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Per chiunque volesse avere notizie sui conii conservati nel museo archeologico nazionale di Napoli e su come venivano costruiti.

Studio di Benvenuto Cosentini, fotocopia donatami da Michele Pannuti nel 1993 quando ero un ragazzino assetato di sapere ............

Buona lettura a tutti. Spero di leggervi in tanti, i commenti da fare sull'argomento sono innumerevoli.

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Inviato

Un particolare che forse potrà interessare.

Il conio qui pubblicato, come per gli altri di seguito illustrati, è conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Benvenuto Cosentini è stato un grande ricercatore.

Non so se riuscite a vedere bene da questa scansione ma io avendo la fotocopia abbastanza nitida a mia disposizione posso garantirvi che il conio non presenta alcuna sigla dietro la testa del re, e riguarda un coronato coniato a Napoli durante il regno di Ferdinando I d'Aragona.

La discussione potrebbe interessare tantissimo anche gli appassionati di monete borboniche e dei Savoia, partecipate in tanti.

Grazie mille per l'attenzione.

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  • 2 settimane dopo...
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Volevo riprendere il filo di questa discussione per segnalare una cosa molto importante: non so se avete notato a pagina 2 a proposito della lega metallica utilizzata per la composizione dei conii nel periodo rinascimentale e medievale.

Questi erano in bronzo e non in acciaio temperato come in epoca contemporanea, ciò comportava una maggiore e più veloce usura, con irremediabile rifacimento del conio diverso da quello precedente, questo è uno dei motivi per cui troviamo sul mercato una grande quantità di varianti per certe tipologie di monete come ad esempio gigliati e coronati.

Modificato da francesco77
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Vedo che questa discussione non è stata presa con la giusta importanza, peccato anche se sono poche pagine, ciò che hai publicato è di novetole importanza....
Grazie per aver publicato questo importante studio francesco77....


Inviato

Vedo che questa discussione non è stata presa con la giusta importanza, peccato anche se sono poche pagine, ciò che hai publicato è di novetole importanza....

Grazie per aver publicato questo importante studio francesco77....

Grazie mille. Sì, lo so. Son ragazzi! :rofl:


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Spero vi sia utile. Dov'era la zecca di Napoli? Buona lettura a tutti.

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Inviato

Qualche anno è ormai trascorso dalle prime emozioni, la monetazione Napoletana m’incantò all'istante facendomi dimenticare gli altri amori che avevano formato quel giovane e intraprendente curioso della vita.

Oltre alle innumerevoli tipologie, e ai sublimi rovesci, questa zecca mi piacque per i suoi errori e le sue improbabili varianti che l’avevano contraddistinta da sempre.

Ancora oggi ogni qual volta che osservo un nuovo tondello, aguzzo la vista e sogno...

Questo thread, a mio modesto parere andrebbe considerato come un’icona, pensate che se non fosse per questi enigmatici conii, saremmo qui solo a disquisire il bb o il bb+, sai che sonno...

E' proprio attraverso l'improntatura del conio e la sua conseguente battuta che nacque la fiaba di questa magnifica e ineguagliabile zecca.

Prima dei tondelli bisogna ricordarsi delle madri cari amici, e insieme scrivere ancora tante nuove storie...

Eros

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Inviato

Qualche anno è ormai trascorso dalle prime emozioni, la monetazione Napoletana m’incantò all'istante facendomi dimenticare gli altri amori che avevano formato quel giovane e intraprendente curioso della vita.

Oltre alle innumerevoli tipologie, e ai sublimi rovesci, questa zecca mi piacque per i suoi errori e le sue improbabili varianti che l’avevano contraddistinta da sempre.

Ancora oggi ogni qual volta che osservo un nuovo tondello, aguzzo la vista e sogno...

Questo thread, a mio modesto parere andrebbe considerato come un’icona, pensate che se non fosse per questi enigmatici conii, saremmo qui solo a disquisire il bb o il bb+, sai che sonno...

E' proprio attraverso l'improntatura del conio e la sua conseguente battuta che nacque la fiaba di questa magnifica e ineguagliabile zecca.

Prima dei tondelli bisogna ricordarsi delle madri cari amici, e insieme scrivere ancora tante nuove storie...

