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Risposte migliori

Inviato

La storia grande amica, ci ha lasciato testimonianze straordinarie che ancora oggi ci permettono di conoscere e confrontarci.

Il pensiero non sempre riuscì a esser voce, celato, e bisbigliato dovette fare i conti con l’uomo.

Gli unici privilegiati furono gli artisti che attraverso il proprio linguaggio espressivo, raccontarono fatti e avvenimenti che altrimenti sarebbero andati persi, o semplicemente per manifestare l’idea, le emozioni, o il dissenso.

Altre forme espressive riuscirono in questo intento come la letteratura e il teatro, ma il primato a mio modesto parere spettò alla numismatica e alla pittura.

Queste due sorelle ebbero una sorta d’immunità dovuta alla non sempre facile lettura interpretativa, celata attraverso simboli, colori, stili, o errori voluti.

Poviamo a racontare insieme con qualche tondello ( taluni al confine fra moneta e medaglia) quali furono i più rappresntativi, iniziarei con un classico :

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Reggenza di Margherita di Foix per il figlio Michele Antonio marchese di Salluzzo (dal 1504). Tallero da 40 grossi 1516. AR 37,85 g.

Questo tallero del peso corrispondente a 40 grossi è stato oggetto di studio da parte di diversi esperti, ma nonostante ciò, l’interpretazione della sigle IIC alla fine della leggenda del rovescio è ancora dibattuta. Tre sono le interpretazioni più accreditate: l’Hill vi legge una errata trascrizione di ETC. Armand e Forrer vi riconoscono invece le sigle dell’incisore tedesco Giovanni Clot operante a Genova nella metà del XVI secolo. Infine, vi è l’ipotesi del Ravagnani Morosini, a nostro giudizio la più plausibile, che vi identifica le sigle dei fratelli da Clivate, appaltatori della zecca di Carmagnola dal 19 gennaio 1515. Il conio, non firmato, dovrebbe essere opera di Benedetto da Brioso, amico dei da Clivate, a cui tra l’altro furono affidati i lavori della chiesa di San Giovanni. Margherita di Foix, seconda moglie di Lodovico II Marchese di Saluzzo, fu donna raffinata e colta e al tempo stesso dal carattere deciso. Nel 1504, alla morte del marito, assunse la reggenza per il figlio Michele Antonio e di fatto governò il marchesato per 24 anni fino alla di lui morte, avvenuta nel 1528. Fu sempre lei ad imporre la successione del terzogenito Francesco, più mansueto del fratello maggiore Giovanni Ludovico. L’albero secco e sradicato raffigurato al rovescio rappresenta la morte di Ludovico di Saluzzo, mentre lo stemma con le armi di Saluzzo e Foix appeso ai rami, indica la volontà da parte della vedova e del figlio di continuare l’opera di Ludovico e la dinastia. Per quanto concerne la presenza dell’uccellino rimandiamo al "Dizionario Ragionato dei Simboli" di Giovanni Cairo, Milano 1922, dove il volatile viene identificato con lo sforzo di salvare l’anima amata dal naufragio della morte. Tale interpretazione è suffragata dalla leggenda del rovescio. Ravagnani Morosini nella sua opera ventila l’ipotesi che possa trattarsi di una medaglia, ma il peso, corrispondente esattamente a 40 grossi ci fa ritenere che invece si tratti di moneta.

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Inviato (modificato)

Bella discussione Eros quando la moneta si avvicina alle arti figurative come pittura,scultura, rendendoci un affresco ma anche trasmettendoci valori, messaggi sublimali, alti ? Penso ci siano diversi esempi.

Io ho sempre pensato che uno di questi esempi sia lo scudo di Lucca col San Martino ( tra l'altro copertina del libro su Lucca di Lorenzo Bellesia con fantastici ingrandimenti di questa moneta ) ; qui c'è tutto una scena oserei di tipo scultoreo, la perfezione dei particolari, ma poi il messaggio, il messaggio dell'aiuto, del condividere, dell'elemosina, il Santo che divide il suo mantello col mendicante e glielo offre.

Arte e valori, grande mix, e tutto questo su una moneta che circolò ed ebbe uno straordinario successo !

Uno scudo di Lucca del 1756 con al diritto le due pantere rampanti con la testa rivolta all'indietro e al rovescio la grande scena del Santo a cavallo nel porgere il proprio mantello al mendicante :

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Modificato da dabbene
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Inviato

Le fonti scritte raccontano, ma molte volte sono proprie le arti figurative a darci informazioni, a tramandarci raffigurazione di eventi, accadimenti, figure del passato, della nostra storia.

