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Medaglie INEDITE tra immagini e segnalazioni.


Risposte migliori

Alcune anteprime sullo studio riguardante Vincenzo Aveta e Nicola Morghen, in esso vengon riportatit alcuni documenti dell'epoca ed anche successivi che citano per la prima volta della presenza nella regia zecca di Napoli di un incisore che nessuno ancora conosceva, l'Aveta per l'appunto, inoltre, nella presente ricerca, oltre a mettere in rilievo alcune novità su queste medaglie (1791-1802), si dà anche qualche accenno sulle origini del significato delle fronde di palma che spesso troviamo al rovescio delle monete e medaglie.

Nello studio sono stati presi in esame alcuni passi del liber V dell'Eneide, incredibilmente vi sono delle coincidenze dei fatti storici narrati da Virgilio di diciotto secoli prima e la situazione politica del Regno di Napoli e di Sicilia agli albori dell'invasione napoleonica. http://it.wikipedia.org/wiki/Eneide

In vero, nella suddetta opera virgiliana troviamo citati riferimenti alle fronde di palma e all'Aurora ....... simbolismi entrambi presenti al rovescio di queste due medaglie borboniche coeve.

@@Liutprand Tu che sei un grande bibliofilo e cultore della letteratura spero apprezzerai il nostro umile lavoro.

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Modificato da francesco77
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@@francesco77 Spero mi arrivi presto il numero di Panorama per poter leggere l'articolo, comunque Aveta è un cognome molto diffuso nella nostra Capua Vetere.

Infatti è proprio per questo che daremo un prosieguo alle nostre ricerche ............ ci saranno novità IMPORTANTISSIME a breve. :good:

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@@francesco77 Spero mi arrivi presto il numero di Panorama per poter leggere l'articolo, comunque Aveta è un cognome molto diffuso nella nostra Capua Vetere.

Chissà perchè mi viene in mente la parola "Coloniali" associata al cognome Aveta :)

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Chissà perchè mi viene in mente la parola "Coloniali" associata al cognome Aveta :)

Infatti pensavo proprio a quella famiglia di cui conoscevo alcuni componenti tanti anni fa, ma anche il ferramenta...ma non so se c'è ancora.

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@@incuso @@Reficul @@picchio @@ilcollezionista90

Articolo on line

A cura di Francesco Di Rauso

Un parmense alla corte dei Borbone di Napoli.

La medaglia del 1821 per il perfezionamento dei bilancieri nella Regia zecca di Napoli

Giuseppe Conti, nacque a Pellegrino Parmense (Parma) il 17 genn. 1779 da Bartolomeo e Caterina Marrubbi. In giovane età venne avviato alla vita ecclesiastica e mandato in un collegio di Parma gestito dai gesuiti. Da subito mostrò un grande interesse per le discipline scientifiche e alla fine degli studi gli vennero conferiti gli ordini sacri. Nel 1801 ottenne l'insegnamento come ripetitore sulla cattedra di Fisica e di Matematica presso il Collegio Lalatta di Parma (in seguito Convitto Maria Luigia) che comprendeva la prima scuola media superiore di Parma aperta a tutti. Mantenne la cattedra fino al 1808 e fu ammiratore ed amico del professore Giuseppe Veneziani di Piacenza con cui si manteneva in contatto epistolare, il Conti, come lo stesso Veneziani, costruiva gli apparecchi di fisica che gli servivano per l'insegnamento e scriveva libri di testo, tra i quali sono citati nelle biografie: Proposizioni fisico-matematiche del 1805 e Proposizioni di geometria.

