi di Giustiniano mettevano in serio pericolo il destino del regno vandalo, nella primavera appena iniziata del 533 Goda rifiutò di pagare il tributo annuale a Gelimero e proclamò la sua indipendenza, accollandosi il titolo di re. Temendosi quindi azioni vendicative da parte di Gelimero, e ben sapendo di non potersi reggere con le proprie forze, tentò di allearsi con Giustiniano I, che già si apprestava al recupero delle provincie africane. Da un passo dello storico greco Procopio 28) sappiamo che nello scrivere all’imperatore Goda avrebbe colorito la sua defezione motivandola come una conseguenza nel non volersi fare complice delle crudeltà di Gelimero, preferendo invece un’alleanza con lui sincero amante di giustizia piuttosto che di un tiranno mai sazio d’iniquità. Con motivato interesse l’Imperatore avrebbe risposto lodando la sua inclinazione al giusto, e promettendogli la spedizione di un contingente militare e di uno stratega perché lo assistesse nella difesa e nel governo dell’isola, mandò un suo ambasciatore in Sardegna per consegnare la sua missiva. Goda accolse il diplomatico bizantino Eulogio protetto dalle guardie reali e indossando le insegne del potere, accettò quindi il sostegno militare ma si oppose con decisione all’invio di un comandante. Non poco sorpreso per ciò che aveva visto e udito, Eulogio tornò a Costantinopoli con la lettera di risposta in cui Goda spiegava i motivi del suo rifiuto, nella sua missiva Goda avrebbe scritto che la Sardegna aveva bisogno di militi non già di comandanti, per comandare bastava lui 29). Nella presenza di un comandante bizantino Goda vedeva, e non a torto, una limitazione del suo potere: nessun altro capo dell’esercito poteva essere dove lui intendeva regnare. Pare evidente quindi che l’astuto Goda avesse capito le vere intenzioni di Giustiniano, lui però non intendeva cambiare padrone ma rendersi sovrano autonomo in Sardegna, sia pure sotto la benevola protezione di bisanzio. Questo importante evento storico nonché numismatico adesso è confermato e documentato inequivocabilmente da alcune monete in cui oltre al fiero profilo del nuovo sovrano recano nella legenda anche il titolo di re, nella formula GVDA - REX 30).

2 . La riconquista vandalica

Mentre al comando del Duca Cirillo la flottiglia bizantina veleggiava alla volta della Sardegna, portando con se un contingente di quattrocento militari 31), informato dell’accaduto nella sua sede di Ermione Gelimero si apprestava a spedire nell’isola il fratello Tzazo (o Zazone) con 120 navi fra le più veloci e 5000 dei più agguerriti vandali per riconquistarla. Al riguardo Procopio afferma che con grande impeto i Vandali andarono a combattere contro l’insorto Goda. Sbarcato in Sardegna e massacrando tutti quelli che gli si opponevano Tzazo s’impadronì ben presto della città di Cagliari, mentre Goda invece di fuggire vigliaccamente, come molti altri in simili circostanze hanno fatto, preferì affrontare il nemico e cadde da valoroso in battaglia. La spedizione dell’esercito vandalo in Sardegna fu fatale per l’Africa, Gelimero, ingannato da false informazioni era convinto che la guerra con i bizantini si sarebbe svolta in terra sarda, quindi aveva inviato il grosso dell’esercito in Sardegna mentre Belisario si apprestava a invadere il cuore del suo impero 32). Quando a Gelimero giunse la lettera di Tzazo che lo informava della morte di Goda e che l’isola era di nuovo ridotta all’obbedienza 33), i rovesci subiti in Africa erano già tali da far temere la disfatta totale del regno, pertanto, con la speranza di poter evitare il peggio, spedì una lettera al fratello supplicandolo di tornare presto a Cartagine per tentare con lui un ultimo sforzo 34). La riconquista della Sardegna rimaneva così incompleta come pure il suo riordinamento politico e amministrativo, ma a Gelimero conveniva tentare di riparare al più presto, se fosse stato ancora possibile, all’errore commesso dislocando il grosso del suo esercito in terre così lontane 35).