Eros

Se vuoi amare la figlia devi voler bene anche la madre. Ok ..... ma che ne sanno dell amore questi giovani d oggi? Ahahah


Inviato

Se vuoi amare la figlia devi voler bene anche la madre. Ok ..... ma che ne sanno dell amore questi giovani d oggi? Ahahah

Come provocazione non è male, la poesia ci fa incontarre, conoscere, riflettere, discutere, creare, sognare, volare, e tutti i giovani di questa sezione lo desiderano, altrimenti non comprenderemmo, il seguito e i risultati che questa sezione, ha ottenuto a oggi.

Ma certe testimonianze mi piacerebbe leggerle da loro, magari provando a raccontarci l'emozione che si prova osservando i tondelli del Sud , o semplicemente nel comunicare fra appassionati.


Inviato

Mi sento chiamare un causa..quando vedo dei tondelli che hanno un po' di anni, ed in particolare quelli della mia terra, provo sensazioni uniche. Lo so che potrebbe sembrare una delle solite frasi fatte ma per me è così..quando li vedo penso a centomila cose contemporaneamente, penso a chi lavorava spaccandosi le ossa per poterseli guadagnare e penso a tutte le transazioni che hanno potuto fare prima di arrivare a noi oggi che le collezioniamo quasi con timore reverenziale verso l'età che hanno..per non parlare di quando ascolto chi è più esperto di me, ogni discussione, anche una di cinque minuti, mi trasmette qualcosa di nuovo da imparare. Giusto oggi ho avuto l'onore di sentire @@francesco77 e @@Rex Neap che parlavano ed è bellissimo sentire tutti quei discorsi anche senza intervenire. Nella mia piccolezza rispetto a tutti quanti voi non posso fare altro che dirvi grazie! Grazie perché alimentate giorno per giorno questa mia passione, grazie perché mi date delle importantissime dritte..Grazie a tutti veramente :)

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Inviato

Mi sento chiamare un causa..quando vedo dei tondelli che hanno un po' di anni, ed in particolare quelli della mia terra, provo sensazioni uniche. Lo so che potrebbe sembrare una delle solite frasi fatte ma per me è così..quando li vedo penso a centomila cose contemporaneamente, penso a chi lavorava spaccandosi le ossa per poterseli guadagnare e penso a tutte le transazioni che hanno potuto fare prima di arrivare a noi oggi che le collezioniamo quasi con timore reverenziale verso l'età che hanno..per non parlare di quando ascolto chi è più esperto di me, ogni discussione, anche una di cinque minuti, mi trasmette qualcosa di nuovo da imparare. Giusto oggi ho avuto l'onore di sentire @@francesco77 e @@Rex Neap che parlavano ed è bellissimo sentire tutti quei discorsi anche senza intervenire. Nella mia piccolezza rispetto a tutti quanti voi non posso fare altro che dirvi grazie! Grazie perché alimentate giorno per giorno questa mia passione, grazie perché mi date delle importantissime dritte..Grazie a tutti veramente :)

Complimenti, vedo che queste monetine alla fine provocano qualcosa.... ;)

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Inviato (modificato)

Una domanda che mi sono sempre posto e acui non hoo mai saputo darmi risposta.. Perchè nelle monete ottocentesce della zecca di Napoli non presentano le firme degli incisori?..

Spero che almeno tu Francesco riuscirai a danrmi notizzie utili....

Per quanto riguarda la moneta in questione come già avevo detto la soluzione migliore è una visione diretta del pezzo..

Ciao Piero, grazie mille per l'interesse.

In effetti l'argomento ha origine dagli inizi dell'800, un imput c'è stato dato da Tommaso Siciliano nella sua opera sulle medaglie napoletane dei napoleonidi, quando per mezzo di una sua teoria (la quale condivido in pieno) spiegó che sulle medaglie dell'epoca non venivano apposte le firme degli incisori per via delle diverse mansioni che uno o più artisti aveva nella costruzione di un conio.

Lo STESSO DISCORSO VALE PER LE MONETE dell'epoca, però, mentre per le medaglie vediamo che dal 1824 iniziano ad apparire più firme su di esse, per le monete non era così, il discorso è un po' complesso ma provo a spiegarvelo, errori permettendo.

La soluzione potrebbe essere nell'utilizzo del pantografo in alcune zecche europee, (di questo macchinario magari ci occuperemo in altre sedi), dove i vari nominali dell'800 si presentavano nel 99% dei casi senza differenze di conio, praticamente l'opposto di ciò che accadeva a Napoli, ma cosa cambia ad esempio tra le monete sabaude - papali - francesi e quelle napoletane? Tanto per fare un esempio, so che non è facile da spiegare ora in quattro righe, nelle monete sabaude le effigi dei sovrani da Vittorio Emanuele I in poi (siglati dall'artista incisore Lavy, Ferraris, eccetera) avevano gli elementi della capigliatura di differente spessore rispetto a quelle delle monete napoletane, mentre in queste ultime veniva utilizzato un punzone madre abbozzato e poi rifinito sul conio dall'incisore CHE NON SEMPRE ERA LA STESSA PERSONA, in quelle sabaude (ma anche papali, francesi, inglesi, eccetera) si procedeva in maniera diversa.