Trasferitosi a Napoli il 170 agosto 1809 per insegnare ai figli di alto funzionario del regno venne nominato socio del Reale Istituto d'Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli, una fra le più importanti istituzioni nel periodo tra il 1806 e il 1819. Fece parte della Commissione per la riforma del sistema pesi e misure, che in quegli anni si voleva istituire nel regno. A tale scopo costruì i primi modelli dei campioni unificati di pesi e misure nel suo attrezzato laboratorio, nel quale perfezionò inoltre strumenti fisici ed astronomici. La sua capacità inventiva ed innovativa nella tecnologia divenne preminente tra il 1815 e il 1845. Professore di Meccanica pratica, costruì torchi e due bilancieri per la zecca reale. Risolse il problema pratico dell'azionamento idrico delle macchine della grande filanda serica di San Leucio (Caserta); fino ad allora il problema era considerato insolubile a causa della lontananza e del dislivello esistenti tra la manifattura e le acque del fiume che dovevano alimentare l'opificio. Giovò alla direzione di artiglieria con la costruzione di un fornello fumivoro. Nel 1824 ebbe un brevetto reale d'invenzione per delle verghe di ferro di forma speciale applicabili ai ponti ed alle armature; come anche per delle lamine dello stesso metallo da usare come tettoie. Con le sue verghe speciali, costruì tre modelli di ponti sospesi, uno secondo il sistema del Capitano Samuel Brown e due altri secondo sistemi da lui stesso inventati, di facile esecuzione e manutenzione. Nel 1832 costruì anche la prima macchina a vapore italiana a bassa pressione. Una dettagliata descrizione di tali lavori realizzati nel suo laboratorio è riportata nella Gazzetta di Parma, 1827, pag. 37 e ne parla anche Lorenzo Molossi nel Dizionario Topografico per le province parmensi a pag. 358. L'epidemia di colera del 1836 e l'opera di suoi malevoli avversari iniziarono il momento del suo decadimento. Ciò nonostante scrisse un metodo per raddoppiare le forze idrauliche a vantaggio dell'agricoltura e delle fabbriche. E' del 1837 un congegno per mietere cereali ed un mulino di nuova foggia. Nel 1845 ideò un nuovo metodo per utilizzare vantaggiosamente la forza motrice delle cadute d'acqua, applicabile a correnti di bassa velocità; perfezionò una pompa di metallo a stantuffo elastico per usi edili, industriali e per l'irrigazione dei campi, con potenze da uno a quattro cavalli, che gli fruttò una medaglia d'oro dal Re. Durante il VII° Congresso degli scienziati italiani tenutosi a Napoli nell'autunno del 1845 fu eletto membro della commissione per le irrigazioni del Regno. Altre fonti dicono che negli ultimi anni della sua esistenza fu pensionato dal re di Napoli, morì il 9 maggio 1855.

La medaglia protagonista di questo breve studio è da considerarsi della più grande rarità, gli unici esemplari apparsi finora sono riportati al n. 125 dell'opera di Eduardo Ricciardi del 1930, nel catalogo d'asta Christie's dell'aprile 1992 e nell'opera di D'Auria al n. 138 (proprio questo esemplare, ora Coll. Di Rauso). La medaglia ha un diametro di 31 mm. ed è di fattura e rilievi molto semplici, da un lato troviamo due fronde di alloro e al centro la seguente epigrafe: PRIMO SAGGIO / CO' BILANCIERI / DIRETTI / DALL'AB.e CONTI.; al rovescio due fronde di alloro e al centro: ESEGUITI / DA ARTEFICI / NAZIONALI / NAPOLI 1821

Purtroppo in nessuno dei testi finora consultati viene indagata la figura dell'abate Conti citata al dritto, è certamente cosa gradita a noi numismatici sapere dell'esistenza di un così importante personaggio. Come già accennato nella suddetta biografia, la regia zecca di Napoli venne munita di questi nuovi macchinari, l'esistenza di questa medaglia conferma la paternità dei nuovi macchinari e l'anno in cui entrarono in funzione per la prima volta (1821, regnando Ferdinando I di Borbone).

Tutto ciò dovrebbe rendere tale medaglia oggetto di notevole interesse da parte di noi numismatici proprio perchè è la prova tangibile di un importante ammodernamento monetario.

Ma in cosa consisteva tale perfezionamento? Forse servì a perfezionare anche la qualità delle coniazioni delle medaglie e a limitare i difetti presenti sulle monete? Considerando la natura e l'entità dei difetti presenti nelle monete coniate prima e dopo tale anno nella zecca partenopea, è facile dedurre che con tali attrezzature si ebbe una certa migliorìa per quanto concerne i tempi di coniazione e dell'ottimizzazione dei costi di produzione. I nuovi macchinari apportarono invece per le medaglie un notevole incremento del livello qualitativo ed artistico, dopo il 1821 a Napoli continuò la coniazione di medaglie di grande qualità e i nuovi bilancieri del Conti fecero sì che si potessero battere medaglie dai rilievi altissimi.