Una volta assicurata l’Africa a bisanzio il duca bizantino Cirillo, che invertendo la rotta prefissata in seguito alle notizie dell’avvenuta morte di Goda si era unito alle truppe di Belisario, sbarcò finalmente in Sardegna, ma pare non venisse accolto con molto entusiasmo, al suo approdo a Cagliari, infatti, la città e l’intera isola erano in mano ai Sardi. Al riguardo Procopio 36) ci fa assistere a una macabra esibizione: «giachè i difensori di Cagliari non volevano aprire le porte al duca bizantino, questi, mostrò la testa recisa di Tzazo infilzata sulla punta di una lancia, volendoli rassicurare di ogni futura repressione da parte dei Vandali, poiché era finito il loro dominio». Salvo a riprenderne da capo un altro. Se pure ci fosse stata, questa macabra esibizione non dovette impressionare più di tanto i Sardi poichè per loro sventura conoscevano bene i Vandali ma non ignoravano neppure chi fossero i Bizantini, seppure in seguito dovettero imparare a conoscerli meglio.

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27. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 10, 25/26, cit., p. 359.

28. PROCOPIO, De bellum vandalicum, I, 10. Le lettere attribuite a Goda e a Giustiniano si possono trovare tradotte in Tola, CDS, p. 87-88.

29. IDEM, De bellum vandalicum, I, 10.

30. G. LULLIRI – M. B. URBAN. Le monete della Sardegna vandalica, storia e numismatica, Sassari, 1996, figg. 858/877, tav. 18.

31. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 11.

32. PROCOPIO, De bellum vandalicum,1, 12.

33. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25.

34. Stando al Besta qui Procopio darebbe una interpretazione non proprio genuina della lettera di Gelimero: si veda al riguardo anche la lettera tradotta dal Tola in CDS, I, p. 88, colonna 2.

35. PROCOPIO, De bellum vandalicum,I, 25.

36. IDEM, De bellum vandalicum, I, 25.

Quindi, provo a riassumere (talvolta intuendo fra le righe di Lulliri):

1) Goda era un uomo fidato di Gelimero, di stirpe gota, nominato governatore della Sardegna a nome del regno vandalo e dietro pagamenti di un tributo. Tale nomina è situata all'inizio del regno di Gelimero, che prese il potere nel 530 (ma non so esattamente in quale mese, all'inizio o verso la fine di quell'anno....).

2) Al più tardi Goda iniziò a esercitare il suo potere di governatore nel 531 (presumibilmente nella primavera, all'apertura della navigabilità nel mare Tirreno) e per un paio di anni dovrebbe avere fatto il suo dovere, iniziando a tessere le sue manovre per il proprio potere personale.

3) Nella primavera del 533 Goda gettò la maschera, ribellandosi e rifiutando di pagare il solito tributo annuale alla cassa del regno dei Vandali in Africa, fino a proclamarsi come re di Sardegna. A parte il potere personale, Goda contava anche sul fatto che prevedeva una imminente crisi del regno vandalo ad opera di Bizantini e a tal fine sostenne il suo voltafaccia mandando una lettera a Giustiniano e ricevendo il suo ambasciatore Eulogio, poi latore del suo messaggio di risposta al sovrano bizantino. E dovremmo essere nell'estate del 533.

4) Nel frattempo Gelimero aveva saputo di questo voltafaccia e mandò immediatamente suo fratello Tzazo con importante flotta e truppe. Se seguiamo i normali tempi, dovremmo essere nella tarda estate 533 (se non ha intercettato l'ambasciatore Eulogio che tornava in patria).

5) Le truppe vandale al comando di Tzesis entrarono in poco tempo a Cagliari e sconfissero Goda, che trovò la morte entro l'anno, presumibilmente prima ancora dell'autunno (almeno fine settembre) 533.