E la monetazione, ma anche la medaglistica narrano la storia, sono gli occhi di un passato remoto e ci aiutano a capire e capire la storia vuol dire capire meglio anche l'oggi, la storia si ripete.

Questa discussione è molto legata a quanto è stato detto nel primo post, la sezione monete moderne si basa molto sull'iconografia, sul culto del ritratto, dell'immagine, sul bello, siamo nel Rinascimento Italiano, nelle grandi scuole di pittura, dei grandi incisori, e tutti questi nel raccontare e rappresentare la storia, ci mostrano anche il bello, ma spesso anche valori, simbologie alte che si sono tramandate fino a noi.

E' grazie a loro che spesso abbiamo capito e capiamo meglio il passato, quindi una funzione importante da parte delle arti figurative, ma anche della monetazione e medaglistica.

Vediamo....esempi ci sono....


Inviato

Mi dispiace lasciar cadere questa discussione, credo che possa avere delle potenzialità e che rappresenti bene il periodo storico di questa sezione.

Non solo le monete, ma sicuramente anche le medaglie con le loro rappresentazioni ci presentano una realtà storica, il nostro passato, a volte difficile da comprendere.

Un esempio spesso citato da noi è il periodo della peste del 1629 - 1630 di Milano ricordato nei Promessi Sposi ; molti hanno parlato delle monete citate nei Promessi Sposi, anche qui sul forum abbiamo una discussione simile in quelli importanti, in tutti questi contributi viene mostrata una medaglia del 1630 emessa a ricordo di quei tragici avvenimenti, Filippo III, in argento, con al rovescio una magistrale veduta della città davanti alla quale sono distesi i corpi ignudi ; in alto per dare sacralità e simbolismo alla scena un angelo sulle nubi con spada fiammeggiante che protegge e sovrasta la città.

Un esempio che rappresenta, mostra a livello figurativo e che ricorda l'avvenimento, questi sono gli esempi in cui medaglie e monete ci ricordano la storia e diventano in alcuni casi testimonianza simbolica.

Da Asta Cronos 6, 2012, lotto 355.

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Inviato

Altro tondello ricco di ermetismo:

Napoli

Filippo III di Spagna (1598-1621).

Scudo 1617. AR 32,65 g. – ø 44,2. PHILIPP æ III æ DG æ REX:HIS Busto radiato, drappeggiato e corazzato, a d, con colletto alla spagnola; dietro, IC / C (Giovanni Francesco Citarella, maestro di zecca e Michele Cavo, maestro di prova). Sotto, nel giro, ¬ 1617 ¬ . Rv. + Q – VOD + V – IS + Aquila coronata, ad ali spiegate e volta a s., stringe nell’artiglio sinistro un ramo d’olivo e in quello destro un fulmine. CNI 120 var. Pannuti Riccio 2a. Davenport 4042.
Rarissimo.

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Nel 1617 la Repubblica di Venezia era venuta in guerra con la Spagna. Il Vicerè di Napoli, Don Pedro Giron duca di Ossuna, acerrimo nemico dei veneti, stanco delle difficoltà e delle lungaggini delle trattative di pace, di cui non si vedeva la fine, fece coniare il 17 luglio di quell’anno questo rarissimo scudo ed il mezzo scudo offerto qui di seguito. La leggenda del rovescio con il ramo di olivo ed il fulmine negli artigli dell’aquila sono una chiara allusione alla scelta che si offriva alla Serenissima.

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Supporter
Inviato

Diciamo che quest'ultima moneta lasci pochi spazi alle interpretazioni :) gli emissari della serenissima ne saranno sicuramente rimasto colpiti. Nella legenda al rovescio è scritto "QVOD VIS", ossia ciò che vuoi... chiara allusione che la scelta tra la guerra (fulmine) e la pace (ramo di ulivo) toccava alla serenissima. :)


Inviato (modificato)

Bellissima questa discussione, che permette di parlare di monete coniate in tempi diversi e in zecche differenti.

Di mio particolare interesse sono le monete che recano un'impresa (con il corpo ovvero la raffigurazione e l'anima, ovvero le parole che la esplicano).