La presenza dei graffi sulle monete è da attribuirsi a tutt'altre motivazioni, in particolare alle modalità di imprimitura delle leggende nel taglio. A confermare le basi della mia teoria sul collegamento tra graffi e modalità di imprimitura del contorno, basti pensare che nelle medaglie napoletane dell'epoca tali difetti non sono presenti in quanto il taglio è liscio.

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A cura di Francesco Di Rauso

Un parmense alla corte dei Borbone di Napoli.

La medaglia del 1821 per il perfezionamento dei bilancieri nella Regia zecca di Napoli

Giuseppe Conti, nacque a Pellegrino Parmense (Parma) il 17 genn. 1779 da Bartolomeo e Caterina Marrubbi. In giovane età venne avviato alla vita ecclesiastica e mandato in un collegio di Parma gestito dai gesuiti. Da subito mostrò un grande interesse per le discipline scientifiche e alla fine degli studi gli vennero conferiti gli ordini sacri. Nel 1801 ottenne l'insegnamento come ripetitore sulla cattedra di Fisica e di Matematica presso il Collegio Lalatta di Parma (in seguito Convitto Maria Luigia) che comprendeva la prima scuola media superiore di Parma aperta a tutti. Mantenne la cattedra fino al 1808 e fu ammiratore ed amico del professore Giuseppe Veneziani di Piacenza con cui si manteneva in contatto epistolare, il Conti, come lo stesso Veneziani, costruiva gli apparecchi di fisica che gli servivano per l'insegnamento e scriveva libri di testo, tra i quali sono citati nelle biografie: Proposizioni fisico-matematiche del 1805 e Proposizioni di geometria.

Trasferitosi a Napoli il 170 agosto 1809 per insegnare ai figli di alto funzionario del regno venne nominato socio del Reale Istituto d'Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli, una fra le più importanti istituzioni nel periodo tra il 1806 e il 1819. Fece parte della Commissione per la riforma del sistema pesi e misure, che in quegli anni si voleva istituire nel regno. A tale scopo costruì i primi modelli dei campioni unificati di pesi e misure nel suo attrezzato laboratorio, nel quale perfezionò inoltre strumenti fisici ed astronomici. La sua capacità inventiva ed innovativa nella tecnologia divenne preminente tra il 1815 e il 1845. Professore di Meccanica pratica, costruì torchi e due bilancieri per la zecca reale. Risolse il problema pratico dell'azionamento idrico delle macchine della grande filanda serica di San Leucio (Caserta); fino ad allora il problema era considerato insolubile a causa della lontananza e del dislivello esistenti tra la manifattura e le acque del fiume che dovevano alimentare l'opificio. Giovò alla direzione di artiglieria con la costruzione di un fornello fumivoro. Nel 1824 ebbe un brevetto reale d'invenzione per delle verghe di ferro di forma speciale applicabili ai ponti ed alle armature; come anche per delle lamine dello stesso metallo da usare come tettoie. Con le sue verghe speciali, costruì tre modelli di ponti sospesi, uno secondo il sistema del Capitano Samuel Brown e due altri secondo sistemi da lui stesso inventati, di facile esecuzione e manutenzione. Nel 1832 costruì anche la prima macchina a vapore italiana a bassa pressione. Una dettagliata descrizione di tali lavori realizzati nel suo laboratorio è riportata nella Gazzetta di Parma, 1827, pag. 37 e ne parla anche Lorenzo Molossi nel Dizionario Topografico per le province parmensi a pag. 358. L'epidemia di colera del 1836 e l'opera di suoi malevoli avversari iniziarono il momento del suo decadimento. Ciò nonostante scrisse un metodo per raddoppiare le forze idrauliche a vantaggio dell'agricoltura e delle fabbriche. E' del 1837 un congegno per mietere cereali ed un mulino di nuova foggia. Nel 1845 ideò un nuovo metodo per utilizzare vantaggiosamente la forza motrice delle cadute d'acqua, applicabile a correnti di bassa velocità; perfezionò una pompa di metallo a stantuffo elastico per usi edili, industriali e per l'irrigazione dei campi, con potenze da uno a quattro cavalli, che gli fruttò una medaglia d'oro dal Re. Durante il VII° Congresso degli scienziati italiani tenutosi a Napoli nell'autunno del 1845 fu eletto membro della commissione per le irrigazioni del Regno. Altre fonti dicono che negli ultimi anni della sua esistenza fu pensionato dal re di Napoli, morì il 9 maggio 1855.