Questo è uno dei motivi che fa la differenza tra una moneta napoletana borbonica ed una coniata in altre zecche europee, ecco perchè nelle napoletane troviamo l'effigie (dalla capigliatira finissima) ma le leggende e l'effigie stessa posizionate sempre in maniera differente rispetto ad un conio precedente.

Alcuni nominali di altre zecche, nonostante venissero battuti in un arco di tempo con l'utilizzo di centinaia di conii, troviamo sempre la stessa e identica impronta. Un esempio lampante è, tanto per dirne una: il 5 franchi francesi tipo "Domard" che dal 1831 al 1848 si presenta sempre con lo stesso identico e preciso dritto, eppure in Francia vi erano tirature enormi, possibile che era sempre lo stesso conio? No http://numismatica-francese.simone-numismatica-e-storia.lamoneta.it/moneta/FR-11/10

Ritornando alla firma sulle monete dell'800, in Europa i modelli che venivano riportati sui conii seguivano una procedura diversa rispetto alle monete napoletane e per tale motivo potevano essere firmati dagli incisori, ciò perché quelli erano e quelli rimanevano, i punzoni madre delle effigi delle monete napoletane erano opere di un artista iniziale, e a Napoli dopo il 1804 tale artista non poteva siglare un conio se sullo stesso vi erano più persone a mettervi le mani.

Tra alcune rare eccezioni troviamo i 10 tornesi del 1847 siglati da Andrea Cariello e i massimi moduli di Francesco II siglati da Luigi Arnaud.

Ma qual'è alla fine il risultato tra una moneta napoletana ed una di altre zecche? Mentre nella prima ci troviamo di fronte ad un'opera originale, dove ogni conio era diverso dall'altro, nelle altre era tutto uguale ..........

Avendo accennato nella discussione monete di altre zecche spero di far cosa utile attirando l'attenzione di curatori di altre sezioni affinchè possano leggere quel che ho scritto (se ho dimenticato qualche nome chiedo scusa). Se ho sbagliato qualche passaggio vi prego di farmelo notare, sono qui anche per imparare. Grazie

@@Liutprand @@picchio @@Giuseppe @@Rex Neap @@piergi00 @@rongom @@eracle62 @@dabbene @@centurioneamico @@lucadesign85

ah ........ dimenticavo ......... a comprovare quanto appena scritto aggiungo che le monete di Vittorio Emanuele II re d'Italia coniate a Napoli dal 1862 al 1867 portano la firma del Ferraris, eppure a Napoli i conii di queste monete vennero materialmente incisi da artisti napoletani come ad esempio Andrea Cariello. I documenti dell'epoca sono chiari.........................."

@@incuso @@picchio @@Reficul @@centurioneamico @@Michelangelo2 @@providentiaoptimiprincipis @@eracle62 @@Rex Neap

A seguito di alcuni argomenti intavolati sulla produzione dei conii napoletani in epoca borbonica, spero di rendermi utile spostando e postando alcune domande con relative risposte in questa discussione. (cfr. da post 17 http://www.lamoneta.it/topic/116646-10-tornesi-ferdinandoii/page-2#entry1325582 )

Come potrete notare, a seguito dalla domanda di @@12tariì riguardo la mancanza di sigle sulle monete napoletane dell'800 ho tentato (nel limite delle mie conoscenze) di rispondere alla meglio. Poi @@Giuseppe mi chiede alcune delucidazioni sul perchè vi possono essere differenze di certi minimi particolari tra monete dello stesso tipo e millesimo (come ad esempio il padiglione auricolare dell'orecchio di Ferdinando II in alcuni 10 tornesi evidenziato al post 4 e poi commentate da @@AlxR e @@Matteo69 http://www.lamoneta.it/topic/116646-10-tornesi-ferdinandoii/ ).