6) Intanto, verosimilmente nell'estate 533, era partita la flotta bizantina al comando del Duca Cirillo, che però sbarcò a cose fatte e cioè dopo la morte di Goda. Evidentemente aveva avuto notizie della sua morte e aveva preferito dare un appoggio a Belisario che stava arrivando in Africa.

7) Chiaramente i Vandali di Tzezo erano rimasti in Sardegna, non riuscendo ad accorrere in tempo in soccorso di Gelimero, che era rimasto sguarnito di fronte all'arrivo delle truppe bizantine al comando di Belisario.

Intanto alcune date a proposito di Belisario:

- Partenza del convoglio di Belisario a fine luglio 533

- Sbarco dei Bizantini nel promontorio di Caput Vada a inizio settembre 533.

- Fiera resistenza dei Vandali, ma grave sconfitta nella battagflia di Ad Decimum il 13 settembre 533.

- Marcia di Belisario su Cartagine, che si consegna in poco tempo al generale bizantino.

- Assedio di Gelimero a Cartagine occupata dai Bizantini, ma con scarso successo in quanto appunto gli mancavano truppe e soprattutto navi, che erano impegnate in Sardegna.

- Fine dell'assedio e successiva famosa battaglia decisiva a Ticameron, a metà dicembre, con disfatta di Gelimero. I suoi tesori e la sua famiglia caddero in mano bizantina.

- Rapida conquista bizantina delle rimanenti città africane-

- Nel marzo 534 Gelimero fu circondato sul monte Pappua. Rendendosi conto di non avere vie di uscita, si arrese e si getto ai piedi di Belisario, chiedendo di avere una pace onorevole.

- Fu accontentato e dopo le trattative, l'imperatore Giustiniano lo ricompensò dandogli terre dove vivere con la sua famiglia come pensionato imperiale in Galizia. Non ebbe mai il titolo di patrizio in quanto non abiurò la fede ariana e morì sul suo letto nel 553.

Bisogna ora contestualizzare le emissioni sardo-vandale in simili contesti storici e tenere conto anche della tipologia adottata (ad esempio spiegare meglio il ruolo della "croce patentata"). E' facile rendersi conto che ci sono alcuni dettagli che non quadrano bene e capire meglio la sequenza degli eventi.... Noto che Tzezo doveva essere rimasto in Sardegna se poi fu sconfitto e ucciso dal Duca Cirillo, ma evidentemente solo dopo che erano arrivate buone notizie da Belisario (non prima di ottobre 533) fino ad avere la testa esposta ai Sardi....

Non serve alcuna polemica, ma solo mettere meglio a fuoco i contesti storici e numismatici.

Modificato da acraf

Inviato (modificato)

Che bello che sarebbe se per una volta tanto, in via del tutto eccezionale, partecipassi a una discussione senza citare te stesso e il tuo libro con dei lunghissimi copia e incolla.

Sono stati dati argomenti, certamente discutibili e opinabili, per una diversa cronologia degli eventi inerenti Godas e la sua avventura politica. Contesta la cronologia data con argomenti, ma piantala una volta per tutte di citare te stesso. Non sei il vertice della numsimatica, anche se qualche imbecille ha scritto che "numismatici della fama di Arslan, Hahn, Metlich, Morrisson ecc." non hanno la tua capacità di analisi e dissertazione. Credimi, Giuseppe Lulliri, chi ha scritto quella frase è un imbecille e smettila di prestarci fede.

Arslan, Hahn, Metlich, Morrisson hanno sempre scritto le loro idee: non hanno mai spacciate per proprie le idee degli altri, come hai fatto tu. Non hanno "aggiustato" le immagini delle monete pubblicate nei loro libri per sostenere le loro teorie, come hai fatto tu. Non hanno mai avanzato idee strampalate, attribuendo ai goti le monete dei vandali o ai vandali quelle dei goti senza alcun fondamento, come hai fatto tu.

Scendi sulla terra e prova a discutere seriamente un tema.