La medaglia protagonista di questo breve studio è da considerarsi della più grande rarità, gli unici esemplari apparsi finora sono riportati al n. 125 dell'opera di Eduardo Ricciardi del 1930, nel catalogo d'asta Christie's dell'aprile 1992 e nell'opera di D'Auria al n. 138 (proprio questo esemplare, ora Coll. Di Rauso). La medaglia ha un diametro di 31 mm. ed è di fattura e rilievi molto semplici, da un lato troviamo due fronde di alloro e al centro la seguente epigrafe: PRIMO SAGGIO / CO' BILANCIERI / DIRETTI / DALL'AB.e CONTI.; al rovescio due fronde di alloro e al centro: ESEGUITI / DA ARTEFICI / NAZIONALI / NAPOLI 1821

Purtroppo in nessuno dei testi finora consultati viene indagata la figura dell'abate Conti citata al dritto, è certamente cosa gradita a noi numismatici sapere dell'esistenza di un così importante personaggio. Come già accennato nella suddetta biografia, la regia zecca di Napoli venne munita di questi nuovi macchinari, l'esistenza di questa medaglia conferma la paternità dei nuovi macchinari e l'anno in cui entrarono in funzione per la prima volta (1821, regnando Ferdinando I di Borbone).

Tutto ciò dovrebbe rendere tale medaglia oggetto di notevole interesse da parte di noi numismatici proprio perchè è la prova tangibile di un importante ammodernamento monetario.

Ma in cosa consisteva tale perfezionamento? Forse servì a perfezionare anche la qualità delle coniazioni delle medaglie e a limitare i difetti presenti sulle monete? Considerando la natura e l'entità dei difetti presenti nelle monete coniate prima e dopo tale anno nella zecca partenopea, è facile dedurre che con tali attrezzature si ebbe una certa migliorìa per quanto concerne i tempi di coniazione e dell'ottimizzazione dei costi di produzione. I nuovi macchinari apportarono invece per le medaglie un notevole incremento del livello qualitativo ed artistico, dopo il 1821 a Napoli continuò la coniazione di medaglie di grande qualità e i nuovi bilancieri del Conti fecero sì che si potessero battere medaglie dai rilievi altissimi.

La presenza dei graffi sulle monete è da attribuirsi a tutt'altre motivazioni, in particolare alle modalità di imprimitura delle leggende nel taglio. A confermare le basi della mia teoria sul collegamento tra graffi e modalità di imprimitura del contorno, basti pensare che nelle medaglie napoletane dell'epoca tali difetti non sono presenti in quanto il taglio è liscio.

Ciao Francesco,

davvero complimenti, in primis per questa magnifica medaglia che hai nella tua collezione, e poi per la tua teoria dei consueti graffi che affliggono

la monetazione Napoletana.

Concordo in pieno con te, anche se sono poco esperto, che i graffi potrebbero essere stati provocati da una "presa" maldestra di qualche pressa

che poi ruotando, con la moneta stretta tra due "manine" per imprimere la leggenda sul taglio, spingendo troppo, graffiava la o le superfici.

Veramente .....geniale!!!!

Sergio.

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Grazie mille Sergio, la mia tesi potrebbe essere supportata anche da un'altra cosa: i graffi sulle monete nascono quando a Napoli si iniziò a godronare il taglio delle monete. Con la battitura al martello non esisteva tale difetto (in compenso ce n'erano altri più deturpanti). Ma attenzione, non su tutte le monete napoletane trviamo questi graffi, su alcune monete napoletane con il taglio incuso in un certo modo i graffi non sono mai stati notati, scusatemi ma per ora desidero non svelare questa cosa perchè è una ricerca ancora in fase di approfondimento. @@ilcollezionista90 @@Alessandro72

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Grazie mille Sergio, la mia tesi potrebbe essere supportata anche da un'altra cosa: i graffi sulle monete nascono quando a Napoli si iniziò a godronare il taglio delle monete. Con la battitura al martello non esisteva tale difetto (in compenso ce n'erano altri più deturpanti). Ma attenzione, non su tutte le monete napoletane trviamo questi graffi, su alcune monete napoletane con il taglio incuso in un certo modo i graffi non sono mai stati notati, scusatemi ma per ora desidero non svelare questa cosa perchè è una ricerca ancora in fase di approfondimento. @@ilcollezionista90 @@Alessandro72

Ciao Francesco,

.....approfondisci e facci sapere. Buon lavoro.