Di seguito un'immagine chiarificatrice a titolo di ESEMPIO:

Immagine del punzone madre del tarì e 2 tornesi di Francesco II di Borbone (immagine indicata con freccia) accanto ad altri conii rifiniti di altri nominali dello stesso sovrano. L'immagine in rilievo del re che veniva impressa nei conii è abbozzata (spero riusciate a vederla), poi gli incisori procedevano alla rifinitura, ed altri incisori finivano il lavoro incudento i caratteri delle leggende e i vari numerali. La procedura dell'epoca per la creazione di un conio è la stessa per tutti gli altri nominali, stesso discorso per le medaglie. La procedura era uguale ed interessava tutte le monete, a partire dai mezzi tornesi, e fino ai 30 ducati d'oro, in molte piastre di Ferdinando II troverete anche differenze nel taglio del collo, in qualche capello sulla fronte, il padiglione auricolare e i peli della barba, tutti elementi questi impossibili da punzonare con un punzone già rifinito, alla base di queste impossibilità vi erano anche le alte temperature con il quale si effettuavano certe operazioni. Se avete altre domande scrivete pure. Grazie per l'attenzione.

p.s. Molte delle cose che leggete in questa discussione non le troverete nemmeno nel De Sopo, quindi vi raccomando, occhio!

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Modificato da francesco77
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Domande??
Aspetto solo l'articolo intero..
Rinnovo la mia stima nei tuoi riguardi Francesco..


  • 2 settimane dopo...
Inviato (modificato)

@@francesco77

Caro Francesco,

l'argomento è molto interessante (solo ora scorgo questa discussione)!

Oltretutto conoscere come si coniava permette di meglio distinguere i falsi dagli originali.

Ti vorrei chiedere se sai qualcosa relativamente alla diffusione del pantografo nelle zecche italiane (ritengo si sia diffuso dopo il 1830), in particolare (ovviamente) a Napoli (per le caratteristiche della monetazione non doveva essere in realtà qui disponibile).

I punzoni cui fai accenno, dovrebbero essere forse meglio definiti "parziali" piuttosto che "madre" (questi ultimi in genere sono "totali" e definitivi) e nelle prime due decadi del XIX secolo erano utilizzati anche nella zecca pontificia di Bologna (ma non a Roma dove gli incisori lavoravano direttamente in incuso).

Per quanto riguarda la monetazione del Regno d'Italia, la zecca di Napoli era in fase di smobilitazione e la sua attività appaltata alla ditta francese dei f.lli Estivant. Dunque tra il 1862 e il 1867 nessun artista partenopeo dovrebbe aver inciso alcunché (i coni giungevano direttamente da Torino, approntati appunto dall'incisore capo delle zecche del Regno G. Ferraris).

Mi piacerebbe un tuo commento.

:)

Modificato da Giov60

Inviato

@@francesco77

Caro Francesco,

l'argomento è molto interessante (solo ora scorgo questa discussione)!

Oltretutto conoscere come si coniava permette di meglio distinguere i falsi dagli originali.

Ti vorrei chiedere se sai qualcosa relativamente alla diffusione del pantografo nelle zecche italiane (ritengo si sia diffuso dopo il 1830), in particolare (ovviamente) a Napoli (per le caratteristiche della monetazione non doveva essere in realtà qui disponibile).

I punzoni cui fai accenno, dovrebbero essere forse meglio definiti "parziali" piuttosto che "madre" (questi ultimi in genere sono "totali" e definitivi) e nelle prime due decadi del XIX secolo erano utilizzati anche nella zecca pontificia di Bologna (ma non a Roma dove gli incisori lavoravano direttamente in incuso).

Per quanto riguarda la monetazione del Regno d'Italia, la zecca di Napoli era in fase di smobilitazione e la sua attività appaltata alla ditta francese dei f.lli Estivant. Dunque tra il 1862 e il 1867 nessun artista partenopeo dovrebbe aver inciso alcunché (i coni giungevano direttamente da Torino, approntati appunto dall'incisore capo delle zecche del Regno G. Ferraris).

Mi piacerebbe un tuo commento.

:)

Caro Giovanni, grazie mille per il tuo intervento, purtroppo non sono al corrente dell'uso del pantografo in altre zecche italiane, l'argomento potrebbe essere interessante ma occorrerebbe una ricerca da parte di altri studiosi. Da anni mi occupo solo di Napoli e Palermo, conosco molto bene Michele Chimienti di Bologna, il mese prossimo forse lo incontrerò e mi confronterò con lui sull'argomento.

Per quanto concerne la zecca di Napoli e di come si lavorava un conio nella sua zecca posso dirti che in base ai difetti, varianti e rilievi riscontrabili sulle monete di queste zecche i conii venivano costruiti con l'utilizzo del punzone madre (il termine preciso che era in uso nel gergo degli operatori di allora non lo so ma le immagini precedenti parlano chiaro).