Un esempio potrebbe essere il grossone anonimo di Ludovico II Gonzaga con al R/ il corpo consistente in una manopola di ferro con nastri svolazzanti e l'anima in spagnolo (BVENA FE NO ES MVDABLE). Si tratta di una allusione rivolta al duca Francesco Sforza che non mantenne l'impegno di dare in sposa il figlio alla figlia del Marchese.

Questa impresa si trova dipinta anche in una sala del Palazzo Te.


Fonte Cataloghi Online

Modificato da Littore
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Inviato

E perche' la legenda e' in lingua spagnola?

Sinceramente non conosco il motivo preciso. Potrebbe dipendere dal conflitto tra gli Angiò e Alfonso V d'Aragona per il Regno di Napoli?

Il padre di Francesco Sforza era Giacomo Attendolo, capitano di ventura al servizio degli Angiò; in questo modo, il Marchese di Mantova ricercava l'appoggio della Spagna contro il Duca di Milano.


Inviato

La monetazione dei Gonzaga è una straordinaria sfilata di messaggi più o meno subliminali, spesso di tema politico, ma a volte queste imprese veicolavano messaggi di tutt'altro genere, come ad esempio l'impresa del ramarro impressa sul rovescio del rarissimo mezzo testone di Federico II Gonzaga: http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FMM/23

QVOD •HVIC •DEEST •ME •TORQVET, ossia ciò che manca a lui (il ramarro) tormenta me, con riferimento al sangue caldo, assente nel rettile ma presente, anche troppo, nel marchese (poi duca) di Mantova.


Fonte Cataloghi Online

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Inviato

Simbolismo e messaggi sublimali, alti....recentemente in una discussione è uscita l'osella di Murano, tra l'altro molto pregiata e rara, l'osella muranese riporta in modo evidente il suo simbolo, il gallo, il simbolo della sua comunità.

In questo caso non sono le parole, le leggende a lanciare il simbolico messaggio, ma la raffigurazione presente : un gallo vittorioso, vigile che ha in bocca la serpe sinuosa e strisciante.

E' il simbolismo del Bene sul Male, il Bene, rappresentato dal gallo in questa caso che è la raffigurazione della comunità muranese che sconfigge il Male, la serpe strisciante che rappresenta il nemico, il traditore.

Rappresentazione più simbolica e alta di questa.....

Da Asta Negrini, 10 - 11 - 2013, lotto 1386 con una osella di Murano di Alvise Contarini del 1682 ( tra l'alto indicata con rarità RRR ).

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Altro animale altro messaggio...

Mirandola.

Alessandro I Pico (1602-1637). Contraffazione datata 1637 del leeuwendalder del tipo "Provincie Unite". AR 26,02 g. – ø 42,0. [MO]·NO·DA·SESIN· - LXX·DEL·DVX·MI· Scudetto con il leone caricato su mezza figura di cavaliere elmato e corazzato a s., con ampio mantello nella mano d., e la s. poggiata sullo scudo. Rv. ` VICIT·LEO·DE·TRIBV·IVDA·1637 Leone rampante a s. CNI 58. Gamberini 627. Bellesia 65/A. MIR 526. Davenport 4016.

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Il "tallero del leone" ha origine in Olanda, dove i primi esemplari vengono coniati nel 1575 dalle Provincie Federate Olandesi, e recano la leggenda MO (moneta) NO (nova) ARG (argentea), nonchè la sigla della provincia emittente. Al rovescio CONFIDENS DNO (per DOMINO) NON MOVETVR, cioè "colui che ha fede nel Signore è inamovibile". Nella monetazione di Alessandro I Pico le leggende sono volutamente miste in italiano ed in latino. Nel nostro. esemplare abbiamo al dr. MO(neta) NO(va) DA SESIN(?) LXX - valore incomprensibile alle popolazioni turche – DEL DVX MI(randola). Al rv. assistiamo invece alla sostituzione della leggenda originaria con una frase in latino tratta dall’Apocalisse V,5 : Vinse il leone della tribù di Giuda, dove il leone è evidentemente da intendersi come Cristo, che vinse sulle popolazioni del Levante cui i talleri erano destinati. Così gli zecchieri aggiunsero al danno della minor bontà della lega anche la beffa della leggenda criptica.

Le contraffazioni coniate a Mirandola del "tallero del leone" olandese non recano mai il nome di Alessandro ma riportano una generica attribuzione a Mirandola. In questa emissione il valore è espresso in sesini 70 (ovvero 35 bolognini), 5 bolognini in meno delle precedenti emissioni del 1535 e 1536, dove il valore veniva espresso in 40 bolognini.