Antvwala

Questo tuo ultimo dimostra inequivocabilmente di che pasta sei realmente fatto....non entro neppure nel merito delle stupidaggini che hai scritto, oramai mi ci sono tristemente abituato, lascio giudicare agli altri. A questo punto però chiederei ai responsabili del forum di cancellare immediatamente questa tua nuova stupida pagliacciata, nonchè, tutti gli altri interventi in cui questo energumeno ha diffamato l'onorabilità della mia persona, nonchè del mio operato, altrimenti, oltre ad abbandonare definitamente il forum, prenderò seri provvedimenti legali sia contro l'energumeno sia contro il responsabile del forum.

Tra fotografie descrizione e tutto il resto ho lavorato tutto il pomeriggio per postare alcune monete di cui si è discusso nei post predenti, e adesso questo assurdo e malefico personaggio mi torna addosso con i suoi soliti sproloqui...date retta a me, costui è completamente fuori di testa, è pazzo da legare!!! Ma come c.... si fa...e adesso dovrei anche postare il mio contributo??? Oramai non ne ho più la minima voglia.....

Modificato da mariesu

Inviato

acraf ha scritto:

Non serve alcuna polemica, ma solo mettere meglio a fuoco i contesti storici e numismatici.

Troppo tenero caro acraf....costui continua imperterrito a offendere la mia onorabilità, pertanto avete l'obbligo di prendere adeguati provvedimenti...resto quindi in attesa...


Supporter
Inviato (modificato)

Insomma neanche il clima natalizio aiuta

Temo che tutti e due vi prendiate troppo sul serio, e questo continuo picchettio alla lunga rompe

Visto che appunto nessuno dei due, non solo uno non è Grierson nè Hahn scrivete quel che avete da scrivere e basta, che non vi sopportiate lo abbiamo capito ma son problemi vostri

Queste discussioni a prescindere aiutano gli ignoranti come me a riempire lacune storiche, tipo quella che 4 pagine fa ben esisteva e rispondeva alla domanda "Ma chi caxxo è Godas"

Signori Buon Natale......

Modificato da luigi78
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Inviato

Personalmente vedo torti da entrambe le parti e nessuna intenzione di recedere. E' un vero peccato, come giustamente fatto notare da Luigi78. Anche perchè la disputa personale copre completamente quanto di buono scritto finora.

E più che da tribunale la questione mi sembra da asilo.

Arka

P.S. Viene voglia anche a me di mollare tutto visti i risultati...


Inviato

Personalmente vedo torti da entrambe le parti e nessuna intenzione di recedere. E' un vero peccato, come giustamente fatto notare da Luigi78. Anche perchè la disputa personale copre completamente quanto di buono scritto finora.

E più che da tribunale la questione mi sembra da asilo.

Arka

P.S. Viene voglia anche a me di mollare tutto visti i risultati...

Mi faresti sapere quali sarebbero i miei torti....? O forse non hai ancora capito che il sottoscritto sta solo cercando di difendersi..???


Inviato

La Vostra disputa non è da forum. Sono cose personali che dovreste risolvere in privato. Io cerco di condurre questo spazio parlando di numismatica e sinceramente ultimamente ho visto più una dimostrazione di forza sia dall'uno che dall'altro. Sbaglio?

Arka


Inviato

In via del tutto cautelativa...siccome è Natale e nessuno ha voglia di passarlo a guardare un monitor mentre degli utenti bisticciano, chiudo la discussione. Se avete problemi urgenti, del tipo "qualcuno faccia cancellare un commento" oppure "oscurate questa discussione" oppure "mi da fastidio una frase al post n°23 (esempio)", abbiate la pazienza di aspettare almeno la fine delle feste. Intanto voi segnalate pure con l'apposito pulsante sulla sinistra e poi provvederemo.

Cordiali saluti a tutti e Buon Natale...e fate i boni! :D

p.s. Viene da se che la discussione verrà riaperta a seguito di chiarimenti...

pps Mi sono appena accorto di aver utilizzato il mio decimillesimo messaggio per moderare una discussione...la vigilia di Natale... :cry:

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