Sergio.

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Ciao Francesco @@francesco77, complimenti per l'ottimo approfondimento che vedo solo ora. Sarebbe stato bello inserire anche qualcuno tra questi nuovi reperti nell'approfondimento sulle medaglie napoletane che presentai mesi fa al professore del mio liceo. Purtroppo con l'inizio dell'università il mio tempo libero è diminuito drasticamente, così come i miei accessi al forum, ma sono sicuro che pian piano riuscirò a leggere tutte queste nuove e interessanti discussioni.

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Ciao Francesco @@francesco77, complimenti per l'ottimo approfondimento che vedo solo ora. Sarebbe stato bello inserire anche qualcuno tra questi nuovi reperti nell'approfondimento sulle medaglie napoletane che presentai mesi fa al professore del mio liceo. Purtroppo con l'inizio dell'università il mio tempo libero è diminuito drasticamente, così come i miei accessi al forum, ma sono sicuro che pian piano riuscirò a leggere tutte queste nuove e interessanti discussioni.

Grazie mille. Perchè non riporti in questa sezione i tuoi studi numismatici liceali? Sono curioso di leggerli e di commentarli con te. Credimi, sarebbe una cosa molto bella. Non aver paura. Fai il copia e incolla e pubblicali qui. Se sono stati già pubblicati non hai alcun problema a riportarli on line. Magari potresti informare per correttezza anche il tuo professore. Grazie mille, ci conto! :good:

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  • 2 settimane dopo...

Oggi desidero condividere con voi la riesumazione dal dimenticatoio di una medaglia molto particolare, in alcune documentazioni in mio possesso sono emerse notizie sulle "medaglie miracolose" distribuite dal re Ferdinando II di Borbone ai suoi soldati. La medaglia che allego nelle immagini potrebbe essere proprio una di queste ma nel registro della zecca risultano in verità esemplari analoghi datati 1844, 1855 e 1859 e firmati da un noto incisore della zecca di Napoli, mentre in questa non vi è la data e il nome di questo noto incisore.

La "medaglia miracolosa" trae il nome da una tradizionale medaglia francese diffusa poi in tutta Europa dopo il terzo decennio dell'800, ancora oggi si conia questo genere di medaglia http://it.wikipedia.org/wiki/Medaglia_miracolosa e come già accennato, questa in allegato potrebbe risalire proprio alla metà dell'800, la firma OLIVIERI riconduce la coniazione alle officine gestite dai coniatori ed incisori Olivieri di Napoli tra il 1840 e il 1908. Qualcuno di voi ha notizie sulle medaglie borboniche riportate in questo registro? Grazie

@@fabio22 @@renzo1940 @@borghobaffo

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@@francesco77 ....giusto per capire....tu hai solo questa giusto ? ..... mentre le altre 3 risultano firmate ? (dallo stesso incisore ? ) e una semplice domanda che ti faccio.

Se così fosse questa sarebbe sicuramente dopo la data 1859.....!!

Ciao Pietro, sì, ho solo questa, ma hai visto come l'ho beccata? ....... eheheheh, Ferdinando II faceva dono ai suoi soldati della famosa medaglia miracolosa. Molto interessante. Purtroppo quelle citate nel documento le sto cercando anch'io, sarebbe bello vederne una, a quanto pare queste dovrebbero riportare la data ma l'esemplare da me postato si avvicina molto, oltretutto è firmato da una ditta (che firmava le medaglie anche come INCISORE, infatti alcune riportano la firma OLIVIERI INC.) ed operativa a Napoli tra il 1840 e il 1908. L'epoca è metà '800 (o seconda metà dell'800?). Bisognerebbe fare un confronto con quelle citate nel documento per attribuire loro una data. Secondo me è un argomento che interessa anche gli esperti di militaria. Quando leggeranno questa notizia resteranno sorpresi anche loro. I documenti citano anche il nome dell'incisore.......