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Inviato

Continuando con le simbologie che le monete possono di volta in volta rappresentare, anche un porto con la sua veduta e i vascelli possono essere un simbolo molto evidente.

Parlo del porto di Livorno raffigurato sul tollero d'argento coniato a Firenze per Livorno, moneta coniata con Ferdinando II dè Medici e con Cosimo III dè Medici.

Il porto che era stato ampliato rappresenta la città, i traffici marittimi, il commercio verso il Levante, è un biglietto da visita, anche internazionale, che nobilita la città.

Il tutto è reso ancor più evidente dal motto in leggenda al rovescio " ET PATET ET FAVET " che starebbe per " fa di sé bella mostra e favorisce " riferito al porto che è la base dei commerci e sicuro asilo per le navi, ma anche " mostrandosi favorisce" riferito al fanale del porto come guida per i naviganti.

Mostro due immagini interessanti entrambe, una da Asta Nomisma 47 del 2013, lotto 892, rovescio col Porto del tollero di Cosimo III del 1707, moneta per il tipo secondo me a dir poco spettacolare per nitidezza di particolari, patina e conservazione, ma aggiungo anche l'interessantissima rappresentazione del porto su una moneta del 1689, disegnata a mano, come risulta nel testo del 1846 di Luigi Mazzucchelli " Il monetario del commercio ".

Due vedute, ovviamente diverse, ma entrambe spettacolari e rappresentative di questo ulteriore simbolo monetario.

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Inviato

Continuerei con il portavoce del messaggio simbolista, LA FENICE.

Zecca di Mirandola.

Alessandro II Pico della Mirandola duca di Mirandola e del Sacro Romano Impero (1637-1691) . Ducatone. AR 31,30 g. – ø 45,9 mm. ä ALEX ä PICVS ä DVX ä MIRA ä II ä Busto corazzato e con mantello cadente sul tronco a destra; sullo spallaccio, testa leonina. Rv. ä REDIVIVVS ä PROSILI ä T IDEM ä La Fenice, ad ali spiegate, sorge dalle fiamme e guarda verso il sole che la illumina dall’alto. Asse a 90°. CNI 26. Bellesia pag. 301, 7/B. MIR 590. Ravegnani M 2 (R/4). Davenport 4020

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Alessandro II succede nel 1637 per via illegittima al nonno Alessandro I, sotto la reggenza della madre Maria Cybo, e resta sul trono per oltre 53 anni. Nel 1641 ottiene dall’imperatore Ferdinando III la conferma delle investiture e nel 1669 prende parte, in qualità di Maestro di Campo delle armate pontificie, alla sfortunata guerra di Candia. Il suo lungo regno fu caratterizzato da leggi moderne, da importanti costruzioni che abbellirono Mirandola e da uno spirito particolarmente aperto nei confronti delle arti, che culminò nell’ apertura della galleria d’arte e della famosa biblioteca. Questo meraviglioso ducatone raffigura al rovescio la Fenice, l’uccello che visse per 500 anni per essere poi bruciato dal sole e riemergere redivivo dalle proprie ceneri. L’ immagine incarna l’idea d’immortalità che Alessandro II aveva del casato dei Pico. Di questa bellissima e prestigiosa moneta, sicuramente una delle più belle monete del Seicento italiano, si conoscono pochissimi esemplari.

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Inviato

Anche la zecca di Milano, al tempo di GIAN GALEAZZO MARIA SFORZA con la reggenza di BONA DI SAVOIA, (1476-1480), oltre ad aver raffigurato il primo ritratto femminile sulle monete dal tempo dell'impero romano, ha il simbolo della FENICE con la penna sul capo, uccello raffigurato sul rogo che rinasce dalle proprie ceneri.

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Certo la conservazione è MB ma .......sempre R3

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E ancora...

Carlo Emanuele I "il Grande" duca di Savoia (1580-1630). Ducatone 1627, Torino o Vercelli. AR 31,85 g. – ø 42,8 mm. CAR æ EM æ D æ G æ DVX SAB æ P æ PED æ ETC Busto corazzato a destra, con colletto alla spagnola, mantello, maschera leonina sullo spallaccio e Collare dell’Annunziata sul petto; sotto, nel giro, ` I627 – æ . Rv. â DVM PREMOR AMPLIOR Compasso. Asse a 360°. CNI 428.