Le monete del Regno d'Italia e di altre zecche europee ed italiane del XIX secolo sono indiscutibilmente tutte identiche e precise, quindi io direi che in base a tale caratteristica anche quelle coniate dopo il 1861 a Napoli, Roma, Milano e Torino è molto probabile che provengano da conii costruiti in una sola officina e che poi venivano inviati alle zecche periferiche, ma questa è una cosa da accertare.

Certamente l'uso del pantografo erano fondamentale per la costruzione di tali conii, era praticamente impossibile punzonare effigi, caratteri e numerali tutti insieme direttamente su un conio da punzoni definitivi. Tecnicamente non era possibile. Bisognerebbe poi capire il ruolo degli incisori napoletani nel periodo 1862-1867 nella zecca partenopea, i documenti parlano chiaro, vennero retribuiti per l'incisione dei conii. E' probabile che il pantografo funzionò anche a Napoli in quel breve periodo post uniotario e che tali incisori lavorarono diversamente rispetto a come facevano durante il periodo borbonico. La firma del Ferraris su tutte le monete è fondamentale per l'approfondimento dell'argomento.

Io non sono un tuttologo, potrei anche aver sbagliato qualcosa nel mio discorso, per questo ti chiedo di invitare se possibile altri esperti della materia in questa discussione. Grazie mille per l'attenzione.

@@Giov60 @@incuso @@picchio

p.s. Però a quanto pare, non solo a Napoli si lavoravano i conii in quel modo ........ guardate qui al post 33 ... http://www.lamoneta.it/topic/60392-roberto-i-di-borbone/page-3#entry1332313

  • Mi piace 1

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Ciao Piero, grazie mille per l'interesse.

In effetti l'argomento ha origine dagli inizi dell'800, un imput c'è stato dato da Tommaso Siciliano nella sua opera sulle medaglie napoletane dei napoleonidi, quando per mezzo di una sua teoria (la quale condivido in pieno) spiegó che sulle medaglie dell'epoca non venivano apposte le firme degli incisori per via delle diverse mansioni che uno o più artisti aveva nella costruzione di un conio.

Lo STESSO DISCORSO VALE PER LE MONETE dell'epoca, però, mentre per le medaglie vediamo che dal 1824 iniziano ad apparire più firme su di esse, per le monete non era così, il discorso è un po' complesso ma provo a spiegarvelo, errori permettendo.

La soluzione potrebbe essere nell'utilizzo del pantografo in alcune zecche europee, (di questo macchinario magari ci occuperemo in altre sedi), dove i vari nominali dell'800 si presentavano nel 99% dei casi senza differenze di conio, praticamente l'opposto di ciò che accadeva a Napoli, ma cosa cambia ad esempio tra le monete sabaude - papali - francesi e quelle napoletane? Tanto per fare un esempio, so che non è facile da spiegare ora in quattro righe, nelle monete sabaude le effigi dei sovrani da Vittorio Emanuele I in poi (siglati dall'artista incisore Lavy, Ferraris, eccetera) avevano gli elementi della capigliatura di differente spessore rispetto a quelle delle monete napoletane, mentre in queste ultime veniva utilizzato un punzone madre abbozzato e poi rifinito sul conio dall'incisore CHE NON SEMPRE ERA LA STESSA PERSONA, in quelle sabaude (ma anche papali, francesi, inglesi, eccetera) si procedeva in maniera diversa.

Questo è uno dei motivi che fa la differenza tra una moneta napoletana borbonica ed una coniata in altre zecche europee, ecco perchè nelle napoletane troviamo l'effigie (dalla capigliatira finissima) ma le leggende e l'effigie stessa posizionate sempre in maniera differente rispetto ad un conio precedente.

Alcuni nominali di altre zecche, nonostante venissero battuti in un arco di tempo con l'utilizzo di centinaia di conii, troviamo sempre la stessa e identica impronta. Un esempio lampante è, tanto per dirne una: il 5 franchi francesi tipo "Domard" che dal 1831 al 1848 si presenta sempre con lo stesso identico e preciso dritto, eppure in Francia vi erano tirature enormi, possibile che era sempre lo stesso conio? No http://numismatica-francese.simone-numismatica-e-storia.lamoneta.it/moneta/FR-11/10

Ritornando alla firma sulle monete dell'800, in Europa i modelli che venivano riportati sui conii seguivano una procedura diversa rispetto alle monete napoletane e per tale motivo potevano essere firmati dagli incisori, ciò perché quelli erano e quelli rimanevano, i punzoni madre delle effigi delle monete napoletane erano opere di un artista iniziale, e a Napoli dopo il 1804 tale artista non poteva siglare un conio se sullo stesso vi erano più persone a mettervi le mani.