@@Lord_Acton @@P5685Z @@col-chabert

Modificato da francesco77
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@@francesco77 ... intanto che aspettiamo qualche autorevole intervento, non ti dispiace se mi trattengo un pò in questa discussione, l'argomento mi stuzzica notevolmente.

Le domande che ti ho fatto prima sono un pò mirate e mi spego: se le tre che si evincono dal documento che hai postato sono firmate da un noto incisore, questo significherebbe che questa è post 1859 ..... poi ti ho anche chiesto se l'incisore delle tre è sempre lo stesso questo perchè ho qualche perplessità sul fatto che quella del 44 sia firmata dallo stesso che di quelle del 55 e del 59..... tu sai a cosa mi riferisco giusto ?

Nel 44 moltissime di queste medaglie sono state incise dal Catenacci mentre quelle successive dll'Arnaud, ( o al max dal figlio di Catenacci) quindi a questo punto sono molto curioso di vederne qualcuna anch'io.

Sei daccordo su questo ?

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@@francesco77 ... intanto che aspettiamo qualche autorevole intervento, non ti dispiace se mi trattengo un pò in questa discussione, l'argomento mi stuzzica notevolmente.

Le domande che ti ho fatto prima sono un pò mirate e mi spego: se le tre che si evincono dal documento che hai postato sono firmate da un noto incisore, questo significherebbe che questa è post 1859 ..... poi ti ho anche chiesto se l'incisore delle tre è sempre lo stesso questo perchè ho qualche perplessità sul fatto che quella del 44 sia firmata dallo stesso che di quelle del 55 e del 59..... tu sai a cosa mi riferisco giusto ?

Nel 44 moltissime di queste medaglie sono state incise dal Catenacci mentre quelle successive dll'Arnaud, ( o al max dal figlio di Catenacci) quindi a questo punto sono molto curioso di vederne qualcuna anch'io.

Sei daccordo su questo ?

D'accordo, sono in gran parte d'accordo con te ma prima di esprimermi dovrei vederne qualcuna, è probabile che ci vorrà un po' di tempo prima che ne salti fuori qualcuna di queste citate nel documento ....... eheheh.

Comunque ho già inoltrato la richiesta d'aiuto a qualche amico esperto di faleristica e di militaria. Se la cosa fosse reale si dovrebbe reperire qualcuna di queste medaglie tra le tasche e i meandri delle divise dell'epoca. La cosa si fa interessante. :good:

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@@francesco77 ... che ne pensi di questo "trafiletto" che ti posto, parliamo delle stesse medaglie o di altre ?

1836???????

Hai visto? Allora chissà........ quella medaglia inedita che ti mostrai potrebbe rientrare in questa colossale emissione, ricordi quello che ti dissi a proposito dell'anno di emissione, poi la figura di quel personaggio si sa che è inerente a questo infausto avvenimento ....... ehehehe. Poi magari scriviamo un articolo. Grande Pietro! Bravo!

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  • 3 settimane dopo...

Posto qui in quanto mi sembra opportuno incanalarla come una segnalazione (abbastanza importante direi):

Medaglia per l'assedio di Gaeta del 1806.

E' un pò di giorni che mi sono ibattuto nella lettura di questo lavoro in Bollettino gennaio - dicembre 1940

http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1940c.pdf

Lo studio e la ricerca di notizie su questi incisori non è stata affatto facile ..... ma andiamo alla segnalazione.

Nel lavoro l'A. scirve che chiaramente le sigle apposte FF.C.S. sono degli incisori fratelli Costanza di Napoli....e sono daccordo in parte, cioè che l'incisione fosse loro non ci sono dubbi, ma sul fatto che fossero napoletani e sulle notizie che seguono (che evidenzio) per niente. :crazy:

Aggiungo che su moltissime medaglie i Fratelli Costanza usavano incidere il loro cognome per intero, anteponendo quasi sempre la FF, pochi i casi con il solo cognome ...... questa sarebbe l'unica medaglia, invece, in cui troviamo delle sigle FF.C.S. ma se FF. C. indica fratelli Costanza, cosa starebbe a significare la S ? non certamente le solite Fecit ecc. ecc.

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