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Il ducatone con il compasso è sicuramente la moneta più ricercata e prestigiosa dell’intera serie sabauda. Questo esemplare, l’unico in mani private di tre conosciuti, è sicuramente quello meglio conservato. Gli altri due esemplari, entrambi in mediocre stato di conservazione, sono nella collezione Reale e presso il medagliere di Torino (ex Collezione Rasero, poi vendita Munzen und Medaillen 1955). L’assenza del segno di zecca non ci permette di determinare con certezza il luogo di battitura, anche se per analogia stilistica saremmo propensi ad assegnarlo alla zecca di Torino, l’unica con Vercelli attiva nel 1627. L’interpretazione del compasso ed il motto DVM PREMOR AMPLIOR sono oggetto di dibattito tra gli studiosi; infatti alcuni ritengono che voglia esprime la politica espansionistica di Carlo Emanuele I, mentre altri pensano faccia riferimento ai progetti architettonici per la città di Torino che il duca stava mettendo in atto. Un’ultima ipotesi, affascinante e piuttosto credibile, è quella che vede nel compasso un simbolo massonico; questo spiegherebbe la grandissima rarità di questa moneta, che per ragioni di opportunità fu immediatamente ritirata dalla circolazione.

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Inviato

Tra le mie preferite, un tondello molto ambito e schivo, per i cultori della zecca di Milano un grande esempio di raffinatezza incisoria, e massima espressività simbolica.

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Francesco d’Angoulème re di Francia, 1515-1521. Grosso da soldi 6, AR 4,01 g. FRANCISC D G FRANCOR REX La salamandra, sormontata da corona, tra le fiamme. Rv. MEDIOLANI – DVX 7 C Stemma cornato, inquartato di Francia al 1º e 4º e di Milano al 2º e 3º. CNI 19. Crippa 4.

Le leggendarie qualità della salamandra descritte da Plinio e trasmesse alla conoscenza del medioevo dagli arabi, comprendevano anche la sua capacità di sopravvivere nel fuoco. L'impresa della salamandra potrebbe forse alludere al fatto che Francesco non temesse il fuoco in battaglia.

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Inviato

voleva "far passare" un messaggio di ostentata bellicosità e presunzione di potenza con questa legenda " CONVENIENTIA CVIQUE" e sul bordo dello scudo " PRAESIDIA MAIESTATI " cioè pressapoco . "cio' che è opportuno (la guerra) puo' essere rivolta a chiunque, a difesa di armi e onore "

Al dritto il DVCA Ferdinando Carlo Gonzaga, Duca di Mantova appare col busto corazzato "all'eroica" come lo definisce lo zecchiere Cotel. Ma leggendo le gesta dell'ultimo Duca, ne esce un ritratto che non ha nulla a che vedere con quello che voleva far apparire, non era certo un cuor di leone , amava soldi , vizi, successi di corte, tanto che già nel 1701 l'imperatore lo dichiarava apertamente un traditore.

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Inviato

Gli animali spesso, come abbiamo visto, simboleggiano una credenza sulle monete ; rimanendo sulla monetazione milanese c'è questo incredibile ed enigmatico grosso regale da 6 soldi di Ludovico XII d'Orleans ( 1500 - 1512 ) che ora vi presento.

Tra l'altro moneta considerata R/4 e che Crippa ritiene di aver visto in aste pubbliche solo in sei esemplari dal 1900.

Mirabile è il rovescio con l'istrice detto anche " grosso regale col porcospino ", in cui l'animale coronato alluderebbe al fatto che ci si possa difendere dai nemici utilizzando i propri aculei.

E' implicito l'avvertimento e l'allusione che la rappresentazione monetale vuole esprimere verso gli avversari.

Da Asta Cronos 1, 2008, lotto 257,moneta straordinaria riportata anche sulla copertina del catalogo d'asta.

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Inviato (modificato)

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Ravegnani Morosini nella sua opera ventila l'ipotesi che possa

trattarsi di una medaglia, ma il peso, corrispondente esattamente a 40 grossi ci fa ritenere che invece si tratti di moneta.

io sono più dell'idea che si tratti di una medaglia ,questo spiegherebbe meglio l'esistenza della versione in rame (che è quella postata).che non può certo considerarsi un 40 grossi.

non credo neanche sia una prova in rame. saluti

Modificato da dux-sab

Inviato

Questa non potevo esimermi nel raccontarla, un quadro...