Tra alcune rare eccezioni troviamo i 10 tornesi del 1847 siglati da Andrea Cariello e i massimi moduli di Francesco II siglati da Luigi Arnaud.

Ma qual'è alla fine il risultato tra una moneta napoletana ed una di altre zecche? Mentre nella prima ci troviamo di fronte ad un'opera originale, dove ogni conio era diverso dall'altro, nelle altre era tutto uguale ..........

Avendo accennato nella discussione monete di altre zecche spero di far cosa utile attirando l'attenzione di curatori di altre sezioni affinchè possano leggere quel che ho scritto (se ho dimenticato qualche nome chiedo scusa). Se ho sbagliato qualche passaggio vi prego di farmelo notare, sono qui anche per imparare. Grazie

@@Liutprand @@picchio @@Giuseppe @@Rex Neap @@piergi00 @@rongom @@eracle62 @@dabbene @@centurioneamico @@lucadesign85

ah ........ dimenticavo ......... a comprovare quanto appena scritto aggiungo che le monete di Vittorio Emanuele II re d'Italia coniate a Napoli dal 1862 al 1867 portano la firma del Ferraris, eppure a Napoli i conii di queste monete vennero materialmente incisi da artisti napoletani come ad esempio Andrea Cariello. I documenti dell'epoca sono chiari.........................."

@@incuso @@picchio @@Reficul @@centurioneamico @@Michelangelo2 @@providentiaoptimiprincipis @@eracle62 @@Rex Neap

A seguito di alcuni argomenti intavolati sulla produzione dei conii napoletani in epoca borbonica, spero di rendermi utile spostando e postando alcune domande con relative risposte in questa discussione. (cfr. da post 17 http://www.lamoneta.it/topic/116646-10-tornesi-ferdinandoii/page-2#entry1325582 )

Come potrete notare, a seguito dalla domanda di @@12tariì riguardo la mancanza di sigle sulle monete napoletane dell'800 ho tentato (nel limite delle mie conoscenze) di rispondere alla meglio. Poi @@Giuseppe mi chiede alcune delucidazioni sul perchè vi possono essere differenze di certi minimi particolari tra monete dello stesso tipo e millesimo (come ad esempio il padiglione auricolare dell'orecchio di Ferdinando II in alcuni 10 tornesi evidenziato al post 4 e poi commentate da @@AlxR e @@Matteo69 http://www.lamoneta.it/topic/116646-10-tornesi-ferdinandoii/ ).

Di seguito un'immagine chiarificatrice a titolo di ESEMPIO:

Immagine del punzone madre del tarì e 2 tornesi di Francesco II di Borbone (immagine indicata con freccia) accanto ad altri conii rifiniti di altri nominali dello stesso sovrano. L'immagine in rilievo del re che veniva impressa nei conii è abbozzata (spero riusciate a vederla), poi gli incisori procedevano alla rifinitura, ed altri incisori finivano il lavoro incudento i caratteri delle leggende e i vari numerali. La procedura dell'epoca per la creazione di un conio è la stessa per tutti gli altri nominali, stesso discorso per le medaglie. La procedura era uguale ed interessava tutte le monete, a partire dai mezzi tornesi, e fino ai 30 ducati d'oro, in molte piastre di Ferdinando II troverete anche differenze nel taglio del collo, in qualche capello sulla fronte, il padiglione auricolare e i peli della barba, tutti elementi questi impossibili da punzonare con un punzone già rifinito, alla base di queste impossibilità vi erano anche le alte temperature con il quale si effettuavano certe operazioni. Se avete altre domande scrivete pure. Grazie per l'attenzione.

p.s. Molte delle cose che leggete in questa discussione non le troverete nemmeno nel De Sopo, quindi vi raccomando, occhio!

http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1990_3.pdf

Anche il compianto Mario Traina descrisse in questa sua ricerca, in maniera abbastanza dettaglia, alcuni particolari sulla costruzione di un conio a Napoli (pagg. 43 - 44).


  • 10 mesi dopo...
Inviato

Ogni tanto potrebbe essere utile riesumare qualche vecchia discussione. 


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