Carlo Emanuele I duca di Savoia (1580-1630) Il Grande.

Scudo detto "spadino". AR 25,05 g. – ø 40,2 mm. CAROLVS•EM•D : G° - DVX•SAB•P•P•ET•C• Busto corazzato, a d., con colletto alla spagnola, mantello, maschera leonina sullo spallaccio e Collare dell’Annunziata sul petto. Rv. OMNIA • DAT • QVI • - IVSTA • NEGAT Braccio armato di spada che esce dalle nubi; sotto, nel giro, cartella ornata vuota. CNI 495. Spaziani Testa 59. Ravegnani M. 29. MIR 619a. Biaggi 526a . Simonetti 42/a. Davenport 4164.

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Lo scudo dello spadino ci rimanda alla guerra per la successione di Mantova ed il possesso del Monferrrato. Un conflitto che durò dal 1628 sino alla morte del Duca, avvenuta nel 1630. La leggenda al rovescio riprende le parole di Cesare nella Pharsalia di Lucano (libro I, ver.349) e suona da ammonimento alla Francia, "dà tutto chi nega le cose giuste", che dovrà cedere molto di più se non consentirà la restituzione dei territori tolti di Pinerolo, Finestrelle e Valle di Ulzio sottratti al Ducato. Succeduto nel 1580 al padre Emanuele Filiberto, che gli aveva lasciato uno Stato in perfetta efficienza, Carlo Emanuele I ereditò dal genitore le virtù guerresche ma non la capacità politica. Difatti tutta la sua vita fu un continuo destreggiarsi tra imprese belliche dall’esito incerto, tutte volte ad estendere i suoi dominî e ad affermare il prestigio del suo Casato: i cinquanta anni del suo regno lo videro infatti impegnato in una serie continua di guerre in cui volle confrontarsi ad armi pari, almeno nelle sue intenzioni, con la Francia e con la Spagna.

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Inviato

Buone feste a tutti !!!

GIAN GALEAZZO MARIA SFORZA, REGGENZA DI LUDOVICO MARIA SFORZA (1480-1494) - Grosso da 5 soldi

D/ Corona ducale da cui escono rami di palma e d'ulivo - R/ Scopetta e nastro con scritto il motto MERITO ET TEMPORE

L'impresa della SCOPETTA allude > per l'Italia nettar d'ogni bruttura <

L'IMPRESA è la rappresentazione simbolica di un desederio, di un proposito o di una linea di condotta.

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Inviato

Veramente bella discussione, quanti simbolismi e quanti messaggi stanno uscendo da monete e medaglie, un vero tesoro di testimonianze e rappresentazioni, chissà quante ce ne sono ancora.....e quelli che ho visto finora sono a dir poco straordinari e di grande effetto .

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  • 1 mese dopo...
Inviato

Facendo zapping sul forum rilancio questa discussione che può ancora offrire molto...., può una colomba essere portatrice di simbolismo e di un messaggio ? Ovviamente si, la colomba simbolo per eccellenza di pacificazione se aggiunto al motto n leggenda " à bon droit ", a buon diritto, unisce a sentimenti di tranquillità anche quello della fermezza e del rispetto.

L'impresa della colomba sovrapposta talora alla razza o fiammante e con il cartiglio con il motto in francese fu la prediletta di Gian Galeazzo Visconti e sembra addirittura ideata da Francesco Petrarca in un suo soggiorno milanese ( 1353 - 1361 ).

Gian Galeazzo la fece scolpire sul suo mausoleo e la fece ornare la propria veste in più occasioni come risulta anche su celebri affreschi come quello del transetto destro della Certosa di Pavia.

L'impresa fu la prediletta da molti Visconti, da Galeazzo Maria Sforza e da Bona di Savoia.

Il motto al diritto della moneta spesso non è completamente visibile, le leggende in caratteri romani.

Galeazzo Maria Sforza ( 1468 - 1476 ) , Milano, grosso da 4 soldi

D/ testina G3 M SF VICECOS DVX MLI V, colomba su sole raggiante e sopra cartiglio con la scritta BON DROIT

R/ testina PP ANGLE Q3 CO AC IANVE D, velo annodato e con corona ducale da cui escono i rami di palma e d'olivo

Rif. : Crippa 13, MIR 207, CNI 120 - 123

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